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c.2 La società come fatto umano

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Presentazione sul tema: "c.2 La società come fatto umano"— Transcript della presentazione:

1 c.2 La società come fatto umano
La relazione triadica io-tu-l’altro La società come ordine materiale La società come sistema di significati Il dono come codice di integrazione sociale Lo spazio disponibile per la teologia sociale

2 introduzione -l’apporto della teologia sociale riguarda il rapporto individuo-società -il mutamento moderno tende a polarizzare il pubblico e privato: la società come quadro organizzativo esteriore, che non indica il bene, frattura tra individuo e società Cause: società complessa, sistemi sconnessi, materializzazione dei fini, coscienza emotiva, regole sociali solo esteriori

3 1. La relazione triadica io-tu-l’altro
L’ALTRO COME TU E L’ALTRO COME TERZO Ricoeur: due modalità di incontro -la relazione interpersonale dove prevalgono gli aspetti più personali, il sentimento reciproco, la scelta libera, relazioni corte a faccia a faccia -è la sorgente originaria di significato e dell’intersoggettività ed è a sua volta determinata dai contesti oggettivi di significato (Schulz: l’io anonimo, gradi di astrazione)

4 -i rapporti sociali sono mediati, lunghi
la relazione sociale è la dimensione dell’incontro per cui i soggetti occupano una posizione obiettiva, un ruolo soc, relazioni lunghe, mediate

5 -alterità interpersonale e alterità istituzionale o relazione al terzo,
M.Buber relazione triadica che si coglie nell’analisi dell’azione

6 --Ferry: le grandi organizzazioni come ordini di riconoscimento, come mediazioni della prossimità
-tendenza alla familizzazione della società

7 Tre paradigmi: 1. LA SOCIETA’ COME UN FATTO STRUTTURALE E NORMATIVO
-la società come il risultato di molteplici scelte individuali e collettive, come un fatto -la validità del paradigma materialista o naturalista: la riproduzione materiale della vita sociale come dimensione strutturale della relazione sociale

8 -2. il paradigma normativo: la società non solo come una struttura produttiva ma come un tessuto normativo, dove si genera un ordine di norme per coordinare le azioni degli individui

9 3. IL PARADIGMA RELAZIONALE
-la società come il prodotto delle relazioni sociali tra gli uomini ( struttura e azione) -Bajoit: il legame sociale come legame di identità (solidarietà) e legame di alterità (scambio)

10 Donati: la relazione sociale implica sempre un riferimento a (senso dimen.simbol. sociologia comprendente) e un legame tra (dipendenza reciproca, dimens. struttur. sociologia funzionale). Sempre compresenti l’azione soc (asp soggett) e sistema soc (asp strutturali ogg) -in conclusione la società è un fatto umano, le relazioni non sono cose

11 2. La società come ordine materiale
-se la società è un fatto umano, le relazioni sociali presentano un duplice versante: materiale e simbolico DA SISTEMA DI DISTRIBUZIONE AD ORGANO DI COOPERAZIONE la relazione soc come scambio di cose e prestazioni (norma, aspettativa, specializzazione, interessi). Questo aspetto è evidenziato dall’approccio materialistico: interdipendenza funzionale, solidarietà meccanica, potere

12 -Ricoeur: da questo punto di vista il sistema soc è un processo di distribuzione, un’impresa cooperativa, giustizia come virtù delle istituz, consenso e conflitti Habermas: dall’identificazione con una cultura particolare all’identificazione con regole giuridiche condivisibili, esse creano uno spazio di cooperazione.

