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Psicoanalisi e neuroscienze

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Presentazione sul tema: "Psicoanalisi e neuroscienze"— Transcript della presentazione:

1 Psicoanalisi e neuroscienze

2 Psicoanalisi e Scienza
I vari modelli alternativi «possono essere accolti nella psicoanalisi esattamente nella misura in cui promuovono la comprensione, e bisognerebbe escluderli, o ripensarli, nella misura in cui restringono o mutilano la comprensione» (Orange, D.,1995, La comprensione emotiva, pp )

3 Non deve essere solo la psicoanalisi
a confrontarsi con i criteri di scientificità talvolta solo presunti - ma anche la scienza tradizionale «dovrebbe dimostrare le sue credenziali alla psicoanalisi» (Blandino, 2009), tenere maggiormente conto della dimensione emotiva e soggettiva e soprattutto preoccuparsi «per le sue finalità e i [suoi] principi etici» (Meltzer, Harris, 1983)

4 Già Freud aveva tentato un unione tra la nascente psicoanalisi e le neuroscienze dell’epoca
Progetto di una psicologia,

5 “isolamento temporaneo della psicoanalisi dalle scienze del cervello“
Aveva poi abbandonato questo progetto e si era dedicato sostanzialmente alla psicoanalisi, pur sostenendo che essa si sarebbe potuta un giorno ricongiungere con le neuroscienze. Ed aggiungendo, però, che ciò non sarebbe stato possibile finché le neuroscienze non avessero sviluppato un metodo in grado di accogliere la natura dinamica e complessa dei processi mentali umani. Fino ad allora la psicoanalisi avrebbe dovuto continuare a ricercare e definire l’apparato mentale solo mediante la propria terminologia (metodo puramente clinico). “isolamento temporaneo della psicoanalisi dalle scienze del cervello“ (Merciai, Cannella, 2009, p.1)

6 «In realtà non esiste alcuna contraddizione
Secondo Riolo (2005) «In realtà non esiste alcuna contraddizione tra le ipotesi della psicoanalisi e quelle delle neuroscienze, la contrapposizione si fonda su un fraintendimento, su una visione della psicoanalisi deformata in senso spiritualistico. Ma la psicoanalisi è piuttosto una scienza materialistica: Freud ruppe il dualismo cartesiano rivendicando l’unità mente-corpo e l’origine biologica di tutti i processi psichici. Il che, d’altra parte, non autorizza affatto quel riduttivismo che istituisce tra cervello e mente rapporti di causa e effetto, come tra la pistola e lo sparo.»

7 Erich Kandel Una nuova cornice intellettuale
« Bisogna riconoscere che siamo ancora molto lontani dallo stabilire una base biologica per la psicoanalisi. In effetti, non abbiamo ancora una comprensione biologica sufficiente di nessun processo mentale complesso. Pertanto, potrebbe essere che la convergenza tra biologia e psichiatria sia un po’ prematura

8 Tuttavia, già ora le due discipline hanno cominciato ad influenzarsi e mi pare inconcepibile che la biologia non finisca con l’offrire contributi profondi alla comprensione dei processi mentali … Deve esserci una base biologica all’inconscio dinamico, al determinismo psichico, al ruolo dei processi mentali inconsci nella psicopatologia, agli istinti, al transfert e ad ogni altro attaccamento, nonché all’efficacia terapeutica della psicoanalisi - solo per elencare alcuni dei temi più importanti. …

9 Detto questo, non voglio affatto dire che la psicoanalisi debba ridursi alle neuroscienze.
La psicoanalisi ha una dimensione molto più ampia delle neuroscienze. Prenderà dalle neuroscienze solo gli strumenti ed i concetti che troverà utili. Vedo piuttosto un confluire tra di loro della psicoanalisi, della psicologia cognitiva e delle neuroscienze in cui ogni disciplina influenzi il pensiero delle altre ed insieme riescano a sviluppare una scienza più efficace del comportamento umano … » (Kandel, 1999, p.666)

10 un incontro multidisciplinare tra le tre discipline
Dunque Kandel sostiene un incontro multidisciplinare tra le tre discipline della psicoanalisi, della psicologia cognitiva e delle neuroscienze così fortemente da arrivare ad affermare provocatoriamente che la psicoanalisi deve uscire dalla proliferazione frammentaria dei vari indirizzi e scuole per pervenire a modelli e metodi assai più scientifici, unitari e condivisi (provocazione dell’incalzare impetuoso della rivoluzione neuroscientifica)

