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Esternalizzazione produttiva. Impresa A INTERNALIZZAZIONE ESTERNALIZZAZIONE Ma quale delle due possibilità l’impresa A sceglie?

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Presentazione sul tema: "Esternalizzazione produttiva. Impresa A INTERNALIZZAZIONE ESTERNALIZZAZIONE Ma quale delle due possibilità l’impresa A sceglie?"— Transcript della presentazione:

1 Esternalizzazione produttiva

2 Impresa A INTERNALIZZAZIONE ESTERNALIZZAZIONE Ma quale delle due possibilità l’impresa A sceglie?

3 ESTERNALIZZAZIONE DEF: è la delega dell’esecuzione di un servizio o di un processo ad un terzo soggetto esterno, mantenendo inalterata la propria responsabilità e visibilità nei confronti dell’utente o del cliente finale. Oggetto di esternalizzazione possono essere tanto singoli servizi e/o specifiche aree di attività di supporto interno (esternalizzazione totale), quanto specifiche fasi o segmenti operativi di attività complesse (esternalizzazione parziale). Es: un’impresa italiana può esternalizzare la produzione in Cina per diversi motivi: Per evitare infrastrutture insufficienti gestite male e costose che si trovano in Italia Costo della manodopera in Cina è relativamente basso Per evitare in Italia trasporti lacunosi incentrati più sul trasporto su strada che su quello ferroviario, dove il prezzo della benzina incide fortemente

4 SVILUPPI DELL’ESTERNALIZZAZIONE L’esternalizzazione,dapprima applicabile ai beni, ha successivamente investito l’area dei servizi ed oggi sta interessando l’area dei processi; Nei primi anni ’70 sono iniziati i primi decentramenti, con l’esternalizzazione della produzione e della componentistica attraverso subforniture indirizzate ad imprese locali. Negli anni a seguire il fenomeno è cresciuto sia in volume che in qualità, e nei primi anni ’90 si è assistito ai primi outsourcing dei servizi.Verso la fine degli stessi anni il fenomeno ha superato le dimensioni territoriali locali e sono iniziate le prime delocalizzazioni di attività e servizi verso paesi in fase di sviluppo nei quali i costi di lavoro sono inferiori rispetto a quelli europei Negli anni 2000 infine si è passati ad un vero e proprio decentramento strategico di interi processi produttivi, anche di elevato contenuto tecnologico

5 VANTAGGISVANTAGGI + specializzazione (una maggiore efficienza dell’impresa la quale, esternalizzando alcune attività, può concentrare le proprie risorse umane e materiali sul proprio ''core business'', ossia sulle attività strategiche e sui processi produttivi che contraddistinguono l'azienda sul mercato).Si ottimizza la produzione I costi impliciti ( costi che non generano flusso di denaro) sono difficili da calcolare Si tende a perdere il controllo Gli altri possono avere comportamenti opportunistici + opportunità e convenienza economica, con una forte riduzione dei costi operativi grazie alle economie di scala Si blocca le assunzioni favorendo licenziamenti di massa e contratti di lavoro precari - complessità della gestione e - rischiE' possibile per un impresa non riuscire ad ottenere risultati apprezzabili se l'adozione di questo strumento non avviene con criteri corretti + meccanismi di coordinamento garantiti dal mercato miglioramento della qualità dei servizi offerti, con accesso all’alta tecnologia e con l’acquisizione di idee innovative

6 Le attività esternalizzate ovvero affidate a terzi generalmente sono soprattutto attività legate all'organizzazione interna, come: l'acquisto di forniture di beni e di servizi; la gestione e la manutenzione degli immobili o degli impianti; La gestione delle strade, dell’illuminazione pubblica; la gestione delle buste paga dei dipendenti; la gestione dei servizi cimiteriali, mensa, pulizia ecc

7 ESTERNALIZZAZIONE OUTSOURCER OUTSOURCEE Devono essere legati contrattualmente

8 CONTRATTI DI OUTSOURCING Esistono 4 tipologie di contratti di outsourcing tra cui un’azienda può scegliere: 1- full outsourcing: l’azienda decide di trasferire all’outsourcer la completa proprietà del ramo di attività esternalizzate 2- outsourcing di base: l’azienda da in gestione all’outsourcer alcune attività di cui mantiene la proprietà ed il controllo 3- trasformational outsourcing: al full outsourcing si aggiunge una ristrutturazione dell’intera area aziendale esternalizzata 4- outsourcing funzionale: ad essere esternalizzata non è una singola attività ma un’intera funzione come quella logistica

