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Ipossia e danno neuronale: studio sperimentale

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Presentazione sul tema: "Ipossia e danno neuronale: studio sperimentale"— Transcript della presentazione:

1 Ipossia e danno neuronale: studio sperimentale
COMPOSIZIONE UNITÀ DI RICERCA Virginia Tancredi, Professore Associato, Fisiologia Giovanna D’Arcangelo, Ricercatore Universitario, Fisiologia Margherita D’Antuono, Assegnista di ricerca, Fisiologia Roberto Forcina, contrattista, Fisiologia Francesco Antonelli, Biologo Molecolare e Presidente dell’AIAS di Sgurgola (Frosinone).

2 E’ utile la ricerca? L’utilità della ricerca è fin troppo evidente. La ricerca ha bisogno di tempo, la sua utilità non è immediata. La ricaduta della ricerca biomedica sulle strategie terapeutiche si può evidenziare anche dopo decenni.

3 La ricerca si muove attorno a processi che non si conoscono obbligandoci di volta in volta a scegliere, tra più alternative possibili, qual è la strada giusta da seguire. La strada può sembrare più lunga ma magari ci farà arrivare alla meta, le scorciatoie nella ricerca non sono opportune. L’utlità della ricerca si paleserà in un secondo momento. Le scoperte effettuate potranno essere utili in più campi rispetto a quelli ipotizzati all’inizio.

4 Il danno cerebrale ipossico-ischemico prenatale e perinatale è il
fattore maggiormente responsabile della mortalità e morbilità di neonati e bambini che spesso porta a ritardo mentale, epilessia, difficoltà di apprendimento e disabilità motorie.

5 La patogenesi di questo danno è complessa dal momento che è correlata ad una cascata di eventi tossici tempo-dipendenti che includono: rapida “deplezione” dei magazzini intracellulari di adenosintrifosfato (ATP) glicolisi anaerobica, acidosi da acido lattico, e depolarizzazione della membrana cellulare eccitotossicità da glutammato aumento dell’entrata di calcio, sodio e acqua nelle cellule con conseguente rigonfiamento attivazione di enzimi calcio-stimolati attivazione del sistema immunitario iperespressione di particolari geni morte neuronale.

6 Questi eventi sono simili a quelli descritti nell’ictus cerebrale del paziente adulto, ma la gravità con cui questi danneggiano il cervello immaturo, è profondamente influenzata dall’età fetale in cui il avviene l’evento ipossico. Infatti, la suscettibilità del SNC immaturo all’ipossia/anossia, è dipendente dallo stato dei processi di sviluppo critici quali la proliferazione, migrazione, differenziazione, mielinizzazione, così come dalla regolazione del flusso sanguigno cerebrale e dal metabolismo.

7 In molte aree del Sistema Nervoso Centrale (SNC) di mammifero, utilizzando preparati biologici che consistono in fettine di cervello mantenute in vita “in vitro” quali quelle di corteccia somatosensoriale, talamo-corticali o di ippocampo-corteccia entorinale dove vengono conservate le connessioni dei circuiti nervosi, è possibile, tramite registrazioni elettrofisiologiche studiare gli effetti dell’ipossia. Durante l’evento ipossico i neuroni e le cellule gliali vanno incontro ad una severa ed improvvisa depolarizzazione inducendo una risposta che viene definita depolarizzazione ipossica (HD), che si verifica entro pochi minuti dal blocco sinaptico

8 Questa risposta può rappresentare uno dei passi iniziali che porta alla morte cellulare ed è caratterizzata: dalla cessazione dell’attività neuronale, da un improvviso shift negativo nel potenziale extracellulare, da una severa depolarizzazione dei neuroni e della glia e da una drastica ridistribuzione di ioni ai lati della membrana. Dopo la riossigenazione la trasmissione sinaptica non si ripristina se la depolarizzazione ipossica dura più di qualche minuto contribuendo quindi ad un danno cellulare acuto in regioni particolarmente sensibili all’ipossia come ad esempio la regione CA1 dell’ippocampo. Quindi il blocco irreversibile della trasmissione sinaptica dopo ipossia acuta è un importante indice fisiologico del danno.

9 E’ stato dimostrato che l’ischemia cerebrale è accompagnata da una marcata reazione infiammatoria, dovuta ad un aumento di espressione delle citochine, di molecole di adesione e di altri mediatori infiammatori, inclusi i prostanoidi e l’ossido nitrico. Studi preclinici suggeriscono che l’intervento precoce per attenuare tale infiammazione riduce la progressione del danno cerebrale.

