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2 – Introduzione alla Psicologia Evoluzionistica

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Presentazione sul tema: "2 – Introduzione alla Psicologia Evoluzionistica"— Transcript della presentazione:

1 2 – Introduzione alla Psicologia Evoluzionistica
Come funziona la mente Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza L’evoluzione della mente La cultura e la mente innata

2 Come funziona la mente? Le slide sono tratte da:
Adenzato, M., & Meini, C. (a cura). (2006). Psicologia evoluzionistica. Torino: Bollati Boringhieri.

3 Symons: Empirismo ed innatismo
Le 2 concezioni della natura umana  Empirista  il cervello è costituito esclusivamente da un numero limitato di meccanismi dominio-generali, non specializzati; Innatista  il cervello è costituito da numerosi meccanismi dominio-specifici, specializzati. Il cervello ha numerose e diverse funzioni; ossia, esso è stato modellato dalla selezione naturale per risolvere un gran numero di problemi distinti. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

4 Teorie computazionali e biologia evoluzionistica
I meccanismi empiristi  La premessa fondamentale di questo modello è che l’architettura della mente umana scaturita dall’evoluzione sia caratterizzata da processi indipendenti dal dominio, di numero limitato, con finalità generali, prive di contenuto o dominio-generali. apprendimento induzione imitazione ragionamento capacità culturali 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Cosmides, Leda and John Tooby "Oltre L'Intuizione e La Cecità Agli Istinti: Verso Una Scienza Cognitiva Rigorosamente Evoluzionistica." Pp in Psicologia Evoluzionistica, Mauro Adenzato and Cristina Meini. Torino: Bollati Boringhieri.

5 I meccanismi empiristi “tutto fare”
Un’architettura che contenga solo meccanismi indipendenti dal contesto deve riuscire nel compito di sopravvivere e riprodursi applicando la medesima procedura a qualsiasi problema adattativo. Ma non esiste alcun criterio dominio-generale relativo al successo o al fallimento in relazione alle finalità adattative ad esempio  ciò che vale come un buon partner sessuale ha poco in comune con un buon pasto o un buon fratello. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Cosmides, Leda and John Tooby "Oltre L'Intuizione e La Cecità Agli Istinti: Verso Una Scienza Cognitiva Rigorosamente Evoluzionistica." Pp in Psicologia Evoluzionistica, Mauro Adenzato and Cristina Meini. Torino: Bollati Boringhieri.

6 Conoscenza dominio-specifica vs. meccanismo generale 2/3
Premack riporta il lavoro di Sayfarh sul cercopiteco: Il dominio del problema è  il predatore, le categorie sono  i rapaci, i leopardi e i serpenti, in presenza dei quali esso invia 3 differenti richiami. Il piccolo cercopiteco apprende la struttura di questo dominio, cioè può imparare le categorie? No, esso già possiede le categorie: ciò che semmai impara è come definire in modo dettagliato i membri delle categorie. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

7 Conoscenza dominio-specifica vs. meccanismo generale 3/3
Ad esempio  un giovane cercopiteco può erroneamente emettere il richiamo per i rapaci in risposta al falco (che somiglia al vero predatore), il richiamo per il serpente in risposta a serpenti inoffensivi e il richiamo del leopardo in risposta ad altri animali di terra che non rappresentano un pericolo. Esso corregge questi errori, imparando a limitare il richiamo all’animale giusto all’interno di ciascuna categoria e a rispondere più velocemente. Tuttavia, anche quando il cercopiteco emette il suo primo richiamo non confonde tra loro le categorie, ad esempio non invia il richiamo per il serpente a un uccello ecc. I cercopitechi non apprendono la struttura dello spazio del problema. Essi nascono già con la struttura. Le teorie associazionista, comportamentista e connessionista sono pertanto inadeguate. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

8 I meccanismi innati dominio-specifici: i risolutori di problemi
I sottosistemi dominio-specifici  sono i domini rispetto ai quali va definito il successo negli effetti del comportamento. Ad esempio  il problema embrione-tossine è risolto da un insieme di meccanismi funzionalmente specializzati che modificano la soglia del normale meccanismo di avversione al cibo nella madre (Profet, 1992). Essi la abbassano quando il rischio per l’embrione è massimo - provocando avversione al cibo, nausea e vomito nelle prime fasi della gravidanza – e la innalzano quando l’assunzione di calorie diventa una priorità. In conseguenza di ciò la madre, nella fase in cui l’embrione ne sarebbe minacciato, rifiuta cibi che normalmente troverebbe appetibili: in tal modo, risponde adattativamente a una correlazione ontogeneticamente invisibile. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Cosmides, Leda and John Tooby "Oltre L'Intuizione e La Cecità Agli Istinti: Verso Una Scienza Cognitiva Rigorosamente Evoluzionistica." Pp in Psicologia Evoluzionistica, Mauro Adenzato and Cristina Meini. Torino: Bollati Boringhieri.

9 La teoria evolutiva 1/2 La teoria evolutiva ha elaborato il concetto secondo cui noi siamo l’esito di una collezione di adattamenti, di meccanismi cerebrali che ci consentono specifiche operazioni. Il modo in cui il cervello affronta nuovi problemi è assai complesso: molti sistemi cerebrali, probabilmente, contribuiscono all’espressione di una singola funzione. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

10 La teoria evolutiva 2/2 Se una mutazione casuale – che si verifica quando la dinamica della crescita subisce modificazioni – aumenta il successo riproduttivo, allora è molto probabile che essa venga ereditata dalle generazioni successive. Ad esempio, un occhio rudimentale permette a un organismo di vedere ben poco e ciò lo costringe a un’esplorazione continua del mondo che lo circonda. Se una mutazione migliora l’occhio rudimentale, l’organismo vedrà meglio, si comporterà in modo più efficiente e pertanto sopravviverà più a lungo. I meccanismi cerebrali si sono evoluti attraverso mutazioni casuali per far fronte a nuove esigenze e operare in modo tale da accrescere il successo riproduttivo. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

11 La prospettiva evoluzionistica e la modularità della mente
In che modo il cervello dà vita alla mente La prospettiva evolutiva sostenuta dai neuroscienziati e psicologi cognitivi muove dalla considerazione che la vita mentale riflette le azioni di molti dispositivi nervosi, forse da decine a migliaia, installati nel nostro cervello sin dalla nascita. Questi dispositivi compiono per noi operazioni cruciali, dal guidarci quando camminiamo o respiriamo all’aiutarci quando formuliamo sillogismi. Si tratta di dispositivi nervosi di ogni genere e forma, e tutti ingegnosi. La maggior parte di questi dispositivi svolgono il proprio lavoro prima che noi ne siamo consapevoli. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

12 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza

13 Prove neuropsicologiche
II neuropsicologo, che studia gli effetti delle lesioni cerebrali sul comportamento, osserva pazienti con lesioni focali, che possono derivare da ictus, tumori, ferite da proiettili o da qualsiasi altro tipo di trauma. Un paziente con lesioni del genere può manifestare un disordine specifico quale l’incapacità di vedere i volti diritti. Il neuropsicologo è in grado di studiare anche pazienti che, pur presentando lesioni cerebrali estese, manifestano un disordine sorprendentemente specifico, ad esempio l’incapacità di pronunciare i nomi. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

14 Ciò che non impariamo ma che sappiamo
Alla nascita, il bambino è già dotato di circuiti neurali in grado di elaborare informazioni che gli consentono di essere perfettamente funzionale. Il bambino non impara la trigonometria, ma la sa; non impara a distinguere una figura dallo sfondo, ma sa farlo; non ha bisogno di imparare, ma sa che, quando un oggetto ne colpisce un altro, lo sposterà. Persino i meccanismi che ci aiutano a fondare le conoscenze sulle relazioni sociali possono avere origine da leggi percettive di cui il cervello è dotato sin dalla nascita. Infatti, la trasmissione della cultura, prerogativa dell’uomo, può aver luogo grazie alla nostra particolare capacità di imitare. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

15 Il legame di causalità nei neonati
La causalità  La capacità di cogliere un legame di causalità è basato su un sistema di conoscenza innato, dominio-specifico, che guida alla conoscenza della realtà ogni essere umano fin dalla sua prima infanzia. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

16 Il metodo della durata di fissazione visiva
Alcuni psicologi dello sviluppo hanno messo a punto una procedura sperimentale che osserva la durata di fissazione visiva di un neonato quando è attratto da alcune immagini che gli vengono proiettate su uno schermo. Non potendo far ricorso a dichiarazioni verbali in bambini di pochi mesi, questi studiosi hanno utilizzato una procedura che si è avvalsa della curiosità e attenzione visiva del bambino rivolta ad alcuni eventi, quando questi manifestano trasgressioni di regole fisiche: quanto più le immagini di un filmato riproducono fenomeni attesi, ovverosia rispettosi di leggi fisiche, tanto più è manifesto un effetto di abituazione che spinge il neonato a rivolgere lo sguardo altrove, distraendosi; diversamente, tanto più le immagini presentano eventi inattesi, che trasgrediscono leggi fisiche, il bambino, incuriosito, continua a fissare l’evento inatteso. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

