Lo sviluppo della comunicazione prelinguistica

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LA COMUNICAZIONE Vuol dire mettere in comune,rendere manifesto,accessibile,condivisibile.
Lorenzo Saporiti Flavio Labriola
Transcript della presentazione:

Lo sviluppo della comunicazione prelinguistica

DUE importanti transizioni: - transizione dalla comunicazione non intenzionale alla comunicazione intenzionale - transizione dalla comunicazione gestuale alla comunicazione verbale

Responsività sociale: capacità del bambino di riconoscere il volto, la voce umani e di percepire il movimento autonomo (non dovuto a forze esterne) caratteristico degli esseri animati  ambiente umano ≠ ambiente fisico Attività sociale: pianto, sorriso, espressioni facciali come indicatori di disagio, dolore, gioia, piacere. Il bambino è in grado di imitare (neuroni specchio, Meltzoff, 1990; Rizzolatti, 1996). Sincronia, contingenza, coordinazione e alternanza dei turni nell’interazione madre – bambino.

Come si comunica prima di saper parlare? Cosa lega la comunicazione preverbale al linguaggio? Come gli adulti parlano ai bambini?

Cosa serve per poter comunicare? Qualcosa da comunicare Attenzione condivisa Qualcuno a cui comunicare Teoria della mente Sistema di comunicazione Espressioni facciali Gesti

La nascita della comunicazione intenzionale 3 mesi: interazione ciclica a onde e imitazione reciproca. 3 - 9 mesi: routine di azioni condivise coordinate e assunzione di ruoli convenzionali nella diade madre – bambino. La partecipazione del bambino è sempre più attiva: spettatore → anticipante → agente → negoziatore

Interazione diadica: adulto e bambino La comunicazione riguarda la diade stessa piuttosto che un tema o argomento esterno alla diade

La nascita della comunicazione intenzionale 8 - 12 mesi: attenzione condivisa su un determinato oggetto con un’altra persona  Situazione triangolare 10 - 13 mesi: il bambino diventa capace non solo di seguire ma di dirigere l’attenzione altrui verso un evento esterno.

bambino – adulto – oggetto Interazione triadica: bambino – adulto – oggetto Riferimento sociale

La comunicazione intenzionale Distinguere i mezzi dai fini Usare intenzionalmente strumenti sociali Esistono due forme di utilizzo di strumenti sociali: Richiestiva: il bambino usa l’adulto per ottenere un oggetto desiderato Dichiarativa: il bambino usa un oggetto per ottenere l’attenzione dell’adulto

La comunicazione intenzionale Per produrre una richiesta il bambino deve poter: Coordinare l’attenzione verso l’oggetto e verso una persona Riconoscere le persone come agenti autonomi Usare segnali prodotti a distanza per influenzare il comportamento dell’interlocutore Per produrre una dichiarazione il bambino deve poter: Adottare i comportamenti necessari per produrre una richiesta Comprendere l’interlocutore come dotato di stati psicologici

Il sorriso Inizialmente riflesso (REM). 5 – 6 settimane: sorriso in risposta a stimolazioni piacevoli 2 – 3 mesi: sociale e segnala il riconoscimento del contenuto della stimolazione

Vocalizzi 2 – 3 settimane: SUONI PRE-PIANTO: suoni di natura vegetativa (ruttini, sbadigli, etc) e suoni legati al pianto. 1– 2 mesi: REAZIONI CIRCOLARI VOCALICHE: nuovi suoni (strilli, gorgogli, etc.) attraverso i quali il neonato inizia a giocare in modo sistematico che vengono prodotti anche in situazioni di calma e benessere. 2 –3 mesi: IMITAZIONI VOCALICHE: il bambino imita i suoni prodotti dal genitore (e viceversa).

3 – 6 mesi: SUONI VOCALICI e CONSONANTICI: i vocalizzi del bambino si inseriscono nella conversazione dell’adulto  proto- conversazione. 6– 7 mesi: LALLAZIONE CANONICA: il bambino è in grado di produrre sequenze consonante – vocale (CV) con le stesse caratteristiche delle sillabe “ma”, “da”, etc. (CVCVCV  lallazione reduplicata). 10 – 12 mesi: LALLAZIONE VARIATA: strutture sillabiche complesse e lunghe “duda”, “bada” (CV1CV2) PROTO – PAROLE: non-parole, che pur non avendo un significato di per sé, lo assumo se vengono utilizzate consistentemente in determinati contesti.

