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Arch. Rino Bernazzani Bacino di Utenza Comuni interessati: Montevago Santa Margherita di Belice Sambuca di Sicilia Menfi Sciacca.

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Presentazione sul tema: "Arch. Rino Bernazzani Bacino di Utenza Comuni interessati: Montevago Santa Margherita di Belice Sambuca di Sicilia Menfi Sciacca."— Transcript della presentazione:

1 Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

2 Bacino di Utenza Comuni interessati: Montevago Santa Margherita di Belice Sambuca di Sicilia Menfi Sciacca Castelvetrano Salaparuta Poggioreale Partanna Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

3 Raccolta differenziata Considerando che il bacino di utenza è costituito da 120.000 abitanti (ISTAT 2010), supponendo un consumo giornaliero di 1,4 kg/ab (516 kg/ab annui) otteniamo: 62.000 tonnellate annue di RSU Ipotizzando che la FORSU corrisponda a un 30% del rifiuto solido urbano ottenuto da raccolta differenziata, si ottengono circa 20.000 tonnellate annue. Dati ISPRA 2009 Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

4 FORSU - Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano In Italia si producono 32.479.112 t di rifiuto urbano all’anno (fonte: ISPRA) di cui il 22% frazione umida e il 15% verde. Le biomasse comprendono: -legname da ardere; -residui agricoli e forestali; -scarti dell’industria agroalimentare; -reflui degli allevamenti; -rifiuti urbani. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

5 FORSU: FONTE RINNOVABILE La FORSU rientra tra le fonti rinnovabili perché la CO 2 emessa è la stessa che le piante hanno assorbito per svilupparsi e crescere; alla loro morte tornerebbe in atmosfera attraverso i processi degradativi. Quindi il carbonio immesso in atmosfera è il carbonio fissato nel sottosuolo, il quale non rientra nel ciclo del carbonio stesso. Tutte le sostanze organiche che non hanno subito fossilizzazione possono venir utilizzate per la produzione di energia. La valorizzazione del FORSU in impianti di digestione anaerobica permette una sensibile riduzione dei costi di smaltimento nonché un forte abbattimento dell’inquinamento ambientale. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

6 Censimento impianti biogas (Fonte: CRPA-Centro ricerche produzione animali 2011) 521 impianti (130 in costruzione) di cui Zero in Sicilia Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

7 Localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti urbano e speciali (2008) Fonte: dati MUD- elaborazione ARPA Sicilia- sezione regionale del catasto rifiuti 19 discariche 6 centri di Compostaggio 100 impianti di recupero energia da RS Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

8 Digestione anaerobica o compostaggio? Digestione anaerobica Compostaggio Energia Produzione 300/600kWh/t Consumo 20/100kWh/t Emissioni Basse (odori, ammoniaca) Alte (odori, ammoniaca, metano, No x, H 2 SO 4 ) Effetto fertilizzanteVeloceLento Matrici non idonee Potature alberi e cespugli Matrici liquide Costi La digestione anaerobica richiede più capitali rispetto al compostaggio. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

9 Fanghi di Depurazione Cosa sono?Sono sottoprodotti della depurazione delle acque di scarico. Vecchi usi: utilizzati come ammendanti (concimi) dei terreni, in quanto ricchi di fosforo e azoto. Ad Oggi:vietati in agricoltura, poiché trasportano e rilasciano nel suolo metalli pesanti e sostanze cancerogene generate dalle attività industriali e artigianali, nonché dalle abitazioni private. Rimangono importanti indicatori per i flussi di sostanze inquinanti legati alla civilizzazione, di conseguenza sono continuamente controllati. Valorizzazione:in digestione anaerobica i fanghi si stabilizzano durante il processo, caratteristica fondamentale per le successive fasi di disidratazione e smaltimento; inoltre il processo distrugge eventuali microorganismi presenti nei fanghi. La composizione microbica collabora alle reazioni di digestione anaerobica, quindi permette la produzione di biogas (energia). Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