17 L’effetto di spostamento di un oggetto causato da un altro in movimento
Tra i 3 e i 6 mesi, i bambini sono in grado di inferire conoscenze sul moto degli oggetti. I bambini tendono a distrarsi quando gli si mostra che un oggetto a in movimento urtando un altro oggetto b ne provoca il movimento; ma sono attratti dalla violazione di questa legge, quando cioè gli è mostrato che l’oggetto b prende a muoversi anche quando l’oggetto a si ferma poco prima di urtare l’oggetto b. Tuttavia, quando gli oggetti inanimati sono sostituiti con figure umane, i bambini non sono più sorpresi nel vedere che l’oggetto b prende a muoversi anche se la figura umana non ha urtato l’oggetto, non ritenendo questa una violazione della legge. I bambini già a pochissimi mesi, conoscono che le relazioni causa-effetto che governano gli esseri umani sono governate da leggi diverse da quelle fisiche. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

18 La teoria della mente Le competenze sociali  La teoria della mente 
sono quelle attraverso le quali siamo in grado di comprendere le intenzioni comunicative altrui, riconoscerne gli stati emotivi e le loro cause. La teoria della mente  è attribuita dagli psicologi cognitivisti ad un altro sistema di rappresentazione specializzato, già presente in bambini di poco più di un anno, e che trova la sua maturità cognitiva intorno ai quattro anni indipendentemente dall’educazione ricevuta e dalla cultura di appartenenza. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

19 Il rivelatore di intenzionalità (Baron-Cohen)
«Quando il poliziotto grida “Mollala!”, il ladro non rimane in uno stato di atroce dubbio circa l’ambiguità del termine ‘la’. Piuttosto, il ladro formula rapidamente la presupposizione che il poliziotto intende (cioè intende che il ladro capisca) che il termine ‘la’ si debba riferire alla pistola nella mano del ladro. E, a un livello ancora più implicito, il ladro rapidamente presuppone che il poliziotto intende che il ladro riconosca la sua intenzione di usare il termine in quel modo. Nel decodificare il discorso figurato (come per esempio l’ironia, il sarcasmo, la metafora o lo humour), la lettura della mente è ancora più essenziale» (Baron-Cohen). 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

20 Lo scimpanzé e il bambino 1/6
Winthrop & Luella Kellogg, (1933). The Ape and the Child: A Study of Environmental Influence Upon Early Behavior. New York: Whittlesey House. Winthrop, professore di psicologia all’Università dell’Indiana, nel 1927 ideò un esperimento: pensò di allevare una scimmia antropomorfa in un ambiente umano. Con la collaborazione della moglie Luella, avrebbe fatto crescere insieme un bambino e uno scimpanzé, trattandoli entrambi come esseri umani, per vedere se lo scimpanzé allevato in quelle condizioni avrebbe sviluppato capacità umane. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Harris, J. R. (1999). Non è colpa dei genitori. Milano: Mondadori (pp. 133ss). Kellogg, W. N., & Kellogg, L. A. (1933). The Ape and the Child: A Study of Environmental Influence Upon Early Behavior. New York: Whittlesey House.

21 Lo scimpanzé e il bambino 2/6
Donald aveva 10 mesi e Gua 7½ quando venne ad abitare con i Kellogg nel1931. Fin dall’inizio, venne trattata come un bambino. La vestirono e le misero le calzature rigide che i bambini portavano in quell’epoca. Non era tenuta in gabbia, né legata. Le venne insegnato a usare il vasino. Le spazzolavano i denti. Le venivano dati gli stessi cibi di Donald e aveva i medesimi orari per il sonno e il bagnetto. A prescindere dalla diversità di temperamento rivelata dalle fotografie, i due erano straordinariamente ben accoppiati. Kellogg, W. N., & Kellogg, L. A. (1933). The Ape and the Child: A Study of Environmental Influence Upon Early Behavior. New York: Whittlesey House.

22 Lo scimpanzé e il bambino 3/6
Nell’infanzia, gli scimpanzé si sviluppano più rapidamente degli esseri umani, ma Donald aveva due mesi e mezzo di più, e questo contribuiva a bilanciare la situazione. Giocavano insieme come fratelli, inseguendosi intorno ai mobili, fra risse e risate. Se uno piangeva, l’altro cercava di consolarlo accarezzandolo o abbracciandolo; se Gua si alzava dal sonnellino prima di Donald «era difficile tenerla lontana dalla porta della sua camera». 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Kellogg, W. N., & Kellogg, L. A. (1933). The Ape and the Child: A Study of Environmental Influence Upon Early Behavior. New York: Whittlesey House.

23 Lo scimpanzé e il bambino 4/6
Gua era più divertente di Donald. Quando i Kellogg le facevano il solletico o le facevano fare le capriole, rideva come un bambino. Se cercavano di farle fare a Donald, questi si metteva a piangere. Gua era più affettuosa (esprimeva il suo affetto con baci e abbracci) e più disponibile. Mentre la vestivano, la scimmia ma non il bambino, infilava le braccia nelle maniche e chinava la testa per farsi annodare il bavaglino. Se commetteva una marachella e veniva rimproverata, emetteva delle grida lamentose e si buttava nelle braccia di chi la rimproverava offrendo un «bacio di riconciliazione» e mandando un sospiro di sollievo quando le veniva permesso di darlo. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Kellogg, W. N., & Kellogg, L. A. (1933). The Ape and the Child: A Study of Environmental Influence Upon Early Behavior. New York: Whittlesey House.

24 Lo scimpanzé e il bambino 5/6
Spesso Gua era più svelta del flemmatico Donald nell’imparare ad assolvere i compiti imposti dalla vita civile, era più pronta a obbedire agli ordini impartiti a voce, a imparare a mangiare con il cucchiaio, e a far capire quando aveva bisogno del vasino. C’era, tuttavia, un campo in cui il bambino era chiaramente superiore: Donald era un miglior imitatore. «Infatti, il più delle volte era Gua la più intraprendente, o il leader quando si trattava di inventare un nuovo giocattolo o un nuovo gioco, mentre il bambino era più portato ad adattarsi al ruolo di imitatore o seguace.» Così Donald imparò da Gua la deplorevole abitudine di mordicchiare il muro. Imparò anche un certo numero di espressioni del linguaggio degli scimpanzé, il «latrato del cibo», per esempio. A diciannove mesi, il bambino americano medio è in grado di pronunciare più di cinquanta parole e comincia a metterle insieme per formare delle frasi. A diciannove mesi, Donald riusciva a dire in inglese soltanto tre parole. A questo punto l’esperimento venne interrotto e Gua fu rimandata allo zoo. Kellogg, W. N., & Kellogg, L. A. (1933). The Ape and the Child: A Study of Environmental Influence Upon Early Behavior. New York: Whittlesey House.

25 Lo scimpanzé e il bambino 6/6
I Kellogg avevano cercato di educare una scimmia a diventare un essere umano. Era risultato, invece, che Gua stava educando un bambino a diventare una scimmia. L’esperimento ci fornisce maggiori informazioni sulla natura umana che su quella degli scimpanzé. Se Gua non fosse stata rimandata allo zoo, Donald avrebbe imparato a parlare l’inglese? Sì, certamente. Come i bambini i cui genitori sono immigrati da poco in un paese straniero o sono totalmente sordi. Questi bambini non parlano la lingua del paese d’accoglienza a casa: l’hanno imparato fuori di casa. La stessa cosa sarebbe successa a Donald. Se non avesse imparato l’inglese per poter comunicare con i genitori, l’avrebbe imparato con gli altri bambini del quartiere. Quando il suo mondo sociale si fosse esteso a includere altri compagni di giochi oltre a Gua, avrebbe scoperto che fuori di casa nessuno parla lo scimpanzese. Cfr. Harris, J. R. (1999). Non è colpa dei genitori. Milano: Mondadori (pp ).

26 L’uso di gesticolare quando si parla 1/5
Iverson & Goldin-Meadow (1998) Why people gesture when they speak  Is this behaviour learned from watching others move their hands when talking? Individuals who are blind from birth never see such gestures and so have no model for gesturing. But here we show that congenitally blind speakers gesture despite their lack of a visual model, even when they speak to a blind listener. Gestures therefore require neither a model nor an observant partner. Gestures are produced by speakers from all cultural and linguistic backgrounds and emerge in young children even before the development of language. The spontaneous hand movements that accompany speech are not random but convey to listeners information that can complement or even supplement the information relayed in speech. Iverson, J. M., & Goldin-Meadow, S. (1998). Why people gesture when they speak. Nature , 396(6708), 228.

27 L’uso di gesticolare quando si parla 1/5
We tested 2 possibilities that were not mutually exclusive  Speakers gesture simply because they see others gesture, and learn from this model to move their hands as they talk. We studied spontaneous communication in 12 congenitally blind children and adolescents, and in a comparison group of 12 sighted children and adolescents. We found that all 12 blind speakers gestured as they spoke, at a rate not reliably different from the sighted group, and conveyed the same information using the same range of gesture forms. Iverson, J. M., & Goldin-Meadow, S. (1998). Why people gesture when they speak. Nature , 396(6708), 228.

