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Daniela Piscopo Dipartimento di Configurazione ed Attuazione dell’Architettura (DICATA) Università Federico II Università degli Studi di Napoli Federico.

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Presentazione sul tema: "Daniela Piscopo Dipartimento di Configurazione ed Attuazione dell’Architettura (DICATA) Università Federico II Università degli Studi di Napoli Federico."— Transcript della presentazione:

1 Daniela Piscopo Dipartimento di Configurazione ed Attuazione dell’Architettura (DICATA) Università Federico II Università degli Studi di Napoli Federico II Facoltà di Architettura Corso di Laurea in Architettura Seminario: I Beni Culturali: dalla Tutela alla Valorizzazione

2 B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Contenuti del Seminario Generalità e Definizioni Il Quadro Normativo I Principi della Conservazione Il Progetto di Restauro La Valorizzazione

3 1. Definizioni - I “Sono beni culturali le cose immobili e mobili che (…..) presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate (….) quali testimonianze aventi valore di civiltà.” (Art. 2, c. 2 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, DL n. 42 del 22/1/2004) I BENI CULTURALI SONO TUTTE LE COSE CHE TESTIMONIANO LA CIVILTA’ UMANA E QUINDI PRODOTTE DALL’UOMO. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

4 1. Definizioni - II Rientrano nella categoria dei beni culturali non solo gli oggetti d’arte ma tutti i manufatti che hanno un valore storico. Ad es.: libri, documenti, strumenti scientifici, strumenti musicali ecc.. I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione B e n i C u l t u r a l i

5 1. Definizioni - III E’ necessaria una prima distinzione tra: 1)Beni materiali: beni aventi una forma fisica e definita. Es. sculture, quadri, libri ecc.. 2)Beni immateriali: beni che non hanno una forma fisica, stabile ma si manifestano solo nel momento in cui avvengono. Es. feste di paese, rappresentazioni popolari, riti religiose ecc.. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

6 1. Definizioni - IV Un’ulteriore distinzione si ha tra: 1)Beni mobili: oggetti e manufatti che possono essere spostati da un luogo ad un altro. Es. sculture, quadri, libri ecc.. 2)Beni immobili: manufatti che non possono essere spostati dal luogo in cui sono sorti. Es. edifici, opere architettoniche, arredi urbani ecc.. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

7 1. Definizioni - V Tra i “beni immobili” rientrano anche le aree archeologiche e i beni paesaggistici. I beni paesaggistici sono tutti quei siti che hanno un particolare valore storico ed estetico e sono memoria e identità di un luogo. Es. vulcani, coste, parchi naturali, fiumi ecc… B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

8 2. Il Quadro Normativo - I “Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici.” (Art. 2, c. 1 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, DL n. 42 del 22/1/2004) “La tutela consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base di un'adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione..” (Art. 3, c. 1 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, DL n. 42 del 22/1/2004) B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

9 2. Il Quadro Normativo - II Il tema della tutela dei beni culturali è affrontato già in tempi remoti con l’emanazione di provvedimenti legislativi che avevano l’urgenza di rimediare a situazioni critiche (es. guerre) Ma una prima strumentazione normativa dei beni culturali inizia a delinearsi solo con la presa di coscienza dell’enorme importanza che riveste il patrimonio storico, artistico e naturalistico. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

10 2. Il Quadro Normativo - III In Italia, i primi tentativi legislativi di tutela risalgono al 1862. Ma e’ solo con la Legge n.185 del 1902 (Legge Nasi) che si ha una Legge organica sui beni culturali. Tra i meriti della Legge Nasi: (i)l’introduzione del diritto di prelazione, (ii)il divieto di esportazione, (iii)l’istituzione del “catalogo unico” dei monumenti e delle opere di interesse storico, artistico e archeologico di proprietà statale, Tra i limiti della Legge Nasi: (i) tutelava solo i beni catalogati. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

