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LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof. ssa Iride Valenti a. a

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Presentazione sul tema: "LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof. ssa Iride Valenti a. a"— Transcript della presentazione:

1 LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof. ssa Iride Valenti a. a
LINGUISTICA e COMUNICAZIONE prof.ssa Iride Valenti a.a Fonetica e fonologia

2 Riferimenti bibliografici
A. Mioni, Fonematica contrastiva, Patron, 1973; M. Nespor, Fonologia, Il Mulino, 1993; G. Graffi, S. Scalise, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Il Mulino, 2006.

3 Le COMPETENZE di un parlante
Fonologica Morfologica livelli d’analisi relativi al significante Sintattica Semantica livello d’analisi relativo al significato

4 Primo livello di analisi
Fonetica e fonologia Uno degli aspetti più evidenti del linguaggio umano è la produzione di “suoni”

5 FONETICA Studio delle caratteristiche fisiche dei suoni:
fonetica articolatoria: produzione dei suoni; fonetica acustica: natura fisica di un suono e la sua propagazione nello spazio; fonetica uditiva o percettiva: studia l’aspetto della ricezione del suono da parte dell’ascoltatore.

6 FONOLOGIA Studio dei FONEMI di una data lingua, cioè dei suoni aventi valore distintivo di significato. Si divide in: fonologia della parola: una parola può essere analizzata come una composizione sonora di più suoni (casa, canne, drago, impossibile, illegale, sgretolato); fonologia dell’enunciato: differenze sistematiche quando le parole sono concatenate in un ENUNCIATO (vado a ccasa, ho bbevuto, che ffai?); fonologia soprasegmentale: altri ELEMENTI SONORI (accento, l’altezza tonale) con valore contrastivo (La vecchia maschera la stampa; Ha già comprato l’ultimo libro di Luca. - Ha già comprato l’ultimo libro di Luca?).

7 Oggetti di indagine La FONOLOGIA (specifica di una lingua)= elementi mentali discreti La FONETICA (regole universali + specifiche)= elementi fisici continui (dare forma fisica alla struttura fonologica). Ciò che è discreto nella nostra mente non lo è: 1. nell’articolazione (lingua e bocca si muovono gradualmente da una posizione all’altra); 2. nel segnale acustico (onda sonora = curva continua); 3. nella percezione (flusso continuo)

8 In base al modo di articolazione
VOCALI = suoni prodotti senza ostacoli. CONSONANTI = suoni prodotti con ostacoli parziali o totali. APPROSSIMANTI (o semivocali o semiconsonanti) = ostacolo appena percettibile

9 FONETICA Apparato fonatorio e fonazione
il flusso d’aria può essere: polmonare egressivo (l’aria dall’interno verso l’esterno); polmonare ingressivo (l’aria dall’esterno all’interno); glottidale egressivo o ingressivo (l’aria proviene dalla glottide).

10 FONETICA - APPARATO FONATORIO
Gli organi articolatori: polmoni bronchi  trachea  laringe  glottide (=corde vocali)  faringe (ugola) cavità orale (lingua, palato e velo, alveoli, denti, labbra) cavità nasale

11 Apparato fonatorio

12 Nella rappresentazione fonologica dei segmenti:
- Livello astratto, mentale o fonemico - Livello concreto, fisico o fonetico NON TUTTI I SUONI FISICAMENTE PRESENTI IN UNA LINGUA SONO PRESENTI A LIVELLO MENTALE

13 CONSONANTI: modi E PUNTI di articolazione
OCCLUSIVE (o esplosive): BILABIALI = <b> // - <p> // banda-panda DENTALI = <d> // - <t> // dare-tare VELARI = <c(h)> e <q> // - <g(h)> // callo-gallo, chele, ghiro FRICATIVE (o continue o costrittive o spiranti): LABIODENTALI = <f> // - <v> // fino-vino DENTALI O ALVEOLARI = <s> // - <ṣ> // rósa-ròṣa PALATOALVEOLARI= <sc(i)> // (sempre intensa)- Ø (// francese) ascia, scena AFFRICATE: DENTALI= <z> // - <ẓ> // razza-raẓẓa, azione, ẓanẓara, ecc. PALATOALVEOLARI= <c(i)> // - <g(i)> // cielo-gelo, ciotola, cinema, ciano, giardino, gioco, giullare, giro NASALI BILABIALI= <m> // mano, ramo, complesso, imbelle, impopolare DENTALI O ALVEOLARI= <n> // dente, nonno, nano, indagare, inverno, anfora PALATALI= <gn> // (sempre intensa) ragno, ogni, gnomo, pegno, compagnia LATERALI DENTALI O ALVEOLARI= <l> // lama, alto, elastico PALATALI = <gl(i)> // (sempre intensa) maglia, maglie, gli, aglio, agli, figlio, figli, figlie VIBRANTI DENTALI O ALVEOLARI= <r> / / ramo, rete, ramarro, chitarra, avarìa, aria APPROSSIMANTI PALATALI = <i> // iena, pieno, varie, iodio, miagolìo UVULARI= <u> // uòmo, ruòta, fattuàle, àuto, pàusa, rèuma