13 - La motivazione: la frammentazione di un universo sintetico di tutti i significati, pluralità dispersa, l’unico legame possibile sembra il ricorso a regole procedurali -una volta che i sottosistemi si sono differenziati secondo le esigenze razionali, diventano rigidi autonomi autoregolati, non si può influenzarli es. il mercato

14 -Habermas si collega a Weber secondo il quale c’è opposizione tra razion. formale e razion materiale o valutativa es.economia -da questa visione deriva l’enfasi sul carattere conflittuale del rapporto sociale e sulla modalità strategica: la giustizia è solo equilibrio di forze e di interessi,

15 ciò che fa della società qualcosa di più che un sistema di distribuzione: un bene comune (metafora della ripartizione: la parte che ci separa e ciò che consente che ciascuno prenda parte) OLTRE HABERMAS: L’ESPERIENZA SOCIALE ANTECEDENTE LA REGOLA Habermas ritiene che la differenziazione dei sottosistemi sia irreversibile, la sua attenzione va alla colonizzazione del mondo della vita

16 -Habermas supera il materialismo storico con la bipartizione tra sapere efficace e norme valide, ma sacrifica il momento della costruzione degli orizzonti simbolici di senso che rimane residuale -nell’orizzonte simbolico si delineano bisogni, desideri e identità, esso risponde a domande come: chi siamo come collettività?

17 -le norme che sec. Habermas sono in grado di cementare la società frammentata sono intese come principi formali e astratti (dignità della pers..) e non aiutano a comprendere il senso dell’esperienza comune, servono a dividere averi e compiti ma non danno un senso e speranza Il riferimento alle esperienze pratiche fondamentali (nascita, amore, malattia,amicizia…), che trovano oggettivazione sociale, è condizione per un’intesa reciproca nella vita civile

18 -in Habermas, la legge è separata dal mondo della vita , dalla prossimità.
La legge invece precisa le forme che assume la fedeltà a quella esperienza di alleanza, convivenza originaria. A riprova di questo riferimento all’esperienza pratica si noti che le regole sociali rettificano delle pratiche già stabilite, la divisione del lavoro non crea la società ma la suppone.

19 3. La società come sistema di significati
LA DIMENSIONE SIMBOLICA -anche nel rapporto di scambio materiale è iscritta una ragione ideale, una dimensione simbolica, un’indicazione di senso che sollecita alla prossimità, il sociale quindi anche come luogo dell’evidenza morale e del rapporto fraterno, apertura a ciò che vi è di comune -Schmitt ha una prospettiva opposta: il criterio amico-nemico o dell’ostilità assoluta, la fraternità è un fatto privato e non il fondamento della convivenza civile

20 -la tesi dell’impoliticità della fraternità è presente anche in Bobbio: fatto originario è l’uguaglianza-ineguaglianza -Mancini:in rapporto alla fraternità può essere verificata la pretesa di universalità della libertà, dell’uguaglianza e di ogni ideologia

21 L’ALLEANZA CIVILE ogni figura di rapporto umano realizza la forma della prossimità, la mia iniziativa non crea la prossimità ma la riconosce come un dato di fatto che precede -questa prospettiva si oppone a quella dominante secondo cui il rapporto libero è ridotto a quello del contratto. Alleanza civile come contratto. Con impegni limitati, con termini e condizioni specificati

22 -l’alleanza sociale non è un risultato di un contratto sociale, un patto concluso da soggetti costituiti nella rispettiva identità e interessi a monte del rapporto reciproco (rappresentazione illuministica) -un filone della sociologia classica afferma che il fondamento della solidarietà sociale è precontrattuale: Durkheim, Simmel, Weber, Tocqueville, Parsons

23 -realtà prepolitica e fondativa che denominiamo alleanza civile o solidarietà, dove gli obblighi non sono pienamente specificati (rispetto per i genitori, educazione, doveri civici), come promessa iniziale, impegno irrevocabile, relazione continua es il matrimonio -ogni alleanza è storica e soggetta a miglioramento-deterioramento.

