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Direzione Scolastica Regionale

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Presentazione sul tema: "Direzione Scolastica Regionale"— Transcript della presentazione:

1 Direzione Scolastica Regionale
Incontro con i Dirigenti Scolastici di Agrigento, Caltanissetta, Enna Caltanissetta 25 novembre 2003 Intervento del prof.Alfio Briguglia sul tema: La comunicazione della disciplina e tra le discipline prof.Alfio Briguglia

2 Finalità della istituzione scolastica: formazione della persona
Il problema: parcellizzazione delle discipline Un doppio tradimento: Del sapere e dell’allievo Che implica Parcellizzazione dell’allievo: cognitiva ed emotiva Soluzione? prof.Alfio Briguglia

3 Diversa comunicazione della disciplina (trama storico-epistemologica;
non solo quello che si Impara, ma come si impara). Comunicazione tra le discipline La scuola è già ambiente Pluridisciplinare. Cultura della scuola Programmazione didattica. Autonomia. Formazione del docente. prof.Alfio Briguglia

4 Articolo 1 (Delega in materia di norme generali sull'istruzione e di livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale). Al fine di favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione……. prof.Alfio Briguglia

5 “La cultura è e deve essere, a questo livello, soprattutto, giudizio
“La cultura è e deve essere, a questo livello, soprattutto, giudizio. Quindi, molto più che proposizione consapevole ma descrittiva di alcunché (non parliamo, poi, di mera ripetizione di nozioni); essa si fa riflessione critica su se stessa: cultura alla seconda potenza: metagiudizio, metacognizione, con risvolti su tutti gli aspetti della personalità. Bisogna essere capaci non solo di comprendere, ma anche di esplicitare le condizioni sotto le quali i giudizi espressi e le ipotesi e le teorie su cui si fondano si possono dichiarare in tutto e in che senso affidabili e certi; ovvero 'scientifici', 'intersoggettivi'. Una continua esplorazione del perché delle cose, più che del loro come si presentano. Inoltre, bisogna che le consapevolezze sulla secondarietà del sapere si trasformino in atteggiamenti e in prese di posizione: in altre parole, in una personalità che, con e grazie ad esse, matura, si fa più saggia e prudente. Questo processo conoscitivo, quando è condotto in maniera adeguata, richiede tempi di approfondimento non affrettati, una riflessione fatta di prove e controprove sistematiche, un dialogo continuo, una topica disciplinare che solo un'ispezione razionale vigile e instancabile riesce a trasformare in logica disciplinare. Del resto, l’adolescenza, quando è ben guidata e non è distratta da sollecitazioni caleidoscopiche, è un’età della vita molto adatta a questo cammino di interiorizzazione riflessiva. In una scuola secondaria di II grado, si impone, perciò, ancor più che in quella di I grado, una cospicua selezione delle prospettive disciplinari che alimentano la cultura presupposta dai profili terminali. Ciò non significa congedarsi dal dovere pedagogico di impostare, anche a questi livelli, un piano degli studi organico, unitario, educativamente attento a tutte le dimensioni della personalità, orientativo. Vuol dire soltanto che in una scuola nella quale si studia in modo progressivamente secondario un settore specifico della cultura si è chiamati a far rintracciare l'organicità, l'unitarietà, l'integralità educativa e l'orientatività dei saperi selezionati nel piano degli studi ad un livello più profondo rispetto a quello esperibile nell’istruzione precedente.” (Rapporto Bertagna) prof.Alfio Briguglia