14 CONSONANTI: PUNTI DI ARTICOLAZIONE
LABBRA: bilabiali [p, b, m] DENTI + LABBRA: labiodentali [f, v]; DENTI +PUNTA della LINGUA: dentali [t, d]; PUNTA della LINGUA+ALVEOLI : alveolari [s, z, ts, dz, n, l, r]; zona tra l’ALVEOLO e il PALATO DURO + LAMA DELLA LINGUA: palatoalveolari [, , ]; PALATO DURO +DORSO DELLA LINGUA: palatali o anteriori [, , ]; VELO + PARTE POSTERIORE della lingua: velari [k, g, w];

15 VOCALI le labbra: arrotondate (ò, o, u) o distese (a, è, e, i)
lingua sull’asse verticale: vocali medio-alte: é-ó vocali medio-basse: è-ò vocali alte: i-u vocali basse: a lingua sulla posizione orizzontale: Centrali: a Anteriori: è, e, i Posteriori: ò, o, u Per comprendere il sistema vocalico dell’italiano si deve guardare a quello latino, da cui il nostro deriva:

16 Il sistema vocalico tonico del latino classico (10 vocali)

17 Dal latino all’italiano (toscano) 7 vocali
Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū i // é // è // a // ò // ó // u // Immaginando di tracciare una linea di congiunzione tra le vocali all’interno della cavità orale, in base al loro punto di articolazione, si ottiene un triangolo rovesciato:

18 Sistema vocalico tonico italiano

19 Dal latino al siciliano (5 vocali)
Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū i // è // a // ò // u // Nel siciliano non esistono le vocali medioalte e-o

20 La trascrizione fonetica
I diversi sistemi di scrittura utilizzati dalle diverse lingue rendono in varia maniera nel mezzo grafico la realtà fonica della produzione verbale. Le grafie alfabetiche formatesi storicamente per convenzione e accumulo di abitudini grafiche non sono però univoche e coerenti. Per ovviare alle incongruenze delle grafie tradizionali e avere uno strumento di rappresentazione grafica dei suoni del linguaggio, i linguisti hanno elaborato sistemi di trascrizione fonetica, in cui c’è corrispondenza biunivoca fra suoni e segni grafici. Il più diffuso è L’Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA).

21 L’alfabeto latino Applicato alla lingua di Roma, forniva un numero di segni sufficiente da permettere una quasi assoluta aderenza al principio della corrispondenza uno a uno tra grafema e fonema (non veniva notata solo la lunghezza vocalica e /k/ era notato con c, q e tavolta k). Quando lo stesso alfabeto fu adattato a trascrivere altre lingue con sistema e inventario fonematico assai diversi, non aveva in alcuni casi un numero di lettere sufficiente per notare tutti i fonemi in questione e fu necessario: aggiungere nuove lettere (come nelle lingue germaniche ) o impiegare digrammi o trigrammi

22 Nell’evoluzione dal latino:
alcuni fonemi si sono persi del tutto (defonologizzazione) come la /h/ di habere; altri fonemi si sono formati: la //, la //, la // ( (fra il I e il III sec. d. C.), la // e la // (varianti già esistenti nel III sec.); la //, la // (attorno al IV sec.), la // (fra il II e il V sec. d. C.), le vocali [] e [] sono già formate come varianti nel latino parlato tra I e III sec. d. C e diventano fonemi distinti entro il V sec. il dittongamento di // e // (più tardi: metà VII sec.), la monottongazione di /aw/ in // (fine VII sec.); la palatalizzazione dei nessi consonante + /l/ (clamare, flore: seconda metà X-inizi XI sec.). Tutto ciò ha modificato, quindi, l’inventario dei fonemi. altri fonemi hanno subito modificazioni (ad es. /t/ > /d/ e /k/ > /g/ in alcuni contesti) senza che ciò ne cambiasse l’inventario (rifonologizzando fonemi precedenti), come per stratam > strada o lacum > lago.