9 INTERNALIZZAZIONE DEF: portare o riportare all’interno di un’impresa,una funzione o una produzione connessa con l’attività caratteristica di essa, per la quale si era, in precedenza, scelto di appoggiarsi a terzi. VANTAGGISVANTAGGI Proteggono le attività che costituiscono competenze distintive di rilevanza strategica, che devono essere protette dall’imitazione esterna Non sono possibili economie di scala Abbattimento dei costi di transazioneAumento dei costi burocratici( costi di controllo, di supervisione del lavoro) Maggior controllo delle fasi di produzione sulla catena del valore e sulla qualità richiede anche l’impiego di consistenti risorse x tenere sotto controllo costi ed efficienza. Limita al minimo il ricorso al mercato degli approvigionamenti e dunque tende a ridurre il potere contrattuale dei clienti e fornitori

10 La scelta di produrre all’interno anzichè fare affidamento al mercato dipende da motivazioni di carattere economico, ovvero che influiscono sui ricavi e i costi dell’azienda. Dal lato dei ricavi non si determina tanto un aumento del fatturato quanto un aumento del valore aggiunto conseguente al fatto che l’impresa aggiunge all’attività manifatturiera precedente ulteriori funzioni di trasformazione industriali e commerciali a monte e a valle incorporando con esse il valore precedentemente aggiunto da altre imprese. Generalmente le attività vengono internalizzate quando i costi necessari per organizzarle sono inferiori ai costi sostenuti dall’impresa quando si rivolge al mercato.Per quanto riguarda i costi di produzione, la convenienza economica ad integrare a monte/valle dipende dagli effetti delle economie di scala, quindi all’aumento dei profitti derivabili dai minori costi di produzione interna Affinchè ci sia convenienza economica a internalizzare è necessario che si verificano 3 condizioni: - il costo di produzione interno sia inferiore al prezzo di acquisto sul mercato - il fabbisogno interno del semilavorato sia compatibile con la capacità produttiva ottima dell’impianto integrato - l’incremento dei profitti derivanti dall’insourcing sia superiore a quello ottenibile investendo le stesse risorse in attività alternative

11 INTERNAZIONALIZZAZIONE Si indica l’espansione dell’impresa al di fuori del proprio mercato nazionale. L’internazionalizzazione può avvenire secondo tre modalità: a) l’espansione mercantile: i prodotti realizzati nel paese d’origine vengono esportati e commercializzati all’estero. b) gli investimenti diretti esteri (IDE).Carattere qualificante dell’IDE è il fatto che l’investitore estero interviene direttamente nella direzione e gestione della società in cui detiene una quota di capitale ed ha quindi la possibilità di influire significativamente sulle decisioni strategiche ed operative. (c) le forme intermedie di internazionalizzazione: accordi, licenze, contratti di assistenza tecnica e commerciale, ecc., che consentono di vendere o affittare la tecnologia ad operatori locali di paesi esteri.

12 Per internazionalizzare l’impresa deve mettere in pratica precise scelte strategiche che permettano di: trovare nuovi canali commerciali, sviluppare o aderire a consorzi per l'esportazione, realizzare joint venture (accordo di collaborazione tra due o più imprese) sviluppare strategie di alleanza con partner esteri, accedere a nuove fonti di credito. Per aiutare gli imprenditori a perseguire questi obiettivi, sono stati sviluppati diversi strumenti (fiscali e operativi) che permettono da un lato di ridurre i rischi di natura economica e dall'altro aiutano le imprese a sviluppare una opportuna rete di contatti con le realtà di interesse. A livello internazionale opera, ad esempio, il WTO (World Trade Organization), ovvero quella che in Italia chiamiamo l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), istituita il 1995, il cui scopo è supervisionare sugli accordi internazionali, relativi al commercio, tra gli stati membri.L'obiettivo generale del WTO è quello di puntare alla riduzione delle barriere al commercio internazionale e di definire, attraverso la negoziazione di regole e norme, la morfologia dei mercati. A livello europeo sono molteplici gli organi e che si impegnano a sviluppare una crescita organica dell'internazionalizzazione, in particolare l'Unione Europea mette a disposizione forme di finanziamento molto interessanti, tra quelli più notevoli spicca il programma Asia Invest II che ha come scopo la promozione della cooperazione economica tra le PMI dell'Ue e dei paesi asiatici.

