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Dott.ssa Michela Pensavalli Psicologa- Psicoterapeuta

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Presentazione sul tema: "Dott.ssa Michela Pensavalli Psicologa- Psicoterapeuta"— Transcript della presentazione:

1 Dott.ssa Michela Pensavalli Psicologa- Psicoterapeuta
L’organizzazione di significato tipo Disturbi Alimentari Psicogeni (DAP-prone, Outward – Field Dependent) Dott.ssa Michela Pensavalli Psicologa- Psicoterapeuta

2 Cenni introduttivi E’ l’organizzazione senza dubbio la più frequente nella cultura occidentale, essendo in relazione con le trasformazioni sociali che hanno caratterizzato la post-modernità, il cui riflesso più ampio si attua nella “cultura dell’immagine”. È in questo contesto che si produce una famiglia dapica, che si caratterizza giustamente per l’enfasi che pone nell’immagine di se stessa, sottomessa al giudizio e alla valutazione degli altri. Anche se l’organizzazione di significato personale di tipo disturbi alimentari psicogeni prende il nome dalla patologia, essa non è definita semplicemente dall’associazione con uno specifico tipo di disturbo.

3 Polarità nell’organizzazione dap
Elemento invariante è una percezione di sé vaga ed indefinita, da cui deriva la necessità di riferirsi all’esterno per ricavare un senso di sé stabile e definito. Polarità antagoniste, tra la necessità di approvazione dall’esterno e la paura di poter essere da questo intrusi e/o disconfermati: il pensiero dell’altro definisce il mio modo di sentirmi.

4 F.D Fobico Dappico INW OUT Depressivo Ossessivo F.I.

5 Outward- field dipendent
L’oscillazione emotiva di base è fra ORGOGLIO e COLPA, che mediano la valutazione positiva o negativa di sé nel CONTESTO INTERPERSONALE IMMEDIATO. L’attenzione al campo interpersonale (giudizio dell’esterno) si traduce in una percezione vaga e indefinita del senso di sé e quindi nell’oscillazione fra bisogno di approvazione da parte di persone significative e paura di poter essere intrusi o disconfermati da tali persone.

6 Come si organizza la realtà?
La caratteristica distintiva è la spiccata tendenza a reagire ad ogni perturbazione dell’equilibrio tra queste polarità emotive con un’alterazione dell’immagine corporea che si esprime con un comportamento alimentare disfunzionale. L’oscillazione ricorsiva tra la necessità di riferirsi ad un polo esterno per definire un proprio sé da un lato, e la delusione che tale riferimento necessariamente comporta in termini di disconferma e di disapprovazione percepiti o temuti, fa sì che questi individui, articolino una complessa procedura semantica attraverso cui riordinare i dati dell’esperienza. Il “senso del Sé” si stabilizza attraverso criteri esterni.

7 Modelli di attaccamento
Ambiente familiare che mette in atto una comunicazione ambigua e contraddittoria, mirante a ridefinire emozioni e stati interni del bambino (“Enmeshed family” di Minuchin, Patterns A4 o A/C di Crittenden). La storia di sviluppo mette frequentemente in evidenza un attaccamento del pattern difeso EVITANTE nel sottotipo compiacente (A4), del pattern coercitivo o resistente, oltre che, ovviamente, del pattern sicuro (B) e, in casi marcatamente disfunzionali, del pattern disorganizzato o non integrato (D). Il contesto accudente si mostra con livelli più o meno alti di incostanza, ambiguità, imprevedibilità, con difficoltà a sincronizzare i propri ritmi psicofisiologici con quelli del figlio (alimentazione, sonno ecc.). Quest’ultimo fa fatica, quindi, a differenziare i propri ritmi psicofisiologici dalle attivazioni emotive che avverte e incontra difficoltà nel riconoscere i pattern di esperienza immediata. Ne deriva la tendenza a mettersi a fuoco sulle risposte e sulle aspettative dell’ambiente in cui si viene a trovare attimo dopo attimo.