23 La -s- intervocalica Inoltre, in latino la -s- intervocalica in latino era sempre sorda (cfr. quaestor/quaero; esse/ eram). Dopo il IV secolo a. C., come dimostrano alcuni nomi propri (es. Valesii > Valerii, Fusii > Furii) l’originaria sorda intervocalica si trasformò prima in sonora, poi in -r- (per rotacismo: *ausosa > aurora, *cinesis > cineris, *ama-se > ama-re): la fase intermedia tra /s/ e /r/ del rotacismo fu /z/ (la s sonora di esame); abbiamo perciò il mutamento /s/ > /z/ > /r/. Tale -r- frutto di rotacismo poté talora estendersi, per analogia, a posizioni non intervocaliche (es. arbor < arbos, labor < labos, honor < honos). [da: A. Traina, G. Bernardi Perini, Propedeutica al latino universitario, Pàtron, 1982].

24 Suoni e grafia Un sistema grafico è coerente quando a un suono corrisponde un segno e viceversa (relazione biunivoca): [b]  b suono segno L’italiano ha, ad es., diverse incoerenze, per es.: due simboli diversi per un solo suono: cuore/quando [k] due suoni diversi per lo stesso simbolo: sera [s] / rosa [z] due simboli per un solo suono: maghe gh per [g] tre simboli per un solo suono: sciocco sci per [ʃ]

25 I 45 fonemi dell’italiano standard
15 CONSONANTI TENUI : /p/, /b/, /m/, /t/, /d/, /n/, /k/, /g/, /f/, /v/, /s/, /r/, /l/, //, // le rispettive 15 CONSONANTI INTENSE (rappresentabili come doppie o seguite dal “cronema” []): /p/, /b/, /m/, /t/, /d/, /n/, /k/, /g/, /f/, /v/, /s/, /r/, /l/, //, // 1 CONSONANTE sempre di grado TENUE: /z/ (rosa, naso ecc.) 3 CONSONANTI SEMPRE INTENSE (per lo più in posizione intervocalica): // (aglio, maglia), // (ragno, ma anche gnomo), // (ascia, scena, sciupato) 2 CONSONANTI INTENSE in posizione intervocalica: // // (anche se la grafia presenta una sola <z>: nazione, azoto); le 2 SEMICONSONANTI: // (pieno, ieri), // (uomo, tuono) 7 VOCALI TONICHE: //, //, //, //, //, //, //;

26 Foni e fonemi Tra i suoni che l’apparato fonatorio può produrre, ogni lingua ne sceglie un certo numero questi suoni saranno chiamati foni: suoni/rumori del linguaggio articolato I foni hanno valore linguistico quando sono distintivi, quando cioè contribuiscono a differenziare dei significati [p] e [t] non sono soltanto foni dell’italiano, ma contribuiscono anche a formare coppie minime coppia minima: coppia di parole che si differenziano solo per un suono nella stessa posizione (nello stesso contesto) pare/tare (#___V), premo/tremo (#___r) carpa/carta (r___a), tappo/tatto (V__V) ripa/Rita (V__V), top/tot (___#)

27 Foni e fonemi Due foni che hanno valore distintivo sono detti fonemi
Un fonema non «ha» significato in sé, ma contribuisce a differenziare dei significati Un fonema è un segmento fonico che: ha funzione distintiva non può essere scomposto in una successione fonemi è definito solo dai caratteri che hanno valore distintivo tali caratteri si dicono «pertinenti» i fonemi si rappresentano tra barre oblique (p. es. /t/) i foni si rappresentano tra parentesi quadre (p. es. [t]) Il fonema è una unità che si colloca a un livello «astratto»; i foni si collocano a un livello «concreto»: Langue/Competenza Fonema /t/ Parole/Esecuzione Fono [t]

28 Le regole di Trubeckoj (1939): servono a stabilire se due foni abbiano valore distintivo e siano quindi fonemi di una determinata lingua Prima regola: quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non possono essere scambiati fra loro senza con ciò mutare il significato delle parole o renderle irriconoscibili, allora questi due suoni sono realizzazioni fonetiche di due diversi fonemi varo - faro [v] e [f] in italiano sono fonemi, sono in distribuzione contrastiva Seconda regola: quando due suoni compaiono nelle stesse posizioni e si possono scambiare fra loro senza causare variazione di significato della parola, questi due suoni sono soltanto varianti fonetiche facoltative di un unico fonema rema - Rema [r] alveolare e [R] uvulare in italiano sono due varianti libere di un solo fonema

