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Gli alunni della III E del 30° C.D. “G. PARINI” Napoli

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Presentazione sul tema: "Gli alunni della III E del 30° C.D. “G. PARINI” Napoli"— Transcript della presentazione:

1 Gli alunni della III E del 30° C.D. “G. PARINI” Napoli per l’ a.s. 2004/2005 presentano:

2 I M a g n i f i c i 2 2

3 Il libro delle Origini In queste pagine troverete i TESTI DEI MITI
raccolti, illustrati e… sintetizzati fedelmente dai ragazzi della III E

4 Che cosa sappiamo o cosa immaginiamo
L’origine dell’universo: nasce la terra compare l’uomo IPOTESI SCIENTIFICA Cosa ci dicono gli scienziati IPOTESI INDIVIDUALE Che cosa sappiamo o cosa immaginiamo Il mito IPOTESI FANTASTICA O IPOTESI RELIGIOSA Cosa ci raccontano i Popoli antichi LE GRANDI CIVILTA’ DEL PASSATO

5 MITI SULLE ORIGINI DELLA TERRA MITI SULLE ORIGINI DEL FUOCO
In queste pagine troverete i testi dei miti su cui i ragazzi hanno lavorato. Costituiscono certamente solo un esempio, data la ricchezza del materiale disponibile sull'argomento. MITI SULLE ORIGINI DELLA TERRA 1. Mito dei FENICI 2. Mito degli Indiani YAKIMA 3. Mito dell’antico EGITTO 4. Mito dell’antica CINA 5. Mito del popolo MAYA 6. Mito del popolo BABILONESE 7. Mito dell’antica GRECIA 8. Mito degli Ebrei dal “LIBRO DELLA GENESI” MITI SULLE ORIGINI DEL FUOCO 1. Mito dei PIGMEI – AFRICA 2. Mito dei PELLIROSSA – NORDAMERICA 3. Mito dei MELANESIANI --ASIA 4. Mito AFRICANO 1 5. Mito AFRICANO 2 6. Mito dei VICHINGHI – NORD EUROPA MITI SUI FENOMENI ATMOSFERICI 1. Mito delle FILIPPINE – ASIA 2. Mito dei VICHINGHI – NORD EUROPA 3. Mito ESCHIMESE 4. Mito AFRICANO 5. Mito PELLEROSSA- NORDAMERICA MITI SULLE ORIGINI DEL SOLE E DELLA LUNA 2. Mito della tradizione EBRAICA 3. Mito del BRASILE – AMERICA DEL SUD 4. Mito della NIGERIA – AFRICA Crediti

6 Le Antiche Civiltà nel Mondo
Indiani Nordamericani Greci Fenici Babilonesi Maya Egizi Ebrei Cinesi

7 Mito dei Fenici All’inizio c’era solo il Caos e tanti Venti che soffiavano in tutte le direzioni. Dal Caos nacque Desiderio, dio dei Fenici, che era puro amore e che dall’alto cadde giù nel fango. Il fango era Mot. Quando i due si unirono, crearono degli esseri simili agli uomini, ma questi non erano intelligenti. Così tentarono ancora e, quando ci riuscirono, Desiderio si staccò da Mot, che divenne la terraferma, e salì in alto dove creò i pianeti, il sole, la luna e le stelle

8 Mito degli Indiani Yakima
All’inizio non c’era nulla, solo tanta acqua. Whee-me-me-owan, il Grande Capo Lassù, viveva nel cielo da solo e si annoiava. Quando decise di fare il Mondo, scese dove l’acqua non era molto profonda e cominciò a prendere delle grosse manciate di fango per creare la terraferma. Fece prima un mucchio di fango altissimo e creò le montagne, che con la pioggia e il gelo si ricoprirono di ghiaccio e di neve. Subito dopo creò gli alberi, le bacche e le radici. Whee-me-me-owan prese una palla di fango e creò l’Uomo. Gl’insegnò a pescare i pesci nell’acqua e a cacciare la selvaggina nelle foreste. Ma, ad un certo punto, si accorse che l’Uomo divenne malinconico. Il Grande Capo Lassù decise allora di dargli una compagna e creò la Donna. A lei insegnò a cucinare il salmone e la selvaggina che portava l’Uomo; a seccare le pelli al sole; a raccogliere le bacche e le radici; a fare i cesti con le radici secche e a prendersi cura dei suoi figli.