10 Scarti di Macelleria Cosa sono?Sono gli scarti provenienti dalla macellazione di animali, come pelli, interiora e altre parti che non vengono avviate all’uso alimentare. Possono contenere microorganismi, come E.Coli, dannosi per la salute umana e animale, Vecchi usi:usata già in passato in impianti di co-digestione, come avveniva per i fanghi di depurazione, alla fine del processo veniva usato come ammendante per il terreno con elevati rischi di contaminazione per il bestiame e per l’uomo Ad Oggi:In Europa i sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano vengono disciplinati dal Regolamento (CE) n°1774/2002Che prevede un processo di pastorizzazione alla temperatura di 40°C degli scarti di macellazione. In Italia non esiste nessuna normativa che regoli il trattamento di substrati e prodotti dal punto di vista microbico, mentre in molti stati europei, come Danimarca e Germania, usano la pastorizzazione pre e post- digestione per evitare danni derivanti da microorganismi, in grado di resistere alle temperature del digestore e alle condizioni di anaerobiosi. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

11 Schema tipo impianto biogas completo 1 3 2 4 5 9 11 8 7 10 6 Legenda: 1. Capannone sottovuoto per spolpatore con fotovoltaico a concentrazione 2. Deposito legna da cippare 3. Cippatore legna e separato 4. Prevasca 5. Digestori 6. Vasca liquami 7. Filtro acqua 8. Phylla ® (serra idroponica-brevetto Leon-Engineering) 9. Forno di essiccazione 10. Forni con turbine 11. Container di cogenerazione-trattamento biogas 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

12 Turbine per energia elettrica e termica (10) Capannone in depressione (1) Miscelatore dell’umido CO 2 →O 2 Polveri fissate, utilizzate dalle piante per nutrirsi Energia elettrica alla vendita dopo autoconsumi Energia termica per autoconsumi e teleriscaldamento Filtro ad acqua (7) Phylla ® (8) Teleriscaldamento Serra per ortaggi IV gamma Utenze comunali e private Caldaia Separatore liquido-solido Impianto per biogas (5) Parte solida per essiccazione Forno di essiccazione (Ur = 15%) (9) Cippatore (3) Liquido recuperato per biogas Motori per energia elettrica e termica ORC FORSU LEGNAM E Materiale Energia Emissioni Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

13 Il Cippato Il legname derivante dalle potature viene ridotto in scaglie con dimensioni variabili da alcuni millimetri a un paio di centimetri tramite la cippatrice. Capannone Ricezione Rifiuti Qui si trova l’impianto dove si amalgamano e separano i prodotti in entrata. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

14 Miscelatore dell’umido Separazione della matrice organica umida dai materiali indesiderati al fine di inviare ai digestori una frazione pulita con conseguenti vantaggi impiantistico-gestionali e di qualità prodotto. Massa omogenea adatta alla digestione anaerobica caratterizzata da elevata porosità ed elevata superficie di contatto, le quali consentono lo sviluppo delle popolazioni microbiche. Primo intervento attuato sul FORSU al fine di ottenere energia elettrica, compost di qualità, ammendanti e materiali da utilizzare nella combustione previo essiccamento. La parte «secca», in particolare vetro e plastica, è convogliata in una vasca di lavaggio e inviata al recupero. Il legno è utilizzato per la combustione. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

15 Impianto: Biomasse superdense Raccoglie oltre a biomasse vegetali derivanti dal settore agricolo, forestale, industrie agro- alimentari e rifiuti urbani che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione. Adatto ad aziende che hanno la possibilità di biomasse durante tutto l’anno. Presenta due digestori: Il primario è alimentato costantemente con liquido fresco e biomasse. Vi rimangono per circa 20/30 giorni. Il secondario contiene i liquami digeriti del digestore primario e vi rimangono per altri 30/40 giorni. Il biogas raccolto nella parte alta dei digestori è recuperato, bilanciato, raffreddato, deumidificato, filtrato e poi avviato ai gruppi di cogeneratori (ORC). Digestione a umido, quando il substrato ha un contenuto di sostanza secca ≤ 10% Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