11 LA “TERZA CULTURA” (Brockman, 1995)
Attenuarsi del divario tra discipline umanistiche e discipline scientifiche Apertura di discipline come antropologia, linguistica, psicologia e sociologia a programmi di ricerca naturalistici Critiche: Riduzionismo Antistoricismo

12 NEUROPSICOANALISI O NEUROPSICOLOGIA DEL PROFONDO
Nato a partire dall’originale programma scientifico di discussione congiunta tra psicoanalisti e neuroscienziati promosso dall’Istituto psicoanalitico di New York verso la fine dello scorso millennio, il movimento è andato diffondendosi in tutto il mondo dando origine a vari gruppi di studio interdisciplinari Mark Solms Jaak Panksepp Erich Kandel Antonio Damasio Joseph LeDoux Vilayanur Ramachandran Benjamin Libet Daniel Schacter Wolf Singer Principali esponenti :

13 Dalla presentazione della rivista Neuro-Psychoanalysis, manifesto del movimento
OBIETTIVO COMUNE: «comprendere la complessità dell’attività psichica, scomponendola e assegnando le singole prestazioni alle singole componenti dell’apparato [mentale]» (Freud, 1899) « … Nonostante il fatto che la psicoanalisi e le neuroscienze si siano accostate a questo importante compito a partire da prospettive radicalmente differenti, la sostanziale unicità degli intenti è diventata sempre più evidente negli ultimi anni man mano che i neuroscienziati hanno cominciato a studiare “la complessità dell’attività psichica” che era tradizionalmente appannaggio degli psicoanalisti. … »

14 «…Le teorie del padre della psicoanalisi tornano alla ribalta degli studi sulla mente e rivelano sorprendenti coincidenze con i dati oggettivi delle più recenti indagini sul funzionamento del cervello.» (Solms, M., 2004, Il ritorno di Freud)

15 NEUROPSICOLOGIA famoso caso di Phineas Gage
la malattia neurologica modifica la mente del pz la mente umana trova la sua rappresentazione nei tessuti organici del cervello un danno prodotto a parti diverse del cervello provoca diversi cambiamenti mentali

16 NEUROPSICOLOGIA DINAMICA
Lurija Definizione del sintomo : analisi attenta dei deficit del pz. Analisi della sindrome: riconoscere quali altri sistemi funzionali possono essere disturbati dalla stessa lesione e quali fattori sottostanno a questi altri sintomi, in modo da identificare il fattore di base comune a tutti i sintomi prodotti da una particolare lesione Localizzazione dinamica

17 Il metodo di Lurija della localizzazione dinamica sembra essere il più appropriato punto di contatto tra psicoanalisi e neuroscienze ( Kaplan-Solms, Solms, 2002) Deve essere chiarita la struttura psicologica di un processo mentale prima che esso possa essere localizzato I processi mentali, poiché dinamici, non possono essere correlati isomorficamente con singole strutture anatomiche

18 PROPOSTA METODOLOGICA DI SOLMS Introdurre la tecnica della libera associazione all’interno del metodo neuropsicologico di Lurija per indagare la struttura psicologica sottostante ai disturbi di personalità, della motivazione e delle emozioni complesse ovvero quelle componenti del sistema mentale non immediatamente accessibili allo scienziato (resistenze, eventi mentali inconsci, ecc…)

19 Neuropsicoanalisi Un’introduzione clinica alla neuropsicologia del profondo
Presentazione di alcuni casi clinici seguiti con questa tecnica Un caso di afasia di Broca Un caso di afasia di Wernicke Un caso di lesione parietale sinistra Cinque casi di lesione perisilviana destra Quattro casi di lesione ventromesiale frontale Proposta di un modello generale di come potrebbe essere rappresentato nei tessuti del cervello l’apparato mentale umano, per come questo è stato concepito dalla psicoanalisi

20 Scissura di Silvio

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23 «La parola è essenzialmente il residuo mnestico
di una parola udita» (Freud, 1922, L’Io e l’Es) Nel caso del paziente con afasia di Broca, associata primariamente alla componente motoria del linguaggio, le funzioni dell’Io erano rimaste intatte, mentre nel caso dell’afasia di Wernicke, dove era la componente acustica della parola ad essere danneggiata, la paziente non era più in grado di attaccare le parole ai pensieri corrispondenti e pertanto era incapace di far diventare i propri pensieri consci (disturbo della coscienza riflessiva).