13 Sul fronte nazionale gli strumenti che lo stato mette a disposizione sono molteplici: Finanziamento di programmi di penetrazione commerciale volti a costituire insediamenti all'estero; Finanziamento per le spese di partecipazione a gare internazionali; Agevolazioni per la realizzazione di studi di fattibilità connessi a esportazioni o investimenti all'estero; Finanziamento agevolato dei crediti all'esportazione; Fondi relativi a particolari aree geografiche (Balcani, Iraq, Africa, Cina, etc.) Gli strumenti che l'Unione Europea e lo Stato mettono a disposizione degli imprenditori costituiscono una delle fonti più ricche ed interessanti per chi decide di intraprendere la via della internazionalizzazione, ma bisogna tener presente che gli interventi sono di natura molto diversa. In Italia, ad esempio, con una legge del 1990 è stata istituita una società per azioni (SIMEST) come finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero.La SIMEST, nata per promuovere il processo di internazionalizzazione ed assistere gli imprenditori nelle attività all'estero, è controllata dal Governo Italiano (con il 76% del pacchetto azionario), è partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria e offre servizi e finanziamenti per chi vuole investire all'estero.SIMEST Un organo che svolge un'azione fondamentale per lo sviluppo del commercio estero è l'Istituto Nazionale per il Commercio Estero che è un ente pubblico creato allo scopo di agevolare e promuovere i rapporti commerciali dell'Italia con l'estero. In particolare l'Istituto offre diversi di servizi, gratuiti e a pagamento, che spaziano da informazioni di base ad un sostegno alle strategie di penetrazione e consolidamento nei mercati internazionali (analisi di mercato, ricerca partner, promozione...).Istituto Nazionale per il Commercio Estero Infine è giusto considerare il Ministero del Commercio Internazionale che offre la possibilità di conoscere in maniera più approfondita strumenti e finanziamenti per lo sviluppo dell'internazionalizzazione.Ministero del Commercio Internazionale

14 EFFETTI DELL’ INTERNAZIONALIZZAZIONE SUI SISTEMI ECONOMICI LOCALI + Occupazione + Produttività + Qualità Investimenti(interni) Esportazione di tecnologia

15 Dagli anni 90 Internazionalizzazione spostamento delle reti di Ha interessato le PMI e le fornitura e subfornitura imprese distrettuali all’estero I distretti industriali sono entità socio-territoriali in cui una comunità di persone e una popolazione di imprese industriali si integrano reciprocamente. Le imprese del distretto appartengono prevalentemente a uno stesso settore industriale, che ne costituisce quindi l’industria principale. Ciascuna impresa è specializzata in prodotti, parti di prodotto o fasi del processo di produzione tipico del distretto. Le imprese del distretto si caratterizzano quindi per essere numerose e di modesta dimensione.

16 Con la crisi odierna: Le imprese potrebbero aver rivisto Le imprese potrebbero aver fatto l’organizzazione del processo produttivo, ricorso maggiormente a portando nel territorio distrettuale fasi subfornitori esteri del processo precedentemente esternalizzate all’estero L’obiettivo di questo capitolo è quello di capire se la crisi in corso abbia interrotto questo processo. ???

17 I flussi di interscambio commerciale dei distretti industriali italiani consentono di far luce sull’evoluzione dei fenomeni di esternalizzazione produttiva. L’indicazione dei flussi di import rispetto a quella dei flussi di export può,infatti, essere interpretata indirettamente come un’indicazione di una crescita o di una riduzione del grado di esternalizzazione produttiva delle aree distrettuali. Prime evidenze dai dati di interscambio commerciale

18 Dai grafici emerge che tra il 2003 e il 2006 si è assistita a una crescente incidenza delle importazioni sulle esportazioni.A partire poi partire dal 2007 si è interrotto quel processo di progressivo ricorso a fornitori e subfornitori esteri.

19 FATTURATO Fatturato = vendite + ricavi dell’azienda Il fatturato è considerato in riferimento all'arco di un anno di servizi, e a giudicare dal nome stesso, è legato al concetto di fattura. Dunque, il fatturato è la somma di tutti gli importi delle fatture emesse da un'azienda o esercizio. Quando si considera il fatturato totale sgravato delle varie imposte, si parla di fatturato netto. Come vengono distinte le imprese in base al fatturato? 1) Piccole imprese un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di Euro 2) Medie imprese un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di Euro 3) Grandi imprese un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro.

