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SVILUPPO E ATTUAZIONE DI CURRICULI PER UN’EDUCAZIONE PLURILINGUE E INTERCULTURALE Belvedere M.mo 9 gennaio 2016 Licei “ T. Campanella” D.S. Maria Grazia.

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1 SVILUPPO E ATTUAZIONE DI CURRICULI PER UN’EDUCAZIONE PLURILINGUE E INTERCULTURALE Belvedere M.mo 9 gennaio 2016 Licei “ T. Campanella” D.S. Maria Grazia Cianciulli

2 “V ERSO LA COSTRUZIONE DI C URRICOLI INTERCULTURALI : DAL CANONE ETNOCENTRICO A QUELLO DEL CITTADINO COSMOPOLITA ” L’Educazione all'Interculturalità nella scuola italiana richiede una urgente rivisitazione delle discipline curricolari e una ridefinizione dei programmi scolastici per superare: la visione etnocentrica delle discipline scolastiche; il canone nazionale e monoculturale del sapere scolastico tradizionale; la visione settoriale delle discipline non in linea con l’interdipendenza della società globale;

3 EDUCAZIONE ALLA RESPONSABILITÀ SECONDO L ' ETICA DELLA RECIPROCITÀ E DELLA SOLIDARIETÀ Il rapporto tra l’uomo e i suoi diritti, tra l’uomo e l’ambiente, tra l’uomo e lo sviluppo, tra l’uomo e la pace porta in primo piano la necessità di una educazione alla responsabilità secondo l'etica della reciprocità e della solidarietà proprie di una società multiculturale e multietnica. In questo contesto si avverte la necessità di promuovere una riflessione sullo stato dell’arte della revisione scientifica del curricoli scolastici in chiave interculturale, che coinvolga i rappresentanti degli Enti e Agenzie di Ricerca, del mondo scientifico Universitario delle Istituzioni Scolastiche e delle ONG

4 I NODI DA SCIOGLIERE dall’integrazioneall’interazione le seconde generazioni i giovani / le scuole superiori il tema della cittadinanza scuola e territorio

5 4 PAROLE CHIAVE Multiculturale Interculturale Integrazione Interazione

6 C.M. 205 DEL 26 LUGLIO 1990 la dimensione multiculturale della nostra società è un dato strutturale. In essa il processo educativo deve operare per favorire l’interazione tra differenze, intese come risorsa positiva per la crescita sia degli individui che della società, entro una cornice definita dai diritti di cittadinanza e dalla dimensione democratica.

7 C.M. 205 DEL 26 LUGLIO 1990 due dimensioni tra loro connesse: l’accoglienza e l’integrazione degli alunni non italiani la necessità di ridefinire tout court la scuola italiana come scuola interculturale entro un mutato contesto sociale definito dai processi di globalizzazione che hanno come loro intrinseco portato la dimensione multiculturale

8 CENTRALITÀ DELLA PERSONA le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e con l’unicità della rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. L a persona è un valore e non può essere sottoposto ad alcun processo di impoverimento o di relativizzazione, partendo da tale riconoscimento è possibile trovare risposte adeguate ai problemi emergenti della polis plurietnica e non solo e alla richiesta sempre più diffusa di una nuova paideia occidentale.

9 UNA “NUOVA CITTADINANZA” (UNITARIA E PLURALE) ‏ L’obiettivo è quello di valorizzare l’unicità e la singolarità dell’identità culturale di ogni studente. la presenza di bambini e adolescenti con radici culturali diverse è un fenomeno ormai strutturale e non può più essere considerato episodico: deve trasformarsi in un’opportunità per tutti.

10 UNA “NUOVA CITTADINANZA” improntata alla tolleranza non basta riconoscere e conservare le diversità preesistenti, nella loro pura e semplice autonomia bisogna, invece, sostenere attivamente la loro interazione e la loro integrazione attraverso la conoscenza della nostra e delle altre culture, in un confronto che non eluda questioni quali le convinzioni religiose, i ruoli familiari, le differenze di genere.