9 Mito dell'Antico Egitto
Gli antichi Egizi raccontano che all’inizio non c’era nulla, tranne le acque del Caos. Un giorno apparvero otto creature: quattro maschi con la testa di rana e quattro femmine con la testa di serpente. Queste creature si fusero e formarono un Uovo. Dopo millenni, l’Uovo si schiuse e da esso ne uscì il dio Sole che creò la Terra con i frantumi del guscio. Il dio Sole, però, si sentiva solo e creò gli Dei e tutte le altre Creature del mondo.

10 Mito dell'antica Cina Miliardi di anni fa esisteva solo l’oscurità e un enorme uovo, al posto del mondo, che conteneva solo il Caos. Dentro l’uovo dormiva e cresceva un Drago, di nome Pan-Gu, che un giorno si svegliò e ruppe il guscio. Il contenuto più leggero salì in alto e formò il Cielo; quello più pesante scese in basso e creò la Terra. Pan-Gu, per paura che i due elementi si riunissero, con la testa sorreggeva il cielo e con le zampe schiacciava la Terra. Dopo un’eternità di tempo, Pan-Gu fu soddisfatto del suo lavoro e si lasciò morire. A quel punto, avvenne qualcosa di straordinario: l’occhio sinistro divenne il Sole e il destro formò la Luna; il respiro si trasformò in vento; la voce nel tuono; le braccia diventarono montagne;le vene si trasformarono in sentieri e strade; i capelli diventarono le stelle del cielo; la carne formò il terreno per i campi e il sudore si trasformò in pioggia e rugiada. Fu così che si formò il Mondo.

11 Miliardi di anni fa il mondo era vuoto: c’erano solo il Cielo e il Mare.
I due creatori Tepeu, dio creatore, e Gucumatz, dio formatore, decisero di creare la Terra e il Sole. In un attimo, realizzarono le montagne e i boschi; li popolarono di animali di ogni specie e ad ognuno diedero una casa. I due creatori, poi, ordinarono agli animali di cantare loro delle lodi, ma questi non ci riuscirono. Provarono, così, a creare un Uomo facendolo di fango prima, di legno poi… ma tale creazione fu molto difficile: il primo era molle e non teneva su la testa; il secondo non aveva né anima, né cervello. I due creatori erano molto sconsolati. In quel momento si avvicinarono quattro animali: un gatto, un coyote, un pappagallo e un corvo, che portarono ai due creatori una pannocchia matura di mais. Tepeu e Gucumatz presero la pannocchia e macinarono i chicchi con una pietra. Impastarono la farina che ne avevano ricavato con l’acqua di mare per creare i muscoli e la forza dell’Uomo e, quando videro l’opera completata, si resero conto che era perfetta: l’Uomo aveva anima, cervello, muscoli e forza. Appena ebbero finito, l’Uomo cominciò a cantare le lodi a Tepeu e Gucumatz, creatori del Cielo e della Terra, che ne furono molto soddisfatti. Mito dei Maya

12 Una volta non esistevano né cielo né terra
Una volta non esistevano né cielo né terra. Dèi capricciosi e draghi mostruosi, però, abitavano l’Universo vuoto e nero. Il più forte e generoso fra tutti era Marduk, il guerriero, al cui fianco pendeva una lunga spada e nelle mani fasci di fulmini squarciavano le tenebre con bagliori accecanti. Un giorno Marduk incontrò un drago, un mostro dall’aspetto terribile. Aveva delle grandi ali piumate scintillanti di pietre preziose e delle fauci spalancate e irte di denti che emettevano un sordo e minaccioso ruggito. Marduk gli chiese subito chi fosse, cosa volesse da lui. L’enorme bestiaccia rispose di chiamarsi Tiamat,il drago degli abissi, e voleva sfidarlo! In silenzio, il guerriero raccolse tutto il suo coraggio e, con un gran balzo, gli lanciò una rete di luce che lo intrappolò. Tiamat ruggì da squarciare l’Universo e, rabbiosamente, tentò di liberarsi; ma Marduk sguainò la spada e uccise il mostro dividendolo in due. La sua schiena tutta maculata fu appesa in alto perché diventasse il Cielo con le Stelle, mentre il suo ventre fu schiacciato dal piede del guerriero perché diventasse la Terra con i Fiumi e gli Oceani. Mito dei Babilonesi

