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S. ANTONIO ABATE E I MONACI ANTONIANI

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Presentazione sul tema: "S. ANTONIO ABATE E I MONACI ANTONIANI"— Transcript della presentazione:

1 S. ANTONIO ABATE E I MONACI ANTONIANI
Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

2 S. Antonio abate Nel corso del III secolo dopo Cristo ebbe inizio in Egitto un movimento religioso-spirituale cristiano, caratterizzato dalla scelta di vivere la propria fede in solitudine, nella meditazione e nella preghiera, la cui origine è attribuita a S. Antonio Sant’ Antonio nacque a Comana (Quman), in Egitto, nel 251 da genitori cristiani molto facoltosi e trascorse l’infanzia tra le mura domestiche, lontano dagli svaghi. Rimase orfano dei genitori a diciotto anni, insieme ad una sorella minore ed un ricco patrimonio da curare ed amministrare. Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

3 Si procurava il cibo lavorando e divenne famoso come “Teofilo”, cioé amico di Dio e come “Taumaturgo”, cioè guaritore. La tradizione vuole che sia stato tentato, aggredito e percosso dal demonio. Affascinò molte persone, che decisero di seguire il suo esempio nella solitudine del deserto. Ben presto decise di dedicare la sua vita all’imitazione di Cristo: diede tutti i suoi beni ai poveri e iniziò a trascorrere una vita da asceta soggiornando in luoghi solitari lontano dalla sua citta’ (come aveva fatto Gesu’, ritirandosi quaranta giorni nel deserto prima della sua vita apostolica). Sant’Antonio Abate si spense il 17 Gennaio del 356 a ben 105 anni e fu sepolto dagli stessi discepoli in un luogo nascosto della Tebaide, la sua terra. Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

4 Il sepolcro restò ignorato fino al quarto secolo, quando venne scoperto e le spoglie del Santo furono trasferite ad Alessandria d’Egitto per essere poste in un sarcofago della Chiesa di San Giovanni Battista. Nel settimo secolo vennero trasferite da Alessandria a Costantinopoli, a causa dell’invasione dei saraceni. scriptures.lds.org Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

5 Intorno al primo millennio le spoglie di Sant’Antonio abate vennero trasportate da Costantinopoli in Francia, nella regione del Delfinato. In questo luogo vennero venerate dai fedeli per alcuni anni sino alla costruzione, nel 1070, di un’abbazia edificata nel villaggio di La Motte, sito vicino alla citta’ di Vienne. Abbazia di S.Antonio a La Motte Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

6 Questi religiosi vivevano di elemosine e lasciti.
Qui nel 1095 sorse una comunità di laici, che si dedicò alla cura degli ammalati di ergotismo. Con il tempo la primitiva comunità diede origine all’ Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di S. Agostino di S. Antonio abate di Vienne, formato da infermieri e frati laici. Nel 1297, l’Ordine diventò autonomo, con il nome di Ordine dei Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne I monaci Antoniani erano facilmente identificabili dall'abito, che consisteva in una tonaca nera con una grande ‘tau’ azzurra, detta la "potenza di S. Antonio”, cucita sulla sinistra del petto. Questi religiosi vivevano di elemosine e lasciti. Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

7 Il “Tau” era il simbolo degli Antoniani, probabilmente venne scelto perché, oltre a ricordare la croce, rappresentava la stampella usata dagli ammalati e alludeva alla parola "thauma", che in greco antico significa "prodigio". Secondo altre fonti, essendo la lettera tau l'ultima dell'alfabeto ebraico, essa indicava le cose ultime a cui il grande Santo taumaturgo Antonio sempre pensava. Per i cristiani il TAU cominciò a rappresentare la croce di Cristo come compimento delle promesse dell'Antico Testamento. La croce rappresentava il mezzo con cui Cristo ha rovesciato la disobbedienza del vecchio Adamo, Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

8 Altro simbolo dell'Ordine era la campanella, con la quale gli Antoniani annunciavano il loro arrivo durante gli spostamenti e le questue. A Sant'Antonio abate tradizionalmente è associata anche l'immagine del fuoco, sia in virtù del potere taumaturgico del Santo nella cura del fuoco di S. Antonio, ma anche perché, secondo la tradizione popolare, il santo abate è custode dell'inferno, da dove sottrae le anime dannate, ingannando i diavoli con abili stratagemmi. Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

9 Sulla facciata della Precettoria di Ranverso il simbolo Tau e le tre fiammelle ricordano ai visitatori che il luogo è dedicato a S. Antonio Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

10 La liturgia cristiana e popolare ricorda S.Antonio il 17 gennaio
Nel medioevo i cibi della festa di Sant’Antonio erano la zuppa di fave cotte e la ciabatta intestata al Santo. Ma l’alimento più popolare per “onorare” Sant’Antonio era il maiale, superbo ingrediente di piatti come i fagioli con le cotiche o la cassoeula. Addirittura la comunità allevava un maiale a proprie spese, per poi distribuirne le carni ai poveri il 17 gennaio. Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO

11 Ancora oggi sono tantissime le feste dedicate a S
Ancora oggi sono tantissime le feste dedicate a S. Antonio, come ad esempio avviene a Ranverso, dove i contadini portano a benedire i loro animali assieme agli strumenti di lavoro (macchine agricole varie, trattori, ecc.) Al termine della cerimonia, secondo l’antica tradizione, i canonici e i volontari distribuiscono il pane di S. Antonio, a forma di agnello o di colomba. Claudia Sponton – Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali /2010 – Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio – Buttigliera Alta - TO


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