Tropos + sfaira = “Cambiamento” + “Sfera” = Troposfera = Sfera del cambiamento = Sfera all’interno della quale avvengono i cambiamenti Tropopausa Troposfera.

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Transcript della presentazione:

Tropos + sfaira = “Cambiamento” + “Sfera” = Troposfera = Sfera del cambiamento = Sfera all’interno della quale avvengono i cambiamenti Tropopausa Troposfera La troposfera è la prima parte dell’atmosfera di spessore variabile. In corrispondenza dei poli è tra gli 8000 ed i 10000 metri, mentre in corrispondenza dell’equatore è tra i 18000 ed i 20000 metri. A partire dal suolo, la temperatura dell’aria diminuisce nell’ordine di 0,7 gradi ogni 100 metri. Superiormente alla troposfera c’è la tropopausa, una sottilissima fascia al cui interno non varia la temperatura. A partire dalla tropopausa c’è la stratosfera in cui la temperatura ricomincia a salire. Il Vapore acqueo NON può superare la tropopausa, perché ferma la sua ascesa quando trova uno strato ancora più caldo (nella stratosfera le temperature AUMENTANO)

Fascia del pulviscolo atmosferico C’è un’altra importantissima sfera intorno alla terra dello spessore di circa 2000 metri. È la sfera che contiene il “pulviscolo atmosferico”: “solido in sospensione talmente leggero da cadere molto lentamente (quando si deposita diventa la comunissima “polvere”). Piccoli spostamenti d’aria lo fanno di nuovo salire. Il pulviscolo atmosferico è notevolmente importante perché è responsabile della condensazione dell’acqua nella fascia compresa proprio dal suolo ai 2000 metri. Dato che è leggero ma che comunque ha un certo peso, difficilmente supera i 2000 metri. La quota è ovviamente variabile dai 1500 ai 2500 metri Fascia del pulviscolo atmosferico

Le nuvole quindi, a seconda della quota in cui si trovano, hanno un origine completamente diversa: Nuvole composte da cristalli di ghiaccio, che si formano per il congelamento del vapore acqueo che è salito in alta quota raggiungendo zone di troposfera molto fredde (al di sotto di 0°). Tali nuvole sono del caratteristico colore bianco candido perché la luce diffusa del cielo, attraversando un cristallo di ghiaccio fa passare il colore bianco. Nuvole composte da gocce d’acqua. Il vapore acqueo ha usato una piccola particella di pulviscolo atmosferico come “nucleo di condensazione” e si è trasformato in acqua. Tali nuvole sono di colore grigiastro, sia perché sono fatte per il 99% di acqua, sia perché sono “sporche” di pulviscolo.

Etimologia dei nomi delle nuvole

I generi e le famiglie di nuvole Sebbene le nubi siamo in continuo mutamento, si identificano soltanto dieci principali generi di nuvole, classificati in base alla loro struttura, alla forma e all'altezza nella quale si formano, rispetto alla superficie terrestre. Le famiglie invece sono 4 e dipendono dalla zona in cui si trovano e dalla forma (A = nubi alte, B = nubi medie, C = nubi basse, D = nubi a sviluppo verticale)

Le nuvole hanno due forme caratteristiche, "stratificate” (dette “stratiformi”) o "a sviluppo verticale“ (dette “cumuliformi”): nel primo caso l'estensione si presenta maggiore sul piano orizzontale e minore su quello verticale:

Nel secondo caso l'estensione verticale della nube supera quella orizzontale: Sc

1000 Km

Cumulo-nembo

Fronte Occluso a freddo Fronte Occluso a caldo Fronti Occlusi Principio di formazione e tipologie dei fronti occlusi Aria calda Aria calda Aria fredda Aria fredda Aria fredda Aria fredda Un fronte freddo si avvicina ad un fronte caldo 1 Il fronte freddo raggiunge il fronte caldo Il punto di incontro si chiama “punto TRIPLO” 2 Aria calda Aria calda Aria più fredda Aria meno fredda Aria meno fredda Aria più fredda L’aria del fronte freddo raggiungente è più fredda di quella successiva al fronte caldo L’aria del fronte freddo raggiungente è meno fredda di quella successiva al fronte caldo 3 a 3 b Fronte Occluso a freddo Fronte Occluso a caldo Nuova simbologia Nuova simbologia