29 Le regole di Trubeckoj (1939)
Terza regola: quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse posizioni, essi sono due varianti combinatorie dello stesso fonema naso - ancora ['nazo] - ['aŋkora]) [n] alveolare e [ŋ] velare in italiano sono varianti combinatorie dello stesso fonema Le varianti combinatorie di un fonema sono anche dette allofoni (sono in distribuzione complementare)

30 Opposizioni fonologiche
In un sistema ogni unità si definisce in relazione a tutte le altre unità I fonemi di una lingua intrattengono tra loro rapporti di opposizione: una /p/ funziona in quanto si oppone e si distingue da /b/, /k/ ecc., dando luogo a dei contrasti (pare/bare/care ecc.) /p/ (occlusiva bilabiale sorda) /b/ (occlusiva bilabiale sonora) /p/ (occlusiva bilabiale sorda) /k/ (occlusiva velare sorda) Esistono vari tipi di opposizioni fonologiche: Bilaterale: /p/ ~ /b/ (sono le uniche 2 occlusive bilabiali in italiano) Multilaterale: /p/ ~ /k/ ~ /t/ (occlusive sorde) Il numero dei fonemi varia da lingua a lingua: ci sono lingue con poco più di una decina di fonemi, altre superano il centinaio, l’italiano ne ha quarantacinque

31 Varianti libere Se due suoni foneticamente simili si possono trovare nello stesso contesto, ci sono due possibilità: se danno luogo a due parole con significato diverso: i due foni sono realizzazioni di due fonemi se il significato non cambia: sono varianti libere dello stesso fonema

32 Allofoni: il caso della fricativa alveolare
Due o più foni che coesistono in distribuzione complementare sono allofoni di uno stesso fonema. Ad esempio, nell’italiano, a proposito della fricativa alveolare si osserva che l’opposizione fonologica tra /s/ sorda e /z/ sonora ha un rendimento funzionale assai basso (poche le coppie minime del tipo fuso-fuzo). Oggi si tende a riconoscere un solo fonema /s/ con due allofoni [s] e [z]. In particolare: il fono [s] ricorre: In posizione iniziale di parola prima di vocale #___V [s]era, [s]emplice, [s]orriso In posizione finale di parola ___# lapi[s], note[s], ribe[s] prima di una consonante sorda (variante combinatoria) ___Csorda [s]paurito [s]tupido [s]cavare [s]pirito tra due vocali, nell’it. merid. (variante libera), V___V ro[s]a, ri[s]o, corro[s]o, a[z]ola, a[s]ino Il fono [z] ricorre invece: prima di una consonante sonora (variante combinatoria) ___Csonora [z]dentato, [z]modato, [z]gocciolare, [z]naturato, [z]bagliare nell’it. sett., tra due vocali (variante libera) V___V ro[z]a, ri[z]o, corro[z]o, a[z]ola, a[z]ino Come si vede, in posizione intervocalica [s] può realizzarsi come sorda o sonora a seconda della varietà regionale di appartenenza dei parlanti.

33 Allofoni: la nasale dentale
Altro caso significativo di allofonia in italiano è quello della nasale dentale /n/ che può manifestarsi con diversi allofoni (quattro) in relazione a diverse possibilità combinatorie: [n]: vento, nano, mangiare, in testa, un dente []: ancora, incudine, ingordo, in gamba, un cumulo, con garbo []: anfibio, inverno, un fuoco, con fiducia, in vita [m]: impossibile, in barba, un mare, un popolo Le varianti combinatorie (allofoni) si spiegano come casi di assimilazione [v. infra]. Il segmento viene modificato in ordine ad alcuni tratti (ad es. il punto di articolazione).

34 Tratti distintivi Ogni fonema può essere analizzato in un insieme di tratti distintivi che lo definiscono in opposizione a tutti gli altri fonemi:

35 Tratti distintivi: vocali
I tratti distintivi usati per definire le vocali dell’italiano sono i seguenti : Ogni fonema viene individuato in modo univoco da un fascio di tratti distintivi. L’impiego dei tratti distintivi permette di cogliere delle generalizzazioni nei processi fonologici. Sillabico Arrotondato Alto Basso Arretrato

36 Tratti distintivi: consonanti
I tratti distintivi usati per definire le consonanti dell’italiano sono i seguenti: Sillabico Consonantico Sonorante Sonoro Continuo A rilascio ritardato Laterale Arretrato Anteriore Coronale