13 Mito dell’antica Grecia
All’inizio c’era il Caos, il grande abisso vuoto. Dal Caos emerse Eurìnome, la ballerina. Ella aveva tantissima voglia di danzare, ma nessuna superficie sulla quale poggiare i piedi. Decise, così, di dividere il Cielo dal Mare e cominciò a volteggiare ininterrottamente sulle onde, fino a creare un vortice intorno al proprio corpo. Da questo vortice nacque Borea, il freddo Vento del Nord, che divenne sempre più impetuoso. Eurìnome, allora, lo afferrò e lo strizzò fino a trasformarlo in un Serpente, che chiamò Ofione. Dalla loro unione nacque l’Uovo Universale.A questo punto,Ofione si arrotolò per sette volte attorno all’Uovo finché si dischiuse per generare tutte le meraviglie del Creato. Eurinome ed Ofione vissero in una reggia sul Monte Olimpo, ma subito cominciarono a litigare per stabilire chi dovesse sedersi sul trono. Vi fu una tale lite che Eurinome, con un calcio, fece cadere tutti i denti di Ofione. Essi, ricadendo sulla Terra, si trasformarono in Esseri Umani, il primo dei quali si chiamò Pelago.

14 Mito degli Ebrei (dal Libro della Genesi)
In principio non c’era nulla, solo le tenebre ed un vento impetuoso. Dio creò il cielo e la terra e ordinò che la luce comparisse. E così fu. Egli, poi, separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce Giorno e le tenebre Notte. Decise, poi, di ricoprire la terra di verde; di animali di ogni specie e di creare, infine, l’Uomo. L’Uomo, infatti, fu creato ad immagine di Dio e fu Maschio e Femmina. Quando, poi, Dio si rese conto che tutto quello che aveva creato era molto bello, il settimo giorno si riposò.

15 Le Antiche Civiltà nel Mondo
Indiani Pellirossa Melanesiani Pigmei Vichinghi

16 Il fuoco rubato alle scimmie
Mito dei Pigmei Il fuoco rubato alle scimmie In tempi lontanissimi un Pigmeo, girando per la foresta, incontrò un branco di scimmie che mangiavano delle banane appena cotte sul fuoco. Il Pigmeo non aveva mai visto il fuoco, ma capì subito che quella era davvero una grande scoperta, così decise di rubarlo. Fu un attimo: appena si avvicinò alle fiamme, il suo gonnellino di foglie secche s’incendiò. Ma il Pigmeo non ebbe paura! Avvolto dalle fiamme, fuggì, inseguito dalle scimmie, e portò quel magnifico dono alla gente della sua tribù.

17 Come Coniglio portò il fuoco agli uomini
Mito dei Pellirossa Come Coniglio portò il fuoco agli uomini In principio non c’era il fuoco e la Terra era fredda. Un giorno gli Uccelli del Tuono incendiarono con un loro fulmine un sicomoro che si trovava su un’isola dove vivevano le Donnole. Esse però decisero di non dar mai a nessuno questo dono prezioso. Gli Uomini sapevano che sull’isola c’era il fuoco perché ne vedevano il fumo da lontano e,quando giunse l’inverno, decisero che occorreva rubarlo per potersi riscaldare. Visto, però, che l’acqua era profonda e nessuno di loro era capace di nuotare, invitarono al loro consiglio anche tutti gli animali in grado di nuotare. La maggior parte di loro, però, aveva paura di affrontare le Donnole perché queste erano aggressive e mangiavano pesci, uccelli, talpe e topi; solo Coniglio fu tanto coraggioso da voler tentare. In più era anche un bravo danzatore, visto che le Donnole ogni notte danzavano attorno ad un gran fuoco ai piedi del sicomoro. Così, prima che il sole tramontasse, Coniglio si strofinò la testa con resina di pino, in modo da far star dritti i peli, e si recò all’isola al calare delle tenebre…