28 L’uso di gesticolare quando si parla 3/5
The second possibility is that speakers gesture because they understand that gestures can convey useful information to the listener. To test this hypothesis, we examined whether speakers gestured even when talking to a listener known to be blind, and thus obviously unable to profit from information conveyed by gesture. We asked 4 additional children, each blind from birth, to participate in the same reasoning task. These subjects were told that the experimenter herself was blind. Nevertheless, all of the blind speakers gestured, and did so at a rate not reliably different from that of sighted-with-sighted or sighted-with-blind pairings. The 4 blind speakers interacting with a blind experimenter were younger than the 12 blind speakers interacting with a sighted experimenter. We therefore compared them with a subset of the 12 matched for level of performance on the tasks, and again found no differences in gesture or word production. Thus, blind speakers do not seem to gesture solely to convey information to the listener. Iverson, J. M., & Goldin-Meadow, S. (1998). Why people gesture when they speak. Nature , 396(6708), 228.

29 L’uso di gesticolare quando si parla 4/5
Gesture does not depend on either a model or an observer, and thus appears to be integral to the speaking process itself. These findings leave open the possibility that the gestures that accompany speech may reflect, or even facilitate, the thinking that underlies speaking. Iverson, J. M., & Goldin-Meadow, S. (1998). Why people gesture when they speak. Nature , 396(6708), 228.

30 Figure  L’uso di gesticolare quando si parla 5/5
Mean number of gestures and words produced per task by 12 sighted and 12 congenitally blind speakers interacting with a sighted experimenter, and 4 congenitally blind speakers interacting with a blind experimenter. There were no significant differences in either gesture or word production comparing blind with sighted speakers, or comparing blind speakers interacting with blind versus sighted experimenters for gestures, for words; both non-significant). Iverson, J. M., & Goldin-Meadow, S. (1998). Why people gesture when they speak. Nature , 396(6708), 228.

31 L’evoluzione della mente

32 La semplicità dell’idea Darwiniana
«L’unica cosa che dice la psicologia evoluzionistica è che la mente umana è il prodotto di milioni di anni di evoluzione. Troppo semplice!» L’idea semplice, ma tutt’altro che banale, è che la mente umana, e non solo il cervello, sia in larga misura il prodotto del processo evoluzionistico che ha caratterizzato la storia del genere Homo a partire dalla sua comparsa. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Adenzato, M., & Meini, C. (2006). Darwin e la psicologia: un'alleanza possibile. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (p. XI-XXXIII). Torino: Bollati Boringhieri.

33 Gli assunti di base della psicologia evoluzionistica (PE): l’ipotesi centrale
è possibile migliorare le conoscenze sulla mente umana comprendendo i processi che nel corso della filogenesi ne hanno modellato l’architettura. Obiettivo principale  è individuare questi meccanismi, chiamati anche adattamenti psicologici. Esempi di problemi adattativi che i nostri antenati ancestrali hanno dovuto risolvere sono: la scelta del partner sessuale, la comunicazione con gli altri membri del gruppo, la capacità di trovare una figura di riferimento che dia aiuto in caso di pericolo, la capacità di comprendere gli stati mentali alla base del comportamento altrui. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

34 Gli assunti di base della PE: universalità e variabilità della mente umana
La natura universale della mente  È da ricercarsi nell’insieme dei meccanismi psicologici che costituiscono la nostra architettura cognitiva. Alla base delle infinite manifestazioni della mente è possibile riconoscere l’opera di un numero finito di meccanismi psicologici che sono patrimonio comune di tutti gli individui della nostra specie. La variabilità delle manifestazioni della mente  La natura universale della mente non sottovaluta l’infinita variabilità di manifestazioni comportamentali e culturali di cui è capace l’uomo; significa piuttosto sottolineare come. I meccanismi psicologici non impongono schemi di attuazione rigidi e preordinati, ma a seconda del contesto culturale e ambientale permettono allo sviluppo individuale di percorrere certe strade piuttosto che altre. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

35 Dalla sociobiologia alla PE
Corrente della biologia nata a partire dalla seconda metà degli anni ’70, che ha come obiettivo quello di spiegare il comportamento sociale alla luce della teoria darwiniana della selezione naturale. La prima definizione “ufficiale” risale al 1975, ed è contenuta nell'opera Sociobiologia: La Nuova Sintesi, di E.O. Wilson: Lo studio sistematico delle basi biologiche di ogni forma di comportamento sociale. Richard Lewontin e Stephen Jay Gould  criticano il ruolo centrale giocato dai geni sul comportamento umano e sulla variazione dei tratti quali l’aggressività, spiegati dalla variazione biologica delle persone e non necessariamente come prodotto dell’ambiente sociale. Tuttavia, molti sociobiologisti sostengono una relazione complessa tra natura ed educazione. John Tooby (antropologo) e Leda Cosmides (psicologa) hanno lanciato la evolutionary psychology come una branca della sociobiologia resa meno controversa dall’aver evitato questioni della umana biodiversità. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Sociobiologia:

36 La sociobiologia e la PE: due differenti discipline
PE e sociobiologia: due differenti discipline  La più significativa differenza tra le due sta nella diversa applicazione dei principi della selezione naturale. Sociobiologi  Il comportamento umano attualmente dispiegato dagli individui della nostra specie è il prodotto diretto della selezione naturale. Psicologi evoluzionisti  Il comportamento umano non è stato direttamente modellato dalla selezione naturale, ma è il prodotto dell’interazione di miriadi di meccanismi psicologici. L’assunto di base della psicologia evoluzionistica  I meccanismi psicologici sono l’anello di congiunzione tra la biologia e il comportamento che è considerato come il prodotto dell’interazione di questi adattamenti con l’ambiente (Tooby e Cosmides, 1992)*. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Sociobiologia: *Tooby, J., & Cosmides, L. (1992). The Psychological Foundation of culture. In J. H. Barkow, L. Cosmides, & J. Tooby (Eds.), The Adapted Mind: Evolutionary Psychology and the Generation of Culture (pp ). New York: Oxford University Press.

37 La funzione adattativa del comportamento umano
PE vs. Sociobiologia: funzione adattativa del comportamento umano  Applicare i principi evoluzionistici direttamente al comportamento umano (sociobiologia) è spesso fallimentare. Formulare ipotesi sul valore adattativo che una qualsiasi manifestazione comportamentale ha attualmente, rischia di assegnare una funzione adattativa anche a tratti comportamentali che in realtà non si sono evoluti per selezione naturale diretta, ma come effetto collaterale di altri tratti adattativi di origine precedente. Gould e Lewontin  Il cannibalismo degli aztechi; Symons  La poliandria dei tibetani. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

38 Gould e Lewontin: Il cannibalismo degli aztechi
Gould & Lewantin (1979) I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss  Voltaire ironizza sul Leibniziano ottimismo (Teodicea) del dottor Pangloss del Candido secondo cui: «Le cose non possono essere in altro modo che come sono (...) Ogni cosa è fatta per lo scopo migliore. I nostri nasi sono fatti per portare gli occhiali. Le gambe sono chiaramente fatte per portare le brache, e noi le portiamo.» Harner ha proposto (1977) che i sacrifici umani degli Aztechi siano nati come una soluzione per la cronica mancanza di carne. Wilson (1978) ha usato questa spiegazione come un’illustrazione di prima mano di una predisposizione adattativa di natura genetica verso il cannibalismo nell’uomo. Harner e Wilson ci chiedono di considerare un sistema sociale elaborato e un complesso di giustificazioni esplicite che coinvolgono miti, simboli e tradizioni come meri epifenomeni generati dagli Aztechi, come un’inconscia razionalizzazione per mascherare la reale ragione di tutto ciò: il bisogno di proteine. Ma Sahlins (1978) ha illustrato come il sacrificio umano rappresentasse solo una parte di una complessa costruzione culturale che, nella sua completezza, non solo raffigurava l’espressione materiale della cosmologia azteca, ma svolgeva pure una funzione utile nel mantenimento delle classi sociali e nei sistemi di tributo fra le città. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gould, S., & Lewantin. Richard C. (2006). I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri.

39 I pennacchi della Basilica di San Marco a Venezia

40 Gould e Lewontin: Il programma adattazionista
Il programma adattazionista o paradigma di Pangloss  Questo programma ha le sue radici in una nozione resa popolare da Wallace e Weismann (ma non da Darwin) verso la fine dell’Ottocento: quella della quasi onnipotenza della selezione naturale nel forgiare le forme organiche e il migliore dei mondi possibili. Questo programma considera la selezione naturale talmente potente e i vincoli su di essa così scarsi, che la produzione diretta dell’adattamento attraverso il suo operato diviene la causa principale di tutte le forme organiche, delle funzioni e dei comportamenti. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gould, S., & Lewantin. Richard C. (2006). I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri.

