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Il coping Catia Pepe Psicologa-Psicoterapeuta

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Presentazione sul tema: "Il coping Catia Pepe Psicologa-Psicoterapeuta"— Transcript della presentazione:

1 Il coping Catia Pepe Psicologa-Psicoterapeuta
Centro Servizi Educativi Consorzio Humanitas Cultore della materia Psicologia dello Sviluppo e dell’educazione Università Lumsa

2 Argomenti Il coping La psicologia del benessere Stress e resilienza
I modelli di coping Le strategie di coping nelle diverse età Le strategie di coping nei BES L’intervento sul coping

3 CHE COS’È IL COPING? Il termine "coping", dall'inglese to cope che significa "fronteggiare", indica gli sforzi cognitivi e comportamentali compiuti da un individuo per affrontare e gestire eventi stressanti, reali o percepiti come tali.

4 Coping: Cosa? Più dettagliatamente:
Le modalità di coping riguardano sia le risposte comportamentali messe in atto per gestire l'evento fonte di stress che le emozioni provate intorno ad esso. Svolgono due principali funzioni: a) ridurre il rischio delle conseguenze dannose che potrebbero risultare da un evento stressante (coping focalizzato sul problema) b) contenere le emozioni negative che derivano dall'esperienza stressante (coping focalizzato sulle emozioni)

5 Le risposte che permettono di fronteggiare lo stress non sono sempre funzionali e adattive.
A volte, l'esperienza, le disposizioni e i contesti ambientali favoriscono lo sviluppo e la manifestazione di forme “maladattive di coping”.

6 La psicologia scientifica si è da sempre occupata di analizzare e spiegare i comportamenti anomali e patologici dell’individuo con l’obiettivo di costruire una psicologia capace di trattare la sofferenza psicologica e le malattie mentali. A fronte di questa impostazione gli psicologi sono arrivati alla convinzione che la vita di un individuo non è solamente disagio e sofferenza ma è anche gioia, serenità ed ottimismo.

7 LA PSICOLOGIA POSITIVA
DAL 1990 IN POI L’AUMENTO DELL’INTERESSE VERSO LA RESISTENZA ALLO STRESS SEGNA UNA NUOVA FASE DI ESPLORAZIONE ATTRAVERSO LE SCIENZE SOCIALI E DEL COMPORTAMENTO. LA PSICOLOGIA POSITIVA Gli studi di (Seligman, Csikszentmihalyi, 2000) vertono sulla percezione della qualità della vita, sulle caratteristiche psicologiche individuali che promuovono l’adattamento psicosociale a lungo termine, e sulle caratteristiche delle istituzioni che favoriscono il benessere della collettività e il senso di appartenenza alla comunità.

8 anziché alla riduzione o compensazione dei suoi limiti;
L’interesse si centra sui processi che contribuiscono al mantenimento del benessere durante le situazioni stressanti e al recupero delle conseguenze di un periodo di stress Si privilegiano dunque interventi finalizzati alla mobilitazione delle capacità e delle risorse della persona, anziché alla riduzione o compensazione dei suoi limiti;

9 Il ruolo delle emozioni…..
Le emozioni positive che un individuo cerca di mantenere vive nella sua esperienza di vita contribuiscono al suo generale benessere fisico e psicologico e favoriscono l'attivazione di strategie di coping efficaci. Vivere emozioni positive determina un aumento delle proprie risorse personali rendendo gli individui resilienti.

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15 l’interazione tra i processi cognitivi, emotivi
Lazarus, Launier, 1978 STRESS fattori psicologici fattori ambientali i feedback che arrivano dall’ambiente influenzano in modo determinante l’attività cognitiva della persona l’interazione tra i processi cognitivi, emotivi L’interazione tra i processi consente all’individuo di pensare, di agire e di trasformare la relazione persona-ambiente.

16 RESILIENZA E COPING La resilienza si riferisce al raggiungimento di esiti positivi nonostante le circostanze difficili o minacciose (Brooks, 2006; Masten, 2001) e al riuscire ad affrontare con successo esperienze traumatiche, evitando percorsi negativi legati ai rischi.

