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Tutto Tutto – una parola sfrontata e gonfia di boria.

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Presentazione sul tema: "Tutto Tutto – una parola sfrontata e gonfia di boria."— Transcript della presentazione:

1 Introduzione allo Humanistic Management Marco Minghetti Pavia 2011 Lezioni 9-10

2 Tutto Tutto – una parola sfrontata e gonfia di boria.
Andrebbe scritta tra virgolette. Finge di non tralasciare nulla, di concentrare, includere, contenere e avere. E invece è soltanto un brandello di bufera

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4 Gli scientific manager sono incapaci di andare oltre la gestione, spesso poco efficiente, dell’emergenza. La ragione di questo fallimento è semplice. Va ricercata nel difetto d’origine dello scientific management: la persistente ricerca di una formula in grado di dominare integralmente la complessità della vita e quindi delle imprese, mentre la realtà non consente più di essere regolata da un paradigma ordinatore dalla validità assoluta.

5 5 La Singolarita’ Individuale

6 Gli animali del circo Gli orsi battono le zampe ritmicamente, la scimmia in tuta gialla va in bicicletta, il leone salta nel cerchio fiammeggiante, schiocca la frusta e suona la musichetta, schiocca e culla gli occhi degli animali, l’elefante regge un vaso sulla testa, e i cani ballano con passi uguali. Mi vergogno molto, io – umano. Divertimento pessimo quel giorno: gli applausi scrosciavano a cascata, benché la mano più lunga d’una frusta gettasse sulla sabbia un’ombra affilata

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8 Chiedere la carità di Charles Bukowski
come la maggior parte di voi, ho fatto così tanti lavori che mi sento come se mi avessero sventrato e avessero buttato le mie budella al vento. ho incontrato qualcuno in gamba lungo la strada e anche gente tutt’altro che simpatica. e quando penso a tutti quelli con cui ho lavorato – anche se sono passati decenni – il primo che mi viene in mente è Karl. mi ricordo di Karl: il nostro lavoro richiedeva che indossassimo grembiuli legati dietro e intorno al collo con dei lacci.

9 io stavo sotto di Karl, e lui mi diceva: “abbiamo trovato un lavoro facile”. ogni giorno uno per uno venivano i nostri superiori, Karl faceva un leggero inchino con il busto, sorrideva, e con un cenno della testa li salutava uno per uno: “buon giorno dottor Stein”, oppure “buongiorno signor Day” oppure signora Knight o se la donna non era sposata “buongiorno, Lilly” o Betty o Fran. io non dicevo mai niente

10 Karl sembrava preoccupato
che stessi sempre zitto e un giorno mi prese da parte e mi disse: “ehi, dove cazzo lo trovi un posto come questo dove fai la pausa pranzo di due ore?” “da nessuna parte, immagino…” “okay, senti, per tipi come me e come te, questo è il massimo che puoi chiedere, è così e stop” aspettai. “insomma, senti, all’inizio è pesante leccargli il culo, non è venuto facile neanche a me

11 ma dopo un po’ ho capito che non
me ne importava. mi sono costruito un guscio intorno. e adesso ho il mio guscio, capisci?” lo guardai e vi giuro sembrava proprio che avesse intorno un guscio, sembrava avere una specie di maschera in faccia e i suoi occhi erano spenti, vuoti e imperturbabili; io stavo lì a guardare una conchiglia tutta scassata. passarono un po’ di settimane. non cambiò nulla: Karl continuava a fare inchini, a prostrarsi e a sorridere imperterrito, completamente a suo agio.

12 io continuavo a fare il mio lavoro. poi, un giorno, Karl mi prese di nuovo da parte. ”senti, il dottor Morely mi ha parlato di te”. “ah sì?” “mi ha chiesto che cosa avevi che non andava” “e che gli hai detto?”

13 “gli ho detto che sei giovane” “grazie”. dopo aver ricevuto lo stipendio successivo, lasciai il lavoro. ma poi dovetti comunque accettare un lavoro simile a quello e considerando gli altri Karl

14 alla fine li ho perdonati tutti
ma non me stesso: essere una merce deperibile alle volte può rendere strano un uomo, quasi inutilizzabile sul lavoro estremamente odioso – e non un servo della libera impresa.