41 Darwin nell’ultima edizione dell’Origine delle specie (1872, p. 395) 
La selezione naturale: il mezzo principale non esclusivo del cambiamento Darwin nell’ultima edizione dell’Origine delle specie (1872, p. 395)  «Poiché le mie conclusioni sono state in seguito largamente male interpretate, ed è stato affermato che io attribuivo le modificazioni delle specie esclusivamente alla selezione naturale, permettetemi di far notare che nella prima edizione di questo lavoro, e nelle successive, ho messo in posizione rilevante, ossia alla fine dell’introduzione, le seguenti parole: “Sono convinto che la selezione sia stata il mezzo principale, ma non esclusivo, del cambiamento”». 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gould, S., & Lewantin. Richard C. (2006). I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri.

42 Gould e Lewontin: 5 alternative al programma adattazionista 1/4
Gould e Lewontin e le 5 alternative al programma adattazionista  Nessun adattamento e nessuna selezione. In questi tempi i genetisti di popolazione sono nettamente divisi sulla questione di quanto del polimorfismo delle popolazioni e delle differenze genetiche tra specie sia in effetti il risultato delle selezione naturale e quanto di fattori puramente casuali. Nessun adattamento e nessuna selezione sulla parte in esame. La forma della parte è la conseguenza correlata di una selezione diretta altrove. In questa importante categoria Darwin pose le misteriose leggi della correlazione della crescita. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gould, S., & Lewantin. Richard C. (2006). I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri.

43 Gould e Lewontin: 5 alternative al programma adattazionista 2/4
Il disaccoppiamento della selezione dall’adattamento. Lewontin (1979) ha presentato il seguente esempio ipotetico: «Una mutazione che raddoppia la fecondità degli individui si diffonderà nella popolazione rapidamente. Se non vi è stato nessun cambiamento nell’efficienza di sfruttamento delle risorse, gli individui non avranno più discendenti di prima, ma semplicemente deporranno il doppio delle uova, e i giovani in eccesso moriranno a causa della limitatezza delle risorse. In che senso gli individui della popolazione saranno più adattati di prima? In realtà avverrà che se un predatore di piccoli incontrerà quella specie ora che vi sono più immaturi, farà diminuire la dimensione della popolazione, anche se la selezione naturale ha continuato a favorire gli individui a elevata fertilità.» 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gould, S., & Lewantin. Richard C. (2006). I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri.

44 Gould e Lewontin: 5 alternative al programma adattazionista 3/4
Il disaccoppiamento della selezione dall’adattamento. L’adattamento – la buona conformità degli organismi al loro ambiente può avvenire a 3 livelli gerarchici diversi, per cause diverse, tutti e tre chiamati adattamenti. Ciò che i fisiologi chiamano adattamento: la plasticità fenotipica che permette agli organismi di plasmare la propria forma in base alle circostanze che prevalgono durante l’ontogenesi. Gli adattamenti umani alle alte quote rientrano in questa categoria. Gli adattamenti fisiologici non sono ereditabili, sebbene la capacità di svilupparli probabilmente lo sia. Le forme ereditabili di adattamento non darwiniano negli uomini (e, in modo rudimentale, in poche altre specie a socialità avanzata): l’adattamento culturale (con ereditabilità trasmessa per apprendimento). Molte confusioni teoriche della sociobiologia umana nascono dall’impossibilità di distinguere questa modalità dall’adattamento darwiniano basato sulla variazione genetica. La sola esistenza di un buon livello di adattamento degli organismi all’ambiente non è sufficiente per affermare che la sua causa sia l’azione della selezione naturale. L’adattamento per selezione naturale. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gould, S., & Lewantin. Richard C. (2006). I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri.

45 Gould e Lewontin: 5 alternative al programma adattazionista 4/4
Adattamento e selezione, ma senza basi selettive per le differenze fra gli adattamenti. Specie simili di organismi, o sottopopolazioni della medesima specie, spesso sviluppano differenti adattamenti come soluzioni al medesimo problema. Adattamento e selezione, ma l’adattamento è un utilizzo secondario di parti presenti per ragioni di architettura, sviluppo o storia. Quella dei pennacchi e dei cannibali. Anche se l’arrossire è un adattamento influenzato dalla selezione sessuale nell’Uomo, non ci aiuterà molto a capire perché il sangue è rosso. L’utilità immediata di una struttura organica non ci dice spesso nulla delle ragioni della sua esistenza. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Gould, S., & Lewantin. Richard C. (2006). I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri.

46 Symons: Il darwinismo nello studio del comportamento umano
Symons (1992) Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano Poiché il darwinismo è una teoria dell’adattamento, questa teoria fa luce sul comportamento umano solo nella misura in cui favorisce spiegazioni sulla natura degli adattamenti psicologici alla base del comportamento. Il legame tra la teoria darwiniana e il comportamento è assicurato dalle leggi della psicologia (Barkow, 1984; Cosmides e Tooby, 1987). 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

47 Symons: L’occhio allupato 1/2
I maschi tendono ad avere una maggiore attrazione sessuale per donne con le quali non hanno avuto in precedenza rapporti sessuali piuttosto che per donne con le quali hanno rapporti sessuali regolari. Questo meccanismo è stato prodotto dalla selezione naturale nel corso della storia dell’evoluzione umana perché in certe circostanze i maschi (spesso di alto rango o dotati di particolari abilità nella competizione sessuale) hanno avuto l’opportunità di generare discendenza con un costo minimo (una insignificante quantità di sperma, pochi istanti del proprio tempo) avendo rapporti sessuali con donne con le quali non avevano mai avuto rapporti sessuali in precedenza. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

48 Symons: L’occhio allupato 2/2
Domanda: «La poligamia è illegale, le donne ormai praticano generalmente la contraccezione, quindi “l’occhio allupato” non può avere valore ai fini riproduttivi. Perché allora i maschi tendono a comportarsi ancora così?». Risposta di Symons: I meccanismi psicologici alla base della natura umana sono stati plasmati dalla selezione naturale nel corso di lunghi archi temporali in ambienti che differivano da quello attuale dove la natura umana si è adattata. Se tutte le donne cominciassero a praticare con assoluta efficacia le tecniche di contraccezione, scegliendo di avere rapporti sessuali solo con i propri mariti, se non esistesse alcuna forma di poligamia, e se le donne non sposassero mai uomini divorziati, nel corso di molte migliaia di anni la selezione potrebbe eliminare il fenomeno “dell’occhio allupato” nei maschi della nostra specie. Non esiste un meccanismo generale per la sopravvivenza dei geni perché semplicemente non c’è alcun modo di conseguire questo scopo universalmente. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

49 Symons: flessibilità nei mezzi, rigidità e specificità negli scopi 1/2
Il comportamento umano è flessibile relativamente ai mezzi, non agli scopi rigidi e specifici. Ad esempio  noi possediamo, insieme a molti altri primati, un meccanismo del gusto specializzato per i sapori dolci. Questo meccanismo è stato favorito dalla selezione naturale nelle popolazioni dei nostri antenati ancestrali poiché i frutti a contenuto zuccherino sono tanto più nutrienti quanto più il loro tasso zuccherino è elevato. Dal momento che il comportamento umano è così flessibile, siamo in grado di utilizzare un numero virtualmente infinito di mezzi per procacciarci lo zucchero, ma lo scopo per cui lo mangiamo rimane il medesimo: provare quella speciale sensazione di dolcezza. Nelle società industriali moderne l’obiettivo di assaporare quella sensazione continua a motivare il comportamento di assunzione. Se decidiamo di rinunciare al piacere della dolcezza per ridurre il rischio di danni ai denti, questa decisione consapevole opererà al servizio di altri specifici obiettivi (correlati probabilmente ai costi materiali, all’aspetto fisico e al dolore). 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

50 Symons: flessibilità nei mezzi, rigidità e specificità negli scopi 2/2
La flessibilità rispetto ai mezzi e i rigidi scopi sono il frutto di una serie di meccanismi psicologici propri dell’Homo sapiens che sono universali (fatta eccezione per le differenze di genere e quelle di età) e finiti. I comportamenti prodotti da questi meccanismi non sono universali (a parte alcuni schemi di movimento specie-specifici come il camminare, l’allattare o il corrugare la fronte) e sono infinitamente variabili. Gli esseri umani sono stati selezionati per conseguire specifici obiettivi, non per il generico obiettivo di massimizzare la riproduzione  non può infatti esistere un simile meccanismo perché non esiste una maniera generale e universalmente efficace di favorire la riproduzione. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

51 Symons: Il programma adattazionista
L’obiettivo del programma adattazionista in campo biologico, è «individuare certe caratteristiche [dell’organismo] quali componenti di qualche speciale meccanismo di soluzione dei problemi» (Williams, 1985, p. 1). Come differisce l’adattamento dall’ontogenesi e dall’ereditabilità? Quando ci si domanda se vi siano geni responsabili di un certo tratto, in genere si ha in mente una qualche versione della questione dell’adattamento, e tuttavia la risposta che viene data di solito sembra riguardare piuttosto la questione dell’ontogenesi o quella dell’ereditabilità. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

52 Symons: Il programma adattazionista e l’ontogenesi
La questione dell’ontogenesi è: I geni hanno un ruolo nello sviluppo del tratto X? La risposta è sempre sì, non importa quale sia il tratto X – un adattamento o una patologia, un fatto idiosincratico o un organo specie-specifico dato che ogni parte di un qualsiasi organismo emerge esclusivamente dall’interazione tra i geni, i prodotti dei geni, e una miriade di fenomeni ambientali. E poiché la risposta è sempre positiva, essa non ha valore informativo. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