17 rappresentano importanti predittori della resilienza individuale
Zautra , Reich (2011) emozioni positive risorse psicosociali rappresentano importanti predittori della resilienza individuale

18 a) l'abilità di ripresa dall'evento, rapida e completa;
aspetti della resilienza che facilitano il fronteggiamento dello stress a) l'abilità di ripresa dall'evento, rapida e completa; b) la sostenibilità dello scopo che si intende raggiungere nonostante le avversità; c) la crescita, o nuovo apprendimento, che si raggiunge durante e dopo l'evento stressante.

19 La resilienza nei bambini
Molti bambini che vivono periodi di stress nel corso della loro vita, nonostante siano esposti a gravi sfide, superano tali eventi in modo positivo, Questi bambini resilienti dispongono di alcuni punti di forza e beneficiano di fattori protettivi che li aiutano a superare le condizioni avverse, I bambini resilienti mostrano capacità di identificare le esperienze di successo, sono in grado di identificare i loro punti di forza e mostrano una forte autodeterminazione verso il successo (Miller, 2002).

20 Caratteristiche dei Bambini resilienti
I bambini resilienti hanno caratteristiche temperamentali che provocano risposte positive da parte di familiari ed estranei. In età prescolare mostrano una notevole autonomia e un forte orientamento sociale. Altre caratteristiche includono uno stretto legame con un caregiver durante il primo anno di vita, la socievolezza combinata con un forte senso d’indipendenza, una visione ottimistica delle loro esperienze di vita anche delle sofferenze, e un impegno attivo dove necessario (Werner, 1984).

21 Eventi stressanti e emozioni
Gli eventi risultano stressanti nella misura in cui vengono valutati come minaccia ai personali bisogni di relazionalità, di competenza e di autonomia e tali minacce sono collegate a reazioni emotive di tristezza, paura e rabbia. Percepire un evento come minaccioso per le proprie relazioni sociali significative tristezza La minaccia alla competenza paura La minaccia all'autonomia rabbia

22 Gli eventi assumono un valore stressante in relazione all'età del soggetto, fisiologica e psicologica, le strategie di coping adottate per affrontare lo stress cambieranno nel corso dello sviluppo in relazione alle abilità individuali, alle capacità di apprendere dall'esperienza e alle caratteristiche sociorelazionali. Le disposizioni individuali gli apprendimenti e l'ambiente circostante determineranno i livelli di vulnerabilità allo stress di ciascun individuo (Folkman, 2011).

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24 eustress o stress positivo e distress o stress negativo
Lo stress…. Nel 1974, quando ormai gli studi sullo stress si erano ampiamente diffusi un volume dal titolo Stress without Distress, si descriveva lo stress con due differenti accezioni: eustress o stress positivo e distress o stress negativo

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26 Eventi di vita fonte di stress in età evolutiva
Coddington (1972) Età Eventi di vita Prescolare l’inserimento al nido, nell'infanzia; Scuola primaria l’inizio di un nuovo anno di scuola i primi risultati scolastici, Scuole secondarie Insuccessi scolastici Interruzione di una relazione sentimentale Ultimi anni scuole secondarie e Universitari avere un'interazione negativa con i propri genitori Assumere nuovi impegni

27 1. rapporti genitori-figlio
Situazioni fonte di eventi problematici e stressanti più comunemente sperimentate dai bambini Spirito et al. (1991) 1. rapporti genitori-figlio Es. punizioni, disaccordi, madre di cattivo umore, la pressione sulla performance scolastica 2. gli amici Es. il conflitto con un amico, la separazione da un amico 3. la scuola Es. brutti voti, pressione scolastica 4. i fratelli Es. i conflitti e le incomprensioni, gli insulti e le prese in giro

28 Altri eventi stressanti
Nella vita di un bambino gli eventi stressanti possono essere eventi gravi come: perdita di un familiare malattia cronica disabilità separazione dei genitori

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31 Diverse strategie di coping nei bambini…..
Su un polo troviamo strategie che mirano a richiamare l’attenzione della madre (segnalazione), Sul polo opposto, strategie comportamentali di allontanamento dallo sguardo materno Diverse strategie di coping nei bambini…..

