Welfare di prossimita’ e reti informali A cura di Francesca Stefani
Welfare Complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini, modificando in modo deliberato e regolamentato la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato stesso. Il welfare comprende pertanto il complesso di politiche pubbliche dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini. L’espressione («Stato del benessere»), entrata nell’uso in Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale, è tradotta di solito in italiano come Stato assistenziale (che ha però sfumatura negativa) o Stato sociale.
Welfare di prossimita’ Processo sociale, culturale ed economico che mira a creare opportunità inclusive di partecipazione alla vita sociale attiva.
Punti fondamentali Prossimità Appartenenza Avvicinamento (farsi prossimo) Comunità pratiche (performance esperte, collaborative, sociali, condivise) Ibridazione Passaggio da solidarietà superficiale a solidarietà come assunzione di responsabilità condivise Non pratiche autoreferenziali o welfare residuale, ma collegamenti con le istituzioni
Cittadinanza attiva Gli individui si prendono cura della comunità diventandone parte attiva; gli operatori dei servizi devono tenerne conto, lavorando con i cittadini in modo complementare.
Le reti informali Comprendono le associazioni e le organizzazioni di volontariato o di privato sociale nate per far fronte a determinati bisogni della comunità.
Le reti informali rappresentano un importante punto di riferimento sia sul territorio, ma anche intra-ospedaliero. La conoscenza di ciò che il territorio offre in termini di supporti, capaci di integrarsi con livelli più strutturati, determina una risorsa di grande valore per tutte le strutture organizzative che intendono vivere e proporre se stesse come enti che erogano servizi globali alla persona.
Operativita’ delle reti informali Costruzione di uno strumento operativo, utile ed utilizzabile da tutti i membri dell’equipe che abbia come finalità l’inserimento dell’utente in ambiti in cui possa svolgere attività che forniscano alla persona l’opportunità di uscire dell’isolamento, usufruire di attività socializzanti, vivere esperienze al di fuori degli ambiti noti e riacquisire le competenze sociali perse o disgregate.
Significa: Fornire all’utente la possibilità di collegarsi con enti o strutture, presenti sul territorio, capaci di offrire l’opportunità di fare un percorso significativo e complementare al processo di cura e riabilitazione. Determinare l’avvio di un processo che preveda una supervisione da parte dell’operatore, in maniera tale da poter garantire una continuità nel percorso.
Prevede: Un rapporto continuativo fra enti e istituzione. Che non si traduca in una “delega in bianco” Che l’istituzione si faccia carico di condividere con gli operatori/volontari un percorso formativo e per obiettivi comuni e condivisi. Che l’istituzione rappresenti sempre un punto di riferimento e un interlocutore presente.
Obiettivi specifici Sviluppo all’interno del Servizio di una “cultura della rete” intesa come reale opportunità per utenti ed operatori Mappatura del territorio Inserimento degli utenti in ambiti specifici (concordati in equipe, condiviso con l’ente che accoglie, supervisionato dall’operatore referente)
Quando la malattia porta all’isolamento ……. Riattivare e recuperare i legami con il proprio territorio significa non solo offrire l’opportunità di rileggersi integrati, ma di sperimentare nuove possibilità di contatto con persone diverse, allargando la propria rete di relazioni, le proprie abilità e competenze.
Il risultato atteso, è la costruzione di una nuova percezione di sé, rimuovendo l’idea di essere sempre e soltanto “soggetti di cura” ma sperimentando a propria volta la possibilità di “prendersi cura degli altri” (nell’impegno volontario), o del realizzare una nuova visione di se nel contatto con ambiti nuovi, con conseguenti effetti positivi in termini di autostima e autorealizzazione.
La riorganizzazione dei servizi La riorganizzazione dei servizi, in termini di apertura al territorio, richiede competenze sofisticate perché la gestione della complessità non è semplice: richiede flessibilità di pensiero e di azione, richiede re-interrogare continuamente il proprio fare per non essere fagocitati, richiede mappe di riferimento per non perdere la bussola, richiede di assumere che i servizi e i professionisti siano in grado di ri-articolare le parti, richiede che la leva della curiosità venga sempre usata per non cadere nella routine.