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Sistema di Istruzione e Formazione in Italia

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Presentazione sul tema: "Sistema di Istruzione e Formazione in Italia"— Transcript della presentazione:

1 Sistema di Istruzione e Formazione in Italia
nell’era della Scuola digitale Spin-Off Università degli Studi di Napoli Federico II Relatore: ing. Giovanni Monda - Presidente IMApps mob

2 Storia di uno studente Dal grembiulino al Precariato
Il mio intervento intende focalizzare alcuni aspetti delle attuali problematiche che investono la scuola italiana, iniziando da una inevitabile, necessaria comparazione con le realtà scolastiche degli altri paesi dell’unione europea ed extraeuropei. I dati che sto per mostrarvi e che probabilmente molti di voi già conosceranno ci inducono a riflettere e a trovare una rapida soluzione. Dal grembiulino al Precariato

3 -Il cambiamento non è un desiderio, ma una necessità!-
Siamo tutti concordi nel dire e affermare con forza che vogliamo essere più forti della crisi, vogliamo un’Europa unita e un futuro migliore per la nostra generazione. Punto cruciale è allora capire se la società italiana, i decisori pubblici e il mondo del lavoro sono disposti ad affrontare con urgenza e priorità i nodi chiave per migliorare la qualità e l’efficienza del sistema di istruzione, formazione e ricerca del nostro paese.

4 In Europa Popolazione in età anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondaria inferiore per sesso nei 27 paesi Ue – anno 2011 Italia 44,3 Nella graduatoria dell’Unione europea, l’Italia occupa la quarta peggiore posizione dopo Spagna, Portogallo e Malta e mostra un valore ben al di sopra della media Ue27 (26,6 per cento) che il 44,3. Come si può notare, molti paesi dell’Est Europa si distinguono per bassi valori dell’indicatore, segnalando quindi un grado di istruzione mediamente più elevato, mentre valori più alti si rilevano nei paesi dell’area mediterranea.

5 In Italia Popolazione in età anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondaria inferiore per regione – anno 2011 L’istruzione e la formazione degli adulti sono oggetto di monitoraggio anche nella strategia delle politiche regionali del nuovo ciclo di programmazione Nel 2011, la provincia autonoma di Trento, il Lazio e l’Umbria presentano i valori più bassi dell’indicatore e il Centro nel suo complesso si conferma la ripartizione con il valore più contenuto (38,5 per cento). Le regioni in cui l’indicatore si attesta sui livelli peggiori rimangono la Puglia (54,1 per cento), la Sardegna (53,5), la Sicilia (53,2) e la Campania (52,9).

6 Quota di 30-34enni con istruzione universitaria
In Europa Popolazione in età anni che ha conseguito un titolo di studio universitario nei paesi Ue - anno 2011 Paesi Quota di 30-34enni con istruzione universitaria Totale Uomini Donne Irlanda 49,4 42,8 55,8 Lussemburgo 48,2 49,1 47,4 Svezia 47,5 40,6 54,6 Finlandia 46,0 37,1 55,0 Cipro 45,8 39,7 52,0 Regno Unito 43,0 48,6 Lituania 45,4 37,6 53,3 Francia 43,4 39,1 47,6 Belgio 42,6 48,1 Danimarca 41,2 34,7 48,0 Paesi Bassi 41,1 37,3 44,8 Spagna 36,3 45,0 Estonia 40,3 30,5 50,2 Slovenia 37,9 29,4 47,3 Polonia 36,9 30,3 43,5 Lettonia 35,7 24,8 46,9 Germania 30,7 29,9 31,6 Grecia 28,9 26,2 31,7 Ungheria 28,1 23,2 33,4 Bulgaria 27,3 21,3 34,0 Portogallo 26,1 21,7 Austria 23,8 23,1 24,5 Repubblica Ceca 21,6 Slovacchia 23,4 19,6 27,4 Malta 21,1 20,1 22,1 Romania 20,4 19,7 21,0 ITALIA 20,3 15,9 24,7 Ue27 34,6 30,8 38,5 Nella Strategia Europa 2020, la Commissione europea ha fissato un target da raggiungere entro il prossimo decennio, ed è che almeno il 40 per cento dei giovani tra i 30 e i 34 anni consegua un titolo di studio universitario o equivalente. Nel 2011, in Italia, il 20,3 per cento dei giovani 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario. Nel 2011, la metà dei paesi dell’Unione europea (i paesi del Nord Europa insieme a Cipro, Francia e Spagna) ha già raggiunto il target fissato nella Strategia Europa 2020.