18 Mito dei Pellirossa …Qui le Donnole gli chiesero subito di danzare con loro e di guidarle con il suo ballo. Ma, mentre queste cercavano di stargli al passo, Coniglio si chinò profondamente in avanti e i suoi peli presero fuoco: era quello che voleva! Scappò subito verso la riva con la testa in fiamme mentre le Donnole cercavano di acciuffarlo, ma fu più veloce di loro. Queste allora chiamarono gli Uccelli del Tuono perché mandassero tanta pioggia in modo da spegnere il fuoco a loro rubato. Per tre giorni, infatti, piovve ininterrottamente: ora le Donnole erano soddisfatte perché sicure che non fosse rimasto alcun fuoco acceso oltre a quello del loro sicomoro. Coniglio, invece, aveva riparato il fuoco in un albero cavo e, quando tornò il sole, egli lo riprese e lo regalò a tutti gli Uomini.

19 Mito dei Melanesiani “ La vecchia del fuoco ”
In fondo alla baia di Maivara, molto tempo fa, viveva con un gruppo di dieci giovani una vecchia chiamata da tutti Goga . A quel tempo gli Uomini mangiavano solamente del taro tagliato a fettine sottili e lasciate seccare al sole. Ogni giorno mentre i ragazzi si allontanavano nella foresta per cacciare, Goga preparava per loro il pranzo, mentre per lei il pasto era diverso. La vecchia, infatti, aveva la capacità di produrre del fuoco dal suo corpo ed il suo taro lo mangiava morbido e cotto; poi aveva cura di far sparire le ceneri. Un giorno, però, un pezzo del suo taro cotto scivolò nel piatto del più giovane dei ragazzi e il segreto di Goga fu scoperto. Il mattino dopo i giovani, per rubare il fuoco alla vecchia, abbatterono un albero grande come una casa e, dopo aver finto di inoltrarsi nella foresta, tornarono indietro. La vecchia, come al solito, stava prendendo il fuoco dal suo corpo, quando il più giovane scivolò dietro di lei e, con un tizzone, glielo rubò. Poi corse velocemente fino a raggiungere l’albero abbattuto, ma nel salire, però, il tizzone gli bruciò la mano e scivolò nella buca di un serpente, appiccando il fuoco alla sua coda. I ragazzi, in tal modo, avevano salvato quel dono meraviglioso: tagliarono la coda al serpente e formarono un grande falò perché gli abitanti potessero prendere il fuoco.

20 Mito Africano 1 Un giorno un uomo decise di uccidere un porcospino perché gli rovinava il raccolto. Egli, però, non possedeva armi e chiese al suo vicino una lancia. Presa la lancia, andò nel campo e ferì il porcospino. Questi, però, scappò e s’infilò in una buca con la lancia conficcata nel corpo. L’uomo, allora, ritornò dal vicino e gli riferì che la lancia era andata perduta; ma questi non volle sentir ragioni e rivolle la lancia che gli aveva prestato.. L’uomo tentò di dargli una lancia nuova, ma niente; il vicino voleva proprio quella! Allora l’uomo s’introdusse nella tana del porcospino e si trovò nel luogo dove gli dei erano seduti attorno al fuoco per cuocere da mangiare. Quando l’uomo raccontò loro la sua avventura, gli dei gli proposero di rimanere, ma lui ebbe paura e volle tornare a casa. Non lo trattennero, anzi, gli indicarono la strada e gli diedero anche un po’ di fuoco. L’uomo, così, dopo aver ripreso anche la lancia, la riportò al proprietario dicendogli, però, che se avesse voluto un po’ del suo fuoco avrebbe dovuto arrampicarsi su per il fumo! Chiaramente non ci riuscì. Allora l’uomo distribuì il fuoco a tutti gli abitanti del villaggio e gli anziani lo decretarono loro capo.

