Tecniche di intervento sulle murature umide

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Tecniche di intervento sulle murature umide

Tecniche di intervento contro l’umidità Per ritardare o rallentare i processi di degrado dovuti all’acqua è necessario interrompere o limitare al massimo la propagazione dell’umidità all’interno della muratura, dei materiali di rivestimento e degli altri componenti edilizi. In base al loro principio d’azione: Sistemi passivi di allontanamento dell’acqua nelle murature; Sistemi attivi di sbarramento fisico, chimico, nei confronti della risalita capillare; Sistemi di evacuazione dell’acqua contenuta nelle murature. I diversi sistemi possono essere usati singolarmente, ma anche associati per garantire risultati più efficaci e duraturi

SISTEMI PASSIVI

Sistemi passivi I metodi passivi si basano sul principio di diminuire la superficie di contatto delle murature interrate con il terreno, dopo aver in precedenza adeguatamente convogliato ed allontanato dall’edificio le acque di superficie. N.B. tali metodi non consentono di eliminare completamente il contatto con il terreno, quindi una certa quantità di acqua di risalita non potrà essere evitata. L’efficacia di tali metodi dipendono dalle dimensioni e dalle capacità assorbenti della muratura. Esempio: in una muratura di 40-50cm di spessore si riesce ad ottenere una riduzione di 2/3 della superfice di contatto. Drenaggio Intercapedine

Intercapedine La tecnica di realizzare intercapedini è nota ed attuata da secoli. L’intercapedine può essere a trincea coperta o scoperta. E’ una delle tecniche più efficaci, anche se costose, per proteggere i muri interrati degli edifici dal contatto con l’acqua, rendendo anche possibile l’areazione dei locali scantinati. In questo modo si facilita l’evaporazione dell’acqua di risalita nella muratura, eventualmente assorbita per capillarità dalle fondazioni. E’ sufficiente uno spazio di 40-50cm nel quale si inseriscono elementi in calcestruzzo per formare delle canalizzazioni verticali per la circolazione dell’aria. La realizzazione è semplice negli edifici di nuova costruzione, meno in quelli storici per ovvi motivi statici.

Drenaggio Limiti: Tale tecnica di risanamento è di sicura efficacia per le acque disperse, meno per quelle di falda (non evita la risalita capillare dalle fondazioni) Può riguarda solo le pareti esterne dell’edificio. Se per ragioni di conformazione del terreno o per le caratteristiche strutturali e geometriche delle murature non si può effettuare uno scavo a ridosso del muro interrato, si può effettuare un drenaggio del terreno, esteso in profondità fino al livello del piano di fondazione e poco distante dal muro perimetrale (la distanza dipende dalla tipologia del terreno e deve essere tale da evitare frane). Il tubo drenante raccoglie l’acqua intercettata dal drenaggio e la convoglia ad uno scarico controllato (pozzo, fognatura). Si può prevedere un marciapiede per evitare l’accesso dell’acqua piovana.

Trincea porosa con raccolta d’acqua e ventilazione ALCUNI ESEMPI: Situazione originaria degradata Camera d’aria con contrafforte Trincea porosa con raccolta d’acqua e ventilazione Trincea drenante

SISTEMI ATTIVI

Sistemi di sbarramento fisico Questi sistemi hanno lo scopo di bloccare la risalita capillare dell’umidità mediante la realizzazione di una BARRIERA FISICA nella muratura. Metodo edilizio: Riduzione della sezione capillare assorbente Il metodo consiste nell’inserimento di una serie di archetti in breccia al di sotto della muratura da risanare. Lo scopo è quello di ridurre la via di passaggio dell’acqua alla sola sezione delle basi degli archetti. La poca umidità ancora capace di risalire viene poi annullata dall’evaporazione.

Metodo meccanico Taglio fisico Consiste nel taglio orizzontale della base della muratura interessata e nell'inserimento di lastre impermeabili che bloccano fisicamente il flusso di umidità. Gli intonaci vengono scrostati completamente, per un'altezza di almeno mezzo metro superiore alla zona interessata, e sostituiti con specifici intonaci macroporosi. Taglio fisico Tale metodo ha origini molto antiche (edifici veneziani). Consisteva in un procedimento manuale di «scuci e cuci», dove si sostituiva il materiale poroso umido con un materiale anticapillare non ossidabile lungo tutto il perimetro dell’edificio (ad esempio lastre di piombo). Si possono inserire: lamine metalliche, materiali plastici, manti bituminosi, malte cementizie impermeabili. Il taglio può anche essere effettuato con una carotatrice, con sega o con filo diamantato.