11 L A SCUOLA CHE UNISCE la co-appartenza situazionale: in certe situazioni conta più ciò che unisce (in quella situazione) di ciò che divide (al di fuori di essa) ad esempio: lo scompartimento del treno quando il treno è fermo in mezzo alla campagna…

12 LA SCUOLA CERNIERA E COLLANTE la scuola ascolta, conosce, incontra le realtà che operano sul territorio la scuola stabilisce incontri per favorire lo scambio di conoscenze e la costruzione di percorsi e iniziative comuni la scuola attiva collaborazione con enti locali e altre realtà per proporre percorsi e strumenti comuni di formazione e autoformazione

13 L’ IMMIGRATO La formazione per chi emigra è sintesi di accoglienza e di stabilizzazione. L’immigrato accetta di intraprendere un percorso formativo sia per imparare a convivere nell’ambiguità della sua condizione sia per uscire da essa. Egli inizia un percorso di REIDENTIFICAZIONE linguistica, socio culturale, professionale. La formazione non può da sola risolvere tutti i problemi di inserimento o di non inserimento dei migranti: l’esito dei percorsi di integrazione ha a che fare con le più complessive politiche di integrazione che un Paese è disposto a mettere in atto.

14 I BISOGNI DELL ’ IMMIGRATO Bisogno di inserimento e superamento delle “barriere culturali” ma anche bisogno di conservare la propria cultura, farla conoscere, trasformarla in una risorsa superando la “mentalità del colonizzato” che spinge a dissimulare la propria identità; Bisogno di conoscere la lingua italiana nei suoi vari aspetti; Bisogno di sentirsi soggetti attivi della vita economica e sociale del Paese ospite; Bisogno di conoscere la lingua italiana a differenti livelli di complessità a seconda del grado di istruzione e delle necessità dei richiedenti; Bisogno di accesso si servizi e di sostegno per poterli utilizzare;

15 BISOGNI FORMATIVI DEGLI IMMIGRATI Bisogno di vedere riconosciuti i propri titoli di studio e la propria professionalità; Bisogno d’accesso a corsi di istruzione e formazione professionale che tengano conto delle caratteristiche e dei vincoli della domanda degli stranieri e dei loro progetti di stabilizzazione e di rientro. bisogno di inserimento sociale e professionale.

16 IMMIGRAZIONE : UNA PROSPETTIVA OLISTICA La formazione assumendo queste legittime richieste, può diventare una via preferenziale per integrare i soggetti immigrati nel tessuto economico, sociale e culturale dei Paesi ospitanti. A tal proposito Francesco Susi afferma che bisogna imparare a considerare ogni straniero una persona che reca con sé una storia e una memoria, che ha una cultura e una patria, un progetto di vita e delle competenze da valorizzare, che non ha solo bisogni primari ma anche di comunicazione, di socialità, di affetto, di cultura. Nota: Francesco Susi – docente di Storia della Scuola e Pedagogia Interculturale di Roma3, nonché Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dal 1996. Susi, autore del libro ‘Scuola società politica democrazia. Dalla riforma Gentile ai decreti delegati’

17 LA SFIDA L’educazione e la scuola si trovano di fronte a una grande sfida lanciata dalla società multiculturale. La scuola, pertanto è il primo e più importante strumento di modifica proprio perché consente la socializzazione dei membri della comunità e la trasmissione dell’eredità culturale accumulata dall’uomo. Nel momento in cui ci si è posti il problema di compensare le carenze delle minoranze etniche, dovute molto spesso a ragioni di carattere socio-economico, si è partiti dalla convinzione che tali carenze fossero dovute alla debolezza o all’arretratezza di una cultura che bisognava portare al livello della nostra.

18 D IVERSITA ’ E DIFFERENZIAZIONE In un noto testo dal titolo “ Dizionario della diversità” scritto da Tullio Tentori si chiarisce bene come riconoscere la diversità dell’altro permette di porre con una certa chiarezza limiti al proprio spazio psichico ed esistenziale. Il singolo si riconosce differenziandosi da ciò che è altro. La scuola diventa, per conseguenza, il luogo privilegiato dell’incontro tra sistemi culturali e valoriali diversi. "Dizionario della diversità“ di Tullio Tentori, Sandro Gindro e Guido Bolaffi per Liberal/libri Palazzo Giustiniani.