24 -un’alleanza fonda le istituzioni e guida lo sviluppo di una comunità
-un’alleanza fonda le istituzioni e guida lo sviluppo di una comunità. Es. la costituzione presuppone un popolo di alleati che condividono ideali che trasformano in principi e progettano istituzioni. L’alleanza non è statica, è forgiata dalle controversie, proteste e anche rivoluzioni -i criteri del giusto e buono a cui si riferisce l’ordinamento sociale sono istituiti originariamente dall’esperienza attuale dell’alleanza tra uomo e uomo, alleanza che ha bisogno di mediazioni sociali

25 -all’esperienza di tale alleanza originaria o solidarietà rimanda anche il rispetto delle leggi, rispetto che dipende dalla coscienza che il valore delle evidenze etiche sempre trascende le nostre considerazioni. Nell’obbedienza alle legge sempre imperfette i cittadini esprimono la convinzione che l’alleanza civile trascende ogni appropriazione

26 -il diritto naturale esprime questa eccedenza, sensibilità verso l’alterità che non si può chiudere in un sistema definito. La legge rimanda a questa alterità trascendente ogni struttura e che giustifica l’obbedienza alla legge, esperienza più antica del tempo storico

27 4. Il dono come codice di integrazione sociale
DA DINAMICA INTERSTIZIALE A DINAMICA ISTITUZIONALIZZATA -la tesi che l’alleanza civile non è spiegabile in base ad una razionalità contrattualistica e utilitaristica, coincide con quella della teoria del dono -il dono e la fiducia sono generalizzabili ad una pluralità di contesti relazionali, e simbolici in quanto rimandano ad altro: integrazione delle logiche del mercato-stato-dono

28 -è capace di superare dicotomie e tenere insieme interesse e solidarietà, individuo e comunità
-in gioco è la valenza personale dell’azione sociale

29 -la dinamica simbolica che tiene insieme la società non è mai traducibile interamente in una struttura anche se alimenta tutti i sistemi di regole -non tutto è dono ma tutte le sfere sociali per essere umanizzate devono mantenere un legame con la dinamica del dono come mostra l’esperienza della nascita (arte, attività creat, lavoro), della cura (attività familiari, servizi, educazione) e dell’incontro (relazioni um. , anche quelle religiose)

30 -per spiegare la società non bisogna partire dalla razionalità, afferma la teoria del dono.
La prospettiva della razionalità (Weber) e quella del dono non sono alternative ma due lati della stessa medaglia dell’integrazione sociale. Chi enfatizza il dono privilegia il legame soc, chi enfatizza il razionale privilegia il conflitto-competizione.

31 la teoria del dono fa emergere che la costituzione del soggetto moderno postula un solo significato del legame sociale: l’interesse -per questo si è giunti a studiare in modi separati i legami sociali e la circolazione delle cose

32 -lo studio della società a partire dal dono ritiene questa separazione una proiezione ideologica ed esplicita il collegamento tra l’oggetto dell’economia e l’oggetto della sociologia, tra circolazione materiale e circolazione simbolica -nelle società arcaiche il dono reciproco cerimoniale è un fenomeno sociale istituzionale

33 -nelle società moderne lo statuto pubblico di ognuno è definito dalla legge, riconoscimento contrattuale. Il dono interpersonale è trasferito nelle aree private. Questo si paga con il deficit simbolico della società, che è scambio e legame sociale -oggi si riabilita la donazione come momento funzionale al riequilibrio del sistema economico

34 -il dono come componente del sistema civile, è irriducibile allo stato e al mercato
-il dono caratterizza i momenti della struttura civile che generano la qualità etica dei rapporti

35 -influsso del motivo cristiano della carità sul dibattito
-il tentativo che rimane ambiguo è di superare la separazione del dono dai rapporti sociali

36 DUE LOGICHE DIVERSE la società come insieme di relazioni reciproche non può prescindere dal dono, la funzione sociale del dono è quella di potenziare i legami sociali forti, tende ad una situazione di debito positivo: chi riceve inizia a sua volta a donare non a restituire -chi entra in una relazione di dono si espone ad un legame che è incerto, che è possibile ma senza garanzie, introduce l’inatteso, la singolarità, consente la dinamicità, la rinegoziazione dei ruoli, l’adeguamento a forme nuove del convivere sociale

37 -in un sistema di dono gli agenti continuamente introducono incertezza e rischio, si allontanano dall’impegno contrattuale. -nel mercato domina il modello mezzi-fine e la ricerca dell’equivalenza, mentre il mercato si fonda sulla liquidazione del debito, nel sistema di dono si è in una situazione di debito positivo in cui ognuno crede di dover molto agli altri, chi riceve invece di restituire inizia a sua volta a donare, anche se gli altri principi non scompaiono (giustizia, reciprocità..)