21 IL FUOCO COMPARE SULLA TERRA.
Quando il fuoco non c’era sulla terra, un uomo si mise in cammino per trovarlo. Giunto al primo paese, s’imbatté in uomini che camminavano sulle ginocchia e rise di loro. Al secondo paese, trovò uomini che camminavano aiutandosi con delle stampelle e rise anche di questi. Al terzo paese, infine, trovò uomini di diverso colore di pelle e, ridendo anche di loro, chiese dove poteva trovare il fuoco. Quest’ultimi gli indicarono la casa del dio Mulungu e, quando vi arrivò, questi gli portò degli splendidi vasi, tutti chiusi dai coperchi, ma con altri due di qualità inferiore e gli chiese di sceglierne uno. L’uomo scelse il più bello perché un simile dono non poteva stare che nel vaso migliore. Invece non fu così e l’uomo tornò a mani vuote. Dopo un po’ di tempo arrivò un altro uomo e fece la stessa esperienza del primo. Finalmente fu la volta di una donna umile, sincera, saggia che, trovandosi con tutti quegli esseri non li derise mai; anzi, cantò per loro e li fece sorridere. Quando arrivò a sua volta da Mulungu, dovendo scegliere il vaso, la donna si sentì in imbarazzo e scelse quello più modesto: il fuoco era proprio lì. La sua saggezza era stata premiata e, quando tornò sulla terra, tutti le fecero festa e dichiararono che le donne hanno più giudizio degli uomini. Mito Africano 2

22 Mito dei Vichinghi Heimdall nel Midgard.
Era un pezzo che Heimdall, la sentinella degli dei, voleva visitare il Midgard, la terra destinata agli uomini. Così Odino, il padre degli dei, gli diede il permesso di allontanarsi dal suo posto di guardia presso il Bifrost, la via tremula, l’arcobaleno, il ponte che univa la terra al cielo. Heimdall si travestì per non farsi riconoscere come dio, depose il suo corno Giallarhorn e la spada e scese lungo il ponte-arcobaleno. Vagò fino a quando non trovò una grotta dove vivevano Ai, il bisnonno, ed Edda, la bisnonna, che erano poverissimi e ignoravano l’uso del fuoco. Nonostante fossero così poveri, i due vecchi accolsero molto bene Heimdall offrendogli tutto quello che avevano: divisero addirittura il loro letto di alghe. Heidmall rimase con loro tre giorni e, quando decise di andar via, chiamò Ai ed Edda per mostrare il suo dono. Prese un pezzo di legno piatto con una cavità al centro e, in essa, v’infilò una bacchetta appuntita che cominciò a sfregare fra le mani, fino a quando non si sprigionò del fumo al quale seguì il fiore magico, quello cioè che gli uomini chiamano fuoco.

23 Le Antiche Civiltà nel Mondo
Indiani Nordamericani Eschimesi Vichinghi Filippini

24 Come nacque l’arcobaleno
Mito delle Filippine Come nacque l’arcobaleno Ci fu un’epoca in cui gli spiriti celesti camminavano accanto all’uomo e gli parlavano: fu così, infatti, che egli imparò ad andare a caccia, a curare le malattie, a cogliere le noci dalle palme più alte,… Un giorno Bathala, il re degli dei, decise di tornare nella sua casa celeste. Sellò il cavallo ed arrivò sulla riva dell’oceano, nel punto in cui si possono sentire le voci di lassù. Ma il cavallo non ne volle sapere di saltare: era troppo anche per lui! Bathala, allora, chiamò i suoi servi celesti che calarono un ponte abbastanza robusto da reggere cavallo e cavaliere. Essi, allora, galopparono sino al cielo. Così nacque l’arcobaleno, che nelle Filippine si chiama Bahaghari, ossia “il ponte del re”. Ogni volta che lo si vede in cielo, la gente sa che il suo dio e il suo cavallo stanno andando in cielo e dicono che Bathala sta tornando a casa!