20 I settori distrettuali più interessati MODA MOBILI ELETTRODOMESTICI MECCANICA I distretti più interessati dal rallentamento del processo di apertura internazionale delle filiere produttive sembrano, pertanto, essere quelli del sistema moda e del mobile.

21 A livello settoriale i distretti del sistema moda (Figure 5.4 e 5.5), che rappresentano una quota rilevante dell’export distrettuale registrano un andamento simile a quello osservato a livello aggregato. Un’evoluzione non molto diversa caratterizza i distretti del mobile: il loro pur basso grado di esternalizzazione produttiva cresce fino all’inizio del 2006 e si ridimensiona lievemente negli anni successivi (Figure 5.6 e 5.7).

22 Diverso è il quadro presente all’interno dei distretti degli elettrodomestici, che, come conseguenza della crisi di alcuni importanti attori distrettuali, subiscono a partire dalla fine del 2007 un crollo dei valori esportati, che, tuttavia, non è accompagnato da un forte ridimensionamento delle importazioni. Ciò pertanto si traduce in un significativo aumento dell’incidenza delle importazioni, che potrebbe essere il riflesso di una progressiva apertura dei distretti specializzati in elettrodomestici.

23 Nella meccanica, infine, così come è evidente anche da altre analisi empiriche, tra il 2003 e il 2009 non emergono tendenze particolari nell’apertura delle filiere produttive. Ciò si spiega con l’intensità ridotta dell’utilizzo del lavoro e i costi crescenti connessi alla frammentazione della produzione di sistemi complessi, che rendono poco conveniente il ricorso all’esternalizzazione produttiva e più utilizzate forme di internazionalizzazione della produzione legate agli investimenti diretti all’estero.

24 IL FOCUS SUI DISTRETTI INDUSTRIALI I DISTRETTI DOVE SI E’ ARRESTATO IL PROCESSO DI ESTERNALIZZAZIONE L’arresto dei fenomeni di esternalizzazione produttiva non si sta traducendo in una maggiore produzione in Italia ma in un calo dell’attività produttiva delle aziende italiane all’interno dei confini nazionali inferiore a quello delle produzioni realizzate e/o fatte realizzare all’estero da attori italiani. Questa tendenza è generalmente presente nei settori del sistema moda e del mobile. (legno-arredo della Brianza e il mobile in stile di Bovolone per l‘arredamento, la maglieria e l’abbigliamento di Carpi, il polo fiorentino della pelle, il tessile di Prato, l’occhialeria di Belluno e la concia di Arzignano per il sistema moda). In altri distretti il fenomeno è presente seppure in misura meno accentuata (calzatura sportiva di Montebelluna, mobile del Livenza e Quartier del Piave, mobile imbottito di Forlì).

25 I DISTRETTI DOVE SI E’ ARRESTATO IL PROCESSO DI ESTERNALIZZAZIONE ABBIGLIAMENTO CARPI: Specializzato per tradizione nella produzione di maglieria e confezione, i principali punti di forza del distretto si individuano nell’ ampia capacità produttiva di medie e piccole imprese che hanno saputo coordinare creatività e pragmatismo, design e standard tecnici di eccellenza nella lavorazione dei filati. E’ caratterizzato da un posizionamento di mercato medio-alto. La competitività del distretto si basa sulla capacità di produrre serie di produzione corte e frazionate su un numero elevato di modelli. Ciò rende poco conveniente la delocalizzazione per contenere i costi.Peraltro, le politiche di delocalizzazione delle imprese del distretto sono state influenzate anche dall’insediamento nella provincia di lavoratori cinesi specializzati nelle fasi di lavorazione a maggiore intensità di lavoro. Negli ultimi anni, infatti, si è verificato un rientro di lavorazioni nel distretto e nelle aree limitrofe, a scapito soprattutto delle produzioni e/o delle fasi del processo produttivo precedentemente decentrate al Sud e, almeno in parte, all’estero. I risultati di un inchiesta condotta nel 2008 mostrano come le imprese filiali sono orientate verso: 1) Nuovi mercati esteri di sbocco 2) una migliore qualità dei prodotti ottenuta attraverso l’investimento di risorse nella ricerca stilistica 3) aumento di efficienza dei processi produttivi che porta alla riduzione dei costi di produzione