24 Tuttavia la componente uditiva della rappresentazione verbale, pur partecipando di fatto alle funzioni esecutive dell’Io, non ha un contributo fondamentale all’integrità di questa istanza psichica. Infatti, nonostante la pz K (afasia di Wernicke) mostrasse delle fluttuanti anormalità cognitive, «le funzioni dell’Io e del Super-Io erano rimaste fondamentalmente intatte» e la signora «è sempre rimasta adesa alla realtà» (Solms, Kaplan-Solms, 2002, p.127)

25 Paziente con emiplegia + afasia transcorticale mista associata a dislessia in seguito a contusione emorragica al lobo parietale sx * Afasia transcorticale mista: mancata incapacità a reperire parole (il malato sostituisce le parole che non riesce a trovare con “coso, cosa, affare”), comprensione alterata, ripetizione orale spesso ecolalica, solitamente buone lettura e scrittura (Loeb, C., 2000, Neurologia Diagnostica, p.147)

26 Ad un certo punto del processo psicoanalitico recupero di:
Capacità di camminare Attività onirica Pensiero simbolico (secondo Solms coincidente con la riacquistata capacità interna di spostarsi liberamente tra oggetti mentali, restaurandone così i reciproci collegamenti)

27 IPOTESI Lurija: regione parietale inferiore dell’emisfero cerebrale sinistro regione di convergenza di informazioni derivate da diverse modalità sensoriali conversione degli eventi sensoriali in astrazioni di ordine più elevato e in concetti logico-grammaticali processi di “associazione” e “simbolizzazione” (funzione ri-rappresentazionale dell’Io)

28 Pazienti con danno alla regione perisilviana della parte dx del cervello in seguito a infarto cerebrovascolare - Anosognosia In casi meno estremi anosodiaforia (atteggiamento emozionale indifferente verso le disabilità) - Eminegligenza spaziale unilaterale Nei casi acuti associata anche a una forma motoria conosciuta come emiacinesia (il pz non riesce a usare il braccio, anche se rimane capace di muoverlo all’occorrenza) di cui il pz non è consapevole

29 Teorie neuropsicologiche a riguardo
L’emisfero cerebrale dx è dominante per la regolazione del livello di attivazione attentiva (arousal). L’emisfero di sx supervisiona solo il lato dx dello spazio neglect L’emisfero dx è dominante per le emozioni negative, mentre l’emisfero sx per quelle positive anosodiaforia Damasio: l’emisfero cerebrale dx è dominante per la rappresentazione percettiva del corpo e per la monitorizzazione dello stato somatico momentaneo, mentre l’emisfero sx contiene le rappresentazioni mnesiche degli stati viscerali precedenti (“emozioni come se”) emozionalità impoverita + consapevolezza somatica difettiva (anosognosia e anosodiaforia) Queste teorie neurocomportamentali si sono rivolte solo agli aspetti coscienti delle funzioni percettive

30 RIMOZIONE meccanismo psichico di difesa che allontana (rimuove appunto) dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e insostenibili dall’Io, e la cui presenza provocherebbe sofferenza. Il problema sta nel valutare fino a che punto essa è necessaria e quindi adattativa, e quando invece comincia ad essere disadattativa e fonte di nevrosi e malattia. Scopo della psicoanalisi secondo Freud è quello di diminuire la forza delle resistenze e permettere all'Io di tornare in possesso del materiale rimosso, in modo da porre termine alla sua funzione patogena. I pazienti stanno in effetti attivamente evitando la conoscenza, posta sotto la soglia della consapevolezza, dello stato paralizzato del proprio corpo, per il fatto che essa è una sorgente di disagio intollerabile.

31 Esperimento di Ramachandran dell’acqua fredda nell’orecchio della signora M
viene riportata temporaneamente a galla la consapevolezza della paralisi Interventi verbali, proposti al momento giusto e presentati con tatto nella situazione analitica, hanno lo stesso effetto della stimolazione termica di Ramachandran (es. della pz A, la quale era depressa per aver perso la propria indipendenza, ovvero a causa di eventi dei quali negava contemporaneamente l’esistenza)

32 Paziente D: costellazione paranoide basata sulla proiezione + misoplegia nei confronti della mano sx percepita come un oggetto esterno In questo caso nell’assetto difensivo era predominante l’aspetto proiettivo

33 IPOTESI convessità perisilviana dx: substrato anatomico della rappresentazione concreta dell’oggetto totale veicolo neurofisiologico per la catexi (investimento energetico) oggettuale totale e per la capacità di amore oggettuale maturo

34 «La perdita di questa rappresentazione degli oggetti concreti, inclusa la rappresentazione del nostro corpo nella sua qualità fisica, fondamento per tutte le nostre relazioni d’amore con il mondo oggettuale reale, costituisce una grave ferita che necessariamente comporta una regressione dall’amore oggettuale al narcisismo» (Solms, Kaplan-Solms, 2002, p.176), dove l’Io soggetto equivale al piacere e il mondo esterno è invece dispiacere.

