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Di Marta Guindani. Scenari disoccupazione Durata della disoccupazione: 2/3 dei disoccupati sono di lunga durata (>1 anno) 2 Media OCSE: 8,2% (2012) Media.

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1 Di Marta Guindani

2 Scenari disoccupazione Durata della disoccupazione: 2/3 dei disoccupati sono di lunga durata (>1 anno) 2 Media OCSE: 8,2% (2012) Media UE: 11,3% (2012) Sempre più economia dei servizi e dell’informazione Processi di integrazione economica Sempre meno attività industriali Globalizzazione dei mercati

3 il fenomeno dell’isteresi della disoccupazione “quando il tasso di disoccupazione effettivo aumenta e si mantiene a lungo sui nuovi livelli, si crea un fenomeno di persistenza, per cui il tasso di disoccupazione naturale assume un valore più elevato” Perdita conoscenze Tecnologie labor-saving Calo richiesta lavoratori non-qualificati Scenari

4 Crescita economica Trasformazioni strutturali del sistema Redistribuzione del lavoro allungamento della scolarità obbligatoria accorciamento dell’età pensionabile aumento delle ferie limitazione degli straordinari e/o _aumento del loro costo riduzione dell’orario settimanale di lavoro Proposte per contenere la disoccupazione

5 La situazione attuale 5 Paese 20002012 Australia 6,285,23 Austria 3,634,35 Belgio 6,877,35 Canada 6,827,24 Cile 9,676,43 Repubblica Ceca 8,666,97 Danimarca 4,327,52 Estonia 13,5610,12 Finlandia 9,787,68 Francia 9,0210,23 Germania 8,015,48 Grecia 11,2317,7 Ungheria 6,2710,93 Irlanda 4,214,8 Israele 8,776,85 Italia 10,0510,7 Giappone 4,724,35 Corea 4,423,23 Paese 20002012 Lussemburgo 2,244,99 Messico 2,514,95 Olanda 3,065,27 Nuova Zelanda 6,156,9 Norvegia 3,243,18 Polonia 16,1210,11 Portogallo 3,9915,92 Repubblica Slovacca 18,9114 Slovenia 6,749,02 Spagna 11,6525,05 Svezia 5,67,97 UK 5,378,03 USA 3,998,07 Area Euro (17 Paesi) 8,7211,33 Unione Europea (27 Paesi) 8,7810,47 G7 5,657,41 OCSE - Totale 6,097,96 TASSO DI DISOCCUPAZIONE fonte: statistiche OCSE

6 8 ore giornaliere Crescita economica legata al maggior tempo libero da dedicare agli acquisti. Henry Ford adotta la settimana lavorativa di 5 giorni Nella maggior parte delle imprese USA la settimana diventa di 40 ore 1919 1926 incrementare profitti (non solidarietà con la classe operaia) obiettivo Storia dell’orario di lavoro - USA

7 Incremento drammatico del tasso di disoccupazione (arriva a toccare il 25%) Proposta di riduzione di orario per combattere il problema consiglio direttivo dell’American Federation of Labour propone la settimana lavorativa di 30 ore Crisi del 1929 1932 Storia dell’orario di lavoro - USA Molte imprese aderiscono all’appello perchè credono che questo aumenti i consumi e quindi i loro profitti

8 pubblica uno studio dettagliato che mostrai risultati derivanti dall’attuazione di una giornata lavorativa di 6 ore Riduzione costo del lavoro del 10% Riduzione incidenti sul lavoro del 41% Aumento numero di impiegati del 39% Storia dell’orario di lavoro - USA 1932 30 oreAumento dei salari 1935 Riduzione spese del 25% Il presidente Roosvelt, con il sostegno di parte della casse imprenditoriale boccia il provvedimento.

