La localizzazione aziendale

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Transcript della presentazione:

La localizzazione aziendale La problematica localizzativa riguarda la scelta del luogo più adatto allo svolgimento dell’attività aziendale Si tratta di una problematica studiata da vari approcci metodologici: Geografia economica, allo scopo di elaborare principi per attuare interventi territoriali programmati (crescita zone depresse) Macroeconomia, per studiare le scelte localizzative delle aziende. I modelli a cui si è pervenuti sono peraltro molto teorici, non aderenti alla realtà in quanto astratti e statici Economia aziendale 1

La problematica localizzativa: l’impostazione di pensiero degli economisti Teoria di Weber È basata sulla minimizzazione dei costi di produzione. Meriti: approfondisce il ruolo di tre fattori di influenza: il costo dei trasporti e della mano d’opera, le economie e diseconomie di agglomerazione. Limiti: ipotesi di stabilità localizzativa del fattore lavoro, assenza di differenze spaziali nella domanda e nei prezzi, concezione ristretta dei fattori di influenza e dell’obiettivo imprenditoriale (minimizzazione dei costi nel breve periodo) …. . Teoria di Lösch Supera alcune carenze della teoria del Weber. Secondo Lösch, l’intero sistema delle localizzazioni produttive tende verso l’equilibrio. Meriti: introduzione del concetto di stretta interdipendenza delle aziende, superamento del concetto di spazio a prevalente carattere fisico-geografico, integrazione tra studi di localizzazione con gli studi dell’economia interregionale e degli assetti urbani. Limiti: uniforme disponibilità di materie prime in quantità sufficiente alla produzione, pianura omogenea con identiche possibilità di trasferimento verso ogni direzione, assenza di influssi di tipo extra-economico. 2

La problematica localizzativa: l’impostazione di pensiero degli economisti Teoria di Greenhut Secondo questa teoria, il costo dei trasporti è una variabile decisiva, assieme alla domanda e al grado di interdipendenza tra le aziende. Si considerano anche le eco- nomie di agglomerazione/deglomerazione e l’atteggiamento imprenditoriale. Teoria di Isard È l’esempio più completo dell’unione della teoria di Weber con la teoria marginalistica dell’impresa. Offre alle autorità di governo conoscenze per la razionale pianificazione dei fenomeni agglomerativi: la base consiste nell’analisi degli influssi esercitati dalle variazioni delle aziende o della popolazione di un luogo sugli andamenti economici di un altro luogo più o meno distante. Teoria del comportamento spaziale delle aziende In questa teoria, il rapporto azienda-ambiente non è più considerato in maniera atomistica. L’azienda è considerata un sistema aperto che stabilisce composite relazioni ad influsso reciproco con la realtà circostante. Teoria dei poli di sviluppo (schema del Perroux) Secondo questa teoria, i fenomeni agglomerativi sono causati dal sorgere di un’azienda egemone, che genera processi di anticipazione tecnologica, di dominanza economica e, attraverso l’induzione dei consumi, riflessi positivi sulla crescita. L’area interessata è un’entità in perenne movimento: le continue modificazioni dei rapporti, il progresso tecnologico, l’obsolescenza dei prodotti fanno decadere alcuni poli di sviluppo e crescerne altri. 3

Localizzazione ed equilibrio economico La localizzazione è una problematica tipica della fase istituzionale, ma si ripresenta anche nella fase di funzionamento. La localizzazione è una problematica non svincolata dalle altre problematiche che si presentano in fase istituzionale (dimensione, finanziamento…..). Ne consegue che, proprio perché non svincolata, l’indagine per la migliore soluzione delle varie problematiche deve avere carattere unitario. In pratica, deve inquadrarsi nella tematica più ampia della ricerca dell’ordine, combinatorio (combinazione dei fattori), sistematico (unitarietà delle operazioni) e di composizione (composizione di forze interne ed esterne). La ricerca dell’ambiente più adatto per la composizione di forze interne ed esterne deve procedere per gradi: 1. Prima fase: si accertano gli ambienti inadatti e si scartano; 2. Seconda fase: grazie anche a ricerche su aziende concorrenti, si ricercano gli ambienti adatti. La scelta localizzativa deve avere carattere non contingente. Occorre pertanto porre in essere una valida indagine sul futuro per evitare a più o meno breve termine crisi localizzative. In fase di impianto l’indagine sul futuro è molto difficoltosa perché manca la base storica di riferimento. 4

Localizzazione ed elasticità della sfera operativa aziendale Di fronte alla problematica dell’obsolescenza ambientale, dell’errore ubicazionale o della crisi localizzativa, quale comportamento deve assumere l’azienda? L’azienda deve ricercare nuovi percorsi di economicità, tenendo conto che la localizzazione vincola fortemente l’azienda perché non è semplice cambiare SOLUZIONI Ristrutturazione con mantenimento dell’originaria ubicazione (sufficiente elasticità) Trasferimento della sede (insufficiente elasticità) Il buon esito delle operazioni dipende anche dalla tempestività nel rilevare la crisi o l’errore, dalla fase di vita dell’azienda, dalla sua articolazione territoriale, dalla componente psicologica del soggetto aziendale (cultura, propensione al rischio…..). 5

Il comportamento localizzativo: possibilità e limiti Quali sono i principi che governano la scelta localizzativa? Il processo decisionale si articola in due fasi: Accertamento delle condizioni (di impianto e di funzionamento) che inducono l’azienda ad esprimere una certa domanda di fattori ubicazionali (F.U.). Accertamento dei luoghi alternativi* che presentano, con diverse espressioni quali-quantitative, una certa offerta di F.U.. *************** Per scegliere si deve effettuare la comparazione economica delle alternative, attribuendo un peso ai vari F.U., in considerazione della particolare funzione di produzione e dimensione aziendale *Se le alternative sono illimitate si parla di F.U. ubiqui, se sono limitate si parla di localizzazione obbligata e F.U. cruciali (vedi 3 esempi). 6 A seconda del grado di incidenza nel costo di produzione e del loro prezzo si distingue tra fattori neutrali e fattori attivi Tanto più l’azienda è grande, maggiore è il grado di accuratezza del processo. Spesso nelle piccole aziende il processo non è razionale.

Le determinazioni quantitative nel processo di scelta L’azienda, dopo aver appurato la sua domanda di F.U., individua i luoghi alternativi idonei. La scelta si articola poi in due fasi: Fase della simulazione: si redigono i piani ubicazionali. Per ogni luogo occorre calcolare le ripercussioni (in termini di costi e ricavi futuri) che i vari F.U. presenti avranno sull’economicità aziendale. In pratica, per ogni luogo si redige una sorta di bilancio prospettico (piano ubicazionale). Si tratta di calcoli laboriosi ed incerti 2. Fase dell’operatività: si scartano i luoghi che non assicurano soddisfacenti livelli di economicità e ci si orienta su quello che evidenzia la più elevata eccedenza tra ricavi e costi. Procedimento alternativo: l’indagine si concentra subito sul luogo che appare il più favorevole . Si redige il relativo piano ubicazionale e si calcolano poi le variazioni economiche che si avrebbero insediandosi altrove. 7