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Da 30 anni viviamo una crisi da sottoconsumo Nel giro di 30 anni, il potere dacquisto e il livello di vita dell80% meno ricco della popolazione si è contratto.

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1 Da 30 anni viviamo una crisi da sottoconsumo Nel giro di 30 anni, il potere dacquisto e il livello di vita dell80% meno ricco della popolazione si è contratto mediamente di oltre due terzi, mentre la ricchezza dell1% più ricco si è intanto … quadruplicata! Deindustrializzare al nord per delocalizzare al sud al fine di risparmiare allosso su retribuzioni, welfare, imposte, sicurezza ed ecologia, ha comportato la progressiva contrazione della Domanda internazionale. Precarizzando, contraendo retribuzioni e welfare nonché iper- remunerando e detassando i Redditi da Capitale si è ridistribuita in senso sempre più regressivo la ricchezza, aggravando progressivamente questa contrazione e accelerando la spirale recessiva in cui ci siamo avvitati.

2 GERARCHIE SOCIALI E PENSIERO ECONOMICO Ignorare che la scienza non è neutra e che i media sono al servizio della sezione apicale del blocco sociale dominante è una ingenuità imperdonabile. Se nel medio-lungo periodo limmaginario di un popolo tende a modellarsi su quello del suo blocco dominante, ciò è vero soprattutto per limmaginario economico. Chiedere ai portavoce dell1% che si arricchisce come faccia ad uscire dalla crisi l80% meno ricco che solo si impoverisce, porta pertanto semplicemente a sentirsi dire che bisogna … comprimere retribuzioni e welfare, precarizzare, delocalizzare ed iper-remunerare e detassare i Redditi da Capitale!

3 IL PENSIERO UNICO IN ECONOMIA Scienza e media sono responsabili della diffusione di un immaginario economico assolutamente destituito del minimo fondamento scientifico e ciò nonostante egemone anche al livello del luogo comune: il così detto Pensiero Unico in economia. Possiamo così riassumerlo: 1)oggi viviamo una delle tante crisi cicliche del capitalismo, aggravata dalla forte concorrenza delle economie emergenti nei settori a bassa tecnologia e dal peso del nostro enorme debito pubblico, dovuto alla corruzione clientelare della prima repubblica e alla evasione fiscale. 2)abbiamo pesanti impegni comunitari da assolvere, ma senza leuro forte alle spalle pagheremmo molto di più le Importazioni necessarie quali materie prime ed energia.

4 La ricetta del Pensiero Unico Secondo questo Pensiero pseudoliberista, dovremmo pertanto: 1) migliorare la nostra competitività sul fronte dei costi e attrarre quanti più Capitali possibile dallestero: a)contrarre il welfare, onde liberare risorse per rimborsare il debito pubblico e ridurre le imposte sul Profitto e sui Redditi da Capitale. b)precarizzare di più e liberare le imprese da ogni vincolo. c)favorire il contenimento salariale e bloccare la perversa spirale inflazionista avviata dalle indicizzazioni automatiche. 2)Investire nella ricerca aziendalizzando scuola e università, sempre più incapaci di vera formazione. 3)Favorire il turismo, Investire sul nostro patrimonio artistico e promuovere i nostri prodotti tipici.

5 Ed invece … 1)la ridistribuzione regressiva del Reddito ha potenti effetti recessivi perché fa aumentare i Risparmi medi a danno dei Consumi privati e pubblici interni, e lo stesso vale per ogni intervento deflattivo; 2)ogni contrazione del Consumi interni provoca una contrazione keynesiana recessiva allincirca quadrupla del PIL reale e, quindi, una contrazione delle entrate tributarie che, gravando il Fisco mediamente per il 40% circa del PIL, è pari a circa 1,6 volte la contrazione deflattivo-recessiva così provocata (4x40%=160%), per cui, se è motivata dalla speranza di contrarre il rapporto debito/PIL, in realtà lo aggrava; 3)la sottostima ufficiale dellinflazione provoca recessione perchè maggiorando retribuzioni, pensioni e welfare nei limiti della inflazione «programmata» (2%) e poi sottostimandola (2% anziché 4-6%), si contraggono i Consumi popolari pubblici e privati in misura pari a circa 4 volte la inflazione non rilevata.

6 LINFLAZIONE DA OLIGOPOLIO Sostenere, come fa il Pensiero pseudoliberista oggi egemone, che le indicizzazioni sono fattore di inflazione ha lo stesso pregio scientifico di dire che è lapertura degli ombrelli la vera causa della pioggia! Non solo, ma mentre demonizza linflazione, questo Pensiero sostiene che la si debba contrastare tagliando la Domanda interna (deflazione), mentre, quando aumenta la Domanda, perché aumentino i prezzi occorre che lOfferta non aumenti altrettanto, il che è proprio quello che accade, ma solo perché i trust sottodimensionano volontariamente lOfferta onde trasferire sui listini allingrosso a fine di extraprofitto la tensione esercitata dalla porzione di Domanda lasciata volutamente insoddisfatta! Linflazione, pertanto, si contrasta con il calmiere allingrosso e lanti-trust, non con la deflazione!