8 Stile di attaccamento: compulsive compliant – A4
Stile di attaccamento in cui, per cercare di mantenere la prossimità con la figura di attaccamento, vengono evitate manifestazioni emotive “sconvenienti” (che del resto vengono sempre ridefinite dal contesto familiare) e amplificate nel loro esprimersi quelle che provocano manifestazioni di accudimento. Famiglie invischiate. Termine coniato da Salvador Minuchin per indicare famiglie, sempre (secondo l’Autore) patogene, in cui le differenze individuali sono pressocchè annullate da meccanismi di controllo che non è solo un controllo spaziale, ma un controllo del comportamento e, in ultima analisi, del pensiero. Le famiglie tendono a definirsi come perfette, la prova che ci si vuole bene è che la si pensa tutti nello stesso modo.

9 Relazioni all’interno della famiglia dap
Relazione coniugale genitoriale insoddisfacente, senza amore, con mutuo disprezzo. Esteriormente, socialmente e formalmente presentazione di una coppia stabile e felice. Attenzione alle apparenze sociali

10 Stile di attaccamento A4 (Compulsive compliant)
Stile di attaccamento in cui, per cercare di mantenere la prossimità con la figura di attaccamento, vengono evitate manifestazioni emotive “sconvenienti” (che del resto vengono sempre ridefinite dal contesto familiare) e amplificate nel loro esprimersi quelle che provocano manifestazioni di accudimento.

11 Comunicazione all’interno della famiglia
L’importante è l’immagine “Sono io che definisco te” “ (es. Madre che definisce bisogni del figlio) L’apparenza vale più della realtà Ricerca della perfezione in ogni scambio di comunicazione e di comportamento Continue manifestazioni di ambiguità (attori) Abilità al camuffamento Identità collettiva controllo dei membri “ Se non ti comporti bene dalla nonna, non ti vorremo bene”

12 Comunicazione all’interno della famiglia I
Corrispondere alle aspettative vuol dire essere amabile “ Se ti comporterai bene tutti ti vorranno bene” Omologazione difficoltà a differenziarsi

13 Il “doppio legame” Il doppio legame indica una situazione in cui, tra due individui uniti da una relazione emotivamente rilevante, la comunicazione dell'uno verso l'altro presenta una incongruenza tra il livello del discorso esplicito (quel che vien detto) e un ulteriore livello metacomunicativo (come possono essere i gesti, gli atteggiamenti, il tono di voce), e la situazione sia tale per cui il ricevente il messaggio non abbia la possibilità di decidere quale dei due livelli, che si contraddicono, accettare come valido, e nemmeno di far notare a livello esplicito l'incongruenza. Come esempio Bateson riporta l'episodio della madre che, dopo un lungo periodo, rivede il figlio, ricoverato per disturbi mentali. Il figlio, in un gesto d'affetto, tenta di abbracciare la madre, la quale si irrigidisce; il figlio a questo punto si ritrae, al che la madre gli dice: "Non devi aver paura ad esprimere i tuoi sentimenti".

14 Il “doppio legame” dappico
La/le persone di riferimento del dappico debbono dare il massimo delle conferme affettive con la minima esposizione L’altro è costantemente messo alla prova “Non mi porti mai dei fiori…” La MASSIMALITA’ è il massimo che si può immaginare in un contesto, come minima condizione per affrontarlo ----PERFEZIONE in ogni ambito e ad ogni costo!

15 Infanzia Difficoltà a mettere a fuoco ricordi e immagini “proprie”. Il clima familiare viene descritto sempre con toni enfatici, come stupendo e sereno o, al controrio, come estremamente drammatico (il dramma inizia quando si mette a fuoco il cambio di immagine di uno dei genitori, generalmente quello di sesso opposto). I bambini sono comunque come vogliono i genitori: anche nel caso di personalità sociopatiche, nell’intervista coi genitori si ritrova che “dimostravano carattere” fin da piccoli.