37 Assimilazione e fenomeni fonologici
I fenomeni fonologici sono modifiche totali o parziali cui i segmenti possono andare incontro in un determinato contesto: CAMBIAMENTO DI UN TRATTO: dico → dici/dice; vinco → vinci/vince [+]  [–] / ___[+] INSERZIONE: in italiano vi è una sporadica inserzione di [i] dopo consonante e prima di una parola che inizia con [s] seguita da consonante (tipica di registri letterari o di varietà regionali): inistoria, inispagna, periscrittto  / ___B INVERSIONE o METATESI: cambia l’ordine dei segmenti, nei lapsus o nei linguaggi patologici (ad es. afasie): una pacca vezzata per una vacca pezzata, orospoco per oroscopo, ecc. AB  BA CANCELLAZIONE: vino + -aio = vinaio non *vinoaio A  / ___B L’ASSIMILAZIONE

38 Assimilazione L’assimilazione è un fenomeno fonologico e può essere:
Totale: il segmento che causa l’assimilazione rende il segmento assimilato totalmente uguale al primo: it. illegale < in + legale Parziale: se il segmento che causa l’assimilazione cambia l’altro segmento solo parzialmente: it. impossibile < in + possibile vi sono assimilazioni al tratto di sonorità, al punto di articolazione o al modo di articolazione Progressiva: il segmento che causa l’assimilazione è a sinistra del segmento che si assimila (cioè lo precede) Regressiva: il segmento che causa l’assimilazione è a destra del segmento che cambia (cioè lo segue)

39 Assimilazioni (di segmenti contigui)
Assimilazione totale regressiva (punto e modo di art.) i[n+r]agionevole  i[rr]agionevole, i[n+l]ogico  i[ll]ogico Assimilazione parziale regressiva al punto di articolazione: i[n+p]robabile  i[mp]robabile, i[n+b]evuto  i [mb]evuto al tratto di sonorità: [s+b]attere  [zb]attere, [s+r]agionare  [zb]ragionare Assimilazione totale progressiva: lat. mundu  sic. mu[nn]u ‘mondo’; ingl. wa[nt]to  wa[nn]a ‘volere’ Assimilazione parziale progressiva: ingl. do[g+s]  do[gz] Assimilazione a distanza (metafonesi o Umlaut), determinata dall’ultima sillaba che modifica la tonica: es. Sic. (solo aree metafonetiche): ragusano sing. masch. viecciu, pl. viecci, ma femm. veccia Umbro nero (sg.)  niri (pl.) (umbro meridionale [ne:ro]/[ni:ri], ‘nero/neri’) Veneto toso (sg.)  tusi (pl.) (veneto [to:zo]/[tu:zi], ‘ragazzo/ragazzi’)

40 Assimilazioni a distanza (o metafonesi o umlaut): IL CASO DEL SICILIANO
Giorgio Piccitto nel 1951 pubblicò nell‘Archivio Storico per la Sicilia Orientale (II), uno studio intitolato La classificazione delle parlate siciliane e la metafonesi in Sicilia. In tale lavoro, mise in evidenza che il vocalismo siciliano può essere diviso in: vocalismo non metafonetico, suddiviso in: parlate prive di dittonghi: bbònu, bbòni, bbòna parlate con dittonghi incondizionati: bbuònu, bbuòna, bbuòni (in un‘area attorno a Palermo, che si spinge lungo la costa, a est fino a Cefalù, a ovest fino a Balestrate e, nell‘interno fino a Corleone da un alto e Roccapalumba dall‘altro). vocalismo metafonetico (bbuonu, bbuoni, ma bbona)