32 Le strategie di coping nei bambini
I tentativi che il bambino intraprende per gestire il disagio emotivo provocato dall’assenza di corrispondenza con lo sguardo della propria madre si differenziano per il grado di disponibilità all’interazione che il bambino conserva a seguito di questi eventi stressanti. Le strategie di coping Il bambino cercherà di richiamare la sua attenzione attraverso comportamenti aperti all’interazione e propositivi in cui la regolazione dello stato emotivo è cercato nella relazione con l’altro. Nel polo negativo si situano le strategie che tendono alla fuga dalla relazione, fonte di stress, e all’evitamento del contatto che non si riesce a raggiungere. Questo tipo di strategie di coping rappresenta una forma più interna di regolazione, ad esempio attraverso l’autoconsolazione, in cui il bambino manifesta più o meno apertamente la sua rinuncia all’interazione. I comportamenti messi in atto per gestire lo stress di una situazione interattiva con una madre non sincronizzata si stabilizzano già verso i sei mesi di vita (Tronick e Gianino 2008)

33 I risultati sullo sviluppo successivo….
Quando una modalità di reazione allo stress si consolida, ad esempio attraverso l’uso di strategie di fuga e di evitamento, è poi riprodotta in risposta a tutti gli eventi che richiamano l’esperienza emotiva negativa delle prime interazioni con il caregiver.

34 I fattori protettivi In ambito familiare i fattori che favoriscono la crescita e il benessere dei figli sono identificabili in una buona qualità delle relazioni trai i membri della famiglia. La genitorialità come capacità di prendersi cura di un’altra persona al di fuori di sé stessi sia sul piano fisico che affettivo è il fattore che più incide sullo sviluppo della resilienza familiare. Questa capacità implica l’attenzione ai bisogni dell’altro, la comprensione alle necessità e richieste dell’altro e le competenze per rispondere in modo “buono” (Simonelli, 2014).

35 Questo tipo di relazione implica che ci debba essere un adulto in grado di fornire cure e un bambino con il diritto di riceverle. Mai il contrario.

36 partecipazione appropriata all’interazione
attaccamento sicuro, basato su una storia di cooperazione sensibile tra caregiver e bambino. Coping indipendente partecipazione appropriata all’interazione la sensibilità, intesa come la capacità di accreditare le emozioni del bambino condividendo quelle positive e trasformando quelle negative la capacità di saper strutturare l’ambiente, di non essere intrusivi nelle attività intraprese dal bambino e la non ostilità nei suoi confronti.

37 Anni ‘60 – al posto dei meccanismi di difesa viene utilizzato il termine “coping” e successivamente le “risposte di coping” diventano area di ricerca autonoma. Anni ‘70 -gli studi sul coping si concentrano per identificare e studiare solo alcune risposte di coping di base – Lazarus (1974) identifica due dimensioni: STRATEGIE CENTRATE SUL PROBLEMA (problem –focused) e STRATEGIE CENTRATE SULLE EMOZIONI (emotion-focused); Anni 80’ Un ulteriore modo per classificare la natura delle risposte di coping è quello di distinguerle in quelle orientate alla persona da quelle orientate al compito: un soggetto cioè può reagire a situazioni stressanti rivolgendosi ad alte persone (social diversion) oppure impegnandosi in attività sostitutive (distraction) – (dimensioni diventate oggetto di studio). Endler e Parker hanno individuato forme di strategia definite avoidance-oriented (orientata all’evitamento), con cui l'individuo riduce lo stress ritirandosi in un’attività diversa, che gli procura un sollievo temporaneo. Questa strategia comporta il negare o il minimizzare la gravità della situazione, la soppressione cosciente dei pensieri stressanti e la loro sostituzione con pensieri di autoprotezione.

38 Anni ci si convince della minor rilevanza dei fattori di personalità come causa del coping e si inizia a studiare il contesto situazionale in cui avviene il coping (Lazarus 93), perché il coping è un processo che cambia nel tempo e in accordo ai contesti situazionali in cui si verificano. Il coping è dato da fattori situazionali, i ricercatori pongono l’attenzione a variabili quali la Valutazione cognitiva (cognitive appaisal) delle situazioni stressanti (Lazarus, Folkman 1984) e le risorse di coping (Antonovsky 1980). Successivamente si precisò che queste risorse potevano essere sia personali, quali l’autostima o l’autoefficacia, sia ambientali, quali la rete di sostegno sociale, le risorse educative.