16 Infanzia e relazioni familiari
Comportamento genitoriale di accudimento incerto e confuso. Scarsità dei contatti fisici e assenza di manifestazioni affettive. Comportamenti intrusivi e mancanti di sintonia.  Tendenza a definire costantemente i bisogni primari (fame-sazietà, caldo-freddo ecc..) e non primari del figlio e le sue emozioni, indipendentemente dai segnali che invia e dai suoi reali bisogni. Comunicazione vaga, non esplicitata, indiretta, frammentaria, elusiva, imprecisa, contraddittoria Mancanza di reale contatto comunicativo genitori-figli, possibili costruzioni antitetiche degli stessi eventi da parte di genitori e figli. Tendenza a presentarsi come genitori completamente dediti alla cura dei figli. Ridefinizione delle emozioni in coerenza con i pattern familiari formali ai quali è richiesto, implicitamente o meno, di adeguarsi. Relazione coniugale genitoriale insoddisfacente, senza amore, con mutuo disprezzo.

17 Relazioni all’interno della famiglia dap
Relazione coniugale genitoriale insoddisfacente, senza amore, con mutuo disprezzo. Esteriormente, socialmente e formalmente presentazione di una coppia stabile e felice. Attenzione alle apparenze sociali

18 I modelli di attaccamento nell’O.S. Dap
Frequentemente assume atteggiamenti adolescenziali, ponendosi in competizione con la figlia. Caratteristiche figura paterna Usualmente percepito come figura forte, significativa e di riferimento nell’infanzia, diviene, nell’adolescenza, fonte di delusione per : •  Rifiuto contatti fisici con la figlia, per paure sessuali • Trasformazione dell’immagine (riconoscimento sua debolezza) •  Alleanza con la figura materna •  Abbandono della famiglia, ecc. Caratteristiche figura materna Figura genitoriale dominante Controllante in particolare il comportamento alimentare.  Attribuisce grande valore all’aspetto fisico  “Amarsi è condividere le stesse opinioni, emozioni, bisogni …”

19 Lo sviluppo dell’identità
Invariante parentale Invariante del bambino Indefinitezza Ambivalenza o ambiguità L’atteggiamento dei genitori fa si che si stabilisca uno stile familiare indefinito, caratterizzato da comunicazioni contraddittorie, con pochi scontri emotivi e molte critiche e giudizi impliciti. Queste famiglie mancano di spontaneità: nascondono i conflitti, non hanno un’espressione diretta delle emozioni, né tanto meno esprimono liberamente le loro opinioni. La finalità è sempre quella di proiettare un’immagine coerente con le aspettative degli altri. Ognuno finisce per contribuire al mantenimento di questa formalità esteriore, in una situazione di reciproco controllo tipica della famiglia invischiata (Minuchin et al., 1978)

20 Modelli di A. e sviluppo dell’identità
La figura genitoriale che domina è la madre, la quale è particolarmente attenta al benessere fisico, alla correttezza dell'alimentazione, alla gradevolezza dell'aspetto fisico oppure al successo scolastico e lavorativo dei figli, ma non si occupa della loro felicità Per questo motivo la madre non rappresenta una base sicura per il figlio, ma attiva sentimenti di ambivalenza nei suoi confronti. Quindi, per un bambino in cui prevalgono questi tipi di sentimenti, diventa arduo effettuare una lettura autonoma del proprio vissuto emotivo e corporeo. Le sensazioni biologiche risultando facilmente discriminabili grazie alla loro componente biologica, rimangono le uniche possibilità di percezione attendibile di sé, poiché diminuiscono l'affiorare alla coscienza di oscillazioni critiche che convogliano sensi intollerabili di vuoto e/o incompetenza.