19 I NUMERI DELL ’ INTEGRAZIONE La maggiore concentrazione di alunni con cittadinanza non italiana si ha nella scuola primaria ( 38% del totale di alunni stranieri iscritti nei diversi ordini di scuola) che corrisponde mediamente al 7,7% per ciascuno dei cinque anni di corso. Dopo la scuola primaria è la secondaria di primo grado ad avere con il 22%, la maggiore consistenza di alunni stranieri, equivalente mediamente al 7,6% per ciascuno dei tre anni di corso.

20 L’ EDUCAZIONE INTERCULTURALE SI CONNOTA NELLA PRASSI QUOTIDIANA CON STRATEGIE OPERATIVE CARATTERIZZATE DAI SEGUENTI ELEMENTI FONDAMENTALI : La selezione di tematiche interculturali nell’insegnamento disciplinare e interdisciplinare, con una successiva revisione dei curricoli; Lo svolgimento di interventi integrativi alle attività curricolari, anche con il contributo di istituzioni e organizzazioni varie impegnate in attività interculturali; L’attenzione ad un clima di apertura e di dialogo, nonché ad una riflessione sullo stile di insegnamento; L’adozione di strategie mirate, in presenza di alunni stranieri con particolari necessità.

21 G RAZIELLA F AVARO HA INDIVIDUATO I SEGUENTI FILONI ENTRO CUI ORDINARE LE ESPERIENZE PIÙ CONOSCIUTE E FORMALIZZATE DI APPROCCIO INTERCULTURALE : La didattica dell’accoglienza; La didattica per la promozione e il confronto fra le culture; La didattica per il decentramento dei punti di vista ; La didattica per la prevenzione degli stereotipi e dei pregiudizi; La didattica per il cambiamento delle discipline; La didattica dell’italiano come lingua seconda. Nota: Graziella Favaro è un punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di scuola multiculturale

22 D IDATTICA DELL ’ ACCOGLIENZA La didattica dell’accoglienza può essere attuata nella fase iniziale di inserimento dell’allievo straniero nel contesto scolastico. Riconoscendo la specificità dei bisogni degli studenti stranieri, i singoli istituti scolastici si sono dotati di dispositivi e percorsi flessibili e operativi per gestire l’accoglienza degli allievi stranieri e delle loro famiglie nelle istituzioni scolastiche. Per progettare in maniera efficace l’accoglienza degli studenti stranieri può essere, per esempio, predisposto un “protocollo d’accoglienza”in cui confluiscono l’insieme degli interventi, delle strategie, tra cui essenzialmente :

23 STEP DI INTEGRAZIONE Le procedure messe in atto al momento dell’iscrizione; Le strategie per la prima conoscenza; In questa fase può essere importante raccogliere la storia personale del bambino straniero, ottenendo informazioni sul sistema scolastico di provenienza e costruendo una comparazione con quello italiano, ponendo attenzione ai modelli organizzativi e didattici.

24 L E PROCEDURE DI ACCOGLIENZA CHE LA SCUOLA METTE IN ATTO POSSONO ESSERE DISTINTE IN : Procedure di carattere burocratico- organizzativo come le procedure di iscrizione; di carattere informativo- culturale quale la costruzione di un centro di documentazione di carattere relazionale come la riflessione sulle modalità di accoglienza in una classe da parte di bambini e insegnanti di carattere educativo-didattico quale la predisposizione di laboratori per l’apprendimento linguistico.

25 PRASSI IN USO L’approccio interculturale messo in atto più di frequente in questi anni dagli insegnanti è senza dubbio quello della didattica per la promozione e il confronto delle culture per consentire l’acquisizione delle conoscenze necessarie per attuare una giusta percezione delle culture altre. La presentazione e l’esplorazione degli aspetti delle diverse culture si sono così rivelati in questi anni il modo più immediato per rendere operativo l’impegno interculturale. Successivamente ad una prima fase di emergenza le scuole si sono adoperate per introdurre nei curricoli, in modo stabile, percorsi didattici volti alla conoscenza delle diverse culture.