7 RIMBORSARE IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO E ORMAI IMPOSSIBILE Il nostro debito pubblico grava ormai per oltre 1. 800 Mld e i soli interessi pesano circa 80 Mld lanno. Ipotizzando di volerlo rimborsare in 20 anni con altrettante finanziarie da gravare sui ceti produttivi e consumatori, ognuna dovrebbe essere di 90 Mld, cui sommare almeno altri 40 per interessi, per un totale di circa … 130 Mld luna, con effetti disintegrativi quadrupli (4x130x20= -10.400 Mld!), a dispetto di un PIL di appena 1.700 Mld e che nemmeno un armageddon provocherebbe!

8 Il debito pubblico Peraltro, scienza e media evitano di precisare che il nostro debito pubblico è dovuto alla scelta di detassare i Redditi da Capitale (12,5%) ed iper-remunerare i BOT, a fronte di una spesa pubblica distorta e fortemente appesantita dalla corruzione. Nell81, la BdI venne resa autonoma dal Tesoro (e dunque dal Governo, e, a cascata, dal Parlamento). La sua prima decisione fu quella di maggiorare gli interessi sui BOT, con la conseguenza che non si riuscì più a pagarli con le entrate correnti e il rapporto debito/PIL prese a crescere continuamente, passando dal 55% circa degli anni 72-81 al 125% nel 2005. La prima repubblica, dunque, non centra nulla!

9 Inoltre… -Il 90-95% dei BOT sono solo «virtuali» perché non vengono acquistati dai privati, bensì sono «collocati elettronicamente» presso le banche, dove vengono scambiati con euro da esse creati elettronicamente dal nulla grazie al sistema della «riserva frazionaria», che consente loro di creare e prestare quantità gigantesche di Moneta elettronica allo scoperto. Nel caso ad esempio di Basilea2, il limite legale è di 49 volte i loro assets (1+49=50 e 2%di 50=1!), ma per i colossi USA, dato il loro altissimo livello di integrazione reciproca, si calcola che il loro coefficiente di moltiplicazione prudenziale sia di fatto compreso tra 1.000 e 100.000, se non addirittura infinito! Peraltro, fino alla loro criminale svendita bipartisan (operata dal 94 in poi), il nostro debito pubblico era solo una partita di giro perché, collocandolo elettronicamente presso le nostre 4 banche pubbliche, veniva a coincidere la figura del debitore (lo Stato) con quella del creditore (le banche pubbliche)!

10 IL «GAP» TRA I RISPARMI E GLI INVESTIMENTI PRODUTTIVI -Mentre nel circuito produttivo/distributivo capitalistico (il così detto circolo Denaro-Merce-Denaro) i Risparmi di fine-ciclo sono di media il 20% del PIL, gli Investimenti produttivi allinizio del ciclo successivo sono meno del 5% del PIL. Ne discende che non cè nessuna fame endemica di Capitali e semmai occorre reperire/creare una Domanda aggiuntiva per colmare questo gap, pena la impansione progressiva dellintero sistema. Un modo per ridurre questo «gap» consiste nel trasformare parte dei Risparmi in Consumi pubblici e privati, con conseguenti effetti keynesiani propulsivi del PIL, grazie ad una tassazione più perequata del Reddito.

11 LA INFLAZIONE SPECULATIVA DEI CESPITI Quando sale lindice di borsa o il prezzo al mq del mattone senza che sia corrispondentemente aumentata la ricchezza reale che i titoli dovrebbero rappresentare o la qualità degli immobili, non aumenta affatto la ricchezza comune, ma si registra solo una «inflazione speculativa» dei cespiti che aumenta la dotazione di Moneta virtuale con cui i loro detentori comprano, in realtà senza pagare, più beni e più lavoro di prima, in danno dei ceti produttivi e con effetti complessivi recessivi che allargano ulteriormente il «gap». Peraltro, i Capitali aggiuntivi attratti dalleuro forte e dalla deflazione, in un contesto recessivo, disdegnano gli impieghi produttivi nel circuito Denaro-Merce-Denaro e alimentano soltanto la bolla speculativa nel circuito Denaro-Denaro.