53 Symons: Il programma adattazionista e l’ereditabilità
La questione dell’ereditabilità è: Una qualsiasi variazione relativa al tratto X è causata da una variazione genetica? Tale questione piuttosto specialistica viene sollevata tipicamente dai genetisti delle popolazioni e del comportamento, dagli psicologi della personalità, dai medici ricercatori e da ibridatori di piante e animali. Una risposta positiva  non costituisce un’evidenza che il tratto X sia un adattamento. Una risposta negativa  non costituisce un’evidenza che il tratto X non sia un adattamento. La capacità di allattare è ovviamente un adattamento, indipendentemente dal fatto che qualcuno dei suoi elementi sia attualmente ereditabile o no. La selezione sfoltisce la variazione genetica: forti e consistenti pressioni selettive che favoriscono il tratto X usualmente portano a zero l’ereditabilità. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

54 Symons: Il programma adattazionista e l’adattamento
La domanda adattazionista è: il tratto X in quanto tale è stato prodotto dalla selezione per assolvere a qualche funzione, è cioè un adattamento? Quando la gente chiede se vi siano geni responsabili del tratto X, di solito cerca una risposta a quest’ultima questione. L’evidenza che ci sono geni responsabili del tratto X nel senso adattazionista (ovvero l’evidenza che il tratto X è un adattamento) è fornita dall’analisi della configurazione fenotipica. Questa configurazione può essere dimostrata tramite studi comparativi sulle convergenze e divergenze filogenetiche e tramite un’analisi ingegneristica, che consenta di rilevarla in base alla precisione, all’economia, all’efficacia e alla costanza e complessità con cui gli effetti sono conseguiti. Il programma adattazionista applicato allo studio del sistema mente-cervello ha preso il nome di psicologia evoluzionistica. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

55 Symons: Empirismo ed innatismo
Le 2 concezioni della natura umana  Empirista  il cervello è costituito esclusivamente da un numero limitato di meccanismi dominio-generali, non specializzati; Innatista  il cervello è costituito da numerosi meccanismi dominio-specifici, specializzati. Non a caso i darwinisti prediligono tipicamente una qualche versione della seconda prospettiva: il programma adattazionista implica che si ragioni nei termini della funzione. Il cervello ha numerose e diverse funzioni; ossia, esso è stato modellato dalla selezione naturale per risolvere un gran numero di problemi distinti. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

56 Symons: La psicologia evoluzionistica
La psicologia evoluzionistica è l’applicazione del programma adattazionista allo studio del sistema mente-cervello. Gli psicologi evoluzionisti assumono che il sistema mente-cervello ha molte funzioni. Ad esempio  è stato selezionato per risolvere diversi tipi di problemi, ciascuno dei quali esige probabilmente un particolare tipo di soluzione – e dunque che il sistema mente-cervello include molti meccanismi dominio-specifici. Ad esempio  ci si aspetta che la percezione umana dell’attrattività sessuale sia assicurata da un certo numero di meccanismi specializzati (che operano secondo regole e principi distinti), piuttosto che da qualche meccanismo generalizzato di apprendimento o di attitudine-alla-cultura. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

57 Symons: La psicologia evoluzionistica e l’attrazione sessuale 1/5
La percezione dei fattori di attrazione sessuale negli esseri umani  Gli antropologi (o meglio, buona parte degli scienziati sociali) attribuiscono tipicamente questa percezione alla cultura. Nel farlo, essi sicuramente assumono che tale percezione sia il semplice sottoprodotto di qualche meccanismo – necessariamente dominio-generale – responsabile della attitudine-alla-cultura, che sottenderebbe la miriade di fenomeni attribuiti alla cultura (sistemi di parentela, stili del vasellame, credenze religiose ecc.). Ovvero, significa negare che tale percezione esista come un fenomeno psicologico indipendente con proprie regole e principi. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

58 Symons: La psicologia evoluzionistica e l’attrazione sessuale 2/5
L’argomento adattazionista si applica anche alla totalità degli animali complessi che si riproducono sessualmente  La ricerca di un partner sessuale rappresenta un problema adattativo cruciale; e gli oggetti presenti nell’ambiente non sono tutti ugualmente idonei a rivestire il ruolo di partner, così come non sono tutti possibile cibo. La selezione ha prodotto adattamenti specializzati nel riconoscimento dei conspecifici dell’altro sesso che presentino un elevato valore riproduttivo, così come ha prodotto adattamenti specializzati nel riconoscere quegli oggetti che hanno in sé un elevato valore nutrizionale. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

59 Symons: La psicologia evoluzionistica e l’attrazione sessuale 3/5
Attrattiva sessuale come prodotto di un meccanismo generalizzato responsabile dell’attitudine-alla-cultura  In questo caso gli standard di attrattività sessuale varierebbero capricciosamente da una cultura all’altra, e sarebbe impossibile predire in anticipo le inclinazioni di popoli attualmente ignoti. Attrattiva sessuale come prodotto di un adattamento specializzato dominio-specifico  In questo caso gli standard di attrattività sessuale devono presentare importanti regolarità di fondo da una cultura all’altra; la variazione culturale di questi standard deve essere largamente spiegabile nei termini di meccanismi psicologici specializzati e universali che operano su input differenti; e deve essere possibile predire in anticipo con un ragionevole grado di accuratezza gli standard di attrattività sessuale presso popolazioni ancora sconosciute. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

60 Symons: La psicologia evoluzionistica e l’attrazione sessuale 4/5
Un esempio sulle scelte sessuali umane maschili  I maschi umani sembrano essere universalmente attratti, a parità di altre condizioni, da certi correlati fisici della giovinezza femminile, ossia da caratteristiche fisiche che sono indici del fatto che una donna ha iniziato da poco ad avere il ciclo mestruale ed è dunque fertile e non ha ancora partorito figli. Nell’ambiente di adattamento evoluzionistico umano – vale a dire, l’ambiente del Pleistocene nel quale la stragrande maggioranza dell’evoluzione umana ha avuto luogo – una donna con simili caratteristiche avrebbe avuto probabilmente tra i 15 e i 18 anni di età. Nelle moderne società dotate di metodi contraccettivi, le donne possono mantenere un aspetto relativamente giovane molto più a lungo di quanto fosse possibile nell’ambiente di adattamento evoluzionistico, di conseguenza in queste società l’effetto dell’età sulle attrattive sessuali delle donne è molto meno marcato di quanto lo fosse in passato, o di quanto non sia tutt’oggi presso popolazioni primitive (i cui ambienti sono simili per alcuni aspetti all’ambiente di adattamento evoluzionistico). 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Il Pleistocene è un'epoca geologica che ha inizio 1,8 milioni di anni fa e termina anni fa. Il Pleistocene inferiore e medio corrisponde al periodo del paleolitico inferiore (Homo habilis e Homo erectus), mentre il Pleistocene superiore ai periodi del paleolitico medio e superiore (Homo neanderthalensis, Homo sapiens). Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

61 Symons: La psicologia evoluzionistica e l’attrazione sessuale 5/5
Un esempio sulle scelte sessuali umane femminili  Le donne sono particolarmente attratte, a parità di altre condizioni, da uomini che esibiscono segni di uno status sociale elevato. Tale preferenza risulterà essere universale, e ugualmente diffusa nelle donne dallo status elevato come in quelle di status inferiore. I particolari correlati o indizi dello status maschile, ovviamente, possono variare; ciò che si mantiene costante invece è l’adattamento psicologico che specifica la regola «preferisci i segni di uno status elevato». 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

62 Symons: la scienza sociale darwiniana e la poligamia dei Tibetani 1/3
La scienza sociale darwiniana non è genuinamente darwiniana  L’ipotesi centrale della scienza sociale darwiniana è che «tendenze comportamentali frutto dell’evoluzione» fanno sì che «il comportamento [umano] assuma la forma che consente di massimizzare la fitness inclusiva» (Irons, 1979, p. 33). La poliandria dei Tibetani di Crook e Crook (1988) è un tipico esempio di scienza sociale darwiniana  La poliandria dei Tibetani è adattativa (promuove cioè la fitness) in condizioni ambientali del tutto inusuali ma effettivamente sperimentate da alcuni tibetani in tempi recenti. Ora la poliandria, cosi come tutte le attività umane, è il risultato delle operazioni di una serie di meccanismi del sistema mente-cervello, ma la poliandria è un adattamento solo se almeno uno di questi meccanismi è stato configurato dalla selezione specificamente allo scopo di produrla. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

63 Symons: la scienza sociale darwiniana e la poligamia dei Tibetani 2/3
L’adattamento non implica effetti benefici  L’affermazione che una particolare forma di comportamento è un adattamento a un particolare ambiente non implica che vi siano davvero effetti benefici sulla sopravvivenza e la riproduzione; implica solo che, durante il corso della storia evoluzionistica, la selezione ha prodotto quella particolare forma di comportamento in quanto essa assolveva una determinata funzione con più efficienza di quanto facessero le alternative disponibili. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