26 PRATICHE SPERIMENTATE La didattica per il DECENTRAMENTO DEI PUNTI DI VISTA è un ulteriore approccio interculturale attuato con successo in questi anni dagli insegnanti. Si prendono in esame, in questo caso, specifici temi ed elementi culturali che sono poi analizzati a partire dai diversi punti di vista al fine di evidenziare l’esistenza di una molteplicità di prospettive per uno stesso argomento.

27 “ ETNOCENTRISMO CRITICO ” E’ noto a tutti che l’atteggiamento etnocentrico è senza dubbio presente in tutti i gruppi sociali ed è trasversale a tutte le culture; solo un “etnocentrismo critico” impegna il soggetto ad una presa di coscienza etico-politica, non più soltanto logico-cognitiva e culturale. L’educazione interculturale intende, in questo modo, agire sul versante affettivo e delle rappresentazioni, oltre che su quello cognitivo e delle conoscenze, con lo scopo di esercitare il confronto critico e il riconoscimento delle identità e delle differenze.

28 CONTRO GLI STEREOTIPI La didattica per la prevenzione degli stereotipi e dei pregiudizi è un approccio che riguarda la riflessione relativa ai contenuti disciplinari inducendo gli insegnanti a rimettere in discussione alcuni degli assunti epistemologici e culturali su cui sono stati finora costruiti gli itinerari di apprendimento.

29 NUOVI CURRICULI SCOLASTICI La didattica per il cambiamento delle discipline e dei curricoli scolastici è invece l’approccio più complesso che intende selezionare nuovi contenuti e rivedere quelli già presenti, a partire dalla constatazione che gli attuali curricoli escludono determinati elementi culturali.

30 ITALIANO LINGUA SECONDA La didattica dell’italiano come lingua seconda è infine una strategia mirata, attuata in presenza di alunni stranieri con particolari necessità linguistiche, volta all’insegnamento- apprendimento della lingua italiana. Uno degli obiettivi di integrazione degli alunni stranieri è quello di promuovere l’acquisizione di una buona competenza nell’italiano scritto e parlato. Gli alunni stranieri al momento del loro arrivo si devono confrontare con due diverse esigenze linguistiche: La lingua italiana nel contesto concreto, indispensabile per comunicare nella vita quotidiana (la lingua per comunicare); La lingua italiana specifica, necessaria per comprendere ed esprimere concetti, sviluppare l’apprendimento delle diverse discipline e una riflessione sulla lingua stessa (la lingua dello studio).

31 R IVISITARE IL CURRICOLO IN PROSPETTIVA INTERCULTURALE. Per elaborazione di un curricolo si intende la programmazioni di occasioni di apprendimento volte a produrre certi cambiamenti negli alunni. Ciò comporta essenzialmente quattro fasi. La scelta e l’organizzazione degli obiettivi dell’insegnamento, sia di una disciplina in particolare, sia in generale in riferimento all’intero percorso formativo; La scelta e l’organizzazione dei contenuti più adeguati al raggiungimento degli obiettivi indicati; La scelta e l’organizzazione delle esperienze di apprendimento, ossia dei contenuti da apprendere e dei metodi con cui acquisire le competenze indicate; La valutazione e l’accertamento del grado in cui il programma elaborato ha raggiunto i suoi obiettivi.

32 CURRICULO : L A MULTIDISCIPLINARITÀ, L ’ INTERDISCIPLINARITÀ, LA TRANSDISCIPLINARITÀ. Un aspetto particolarmente rilevante che lega indissolubilmente il curricolo di classe a quello disciplinare riguarda la trasversalità tra le competenze che è possibile attuare attraverso tre strategie didattiche: la multidisciplinarità, l’interdisciplinarità, la transdisciplinarità.