15 Alla ricerca della propria singolarità
Da millenni la poesia accompagna e sostiene l’evoluzione dell’uomo, grazie alla sua capacità di dare senso ad ogni momento dell’esistenza. “La poesia”, ha affermato Szymborska, “come del resto tutta la letteratura, trae le sue forze vitali dal mondo in cui viviamo, da vicissitudini davvero vissute, da esperienze davvero sofferte e pensieri autonomamente pensati. Il mondo deve di continuo essere descritto daccapo, perché dopotutto non è mai lo stesso di una volta, non foss’altro perché un tempo noi non c’eravamo”.

16 La singolarità Singolarità è un termine con significati diversi, a seconda del contesto: In fisica, una singolarità gravitazionale è il punto in cui l'attrazione gravitazionale tende ad infinito In matematica, il termine singolarità indica in generale un punto in cui una funzione o una superficie "degenera" o "tende ad infinito". In sintesi, in una "SINGOLARITÀ", tutte le leggi della fisica come noi le conosciamo capitolano, perdendo ogni valore. Le condizioni fisiche al centro di un buco nero sono talmente diverse da ogni realtà riproducibile sperimentalmente, da rendere impossibile qualunque tipo di previsione sulla natura dei fenomeni che accadono in esso.

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18 Singolo e doppio Il romanzo Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde di Robert Louis Stevenson Il romanzo il compagno segreto (The Secret Sharer) di Joseph Conrad Il romanzo Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde Il romanzo Il Sosia di Fëdor Michajlovič Dostoevskij "Die Elixiere des Teufels" (Gli Elisir del Diavolo) di E.T.A. Hoffmann Il poema Der Doppelgänger di Heinrich Heine, adattato in musica da Franz Schubert Il racconto breve William Wilson di Edgar Allan Poe Il racconto Chi c'è lì? di John W. Campbell (adattato nei film La cosa da un altro mondo e La Cosa) Il romanzo La metà oscura di Stephen King Il romanzo La Fattoria Blackwood di Anne Rice In Rayuela di Julio Cortazar: il personaggio principale, Horatio, si convince, verso la fine del libro, che il suo amico Viaggiatore è il suo doppelgänger e lo accusa di ciò ripetutamente.

19 La filosofia dei supereroi

20 L’Anonimo Multiforme

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22 Dal solido al liquido Bauman propone di opporre alla modernità solida e al capitalismo “pesante” del fordismo l’attuale modernità liquida, espressione del capitalismo leggero, dove contano soprattutto le risorse finanziarie e quelle intangibili della conoscenza, della creatività.

23 L’età dell’impermanenza
La natura della contemporaneità: incessantemente mutevole, rinnovata, imprevedibile. In una parola, “impermanente”. Come nel fiume di Eraclito, le persone e le organizzazioni oggi sono immerse in processi che trasformano la loro vita attimo dopo attimo: devono così essere pronte a modificare in tempi rapidissimi abitudini quotidiane, metodi e strumenti di lavoro, modi di pensare e di agire. Per questo motivo, le tradizionali scuole di management hanno proposto numerose teorie volte a produrre culture aziendali improntate alla mutazione istantanea, alla formazione continua, alla “distruzione creatrice”.

24 CARATTERISTICHE DEI BARBARI 1: identita’ molteplice/mutante
Scrive Bauman: “la risposta alla domanda sulla nostra identità non è più «sono ingegnere della Fiat (o alla Pirelli)» o «faccio l’impiegato statale» o «il minatore» o «il gestore di un negozio Benetton», ma – in base al metodo usato di recente da uno spot pubblicitario per descrivere la persona che avrebbe indossato quella marca prestigiosa – sono uno che «ama i film dell’orrore, beve tequila, possiede un kilt, tifa per il Dundee United, ama la musica anni Ottanta e gli arredi anni Settanta, va pazzo per i Simpson, coltiva girasoli, preferisce il grigio scuro e parla con le piante»….I dettagli sono tutto”. Dettagli che cambiano e si rimescolano e si trasformano e si sovrappongono e si contraddicono e si dimenticano e a volte ritornano, ma non esattamente come prima: nulla due volte accade/ne accadrà…

25 La modernità liquida Interruzione, incoerenza, sorpresa
“sono le normali condizioni della vita” Notarnicola, Manifesto h. m., Morace, Nulla due volte, Baricco I barbari

