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Progetto "Helianthus II" Modulo 8: IL SALVAMBIENTE

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Presentazione sul tema: "Progetto "Helianthus II" Modulo 8: IL SALVAMBIENTE"— Transcript della presentazione:

1 Progetto "Helianthus II" Modulo 8: IL SALVAMBIENTE

2 Area Marina Protetta ”Isole Ciclopi”
Inquinamento Smaltimento dei rifiuti

3 Area Marina Protetta Isola dei Ciclopi
Negli ultimi anni è nata l’esigenza di difendere il mare. Per quanto riguarda l’Italia, la legge 979/82 definisce: ”Le riserve naturali marine sono costituite da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e da tratti di coste prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marina e costiera e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono”. Le aree marine protette sono generalmente divise in settori a diverso grado di tutela. La zona A è destinata a riserva integrale, la B a riserva generale, la C a riserva parziale. Attualmente in Italia sono state istituite più di 15 riserve marine; in Sicilia: Ustica, Isole Egadi, Isole dei Ciclopi, Plemmirio, Capo Gallo-Isola delle femmine, Isole Pelagie.

4 Le riserve marine devono essere considerate dagli operatori del mare come grandi opportunità. I pescatori, una volta considerati nemici delle riserve, stanno sempre più assumendo un ruolo attivo e positivo, perché stanno entrando nella logica che difendere il mare è cosa giusta e necessaria. Difendere porzioni di mare, oltre a salvaguardare le risorse ad esempio della pesca intensiva, può aprire nuove opportunità di lavoro integrando le conoscenze e le culture dei pescatori con le attività turistiche (pescaturismo). I pescatori sono la parte viva del paesaggio delle riserve marine, sono una ricchezza di esperienze che deve dare un contributo forte alla difesa del mare. CLICCA FRECCIA

5 L’Isola Lachea Durante il Pleistocene medio, anni fa, il movimento del continente africano che spinge verso l’alto la zolla europea, causò nel mar Ionio le prime eruzioni sottomarine conosciute che hanno portato alla formazione dell’isola Lachea, dei Faraglioni e della Rupe del Castello. L’isola dista da Aci Trezza poco più di 200m e ha la maggiore estensione in direzione nord-sud, nella quale si estende per 150m di lunghezza, e tondeggiante ad ovest, presenta delle lingue che si avanzano molto nel mare a est. La larghezza a sud è di 146m da est a ovest, segue una grande insenatura e quindi un solco profondo che quasi taglia l’isola in due parti disuguali. La superficie dell’isola è di poco più di 2 ettari e la sua struttura geologica è costituita da basalti, da marna metamorfosata, da resti di conchiglie e da sostanza calcarea. CLICCA FRECCIA

6 La sera del 23 giugno 1982, vigilia della festa di S
La sera del 23 giugno 1982, vigilia della festa di S.Giovanni, patrono di Aci Trezza, l’isola e i Faraglioni si illuminarono grazie a un potente impianto elettrico. L’artificio durò poco per le polemiche che lo accompagnarono e che, alla fine, portarono all’attuale stato di salvaguardia ambientale con l’elevazione dell’Isola Lachea, dei Faraglioni e dei fondali al rango di Riserva Naturale Integrale, con decreto del ministero dell’Ambiente del 7 dicembre La Riserva Marina delle Isole dei Ciclopi fu affidata all’Università degli Studi di Catania e in particolare doveva perseguire: a) Il risanamento e la protezione ambientale dell’area marina interessata; b) La tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e il ripopolamento ittico della zona; c) La diffusione della conoscenza dell’ecologia, della biologia, degli ambienti marini e delle caratteristiche geologiche della zona; d) L’effettuazione di programmi di carattere educativo-divulgativo e di ricerca scientifica nei settori della biologia marina, dell’ecologia marina, della tutela e del risanamento ambientale; e) La promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell’area. CLICCA FRECCIA

7 Nella zona di riserva integrale, comprendente il tratto di mare che circonda le Isole dei Ciclopi sono vietati: a) l’asportazione anche parziale e il danneggiamento delle formazioni geologiche e minerali,nonché la flora subacquea costiera; b) la balneazione, nonché la navigazione,l’accesso e la sosta con navi e natanti di qualsiasi genere e tipo ad eccezione di quelli autorizzati dall’ente gestore per finalità scientifiche e di visita guidata regolamentata; c) la pesca sia professionale che sportiva,con qualunque mezzo esercitata; d) la caccia,la cattura,la raccolta,ilo danneggiamento e qualunque attività che possa costituire pericolo e turbamento delle specie animali e vegetali; e) l’alterazione, con qualsiasi mezzo, dell’ambiente geo-fisico e delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi ed in genere l’immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare le caratteristiche dell’ambiente marino; CLICCA FRECCIA