16 Il Digestore È un contenitore a tenuta stagna, in cui avviene la digestione anaerobica; fornito di calore per accelerare il processo di digestione. Le Dimensioni variano in base all’uso: La digestione anaerobica produce biogas ma anche una frazione solida e una liquida. La frazione solida verrà essicata e combusta, mentre la frazione liquida verrà rimandata ai digestori. Piccola tagliaMedia tagliaGrande taglia Da 5 a 100 m3 (Volume utile)Da 101 a 800 m3> 800 m3 Da 100 a 1000 t/anno (sub. trattato)Da 1000 a 15000 t/anno> 15000 t Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

17 LA DIGESTIONE ANAEROBICA La conversione di polisaccaridi, grassi o proteine a metano e anidride carbonica può avvenire solo grazie all’azione cooperativa di diversi gruppi fisiologici di procarioti: batteri idrolitici batteri acidificanti batteri acetogeni batteri metanigeni ciascun gruppo utilizza i prodotti intermedi del processo di digestione elaborati dal metabolismo dei gruppi precedenti. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

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19 TEMPI DELLA DIGESTIONE ANAEROBICA Intervallo di temperatura: 50/55°C I diversi microrganismi che intervengono nella digestione anaerobica richiedono temperature definite per poter proliferare. Per questo motivo il biogas non si forma subito, ma attraversa una fase transitoria che può durare 20-40 giorni. Parametri che definiscono il substrato 2.TVS solidi totali volatili. Misura la frazione di sostanza secca che risulta volatilizzata per combustione a 600°C per 24 ore. Misurano, in prima approssimazione, la frazione organica della sostanza secca. 3.COD domanda chimica di ossigeno. Misura la sostanza organica ossidabile presente nel campione. E’ un indice che misura il grado di inquinamento dell’acqua da parte di sostanze ossidabili, principalmente organiche. 1.TS solidi totali. Misura il contenuto in sostanza secca del substrato. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

20 Digestione anaerobica Vantaggi Capitale necessario basso Energia elettrica tramite il metano prodotto Riduzione della parte organica in discarica con la conseguente riduzione dei gas prodotti dalle discariche Riduzione dell’impatto ambientale Riduzione della massa dei rifiuti Svantaggi Costoso pre-processo iniziale Cattivi odori durante le fasi di scarico, separazione e carico nei digestori (per questo noi lavoriamo in depressione) Solo la parte organica dei materiali può essere usata per ottenere i benefici legislativi per la produzione di energia Il digestato prodotto, se non utilizzato in agricoltura, deve essere portato in discarica con i costi connessi oppure bruciato al fine di ottenere altra energia Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

21 IL BIOGAS E’ composto da metano e anidride carbonica oltre al vapore acqueo, azoto e idrogeno. La proporzione tra anidride carbonica e metano dipende dalla composizione della miscela sottoposta a digestione, la completezza di processi biologici di digestione e dalla tipologia e modalità di conduzione della sezione di digestione. CH 4 =metano, CO 2 =anidride carbonica, H 2 O=acqua, N 2 =azoto, O 2 =ossigeno, H 2 =idrogeno, NH 3 =ammoniaca, H 2 S=acido solforico BIOMASSA Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

22 Vantaggi della produzione del biogas Riduzione dell’inquinamento della FORSU e degli odori Valorizzazione dei rifiuti provenienti dalle attività agro-industriali Integrazione del reddito delle imprese agricole combustibile per autotrazione produzione di calore tramite combustione diretta in caldaia produzione di energia elettrica mediante combustione in motori azionanti gruppi elettrogeni cogenerazione di energia elettrica e calore Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

23 SEPARATORE SOLIDO- LIQUIDO Il digestato viene diviso in : Frazione Liquida: che viene reimmessa nel digestore per raggiungere i livelli di umidità richiesti Frazione Solida: che viene avviata al processo di essiccazione e combustione, insieme al cippato Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

24 LA COMBUSTIONE I passi fondamentali della combustione della biomassa sono: 1. Riscaldamento del solido 2. Essiccamento 3. Pirolisi con rilascio di composti volatili 4. Combustione secondaria eterogenea gas-solido Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