26 Il cambiamento non è più una fase dell’evoluzione d’azienda, è uno stato permanente delle organizzazioni chiamate ad essere “camaleonti” in mutamento continuo. Il cliente esige l’innovazione costante e il benchmark per ogni manager di ogni settore è Madonna: ogni anno nuovo look, nuovo prodotto, sempre “cool”, sempre diverso. I fattori critici di successo sono la ricerca e il coraggio. Questa evoluzione senza sosta non può più poggiare sulla costante della metodologia organizzativa scientifica ma su fondamenta che sono culturali e di identità. In questo senso il paradigma scientifico è sfidato dal fatto che non sono più le tecnologie o determinate abilità “scientifiche” il fondamento della competizione strategica ma elementi di cultura interna da cui muovono continue innovazioni: la fabbrica delle idee. Il capitale intellettuale è dunque al centro, ma mette in crisi il paradigma scientifico perché si fonda sulla creatività, sulla imprevedibilità, sulla sorpresa, sull’emozione. Andrea Notarnicola, dalle risposte date al questionario h.m.

27 Le aziende hanno cercato di “addomesticare” gli uomini, privandoli della loro inevitabile e straordinaria unicità vitale. Si tratta di una vera e propria disumanizzazione dell’impresa, che in nome del controllo (sui colleghi, sul mercato, sui consumatori) tende a produrre squadre di animali “ammaestrati” come quelli tristi e melanconici dei vecchi circhi. Animali in gabbia costretti a ripetere un copione che non stupisce più nessuno. Ed è questo il punto. Perché ancora oggi la magia del circo sta proprio nella sorpresa. Nel mondo previsto e programmato che i manager cercano di costruire, la sorpresa e la meraviglia costituiscono invece componenti pericolose, che spaventano e che ad ogni costo si cerca di evitare. Eppure scopriamo che le persone e i consumatori adorano l’inaspettato, privilegiano la sorpresa e la meraviglia, come i bambini. Quindi c’è qualcosa che non torna. Le organizzazioni devono imparare a stimolare e poi gestire i contributi creativi e inaspettati. E poi imparare a valorizzarli. Trasformare la minaccia in opportunità, reagire creativamente all’imprevisto e all’imprevedibile, gestire l’organizzazione lasciando spazio ai talenti e alle vocazioni individuali, coordinare e valorizzare le storie di ognuno. (Morace)

28 Il che non significa dimenticare il passato, tutt’altro
Il che non significa dimenticare il passato, tutt’altro. Scrive Kundera: “L' incessante attività dell'oblio conferisce a ciascuno dei nostri atti un carattere fantomatico, irreale, evanescente. Che cosa abbiamo mangiato l' altro ieri a pranzo? Che cosa mi ha raccontato ieri il mio amico? E persino: a che cosa ho pensato tre secondi fa?..... Contro il nostro mondo reale, che è per natura fugace, le opere d' arte si ergono come un altro mondo, dove tutto, ogni parola, ogni frase, merita di essere ricordato ed è stato concepito a questo scopo. Sotto questo profilo, la poesia è privilegiata. Chi legge un sonetto di Baudelaire non può saltare una sola parola. Se gli piace, lo leggerà più volte e, forse, ad alta voce. Se gli piace da impazzire, lo imparerà a memoria. La poesia è la roccaforte della memoria.”

29 Memoria ne Le Città Invisibili
A livello individuale, non si possono separare i processi del pensare e del ricordare: ma se la memoria è l'elemento più importante nel processo cognitivo, essa è particolarmente decisiva nel processo della lettura. Per questo ne Le Città Invisibili Marco parla e Kublai ascolta con attenzione e curiosità, proprio come deve ascoltare un lettore. Leggere in questa accezione non significa venire a sapere dei fatti, ma cercare di comprendere un senso, e le molte descrizioni del linguaggio misterioso di Marco e del suo parlare così diverso da quello degli altri ambasciatori alludono evidentemente sia alla peculiarità linguistica e comunicativa del narrare, sia all’eco profonda e indistinta del comprendere. C'è dunque una specie di straordinaria unità, una identità virtuale, tra la lettura, la cognizione, la memoria attiva e l’identità individuale.