8 f) l’introduzione di armi, esplosivi e di qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura, nonché di sostanze tossiche ed inquinanti; g) le attività che possano comunque arrecare danno, intralcio o turbativa ai programmi di studio e di ricerca scientifica da attuarsi nell’area; h) l’immersione con o senza apparecchio di respirazione, ad eccezione di quelle autorizzate dall’ente gestore per le finalità di cui alla precedente lettera b; Tutta la zona A è delimitata da apposite boe a mare. Sarebbe utile per la collettività usufruire dei vantaggi che procura la dichiarazione di una zona ad area protetta, tra cui l’incremento dei turisti attratti dalla bellezza e dall’unicità dei luoghi la nascita di una vera coscienza ecologica basata sul rispetto dell’ambiente che ci circonda e lo sviluppo di attività di ricerca. E’ indubbia, quindi, la validità e limportanza dell’istituzione del Parco, perché essa permette la giusta difesa e conservazione che spetta all’isola con le sue peculiarità uniche, meritevoli di rispetto e di tutela. CLICCA FRECCIA

9 Fauna e Flora dell’Isola Lachea
Sull’Isola Lachea si può ammirare un complesso ecosistema dove convivono in un delicato equilibrio piante e animali che altrove può essere ormai difficile, se non impossibile, osservare. Tra le specie animali più caratteristiche, va ricordata la Lucertola dei Ciclopi, un simpatico rettile dalle macchiette rosse, che vive soltanto sull’Isola Lachea. Il suo nome scientifico è Podarcis sicula ciclopica. Si tratta di quello che gli studiosi chiamano “endemismo”, ossia una specie (animale o vegetale) che vive soltanto in un determinato territorio. Moltissime poi le specie di uccelli che trovano riparo sugli scogli dei Ciclopi. Alcune di queste specie, come la passera sarda e la ballerina sarda, nidificano in maniera stanziale. Altre, al contrario, visitano l’isola soltanto occasionalmente. Tra questi ultimi esemplari, i più caratteristici sono il cardellino, il merlo, il fanello, la gazza, il piro-piro piccolo, la sterpazzolina, l’occhiocotto, la tottavilla, il verzellino ed il coloratissimo martin pescatore. CLICCA FRECCIA

10 L’inquinamento L’inquinamento è un complesso di effetti nocivi che si ripercuotono sulla biosfera e quindi sull’uomo. Le sostanze inquinanti alterano gli equilibri esistenti, e sono liberate come sottoprodotti dell’attività umana nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Queste sono di natura biologica (rifiuti organici), domestica (riscaldamento e immondizie), industriale (settore chimico, petrolchimico, cartario, metallurgico ed energetico), agricola (letame, fertilizzanti artificiali, pesticidi), di relazione (trasporti, in particolare quelli su gomma).

11 L’inquinamento Acustico Marino Atmosferico

12 Acustico Si tratta di una forma di inquinamento ancora non molto studiata: è caratteristica delle grandi città, di alcune industrie e di particolari attività (p. es. aeroporti). Lo studio dei suoi effetti, sull'uomo e sull'ambiente, è solo agli inizi: vivissimo è l'allarme suscitato in tempi recenti dalle acquisizioni sulla patologia del rumore. Indagini sono in corso anche sul piano ecologico in quanto sorgenti intense di rumore agiscono negativamente sulla fauna locale non solo inducendola ad allontanarsi, ma altresì provocando su di essa danni fisiologici e, probabilmente, genetici. Inoltre la frequenza e l'intensità dei suoni diffusi sembra intervengano anche sulla crescita e sviluppo dei vegetali e, probabilmente, della microfauna, per lo meno di quelle aree non urbanizzate dove vengono installati centri industriali le cui apparecchiature sono particolarmente rumorose e finora prive di efficace isolamento acustico e di dispositivi antivibranti. Recentemente le grosse industrie hanno dimostrato un notevole interesse per i nuovi sistemi di assorbimento e di contenimento del rumore prodotto da macchine; inoltre l'uso di robot ha consentito di allontanare gli operatori dalle zone di alta rumorosità. Quasi del tutto insoluto è ancora il problema dell'i. acustico delle città: si spera di ridurlo costruendo nuove linee metropolitane (sia interrate che a raso, ma su ruote gommate) e scoraggiando, in vari modi, l'uso delle auto private nelle zone di maggior traffico. Per quanto riguarda gli aeroporti, i nuovi progetti di aerei puntano non solo a una riduzione dei costi di esercizio, ma anche alla riduzione del livello di rumore al decollo. CLICCA FRECCIA