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40 Per coping si intendono “tutti gli sforzi cognitivi e comportamentali che il soggetto mette in atto per far fronte alle richieste specifiche interne o esterne valutate come eccessive ed eccedenti le risorse della persona”. 1. il coping è legato al contesto e alla specifica situazione in cui è attivato, quindi non è definito aprioristicamente dalle caratteristiche stabili di personalità di un soggetto; 2. le strategie di coping sono da considerare come degli sforzi adoperati nel tentativo di gestire lo stress, quindi non necessariamente portano al successo; 3. il coping è considerato un processo che cambia nel tempo in riferimento a un particolare evento, quindi non completamente prevedibili; 4. la valutazione che il soggetto attiva dell'evento stressante determinerà le strategie di coping. Lazarus parla di “stili di coping” come “l’insieme di pensieri e sentimenti che le persone mettono in atto per gestire situazioni difficili, impreviste o preoccupanti” (Lazarus e Folkman, 1987)

41 Il concetto focale del modello transazionale è proprio il processo di valutazione cognitiva distinta in tre tipi: valutazione primaria, rivolta all’ambiente e al significato di minaccia, sfida o danno che il soggetto gli attribuisce; valutazione secondaria, che riguarda la considerazione delle risorse e opzioni disponibili per gestire il danno reale o potenziale; valutazione terziaria che considera l’efficacia dei risultati come elemento per decidere il successivo andamento delle azioni. Il coping quindi è sostanzialmente frutto di un’attività cognitiva con cui si valuta la situazione verificandone il potenziale stressante. Gli individui cercano di valutarne il significato e l'impatto sul proprio benessere, decidendo se tale evento è poco rilevante, stressante o positivo.

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43 Risposte che servono a evitare o a ridurre al minimo lo stress,
risposte che supportano l’approccio orientato al compito Risposte che che spingono il soggetto alla ricerca di supporto Risposte che servono a evitare o a ridurre al minimo lo stress, Risposte che attivano il ritiro o il senso di impotenza

44 Modello di strategie di coping proposto da Ayers e Sandler (1999)
5 modalità di rispondere agli eventi stressanti: 1) Problem solving coping 2) Ripensamento positivo della situazione 3) Ricerca di supporto 4) Distrazione 5) Evitamento Il modello è confermato anche su un campione italiano da Canisasca et al. (2012) con bambini e ragazzi dagli 11 ai 17 anni.

45 Con l'età: bambini, adolescenti e adulti si differenziano
Aspetti cognitivi implicati nella qualità del processamento dell'evento (attenzione, memoria, etc.) Aspetti socio-emotivi che legano una certa emozione a quel dato evento Aspetti esperenziali relativi al successo percepito nell'impiego di una data risposta di coping (Campos, 1987). Campos (1987) grazie alle sue ricerche ha rilevato che un individuo che avverte un senso di impotenza di fronte ad un dato evento tenderà a reagire ad esso con risposte focalizzate sulle emozioni (Atkins, 1991)

46 IL COPING NELLE DIVERSE ETA’

47 Strategie di coping in età prescolare
1. Nei primi mesi di vita i riflessi innati, le preferenze temperamentali e gli schemi d’azione rappresentano i primi repertori di coping 2. Intorno ai due anni la comparsa dei comportamenti mezzi-fini, che caratterizzano l’interazione del bambino con l’ambiente circostante, gli permetteranno di agire di fronte a eventi stressanti in modo più strategico e orientato a un obiettivo da raggiungere 3.1 Crescendo il bambino imparerà a controllare le sue reazioni moderando l’espressione delle emozioni

48 Strategie di coping in età scolare
I bambini socialmente competenti usano di più il coping attivo e la ricerca di supporto, bambini con problemi di condotta rispondono con comportamenti oppositivi o fanno uso di strategie focalizzate sull'evitamento Compaiono le prime strategie di coping specificatamente di natura cognitiva. I bambini tra i 6 e i 9 anni usano più frequentemente la ristrutturazione cognitiva, la distrazione cognitiva e l’autorassicurazione I bambini prosociali usano strategie di coping caratterizzati da: capacità di chiedere aiuto in caso di stress, espressione di tristezza e paura piuttosto che di rabbia. I bambini socialmente meno competenti, rispondono allo stress accentuando reazioni emotive negative, ad esempio rabbia e talvolta vendetta mentre il coping aggressivo diminuisce nel tempo quello evitante aumenta