Nuvole del fronte Caldo

Nuvole del fronte Caldo

Nuvole del fronte Caldo

Nuvole del fronte Caldo

Nuvole del fronte Caldo

Nuvole del fronte Freddo

Nuvole del fronte Freddo

Nuvole del fronte Freddo

Nuvole del fronte Freddo

Nuvole del fronte Freddo caotico moto ondoso

Nuvole del fronte Freddo Il Cumulonembo Mammatus o “Mamma” così chiamato perché forma caratteristiche protuberanze inferiori a forma di mammella, è un cumulonembo che ha avuto molto spazio per formarsi (pianura) ed ha accumulato molta acqua (e/o grandine) al suo interno. Da un momento all’altro, da una delle mammelle potrebbe precipitare una grande quantità di acqua o grandine in maniera molto intensa e localizzata (detta anche “bomba d’acqua”)

Il problema del fronte occluso. Nelle immagini soprastanti si vedono un fronte freddo (a sinistra) ed uno caldo (a destra) poco prima della loro occlusione, accompagnati dalle loro nuvole caratteristiche (cumuliformi per il freddo, stratiformi per il caldo). Nel caso ci sia l’occlusione calda, cioè nel caso l’aria fredda prima del fronte freddo (detta “F”) sia più calda di quella sotto al fronte caldo (detta “FF”) le due tipologie di nuvole non vengono a contatto tra loro. L’effetto finale consiste in deboli precipitazioni (fronte caldo) seguite a breve tempo e distanza da forti acquazzoni (fronte freddo). FF F FF F FF F

Il problema del fronte occluso. Nel caso ci sia l’occlusione fredda, cioè nel caso l’aria fredda prima del fronte freddo (detta “FF”) sia più fredda di quella sotto al fronte caldo (detta “F”) le due tipologie di nuvole vengono a contatto tra loro in quanto il fronte freddo “buca” quello caldo. Nel momento del contatto, avendo i due tipi di nuvole anche un differente potenziale elettrico, si possono facilmente verificare dei fulmini orizzontali (tra nuvola e nuvola). L’effetto finale consiste in intensi temporali accompagnati da venti a raffiche. F FF F FF F FF

Il “fulmine a ciel sereno” Soprattutto d’estate, quando del vento caldo ed umido proveniente dal mare (per le regioni tirreniche è il libeccio) di forte intensità (superiore ai 15 nodi / 28 Km/h) arriva in prossimità di un monte piuttosto scosceso, l’innalzamento repentino dell’aria, provocato da motivi orografici (orografia = morfologia o forma del territorio) potrebbe provocare la formazione di un cumulonembo isolato con relative (ed improvvise) scariche elettriche (fulmini verticali) dovuti dalla notevole differenza di potenziale tra la base della nuvola e il suolo. Si verificano anche isolati ed intensi rovesci temporaleschi di brevissima durata, noti come “temporali estivi”. Spesso il passaggio da cielo sereno a cumulonembo “in azione” avviene in appena un’ora e rende il tutto molto pericoloso soprattutto per chi lavora all’aperto senza avere nelle vicinanze un parafulmine (esempio di allenamenti in un campo di calcio). È quindi raccomandabile riconoscere per tempo tale fenomenologia per evitare danni ingenti a persone.

Nebbia, foschia, rugiada e brina…. Quando ci sono contemporaneamente ALTA PRESSIONE, TEMPERATURE PIUTTOSTO BASSE, ASSENZA DI VENTO ed ELEVATA UMIDITÀ, il vapore acqueo si condensa a partire dal basso (bassi strati dell’atmosfera) formando MINUSCOLE GOCCIOLINE D’ACQUA che sono talmente leggere da rimanere sospese nell’aria. Tale fenomeno è conosciuto con il nome di NEBBIA o FOSCHIA. La differenza tra i due termini utilizzati per lo stesso fenomeno dipende dalla riduzione della visibilità che è conseguente al fenomeno. Si chiama NEBBIA quando la visibilità è INFERIORE ai 1000 metri, si chiama FOSCHIA quando invece è UGUALE o SUPERIORE ai 1000 metri. Se, come succede nelle zone costiere, la presenza di vento, anche molto debole, si verifica sempre, tali goccioline vengono spostate dal vento fin quando non si appoggiano su qualcosa formando la RUGIADA oppure la BRINA se la temperatura al suolo è inferiore a 0°C (un esempio è la “guazza” che troviamo di mattina in questo periodo sulle auto parcheggiate). Nebbia, foschia, rugiada e brina….