38 -la libertà del dono non è dello stesso tipo della libertà di mercato: non è realizzata dalla liquidazione del debito e non consiste nella capacità di uscire o exit. È dentro la connessione sociale e consiste nel renderla più libera diminuendo il peso sull’obbligazione dell’altro

39 -il dono e il mercato sono due logiche e sistemi sociali diversi che la persona adotta a seconda dell’azione con gli altri soggetti. Sono tipi ideali le cui caratteristiche sono mescolate in vari modi

40 -la relazione di dono non è alternativa al rapporto mercantile perché i beni intervengono come mediatori di qualcosa di ordine diverso, la cosa è donata non in vista del suo consumo ma come segno di rispetto e di alleanza, in questo senso non ha un prezzo ma non è alternativa allo scambio mercantile.

41 La sfera del riconoscimento assicurata dalla relazione di dono relativizza e domina la sfera della sussistenza, assicurata dalla produzione e dallo scambio mercantile

42 -la donazione resta attiva nella socialità primaria e nella socialità secondaria, come mostra l’attenzione sulla fiducia come elemento precontrattuale e importante nei rapporti di lavoro -la fiducia come fenomeno sociale totale e fondamento del legame sociale, oltre il paradigma olistico e quello individualistico

43 -fino al dono agli sconosciuti (es donazione del sangue) fonte di reciprocità generalizzata
-radicata nel terzo settore circola anche nelle altre sfere

44 -aspetti negativi del dono (pressioni sociali e morali)
-la fiducia si emancipa dalla sfera della familiarità: fiducia gerarchica e per delega, fiducia generalizzata -dono e fiducia traslati nelle altre sfere sociali diminuiscono le disfunzionalità

45 DONO E LEGAMI DEBOLI -La dialettica tra logica del dono e logica dello scambio è necessaria e doverosa -valori dello scambio mercantile (libertà autonomia identità). Nell’evoluzione moderna non c’è solo degrado della gratuità ma anche ugualitarismo democratico, dignità personale, tutela giuridica

46 -un rapporto minimo in alternativa ad un rapporto gerarchico di dominazione esterna
-legami deboli che presuppongono legami forti

47 -il dono è essenziale ma anche pericoloso: occasione di prevaricazione, ricatto, assoggettamento. Per questo aspetto il mercato rappresenta un progresso -nelle relazioni c’è passaggio da uno stato ad un altro con la dominanza del dono o del mercato

48 LO SPAZIO DISPONIBILE PER LA TEOLOGIA SOCIALE
IL PUNTO DI PARTENZA -oggi si presenta il problema della forma e dello spazio per l’incontro fraterno in una società secolarista, pluralista e complessa. Nella pluralità di sistemi parziali di scambio solo giustapposti manca la relazione simbolica, quella in forza della quale ciascun sistema rimanda a tutti gli altri -questo problema è il punto di partenza della teologia sociale: la riduzione funzionalista del fondamento delle istituzioni

49 . -ne consegue una percezione individualistica del senso
-e una riduzione della esperienza sociale a condizione materiale (rapporti di forza, modello strategiico)

50 -oltre il modello strategico: Durkheim intende la dimensione simbolica del legame soc come indispensabile ma traducibile in termini proporzionati alla società -altri sociologi non riducono la dimensione simbolica a proiezione umana ma riconoscono che la dimensione più profonda della relazione sociale sta oltre la comprensione della scienza