25 Fase 3: LA PIROLISI Chiamata anche volatilizzazione, è il primo processo di combustione delle biomasse. Ad elevate temperature, si hanno una serie di reazioni che provocano la rottura dei legami carbonio-carbonio o carbonio- ossigeno che forma un residuo carbonioso estremamente deidrogenato, definito «CHAR». Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

26 Fase 4: COMBUSTIONE DEL CHAR È la seconda combustione, comporta una reazione gas-solida. Le principali reazioni che avvengono sono: C + O 2 CO 2 (Anidride Carbonica) C + CO 2 2CO (monossido di Carbonio) C + H 2 OCO + H 2 (monossido di Carbonio) C + 2H 2 CH 4 (metano) Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

27 Un esempio Sapendo che: Esempio: immettendo 1 tonnellata di biomassa (che è il 40%) aggiungendo 1,5 tonnellate d’acqua per aumentare l’umidità, si ottiene un composto pari a 2,5 tonnellate. Dopo la digestione anaerobica si avranno 2 tonnellate di acqua che verranno immesse nuovamente nel ciclo, mentre il 20%, pari a 0,5 tonnellate verrà inviato all’essiccatore. L’umidità si riduce dal 40% al 15%, quindi la parte solida ottenuta dall’essiccatore è il 7,5%. Il residuo post-combustione che si ottiene sono 3% di ceneri, pari a 5,62 kg da conferirsi in discarica. La digestione anaerobica della biomassa unita all’incenerimento del composto solido comporta una notevole riduzione della massa da smaltire, nonché un riutilizzo e una ottimizzazione della risorsa rifiuto. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

28 Calcolo emissioni su 1 t di biomassa immessa nel processo Dalla media delle percentuali in peso dei vari ossidi e metalli pesanti si ottiene un valore ipotetico in Kg. Ossidi Si 2 OAl 2 O 2 Ti 2 O 2 Fe 2 O 3 CaOMgO Na 2 O K2OK2OSO 3 P2O5P2O5 media34,584,200,103,08 12,8 2 5,523,82 29,2 8 1,764,16 su 0,05 Tonnellata=5,62 Kg 1,940,240,010,170,720,310,211,650,100,23 Metalli AsCdCrCuPbHg medie5,6811,4718,8898,33266,100,43 su 0,05 Tonnellata=5,62Kg 31,9464,46106,11552,631495,482,44 Calcolo medie sui mg/kg di ossidi nelle ceneri e quantità rimasta in 5,62 Kg Calcolo medie sulla % del peso degli ossidi nelle ceneri e quantità di ossidi rimasti in Kg Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

29 LA COGENERAZIONE La cogenerazione all’interno dell’impianto avviene in corrispondenza: dell’impianto di digestione utilizzando motori endotermici alimentati col biogas prodotto a livello della Caldaia dove l’aria tramite lo scambiatore fa funzionare le turbine, dalle turbine poi il surplus viene mandato agli ORC Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

30 MOTORI A BIOGAS Sono motori Diesel normali, come quelli dei camion, funzionanti su ciclo Diesel o su ciclo otto, modificati in modo da funzionare alimentati dalla miscela di Biogas Prodotta dall’impianto. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

31 Turbine Le turbine per sfruttano il calore dell’aria (energia termica) prodotto dalle caldaia e dai motori collegati all’impianto a biogas convertendolo in energia elettrica. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

32 ORGANIC RANKINE CYCLE (ORC) Le alte temperature (>150°C) uscenti dagli scarichi dei motori e della caldaia permettono il funzionamento dei cogeneratori ORC Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

33 Pompa Caldaia Turbina Condensatore Energia elettrica Ciclo Rankine 1. Il funzionamento dei turbogeneratori ORC consiste nell’evaporazione del fluido organico, che viene fatto evaporare utilizzando il calore proveniente dalla caldaia e dai motori endotermici. 2. Il fluido organico vaporizzato muove la girante di una turbina generando energia meccanica che viene poi convertita in energia elettrica da un generatore. 4. Per poi essere di nuovo inviato all’evaporatore tramite una pompa, in questo modo si chiude il ciclo termodinamico. 3. Dopo essere transitato per la turbina, il fluido vaporizzato viene fatto raffreddare e condensare, cedendo così calore alla rete di teleriscaldamento Teleriscaldamento Essiccazione del cippato 1 2 3 4 Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