30 A sua volta, ogni azienda si identifica con la sua memoria vivente - la sua storia, i suoi valori, miti e riti. La corporate identity non è che la memoria diffusa e fatta propria da tutti coloro che abitano l’impresa attraverso la narrazione orale e scritta (storytelling). Inoltre il manager, di fronte ad informazioni abbondanti ma scarsamente organizzate, deve individuare percorsi di senso utilizzando le nuove tecnologie della comunicazione per costruire conoscenze in merito al funzionamento dell’organizzazione, agli andamenti del mercato, alle relazioni con i clienti. Lettura, narrazione orale, produzione letteraria e knowledge management costituiscono un unico processo (lo dimostra dettagliatamente Varanini ne Il Manifesto dello humanistic management), che trova nella memoria collettiva aziendale la sua sintesi.

31 Ma c’è di più. Perché il divenire inarrestabile del tempo non finisca per travolgere nel suo corso l’identità stessa della città/azienda, è necessario che questa sappia ritrovarsi costantemente continuando a rapportarsi col proprio passato e col proprio futuro dal punto di vista del presente sempre appena nato e sempre sul punto di scomparire nuovamente nel già stato. Nel descrivere le ‘città della memoria’ Calvino-Marco Polo vuole richiamare la nostra attenzione proprio sull’importanza che il passato della città ha per il costituirsi della fisionomia del suo presente; importanza che non si esaurisce nel semplice fatto che il presente è sempre in qualche misura determinato dal passato, ma si configura anche come una richiesta ben precisa, la richiesta che il passato sia espressamente ricordato, tenuto vivo nel presente della città sotto forma di memoria cosciente. Come dice Calvino, “una descrizione di Zaira (memoria III) quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira”.

32 Tuttavia, se, da un lato, per non smarrire la propria identità, la città deve riscoprire ogni giorno il legame con ciò che essa è stata (più o meno recentemente), d’altro lato questo non deve portarla ad appiattirsi sulla propria storia cristallizzandosi nelle sue forme. La forma naturale della città è quella del divenire, un perpetuo rinnovarsi ascoltando i desideri e le esigenze di un presente che del passato è figlio, non fratello gemello: una città che non si adegua a questo movimento fluido e vitale è una città morta. E così come Maurilia (memoria v) smette di essere se stessa in quanto è incapace di connettersi al proprio passato, in modo del tutto speculare è condannata a scomparire Zora (memoria iv), che dal proprio passato non riesce a distaccarsi.

33 In maniera simile il tema della memoria, che al tempo stesso viene tramandata e re-inventata attraverso la narrazione, è trattato in Nulla due volte, poiché la città (l’azienda) continua a esistere solo nella misura in cui accetta di riconoscere come proprio il volto in perenne evoluzione del sempre nuovo presente; da questo presente la realtà di oggi abbraccia quella di ieri e quella di domani nel suo orizzonte, orizzonte che solo in quanto cambia ogni giorno può assumere per ogni giorno lo stesso senso (vedi anche alla voce Segni). E’ l’impermanenza il segreto di Eutropia, città irrequieta, che continua a cambiare non solo la sua posizione geografica ma anche il suo assetto interno, stando attenta però a contenere questi mutamenti entro i limiti ben precisi dettati da alcuni elementi invarianti (il territorio in cui Eutropia si muove è sempre lo stesso, e anche i ruoli dei suoi abitanti permangono, pur essendo diversi gli attori che di volta in volta li interpretano). In questo modo Eutropia (scambi iii) riesce a conservare ciò che Maurilia e Zora hanno irrimediabilmente perduto: l’identità con se stessa.

34 I barbari di Baricco “Qualcosa non mi torna. Potrebbe essere, me ne rendo conto, il normale duello fra generazioni, i vecchi che resistono all' invasione dei più giovani, il potere costituito che difende le sue posizioni accusando le forze emergenti di barbarie, e tutte quelle cose che sono sempre successe e abbiamo visto mille volte. Ma questa volta sembra diverso. E' così profondo, il duello, da sembrare diverso. Di solito si lotta per controllare i nodi strategici della mappa. Ma qui, più radicalmente, sembra che gli aggressori facciano qualcosa di molto più profondo: stanno cambiando la mappa. Forse l' hanno perfino già cambiata. Dovette succedere così negli anni benedetti in cui, per esempio, nacque l' illuminismo, o nei giorni in cui il mondo tutto si scoprì, d' improvviso, romantico. Non erano spostamenti di truppe, e nemmeno figli che uccidevano padri. Erano dei mutanti, che sostituivano un paesaggio a un altro e lì fondavano il loro habitat. Forse è un momento di quelli. E quelli che chiamiamo barbari sono una specie nuova, che ha le branchie dietro alle orecchie e ha deciso di vivere sott' acqua. “