41 Due vaste aree dell’isola, una a settentrione con al centro le Madonie, compresa tra le provincie di Messina, Palermo, Enna, Caltanissetta e Agrigento, e l’altra meridionale compresa tra le provincie di Catania e Siracusa nella loro parte meridionale, e Ragusa, presentano il dittongo [j] e [w] da ĕ ed ŏ toniche in presenza di ī ed ŭ nella postonica. […] In alcune parlate, venuto meno, all’interno di frase, l’accento della parola, viene pure meno il dittongo. Tale fenomeno si osserva nelle parlate di Pozzallo (RG) e di Troina (EN) (a Troina ad es.: na cosa c’abbasta a unu — abbasta a-ccièntu lett. ‘una cosa che basta a uno — basta a cento’, ma ogni-ccentu niènti — s’accùcchjun’ un cantaru lett. ‘ogni cento niente — formano un quintale’, in cui il fenomeno, a proposito di centu/cientu, è ben evidente). l dittongo, all’interno di queste aree si realizza oltre che come ascendente, come discendente [ie] e [uo] e può, per questa via, attraverso l’assimilazione dei due elementi in uno solo lungo [i] e [u], giungere alla monottongazione. […] La dittongazione più diffusa è quella ascendente, mentre il dittongo discendente si trova in un’ampia area centrale che comprende le parlate di Marianopoli, Campofranco, Milena, Bompensiere, Montedoro, Serradifalco, Delia, Sommatino, Riesi e Mazzarino in provincia di Caltanissetta, Canicattì, Castrofilippo, Naro e Camastra in provincia di Agrigento. Nelle parlate di Vallelunga, Villalba, Mussomeli e Sutera, tutti in provincia di Caltanissetta, il dittongo si realizza come [ia] e [ua], mentre Canicattì accanto a [uo] discendente ha pure [we] ascendente (cfr. Piccillo 1969: 366). Tratto da: Salvatore C. Trovato, Sicilia, Utet, 2002.

42 Dialetti italiani meridionali estremi [immagine tratta da: uk-online
Dialetti italiani meridionali estremi [immagine tratta da: uk-online.uni-koeln.de/remarks/d5487/rm ppt]

43 Nei proparossitoni è rilevante solo la vocale della sillaba postonica:
Alcuni esempi di parole piane: che presentano il dittongo [j] e [w] da Ĕ ed Ŏ toniche in presenza di Ī ed Ŭ nella postonica: singolare plurale fierru ‘ferro’ fierri ma ferra piettu ‘petto’ pietti vientu ‘vento’ vienti cuorvu ‘corvo’ cuorvi iuocu ‘gioco’ iuochi ma iòchira puorcu ‘porco’ puorci Nei proparossitoni è rilevante solo la vocale della sillaba postonica:  pièrsicu ‘pesca’ pièrsica ‘pesche’ piècura ‘pecora’ piècuri ‘pecore’ cacuòccila ‘carciofo’ cacuòccili ‘carciofi’ Per quel che riguarda gli aggettivi è utile vedere il funzionamento della metafonesi per i maschili e i plurali, ma non per le forme al femminile dove -a finale non provoca la dittongazione:  singolare plurale femminile apiertu ‘aperto’ apierti ‘aperti, -e’ aperta ‘aperta’ gruossu ‘grosso’ gruossi ‘grossi, -e’ grossa ‘grossa’ bbièddu, bbièddi, bbedda (e anche lièntu, liènti, ma lenta, nuòvu, nuòvi, ma nova) Altrettanta regolarità si trova nella coniugazione dei verbi, in cui la 1ª e la 2ª persona hanno regolarmente il dittongo, mentre la 3ª non lo ha, come negli esempi che seguono: 1ª ª ª iu cièrcu ‘io cerco’ tu cièrchi iḍḍu cerca iu puòrtu ‘io porto’ tu puòrti iḍḍu porta

44 Le varietà di siciliano
Occidentale: tra le province regionali di Palermo e Trapani. Centrale-Occidentale: nella provincia regionale di Agrigento. Metafonetica centrale: tra le province regionali di Enna e Caltanissetta. Metafonetica sudorientale: provincia regionale di Ragusa. Non metafonetica orientale: tra le province regionali di Siracusa e Catania. Messinese: nella provincia regionale di Messina. Pantesco (isola di Pantelleria): influenzato dall'arabo Eoliano: (Isole Eolie)

45 Fonologia e Fonetica = stretto rapporto
Due punti di contatto: Teoria dei tratti distintivi = classi naturali dei suoni linguistici (isolano una simultaneità di eventi nel continuum sonoro) Teoria dei contorni intonativi = toni (curve di acutezze diverse)

46 Regole fonologiche Una regola fonologica collega una rappresentazione astratta (fonematica) a una rappresentazione concreta (fonetica) Una regola è un’istruzione a cambiare una data unità con un’altra unità in un determinato contesto Il formato tipico delle regole fonologiche è: A  B / ___C (in questo caso, «A» diventa «B» nel contesto «prima di C»)

47 Regole fonologiche espresse in tratti binari
Una regola fonologica può essere formulata sia ricorrendo ai fonemi, sia utilizzando i tratti distintivi: [s]torto, [s]posto, [s]carso, [s]fortuna [z]baglio, [z]degno, [z]garbo, [z]vogliato, [z]gelare, [z]litta, [z]nodare, [z]regolato