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35 EMISSIONI MOTORI I valori di concentrazione degli inquinanti emessi in forma gassosa e di particolato saranno ampiamente mantenuti entro i limiti previsti dal D.L.152/2006 che fissano per impianti termici di potenza nominale complessiva installata, compresa fra 0,15 MW e 3 MW relativamente a un ora di funzionamento i seguenti valori: Inquinante Limiti richiesti Valori ottenibili Polveri totali 100 mg/Nm3 10-30 mg/Nm3 Monossido di Carbonio (CO) 350 mg/Nm3 30-50 mg/Nm3 Ossidi di azoto (NO2) 500 mg/Nm3 Riducibile con Denox Ossidi di Zolfo ( S02) 200 mg/Nm3 Vedi combustibile usato Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

36 Schema impianto DeNOx SCR Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

37 Funzionamento DeNOx È un processo SCR (Selective Catalytic Reduction) riconosciuto come la migliore tecnica disponibile (BAT) per il controllo dei NO x, quando richiesto un abbattimento superiore al 60-70%; il processo DeNOx SCR è basato sulla reazione degli ossidi di azoto con ammoniaca in eccesso di ossigeno per formare azoto e vapore acqueo, in presenza di opportuni catalizzatori, secondo la seguente stechiometria: 4NO + 4NH 3 + O 2 Þ 4N 2 + 6 H 2 O Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

38 CONDIZIONI OTTIMALI PER LA COMBUSTIONE Temperatura elevata Tempo lungo Turbolenza: iniezione di aria per mantenere elevate le temperature Se queste condizioni vengono rispettate il particolato e le polveri saranno minori, in quanto il composto verrà completamente degradato Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

39 INCOMBUSTI Una combustione ottimale produce emissioni di particolato pari a 50 mg/m 3, suddiviso in: Grossolano (d>1µm): prevalentemente Ca, Mg, Si, K e Al; Fine (d<1µm): varia a seconda della biomassa di partenza. (Ca= calcio; Mg= magnesio; Si= silicio; K= potassio; Al= alluminio) Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

40 OSSIDI NELLE CENERI ( % in peso) METALLI PESANTI NELLE CENERI (mg/kg) Si 2 O=ossido di silicio, Al 2 O 2 =ossido di alluminio, TiO 2 =biossido di titanio, Fe 2 O 3 =ossido ferrico, CaO=ossido di calcio, MgO=ossido di magnesio, K 2 O=ossido di potassio, SO 3 =ossido di zolfo, P 2 O 5 =anidride fosforica As= arsenico, Cd= cadmio, Cr= cromo, Cu= rame, Pb= piombo, Hg= mercurio Fonte: Demirbas, 2004 Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