13 Marino L’inquinamento marino secondo l’ONU si può definire come “l’introduzione da parte dell’uomo, direttamente o indirettamente, nell’ambiente marino di sostanze o di energie capaci di produrre effetti negativi sulle risorse biologiche, sulla salute dell’uomo, sulle attività marittime, sulla qualità delle acque. L’inquinamento da idrocarburi può essere sistematico o accidentale. Quello accidentale è prodotto, dal riversamento in mare di ingenti quantità di petrolio ed è causa di danni agli ecosistemi marini e litorali. Solo il 10% degli idrocarburi che contaminano i mari proviene da riversamenti accidentali. Il resto (inquinamento sistematico) proviene dalla caduta di particelle inquinanti dall’atmosfera, da infiltrazioni naturali, dallo scarico a mare di acque di zavorra da parte di navi cisterna e petroliere. CLICCA FRECCIA

14 L’inquinamento da idrocarburi può essere sistematico o accidentale
L’inquinamento da idrocarburi può essere sistematico o accidentale. Quello accidentale è prodotto, dal riversamento in mare di ingenti quantità di petrolio ed è causa di danni agli ecosistemi marini e litorali. Solo il 10% degli idrocarburi che contaminano i mari proviene da riversamenti accidentali. Il resto(inquinamento sistematico) proviene dalla caduta di particelle inquinanti dall’atmosfera, da infiltrazioni naturali, dallo scarico a mare di acque di zavorra da parte di navi cisterna e petroliere. CLICCA FRECCIA

15 Atmosferico Da centinaia di milioni di anni la composizione dell’aria si è stabilizzata sui valori che conosciamo: 78% di azoto,21% di ossigeno e quote minime di altri gas. Ma a partire dalla rivoluzione industriale la concentrazione atmosferica di alcuni gas ha cominciato a cambiare. Ha cominciato attraverso l’utilizzazione massiccia dei combustibili fossili incrementando la quantità di anidride carbonica per poi continuare con un ritmo sempre più veloce e direttamente proporzionale alle scoperte scientifico-tecnologiche ed al bisogno di una società sempre più consumistica. A causa dei combustibili fossili, ma anche per il largo impiego dei fertilizzanti chimici, l’uomo ha aumentato la presenza di composti tossici quali gli ossidi di azoto (monossido di azoto e biossido di azoto) e di zolfo (anidride solforosa e anidride solforica). Perfino l’ossigeno ha subito modificazioni, visto che alcuni processi lo trasformano in un gas estremamente nocivo: l’ozono. La comparsa di questo ozono “cattivo” rappresenta un rischio, ma lo è ancor di più la riduzione dell’ozono“buono” (buco dell’ozono) che si forma spontaneamente nella stratosfera e che risulta indispensabile per proteggere gli organismi viventi dai raggi ultravioletti, che sono la componente più energetica della radiazione solare. Un’altra forma di inquinamento atmosferico sono le piogge acide. I maggiori impianti industriali sono muniti di alte ciminiere, capaci di immettere i fumi oltre lo strato dell’inversione termica, così da disperderli su ampie superfici. Però le particelle solide e gli ossidi, reagendo con l’umidità atmosferica,danno origine a sostanze acide. Quando l’umidità condensa in nubi, si verifica la caduta di piogge acide.

16 LE RISPOSTE POSSIBILI ALL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Le ciminiere delle centrali e dei grandi impianti industriali devono obbligatoriamente essere provviste di filtri capaci di trattenere le sostanze nocive, mentre le automobili devono utilizzare carburanti puliti (benzina senza piombo e gasolio povero di zolfo) ed essere dotate di marmitte catalitiche. Mentre si continuano a progettare vetture che consumano sempre meno carburante, già si prospetta l’introduzione di autoveicoli totalmente privi di emissioni. Per ottenere questo risultato ci si sta orientando verso un nuovo carburante, l’idrogeno, da impiegarsi nelle cosiddette” celle a combustibile” sistemi che producono energia elettrica e che liberano soltanto acqua come prodotto di rifiuto. Anche nel campo del riscaldamento domestico sono stati fatti progressi, imponendo per esempio il metano a posto del carbone e del petrolio e favorendo sistemi ad alta efficienza energetica. Fra questi è compresa la cogenerazione che consiste nell’utilizzo di centrali termoelettriche che producono energia elettrica e, attraverso un sistema di tubazioni, distribuiscono acqua calda alle abitazioni (teleriscaldamento). CLICCA FRECCIA