64 Symons: la scienza sociale darwiniana e la poligamia dei Tibetani 3/3
Dawkins (1982) durante un seminario nel quale uno scienziato sociale darviniano interpretava la poliandria nei termini della selezione di parentela sostiene: «Sebbene affascinato dalle informazioni che presentava, cercai di metterlo in guardia da alcune difficoltà nella sua ipotesi. Segnalai che la teoria della selezione di parentela è fondamentalmente una teoria genetica, e che gli adattamenti a condizioni locali dovuti alla selezione dovevano essere prodotti dalla sostituzione di alleli mediante altri alleli, nel corso di molte generazioni. Le sue tribù che praticavano la poliandria avevano vissuto abbastanza a lungo – per un numero sufficiente di generazioni – in quelle particolari condizioni, perché la necessaria sostituzione genetica avesse avuto luogo? Vi era una qualsiasi ragione, dopotutto, per credere che le variazioni nei sistemi sessuali umani debbano essere sotto il controllo dei geni? Lo studioso, con il sostegno di molti suoi colleghi antropologi presenti al seminario, trovò da obiettare nel fatto che chiamassi in causa i geni. Egli non stava parlando di geni, disse, bensì di uno schema di comportamento sociale (...). Cercai di persuaderlo che era stato lui a «chiamare in causa i geni» sebbene, in effetti, non avesse menzionato la parola gene nella sua conferenza (...) Non si può parlare di selezione di parentela, o di qualsiasi altra forma di selezione darwiniana, senza chiamare in causa i geni, che lo si faccia in modo esplicito oppure no.» (pp. 27 sg.). 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Un allele è definito come una delle possibili versioni in cui si può presentare un gene. Gli alleli sono alla base delle diverse modalità espressive di un carattere reditario e occupano lo stesso focus sui cromosomi omologhi. Symons, D. (2006). Usi legittimi e illegittimi del darwinismo nello studio del comportamento umano. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino: Bollati Boringhieri. Symons D On the use and misuse of darwinism in the study of human behavior. In Barkow J. H., Cosmides L. e ToobyJ. (a cura di), The adopted mind Evolutionary psychology and the generation of culture. Oxford University Press, New York-Oxford, pp

65 La psicologia evoluzionistica e il rifiuto della diatriba natura/cultura
La psicologia evoluzionistica rifiuta la dicotomia tra natura/cultura  Ponendo l’accento sui meccanismi psicologici che mediano la dimensione biologica con quella del comportamento manifesto. È invece importante individuare gli elementi costitutivi dell’architettura cognitiva umana e fornirne una spiegazione funzionale. Va oltre la considerazione che il patrimonio innato e quello appreso sono dimensioni ontogenetiche reciprocamente irriducibili e non si limita a ribadire la generica posizione secondo la quale, poiché nessuna forma di comportamento può emergere dal nulla, una qualche base biologica capace di influire sullo sviluppo individuale ci deve pur essere. Focalizza il proprio interesse sulle complesse relazioni causali esistenti tra le pressioni selettive e i meccanismi psicologici e tra questi e il comportamento. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Adenzato, M., & Meini, C. (2006). Darwin e la psicologia: un'alleanza possibile. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (p. XI-XXXIII). Torino: Bollati Boringhieri.

66 La cultura e la mente innata
Simpson, T., Carruthers, P., Laurence, S., & Stich, S. (2006). Introduction: Culture and the Innate Mind. In P. Carruthers, S. Laurence, & S. Stich (Editors), The Innate Mind: Culture and Cognition Vol. 2 (pp. 3-19). New York, NY, USA: Oxford University Press.

67 40 anni di dominanza del modello comportamentista
From the 1920s until the mid-1960s, behaviorism, in one guise or another, was the dominant paradigm among psychologists, apart from those in the Freudian tradition. Behaviorists, like the empiricist philosophers who inspired them, were disinclined to explain much of anything by appeal to innate properties of the mind. The reason is not that behaviorists did not believe in minds, nor was it the case that behaviorists denied that the mind has any innate properties. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

68 La mente che sa poco e non vincola e non vincola l’apprendimento
So for behaviorists, as for other empiricists, the mind’s innate mechanisms impose few constraints on what is learned, and contribute little or no content to the output of the learning process. What is learned depends entirely on the environment to which the learner is exposed. The innate mechanisms of the mind contribute nothing of substance to family patterns, social relationships, language, norms, religions, decorative and artistic activities, technological traditions, or other paradigmatic elements of culture. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

69 L’Antropologia del 20° sec. e l’enfasi ambientale
Franz Boas ( ), one of the founders of anthropology in USA  Took a strong stand against the nativist (or ‘‘hereditarian’’) – and blatantly racist – views that loomed large in the work of nineteenth century social Darwinists. It was the environment, particularly the cultural environment, rather than biology or psychology, that determined the patterns of behavior that differed across groups and societies. In 1925, Boas sent his young student, Margaret Mead, to Samoa, where she spent nine months studying adolescence and sexual awakening among Samoan youth. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

70 L’assoluta malleabilità della natura umana secondo Mead
Margaret Mead (1901–1978) American cultural anthropologist produced the book Coming of Age in Samoa (1928) quickly became (and probably still is) the most widely read anthropological study ever published. In it, Mead describes adolescence in Samoa as a time of carefree, guilt-free, and delightful sexual experimentation, facilitated by an easy-going social environment that is dramatically different from the one familiar to her readers in America and Europe. As Derek Freeman (1916 – 2001, New Zealand anthropologist best known for his work in attempting to refute the claims of Margaret Mead in her study of Samoan society), Mead insisted that the Samoans had no conviction of sin, regarded lovemaking as ‘‘the pastime par excellence,’’ [and] made ‘‘a fine art of sex.’’ Samoan society, she reported, ‘‘works very smoothly as it is based on the general assumption that sex is play, permissible in all hetero- and homosexual expressions, with any sort of variation as an artistic addition.’’ The assumption that sex is play provides a cultural atmosphere in which ‘‘frigidity and psychic impotence do not occur and in which a satisfactory sex adjustment in marriage can always be established.’’ (Freeman, 1983, pp. 91–2) 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Margaret Mead (2007) L’adolescenza in Samoa. Giunti Editore. Mead wrote, a decade after her visit to Samoa, ‘‘that human nature is almost unbelievably malleable, responding accurately and consistently to contrasting cultural conditions’’ (1935/1963, p. 280)».

71 Il modello Standard delle Scienze Sociali
The empiricist psychological theses that the mind is malleable and that its contents are determined by experience fit very comfortably with the anthropological theses, urged by Boas and Mead, that cultures differ dramatically in fundamental ways and that everything interesting about societies can be explained by the local cultural environment. The ideas in this package are the central components of what John Tooby and Leda Cosmides (1992) have called the ‘Standard Social Science Model. In the years after World War II, because of the role that nativist theories about the mind and cultures had played in propaganda designed to justify Nazi racist and eugenic policies, the cluster of views making up the standard social science model came to have considerable moral authority. Nativism is not merely false, it is evil! 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

72 Il processo di superamento dello standard social science model
Dal 1960 in poi tre nodi della storia sono centrali per comprendere il processo di superamento dello standard social science model. La rivoluzione cognitivista e il declino del comportamentismo; Un rinnovato interesse verso l’innatismo nelle teorie della mente; La sviluppo della sociobiologia. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

73 1° nodo: La rivoluzione cognitivista e il superamento del comportamentismo
On cognitivist accounts, which were inspired by the metaphor of the mind as computer, minds contain large sets of representational states that are manipulated by one or more computational mechanisms. The job of the psychologist, or the cognitive scientist, is to discover the structure of these representations and the programs or algorithms that manipulate them. (Pinker, S. (2006). Tabula rasa. Perché non è vero che gli uomini nascono tutti uguali. Milano: Mondadori; Gardner, H. (1985). The Mind’s New Science. A History of the Cognitive Revolution. Basic Books) 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

74 2° nodo: Un rinnovato interesse verso l’innatismo nelle teorie della mente 1/3
Noam Chomsky (USA, 1928), beginning in the mid-1960s, made an increasingly impressive case that the structure of natural languages was simply too rich to be acquired by an empiricist learning mechanism on the basis of the evidence available to the child. Given the poverty of the stimulus the only plausible explanation for the linguistic knowledge that the child acquires is that a very substantial portion of that knowledge is innate. Since any normal child can learn any natural language, the innate knowledge, which Chomsky called universal grammar (UG), must be present in all normal humans and manifest in all natural languages.  (continua) 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

75 2° nodo: Un rinnovato interesse verso l’innatismo nelle teorie della mente 2/3
How, then, are we to account for the obvious fact that unrelated languages seem very different from one another? (3 idee) While all natural languages manifest the features specified in UG, those features are not obvious to casual inspection. Discovering the crosslinguistic regularities of UG, like discovering the regularities captured by Newton’s laws or by just about any other sophisticated science, requires careful study of the phenomena aided by a theory that tells you what to observe or measure. Some of the regularities are disjunctive. There are, for example, many logically possible ways in which a language might order the components of sentences that linguists call heads and complements. But almost all of the world’s languages exhibit one of two patterns. So the regularity here is that heads and complements are ordered in one or the other of these ways. In order to determine which pattern prevails in the language that surrounds her, a child must, of course, be exposed to that language. But all she needs is a bit of information that will serve as a cue or ‘‘trigger’’ enabling her to adopt either pattern A or pattern B. She need not figure out all the complexities of those two patterns, since they are innately specified. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