6 “In un indirizzo di studi nel quale si scelga di esplorare in maniera 'secondaria' lo specifico settore matematico-fisico-naturalistico della cultura generale, infatti, non si possono trascurare anche le componenti linguistico-letterarie, estetico-espressive, storico-filosofiche e tecnico-applicative che esso implica e presuppone. Senza di esse, d'altra parte, le stesse discipline matematico-fisico-naturalistiche non potrebbero costituirsi. Pretendere di assumere la cura teoretica di tutte queste componenti della cultura, per ciascuna analoga a quella delle discipline matematico-fisico-naturalistiche sembra, tuttavia, impossibile. Se non di diritto, di fatto. Avremmo piani di studio ed orari smisurati, impraticabili sul piano prima logistico che psicopedagogico. La soluzione semmai è quella di scoprire le condizioni e le dimensioni linguistico-letterarie, estetico-espressive, storico-filosofiche e tecnico-applicative delle conoscenze matematico-fisico-naturalistiche che caratterizzano un particolare corso di studi secondario. Analogamente, in altri indirizzi di studio, unitarietà e onnicomprensività della cultura significano scoprire dimensioni e condizioni matematico-fisico-naturalistiche, estetico-espressive, storico-filosofiche e tecnico-applicative delle conoscenze linguistico-letterarie che si intendono approfondire. E così via, in una circolarità mai conclusa, per ciascun grande settore della cultura coinvolto dai profili terminali e dagli obiettivi specifici di apprendimento dei diversi Licei.” (Rapporto Bertagna) prof.Alfio Briguglia

7 Le dimensioni della cultura:
ontologico cognitivo (“Logos”)   emotivo affettivo (“Pathos”)   strumentale operativo (“Methodos”)   etico deontologico (“Ethos”)   estetico sensoriale (“Aisthesis”)   salvifico valoriale (“Sotheria”)   politico sociale (“Polis) prof.Alfio Briguglia

8 Cultura della scuola La cultura è la sentinella della scuola, scruta l’orizzonte, elabora modelli di comportamento. La cultura a scuola si articola in quattro grandi aree tematiche: 1.      organizzazione del sapere: scelta dei saperi; esplicitazione della trama metodologica dei saperi; esplicitazione del processo di comunicazione dei saperi; estrapolazione delle linee di ricerca nei saperi. L’allievo deve diventare capace di comprendere il processo di ricerca! 2.      organizzazione degli apprendimenti: sviluppo dei talenti, conoscenza accompagnamento e facilitazione dei processi mentali; comunicazione degli obiettivi, motivazione, testimonianza di una vita di ricerca (gli obiettivi reali sono quelli vissuti dal docente!); modo in cui i livelli di difficoltà possono diventare obiettivi formativi; percorsi esemplari di formazione degli insegnanti; 3.      organizzazione e qualificazione dell’offerta formativa: POF; produzione didattica. 4. organizzazione delle interazioni col territorio e con altri soggetti educatori (famiglie: informazione, consultazione, partecipazione, proposte, controlli, servizi, organi collegilai, etc… ). prof.Alfio Briguglia

9 Il punto di vista di F.Enriques:
Il docente comunica innanzitutto il proprio rapporto con la disciplina, i propri disagi e i propri entusiasmi (sarebbe opportuno un test d’ingresso di autoanalisi per i docenti). Il punto di vista di F.Enriques: “Il compito che ci è proposto è tremendamente difficile, bisogna che qualcosa di vivo che è in noi passi nello spirito di lui. Ma per fare ciò occorre dunque che anche noi maestri, nell’atto di insegnare, ripetiamo non già il risultato freddo degli studi fatti, bensì il travaglio interiore per cui riuscimmo a conquistare la verità” prof.Alfio Briguglia

10 I saperi decontestualizzati
“questa riforma [del pensiero] è paradigmatica e non programmatica: è la questione fondamentale per l'educazione, poiché concerne la nostra capacità di organizzare la conoscenza. In effetti, vi è un'inadeguatezza sempre più ampia, profonda e grave tra, da una parte, i nostri saperi disgiunti, frazionati, compartimentati e, dall'altra, realtà o problemi sempre più polidisciplinari, trasversali, multidimensionali, transnazionali, globali, planetari. Per questa inadeguatezza diventano invisibili: il contesto, il globale, il multidimensionale, il complesso” (E.Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina Editore p.36) prof.Alfio Briguglia


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