41 METALLI PESANTI I metalli pesanti presentano un carattere cationico; ovvero hanno la capacità di legarsi e formare composti stabili. Sono in grado di formare composti anche all’interno delle cellule viventi, motivo per cui risultano pericolosi per la salute. Va tenuto presente che sono state le attività antropiche in primis a rendere metabolicamente disponibile queste molecole che in natura sono presenti prevalentemente nel suolo. Il mercurio si trova libero in natura. Viene scaricato mercurio direttamente sul terreno tramite fertilizzanti agricoli e scarichi di acque reflue industriali. La pericolosità di questo elemento è dovuta alla sua capacità di bio- accumularsi negli esseri viventi. L’arsenico, anche se non rientra nell’elenco dei metalli, è facilmente reperibile sulla terra. La sua presenza in atmosfera deriva dall’attività vulcanica nonché dalla attività umana (combustione dei combustibili fossili). Nonostante la sua notorietà di veleno, risulta essere un oligoelemento fondamentale per alcuni animali e forse persino per l’uomo. E’ difficile trovare alte concentrazioni perché è mobile. Lo troviamo nel vino e nei pesticidi. Il cadmio si trova naturalmente nella crosta terrestre e come componente di concimi e pesticidi. L’uomo assorbe questo elemento attraverso il cibo ed in seguito ad un’esposizione significativa al fumo. Il cromo utilizzato per leghe e cromature è un elemento presente in natura ed è estratta come minerale cromite. I rischi per la salute sono associati allo stato di ossidazione, in forma metallica ha una bassa tossicità, mentre le altre forme sono tossiche e possono causare danni a livello respiratorio. Le attività umane che aumentano la concentrazione del cromo sono: la lavorazione dell’acciaio, del cuoio, dei tessuti e la deposizione dei rifiuti. Sia che si trovi nel terreno sia che si trovi nell’acqua, si lega fortemente alle particelle del suolo o ai sedimenti e diventa immobile. Il rame è un metallo molto comune, la produzione mondiale è in continua crescita ed entra nell’aria a causa della combustione fossile. Vista la sua presenza nei cibi e nell’aria lo assorbiamo quotidianamente, infatti è un oligoelemento indispensabile per la salute umana. Non è ancora stato stabilito se il rame sia cancerogeno. Così come il cromo, anche il rame è un metallo immobile. Il piombo è un elemento raro in natura, ma lo troviamo in grandi concentrazioni in ambiente a causa delle attività antropiche in particolare dalla sua applicazione nella benzina. Può entrare nel corpo umano tramite l’assunzione di cibo (65%), acqua (20%) e aria (15%). Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

42 OSSIDO DI AZOTO (NO x ) Le principali reazioni che portano alla formazione e alla riduzione di ossidi di azoto sono: dall’ossidazione diretta dell’azoto direttamente legato al combustibile (biomassa); dall’interazione tra azoto atmosferico e O 2 (meccanismo termico); dalla veicolazione delle interazioni tra idrocarburi e azoto atmosferico (prompt). Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

43 BASSE EMISSIONI INQUINANTI PROVENIENTI DALLE TURBINE Emissioni significative di: Ossidi di Carbonio Idrocarburi incombusti Ossidi di azoto NO x Fumosità Una avanzata tecnologia di combustione permette alla turbina di ottenere livelli di NO x pari a 25 ppm o inferiori. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

44 INQUINAMENTO CAUSATO DALL’IMPEGNO DI MEZZI PER L'APPROVVIGIONAMENTO DELL'IMPIANTO tonnellate di FORSU utilizzateton50.000 portata biliciton30 totale viaggi/anno1.667 giorni lavorativi250 totale bilici/giorno7 consumo bilici/giorno stimato in 30 l/ora1.600,32 emissioni CO 2 pari a 2,650 g/lg/giorno4.240,848 ton/anno di CO 2 ton/anno106,0212 Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

45 PHYLLA® Consiste in una serra idroponica (quindi su acqua) contenente bamboo, in cui si introduce la CO 2 contenuta nei fumi prodotti dai motori e dalla caldaia la CO 2 introdotta si riduce del 50%, valore compensato dalla produzione di O 2, che viene rilasciato in atmosfera Sfrutta il processo della fotosintesi clorofilliana: 6CO 2 + 6H 2 C 6 H 12 O 6 + 6O 2 L’ O 2 viene rilasciato allo stato gassoso mentre l’H 2 si combina con la CO 2 producendo Glucosio (C 6 H 12 O 6 ) e Amido. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

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47 Legge Europea n°312/08 «Rifiuto organico» rifiuti biodegradabili di giardini o parchi, rifiuti alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio e rifiuti simili prodotti dagli impianti dell’industria alimentare. «Produttore di rifiuti» la persona la cui attività produce i rifiuti (produttore iniziale di rifiuti) o chiunque effettui operazioni di pretrattamento, miscelazione o altre operazioni che hanno modificato la natura o la composizione di detti rifiuti. «Recupero» qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale. Le autorizzazioni concernenti l’incenerimento o il co-incenerimento con recupero di energia sono subordinate alla condizione che il recupero avvenga con un livello elevato di efficienza energetica. Allegato 1- Operazioni di smaltimento (D1): deposito sul o nel suolo(ad esempio discarica, ecc). Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