35 CARATTERISTICHE DEI BARBARI 1: identita’ molteplice/…..
Epigrafe di un libro di Paul Auster: «L' uomo non ha una sola e identica vita; ne ha molte giustapposte, ed è la sua miseria». (Chateaubriand) E’ quella che nel Manifesto viene definita “unità molteplice”

36 Lo stile di vita esperienziale
“Il nuovo stile pone l’accento sull’individualismo, l’affermazione del sé, l’accettazione delle diversità e il desiderio di esperienze ricche e sfaccettate…spinti dell’ethos creativo fondiamo lavoro e stile di vita per costruirci una nuova identità…Una persona può essere al tempo stesso scrittore, ricercatore, consulente, ciclista, rocciatore, appassionato di musica elettronica/world music/acid jazz, cuoco o gourmet dilettante, enologo appassionato e microbirraio…Questo tipo di sintesi è essenziale per affermare una personalità creativa originale” Richard Florida L’ascesa della classe creativa

37 Sesta Variazione “Nel secolo scorso l’identità corrispondeva ad un uno immaginario. La vita stessa poteva essere monocorde o molto orchestrata e variata, ma comunque era una dentro una famiglia, dentro un luogo di lavoro, dentro una città. Il nuovo secolo è rappresentato dal desiderio dell’uomo di vivere non più una sola identità o una sola vita (cioè una sola storia) ma tante storie e tante vite insieme. E’ la metafora del telecomando. Negli USA la gente cerca una vita bicoastal, con una casa a New York e un lavoro a Los Angeles o magari due o tre: perché non lavorare il lunedì a Miami, il martedì a New York facendo ogni giorno una professione diversa? Perché non essere sposati con una donna a San Francisco, con un uomo a Chicago e avere due figli «artificiali» a Boston?”

38 CARATTERISTICHE DEI BARBARI 2: l’uomo orizzontale
“I barbari si sono inventati l'uomo orizzontale. Avevano davanti il modello del borghese colto, chino sul libro, nella penombra di un salotto con le finestre chiuse, e le pareti imbottite: l'hanno sostituito, istintivamente, con il surfer. Una specie di sensore che insegue il senso là dove è vivo in superficie, e lo segue ovunque nella geografia dell'esistente, temendo la profondità come un crepaccio che non porterebbe a nulla se non all'annientamento del movimento, e quindi della vita. Pensate che non sia faticosa una cosa del genere? Certo che lo è, ma di una fatica per cui i barbari sono costruiti: è un piacere, per loro. E' una fatica facile.” Alessandro Baricco I barbari

39 Verso la singolarità : Il punto di vista

40 La formula e la metafora
Nonostante le prediche (costose) loro impartire da schiere di consulenti, esperti, guru, i manager sembrano incapaci di andare oltre la gestione, spesso poco efficiente, dell’emergenza. La ragione di questo fallimento è semplice. Va ricercata nel difetto d’origine del cosiddetto scientific management: la persistente ricerca di una formula in grado di dominare integralmente la complessità della vita e quindi delle imprese, mentre la realtà non consente più di essere regolata da un paradigma ordinatore dalla validità assoluta.

41 Emily Dickinson così esprime questa idea: “ Nella prosa mi chiudono
Il vero poeta non accetta di ingabbiare l’esistente in un ordine dato: la poesia va alla ricerca degli infiniti percorsi che l’impermanenza della realtà rende possibile tracciare. Emily Dickinson così esprime questa idea: “ Nella prosa mi chiudono come quando, bambina, mi chiudevano dentro lo stanzino, perché volevano stessi “tranquilla”. Tranquilla! Avessero potuto sbirciare, vedere la mia mente che frullava, tanto sarebbe valso rinchiudere un uccello, per tradimento, dietro uno steccato.”