9 Germania Francia Italia 1870: fino a 15 ore giornaliere senza fine settimana liberi Storia dell’orario di lavoro - UE

10 da 2315 a 1750 ore annue pro-capite IG Metal: “lavorare meno, lavorare tutti” 40 ore settimanali con 6 settimane di vacanza annue nuova battaglia per le 35 ore a parità di salario Si ottengono 38 ore a condizione dello stop delle rivendicazioni di aumenti salariali negli anni seguenti Con queste misure lo stato tedesco è riuscito ad arginare la disoccupazione 1950 - 1975 Anni ‘70 Shock petroliferi calo occupazione Fine anni ‘60 1982-1983 Germania

11 Importante ruolo dello stato (no sindacati o associazioni di imprenditori) prime leggi di riduzione orario lavoro infantile giornata 8 ore settimana 40 ore quattro settimane di ferie l’anno 1969 1940 1919 1841 Anni ‘70 Crescita della disoccupazione e ribalta delle rivendicazioni per la riduzione di orario Francia

12 Sindacato CFDT Partito Socialista Vari studi econometrici francesi e non dimostrano l’efficacia di tale politica per combattere la disoccupazione Tale riforma era sostenuta sia da esponenti politici di destra che di sinistra, ma ne proponevano differenti attuazioni pratiche Obiettivo 35 ore Francia

13 Mitterand 39 ore (1982) leggi Aubry 35 ore piccole imprese (1998) 35 ore imprese medio-grandi (2000) Sgravio fiscale 40% primo anno, 30% sei anni successivi. Francia

14 primi contratti scritti ma l’orario può variare di 2 ore in più o in meno a discrezione del datore di lavoro malgrado le battaglie portate avanti dalla CGL, solo a partire dall’epoca fascista si hanno le prime vere ridduzioni di orario (mussolini): giornata di 8 ore giornaliere, 48 settimanali Primi Novecento 1923 Italia

15 1932 senatore Giovanni Agnelli propone settimana 36 ore Con la guerra la disoccupazione cala ed il problema viene rimandato viene rivendicata settimana 40 ore per riassorbire disoccupazione Diminuzione disoccupazione Boom economico Crisi del 1929 disoccupazione è quasi decuplicata 1949 secondo congresso CGIL Italia

16 Accordo tra FIAT, CISL e UIL (no FIOM) sulla riduzione a 44 ore: l’azienda poteva variare tra 44 e 54, a seconda delle esigenze produttive Anni ‘50 Le battaglie tornano a prendere vigore Documento Fiom Torino (1955) 36 ore lavori pesanti 40 per gli altri A parità di salario 1956 FIAT e Olivetti concedono riduzione di 2 ore settimanali Commissione Paritetica dei Tempi per esaminare contenziosi sui tempi di lavoro. Italia

17 Anni 60 CGIL ripropone 40 ore senza decurtazione salario - minatori e lavoratori tabacco 40 ore - lavoratori dell’ENI 42 ore - tipografi 36 ore operai tessili ottengono la settimana da 40 ore pagata come quella da 48 rivendicazione 40 ore per tutte le categorie con un massimo di ore starordinarie pari a 8. tutti raggiunsero l’obbiettivo nel 1972 1969 1964 1962 1960 = Autunno Caldo

18 Anni 70 Non si ebbero eventi significativi Nel 1977 il Comitato Economico e Sociale dell’Unione Europea Settimana da 35 ore Sei settimane di ferie l’anno Prolungamento scolarità obbligatoria Anticipo età pensionabile

19 Anni 80 Il modello standard di orario di lavoro entra in crisi le imprese, per far fronte alla concorrenza estera attuano una politica di riduzione dei costi per unità di prodotto attraverso l’aumento della durata di funzionamento degli impianti, con il conseguente ricorso a turni di lavoro decisamente più pesanti di quelli sperimentati nel decennio precedente. I sindacati europei tornano a chiedere riduzioni di orario Gli unici cambiamenti si ebbero in favore della flessibilità del lavoro Divario tra orario contrattuale ed effettivo (1980-1992) Contrattuale ridotto di quasi 60 ore Effettivo aumentato di 90 ore!!