7 In Italia Popolazione in età anni che ha conseguito un titolo di studio universitario per regione – anno 2011 Le regioni italiane presentano valori e andamenti dell’indicatore piuttosto eterogenei. Nel Centro-Nord, ad eccezione della Valle d’Aosta, l’indicatore si colloca in tutte le regioni al di sopra della media e nella provincia autonoma di Trento assume il valore più alto a livello nazionale (26,7 per cento). In Campania, Sicilia e Puglia la quota di 30-34enni con istruzione universitaria assume valori particolarmente contenuti e inferiori al 16 per cento. Nel Mezzogiorno, Abruzzo e Molise segnalano risultati superiori alla media (25,8 e 23,9 per cento, rispettivamente).

8 Giovani Neet di 15-29 anni in Europa– anno 2011
In Europa - I Neet - Giovani che non lavorano e non studiano – anno 2011 Giovani Neet di anni in Europa– anno 2011 Da diversi anni a livello europeo si è posta l’attenzione sui giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo ma neppure impegnati in un’attività lavorativa: i Neet (Not in Education, Employment or Training). Nel 2011, in Italia più di due milioni di giovani (il 22,7 per cento della popolazione tra i 15 ed i 29 anni) risulta fuori dal circuito formativo e lavorativo. La quota di Neet è più elevata tra le donne (25,4 per cento) rispetto agli uomini (20,1 per cento). I divari riflettono in primo luogo il minore inserimento dei giovani italiani nell’occupazione e, in secondo luogo, la loro maggiore presenza nella condizione di inattività (oppure di disoccupazione) rispetto ai giovani degli altri paesi europei. D’altro canto, l’indicatore dà conto della minore capacità del mercato del lavoro italiano di includere i giovani, con il conseguente rischio che lo stato di inattività si trasformi in una condizione permanente.

9 Giovani Neet di 15-29 anni per regione – anno 2011
In Italia - I Neet - Giovani che non lavorano e non studiano – anno 2011 Giovani Neet di anni per regione – anno 2011 Nel 2011 l’incremento nella quota di giovani che non lavorano e non studiano riguarda esclusivamente il Centro e il Mezzogiorno. In particolare nel Mezzogiorno, dove la condizione di Neet è di gran lunga prevalente, l’incidenza del fenomeno raggiunge il livello più alto, che va oltre il 32 per cento (16,4 per cento nel Centro-nord). Campania e Sicilia sono le regioni con le quote più elevate, superiori al 35 per cento, seguite da Calabria e Puglia, con valori rispettivamente pari al 31,8 e al 29,2 per cento.

10 Europa : Apprendimento permanente
Popolazione in età anni che partecipa all'apprendimento permanente per sesso nei paesi Ue L’aggiornamento delle competenze individuali durante tutto l’arco della vita rappresenta un requisito essenziale per restare integrati nel mercato del lavoro e costituisce anche un elemento chiave nella lotta contro l’esclusione sociale. La Strategia di Lisbona aveva posto, tra i cinque benchmark da raggiungere entro il 2010 nel campo dell’istruzione e della formazione, quello di una quota di adulti impegnati in attività formative pari al 12,5 per cento. Le migliori performance emergono nei paesi scandinavi (Danimarca, Svezia, Finlandia). Il valore dell’indicatore in Italia (5,7 per cento), pur essendo superiore a quello della Francia (5,5 per cento), è inferiore a quello della Spagna (10,8 per cento) e della Germania (7,8 per cento) e delinea il ritardo in materia di apprendimento permanente del nostro Paese. Strategia di Lisbona ( tra i 5 benchmark) Adulti impeganti in attività formative soglia minima del 12,5% ( entro il 2010)

11 Popolazione in età 25-64 anni che partecipa all'apprendimento permanente per regione
A livello ripartizionale non si registrano grosse differenze: il valore più alto si osserva al Centro (6,3 per cento), quello più basso nel Mezzogiorno (5,1 per cento).

12 Livello delle competenze (indagine Pisa dell’Ocse) ultimi posti
Riassumendo cosa accade in Italia oggi Incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil nel 2012 è del 4,5% (Ue27 media 5,5 per cento). Livello delle competenze (indagine Pisa dell’Ocse) ultimi posti Il 20,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente) basso rispetto all’obiettivo del 40% fissato da “Europa 2020”. I giovani tra i 15 e 29 anni che nel 2011 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa (Neet) sono più di due milioni, il 22,7 per cento del totale: tale valore è fra i più elevati in Europa.