76 2° nodo: Un rinnovato interesse verso l’innatismo nelle teorie della mente 3/3
The psychological mechanisms underlying language processing and the those underlying language acquisition are special purpose, innate devices that are built to do those jobs and nothing else. Chomsky often uses the term language organ to stress the analogies between the mental system underlying language processing and familiar biological organs like kidneys or the eyes. Jerry Fodor (1983) published a very influential book in which he proposed the term module for mental mechanisms like the language organ, and went on to offer a detailed characterization of the features of modules. Central among them was that modules: contain a substantial body of information relevant to the task they were designed to accomplish, where this information is inaccessible to other components of the mind, and do their work while utilizing only that proprietary body of information, encapsulated from all other information held elsewhere in the mind. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

77 3° nodo: Lo sviluppo della sociobiologia 1/4
The emergence of sociobiology and the critique of the standard social science model, which had its beginnings in the research tradition of ethology stemming from the work of Konrad Lorenz (Austrian, 1903–1989) and Niko Tinbergen (1907–1988). This tradition provided an empirically grounded alternative to behaviorism. Important aspects of animal behavior were seen to be the product of innate mechanisms that were evolutionary adaptations. However, from Darwin’s time onward, evolutionary theorists had found certain social behaviors in animals to be very difficult to explain in terms of adaptations. Perhaps most puzzling were altruistic behaviors that threatened the survival or reproductive prospects of the animal exhibiting the behavior while increasing the likelihood that some other animal would survive and reproduce. How could animals disposed to behave like that evolve?  (continua) 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

78 3° nodo: Lo sviluppo della sociobiologia 2/4
The altruistic behaviors and the sociobiology  Starting in the mid-1960s, a group of biologists that included George Williams, W. D. Hamilton, John Maynard Smith, Robert Trivers, and Richard Dawkins began to make major advances in answering that question. One crucial idea, proposed by Williams and Hamilton and popularized by Dawkins in his book The Selfish Gene (1976), was that we should not focus on the number of offspring an organism produces but rather on the number of copies of its genes that are passed on to the next generation. That made it clear how a gene that made altruistic behavior more likely could spread through a population, provided that the recipients of the altruism were kin who carried a copy of the gene. Theories invoking reciprocal altruism, parental investment, sexual selection, and the idea of an evolutionarily stable strategy yielded plausible accounts of how other behavioral dispositions might evolve. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

79 3° nodo: Lo sviluppo della sociobiologia 3/4
E. O. Wilson (1975) Sociobiology: The New Synthesis, (Harvard biologist, USA 1929)  a massive survey of the literature on animal social behavior and of attempts to explain how this behavior might have evolved. In the last chapter of that book, Wilson turned his attention to humans. He offered hypotheses aimed at explaining how a variety of human social behaviors and cultural phenomena might have evolved, including religion, ritual, artistic activity, male dominance, and warfare. This was, of course, a clear challenge to the standard social science model, since if Wilson’s explanations were correct, then the behaviors in question must, to some extent at least, be influenced by genes, and those genes must have been favored by natural selection. The reaction was fast and furious: public talks by Wilson and other sociobiologists were often met with organized and aggressive heckling. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

80 3° nodo: Lo sviluppo della sociobiologia 4/4
The advent of the evolutionary psychology  While sociobiology and the closely allied field of human behavioral ecology pose a clear challenge to the standard social science model, they do not speak directly to the topic that is the central focus of this book, the links between culture and the innate mind. The reason they don’t is that both sociobiology and human behavioral ecology are largely apsychological  They don’t say much about the mind at all. Rather, they focus on behavior. Their central concern is to explain how a given pattern of behavior evolved, and their usual strategy is to argue that that pattern of behavior is adaptive, that is, that it increases the chance that copies of the genes of organisms displaying the behavior will be present in subsequent generations. All of this changed with the advent of evolutionary psychology, where we find theories that attempt to explain cultural phenomena that clearly invoke features of the innate mind. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

81 Evolutionary Psychology’s Strategies for Explaining Culture
While many thinkers have played a role in developing evolutionary psychology, the most influential figures have been the anthropologist John Tooby, the psychologist Leda Cosmides, and, more recently, the psychologist Steven Pinker. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

82 The sociobiology’s focus on behavior
Evolutionary psychologists maintain that sociobiology’s focus on behavior and its neglect of psychology are misguided. When genes influence behavior, they argue, they do so by building brains with a bevy of specialized mental modules. Behavior is the result of the interaction between these mental modules and the environment. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

83 L’ambiente di adattamento
During the Pleistocene, when modern humans were evolving, natural selection shaped these mental modules to produce behavior that would be adaptive in the Pleistocene environment (1,8-0,01 million). But over the roughly 10,000 (Olocene/Recent) years since the invention of agriculture, the environment in which humans live has been radically altered by human activity. Thus it is a mistake to assume, as sociobiologists typically do, that the behavior of modern humans is generally adaptive, since it is produced by minds that were designed by natural selection to produce adaptive behavior in a very different environment. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

84 I moduli mentali 1/3 According to evolutionary psychologists, we should then hypothesize that for most of the adaptive problems, natural selection produced a mental module that was well designed to solve it in the Pleistocene environment, and that those modules persist largely unchanged in modern minds. The mental modules do not share all of the features of Fodor’s modules. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

85 I moduli mentali 2/3 Tooby & Cosmides (1995). Foreword. In S. Baron-Cohen Mindblindness An Essay on Cambridge, MIT Press  «Our cognitive architecture resembles a confederation of hundreds or thousands of functionally dedicated computers (often called modules) designed to solve adaptive problems endemic to our hunter-gatherer ancestors. Each of these devices has its own agenda and imposes its own exotic organization on different fragments of the world. There are specialized systems for grammar induction, for face recognition, for dead reckoning, for construing objects and for recognizing emotions from the face. There are mechanisms to detect animacy, eye direction, and cheating. There is a ‘‘theory of mind’’ module and a multitude of other elegant machines». 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

86 I moduli mentali 3/3 Tooby & Cosmides (1997). Introduzione. In S. Baron-Cohen L'autismo e la lettura della mente (pp. 7-14). Astrolabio  «Anziché considerare il mondo come la forza che organizza la mente, oggi i ricercatori ritengono che sia la mente a imporre, ad un mondo infinitamente ed esteso, i propri preesistenti tipi di organizzazione, inventati dalla selezione naturale durante la storia evolutiva della specie per produrre risultati adattivi nell’ambiente naturale della specie stessa. In questa prospettiva, la nostra architettura cognitiva, rassomiglia a una confederazione di centinaia di migliaia di computer (spesso detti moduli), ognuno dei quali è addetto ad una funzione, designati a risolvere problemi endemici per i nostri progenitori cacciatori-raccoglitori. Ciascuno di questi dispositivi segue il proprio programma e impone dall’esterno la propria organizzazione ai diversi segmenti del mondo. Ci sono meccanismi specializzati per l’induzione grammaticale, per il riconoscimento del volto, per l’orientamento, per la costruzione di oggetti, per il riconoscimento delle emozioni delle espressioni del viso. Ci sono meccanismi per rilevare l’animizzazione, la direzione dello sguardo e l’inganno. C’è un modulo della “teoria della mente” e moltissimi altri eleganti meccanismi». 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

87 Le 3 strategie alla base dei fenomeni culturali
Evolutionary psychologists have actively explored 3 strategies for explaining cultural phenomena: metaculture (universals), evoked culture, and use of culturally transmitted information by modules designed to exploit it. All 3 strategies are aimed at explaining aspects of culture that are clearly adaptive, or that were adaptive in ancestral environments. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

88 Gli universali umani 1/2 While not denying that cultures vary in many ways, evolutionary psychologists also insist that there are many cultural universals – features all cultures share – though, like Chomsky’s linguistic universals, they are sometimes not obvious unless one has a theory that suggests where to look. Tooby and Cosmides sometimes describe these universals as constituting a single human metaculture 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

89 Gli universali umani 2/2 Tooby & Cosmides (1992). The Psychological Foundation of culture. In Barkow, Cosmides, & Tooby (Eds.), The Adapted Mind (pp ). Oxford University Press  «Anthropological orthodoxy to the contrary, human life is full of structure that recurs from culture to culture, just as the rest of the world is. (Or, if one prefers, there are innumerable frames of reference within which meaningful cross-cultural uniformities appear, and many of these statistical uniformities and structural regularities could potentially have been used to solve adaptive problems.) Such statistical and structural regularities concerning humans and human social life are an immensely and indefinitely large class (Brown, 1991): adults have children; humans have a species-typical body form; humans have characteristic emotions; humans move through a life history cued by observable body changes; humans come in two sexes; they eat food and are motivated to seek it when they lack it; humans are born and eventually die; they are related through sexual reproduction and through chains of descent; they turn their eyes toward objects and events that tend to be informative about adaptively consequential issues; they often compete, contend, or fight over limited social or subsistence resources; they express fear and avoidance of dangers; they preferentially associate with mates, children, and other kin; they create and maintain enduring, mutually beneficial individuated relationships with nonrelatives; they speak; they create and participate in coalitions; they desire, plan, deceive, love, gaze, envy, get ill, have sex, play, can be injured, are satiated; and on and on. Our immensely elaborate species-typical physiological and psychological architectures not only constitute regularities in themselves but they impose within and across cultures all kinds of regularities on human life, as do the common features of the environments we inhabit». 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