49 IL COPING NEI BES

50 (Disturbi specifici dell’apprendimento)
Coping e DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) Bambini con DSA presentano, accanto alle manifestazioni che ne definiscono il disturbo specifico, una serie di altri aspetti psicologici (Alazemi, 2010). Oltre ai problemi più propriamente cognitivi che caratterizzano i diversi disturbi dell'apprendimento manifestano sintomi associati al loro disturbo e all'impatto che esso ha sull'ambiente. As esempio: sensazioni di confusione che prova rispetto a quanto sta apprendendo (Gersten, Baker, Smith-Johnson, Diming e Peterson, 2006) ansia e frustrazione per i compiti scolastici assegnati a casa (Sawyer et al., 1996) senso d'impotenza, basso concetto di sè, scarsa motivazione scolastica e la poca fiducia verso le proprie abilità (Bender, 2008; Elliott, 2000; Hallahan et al., 2009; Lackaye e Margalit, 2006; Maag e Reid, 2006; Rotatori et al., 1986). bassa stima di sè in rapporto alle relazioni sociali e a causa dei frequenti rifiuti da parte del gruppo dei pari (Bear, Kortering e Braziel, 2006; Singer, 2005; Swanson et al. 2006; Tarver-Behring e Spagna, 2004) A causa della loro condizione di sofferenza, della scarsa conoscenza del loro problema fonte di sofferenza e dello scarso controllo sull'evento: I bambini con DSA hanno alta probabilità di adottare comportamenti a rischio e/o impiegare strategie di coping inadeguate

51 I bambini con DSA sono una grande sfida per i propri genitori a causa di difficoltà che possono presentare sul piano scolastico, sociale, emotivo e comportamentale (Danino e Shechtneim, 2012; McPhail e Stone, 1995; Morrison e Cosden, 1997; Turnbull, Hart e Lapkin, 2003; Danino e Shechtneim, 2012). I genitori di questi bambini sperimentano alti livelli di stress (Adelizzi e Goss, 2001; Al-Yagon, 2007; Brannan, Heflinger e Bickman, 1997), avvertendo la sensazione di non avere un sostegno (Bandura, Barbaranelli, Caprara e Pastorelli, 1996; Turnbull e Turnbull, 1986) e di essere meno efficaci nelle funzioni genitoriali (Barkley, Fischer, Edelbrock e Smallish, 1991; Stone, 1997).

52 Fonti ed effetti dello stress dei genitori:
Ritardo nella diagnosi fino a quando non fa il suo ingresso a scuola (Faerstein, 1981; Hallahan, 2005) Senso di colpa per le difficoltà del figlio/a (Hallahan et al. 2005) Incertezza per il futuro del proprio figlio (Alazemi, 2010) Incontro con educatori/insegnanti con cui si hanno esperienze negative (Waggoner e Wilgosh, 1990; Wehman e Gilkerson, 1999) Frustrazione e delusione verso i risultati scolastici del proprio bambino (Chapman e Boersma, 1979; Klein, Altman, Dreizen, Friedman e Power, 1981; Karande e Kulkarni, 2009). Maggiori oneri finanziari (Jarbrink, Fombonne e Knapp, 2003) Basse performance scolastiche a fronte di un maggior tempo nella cura, ad esempio per i compiti a casa (Lardieri, Blacher, e Swanson, 2000; Waggoner e Wilgosh, 1990) Conflitti coniugali (Chang e Hsu, 2007).

53 Madri e i padri fanno esperienza diversa dello stress derivato dal DSA del proprio figlio
dedicano maggiore tempo alla raccolta di informazioni sul DSA del proprio figlio assumono maggiori responsabilità rispetto al trattamento mostrano più alti livelli di reazioni negative verso di loro vivono con maggiore ansia e preoccupazione la stigmatizzazione sociale che può derivare dal DSA del proprio figlio attribuiscono ai loro bambini più caratteristiche negative rispetto alle madri di altri bambini senza il disturbo. (per una rassegna Chang e Hsu, 2007; Hauser-Cram et al., 2001; Chapman e Boersma, 1979; Emerson 2003; Neece and Baker 2008; Essex, 2002; Hadadian e Merbler, 1995; Kaslow e Cooper, 1978; Kazak e Marvin, 1984; Heiman, Zink e Heath, 2008).