13 Cosa significano tutti questi numeri?
I soli numeri rischiano di banalizzare la situazione, ma se letti con cautela e compresi ci fanno capire che siamo parte di una potenziale Lost Generation: una generazione inghiottita non dalle guerre e dalle epidemie, ma dall’indifferenza del mondo del lavoro, le cui cause vanno ricercate nella formazione o nel modo di fare formazione. Lo studente medio italiano ha capacità intellettive e creative molto buone questo è dimostrato dal numero molto elevato di eccellenze che l’Italia partorisce purtroppo troppo spesso per gli altri Paesi più che per se stessa.

14 Il cambiamento comincia dalle scuole
Lo Stato dovrebbe garantire un sistema educativo e formativo tale da: Evitare gli abbandoni Coltivare il merito Una formazione che crei competenze di alta qualità Il cambiamento deve dunque necessariamente cominciare dalle scuole e ci deve essere uno sforzo straordinario degli insegnanti e degli studenti, i quali devono saper sfruttare il tempo-scuola e le opportunità offerte, ben sapendo che sono poche e saranno sempre meno per i famigerati tagli alla scuola pubblica. Lo stato d’altro canto deve garantire…..

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16 ..ma quanto costa l’ignoranza?
Il costo dell’educazione L’educazione costa! ..ma quanto costa l’ignoranza? Individuali Mancanza di autonomia Insicurezza Sudditanza Sociali Crescita della criminalità Elevate spese sanitarie Cittadinanza poco informata dunque manipolabile Si sa che l’educazione costa, si sa meno quanto costa l’ignoranza. Uso la parola “ignoranza” in chiave non offensiva ma in chiave letterale. L’ignoranza ha costi individuali, sociali ed economici. Economici Basso livello di produttività Innovazione e sviluppo

17 Ignoranza = Malattia C’è chi dice che l’ignoranza è una malattia: se non proprio una malattia, è certamente un handicap che esclude dai diritti, dai doveri e oggi anche dal lavoro. Mentre nei confronti della malattia c’è una reazione immediata (ci si cura subito), lo stesso purtroppo non accade nei confronti dell’ignoranza.

18 Conoscenze e competenze chiave a tutti gli individui
L’educazione degli adulti e l’importanza del lifelong learning LLL è necessario Conoscenze e competenze chiave a tutti gli individui Indipendentemente dalla fascia di età di appartenenza Per il lifelong learning è necessario non solo che l’istruzione scolastica di base garantisca a tutti i giovani le conoscenze e le competenze chiave, quelle che durano e non cadono nell’oblio, ma anche che si sviluppi l’educazione degli adulti,

19 I costi della scuola in Italia
Dalla scuola elementare al diploma ( 50 miliardi e dura 13 anni per 8 milioni di studenti) Università ( 8 miliardi e dura 5 anni per 1,7 milioni di studenti) Educazione degli adulti ( 4 miliardi per 40 milioni di cittadini e dura 50 anni ) Dalla diapositiva si può notare la disattenzione e le scarse risorse messe a disposizione per l’educazione degli adulti ( fascia di età che va dai 25 ai 65 anni)

20 Educazione degli adulti è necessaria!
L’allungamento della vita, il che significa un maggior numero di anziani con nuovi problemi (ad esempio l’analfabetismo di ritorno). La crescente presenza di cittadini stranieri. Si prevedono più cambiamenti di lavoro nel corso di una vita. Questo comporta una formazione specifica ogniqualvolta si cambia lavoro. Educazione degli adulti è necessaria visto i cambiamenti epocali che si stanno registrando negli ultimi anni Altro cambiamento epocale è lo sviluppo continuo dei saperi specialistici: anch’essi reclamano formazione permanente. Lo sviluppo impetuoso delle tecnologie dell’informazione

21 Capitale Umano = Titoli di studio + Competenze funzionali
Il Capitale Umano Bisogna investire sul Capitale Umano! Bisogna investire sulla formazione, bisogna investire sul capitale umano! Il capitale umano, concetto introdotto dagli economisti qualche anno fa e ormai usato correntemente, è un bene individuale e lo si misura attraverso i titoli di studio, ma anche attraverso le competenze funzionali effettivamente possedute. Capitale Umano = Titoli di studio + Competenze funzionali