90 La mente evoluta e le variazioni culturali
Evolutionary psychologists invoke evolved modules to explain cultural variation in another way. Cultures are great sources of locally useful information. What plants are edible, what animals are dangerous, what paths are safe, all this and much more is conveyed from one individual to another. When this culturally transmitted information is relevant to solving adaptive problems that were frequently encountered in the Pleistocene mental mechanisms may have evolved that seek it out and make use of it in predetermined ways. As an example, Barrett (2005) has argued that children have an innate dangerous animal category embedded in a mental mechanism that leads them to seek out and retain information about local animal predators, and to have appropriate emotional and behavioral responses to such animals. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Barrett, H. C. (2005). The Adaptations to Predators and Prey. In D. M. Buss (Editor), The Handbook of Evolutionary Psychology (pp ). New York, USA Wiley.

91 The Epidemiological Strategy for Explaining Culture
But there are many cultural phenomena that appear to serve no adaptive function either now or in the past: aspects of religion, taboos, and etiquette rules. Does the innate mind have anything to tell us about these? 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

92 The Epidemiological Strategy for Explaining Culture: Transmission 2/6
Sperber (1996) has adopted the epidemiological approach to culture giving us insights into some of the quirks of culture, and some of its pathologies. Lots of information is transmitted from one member of a culture to another, this information transfer is almost always mediated by a variety of innate mechanisms. In order to imitate a dance or a hunting technique, internalize a norm, or learn a folk tale, the learner (or ‘‘cultural child’’ as he or she is sometimes called) must observe more knowledgeable members of the culture (‘‘cultural parents’’), infer or reconstruct the mental representations that underlie their behavior (including their verbal behavior), and store the reconstructed mental representations in the appropriate place in memory.  (continua) 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Sperber, D. (2006). Modularità del pensiero ed epidemiologia delle rappresentazioni. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino Bollati Boringhieri.

93 The Epidemiological Strategy for Explaining Culture: Transmission 3/6
Neither the mechanisms that underlie the necessary inferences nor those that underlie memory are perfectly accurate, however. Such learners are bound to make mistakes, and those mistakes will often not be random. Rather, because of the way the mechanisms responsible for inference and memory are designed, the mental representations that are reconstructed and stored are more likely to selectively retain some features of the cultural parents’ representations, to drop others, and to introduce new features that may not have been present in the cultural parents’ representations. The features that are more likely to be retained or added might be thought of as biases or attractors in the transmission process, and over time the transmitted mental representations found in a population will tend to move in the direction of those attractors. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Sperber, D. (2006). Modularità del pensiero ed epidemiologia delle rappresentazioni. In M. Adenzato, & C. Meini (Eds.), Psicologia evoluzionistica (pp ). Torino Bollati Boringhieri.

94 The Epidemiological Strategy for Explaining Culture: Religion 4/6
One influential example of research that adopts the epidemiological approach is Pascal Boyer’s work on religion  People’s beliefs about supernatural beings tend to characterize those beings as having just one, or a small number, of bizarre and unfamiliar properties (contro-intuitive), and otherwise to be pretty much the same as natural beings in that category. Thus a supernatural person may be able to know what is happening in distant places or what will happen in the future, but apart from this, his mind will have all the normal characteristics posited by commonsense or folk psychology. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Boyer, P. (1994). Cognitive constraints on cultural representations: Natural ontologies and religious ideas. In L. A. Hirschfeld, & S. A. Gelman (Editors), Mapping the mind. Domain specificity in cognition (pp ). New York: Cambridge University Press. Boyer, P. (2008). Religion: bound to believe? Nature, 455(7216), Boyer, P., & Ramble, C. (2001). Cognitive templates for religious concepts: cross-cultural evidence for recall of counter-intuitive representations. Cognitive Science, 25(4),

95 The Epidemiological Strategy for Explaining Culture: Etiquette rules
Nichols (2004). Sentimental Rules on the natural Foundation of Moral Judgment. Oxford University Press. He has shown that, while a wide variety of behavior has been governed by etiquette norms during the last 500 years, the norms that tend to survive, once they appear, are those that prohibit behavior that evokes disgust reactions we are innately predisposed to have. Our innate predisposition to find certain types of things disgusting biases the transmission process in favor of norms prohibiting disgusting behavior by making those norms more salient and more memorable. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

96 The Epidemiological Strategy for Explaining Culture: Conclusion 6/6
The mind-reading system  explains why supernatural beings are believed to have familiar psychological properties did not evolve because it enabled people to create religious myths. The core disgust system  was presumably in place long before the emergence of rules of etiquette. The epidemiological approach explains how innate mental mechanisms that were designed to deal with adaptive problems can, inadvertently as it were, give rise to an efflorescence of cultural phenomena that often contribute nothing to fitness. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

97 Cumulative Cultural Evolution and Adaptive Local Culture 1/3
Boyd & Richerson (2006) Culture, Adaptation, and Innateness. In Carruthers, Laurence, & Stich (Eds.), The Innate Mind Culture and Cognition. Oxford University Press. Strategies (slide 82) for explaining aspects of culture that were adaptive in ancestral environments (many of which, of course, are still adaptive) and aspects of culture that are often maladaptive cannot explain some of the most conspicuous and important features of culture. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

98 Cumulative Cultural Evolution and Adaptive Local Culture 2/3
Boyd and Richerson make this point vividly with a thought experiment in which a contemporary urban academic is deposited on an Arctic beach, where, in order to survive, he needs to make a kayak out of locally available materials. He would, of course, be a spectacular failure. The new environment would not evoke a Darwinian algorithm for kayak building. Nor would he be able to learn the art on his own, via trial-and-error learning, even after years of trying. The Inuit, who are masterful kayak builders, do not rely on Darwinian algorithms or on individual learning to acquire their skills; rather, they get the relevant knowledge from other members of their culture. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

99 Cumulative Cultural Evolution and Adaptive Local Culture 3/3
Boyd and Richerson arise a question: How did this knowledge get established in the culture? Human cultural transmission, like genetic transmission, is cumulative. Small changes in existing cultural knowledge introduced by individual innovators, whether they are motivated by insight or by chance, will be adopted and passed on to subsequent generations if they are judged to improve the product whose production the knowledge guides. Over time, this process of cumulative innovation can lead to technologies that are exquisitely well adapted to local environments. And while it typically takes many generations for the process to achieve these results, it can nonetheless be extraordinarily fast when compared with the pace of cumulative biological evolution. This cumulative process of cultural evolution is central in explaining the extraordinary success of our species. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e

100 Cultural transmission and Imitation
Heyes & Galef (1996)  Humans are not the only species that has a system of cultural transmission. However, only humans exhibit the sort of massively cumulative cultural transmission that enables us to quickly adapt to a wide range of environments. What features of our innate minds make this powerful component of culture possible? One intriguing suggestion is that the mind-reading (or theory of mind) system plays a central role since it enables us to understand the intentions or goals underlying other people’s behavior, and this may be crucial to successful imitation (Tomasello, 1999; Meltzoff, 1999). But if the mind-reading system, much of which appears to be unique to humans, gives us the ability to imitate, one or more other components of the innate mind must provide the motivation to imitate. 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e Heyes, C. M., & B. G. Galef. (1996). Social Learning in Animals: The Roots of Culture. New York, NY: Academic Press. Meltzoff, A. N. (1999). Imitation. In R. A. Wilson, & F. C. Keil The MIT Encyclopedia of the Cognitive Sciences (pp ). Cambridge, Massachusetts: The MIT Press. Tomasello, M. (1997). The Cultural Origins of Human Cognition. Cambridge, MA: Harvard University Press.

101 The dark side of imitation
Who to imitate?  Indeed, there will often be many potential cultural parents from whom a neophyte could learn. Boyd and Richerson have shown that in some circumstances it will be adaptive to adopt the most common cultural variant, while under other circumstances it will be adaptive to adopt the variant exhibited by a high-prestige individual. While it is often adaptive to imitate successful and prestigious individuals, it is hard to know which aspects of their belief systems and their preferences contribute to their success. So our inclination to imitate, while it may give us useful knowledge and skills, may also lead us to pick up idiosyncratic beliefs and preferences that are inefficacious or maladaptive. As Boyd and Richerson note  «our propensity to adopt dangerous beliefs may be the price we pay for the marvelous power of cultural adaptation». 1. Come funziona la mente 2 Evidenze di meccanismi innati e specifici di conoscenza 3. L’evoluzione della mente 4. La cultura e la mente innata P s i c o l o g i a G e n e r a l e


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