42 Oh, oh, la poesia in azienda non solo è inutile: è addirittura pericolosa! osserverà lo scientific manager dedito al culto della pianificazione burocratica e del controllo rigido - invece che alla riflessione sui fini da perseguire, all’esplorazione delle potenzialità dell’impresa e alla ricognizione dei mezzi necessari per tradurle in atto, al rafforzamento di una leadership flessibilmente disposta a percorrere le imprevedibili biforcazioni dei sentieri che si snodano nel giardino del futuro: culto dominante in un mondo pervaso da quella stupidità dei nostri tempi che purtroppo, come ha ben chiosato Wislawa Szymborska in un altro luogo, “non è ridicola” (così come “la saggezza non è allegra”).

43 Risposta: certamente è così, se è la stabilità ciò che si vuole preservare, dei campioni della quale la nostra poetessa ha già scritto l’epitaffio: Ogni loro previsione è andata in modo totalmente diverso/o un po’ diverso, il che significa anche totalmente diverso (Le lettere dei morti) Ma se per caso è la creatività, l’innovazione, la capacità di svelare le ipocrisie dell’organizzazione presente, per edificarne una più forte e rivolta al futuro, fondata su trasparenza, fiducia e attenzione reciproca dell’uno per l’altro; se è questo ciò che serve, l’immissione di dosi massicce di poesia in azienda diviene forse l’unica salvezza.

44 LA GIOIA DI SCRIVERE Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto? Ad abbeverarsi a un’acqua scritta che riflette il suo musetto come carta carbone? Perché alza la testa, sente forse qualcosa? Sostenuta da quattro zampette prese in prestito dalla verità, da sotto le mie dita rizza le orecchie. Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta e scosta i rami causati dalla parola “bosco”. Sopra il foglio bianco s’acquattano, pronte a balzare, lettere che possono mettersi male, un assedio di frasi che non lasceranno scampo.

45 In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta
di cacciatori con l’occhio nel mirino, pronti a correr giù per la rapida penna, a circondare la cerva, a puntare. Dimenticano che la vita non è qui. Altre leggi, nero su bianco, vigono qui. Un batter d’occhio durerà finché lo dico io, si lascerà dividere in piccole eternità piene di pallottole fermate in volo. Non una cosa avverrà se non voglio. Senza il mio assenso non cadrà una foglia, né uno stelo si piegherà sotto il punto del piccolo zoccolo. C’è dunque un mondo di cui reggo le sorti indipendenti? Un tempo che lego con catene di segni? Un esistere che a mio commando è incessante? La gioia di scrivere. Il potere di perpetuare. La vendetta di una mano mortale.

46 Vivere la molteplicità intensamente, assolutamente, senza rinunciare a nessuna esperienza: questa è l’ambizione del nostro tempo. Poiché però è difficile essere tutti dei novelli Escher, capaci cioè di inventare prospettive esistenziali in cui il sopra coincide con il sotto, la salita con la discesa, la destra con la sinistra (e poi, a ben vedere, sarebbero solo illusioni ottiche), più semplicemente facciamo del palinsesto televisivo e del blog gli archetipi della vita più desiderata. Quella in cui tutto è significativo perché importanti non sono i singoli programmi o i singoli “post”, ma il montaggio che ogni individuo produce delle sue esperienze.

47 Proprio qui risiede il segreto della “gioia della scrittura”, in primo luogo autobiografica: nella scoperta che esiste un mondo di cui io “reggo le sorti indipendenti”; che è possibile “un esistere” che è sotto il mio controllo; che sono in grado di costruire mondi in cui, letteralmente, non si muove foglia che io non voglia. Perciò nelle aziende assume sempre maggiore rilevanza il Business Writing. Non solo ogni proposta commerciale, ma qualsiasi testo (il bilancio, una procedura, una comunicazione organizzativa) deve veicolare emozioni e valori, se vuole essere efficace nei confronti degli stakeholders (dipendenti, comunità, azionisti…) e non restare lettera morta - sintomo della morte spirituale di chi lo maneggia, come le dead letters dell’ufficio Lettere Smarrite di cui narra Melville alla fine di Bartebly: “Lettere smarrite, lettere morte! non si direbbe che tutto ciò parli di uomini morti?... Inviate per le occorrenze della vita, queste lettere urgono alla morte".