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58 Da Studi su famiglie con bambini disabili è emerso che l'impiego di strategie di coping di tipo relazionale (chiedere aiuto) è associato positivamente a: maggiore senso di gratificazione per il proprio ruolo di caregiver sensazione di crescita personale nel corso della vita percezione del proprio figlio e della situazione con minor peso e fardello. Il tipo di strategia che si adotta dipende anche dalle idee maturate sul significato dell'avere un figlio con disabilità Credere che sia una punizione, diminuisce la ricerca di aiuto Azar e Badr, 2010; Azar & Kurdahi Badr, 2006; Chang & Hsu, 2007; Markus & Kitayama, 1991; McConkey, Truesdale-Kennedy, Chang, Jarrah, & Shukri, 2008.

59 A causa dei sentimenti di frustrazione, depressione, basso senso di efficacia, i genitori rischiano di non essere un valido supporto per i propri figli perchè sentendosi piuttosto depressi e ansiosi assumono più facilmente un atteggiamento punitivo nei loro confronti (Al-Yagon, 2007; Veisson, 1999; Barkley et al., 1991). Le relazioni genitore-figlio influenzano direttamente il livello dei problemi che il bambino dimostra (Barkley, 1997). Quanto più i genitori hanno un atteggiamento autoritario e punitivo, maggiori saranno i sintomi di disadattamento dei bambini (Eisenberg, Fabes, & Murphy, 1996; Stone, 1997).

60 Le strategie di coping che sembrano favorire un processo di elaborazione positivo della disabilità sono orientate verso tre principali forme: mantenere la famiglia integrata, cooperante e ottimistica nella visione del problema; b) cercare un supporto sociale, mantenere una stabilità psicologica; c) comprendere la situazione dal punto di vista medico attraverso la comunicazione con altri genitori,

61 L’intervento sul coping

62 Gli interventi sul benessere
Essere grati a qualcuno e impegnarsi a elencare quotidianamente azioni di gratitudine piuttosto che di fastidio è strettamente legato a una maggiore soddisfazione personale. Azioni di gentilezza, il volontariato e altri comportamenti altruisti sono associati a un maggiore benessere psicologico (Otake et al., 2006). Il perdono e gli interventi che si focalizzano sulla riduzione del risentimento nei confronti di un compagno, e sul rafforzare i sentimenti di compassione empatia e amore, sono associati alla promozione di emozioni positive. Rivalutare il significato dell’evento in un modo più positivo, permette modificare convinzioni disfunzionali relative al mondo esterno e a sé stessi e a sperimentare uno stato di maggiore benessere personale.

63 Chi può promuovere il coping
Scuola e famiglia possono funzionare come “laboratori” di apprendimento per il rafforzamento delle abilità di coping.

64 Quali strategie di coping?
il problem solving, gli sforzi verso uno scopo, la ricerca di aiuto, la distrazione o la sistematizzazione Piuttosto che risposte disfunzionali come l’impotenza, la fuga, l’opposizione, l’isolamento sociale o la ruminazione.

65 il Coping Power Program
Rappresenta una proposta multimodale per il controllo e la gestione della rabbia. Si basa su interventi cognitivo-comportamentali e sul modello sociocognitivo di elaborazione dell'informazione. L’articolazione del programma prevede oltre all’intervento di gruppo per i bambini, un parallelo programma di training per i genitori.

66 Gli incontri con i bambini
Hanno come obiettivo quello di potenziare le seguenti specifiche abilità: 1. abilità a intraprendere obiettivi a breve e a lungo termine; 2. organizzazione e abilità di studio; 3. riconoscimento e modulazione della rabbia; 4. riconoscere il punto di vista dell’altro (perspective taking); 5. problem solving in situazioni conflittuali; 6. abilità a resistere alle pressioni dei pari; 7. abilità sociali; 8. ingresso in gruppi sociali positivi.

67 Esempio di attività del Coping Power Program
Il bambino viene intenzionalmente deriso dal resto del gruppo e mentre gli altri bambini lo prendono intenzionalmente in giro, lui può muoversi su un “tappeto” su cui è disegnato un grande “termometro della rabbia” allo scopo di graduare il livello di emozione esperita. Con l’aiuto del terapeuta il bambino cerca di mettere in pratica opportune strategie e autoistruzioni che lo aiutano a fronteggiare la rabbia in maniera adattiva.

68 Conclusioni Tali attività offrono ai bambini la possibilità di esplorare in forma di gioco il rapporto tra i loro pensieri, i loro sentimenti e i loro comportamenti, di capire quali cose possono dire a sé stessi per modulare la propria esperienza emotiva.

69 GRAZIE PER L’ATTENZIONE!


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