35 Pazienti con danno alla regione ventromesiale frontale: psicosi, sostituzione della realtà esterna con la realtà psichica, atemporalità, processo primario, esenzione dalla contraddizione reciproca Il termine psicosi fu introdotto nel 1845 con il significato di “malattia mentale” o “follia". È un grave disturbo psichiatrico, espressione di una grave alterazione dell'equilibrio psichico dell'individuo, con compromissione dell‘esame di realtà, inquadrabile da diversi punti di vista a seconda del modello di riferimento. I sintomi psicotici sono ascrivibili a: Disturbi di forma del pensiero: alterazioni del flusso ideativo fino alla fuga delle idee e all'incoerenza, alterazioni dei nessi associativi come la tangenzialità, le risposte di traverso, i salti di palo in frasca; Disturbi di contenuto del pensiero: ideazione prevalente delirante; Disturbi della sensopercezione: allucinazioni uditive, visive, olfattive, tattili, somato-cenestesiche, gustative. A questi indicatori si aggiungono: - eloquio disorganizzato (per es. frequenti deragliamenti, incoerenza, “insalata di parole”) - comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico - sintomi negativi, cioè appiattimento dell’affettività, mancanza di eloquio, abulia I disturbi psicotici così come inquadrati dal DSM-IV-TR comprendono la Schizofrenia, il Disturbo Schizofreniforme, il Disturbo Schizoaffettivo, il Disturbo Delirante, il Disturbo Psicotico Breve, il Disturbo Psicotico Condiviso, il Disturbo Psicotico Dovuto a Condizione Medica Generale, il Disturbo Psicotico Indotto da Sostanze ed il Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato

36 corteccia frontale ventromesiale realizzazione fisiologica del processo secondario nel suo complesso
Un disturbo di questa funzione economica interferisce inevitabilmente con il nucleo di influenza della realtà sulla mente, e perciò con la base stessa del principio di realtà, della strutturazione dell’Io, con l’inibizione del Super-Io e con i processi di censura, rimozione, esame di realtà, giudizio, ecc…

37 MODELLI A CONFRONTO (Solms, 2004)
Freud disegnò il suo modello finale della mente nel 1933 (in alto a sinistra). Le linee tratteggiate rappresentano la soglia tra l’elaborazione inconscia e quella cosciente. Il Super-Io reprime le pulsioni istintuali (l’Es), impedendo che queste compromettano il pensiero razionale. Anche la maggior parte dei processi razionali (l’Io) è automatica e inconscia, e dunque solo una piccola parte dell’Io (la forma a bulbo in alto) è libera di gestire l’esperienza cosciente, strettamente legata alla percezione. Il Super-Io media la lotta incessante per il predominio tra Io ed Es. Recenti mappature del cervello (in basso) sono in linea di massima correlate alle idee di Freud. La parte centrale del tronco cerebrale e il sistema limbico – le aree che presiedono agli istinti e alle pulsioni – corrispondono grosso modo all’Es di Freud. La regione ventro-frontale, che controlla l’inibizione selettiva, la regione dorso-frontale, che controlla il pensiero auto-cosciente, e la corteccia posteriore, che rappresenta il mondo esterno, corrispondono all’Io e al Super Io. Corteccia dorsofrontale Corteccia posteriore Corteccia ventrofrontale Tronco cerebrale

38 Il cervello emozionale
Joseph LeDoux Reazioni di difesa: tipiche degli animali inferiori Sentimenti: accompagnano le emozioni e sono tipici degli esseri umani

39 Antonio Damasio Centralità dell’emozione nei meccanismi decisionali della vita quotidiana
Stato dell’emozione (pattern complesso di reazione somatica a una variazione ambientale) Strutture sottocorticali: Amigdala, ipotalamo, tronco cerebrale Stato del sentimento (sentimento di un’emozione) Strutture corticali: Corteccia del cingolo e lobo frontale Stato del sentimento reso conscio (sentimento di sapere di avere un’emozione)