21 Sviluppo dell’identità
Nelle organizzazioni cognitive personali lo strumento primario per costruire la propria identità è rappresentato dal corpo, per il Dap ciò acquista maggior significato in quanto il corpo rappresenta una modalità di conoscenza peculiare. La rappresentazione di Sé nel Dap, è impegnata concretamente in azioni tangibili (mangiare, camminare, correre) oppure come immagine corporea che lo specchio riflette e gli altri percepiscono, e non anche come insieme internamente ricco di progetti, interessi, sentimenti, memorie, valori e pensieri. Di conseguenza, nel momento in cui viene a mancare il riferimento emotivo la persona è costretta a ricorrere a sensazioni legate direttamente al corpo.

22 Sviluppo dell’identità
Il senso di vuoto che segue un distacco emotivo da una persona affettivamente importante, ne è un esempio. Il vuoto psichico può essere scambiato per vuoto fisico e l'individuo può quindi avvertire una sensazione di fame. I cambiamenti degli stati corporei rimangono, in particolar modo, per colui che ha un'organizzazione Dap, l'insieme d'impulsi più discriminabili ed affidabili per decodificare e ordinare la percezione di sé. Concentrarsi sul corpo permette comunque di distogliere l'attenzione dalle difficoltà psicologiche, che il Dap non è pronto ad affrontare (B. Bara, 1996).

23 Fanciullezza e adolescenza
Man mano che si ha l’emergenza del pensiero logico/astratto, si relativizza la figura dei genitori. Più questo processo è graduale, minore è il rischio di scompensi (in un contesto nel quale ci si definisce sull’esterno, il cambiamento di rapporto con una figura di riferimento corrisponde a un cambiamento del modo di sentirsi, percepirsi e pensarsi). Il distacco nella famiglia DAP è comunque sempre problematico.

24 Fanciullezza e adolescenza
Man mano che si ha l’emergenza del pensiero logico/astratto, si relativizza la figura dei genitori. Più questo processo è graduale, minore è il rischio di scompensi (in un contesto nel quale ci si definisce sull’esterno, il cambiamento di rapporto con una figura di riferimento corrisponde a un cambiamento del modo di sentirsi, percepirsi e pensarsi). Il distacco nella famiglia DAP è comunque sempre problematico. La ricerca di disponibilità e, quindi, della conferma da parte delle figure più significative esprime il costante bisogno di avere la certezza di essere amati, benvoluti, accettati. D’altra parte, ottenere affetto e riconoscimento percepiti come indispensabili per esprimersi adeguatamente comporta la ricerca di non deludere gli altri. A volte anche in questo periodo, il mangiare troppo o troppo poco, rappresenta l’unica possibilità di libera scelta.

25 Fanciullezza e adolescenza
L’obesità diventa una forma di rassegnazione-protesta, l’essere magra e quindi carina (o in forma fisica per un maschio) l’unica chance per farsi notare dal proprio padre nelle sue rare comparse. Il cibo e l’aspetto fisico diventano il campo neutro in cui il fanciullo può controllare il suo ambiente ed esporre le sue esigenze.

26 Età adulta Il passaggio all’età adulta è sempre piuttosto ritardato. I soggetti DAP mostrano una percezione di sé vaga ed indefinita (da cui la ben nota definizione e modulazione del senso di sé sul giudizio dell’esterno) elaborata come senso di vuoto ed inattendibilità personale. Lo stile attributivo ( che non è comunque costante ma varia nel corso del ciclo di vita) è piuttosto importante anche nel determinare il tipo di patologia cui si va incontro: in attribuzione esterna si ha uno stile anoressico, in attribuzione interna uno stile bulimico/obeso.

27 L’organizzazione della personalità dap
ATTITUDINE VERSO DI SE’: A. È oscillante tra il valore assoluto e la critica più spietata, con una stima assai confusa della propria efficienza. B. Vi è di conseguenza una estrema vulnerabilità alle disconferme, specie in campo affettivo, ed una esagerata sensibilità ai momenti di approvazione.