17 Fra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico i veicoli con motore a scoppio (le automobili), certamente rivestono un ruolo di primo piano. Ogni giorno, milioni di auto, moto e camion dalle loro marmitte più o meno catalitiche immettono nell’aria fiumi di agenti inquinanti quali: anidride carbonica, ossidi di azoto, monossido di carbonio, piombo in varie forme volatili, idrocarburi incombusti, particolato (particelle carboniose), composti organici non metanici (benzene, ecc.), anidride solforosa e solforica ed altri gas. Le nostre città, ogni giorno si trasformano in vere camere a gas con un alto rischio per la salute pubblica. In questo contesto sono fondamentali le politiche che vadano verso la liberazione dal trasporto privato di aree sempre più vaste dei centri urbani e una decisa inversione di tendenza nell'utilizzo del trasporto privato. La liberazione dei centri storici dal traffico, principale fattore di crisi dell'ambiente urbano, rimane, però, ancora un obiettivo lontano. CLICCA FRECCIA

18 CLICCA FRECCIA

19 Le Ciminiere Buoni risultati si sono ottenuti anche con l’impiego del calore liberato dagli inceneritori dei rifiuti urbani. In alcuni paesi, dotati di grandi impianti termoelettrici o nucleari, si è anche favorito il riscaldamento elettrico delle case, così da eliminare le emissioni delle caldaie domestiche. Come si vede, le soluzioni tecnologiche sono numerose, ma la loro effettiva diffusione trova ancora molti ostacoli, soprattutto di carattere economico. Solo la presenza di leggi severe potrà indurre i produttori a utilizzare maggiormente le forme di energia pulita o i singoli cittadini ad acquistare veicoli di nuova concezione. CLICCA FRECCIA

20 L’Idrogeno CLICCA FRECCIA
L’idrogeno è l’elemento più semplice in natura, infatti ha un solo elettrone. Costituisce il 70% della materia dell’Universo ed è contenuto nel nucleo delle stelle dove subisce la reazione di fusione termonucleare. Nell’atmosfera è contenuto in quantità trascurabili, mentre il corpo umano ne contiene il 60% legato ad atomi di ossigeno per formare l’acqua. Nell’ultimo decennio la ricerca scientifica ha pensato all’idrogeno come un possibile combustibile “pulito” per i motori, ma la sua diffusione è problematica e presenta molti ostacoli. Anzitutto è un gas molto pericoloso, poiché reagisce in modo esplosivo con l’ossigeno dell’aria. La possibilità di conservarlo allo stato liquido è resa ardua dalle temperature estremamente basse richieste (oltre – 250°). La produzione è molto dispendiosa soprattutto in termini energetici e quindi economici. CLICCA FRECCIA

21 Smaltimento dei rifiuti
Come si costruisce una discarica? Le discariche in relazione alla natura dei terreni sui quali sono state realizzate ed alle normative sempre più stringenti emanate negli anni, sono dotate di un'impermeabilizzazione artificiale. Le discariche hanno dei potenziali effetti sull'ambiente circostante a causa principalmente di due fattori: ·- il percolato, liquido generato dalle acque di pioggia che, attraversando l'ammasso di rifiuti, si inquina delle sostanze contenute nei rifiuti stessi; ·- il biogas, gas ottenuto dalla degradazione anaerobica della sostanza organica contenuta nei rifiuti, composto prevalentemente da metano ed anidride carbonica. Per non determinare effetti negativi sull'ambiente, l'impianto per lo smaltimento dei rifiuti deve essere costruito in modo tale da minimizzare qualsiasi fuoriuscita di percolato e di biogas verso l'esterno. CLICCA FRECCIA

22 La stratigrafia dei materiali posti in successione, tale da impedire qualsiasi fuoriuscita di percolato verso la falda idrica sottostante, è così composta partendo dal basso: · un metro di argilla compattata; · una geomembrana in polietilene ad alta densità con uno spessore di 2 mm; · un geotessile non tessuto in polipropilene a protezione del telo sottostante; · uno strato di ghiaia tonda lavata per uno spessore di quaranta centimetri; · un geotessile non tessuto in polipropilene per impedire l'intasamento della ghiaia sottostante; · trenta centimetri di argilla compattata; · una seconda geomembrana polietilene ad alta densità con uno spessore di 2 mm; · tre strati incrociati di geotessile non tessuto in polipropilene a protezione del telo sottostante; · uno strato di ghiaia tonda lavata per uno spessore di cinquanta centimetri.