25 Mito dei Vichinghi Heimdall nel Midgard.
Era un pezzo che Heimdall, la sentinella degli dei, voleva visitare il Midgard, la terra destinata agli uomini. Così Odino, il padre degli dei, gli diede il permesso di allontanarsi dal suo posto di guardia presso il Bifrost, la via tremula, l’arcobaleno, il ponte che univa la terra al cielo. Heimdall si travestì per non farsi riconoscere come dio, depose il suo corno Giallarhorn e la spada e scese lungo il ponte-arcobaleno. Vagò fino a quando non trovò una grotta dove vivevano Ai, il bisnonno, ed Edda, la bisnonna, che erano poverissimi e ignoravano l’uso del fuoco. Nonostante fossero così poveri, i due vecchi accolsero molto bene Heimdall offrendogli tutto quello che avevano: divisero addirittura il loro letto di alghe. Heidmall rimase con loro tre giorni e, quando decise di andar via, chiamò Ai ed Edda per mostrar loro il suo dono. Prese un pezzo di legno piatto con una cavità al centro e, in essa, v’infilò una bacchetta appuntita che cominciò a sfregare fra le mani, fino a quando non si sprigionò del fumo al quale seguì il fiore magico, quello cioè che gli uomini chiamano fuoco.

26 Mito Eschimese L’Origine dei Venti.
In un villaggio alla foce del fiume Yukon, un marito ed una moglie erano molto infelici perché non riuscivano ad avere figli. Una notte la donna sognò Igaluk, lo spirito della luna, che le predisse che avrebbe avuto un figlio se avesse trovato lo stesso alberello secco che c’era nel sogno! Il mattino dopo i due infelici cercarono e trovarono l’albero e, quando lo portarono a casa, intagliarono nel legno la sagoma di un bambino, lo vestirono con pelli di animale e prepararono per lui posate, ciotola e pugnale di legno. Soddisfatti si addormentarono, ma il mattino dopo non lo trovarono più. Lo cercarono invano perché il pupazzo si spostò verso Est, fino ad un’apertura del cielo coperta da un lembo di pelle. Il pupazzo estrasse il suo coltello e liberò un vento che portò tantissimi animali ed alberi. Lo stesso incontro lo fece anche verso Sud, ma qui il vento che si liberò era caldo e con sé portava molti più animali e vegetazione. Poi andò verso Ovest ed anche qui trovò un buco dal quale liberò una gran ventata accompagnata da pioggia scrosciante ed ondate dell’oceano. Quando giunse al Nord ed aprì il foro,entrò una gran bufera di neve e di ghiaccio. Ora poteva tornare a casa. Aveva portato fortuna a tutti liberando i venti che portano cacciagione, oltre a smuovere le correnti marine che avvicinano foche e trichechi.

27 Com’è venuta la prima pioggia
Mito Africano Com’è venuta la prima pioggia Tanto tempo fa, ad Obassi Osaw nacque una figlia ed a Obassi Nsi un figlio. Quando questi due furono in età di sposarsi, i padri fecero un patto fra loro: Nsi avrebbe sposato la figlia di Osaw e l’altro avrebbe sistemato in cielo il ragazzo. Per Ara, figlia di Osaw, cominciò un lungo periodo di sofferenze e violenze da parte di suo marito, che la trattava peggio di una schiava facendola lavorare senza riposo, dandole poco da mangiare ed insultandola. Un giorno, addirittura, dopo essersi già una volta ferita ad una gamba, per un incidente, si staccò anche un orecchio: Ara era disperata e piangeva ininterrottamente sulla sua sfortunata sorte. Le sue lacrime e i suoi singhiozzi , però, furono ascoltati sino al cielo dalle guardie di Osaw, che ordinò di riportargli subito sua figlia. Quando la poverina raccontò tutto al padre, questi la tranquillizzò e le ridiede il posto che le spettava nel suo regno. Poi, ordinò ai suoi servi di far staccare tutte e due le orecchie al figlio di Nsi, che invece era stato sempre trattato bene presso il cielo di Osaw, e di ributtarlo lì da dove era venuto. Fu da allora che sulla terra venne la pioggia, perché ciò che scaraventò il ragazzo dal padre sulla terra, fu un forte vento che portava sulle sue ali tutti i patimenti e le lacrime della dolce Ara.

