Gli stili educativi parentali

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Transcript della presentazione:

Gli stili educativi parentali Giuseppe Lo Dico Psicologo Psicoterapeuta Liceo Statale Scientifico-Classico-Linguistico "Marie Curie" Meda (MB), 12 Marzo 2016

Una delle questione più significative che caratterizzano tutti gli approcci psicologici è la tensione tra aspetti generali e aspetti particolari. In altri termini, è vero sia il fatto che tutti gli esseri umani hanno delle caratteristiche in comune sia il fatto che queste ultime posso funzionare diversamente da soggetto a soggetto (e da cultura a cultura).

Questa questione può essere vista in uno degli oggetti di studio di ogni psicologia ovvero l’adolescenza: “L’adolescenza è quella fase dello sviluppo umano che va dall’inizio della pubertà e termina con il raggiungimento della maturità fisiologica e psicologica. Bisogna notare che questo termine è molto meno preciso di quanto possa sembrare a prima vista in quanto l’inizio della pubertà e il raggiungimento della maturità (fisiologica o psicologica) sono di fatto impossibili da definire o specificare” (Reber & Reber 2001, p. 13).

Infatti, in senso generale, l’adolescenza è una fase dello sviluppo umano che va dai 15 ai 19 anni. Tuttavia, in senso particolare, per alcune persone tale fase di sviluppo può iniziare o terminare al di fuori di questo intervallo. Inoltre, pur essendoci alcune questioni che tutti gli adolescenti devono affrontare, esse hanno un valore e un significato differenti e variabili da persona a persona.

Un discorso simile si può fare anche sui cosiddetti STILI EDUCATIVI PARENTALI.

Lo stile educativo parentale è definibile come una caratteristica propria dei genitori (o, più estesamente, dell’ambiente sociale) di una ragazza o di un ragazzo. Più precisamente, si ritiene che questa caratteristica influisca sugli sforzi che i genitori fanno per aiutare i figli nei diversi processi di socializzazione. Lo fa orientando la scelta di determinate pratiche e comportamenti rispetto ad altri e dunque intervenendo sull’apertura del ragazzo e della ragazza alla socializzazione.

Il costrutto di stile educativo è tanto intuitivo quanto complesso!

Infatti, comprende almeno 5 caratteristiche tra loro connesse: I valori e le credenze (la “visione del mondo”) dei genitori. Gli obiettivi e le aspettative che i genitori hanno verso i figli. Il clima emotivo che i genitori instaurano quando devono esprimere i propri comportamenti (verso i figli e non). Le modalità di comunicazione (verbale e non) che i genitori adottano per rapportarsi con i figli. Il modo in cui i genitori esercitano il controllo su i figli e su loro stessi.

Per stabilire i diversi tipi di stile genitoriale, i ricercatori si sono focalizzati su 3 dimensioni: Demandingness: il grado di aspettativa dei genitori di comportamenti maturi da parte dei figli. Responsiveness: il grado di supporto dei genitori ai bisogni dei figlio. Psychological autonomy granting: il grado di incoraggiamento attivo dell’espressione individuale e dei processi di presa decisione dei figli da parte dei genitori.

Si può notare come la dimensione della demandingness fa riferimento al grado di disponibilità dei genitori ad agire come agenti attivi nei processi di socializzazione dei figli. Invece, le dimensioni della responsiveness e della psychological autonomy granting rimandano alla capacità del genitore di riconoscere le caratteristiche proprie e individuali (i “punti di forza e di debolezza”) dei figli.

STILE PARENTALE AUTOREVOLE Si riferisce a un insieme di caratteristiche dei genitori (o dell’ambiente familiare in generale) definito da alti livelli di supporto emotivo e di sostegno all’autonomia e ai processi di presa di decisione e da un tipo di comunicazione chiaro, equilibrato e bidirezionale. Inoltre, i genitori autorevoli esercitano un controllo adeguato e non restrittivo sui figli. In base alle dimensioni viste precedentemente, si può affermare che lo stile parentale autorevole presenta alti livelli di demandingness, responsiveness, e psychological autonomy granting.

STILE PARENTALE AUTORITARIO Si riferisce a un insieme di caratteristiche dei genitori (o dell’ambiente familiare in generale) definito da molte e forti richieste fatte ai figli, da bassi livelli di supporto emotivo e di sostegno all’autonomia e ai processi di presa di decisione e da un tipo di comunicazione unidirezionale (che va dai genitori ai figli ma non viceversa). Inoltre, i genitori autoritari esercitano un controllo molto restrittivo sui figli. In base alle dimensioni viste precedentemente, si può affermare che lo stile parentale autoritario presenta alti livelli di demandingness e bassi livelli di responsiveness, e psychological autonomy granting.

STILE PARENTALE INDULGENTE O PERMISSIVO Si riferisce a un insieme di caratteristiche dei genitori (o dell’ambiente familiare in generale) caratterizzato da poche richieste fatte ai figli, da alti livelli di supporto emotivo, da bassi livelli di sostegno all’autonomia e ai processi di presa di decisione e da un tipo di comunicazione unidirezionale (che va dai figli ai genitori ma non viceversa). Inoltre, i genitori indulgenti o permissivi esercitano poco controllo sui figli. In base alle dimensioni viste precedentemente, si può affermare che lo stile parentale autorevole presenta bassi livelli di demandingness e psychological autonomy granting e alti livelli di responsiveness.