48 E quali migliori maestri di scrittori e poeti
E quali migliori maestri di scrittori e poeti? Solo passando tramite loro la scrittura diviene una vera leva di Business. Pensiamo ai corsi su come redarre il proprio Curriculum Vitae, che possono essere condotti partendo dalla ricognizione di autori classici: da L’uomo senza qualità di Musil (in cui il protagonista riceve e rifiuta un’offerta di lavoro), al Castello di Kafka (che in definitiva è la storia di una mancata assunzione) fino al Tropico del Capricorno di Miller (in cui il protagonista si adatta alle logiche del mercato fino a quando lui stesso finisce con l’occuparsi del recruitment per l’organizzazione per cui lavora). In questo elenco, che ciascuno si può divertire ad allungare, non può mancare l’impareggiabile ironia espressa dalla nostra Szymborska in Scrivere il curriculum.

49 Per altri versi, si può osservare che le nuove tecnologie multimediali, rispetto alle tecniche di narrazione tradizionali, consentono di elaborare delle storie molto più coerenti con le contraddizioni insite nei racconti, la loro costante parzialità, la loro chiusura mai del tutto definitiva. Si può comunque affermare che, a prescindere dal mezzo usato, il processo di “costruzione di significato” è essenzialmente comunicativo e narrativo. Ciò pone dei problemi che i “facitori di senso” per eccellenza, ovvero i poeti, i commediografi, gli artisti in genere conoscono bene. Il primo dei quali è che il linguaggio non solo è impreciso, talora è perfino contraddittorio rispetto a gli oggetti che dovrebbe descrivere, come nota Wislawa Szymborska quando sottolinea che “Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta”.

50 Jabberwocky 'Twas brillig, and the slithy toves
One, two! One, two! And through and through Did gyre and gimble in the wabe; All mimsy were the borogoves, The vorpal blade went snicker-snack! And the mome raths outgrabe. He left it dead, and with its head He went galumphing back. Beware the Jabberwock, my son! The jaws that bite, the claws that catch! And hast thou slain the Jabberwock? Beware the Jubjub bird, and shun Come to my arms, my beamish boy! The frumious Bandersnatch! O frabjous day! Callooh! Callay! He chortled in his joy. He took his vorpal sword in hand: Long time the manxome foe he sought So rested he by the Tumtum tree, And stood awhile in thought. And as in uffish thought he stood, The Jabberwock, with eyes of flame, Came whiffling through the tulgey wood, And burbled as it came!

51 Il Lanciavicchio Era la brilla e i fanghilosi tavi Ghiravano e ghimblavano nel biava. Mensi e procervi erano i borogavi E il momico rattio superava.   Alma dell’alma, fuggì il lanciavicchio E la zannante zanna, e l’arpionante Arpione, fuggì il giubbio picchio E il frumido Banderiscone.   In mano prese la spada volpale:  A lungo il mastinio nemico cercò. Ripiegò stanco sull’albero tuntunnio: Riguardò, contemplò, meditò.   E mentre ristava in uffoso pensiero, Il lanciavicchio, con occhi di fuoco, Vifflando scese dal tulgido maniero Boforinchiando con il fiato roco. E uno e due: a fondo e a fondo La lama volpale snicchiò e snacchiò Ucciso il mostro, con il tronco capo Galoppando all’ostello tornò.   Te benedetto, uccisti il lanciavicchio! Ah, che ti abbracci, brimante spadiero! Giorno di fraggia e di calleia è questo! Gaudiosamente gorgottò il messero.   Era la brilla e i fanghilosi tavi Ghiravano e ghimblavano nel biava. Mensi e procervi erano i borogavi E il momico rattio superava.

52 La traduzione italiana di Milli Graffi (vedi anche Alice in Wonderland di Tim Burton) recita: Il Ciciarampa Era cerfuoso e i viviscidi tuoppi ghiarivan foracchiando nel pedano: stavan tutti mifri i vilosnuoppi mentre squoltian i momi radi invano La traduzione italiana del 1981 di Antonio Bellomi solo della prima strofa, inclusa nel racconto fantascientifico "Mimsy were the borogoves" di Lewis Padgett da cui è stato tratto il filmMimzy - Il segreto dell'universo: Eran birbizzi i borogovi Era brilligo e gli unsci tov igirondavano sulla rava, eran birbizzi i borogovi e il momo ratso ultragrattava Un'altra traduzione, di Bruno Garofalo, compare nella traduzione italiana di Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante: Il mascellodonte Cenorava. E i visciattivi cavatalucertigirillavano e sfrocchiavano nella serba jamolliciattoli eran gli spennavolie gli smarruti verporcelli fistarnuiurlavano