28 Mito Pellerossa Le sette sorelle.
Una sera d’estate un giovane, mentre era a pescare nel lago, sentì in distanza le note di un canto. Ma non vide nessuno. Poi alzò la testa e, nel sole del tramonto, vide un canestro scendere lentamente dal cielo e, da esso, saltar fuori sette bellissime fanciulle che cominciarono a danzare leggere sulla superficie dell’acqua. Ne fu affascinato e, quando cercò di raggiungerle, esse scapparono nel canestro che velocemente volò via. Anche la sera dopo si ripeté l’incantesimo ed anche questa volta il giovane non riuscì ad avvicinarsi. Stavolta, poi, aveva ammirato la più giovane di esse che era sicuramente la più bella di tutte. Decise, così, di rapirla e farla diventare sua moglie. La sera dopo, sempre al tramonto, le fanciulle ridiscesero e, questa volta, il giovane riuscì ad afferrare per il braccio proprio quella che desiderava. La poverina fu dapprima disperata di doversi separare dalle sorelle, poi, notando l’amore del giovane per lei, cambiò opinione ed accettò di sposarlo…ma il dio Sole, suo padre, sarebbe stato contrario! Il padre, invece, trovò la soluzione al grande amore dei due: confinò gli sposi nel punto più remoto del cielo in modo che il giovane non potesse più tornare a casa, ma consentì che ogni tanto i due potessero rivedere la Terra. É per questa ragione che a volte in cielo si vedono soltanto sei Pleiadi.

29 Le Antiche Civiltà nel Mondo
Nigeriani Filippini Brasiliani Ebrei

30 Mito delle Filippine La Fata della Luna
A Januito, padrone di bufali e risaie, un giorno accadde qualcosa di molto strano:la più grande delle sue risaie divenne uno stagno profondo color dell’oro. Era disperato! Mentre guardava desolato la superficie dell’acqua, sentì delle voci di ragazze, che ridevano e scherzavano, provenire dall’alto del cielo. Alzò gli occhi e vide delle bellissime fanciulle vestite di rosso con ali sulle spalle, ma il giovane ne guardò una in particolare perché era la più bella. S’innamorò perdutamente di lei! Subito l’afferrò e, dopo qualche titubanza, anch’ella rimase colpita dalla bellezza di quello sconosciuto. I due innamorati decisero di sposarsi e vivere felici, ma, per paura che la sua dea potesse tornare in cielo dal padre Abigat, re delle Fate, Januito nascose il vestito alato dell’amata. I due ebbero anche una figlia, Bugan, che qualche tempo dopo, mentre il padre era nei campi a lavorare, andò a curiosare nella dispensa e trovò il “famoso” vestito alato. Quando lo mostrò alla madre, ella lo indossò subito e capì che era venuto il momento di tornare in cielo dal padre. Prese la sua bimba in braccio, decisa a portarla con sé, e aspettò che tornasse il marito per comunicargli la sua decisione. Januito si disperò molto alla fatale notizia e nulla poté per dissuadere la moglie dall’andarsene via. Così rimase lì a guardarle sparire. Chi oggi guarda la Luna, chiedendosi cos’è quell’ombra scura che si vede sulla sua bianca superficie, è la donna alata che tiene in braccio la sua bambina e si chiede cosa starà facendo il suo perduto amore!