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41 Jack Panksepp Collocazione rigidamente sottocorticale dell’emozione: la partecipazione della neocorteccia ha a che vedere essenzialmente con i processi secondari dell’emozione (interazione cognizione-emozione), mentre gli aspetti fondamentali (emozioni prototipiche di base e aspetti associati) si collocano nei circuiti sottocorticali, filogeneticamente più antichi

42 Tre sistemi motivazionali di base
Piacere sessuale (legato nella specie umana in particolare all’azione del testosterone) Innamoramento (sovrapponibile alla tossicomania; mediato dalla feniletilamina; interessa soprattutto i centri sottocorticali del reward = ricompensa) Attaccamento (connessione dei circuiti dell’ossitocina e della vasopressina con le vie dopaminergiche) consolidamento del legame amoroso Pur essendo distinti fra loro, questi sistemi sono allo stesso tempo interconnessi

43 Il processo decisionale (decision-making)
Kahneman e la Neuroeconomia Integrazione dei «risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza» (Merciai, Cannella, 2009, p.59)

44 Pensiero razionale Massimizzazione dei benefici e minimizzazione dei costi Nella realtà quotidiana molte nostre scelte deviano in continuazione dalla classica direttiva razionale. I meccanismi emozionali sono una componente dei nostri processi decisionali che ha un indubbio vantaggio evoluzionistico e non opera solo con una funzione di disturbo dei processi razionali e logici.

45 I correlati neurali del processo decisionale
«L’aspettativa di una forte ricompensa motiva i soggetti a scegliere un’azione anche ad alto prezzo, e per questo è importante la dopamina della corteccia anteriore del cingolo.

46 L’incertezza degli esiti
può promuovere scelte rischiose e comportamenti di esplorazione, e in questo sembrano essere implicate la noradrenalina e la corteccia orbitofrontale.

47 promuovono la considerazione di ricompense a lunga dilazione,
Ambienti predicibili promuovono la considerazione di ricompense a lunga dilazione, e la chiave di questi comportamenti sono la serotonina e la parte dorsale dello striato, come pure la corteccia prefrontale dorsale.» (K. Doya, 2008, p.414)

48 Situazione decisionale in cui si risponde con un’azione specifica alla comparsa di un determinato stimolo (es. premere il freno quando compare il rosso) corteccia prefrontale Inibizione delle risp impulsive e automatiche provenienti dai meccanismi sottocorticali corteccia prefrontale dorsolaterale dx Situazioni di scelta aperte corteccia frontale mediale

49 L’aspetto sociale del decision-making
Gli uomini e gli animali che vivono in gruppi sociali «non cercano solo di massimizzare il proprio interesse personale, ma spesso anche di aumentare o diminuire il benessere degli altri che li circondano, anche in considerazione dell’immagine che ne ricaveranno in termini dell’altrui giudizio sociale» (Merciai, Cannella, 2009, p.79) INTERAZIONI SOCIALI DI COMPETIZIONE E COOPERAZIONE

50 Teoria dei giochi Dictator game: un dittatore riceve una certa quantità di denaro e ne deve donare una parte a un altro giocatore Ultimatum game: uguale al primo, ma il secondo giocatore può rifiutare l’offerta; in questo caso però entrambi perdono tutto Trust game: un giocatore investe una parte del suo denaro trasferendolo a un altro giocatore, che deve decidere quanto restituirgli di quello che gli ha fruttato tale somma

51 La Neuroetica Dilemmi morali
Personali: footbridge dilemma (decidere se spingere o no una persona sui binari di un carrello coi freni rotti in modo da salvare altre cinque persone) Impersonali: trolley dilemma (decidere se azionare o no uno scambio che devia il carrello su un binario alternativo dove travolgerà una persona invece che cinque)

52 Joshua Greene Marc Hauser
Gioco reciproco delle componenti cognitive e di quelle emozionali nel processo decisionale morale Marc Hauser Il processo decisionale morale è determinato oltre che da aspetti cognitivi ed emozionali da una sorta di GRAMMATICA MORALE UNIVERSALE, in analogia alla Grammatica Generativa Universale teorizzata da Chomsky per il linguaggio