26 Nella tabella sono riportate le prime dieci imprese del distretto in termini di fatturato del 2008. Maglieria e abbigliamento di Carpi (campione: 189 aziende; fatturato 2008: 1327.2 mln euro

27 In generale, la tendenza all’arresto dei fenomeni di esternalizzazione produttiva può, essere spiegata da una crescente attenzione al miglioramento della gamma di prodotti e servizi (in termini di time to market, ad esempio), che, nella crisi in corso,assume un’importanza maggiore proprio per le imprese del sistema moda e del mobile. E’ questo ciò che emerge da un’indagine condotta nei primi mesi del 2009 dalla Banca d’Italia e volta a chiedere alle imprese di individuare le iniziative adottate per far fronte alla crisi. Una quota preponderante di imprese manifatturiere, al contempo, ha posto in essere diverse iniziative per cercare di contenere i costi di produzione (Fig. 5.13). Solo in pochissimi casi (per lo più circoscritti ai soggetti di grandi dimensioni), però, si è cercato di raggiungere questo obiettivo attraverso processi di delocalizzazione produtiva (solo il 2,9% delle imprese manifatturiere, con lievissime differenze settoriali). In gran parte dei casi, invece, si è puntato su una maggiore efficienza del processo produttivo, anche facendo leva sui vantaggi in termini di flessibilità produttiva offerti dai territori distrettuali.

28 DISTRETTI DOVE L’ESTERNALIZZAZIONE PRODUTTIVA AUMENTA In queste aree distrettuali l’incidenza delle importazioni sulle esportazioni ha continuato a crescere. (calzetteria di Castel Goffredo, le scarpe di Casarano ecc..) Nel caso di Casarano( distretto che si colloca nel basso Salento), molto è dipeso dalla povertà del tessuto produttivo locale che ha storicamente basato il proprio vantaggio competitivo sulla capacità di produrre grandi quantitativi di scarpe a prezzo ridotto e qualità relativamente contenuta.

29 CONCLUSIONI L’analisi effettuata offre evidenze di un rallentamento del processo di apertura delle filiere produttive dei distretti industriali,in special modo i distretti del sistema moda e del mobile, a partire dal 2007. I benefici dei processi di esternalizzazione produttiva possono essere stati indeboliti da: 1) crescita del prezzo del petrolio e dei costi di trasporto 2) elevata dinamica inflazionistica dei salari dei paesi a basso costo di lavoro 3) alta variazione del cambio Il processo di esternalizzazione si è arrestato nei distretti in cui la qualità delle produzioni continua a rappresentare una delle principali fonti di vantaggio competitivo distrettuale, ed è proseguito senza interruzioni nei distretti in cui la competitività si basa su fattori di costo (L’azienda che ricorre all’esternalizzazione, infatti, può agire più facilmente sulla struttura dei costi aziendali, diminuendo, ad esempio, l’incidenza dei costi fissi e aumentando quella dei costi variabili sui costi totali: vengono ridotti i costi operativi).

30 CURIOSITA’ DEI DISTRETTI INTERESSATI DISTRETTO DI CASARANO

31 DISTRETTO DI CARPI

32 ANNI 2000 DISTRETTI INDUSTRIALI ITALIANI HANNO DOVUTO AFFRONTARE CRESCENTI PRESSIONI COMPETITIVE SUI MERCATI INTERNAZIONALI uscita dal mercato degli attori italiani più deboli ed incapaci di reagire le imprese rimaste sono state in grado di rafforzare il proprio mercato, puntando con decisione alla qualità e all’innovazione del prodotto Si è ridotto il peso dei mercati maturi, come gli USA, a favore dell’Est Europa,del Medio Oriente,del Nord Africa e dell’India e Cina

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34 I NUMERI DEI DISTRETTI INDUSTRIALI ITALIANI NEL TRIENNIO 2006- 2008

35 Questo rapporto si è basato su un’analisi di 104 distretti industriali. La dimensione del cerchio indica l’importanza del distretto in termini di fatturato e di numero di imprese appartenenti al distretto stesso Il colore dei cerchi da indicazioni circa l’andamento dei distretti in termini di margine operativo netto % del fatturato e variazione del fatturato nel periodo 2006, 2008

36 http://www.group.int esasanpaolo.com/p ortalIsir0/isInvestor/ PDF_studi/Economi aFinanzaDistretti.pd f