48 Dalla parola ai tratti distintivi
Riassumendo:

49 Trascrizione fonetica: l’IPA
L’alfabeto fonetico internazionale (IPA) permette di usare gli stessi simboli per gli stessi suoni in tutte le lingue del mondo: suoni semplici [o] [a] [e][t] [d] [k] [dz] ecc. suoni geminati [t] [d] [k] [dz] [o] [a] ecc. (anche [tt] [dd] [kk] [ddz]) La lunghezza di un fonema consonantico si indica con il cronema, costituito da due triangolini rovesciati []: [t] [d] [k] [dz] [s ] [g ] ecc. (anche [tt] [dd] [kk] [ddz] [ss] [gg]) anche la lunghezza vocalica si indica con il cronema: [o] [a] ecc. vocali brevi [o] [a] vocali lunghe (anche [oo] [aa]) l’accento [ ' ] si scrive prima della sillaba accentata: cane ['kane], lampione [lam'pjone], intimità [intimi'ta] sui monosillabi l’accento può non essere segnato in IPA non esistono le maiuscole: Asdrubale [az'drubale] in IPA non si indicano i segni ortografici con valore diacritico: la h (ad es. in chiodo, ha, ghiro) e la i dei digrammi e dei trigrammi (ad es. in ciao, gioco, sciocco, aglio, sciame, sciocco, gioco ecc.).

50 La sillaba Per una trascrizione fonetica adeguata, che dia conto dei suoni e non dei fatti grafici, è opportuno procedere prima di tutto al riconoscimento delle sillabe, fondamentali costituenti fonologici del segno linguistico. Definizione fonetica: la sillaba rappresenta un’unità prosodica costituita da uno o più foni agglomerati intorno a un picco di intensità (Albano Leoni e Maturi 1998: 70) Nella parola [pa'ta:ta] si osservano tre picchi in corrispondenza delle tre vocali, a ogni «picco» corrisponde una sillaba: [pa.ta.ta] Definizione fonologica: unità prosodica di organizzazione dei suoni si assume una correlazione tra sillaba e parola e che le restrizioni sulle sequenze possibili all’inizio/fine di sillaba valgano anche per l’inizio/fine di parola Costituenti: la sillaba minima è costituita, in italiano, da una VOCALE, il nucleo sillabico il nucleo può essere preceduto da un attacco e seguito da una coda nucleo più coda costituiscono la rima

51 La sillaba Una sillaba è aperta o libera se è priva di coda e finisce, dunque, in vocale (a, ma, so, li, e ecc.) Altrimenti, se una sillaba finisce in consonante è chiusa o implicata (con, an, sol, men ecc.) In alcune lingue il nucleo può essere costituito da sonoranti come [r, l, n, m]: sloveno Trst [trst] ‘Trieste’, inglese americano bottle [botl] ‘bottiglia’, svedese vatten [vatn] ‘acqua’, tedesco haben [ha:bm] ‘avere’

52 La sillaba Ricapitolando:
la sillaba è costituita da uno o più foni agglomerati intorno a un picco di intensità La SILLABA MINIMA (σ) = vocale (nucleo), preceduto da un attacco e seguito da una coda (nucleo + coda = rima). Una sillaba può essere aperta o libera se non ha la coda, chiusa se ha la coda. NUCLEO = sempre e solo da una vocale (nel caso di un dittongo ascendente [v. infra] è meglio pensare che la semiconsonante si lega all’attacco); L’ATTACCO = due o più consonanti come di seguito indicato: qualsiasi tipo di consonante scempia due consonanti: la prima è una ostruente e la seconda è sempre una sonorante liquida [r] o [l]; due consonanti, ma la prima è sempre e solo una [s] e solo così la seconda può essere un’ostruente (storto, astio, sdentato, spalla, sbornia, asparagi, scarpa, sguattero, vascolare) o una sonorante liquida (slegato, srotolare, smettere, snodare); tre consonanti, ma la prima è sempre e solo una [s], la seconda è un’ostruente e la terza una sonorante liquida (strano, estremo, sbrodolare, screpolato; esclamare, sclerosi, escludere). Una consonante e una semiconsonante: radiato, fieno, niente la CODA = sempre e solo di una consonante: una sonorante (liquide [r] e [l], nasali [m], [n], []): al.to, sol.co, mar.mo, cor.no, man.to, cam.bio, ran.go, man.care una ostruente a condizione che la sillaba seguente abbia lo stesso incipit (cioè che siano geminate): fat.to, mac.co ecc. eccezionalmente la [s] come in lapis