53 Jonathan Haidt Esistenza di due sistemi separati di ragionamento morale: l’intuizione morale, filogeneticamente più antica il giudizio morale, comparso solo dopo l’affermarsi del linguaggio

54 … e il libero arbitrio? «Il clima fortemente improntato all’intuizionismo che caratterizza la neuroetica – così come la sottolineatura delle euristiche in neuroeconomia – e quindi più genericamente la continua riproposizione degli aspetti automatici e inconsci del processo decisionale rende necessaria una qualche riformulazione del problema della libertà delle nostre scelte …» (Merciai, Cannella, 2009, p.101)

55 LA TERZA MORTIFICAZIONE Nell'Introduzione alla Psicoanalisi ( ), Sigmund Freud dichiara di aver assestato "la terza mortificazione" al narcisismo dell'umanità. Copernico, afferma Freud, aveva inferto la prima, strappando la terra dal centro dell'universo, e Darwin la seconda, illustrando la discendenza dell'uomo dalle scimmie. Enfatizzando l'importanza dei processi inconsci nella vita mentale, Freud ritiene di aver assestato la terza e più profonda mortificazione. Secondo lui le nostre caratteristiche più apprezzate - libero arbitrio, razionalità e senso di sé - non sono che mere illusioni, e noi tutti siamo i prodotti di forze psichiche inconsce e incontrollabili.

56 «… In un grande magazzino, immerso nel disordine e nell’oscurità, vengono continuamente riversati i prodotti di una fabbrica sconosciuta. Noi lo percorriamo, e il raggio della lampada che abbiamo in mano rivela in ogni momento oggetti che poco fa non esistevano ancora, o di cui ignoravamo l’esistenza … Ora, noi siamo i soli padroni della fabbrica e del magazzino, e ne siamo legalmente responsabili. Questo da un lato ci rende orgogliosi, dall’altro imbarazzati. Il fatto è che non sappiamo, in realtà, nulla né di quello che succede nell’officina al di là del muro, né di quali saranno i prodotti che nel prossimo istante verranno scaraventati ai nostri piedi: però non possiamo ammetterlo né con gli altri né con noi stessi.

57 Se si tratta di oggetti di poco conto,
Il nostro modo di darci ragione della presenza di questi oggetti segue allora due alternative. Se si tratta di oggetti di poco conto, liquidiamo la loro comparsa con un’alzata di spalle. Se invece compare un oggetto costoso e importante cerchiamo di far credere che è proprio quello che volevamo, e che è stato fabbricato secondo nostre precise istruzioni.» (Jervis, G., 1993, p.228)

58 Psicologia situazionistica
Benjamin Libet L’attività cerebrale connessa alla produzione di un movimento si verifica c.ca 350 msec prima che ci sia consapevolezza della decisione di compiere il movimento stesso D’altra parte, esiste la possibilità che la volontà conscia impedisca una determinata azione interferendo con il processo iniziato dalla corteccia cerebrale Daniel Wegner Teoria della causazione mentale apparente Psicologia situazionistica Sistemi inconsci di guida del nostro comportamento sono continuamente in attività e influenzano la successione dei nostri comportamenti in maniera del tutto impredicibile

59 Vs Patrick Haggard L’intenzione conscia insorge durante il processo di preparazione all’azione, subito dopo che è stata effettuata – in modo inconscio - la scelta tra le varie possibilità disponibili e si riferisce al risultato finale dell’azione e non ai singoli comandi neuronali necessari a produrla

60 … ma allora la coscienza?
Attualmente la tesi più accreditata è quella dell’ esistenza di due sistemi, dialetticamente in equilibrio fra loro: uno bottom-up, che costruisce la perentoria immediatezza delle nostre percezioni e scelte inconsce uno top-down, che vi introduce elementi di flessibilità e di consapevolezza

61 Daniel Stern La coscienza ci consentirebbe di operare con maggiore flessibilità quando le scelte che ci si presentano presuppongono maggiore complessità o quando capita q.sa di nuovo o imprevisto o quando non siamo in grado di soddisfare un nostro bisogno nei modi che ci sono abituali

62 i meccanismi che regolano il nostro comportamento non sono quindi
«Forse i meccanismi che regolano il nostro comportamento non sono quindi intrinsecamente inaccessibili e definitivamente relegati in un’impercorribile regione inconscia della psiche: forse è possibile immaginare che si possa recuperarli tramite l’attività del pensare …» (Merciai, Cannella, 2009, p.116)