22 Bisogna investire sul Capitale Umano!
Posizione dell’Italia nei confronti degli altri paesi Bisogna investire sul Capitale Umano! Come è posizionata l’Italia nei confronti internazionali? Nella Figura vediamo il capitale umano in base ai titoli di studio. Il deficit dell’Italia nei confronti internazionali in ordine al capitale umano, valutato in base ai titoli di studio, è eclatante

23 La moderna comunicazione digitale
Quale direzione prendere? Negli ultimi anni, lo sviluppo della tecnologia ha migliorato la comunicazione tra le persone in modo significativo. E alcune persone ritengono che si tratta di un buon andamento, mentre altri non la pensano così. In generale, la comunicazione moderna può dare molti vantaggi all’umanità. Una nuova scoperta scientifica (es. in medicina) , frutto di una ricerca che può essere condivisa da altri addetti ai lavori in tempo reale con enormi vantaggi per tutti!

24 La Comunicazione moderna: gli effetti negativi
D’altra parte, la comunicazione moderna ha anche effetti negativi. Per esempio, danneggia la capacità di comunicazione delle persone, in particolare fra i giovani. L’interattiva sociale delle giovani generazioni sembra peggiorare perché usano soltanto questo nuovo metodo di comunicazione, come social network, sms o chat. E’ chiaro che la tecnologia porta i suoi vantaggi e bisogna farne un uso parsimonioso da parte soprattutto delle giovani generazioni.

25 Zaino digitale: un sogno per gli studenti
Tablet eBook a scuola Zaino digitale: un sogno per gli studenti 1 studente su 4 possiede un tablet (era solo il 7% l’anno scorso) Più di 1 su 3 intende acquistarne uno nei prossimi 6 mesi 6 su 10 preferiscono studiare su eBook piuttosto che sul cartaceo

26 Le regioni del Nord investono sulle nuove tecnologie!
L’Italia e lo studio digitale L’Italia rispetto ad altri paesi dell’UE sembra ancora molto in ritardo in fatto di studio digitale. Strumenti digitale per la formazione, lo  sviluppo e la crescita e con un notevole risparmio! Le regioni del Nord investono sulle nuove tecnologie! La Giunta della Regione Lombardia, ha  deciso di stanziare altri 4 milioni di euro – in aggiunta agli 8,7 già messi a disposizione poiché vuole dare un forte impulso alla diffusione di strumenti tecnologici nelle scuole.

27 Fascicolo elettronico
Decreto Digitalia Con il Decreto Digitalia (sostituzione dei libri cartacei con formati digitali) si intende rilanciare la scuola italiana Risparmio di 30 milioni di euro dalla dematerializzazione degli istituti scolastici Dotazione di nuove ed ulteriore tecnologie per le scuole tramite uno stanziamento di oltre 25 milioni di euro Registri digitali Fascicolo elettronico

28 Fondazione Cultura & Innovazione
Spin Off IMAPPS dell’Università Federico II di Napoli Scuola Digitale Supporto didattico LongLife Learning Ricerca Archiviazione documentale Certificazioni Delle competenze Fondazione Cultura & Innovazione In questo scenario, lo Spin Off IMApps dell’UNINA, si pone come obiettivo il miglioramento della qualità dell’education (educazione, istruzione, formazione iniziale e permanente) in vari settori come la scuola, la sanità e in genere nella PA e nelle varie fasi in cui si articola. IMApps è un vero e proprio “Gruppo di esperti” che, attraverso un’attività di ricerca, analisi e progettazione vuole offrire un servizio di alta qualità alle forze sociali, alle istituzioni educative e ai decisori pubblici, a livello nazionale e locale. In particolare si pone come “ponte” per colmare il distacco che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, distacco che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento del nostro sistema educativo. (collaborazione professionale con l’ente certificatore EIPAS su scuola digitale,…..)

29 L’uomo e le macchine "One machine can do the work of fifty ordinary men. No machine can do the work of one extraordinary man." (Helbert Hubbard) E’ assolutamente vero e concordo con quanto afferma Helbert Hubbard …Ma è altrettanto vero che di uomini straordinari ne nasce uno ogni 100 anni! Una macchina può fare il lavoro di 50 uomini ordinari. Nessuna macchina può fare il lavoro di un uomo straordinario!(Helbert Hubbard)

30 Grazie per la vostra attenzione!
Spin-Off Università degli Studi di Napoli Federico II Relatore: ing. Giovanni Monda - Presidente IMApps mob Sito:


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