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39 RESOCONTO SISTEMA METALMECCANICA Regioni interessateDistretti perdenti (rosso) Distretti vincenti (verde) Distretti con performance medie (giallo) LOMBARDIA43 MARCHE1 EMILIA ROMAGNA42 PIEMONTE2 VENETO11 TOT:182106

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41 RESOCONTO SISTEMA CASA Regioni interessateDistretti perdenti (rosso) Distretti vincenti (verde) Distretti con performance medie (giallo) ABRUZZO1 BASILICATA1 TOSCANA211 TRENTINO1 FRIULI VENEZIA GIULIA11 VENETO34 LAZIO1 EMILIA ROMAGNA11 LIGURIA1 LOMBARDIA12 MARCHE2 PIEMONTE2 TOT: 2911412

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43 RESOCONTO SISTEMA MODA Regioni interessateDistretti perdenti (rosso) Distretti vincenti (verde) Distretti con performance medie (giallo) PIEMONTE11 LOMBARDIA321 VENETO53 EMILIA211 TOSCANA711 MARCHE21 ABRUZZO11 PUGLIA112 TOT: 382288

44 DEDUZIONI I distretti più numerosi sono relativi al sistema moda Nel sistema metalmeccanica si è visto prevalere i distretti vincenti ( 10, tra cui 2 distretti con elevato numero di imprese e di fatturato in lombardia) nei confronti dei distretti perdenti e di quelli con performance medie Nel sistema casa, al contrario i distretti vincenti sono stati inferiori di grande rispetto ai distretti perdenti e ai distretti di performance medie Nel sistema moda il numero di distretti perdenti ( tra i quali il più grande distretto in termini di fatturato e di numero di imprese situato in Toscana) ha quasi triplicato il numero di distretti vincenti e con performance medie

45 Perché il sistema moda ha risentito maggiormente della crisi? aggressiva concorrenza subita dai cinesi la domanda è diminuita non si è riuscito a recuperare gli investimenti fatti per la ristrutturazione di molte imprese del tessile- abbigliamento avvenute negli anni precedenti Oggi la moda tende a guardare prodotti Low cost => chi ne soffre sono le aziende che producono prodotti di qualità migliore, che tendono a costare di più rispetto a prodotti di qualità inferiori  Sono in forte aumento contraffazioni e commerci illegali di prodotti di grandi marche che non sono in realtà “made in Italy” (in misura lieve rispetto alle altre cause); (nonostante il codice penale prevede nell’art 474 che “Chiunque, fuori dei casi di concorso nei delitti preveduti dall'articolo precedente, introduce nel territorio dello Stato per farne commercio, detiene per vendere, o pone in vendita, o mette altrimenti in circolazione opere dell'ingegno o prodotti industriali, con marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a duemilasessantacinque euro”).

46 Il DNA digitale: assicurarsi che il “Made in Italy” sia quello che dice di essere Nel tentativo di proteggere l’integrità dei loro marchi e le grandi capacità artigianali che vi stanno dietro, diverse marche italiane di lusso hanno deciso di attribuire a ciascuno dei propri prodotti un codice d’identità, una specie di “DNA digitale”. Questi codici, fornendo informazioni molto specifiche sul prodotto (dove è stato fabbricato, per esempio, la sua destinazione e il luogo di vendita), non solo consentono alle aziende di combattere i contraffattori, ma offrono allo stesso tempo ai consumatori la possibilità di verificare l’autenticità del prodotto. una soluzione brevettata di DNA digitale progettata da CertiLogo - istituto specializzato in soluzioni anticontraffazione - e offerta in Italia in collaborazione con Accenture, fa leva proprio sul desiderio del consumatore di avere un ruolo attivo nella lotta alla falsificazione. Se chi acquista un prodotto non vi trova attaccata un’etichetta che ne riporta il DNA digitale, può avvisare direttamente l’azienda. Ad aprire la strada a questa tecnologia unica e sofisticata sono stati i produttori di alimentari. Ora, però, anche le imprese della moda e altri produttori di beni di lusso stanno cominciando a sperimentare questa tecnologia. Mentre un tempo le contraffazioni venivano realizzate con strumenti abbastanza rudimentali e quindi era semplice percepire una borsa o un altro prodotto non originali, oggigiorno molti di questi prodotti vengono fabbricati nei Paesi emergenti con le stesse materie prime, linee di produzione e tecnologie che vengono utilizzate nella produzione ufficiale.


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