10 Progetto di Ricerca Gli obiettivi principali del nostro studio sono:
Obiettivo #1: In questa parte del progetto si sono utilizzati e si utilizzeranno ratti tra P0 e P21 sottoposti a danno anossico/ischemico e si sono effettuate e si effettueranno registrazioni intra/extracellulari da fettine di ippocampo per valutare gli effetti delle citochine sulla trasmissione sinaptica e sul potenziamento tetanico a lungo termine.

11 Obiettivo #2: In una seconda serie di esperimenti si effettueranno registrazioni elettrofisiologiche da fettine di ratti sottoposti a danno anossico/ischemico secondo le modalità convenzionali dove la madre sia stata pre-trattata in vivo con citochine per valutarne l’eventuale effetto protettivo sul danno post-ischemico. Le fettine utilizzate per le registrazioni elettrofisiologiche potranno essere utilizzate in un’ulteriore fase di questo progetto di ricerca per effettuare studi molecolari e istochimici. Questo studio ci permetterà di valutare l’importanza dell’intervento tempestivo nei casi di anossia perinatale e soprattutto studiare i meccanismi cellulari coinvolti nella progressione neuropatologica del danno post-ischemico per poter intervenire con le terapie adeguate.

12 Perché le citochine Nel tessuto nervoso sono stati identificati recettori per le citochine accoppiati ad una stimolazione dei processi di fosforilazione intracellulare della tiroxina e della serina/treonina, e alcune di queste citochine hanno un effetto modulatorio sui fenomeni di plasticità sinaptica. Infatti, alcune citochine inibiscono l’espressione del potenziamento a lungo termine (LTP) considerato un correlato elettrofisiologico di apprendimento e memoria, mentre altre lo aumentano. A questo proposito occorre ricordare che mentre la maggior parte delle citochine determinano un’azione infiammatoria, è stato dimostrato che l’interleuchina 6 (IL-6) ha al contrario un effetto protettivo sul tessuto cerebrale. Infatti, durante lo sviluppo IL-6 promuove l’accrescimento assonale e la differenziazione neuronale in colture, un’ azione sinergica con il fattore di accrescimento neuronale (NGF), ma distinta in termini di segnali di trasduzione intracellulari coinvolti.

13 Risultati generali Abbiamo recentemente dimostrato che IL-6 ha un effetto inibitore sul rilascio di glutammato e conseguentemente sulla propagazione dell’eccitazione attraverso la corteccia cerebrale, un evento che suggerisce il ruolo protettivo di IL-6 sulla sopravvivenza neuronale dopo insulto traumatico o ipossico. E’ quindi importante continuare ad esplorare l’efficacia delle terapie antiinfiammatorie nel trattamento del danno postischemico.

14 Risultati -L’anossia induce sui neuroni dell’ippocampo una depolarizzazione duratura. -Il periodo di riperfusione sembra essere quello più critico che può portare a morte cellulare. Durante questo periodo i potenziali sinaptici risultano di ampiezza maggiore. Possiamo individuare 2 possibili meccanismi: -l’incremento del rilascio di neurotrasmettitori e l’attivazione dei recettori degli amminoacidi eccitatori (EAA)i, in particolare quelli di tipo NMDA -l’accumulo di Ca2+ intracellulare -Durante l’interruzione di ossigeno, così come durante il periodo di riperfusione, aumenta anche il rilascio di GABA, ma non è ancora chiaro come e perché le conduttanze GABA-mediate possano contribuire alla depolarizzazione post- anossica. N.B. Come è noto il GABA è coinvolto nell’inibizione sinaptica e quindi l’attivazione dei recettori GABAa dovrebbe iperpolarizzare i neuroni, quindi contrapporsi all’azione depolarizzante degli EAA. Possiamo, quindi, pensare che il rilascio di GABA, durante l’anossia, possa rappresentare un mecanismo protettivo contro l’eccitotossicità.

15 Effetto dell’anossia sulla trasmissione di base registrata simultaneamente dalla zona dei corpi cellulari e dai dendriti della regione CA3 dell’ippocampo

16 Differenti risposte all’anossia dei corpi cellulari e dei dendriti

17 Fase ictale Fase interictale Effetto dell’anossia sull’attività epilettica indotta in vitro dalla 4-aminopiridina Potenziale GABA-mediato

18 Prospettive future Studio del ruolo delle citochine antiinfiammatorie sugli effetti indotti dall’anossia Studio dei meccanismi responsabili dell’atrofia muscolare, conseguente alla spasticità Eventuale loro prevenzione Studio di strategie innovative di riabilitazione per il recupero neuromotorio.


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