53 Combinazioni di suoni: vocali e approssimanti
La combinazione di vocali e approssimanti in una medesima sillaba dà luogo ai dittonghi: dittonghi ascendenti (approssimante seguita da vocale accentata) a . j+V (piede, fienile, piacere), b. w+V (questo, quasi) dittonghi discendenti (vocale accentata seguita da approssimante) c. V+i (fai, noi), d. V+u (cauto, euro) Esistono anche dei trittonghi: miei [mjei], aiuola [ajwla] Le combinazioni di due vocali appartenenti a sillabe diverse danno luogo a uno iato (follia, idea, beato)

54 Combinazioni di suoni: le consonanti
Le consonanti possono combinarsi insieme in nessi consonantici, soggetti a restrizioni; in italiano, per esempio: sono nessi consonantici possibili [pr] [tr] [fr] prendere, treno, francese non sono possibili *[fts] *[gv] *[gf] [p+r] è possibile sia in posizione iniziale di parola, sia in posizione interna prendi, apri [r+p] possibile in posizione interna di parola (in sillabe diverse), ma non in posizione iniziale arpa se una parola inizia con tre consonanti, la prima deve essere una [s] oppure [z] strano, sbrodolarsi

55 Scala di forza (o di sonorità)
le consonanti che fanno parte di una sillaba non possono apparire in qualsiasi ordine, ma sono organizzate secondo una gerarchia di forza o scala di sonorità di valore universale: le consonanti [+sonoranti] devono stare più vicine al nucleo rispetto alle consonanti con sonorità minore (tale scala vale anche tra due vocali coadiacenti, predice cioè quale possa essere cancellata). La sonorità massima si ha nel nucleo e da qui può discendere in ambedue le direzioni: [prarp] è una sillaba predicibile visto che [a] ha una sonorità maggiore di [r] e [r] ha una sonorità maggiore di [p], mentre [rpapr] non è una sillaba possibile dato che [p] ha un valore inferiore di [r]. La scala di forza (detta anche di sonorità) procede da: –FORZA +SONORITÀ sonoranti: vocali basse medie alte semiconsonanti liquide nasali ostruenti fricative sonore sorde affricate occlusive +FORZA –SONORITÀ

56 Contesto Ogni suono ha una sua distribuzione: certi contesti o posizioni in cui può comparire. Per esempio, [r] in italiano può comparire: tra due vocali ora V__V dopo [t] tra t___ dopo [p] prima p___ dopo [b] bravo b___ all’inizio di parola prima di vocale rana #___V in posizione finale di parola bar ____# Ma [r] non può comparire: all’inizio di parola prima di consonante *rt... #___C tra due consonanti *trf C___C dopo [m] *amr... m___

57 Confini Nelle trascrizioni può essere importante indicare vari tipi di confine: il confine di sillaba viene rappresentato con un punto (.) ie.ri vir.tù ve.lo.ce.men.te i.na.bi.li.tà il confine di morfema è rappresentato con il simbolo (+); la divisione in morfemi non coincide con la divisione in sillabe ieri virtù veloce+-mente in-+abil-+-ità il confine di parola, rappresentato con il simbolo (#), marca l’inizio e la fine della parola: #ieri# #virtù# #velocemente# #inabilità#

58 L’alfabeto fonetico internazionale (IPA) Le consonanti

59 L’alfabeto fonetico internazionale (IPA) Le vocali

60 Il sistema fonologico dell’inglese

61 Fonemi inglesi

62 Prove di trascrizione fonetica: Il giorno ad urlapicchio di Fosco Maraini
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi col cielo dagro e un fònzero gongruto ci son meriggi gnàlidi e budriosi che plògidan sul mondo infrangelluto, ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi un giorno tutto gnacchi e timparlini, le nuvole buzzìllano, i bernecchi ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini; è un giorno per le vànvere, un festicchio un giorno carmidioso e prodigiero, è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio in cui m’hai detto “t’amo per davvero”. [i sn di rni mi e lombidsi ol lo dagro e u fnero gogruto i sn merii lidi e budrsi e plidan sul mndo ifraneluto ma i  un rno a mpai e irli un rno tuto acchi e timparlini le nuvole bulano i bern i ludrano oi frnai tra i pini  un rno pr le vnvere u festio un rno armidso e prodiro  il rno a antili ad urlapio i u m a dtto t amo pr davro]

63 Trascrizione fonetica: francese e inglese


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