33 MULTI-INTER- TRANS…DISCIPLINARITA’ Si parla di MULTIDISCIPLINARITÀ quando un argomento riceve un apporto – per l’acquisizione delle conoscenze di base e dei linguaggi – da altre materie affini appartenenti allo stesso ambito disciplinare, es. l’apporto della geografia o degli studi sociali alla storia. L’INTERDISCIPLINARITÀ si realizza quando un argomento riceve un apporto –per l’acquisizione delle conoscenze di base, dei linguaggi, di capacità di analisi e di sintesi, di induzione e di deduzione, di impostazione e di risoluzione dei problemi – da altre materie non affini. La TRANSDISCIPLINARITÀ si attua quando un oggetto di ricerca extradisciplinare difficilmente indagabile attraverso i temi disciplinari, riceve un apporto da un altro sistema disciplinare, al fine di acquisire attraverso le conoscenze di base, i linguaggi, le metodologie di analisi e di risoluzione dei problemi.

34 ELABORAZIONE DEL CURRICOLO Una volta individuati gli obiettivi di revisione del curricolo grazie anche a un’accurata analisi dei bisogni formativi e culturali degli alunni – elemento fondamentale nell’elaborazione di qualsiasi curricolo – si procede poi alla selezione e all’organizzazione dei contenuti che si ritengono funzionali ai bisogni rilevati e agli scopi indicati. Infine con gli stessi criteri si individuano le metodologie con cui trasmettere tali contenuti.

35 G ROUP WORK Diverse ricerche dimostrano che nel group work si verifica un miglioramento del profilo del miglioramento degli allievi stranieri e un aumento delle abilità relazionali di tutti gli studenti. Le esperienze condotte nelle scuole hanno inoltre mostrano che i contenuti interculturali accrescono il livello di interesse degli allievi e che modalità relazionali alternative a quelle tradizionali consentono ai ragazzi di valorizzare una gamma di canali e simboli poco utilizzati es. narrazioni, storie di vita, gesti delle mani, movimenti del corpo, disegni, musica, uso di audiovisivi.

36 TECNICHE DI ANIMAZIONE Una classificazione delle tecniche di animazione interculturale proposta da Concetta Sirna Terranova prevede le seguenti categorie: Tecniche ludiche, come i giochi di conoscenza di sé e degli altri; Tecniche training, cioè addestramento a comportamenti particolari come quello non violento o antirazzista; Tecniche di partecipazione espressiva come la danza, la musica, il teatro dei burattini, la festa interculturale. Tecniche che prevedono l’utilizzo di strumenti multimediali come il lavoro su immagini, su foto, l’uso del computer. Nota: "Pedagogia interculturale, problemi,concetti,proposte" di Concetta Sirna Terranova.

37 PERCORSI DIDATTICI INTERCULTURALI Percorsi di accoglienza. Consistono essenzialmente in attività specifiche realizzate al momento del primo inserimento di uno studente straniero nel gruppo della classe. Percorsi volti alla conoscenza delle diverse culture. Caratteristica di questi percorsi è quella di essere rivolti alla conoscenza di uno specifico contesto culturale, anche al di là della presenza di eventuali alunni stranieri nella classe. Soprattutto il momento della festa è stato uno dei contesti privilegiati per avvicinare gli alunni alla conoscenza delle altre culture. Percorsi volti al decentramento dei punti di vista. Tali percorsi mirano ad evidenziare l’esistenza di una pluralità di prospettive nell’analisi di qualsiasi oggetto. Percorsi di educazione alla gestione creativa e non violenta dei conflitti. Tali percorsi sono itinerari complessi e articolati volti alla conoscenza di comportamenti e tecniche di gestione del “conflitto”, ossia di uno stato della relazione caratterizzato dalla presenza di un “problema” cui si associa un “disagio”. Percorsi di educazione democratica, ai diritti umani e allo sviluppo. Le regole della convivenza democratica, il rispetto dei diritti umani e le conoscenze relative allo sviluppo del Sud del mondo costituiscono un insieme poliedrico di saperi a partire dai quali l’educazione interculturale può sviluppare autonomi percorsi.