23 La successione alternata di materiali impermeabili e di materiali drenanti consente il contenimento del percolato ed il suo convogliamento verso un punto di raccolta (pozzo del percolato) dal quale verrà poi estratto. Il biogas, invece, viene captato dalla discarica per aspirazione. All'interno dei rifiuti conferiti in discarica vengono periodicamente poste in opera delle tubazioni in polietilene, fessurate e circondate di ghiaia. Le tubazioni sono posate sia orizzontalmente (reti orizzontali), sia verticalmente (pozzi). Le reti orizzontali ed i pozzi sono poi collegati a collettori di aspirazione esterni alla discarica, che confluiscono alla centrale di aspirazione e combustione del biogas. Qui dei compressori volumetrici mantengono tutte le reti di captazione in depressione ed inviano il biogas alla torcia di combustione per il suo incenerimento. In alternativa, quando le condizioni minime di quantità e di qualità del biogas lo consentono, il biogas può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica.

24 Ma come funziona giornalmente una discarica?
I rifiuti possono essere smaltiti in discarica solamente se compatibili con le caratteristiche costruttive e di autorizzazione dell'impianto. I mezzi conferenti che accedono vengono pesati e, dopo le verifiche ed i controlli previsti, possono raggiungere il fronte di scarico. In questo punto pesanti mezzi compattatori lavorano il rifiuto conferito, stendendolo su un piano inclinato ed effettuando un'azione di compattazione. La parte orizzontale dei rifiuti viene costantemente coperta con materiale inerte, con lo scopo di realizzare le piste sulle quali permettere il transito dei mezzi e di isolare i rifiuti dall'ambiente circostante. Terminato lo scarico il mezzo deve ritornare in pesa per la determinazione esatta del quantitativo di rifiuti conferiti. Continue attività di monitoraggio e di analisi, basate sul controllo delle acque sotterranee, del percolato, dell'aria, del biogas e delle emissioni gassose, vengono effettuate per verificare il corretto funzionamento della discarica, nel più assoluto rispetto della tutela ambientale. Al termine dei conferimenti, raggiunta la profilatura finale della discarica prevista nel progetto autorizzato, inizia la fase definita di gestione post-operativa. In tale periodo vengono svolte ancora numerose attività, caratteristiche della fase operativa, quali la raccolta del percolato, l'estrazione del biogas ed i monitoraggi ambientali. CLICCA FRECCIA

25 Al fine di confinare definitivamente i rifiuti, vengono realizzate le opere definite di recupero ambientale. Tali opere consistono nella ricopertura finale dei rifiuti con una stratigrafia composita di materiali, con lo scopo di impermeabilizzare la discarica e di consentire un'adeguata sistemazione a verde, volta alla rinaturalizzazione progressiva del sito. Una stratigrafia tipo prevede la posa in opera dei seguenti materiali, partendo dal basso: · circa quaranta centimetri di tout-venant di regolarizzazione e drenaggio del biogas; · uno strato di argilla compattata di circa cinquanta centimetri o, in alternativa, un geocomposito bentonitico; · una geomembrana in polietilene ad alta densità e aderenza migliorata con uno spessore di 1,5 mm; · un geotessile non tessuto in polipropilene a protezione del telo sottostante; · uno strato di trenta centimetri per il drenaggio delle acque meteoriche; · settanta centimetri di terreno vegetale. I lavori di recupero di norma vengono effettuati e completati nell'arco di circa tre anni dal termine dei conferimenti. Le attività di post-chiusura proseguono, invece, fino a completa mineralizzazione dei rifiuti. La normativa attualmente in vigore prevede che tale periodo sia di almeno trent'anni.

26 Questo lavoro è stato realizzato da: Riccardo Aliotta,Giuseppe Amato,
Carlo Bongiovanni,Giuseppe Principato, Antonio Zamparelli della II Q del "Liceo Scientifico G.Galilei"


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