20 Anni 90 Nel 1992 Bertinotti e la CGIL propongono la settimana a 35 ore Tutte le battaglie si rivelano inutili

21 ORE DI LAVORO MEDIO – PAESI OCSE ‌ 2001 ‌‌ 2010 ‌‌ 2011 ‌ Austria1 7141 5991 600 Belgio1 5771 5511 577 Canada1 7681 702 Cile2 2422 0682 047 Repubblica Ceca1 8271 7951 774 Danimarca1 5871 5601 522 Estonia1 9781 8791 924 Finlandia1 7331 684 Francia1 5141 4781 476 Germania1 4531 4081 413 Grecia2 1312 0172 032 Ungheria1 9971 9621 980 Islanda1 8471 6911 732 Irlanda1 7131 5451 543 Israele..1 8881 890 Italia1 8431 7751 774 Giappone1 8091 7331 728 La situazione attuale

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23 I possibili vantaggi: i lavoratori Tempo “liberato” Relazioni interpersonali Hobbies (sport, cultura,...) Impegno civile e cittadinanza attiva Ricchezza Monetaria Meditazione e crescita spirituale 23

24 I possibili vantaggi: le imprese “Esiste un forte legame tra la produttività, la durata e la flessibilità del tempo di lavoro, il miglioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita familiare ed il rafforzamento delle motivazioni e delle condizioni psico-sociali” (studio della Fondazione Europea per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro) Variare i livelli occupazionali a seconda delle diverse fasi economiche (flessibilità) Incrementi di produttività Minori costi selezione e formazione del personale Meno errori ed assenteismo 24

25 I possibili vantaggi: la società Incremento occupazionale Più equità e meno disuguaglianze Riduzione dei costi sanitari Crescita economica Riduzione dei costi ambientali Riduzione spese per sussidi disoccupazione Costi legati all’esclusione sociale 25

26 Svantaggi: le imprese Aumento costi unitariCaduta produttività Perdita Competitività Riduzione dei tassi di profitto 26

27 Costi fissi Costi di inserimento Selezione e formazione Fringe benefits Contributi sociali Eventuali costi di licenziamento Svantaggi: le imprese Tecnologie più capital intensive Maggiore utilizzo straordinari Supporto statale soluzioni 27

28 Svantaggi: i lavoratori Riduzione dei salari I lavoratori preferiscono lavorare di più ed avere retribuzioni più elevate Minor potere d’acquisto Decremento consumi = meno profitti per le imprese = meno occupazione 28

29 Svantaggi di carettere generale Il doppio lavoro Il lavoro part-time 29

30 Il caso Volkswagen entro il 1995 si prevedevano esuberi per una cifra pari a 100.000 dipendenti Il capo del personale, Peter Hartz propone una nuova strategia RIDURRE DEL 20% L’ORARIO DI LAVORO AI DIPENDENTI portando la settimana a 28,8 ore e diminuendo proporzionalmente i salari (alla fine i salari furono ridotti solo del 16%) Vantaggi: elusione della perdita di capitale umano, riduzione dei costi occupazionali, incremento della flessibilità I lavoratori e l’opinione pubblica erano favorevoli 1993 Crisi dell’impresa

31 Ulteriori elementi Gli straordinari venivano pagati con Assegni di Occupazione Volkswagen Bond Nuovi turni di produzione La politica di riduzione dell’orario di lavoro all’interno della Volkswagen AG ha reso i posti di lavoro più sicuri, ha scongiurato numerosi licenziamenti ed ha evitato all’azienda la perdita di forza lavoro qualificata. Senza l’attuazione di tale misura, la Volkswagen sarebbe andata incontro ad una crisi certa ed avrebbe rischiato il fallimento.