La comunicazione gestuale 9 mesi: gesti deittici Esprimono l’intenzione comunicativa del parlante Il contenuto referenziale è presente nel contesto. Indicare, Mostrare, Richiedere Si caratterizzano per tre proprietà: sono usati con intenzione comunicativa sono convenzionali si riferiscono ad un oggetto o evento esterno Sono accompagnati da sguardo alternato verso l’adulto e l’oggetto e delle volte da suoni di sforzo o lamento (intenzionalità)

Gesto deittico

L’indicare È universale È uno dei gesti più efficaci per comunicare senza linguaggio Rende il bambino attivo e in grado di farsi capire Quando? La maggior parte dei bambini inizia ad indicare entro i 12 m Alta variabilità Quanto? Dal 12° al 18° mese di vita il gesto dell’indicare diventa sempre più frequente, stabilizzandosi verso la fine. La frequenza del gesto indicare prodotto in un determinato arco di tempo varia moltissimo da bambino a bambino ed è in relazione con la frequenza del gesto dell’indicare eseguito dall’interlocutore.

La comunicazione gestuale Fine del primo anno: i bambini diventano capaci di adeguare i propri segnali comunicativi all’interlocutore: 12 mesi: indicazione e sguardo all’oggetto 16 mesi: sguardo all’adulto → indicazione → sguardo all’adulto. 12 mesi: si sviluppano i gesti referenziali o rappresentativi: esprimono un’intenzione comunicativa rappresentano un referente specifico stabile acquisiti all’interno di routines sociali e per imitazione utilizzati a scopo comunicativo e non come schemi di azione o gioco simbolico.

Gesti rappresentativi

Gesti e sviluppo del linguaggio Produzione del gesto di indicare a 12 e 16 mesi  comprensione linguistica e ampiezza del vocabolario a 20 mesi. Precocità di comparsa del gesto di indicare (< 12 mesi)  maggiori capacità linguistiche espressive e recettive a 24 mesi. Relazione tra gesto e sviluppo linguistico: Specifica: entrambi componenti del meccanismo innato di acquisizione del linguaggio con comune capacità di comunicare Generale: l’indicazione attiva lo scambio verbale con l’adulto  acquisizione del linguaggio

Comunicazione preverbale nell’autismo Disturbo linguistico in tutte le fasi di sviluppo Difficoltà nell’attenzione condivisa e nell’interazione triadica (non utilizzo del riferimento sociale) L’indicazione è usata quasi esclusivamente con funzione richiestiva I gesti referenziali sono rari e poco vari rispetto ai bambini con sviluppo tipico

Comunicazione preverbale nella sindrome di Down Ritardo globale Non mostrano difficoltà nell’attenzione condivisa e nell’interazione triadica Facilità nell’indicazione dichiarativa e difficoltà nei comportamenti di richiesta di un oggetto o di aiuto Uso di gesti referenziali e deittici prodotti in quantità e varietà maggiori rispetto ai bambini con sviluppo tipico.

Come gli adulti parlano ai bambini? Motherese o Baby Talk (BT): versione più semplificata della lingua materna. Quali sono le sue caratteristiche? Frasi brevi Numerose ripetizioni Tono esageratamente alto Produzione lenta e fluente Pause lunghe Solitamente rivolto a bambini di 4 mesi e maggiormente presente nelle interazioni faccia a faccia

Il BT è accompagnato da comportamenti non verbali che connotano affettivamente la comunicazione. Esso assolve a due funzioni rilevanti: Analitica: permette al b. di elaborare il materiale linguistico ascoltato Sociale: permette al b. di sperimentare uno scambio comunicativo efficace

BT e finalità Pedagogica: BT come “lezioni di lingua” Feedback: il genitore aggiusta il linguaggio in base alla capacità di comprensione del piccolo parlante (interesse a parlare CON e non a parlare A) Conversazionale: il genitore permette al b. di agire come un vero e proprio partner comunicativo