11 2. Il Quadro Normativo - IV La Legge Rosaldi del 1909 amplia l’oggetto della tutela passando dal generico concetto di “monumenti” a quello di “cose immobili e mobili che abbiano interesse storico, archeologico, paleontologico o artistico”. Essa: (i)stabilisce il principio dell'inalienabilità (e della manomissione) del patrimonio culturale dello stato e degli enti pubblici e privati; (ii)afferma la possibilità per la pubblica amministrazione di sottoporre a vincoli di tutela opere di proprietà privata considerate di “importante interesse” (istituto della “notifica”); (iii)istituisce la vigilanza sull'esportazione e sulla circolazione dei beni privati; (iv)promuove la pratica sistematica della ricerca archeologica; (v)istituisce le soprintendenze quali organi dello stato di controllo del territorio. Con la Legge 688/1912 viene estesa la validita’ della Legge Rosaldi a ville, parchi e giardini. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

12 2. Il Quadro Normativo - V Con le due Leggi del 1939 (n.1089, n.1497) si assiste ad una vera e propria riforma in materia di tutela dei beni culturali. Legge n.1089: (i)tutela “le cose di interesse storico, artistico, archeologico”, (ii)stabilisce la procedura del vincolo sui beni privati riconosciuti come di pubblico interesse, le disposizioni per la conservazione, l'integrità e sicurezza dei beni e la “pubblica godibilità ”, nei termini di ammissione alla visita da parte del pubblico, sia per i beni statali, sia per quelli privati coperti da riconoscimento del pubblico interesse. (iii)prevede l’eventuale appartenenza delle opere d'arte contemporanea al patrimonio artistico dello stato, purché gli autori non siano viventi o l'esecuzione di queste risalga ad almeno cinquanta anni. Legge n.1497: (i) tutela “le bellezze naturali”; (ii)viene incluso definitivamente nel patrimonio nazionale il concetto di paesaggio e prevista l’istituzione di un piano paesistico quale strumento di valorizzazione del territorio. Nel 1985 la Legge Galasso affida la pianificazione del paesaggio alle Regioni. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

13 2. Il Quadro Normativo - VI La funzione pubblica di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale assurge alla massima dignità legislativa con l’introduzione, nella Costituzione Repubblicana, di alcuni articoli specifici. Art. 9 (c. 1 e 2): afferma che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione“. Art.117: prevede la “tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali” e la “valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali”. Si passa, quindi, da una concezione statica-conservativa del patrimonio ad una concezione dinamica orientata al pubblico godimento e ai fini della ricerca e promozione. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

14 2. Il Quadro Normativo - VII Nel 1975 viene istituito il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali a cui vengono conferite le competenze di tutela, valorizzazione e diffusione del patrimonio. Nel 1998 con il D.L. 369 tale Ministero viene riordinato e prende il nome di Ministero per i Beni e le Attività Culturali. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

15 2. Il Quadro Normativo - VIII Nel 1999 viene riorganizzata tutta la Normativa in materia di Beni Culturali e nasce una Legislazione unitaria raccolta nel Testo Unico che prevede oltre alle finalità di Tutela dei Beni Culturali anche quelle di Valorizzazione. Con la Legge Costituzionale n.3 del 2001 la potestà legislativa della tutela viene affidata allo Stato, mentre la potesta’ legislativa della valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali e la promozione delle Attività Culturali alle Regioni. Nel 2004 viene emanato il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (CBC) che raccoglie le nozioni del Testo Unico e le modifiche costituzionali. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

16 3. I Principi della Conservazione - I L’art.20 del CBC (c.1) recita: “i beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione” L’art.29 del CBC (c.1) recita: “La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro” B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

17 4. Il Progetto di Restauro - I L’art.29 del CBC (c.4) recita: “Per restauro si intende l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l'intervento di miglioramento strutturale.” Il patrimonio architettonico è testimonianza del nostro passato e deve essere lasciato in eredità alle future generazioni. Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ha fornito una definizione di restauro ma non ha specificato regole sul come restaurare. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