53 In un capitolo successivo di Dietro lo specchio, Humpty Dumpty spiegherà ad Alice il significato della prima strofa, tuttavia Carroll (in alcune sue lettere e prefazioni) ne darà versioni leggermente differenti, e cercherà di spiegare l'origine di quante più parole possibili. La maggior parte delle parole presenti nel poemetto sono naturalmente una invenzione di Carroll e molte rientrano nella categoria delle  parole baule (portmanteau).Carroll non si limiterà ad utilizzarle solo in questo poemetto, ma ne farà largo uso (ampliandone anche il significato) anche ne La caccia allo Snark. (snail, shark, snake) bandersnatch: Una creatura fantastica nominata anche ne La caccia allo Snark. borogove - un uccello lungo e secco, con tante piume attaccate tutt'intorno, come uno spazzolone vivente bryllyg o brillig - le quattro di pomeriggio, deriva da broil (arrostire) e indica l'ora del giorno in cui si comincia a preparare la cena burbled - to burble deriva dall'unione di bleat,(belare) murmur (mormorare) e warble  (cinguettare) e indica un brontolio frumious - dalla prefazione de La caccia allo Snark apprendiamo che è una combinazione di fuming (fumoso) e furious (furioso) gimble o gymble - to gimble, dall'inglese gimlet che vuol dire succhiello, "fare buchi con un succhiello" gyre - to gyre girare come un giroscopio. Jabberwocky - aggettivo di Jabberwock jubjub - secondo lo Snark, un uccello disperato che vive in una sofferenza perpetua. mimsy - combinazione di flimsy (affranto) e miserable (miserabile). mome - per Dumpty contrazione di from home; Carroll in seguito lo dirà derivante da solemome, "solenne" outgrabe - to outgribe, è il verso di creature note come Rath. "Qualcosa di simile a un urlo ed un fischio, con una specie di starnuto in mezzo". rath - creatura fantastica simile ad un porcellino verde slithy o slythy - combinazione di lithe (agile) e slimy (viscido) tove - creatura fantastica, incrocio fra un tasso e un cavatappi uffish - stato mentale in cui la voce è gruffish, le maniere roughish e l'umore huffish. wabe - Lo spiazzo erboso intorno ad una meridiana. Si chiama wabe poiché va "a long way before it", "a long way behind it" e "a long way beyond it" (ovvero, va da molto prima (della meridiana) a "molto dietro" e "molto oltre".

54 Solo grazie ad un adeguato percorso formativo è possibile chiamare le persone a rappresentare e restituire il proprio mondo (esterno o interno) sotto forma di testi tali da estrarre dall'oralità o dal flusso di pensiero individuale le storie che ognuno di essi racconta e si racconta, rappresentando il suo modo di vedere la realtà. Occorre esercitarsi in particolare a quella “esattezza”, a mezza via tra la logica sequenziale causa-effetto ed il reperimento di collegamenti fra sensazioni, esperienze, “fatti” che possono travalicare tale logica, indicata da Italo Calvino nelle Lezioni americane:

55 rifiutare ogni schema aprioristico e maturare una coscienza della limitata portata di qualsiasi modello, visto come strumento di conoscenza che inevitabilmente esclude porzioni di realtà più o meno rilevanti; consegnare valore euristico a percorsi di conoscenza basati sull'interpretazione, in cui ognuno è chiamato a formulare sempre nuove ipotesi interpretative e a crearsi strumenti di indagine sempre nuovi; prestare costante attenzione ai dati "devianti", nella convinzione che nelle due code di ogni gaussiana si nascondano le informazioni più interessanti.

56 Stiamo qui parlando di “segnali anomali”, che sono significativi in due sensi. Da una parte, nelle difformità di comportamento, anche minime, da quanto prescritto con leggi dello Stato e regole aziendali si possono celare grandi pericoli per la stessa incolumità individuale (si pensi al tema della sicurezza sul lavoro), oltre a condotte non etiche o criminali. Dall’altra, è dalla diversità dell’approccio ai problemi rispetto alla best practice, dalla valorizzazione delle differenze culturali, dalla disponibilità di varianti alternative al “pensiero unico” imposto dallo scientific management, dalla capacità di accettare l’errore inteso come momento di crescita della conoscenza, che traggono linfa vitale creatività ed innovazione. Queste sono le “deviazioni” che il management deve incoraggiare.


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