51 -manifesta se stessa nel mondo religioso e trova espressione nella ricerca personale
-i simboli non sono più visti come un’approssimazione della verità che vanno rimpiazzati dall’intelligenza razionale ma

52 il modo proprio in cui la struttura della realtà sociale può essere dischiusa alla mente umana
La teologia appare come il prolungamento critico dei concetti sociologici

53 -restaurare lo spazio della teologia equivale a restituire la dimensione di senso dell’esperienza sociale, correlando la speranza cristiana alla qualità etica dell’esperienza sociale, alla sua capacità di appello alla coscienza

54 -assumere per un verso il limite di ogni esperienza sociale e per un altro verso vederne la correlazione con l’orizzonte antropologico che lo ricomprende e lo apre al trascendente -diversamente la teologia appare superflua, impertinente e ripetitiva

55 -le forme delle evidenze morali (senso) che sono alla base della convivenza e si esprimono nella fraternità non sono confezionate ma si distillano in un processo sociale, si tratta di un’evidenza virtuale, laica, compressa da molti fattori come l’ipertrofia burocratica; conosciuta solo dalla coscienza personale, impegna la libertà: diversamente la relaz soc scade nel conformismo, la legge in semplice regolamento che perde la sua capacità simbolica di rimando etico

56 L’identità personale Sistemi sociali econ soctecnol Ruoli interni
Ruoli esterni casa corpo Soggetto personale

57 Processo di Identificazione
PERSONA Processo di Identificazione anima società individuo cose

58 IL DEBITO DELLA COSCIENZA
-per questo aspetto la società è un sistema di significati oltre e più originariamente che un sistema di bisogni, capace di trasmettere obiettivi degni e rappresentazioni delle forme buone della vita comune (cultura). Per questo aspetto la coscienza è in debito con le forme del rapporto sociale.

59 -il sociale va riconosciuto quale forma essenziale del rapporto umano e delle oggettivazioni civili del senso. La teologia sociale esplicita le evidenze etiche delle forme effettive del vivere comune, evidenze che alimentano l’impegno personale

60 -la trascendenza dell’individuo rispetto alle forme culturali e la sua capacità di critica non può nascondere l’altra evidenza: non può realizzarsi a prescindere dalle oggettivazioni sociali del senso dischiuse dall’esperienza pratica civile -A questo livello della significatività-senso della vita sociale si pone il contributo della teologia sociale e la possibilità di un’etica sociale

61 -la teologia non accetta la rimozione della coscienza, del punto di vista del singolo, dalla società o la sua sostituzione con la precarietà e provvisorietà del soggetto postmoderno per il quale i significati sono solo risorse per le esigenze del rapporto sociale non indicatori della via per cercare la verità, rapporto soc solo strumentale -deve dare nuova forma ai contenuti della cultura e superare un rapporto di estraneità

62 -mostrare il ruolo delle relazioni soc nella possibilità per il soggetto di essere riconosciuto nella sua dignità -fa emergere la necessità delle condizioni sociali per il destino del soggetto e anche la loro relatività

63 - può l’uomo essere riconosciuto nei suoi ruoli sociali. Quando
- può l’uomo essere riconosciuto nei suoi ruoli sociali? Quando? Si tratta di una ricerca senza fine? -si tratterà di migliorare le condizioni sociali mortificanti attraverso l’opera collettiva e conflittuale

64 -tuttavia il valore del riconoscimento non può intendersi come l’incerto risultato della mutazione delle condizioni civili, ma rimanda ad una realtà antecedente di un essere già stati riconosciuti -l’agire sociale con, per gli altri è intessuto di atti di fede nella relazione reciproca e termina nello scambio del riconoscimento

65 -tale riconoscimento rimanda all’originario essere posto dell’uomo nel mondo, alla relazione di fede a Dio -la teologia sociale rende trasparente il nesso obiettivo tra questione sociale e questione umana


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