63 CONSCIO e INCONSCIO Questo Inconscio non rimosso (inconsapevole perché mai rappresentato e per ciò stesso neanche mai rimosso) può essere suscettibile di RAPPRESENTABILITÀ? Vs RAPPRESENTATO e NON

64 MEMORIA Memoria a breve termine o memoria operativa/di lavoro
Memoria a lungo termine memoria esplicita o dichiarativa memoria implicita o non-dichiarativa

65 Memoria esplicita o dichiarativa
Può essere evocata coscientemente e verbalizzata selettiva/episodica semantica

66 Memoria implicita o non-dichiarativa
Collegata ad esperienze non coscienti né verbalizzabili priming (abilità di un sogg di identificare un ogg visivo o uditivo come il risultato di una precedente esposizione anche se subliminare) memoria procedurale (es. movimenti necessari per determinati sport o per suonare strumenti, azioni quotidiane che vengono compiute automaticamente) memoria emotiva ed affettiva ( memoria per le emozioni vissute durante le prime esperienze affettive del bambino con l’ambiente in cui nasce e in particolare con la madre)

67 Mancia (2007) propone un nuovo modo di concepire l’inconscio rispetto a Freud
Inconscio rimotivo Inconscio non-rimotivo «espressione di una archiviazione preverbale e presimbolica e che pertanto resta al di fuori della coscienza e non raggiunge il livello della significazione linguistica» Memoria emotiva

68 Amnesia infantile Non più legata alla rimozione ma al fatto che alcune zone del cervello si sviluppano solo dopo i tre anni (immaturità ippocampale). Però di quel periodo conserviamo comunque una memoria non consapevole, legata appunto a un diverso sistema di archiviazione.

69 Le esperienze dell’infanzia memorizzate in questa fase preverbale e presimbolica e, proprio per questo, facenti parte della memoria implicita andranno a costituire il nucleo inconscio della personalità del bambino e ne condizioneranno la personalità. Continueranno cioè ad operare anche nell’adulto ritrovandole soprattutto nel transfert e nel sogno, “teatro per eccellenza della memoria”

70 COGNITIVISMO Schemi emozionali:
modalità emozionali di risp di tipo costante e prevedibile, che appartengono al carattere del soggetto e che vengono acquisite nei primi anni di vita modalità dell’attaccamento

71 PSICOANALISI Lo schema emozionale non è caratterizzato soltanto da modalità rigide di risposta, ma può implicare un intreccio di varie modalità - alcune più automatiche e dirette, altre più difensive e adattative - che possono convivere insieme in un intreccio complesso o alternarsi rapidamente RISPOSTE CONSCE RISPOSTE RIMOSSE/INCONSCE RISPOSTE SCISSE (consapevoli ma vissute in un’area separata della coscienza) RISPOSTE INCONSAPEVOLI (non inconsce, ovvero parzialmente consapevoli ma ad alto tasso di automatismo)

72 Il cervello relazionale
Al contrario dell’emozione, che è sostanzialmente la risposta a uno stimolo, la cognizione sociale si caratterizza per il suo aspetto prevalentemente attivo la “rete di default” del cervello (Buckner, 2008)

73 Neuroscienze (cognitive) sociali
Chris Frith e Uta Frith (2007) capacità di imparare sul mondo da altri esseri umani capacità di apprendere su altri esseri umani (pregiudizio, esperienza, intenzioni) possibilità di creare un mondo condiviso capacità di estrarre un significato dai segni sociali nell’ambito della più ampia questione della mentalizzazione (Teoria della mente) questione della coscienza

74 Matthew Lieberman (2007) comprensione degli altri (teoria della mente, empatia) comprensione di sé (riconoscimento di sé, capacità di riflettere sulla propria esperienza, autoconsapevolezza) controllo del proprio comportamento (l’insieme dei processi di regolazione del sé) insieme dei processi che si verificano all’interfaccia fra il sé e gli altri (mirroring e imitazione, atteggiamenti e pregiudizi, costruzione e mantenimento dei legami interpersonali, esclusione e rifiuto sociale, processi decisionali a marcata determinante sociale, cooperazione e competizione)

75 I correlati neurali della cognizione sociale
Lieberman Sistema X (refleXive): cognizione automatica - inconsapevole, immediata e prepotente amigdala, gangli della base, corteccia prefrontale ventromediale, porzione dorsale della corteccia anteriore del cingolo Sistema C (refleCtive): cognizione controllata dalla volontà cosciente corteccia prefrontale laterale, corteccia prefrontale mediale, corteccia parietale laterale, corteccia parietale mediale, lobo temporale mediale, porzione rostrale della corteccia anteriore del cingolo