STILE PARENTALE INDIFFERENTE O TRASCURANTE Si riferisce a un insieme di caratteristiche dei genitori (o dell’ambiente familiare in generale) caratterizzato da bassi livelli di supporto emotivo e di sostegno all’autonomia e ai processi di presa di decisione e da un tipo di comunicazione molto carente. Inoltre, i genitori indifferenti o trascuranti esercitano poco controllo sui figli. In base alle dimensioni viste precedentemente, si può affermare che lo stile parentale autorevole presenta bassi livelli di demandingness, responsiveness, e psychological autonomy granting.

E’ importante sottolineare che l’adozione di uno dei quattro stili educativi parentali da parte dei genitori (e dall’ambiente familiare in generale) non è, di per sé, un indice sufficiente di come i figli svilupperanno la loro socializzazione. E’ importante anche osservare se e in che modo, a partire da un determinato stile, i genitori sono in grado di mettere in pratica quanto viene indicato da esso.

In questo senso, insieme allo stile che ogni genitore possiede, vanno considerate anche le pratiche attraverso le quali questo si esplica ovvero tutti quei comportamenti definiti in base a determinati obiettivi specifici di socializzazione dei figli (per esempio, la loro riuscita a scuola, la loro capacità di fare amicizie, ecc.).

Prendiamo il caso di due genitori che sono interessati a fare sì che il livello di autostima della loro figlia adolescente sia adeguato. A livello comportamentale, si ipotizza che questi genitori faranno in modo di interessarsi a e promuovere il più possibile quelle attività in grado di valorizzare l’autostima della figlia (per esempio, iscriverla a corsi di danza, proporle di invitare amiche e amici a casa, comprarle libri e film che potrebbero rientrare nei suoi gusti, ecc.).

I dati provenienti dalla ricerca empirica mostrano che ciascuno dei quattro stili educativi (e dei comportamenti derivate da essi) è associato a un esito differente nello sviluppo dell’adolescente: I figli di genitori autorevoli tendono a essere più competenti a livello sociale, più equilibrati psicologicamente, più responsabili e sicuri di sé, più capaci di adattarsi alle diverse situazioni, più curiosi e creativi e ad avere migliori risultati scolastici rispetto ai coetanei con genitori che adottano altri stili. I figli di genitori autoritari tendono a essere più dipendenti e passivi e meno competenti a livello sociale, curiosi e sicuri di sé rispetto ai figli di genitori autorevoli.

I figli di genitori indulgenti o permissivi tendono a essere più immaturi e conformisti e meno maturi e adatti ad assumere posizioni di leadership rispetto ai figli di genitori autorevoli. I figli di genitori indifferenti o trascuranti tendono ad essere più impulsivi (ovvero meno capaci di regolare le emozioni in modo adeguato) e predisposti ad assumere condotte comportamentali rischiose rispetto ai figli di genitori che hanno stili differenti.

Anche in questo caso, vale la questione del rapporto tra aspetti generali e aspetti particolari discusso all’inizio: esistono infatti molti modi di comportarsi che i genitori possono mettere in atto per favorire i processi di socializzazione dei figli. In linea teorica, è addirittura possibile fare una classificazione delle pratiche educative parentali più adeguate (per esempio, il mostrarsi pazienti e il fornire spiegazioni adeguate alla situazione sono certamente tra le migliori!). Tuttavia, in ogni rapporto genitori-figli, esistono delle specificità e delle peculiarità che appaiono difficili da generalizzare.

Inoltre, va tenuto in considerazione un aspetto molto importante: gli stili educativi e le pratiche comportamentali che derivano (o dovrebbero derivare da essi) avvengono all’interno di una relazione in cui i diversi partecipanti a essa non sono soggetti passivi ma attivi.

Come fa notare la psicologa Zani (2011, p. 191): “(…) i figli non sono più soggetti passivi, ma agenti attivi che valutano e interpretano le idee dei loro genitori, selezionando quelle considerate più appropriate da loro. Anche il potere relazionale non è più associato solo ai genitori: genitori e figli interagiscono in relazioni interdipendenti in cui ciascuno è vulnerabile e nello stesso tempo ha potere sull’altro. Infine, gli esiti della socializzazione non vanno valutati necessariamente sulla base di somiglianze tra genitori e figli, anzi le discrepanze possono diventare un esito evolutivo desiderabile.”

Ciò significa che i dati delle ricerche rispetto agli esiti della socializzazione dell’adozione di un determinato stile educativo parentale (e delle pratiche comportamentali derivati da esso) vanno considerati in termini probabilistici (ovvero considerando molte eccezioni e tenendo a mente che non sono completamente certi o assoluti) e alla luce di molte differenze individuali e variabili soggettive (legate a fattori sociali, psicologici, economici, ecc.).

Grazie per la vostra attenzione!!