28 L’organizzazione della personalità dap
ATTITUDINE VERSO LA REALTA’: A. È basato sull’ambiguità. Il mondo è la fonte del possibile riconoscimento da sempre atteso, ma anche delle possibili e temutissime delusioni. È meglio che tutto rimanga nella possibilità. Per questo si tende ad evitare il contatto con la realtà elaborando programmi meravigliosi che non si metteranno mai in atto. B. I rapporti con le persone significative sono comunque destinati alla delusione. Da una relazione “importante” non si esce mai con le idee chiare. Si tende sempre ad attribuire significati oscillanti tra il deludere gli altri o il rimanere deluso dagli altri, mantenendo l’indefinitezza e l’incertezza.

29 Coerenza sistemica La sua coerenza sistemica è caratterizzata dall’incertezza e dall’indeterminatezza, dove da una parte le variazioni degli stati corporei restano l’insieme di impulsi più discriminabile e affidabile per decodificare e ordinare la percezione di sé, e dove l’enfasi familiare sugli aspetti formali e superficiali della realtà contribuisce a rendere l’aspetto estetico il criterio essenziale nella valutazione di sé. LETTURA DELLA ESPERIENZA EMOZIONI DI BASE PRINCIPALI POLARITÀ TACITE ATTEGGIAMENTO RISPETTO AL CAMPO PERCETTIVO MESSA A FUOCO TIPO DI ATTACCAMENTO Esterna, ambigua, contesto dipendente Vergogna Inferiorità Delusione Approvazione/ disapprovazione Dipendente Dall’esterno A4, B, C, D

30 I sintomi: lo squilibrio del sistema
L’equilibrio interno legato al giudizio esterno La delusione e la disconferma che ne consegue determina uno scompenso nell’itinerario di sviluppo, con destabilizzazione dell’immagine di sé, senso di vaghezza, di inconsistenza, di incapacità, di inaffidabilità e di incompetenza personale. ANORESSIA BULIMIA OBESITA’

31 Mantenimento e scompensi
Il problema del giudizio Le situazioni che provocano turbolenza emotiva, in questa organizzazione, sono quelle che implicano GIUDIZI. L’insicurezza che caratterizza l’immagine di sé e la ricerca continua di conferme, fa si che l’attenzione selettiva si concentri sugli atteggiamenti e sulle considerazioni delle persone che appaiono più sicure e di successo Da esse possono derivare però sia le sospirate approvazioni che le temute disconferme, con continue oscillazioni che generano CONFUSIONE E ANSIA. Le persone che sembrano gratificanti, però, vengono messe alla prova per vedere se veramente capiscono, procurandosi così l’inevitabile DELUSIONE o restando nell’incertezza.

32 Situazioni a rischio scompenso:
Tutte le situazioni in cui il soggetto ravvisi esposizione a giudizi: DEBUTTO (sessuale, lavorativo…) CONFRONTO (maturità, scelta universitaria…) AUMENTO DELLE RESPONSABILITA’ (maternità, promozioni sul lavoro, matrimonio…)

33 Bibliografia Arciero G. (2002). Studi e dialoghi sull’identità personale. Riflessioni sull’esperienza umana. Bollati Boringhieri Bara B. ( ). Nuovo Manuale di Psicoterapia cognitiva. Vol. II. Bollati Boringhieri Beck, A.T., (1976). Cognitive therapy and emotional disorders, tr. it. Principi di terapia cognitiva, Astrolabio, Roma, 1984 Bowlby, J. ( ). Attachment and loss: vol. 1 Attachment. New York. Basic Books. Trad. it. ( ) Attaccamento e perdita. Vol. I-II-III Torino: Boringhieri Bowlby, J. (1988). A secure base. New York. Basic Books. Trad. it. (1990) Una base sicura. Milano: Cortina Dodet, M. (2001). Psicoterapia cognitiva post-razionalista: il modello, la clinica, la formazione, Studi di psichiatria, vol. 3, n. 2. Guidano V., (1988). La complessità del Sé. Bollati Boringhieri, Torino Nardi B. (2001). Processi psichici e psicopatologia nell'approccio cognitivo : nuove prospettive in psicologia e in psichiatria clinica. Franco Angeli Reda M.A. ( ). Sistemi cognitivi complessi e psicoterapia. Carocci


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