31 Mito Ebraico La Luna punita
All’inizio dei tempi Sole e Luna erano della stessa grandezza e brillavano di identica luce: quando uno tramontava, l’altra sorgeva a illuminare il mondo. La Luna, però, non sopportava che il Sole fosse grande e bello come lei e chiese a Dio:<<Ti pare possibile che in cielo ci siano due re di uguale potere? Non sarebbe meglio che uno obbedisse all’altro o viceversa?>> Dio fu d’accordo e stabilì che la Luna divenisse più piccola e riflettesse i raggi del Sole: la sua ambizione era stata punita! Essa, però, si lamentò amaramente. Il Signore allora le chiese cos’altro volesse e la Luna gli fece notare che non era stato giusto rimpicciolirla. Dio si rese conto di essere stato troppo punitivo e, per consolarla, decretò che ogni volta che fosse apparsa in cielo, una schiera di stelle le avrebbe fatto compagnia perché lei si sentisse una regina! Ma, se questo poteva non bastarle, stabilì che gli Ebrei contassero i giorni e gli anni su di lei. É da allora che questo popolo utilizza un calendario lunare. Mito Ebraico

32 Mito del Brasile Sole e Luna
Tanto tempo fa Sole e Luna erano due cacciatori. Un giorno, andando per la foresta, raccolsero due pappagallini per tenerli nella loro casa finquando, divenuti grandi, imparassero a parlare. E così fu, ma intanto i due animali si erano molto affezionati ai loro padroni. Un giorno, rendendosi conto che quest’ultimi non avevano neanche una moglie che, al ritorno dal lavoro, pensasse a far trovare loro il mais pestato, decisero di trasformarsi durante il giorno in splendide fanciulle per cucinare per Sole e Luna. I due non si spiegavano chi preparasse per loro e poi sparisse nel nulla… così decisero di nascondersi per scoprire chi fosse il buono sconosciuto! Così fecero e, quando svelarono il mistero, si resero conto di non aver mai pensato a prendersi una moglie: apprezzarono quelle bellissime fanciulle e le chiesero in spose. Le ragazze-uccello accettarono e, siccome la casa era troppo piccola per tutti e quattro, decisero che Sole e sua moglie l’avrebbero usata di notte, mentre gli altri due ci avrebbero vissuto di giorno. Ed è per questo che non li si vede mai insieme i due amici: quando uno se ne sta a casa, l’altro va in giro!

33 Perché il Sole e la Luna vivono in cielo.
Mito della Nigeria Perché il Sole e la Luna vivono in cielo. Molto tempo fa il Sole e l’Acqua erano amici e il primo andava spesso a trovare la sua amica, ma essa non aveva mai ricambiato le sue visite. L’acqua sosteneva che ovunque andasse, non riusciva ad entrare perché doveva portarsi dietro troppi parenti. Il Sole, quindi, aiutato da sua moglie Luna, decise di costruirsi una casa immensa e, appena ebbe finito, invitò l’Acqua. Quando essa cominciò ad entrare, Sole e Luna si spaventarono perché l’amica portava in sé acqua di fiume, di lago, di mare, di torrente, di stagno, di palude ed era piena di pesci, di ranocchie, di squali, di coccodrilli, di tartarughe, di ippopotami e di ogni animale che sguazzasse e nuotasse! Il Sole e la Luna si scambiarono un’occhiata e, quando l’Acqua riempì completamente la loro casa fino ad inghiottire la terra tutt’intorno, i due poverini si rifugiarono in cielo dove vivono ancora oggi!

34 Siamo un Mito!!!

35 Cipolletta Giuseppina
C I A O da: Arrighi Alessandro Balzani Roberta Barbato Luca Carofano Aldo Carofano Renato Cipolletta Giuseppina Colella Giulia Coletti Donato D’Alessio Emanuele De Masi Antonio De Vitale Umberto Esposito Valeria Gragnaniello Ileana Mazzarella Anna Mesto Francesco Muscio Martina Paolella Umberto Parolicchio Noemi Scaglione Angela Simonelli Damiano Uccello Gaetano Vigliante Mirko Ideato e Curato dall’ ins. A. D’Angelo F I N E


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