48 Leggi italiane D. Lgs. n°205/2010 definisce: Gerarchia dei rifiuti: a)prevenzione; b)preparazione per il riutilizzo; c)riciclaggio; d)recupero di altro tipo; e)smaltimento. Riciclaggio: particolare operazione di recupero (ovvero quell’operazione o quell’insieme di operazioni il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile) «attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Include il trattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. D. Lgs. n° 152/2006: Definisce il «recupero» come quella serie di operazioni che utilizzano rifiuti per generare materie prime secondarie, combustibili o prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici, chimici o biologici, incluse la cernita o la selezione (Allegato C, parte quarta) Legno: gli imballaggi non più utilizzati, raccolti nei centri preposti, sono ridotti di volume attraverso operazioni di pressatura e triturazione, in modo da consegnarli ai riciclatori per essere lavorati. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

49 D.Lgs. n° 152/2006- Allegato C: Elenca le operazioni di recupero come avvengono nella pratica: «I rifiuti devono essere recuperati senza pericoli per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possono arrecare pregiudizio all’ambiente». R3: prevede il riciclo e il recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche. Il legname derivante dal recupero viene trasformato in chips di ottima qualità, che possono diventare pannelli di truciolare, compost e combustibili per gli impianti di produzione di energia termoelettrica, complementi di arredi per l’industria del mobile. In alternativa il legno riciclato diventa pasta cellulosica per le cartiere. Frazione organica: la frazione organica contenuta nei rifiuti urbani può essere trasformata in compost, utilizzato come fertilizzante per aumentare il rendimento del suolo. E’ un prodotto stabile di colore scuro, quasi inodore, più o meno ricco di humus. I valori di concentrazione degli inquinanti emessi in forma gassosa e di particolato saranno ampiamente mantenuti entro i limiti previsti: polveri100 mg/Nm 3 monossidi di carbonio350 mg/Nm 3 ossidi di azoto500 mg/Nm 3 ossidi di zolfo200 mg/Nm 3 Per ciò che riguarda il deposito dei rifiuti non devono contenere policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani, policlorodibenzofenoli in quantità superiore a 2,5ppm, né policlorobifenile e policlorotrifenili in quantità superiore a 25ppm. I «rifiuti pericolosi» devono essere raccolti e avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento secondo le seguenti modalità alternative: -cadenza bimestrale, indipendentemente dalle quantità di deposito; -quando il quantitativo è superiore ai 10 m3 o comunque non può permanere per un tempo superiore all’anno. Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

50 Regionali Le normative regionali sui rifiuti si rifanno a quelle comunitarie in particolare alla Direttiva Comunitaria 2008/98/CE per la «nuova gerarchia dei rifiuti» e tecniche BAT (Best Available Techniques) e a quelle nazionali quali D.Lgs. 156/2006 L’art. 9 comma q della L.R. 09/10 che prevede l’esclusione di trattamenti di incenerimento che non abbiano i requisiti di efficienza energetica, stabilendo che: « i trattamenti di incenerimento devono essere classificati come operazioni di recupero e non operazioni di smaltimento» Il D.Lgs. 59/05 in ordine di applicazione delle BAT fissa i parametri a cui devono rispondere gli impianti; ad esempio: produzione solidi inerti <80-100Kg/ton di ceneri di fondo; <50-70 Kg/ton di ceneri leggere Efficienza di produzione energetica 18-20.000kJ/Kg Capacità di stoccaggio in termini di accumulo per almeno 5 giorni lavorativi L’Ordinanza Commissariale n.426 del 29 maggio 2002 regola « l’Approvazione delle linee guida per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti di compostaggio» validi anche per impianti di trattamento meccanico-biologico Arch. Rino Bernazzani (rino@bernazzani.eu)

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