Sistemi di sbarramento chimico Il principio che sta alla base di questo metodo è simile a quello dello sbarramento fisico, cioè bloccare la risalita dell’umidità al piede della muratura. Il metodo chimico prevede l’introduzione nella muratura di sostanze liquide, che vengono assorbite per lo stesso principio della capillarità. Tale metodo consiste nell’immissione di FORMULATI LIQUIDI all’interno della muratura da risanare. Questi, una volta iniettati, polimerizzano all’interno dei capillari del materiale costituendo una sorta di barriera all’interno del muro, ma senza però provocare l’inconveniente traumatico del taglio di tutta la muratura perimetrale dell’edificio.

Sistemi di sbarramento chimico Le tecniche di intervento di intervento si diversificano in base ai due procedimenti di impregnazione. • A LENTA TRASFUSIONE: a pressione atmosferica, sfruttando il carico idrostatico del liquido contenuto nel trasfusore) • AD INIEZIONE: con una pressione superiore a quella atmosferica, a mezzo di pompe pneumatiche

Iniezioni con effetto idrofobizzante La scelta del metodo da usare è influenzata dalle caratteristiche geometriche del muro e dalle caratteristiche fisiche della soluzione da iniettare. (a) Se il muro presenta uno spessore notevole, oppure è costituito da materiale non omogeneo, allora è preferibile l’uso di un sistema ad iniezione a bassa pressione. (b) Se invece il muro non è molto spesso e presenta una certa omogeneità nei materiali (per esempio mattoni pieni), allora si può ricorrere anche a sistemi con iniezione a pressione.

Iniezioni con effetto idrofobizzante I principali formulati chimici utilizzati con effetto idrofobizzante sono i seguenti: silani, siliconi, siliconati, silossani, poliesteri perfluorati, microemulsioni di siliconi L’azione si basa sul principio che l’altezza di risalita dell’acqua in un capillare dipende dalla tensione superficiale dell’acqua e dalle forze di attrazione solido-liquido che si verificano al contatto fra parete del capillare e acqua. I prodotti chimici idrofobizzanti tendono ad abbassare le forze di tensione solido-liquido, in modo da limitare la suzione capillare dell’acqua.

Iniezioni con effetto idrofobizzante I formulati chimici non funzionano tutti allo stesso modo. Le caratteristiche di ognuno di essi dipendono dai parametri significativi che caratterizzano il formulato: - composizione chimica: serve a prevedere la reattività del composto con l’ambiente e con i materiali costituenti la muratura; - viscosità: è la grandezza che indica l’attrito interno di un fluido. Rappresenta la capacità del fluido di penetrare all’interno della parete; quanto più è bassa la viscosità tanto meglio un fluido penetra all’interno di un materiale; - bassa velocità di polimerizzazione: indica con quale velocità la soluzione si stabilizza all’interno di una muratura; quanto più è bassa tale velocità tanto più il fluido si distribuisce all’interno della parete; contenuto di solventi: deve essere molto basso per non alterare le reazioni chimiche in fase di polimerizzazione. - compatibilità fisico-chimica: indica la compatibilità con i materiali con cui viene in contatto, indispensabile per evitare reazioni dannose con i materiali costituenti le murature; - basso modulo elastico: è necessario per migliorare le proprietà meccaniche.

Sistemi di evacuazione dell’acqua contenuta nelle murature

Sistemi di evacuazione dell’acqua contenuta nella parete Vi sono sistemi che pur non impedendo all’acqua di entrare nella parete ne favoriscono però la fuoriuscita. I principali sistemi di deumidificazione di questo tipo tendono ad aumentare la capacità di evaporazione della parete (sifoni e intonaci macroporosi) oppure sfruttano la diversa polarità tra muro e terreno per ottenere, attraverso il collocamento di elettrodi, una inversione di tendenza alla naturale risalita capillare (elettrosmosi). In una muratura l’evaporazione si realizza in due fasi successive: I: la parete è soggetta ad una veloce e costante evaporazione, durante la quale il contenuto di umidità diminuisce, fino a raggiungere il valore di umidità fisiologica, tipico di ogni materiale; II: l’acqua si sposta verso gli strati più esterni del muro con una velocità che dipende dalle caratteristiche dimensionali e strutturali della parete e dei materiali che la compongono.