18 4. Il Progetto di Restauro - II Nel progetto di restauro di architettura, la fase della conoscenza assume un ruolo fondamentale. Solo conoscendo il manufatto in ogni suo aspetto è possibile auspicare un corretto intervento di recupero che possa salvaguardare i valori da trasmettere alle future generazioni. Il progetto di restauro deve basarsi su una interdisciplinarietà di competenze che vede collaborare esperti di storia dell’architettura, di strutture, di restauro, di chimica, di materiali, di geologia ecc.. L’interdisciplinarietà si basa sulla cooperazione degli operatori sia nell’uso di strumentazione e tecniche, sia nelle conoscenze e nelle metodologie provenienti da apporti disciplinari diversi. Essa permette di conoscere e interpretare l’architettura storica, nei suoi valori e nelle sue patologie, e di programmare interventi conservativi, riqualificandola e/o adattandola a nuove funzioni utili alla collettività. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

19 4. Il Progetto di Restauro - III I principi cardine da seguire nell’azione di restauro sono: - minimo intervento - leggibilità - riconoscibilità - reversibilità - compatibilità fisico-chimica e meccanica - manutenibilità Il restauro non è un’operazione puramente tecnicista di sola conservazione materica dell’edifico ma è un’azione critica del progettista che deve fondarsi sul riconoscimento dei valori da conservare. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

20 4. Il Progetto di Restauro - IV Il progetto di restauro prevede le seguenti fasi: - indagine storica, bibliografica, archivistica e iconografica (si determina così la storia costruttiva del manufatto); - rilievo metrico, che costituisce la base per una prima lettura delle murature; - rilievo strutturale ed ispezione delle masse murarie e dei vari elementi costruttivi che permettono di conoscere lo schema statico delle strutture e l’assetto acquisito nel tempo ( se ci sono stati dissesti, interventi di consolidamento ecc..); - rilievo materico per la classificazione dei diversi materiali presenti nella costruzione (origine naturale o artificiale, tipo di lavorazione ecc..); - rilievo delle tipologie di degrado. Tutte le indagini che richiedono l’utilizzo di strumentazioni e tecniche di diagnosi in situ e in laboratorio devono avvenire nel rispetto delle normative nazionali ed europee. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

21 4. Il Progetto di Restauro - V Il degrado conseguente a dissesti statici (modificazioni dell’assetto originario della struttura) può essere dovuto a diverse cause, solitamente meccaniche, che possono determinare una riduzione delle capacità portanti dell’edificio o addirittura portare al collasso. I dissesti sono rappresentati, ad esempio, da: - lesioni - schiacciamenti - deformazioni - cedimenti del suolo - fuoripiombo B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

22 4. Il Progetto di Restauro - VI Il degrado non conseguente a dissesti statici può essere dovuto a vari fattori: - l’umidità di risalita per capillarità o per infiltrazione di acque meteoriche dalla copertura o per la presenza di perdite nelle condutture in uso. Un esempio di degrado dovuto all’acqua può riscontrarsi per l’impoverimento e la disgregazione delle malte dovuto all’umidità di risalita per capillarità, con conseguente distacco di materiale ed efflorescenze chiare in superficie; - gli agenti atmosferici, come la pioggia, il gelo, il vento e la loro combinazione; questi agiscono sulle superfici esposte e il loro effetto si manifesta con il logoramento più o meno localizzato del materiale; - i fenomeni biologici, come muffe, licheni, piante infestanti, radici di arbusti e alberi; - i fenomeni antropici, come l’asportazione di parti per ricavare materiale edile, pratica molto diffusa nel Medioevo sui monumenti romani, ma anche fenomeni recenti come furti, sporcizia, atti di teppismo o vandalismo grafico e non solo; - i parassiti, i quali attaccano soprattutto i materiali lignei. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione

23 4. Il Progetto di Restauro - VII Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali - alveolizzazione : forma di degrado che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili; gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Esempio di aveolizzazione del piperno della Chiesa di S. Giovanni a Carbonara, Napoli (Da: P. Cappelletti in: Materiali e tecniche per il recupero edilizio, Luciano editore, 2005) CAUSE: porosità del materiale, umidità, risalita capillare, aerosol marino, vento ecc.