32 La maggiorparte dei lavoratori (49%) si dichiarava soddisfatto Livello di soddisfazionePercentuali occupati Soddisfatto / fortemente soddisfatto49% Parzialmente soddisfatto / parzialmente insoddisfatto35% Insoddisfatto / fortemente insoddisfatto16%

33 Abilità da parte dei lavoratori di far fronte a diminuzioni di reddito, a seconda del numero di figli all’interno del nucleo familiare Con un figlio Con due figli Con più di due figli Totale Difficile / molto difficile 39%44%60%43% Nè facile, nè difficile55%51%39%51% Facile / molto facile7%5%2%6%

34 Metodi per fronteggiare la riduzione dei salari da parte dei lavoratori (più di una risposta possibile) Misure adottate Percentuale di adozione della misura Contenimento delle spese83% Diminuzione dei risparmi66% Ricerca di un secondo lavoro43% Utilizzo dei vecchi risparmi27% Ricorso a prestiti10% Altro4% Si ricontrano solamente piccoli cambiamenti nello stile di vita 7%

35 Riduzione delle spese (più di una risposta possibile) Tipologia di spesa Riduzione percentuale Vacanze82% Automobile70% Passatempi63% Arredamento57% Vestiario52% Assicurazioni34% Abitazione (spostamento in reidenze più economiche) 30% Iscrizioni a club/associazioni30% Alimentazione17% Cura dei bambini12%

36 Y it = e β 0 * k it βk * l it βl * e ε it Dove y è il valore attribuito alla produzione, inteso in questo come fattore volto a rilevare la produttività calcolata attraverso il valore aggiunto medio; k è il capitale qui calcolato in input di capitale medio ai prezzi base; l è il lavoro, qui misurato con il numero di ore lavorate in media dai lavoratori; e rappresenta l’errore. La relazione tra orario di lavoro e produttività – uno studio settoriale per l’Italia

37 La fonte dei dati: “misure di produttività”, ISTAT Settori: “Agricoltura, silvicoltura e pesca”; “Attività estrattiva, manifatturiera ed altre attività industriali”, “Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua”, “Costruzioni”, “Commercio all'ingrosso e al dettaglio, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione”, “Attività finanziaria ed assicurativa”, “Amministrazione pubblica, difesa, istruzione, salute, servizi sociali e altri servizi”

38 Occupati in Italia divisi per settore Settore Numero occupatiPercentuale occupati Agricoltura, silvicoltura e pesca1.345,44,96% Attività estrattiva, manifatturiera ed altre attività industriali 4.856,217,90% Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 129,60,48% Costruzioni1.898,36,99% Commercio all'ingrosso e al dettaglio, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione 6.539,524,11% Attività finanziaria ed assicurativa598,92,21% Amministrazione pubblica, difesa, istruzione, salute, servizi sociali e altri servizi 11.755,843,34% Totale27.123,7100% 38

39 Regressione ad effetti fissi Coefficiente Errore standardStatistica-tP-valore β0β0 -0.5790.387-1.4950.136 βKβK -0.0830.076-1.1030.271 βLβL 0.628 0.0837.5320.000 R 2 = 0,983 39

40 Regressioni settoriali Settore β0β0 βkβk βhβh R2R2 Agricoltura, silvicoltura e pesca 9,790 (6,697) [0,166] -0,676 (0,967) [0,166] -0,45 (0,268) [0,115] 0,403 Attività estrattiva, manifatturiera ed altre attività industriali -7,839 (3,600) [0,047] 0,206 (0,200) [0,321] 1,421 (0,378) [0,002] 0,565 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas ed acqua 2,885 (1,792) [0,129] 0,581 (0,061) [0,000] -0,276 (0,213) [0,216] 0,894 Costruzioni -0,353 (1,769) [0,845] 0,130 (0,166) [0,445] 0,475 (0,318) [0,318] 0,871 Commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporto, magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione 5,218 (4,618) [0,277] 0,511 (0,191) [0,018] -0,509 (0,721) [0,492] 0,812 Attività finanziaria ed assicurativa -17,972 (2,351) [0,000] 1,531 (0,193) [0,000] 2,042 (0,349) [0,000] 0,927 Amministrazione pubblica -2,457 (0,228) [0,000] 0,361 (0,090) [0,001] 0,521 (0,045) [0,000] 0,977 40 Nella tabella sono indicati i valori dei coefficienti dei regressori, i valori degli errori standard all’interno delle parentesi tonde, i p-valori all’interno delle parentesi quadre.


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