12 IL SALDO EXPORT-IMPORT NON RISOLVE LA CONTRADDIZIONE Nel tempo, il commercio internazionale tende necessariamente al pareggio e non può dunque il saldo Export-Import colmare questo gap esistente nel circolo D-M-D tra i Risparmi medi e gli Investimenti produttivi. E del resto imbattibile la concorrenza sleale praticata dalle multinazionali delocalizzate in aree dove producono sottocosto nel massimo dispregio della natura e delluomo. Leuro forte, infine, peggiora la competitività del made in UE allo stesso identico modo di una più alta inflazione a cambio invariato. Basta dunque svalutare periodicamente leuro in misura pari al differenziale di inflazione per mantenere inalterata la nostra competitività.

13 IL RIMBORSO DEL DEBITO PUBBLICO Oggi KF è tassato solo al 12,5% rispetto alloltre 50% che grava su KI e a una tassazione sui Redditi da lavoro medio-bassi compresa tra il 20 e il 43%. Il deficit-spending espande il Pil reale e contrae il rapporto debito/PIL sia collocandolo elettronicamente che semplicemente aumentando la base monetaria allo scoperto. Il rapporto debito/PIL può essere ridotto, pertanto, sia ridistribuendo più progressivamente il Reddito, sia facendo altro deficit-spending, preferibilmente finanziato con Moneta creditizio-cartolare allo scoperto, o gravando i rimborsi esclusivamente sulla Rendita e sui Redditi da Capitale. Non ha senso, invece, rimborsare debito virtuale con PIL reale!

14 IL «CONGELAMENTO» DEL DEBITO PUBBLICO Per gravare sulla Rendita e sui Redditi da Capitale il peso altrimenti recessivo di un rimborso del debito pubblico che fosse gravato sui ceti produttivi, si può anche congelare i BOT detenuti oltre un certo ammontare ( 1-10 mln, poniamo), che, come già detto, sono in massima parte «collocati elettronicamente» grazie alla inesauribile capacità bancaria di creare Moneta creditizia «virtuale», e quindi convertirli in titoli indicizzati e senza interesse a scadenza indeterminata, con rinnovo forzoso.

15 CHE FARE, DUNQUE? Per uscire dalla crisi da sottoconsumo in cui versiamo da circa 30 anni, dobbiamo dunque fare lesatto contrario ci ciò che facciamo da allora, ovvero espandere la Domanda interna in regime di inflazione controllata ed euro vero: 1)Invertendo le aliquote fiscali sulla Rendita (12,5%) rispetto al Profitto (oltre 50%) e al Salario (20-43%); 2)Ridistribuendo progressivamente la ricchezza dall1% più ricco verso l80% meno ricco; 3)congelando il debito pubblico detenuto in tranches oltre un certo ammontare; 4)Contraendo a calmiere gli interessi bancari ed i premi assicurativi; 5)Utilizzando in funzione anti-inflazione il calmiere allingrosso e lanti-trust e svalutando periodicamente leuro in misura pari alleventuale differenziale di inflazione residuo.

16 LA RIFORMA DELLARCHITETTURA CREDITIZIO-FINANZIARIA Conseguentemente, occorre altresì: 1)Introdurre adeguati vincoli borsisitici anti- speculazione e tassare le transazioni finanziarie; 2)Introdurre ai confini della UE adeguati vincoli valutari anti-speculazione e anti-delocalizzazione; 3)Trasferire il potere legislativo dal Consiglio dEuropa al Parlamento europeo, costruendo una Repubblica parlamentare federale. 4)Costruire adeguati poli bancari e assicurativi statali e federali presso cui collocare elettronicamente i debiti pubblici nazionali e comunitari e da utilizzare in funzione anti-trust e a calmiere nei settori bancari e assicurativi.

17 Lalternativa e la recessione indefinita Non facendolo, i Capitali fuggono dai paesi che non iper-remunerano e detassano KF e non praticano la deflazione recessiva indefinita, per cui cambio e borsa crollano sotto i colpi di maglio della speculazione borsistica e valutaria interna e internazionale. Cedendo al ricatto, però, è la recessione progressiva e irreversibile, con ridistribuzione sempre più sperequata della ricchezza e cancellazione del contratto sociale che ha sorretto tutte le socialdemocrazie emerse nel secondo dopoguerra.

18 EUROPA DEI POPOLI E NON EUROPA DELLA FINANZA Occorre pertanto chiamare alla unità il mondo del lavoro (maestranze, imprese fuori dal club, ceti mercantili e ceti medi) per rinnegare il trattato di Maastricht e finalmente fondare una Europa dei popoli ispirata alla crescita nella giustizia sociale, in regime di inflazione controllata ed euro vero, invitando altrimenti alla secessione valutaria i paesi aderenti. In alternativa, lultima chance consiste nellassociare alleuro una seconda Moneta a corso forzoso e priva di riconoscimento estero, in cui esprimere il debito pubblico ed effettuare i pagamenti dallo e allo stato. www.circolodegliscipioni.org www.circolodegliscipioni.org


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