24 4. Il Progetto di Restauro - VIII Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali - disgregazione : decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Esempio di disgregazione del Tufo grigio Campani (Ignimbrite Campana), balaustra del Chiostro dei SS. Marcellino e Festo, Napoli (Da: P. Cappelletti in: Materiali e tecniche per il recupero edilizio, Luciano editore, 2005) CAUSE: acqua e umidità, vento, presenza di sali solubili, attività antropica ecc…

25 4. Il Progetto di Restauro - IX Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali - efflorescenza : formazione, per la gran parte salina, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto; la cristallizzazione può talvolta avvenire nella porosità del materiale provocando spesso distacchi superficiali. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Esempio di efflorescenza salina CAUSE: acqua e umidità, risalita capillare, presenza di sali solubili

26 4. Il Progetto di Restauro - IX Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali Meccanismo di formazione delle efflorescenze saline B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Umidità + Sali disciolti dal basso Umidità solubilizza e trascina verso l’alto anche i sali solubili presenti nel materiale lapideo Evaporazione dell’acqua per effetto del riscaldamento solare (asciugatura) che produce la cristallizzazione dei sali (efflorescenza)

27 4. Il Progetto di Restauro - X Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali - erosione: asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa (es. abrasione, usura); - esfoliazione: distacco di uno o più strati superficiali sub-paralleli tra loro (sfoglie); - polverizzazione: decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sotto forma di polvere o granuli. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Esempio di: (a) erosione, (b) esfoliazione e (c) polverizzazione di materiali lapidei abc CAUSE: acqua e umidità, risalita capillare, cristallizzazione salina, vento ecc.

28 4. Il Progetto di Restauro - XI Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali - incrostazione: deposito stratiforme, compatto e generalmente aderente al substrato, composto da sostanze inorganiche o da strutture di natura biologica; - patina: alterazioni strettamente limitata a quelle modificazioni naturali della superficie dei materiali non collegabili a manifesti fenomeni di degradazione e percepibili come una variazione del colore originario del materiale; nel caso di alterazioni indotte artificialmente si usa il termine di “patina artificiale”. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Esempi di: (a) incrostazione, (b) patina. ab CAUSE: polvere, umidità, smog, ecc…

29 4. Il Progetto di Restauro - XII Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Il caso di Castel dell’Ovo.

30 4. Il Progetto di Restauro - XIII Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Il caso di Castel dell’Ovo. Umidità dovuta al moto ondoso che bagna la parete Effetto della risalita capillare

31 4. Il Progetto di Restauro - XIV Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Bastioncini del pontile di accesso al Castel dell’Ovo, dopo il recente intervento di intonacatura e pitturazione sulla sommità Il caso di Castel dell’Ovo. Pareti di tufo erose e polverizzate dagli agenti atmosferici e marini.

32 4. Il Progetto di Restauro - XV Esempi di fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei ornamentali. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione Pareti di tufo erose e polverizzate dagli agenti atmosferici e marini. Il caso di Castel dell’Ovo.

33 5. La valorizzazione - I La valorizzazione consiste nell’organizzazione di tutte quelle attività volte a promuovere la conoscenza del Patrimonio Culturale e Ambientale e assicurarne le migliori condizioni di fruizione. Ai sensi dell’art. 111 CBC, la valorizzazione dei beni culturali si consegue mediante la “costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all'esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità” come indicate nell’art. 6 dello stesso Codice. B e n i C u l t u r a l i I Beni Culturali: dalla tutela alla valorizzazione valorizzazione promozione fruizione manifestazioni ed eventi restauro e conservazione


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