38 N UOVE PROSPETTIVE CURRICULARI Apprendimento dell’italiano in una dimensione trasversale a tutte le discipline Apprendimento dell’italiano in una dimensione veicolare e interdisciplinare Capacità della lingua di sviluppare le potenzialità metacognitive dell’apprendimento Curricolo pensato dal punto di vista dell’alunno; Curricolo che tenga conto delle competenze in uscita

39 C OME VA LETTO IL CURRICOLO La verticalità del curricolo : passando attraverso i diversi ordini di scuola (termine classe prima, terza e quinta della primaria e termine classe prima e terza sella secondaria di primo grado, competenze in uscita classe seconda e quinta scuola secondaria di secondo grado) Le microtematiche: create per meglio declinare i vari aspetti delle competenze generali (Es:competenze tecniche; ed. alla cittadinanza; interdisciplinarità, metacognizione ecc…).

40 N UOVO APPROCCIO  Apprendimento come capacità di leggere i contesti e comprendere le relazioni fra cose- concetti-avvenimenti e persone.  Apprendimento della lingua come veicolo e possibilità di integrazione, di convivenza civile e/o educazione alla cittadinanza.  Apprendimento dell’italiano come strumento privilegiato per l’insegnamento delle regole e del rispetto degli altri, poiché il testo letterario è POLISEMICO e se interpretato spinge al confronto e al rispetto delle idee altrui.  L’educazione linguistica è educazione all’intercultura, se le riflessioni sulla lingua madre e/o straniera permettono all’alunno di intuire la pluralità di lingue e culture, superando una visione etnocentrica  L’insegnante attraverso i curricoli è il narratore, ma è l’alunno il protagonista, via via che diventa autonomo egli fa tacere il narratore

41 BIBLIOGRAFIA normativa l’integrazione scolastica dei bambini immigrati in Europa (Eurydice - EC, 2004) linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri (MIUR, febbraio 2006) via ital. per la scuola interculturale e l'integrazione degli allievi stranieri (MPI, ottobre 2007) alunni con cittadinanza non italiana 2007/2008 (MPI, aprile 2009) ‏ pedagogia (interculturale) Gobbo, F. (2000), Pedagogia interculturale. Il progetto educativo nelle società complesse, Carocci, Roma Santerini, M. (2001), Educare alla cittadinanza. Carocci, Roma. Tosolini, A. et al. (a cura di) (2007), A scuola di intercultura. Cittadinanza, partecipazione, interazione. Erickson, Trento. Nanni, A., Curci, S. (2009), Dal comprendere al con-vivere: la scommessa dell’intercultura. Emi, Bologna.. Favaro G. Il tempo dell’integrazionje, i centri interculturali in Italia, ed. Franco Angeli collana La melagrana.Ricerc. e prog. Intercultura, 2008 didattica (interculturale) Favaro G., Luatti, L. (2004), L’intercultura dalla A alla Z, Franco Angeli, Milano. Aa.Vv (1998), Parole per accogliere. Vademecum per l’accoglienza e l’inserimento scolastico degli alunni stranieri nella scuola dell’obbligo. Centro Come, Milano. Cohen, E. Organizzare I gruppi cooperativi. Ruoli, funzioni, attività (1994). Erickson, Trento 1999. Santerini, M. (2008), Il racconto dell’altro. Educazione interculturale e letteratura. Carocci, Roma. Tullio Tentori, Sandro Gindro e Guido Bolaffi "Dizionario della diversità“ per Liberal/libri Palazzo Giustiniani 1998. Francesco Susi, ‘Scuola società politica democrazia. Dalla riforma Gentile ai decreti delegati’ Armando ed. 2012 gioco e intercultura Loos, S. (1994), Novantanove giochi cooperative. EGA, Torino. Maniotti, P. (1997), Il mondo in gioco. Percorsi ludici e giochi per l’ed. interculturale, EGA, Torino. D’Andretta, P. (1999), Il gioco nella didattica interculturale. Emi, Bologna. Giusti, M. (2008), Immigrati e tempo libero. Comunicazione e formazione interculturale a cielo aperto. Utet Università, Novara.


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