Intonaci macroporosi (o deumidificanti) Il principio su cui si basa la tecnologia degli intonaci macroporosi è quello di aumentare artificialmente la porosità dei normali intonaci con specifici additivi aeranti. Gli intonaci macroporosi, quasi sempre consistenti in prodotti premiscelati industrialmente: legante idraulico (spesso cementizio), aggregati, additivi naturali in polvere (pomici frantumate o prodotti trattati industrialmente come i silicati di alluminio idrati ed espansi mediante shock termico) o areanti (tensioattivi). Gli additivi areanti al momento della miscelazione con acqua sviluppano una schiuma controllata con formazione di bollicine disperse nella miscela

Intonaci macroporosi (o deumidificanti) Con questo tipo di intonaci si migliora: (1) Il trasporto di acqua in fase liquida dall’interno della struttura verso l’intonaco esterno per effetto dell’aspirazione capillare. (2) Durabilità: in quanto l’evaporazione dell’acqua nei macropori non induce pericolosi stati tensionali.

Intonaci macroporosi (o deumidificanti) L’intonaco così formulato risulta estremamente poroso con una struttura formata da macropori, messi in comunicazione tra loro da una rete di capillari. Gli intonaci macroporosi realizzano una superficie di scambio evaporativo più estesa rispetto alle dimensioni geometriche della parete. La capacità di diffusione dell’intonaco (permeabilità) è quindi il rapporto del valore μ per lo spessore, espresso in metri, dell’intonaco.

Come si applicano gli intonaci macroporosi. Intonaci macroporosi (o deumidificanti)

Intonaci macroporosi (o deumidificanti): limiti - L’ambiente interno deve possedere un elevato grado di aerazione, poiché l’umidità restituita potrebbe di gran lunga peggiorare le condizioni di salubrità, se l’aria contenuta nei locali non venisse celermente ricambiata. - Lo spessore del muro ed il materiale che lo costituiscono, contribuiscono in maniera determinante a trattenere al loro interno l’acqua di risalita tanto da ipotizzare che l’applicazione di un intonaco poroso dia come risultato solo una diminuzione in altezza dell’umidità. - Il deposito di sali in seguito all’evaporazione tende a cementare la superficie della parte muraria occludendola e rendendola impermeabile al vapore e quindi anche a favorire una certa risalita capillare nel muro. L’impiego di questo metodo è quindi consigliabile quando non si è in presenza costante di acqua di falda, ma di assorbimenti periodici che vengono molto limitati grazie all’intonaco.

Intonaci macroporosi (o deumidificanti): limiti Sono da evitare assolutamente i rivestimenti non permeabili al vapore acqueo: smalti, pitture polimeriche filmogene, rivestimenti plastici, tappezzerie, piastrelle o qualsiasi altro materiale o prodotto che possa contrastare e vanificare l’azione dell’intonaco sottostante, se ciò accade aumenta il livello di umidità all’interno della muratura.

Tecniche di intervento contro l’umidità da terrapieno Per eliminare questo tipo di umidità, oltre ai rimedi già esposti, quali allontanamento dell’acqua dalle pareti (drenaggi, impermeabilizzazione dei muri contro terra, intercapedini), valide per l’eliminazione dell’umidità di risalita capillare, si possono adottare altre tecniche di intercettamento e drenaggio dell’acqua consistenti nella realizzazione di un contromuro sulla parete interna che può avvenire con: • camera d’aria totalmente chiusa; • camera d’aria comunicante attraverso il muro umido con l’esterno.

CAMERA D’ARIA CHIUSA La tecnica consiste nel disporre, all’interno del locale da risanare e davanti al muro da schermare, una parete sottile (dello spessore di un mezzo mattone o di un mattone messo a taglio) separata da questo muro tramite una camera d’aria di qualche centimetro.

CAMERA D’ARIA COMUNICANTE Questa tecnica aggiunge alla precedente la ventilazione con l’esterno. Si tratta di aprire dei fori sul muro esterno, poco al di sopra il livello del pavimento e poco al di sotto del livello del soffitto del locale da risanare. In questo modo si produce una ventilazione naturale dell’aria compresa fra i due muri. Con estrazione forzata di aria umida

RIEPILOGO