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77 Saxe Corteccia temporale posteriore + area dell’extra-striato: percezione della forma del corpo umano Solco temporale superiore posteriore: interpretazione del movimento del corpo umano in termini di intenzioni e scopi Giunzione temporo-parietale: ragionamento sui contenuti degli stati mentali Corteccia prefrontale ventrale mediale: empatia emozionale Corteccia prefrontale dorsale mediale: rappresentazione delle relazioni triadiche tra un oggetto e due menti in condizione di attenzione condivisa

78 Possibili differenze nelle diverse culture
«… ci sono aree cerebrali in cui l’attività neurale è la stessa nelle differenti culture. … Ce ne sono altre invece, in cui l’attività neurale dipende fortemente dal background culturale del soggetto …» (Han, S., Northoff, G., 2008, p. 652) «Una delle sfide future sarà … quella di passare dalla medietà di un supposto cervello medio appartenente a un altrettanto ipotetico uomo medio a un approfondito studio di come le caratteristiche individuali dell’esperienza di vita si traducano in caratteristici e - almeno in parte idiosincratici – profili di attivazione corticale, e di come questi meccanismi siano alla base del peculiare modo di esperire il mondo di ognuno di noi.» (Gallese, 2007, p. 203)

79 PSICOANALISI capacità riflessiva mentalizzazione PSICOLOGIA COGNITIVA E NEUROSCIENZE SOCIALI teoria della mente (TOM) metacognizioni neuroni specchio

80 Neuroni mirror Tra gli anni '80 e '90, il gruppo di ricercatori dell'Università di Parma coordinato da Giacomo Rizzolati scoprì che la semplice osservazione di atti compiuti da altri determina nell’osservatore un’immediata attivazione delle aree motorie deputate all’organizzazione e all’esecuzione di quegli atti. Si tratta cioè di una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un'azione sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri (in particolare da conspecifici).

81 La funzione di mirroring non è esclusiva della percezione visiva
Neuroni mirror audio-visivi; suoni legati a movimenti della mano o della bocca attivano le regioni cerebrali della corteccia premotoria implicate nella pianificazione dei movimenti (Keysers e Gazzola, 2006) Neuroni mirror per il tatto e per il gusto; sebbene in senso stretto si intendano mirror solo i neuroni di aree strettamente legate al movimento, sembra che l’uomo possegga sistemi analoghi per esempio per quanto riguarda il tatto o il sentimento del disgusto di fronte a un odore particolarmente sgradevole Immaginazione Imitazione; sia per quanto riguarda la capacità di replicare un atto osservato che appartiene al nostro patrimonio motorio sia per quanto riguarda la possibilità di apprendere per osservazione un nuovo pattern d’azione (es. nelle persone che imparano a suonare la chitarra osservando un professionista) Linguaggio; ampie popolazioni di neuroni mirror si trovano nell’area di Broca

82 Il sistema del mirroring può svolgere ruoli ancora più impegnativi legati alla comprensione dell’intenzione «Non appena vediamo qualcuno compiere un atto o una catena d’atti, i suoi movimenti, che lo voglia o meno, acquistano per noi un significato immediato … appaiono immediatamente iscritti e compresi» nel sistema dei neuroni specchio (Rizzolati, Sinigaglia, 2006)

83 E’ proprio il coinvolgimento delle aree motorie
deputate all’organizzazione e all’esecuzione dei movimenti che «consente di decifrare il significato degli “eventi motori” osservati, ossia di comprenderli in termini di azioni dove tale comprensione appare priva di alcuna mediazione riflessiva, concettuale e/o linguistica, essendo basata unicamente su quel vocabolario d’atti e su quella conoscenza motoria dai quali dipende la nostra stessa capacità di agire.» (Rizzolati, Sinigaglia, 2006)

84 Simulazione incarnata o embodied simulation (Gallese, 2005)
«La nostra capacità di concepire, apparentemente senza alcuno sforzo, che corpi attivi abitano il nostro mondo sociale come persone orientate a dei fini, così come noi stessi lo siamo, dipende dalla costituzione di uno spazio interpersonale condiviso di significati … caratterizzato a livello funzionale dalla simulazione embodied … [embodied non solo perché si realizza su basi neurali ma anche perché utilizza un modello del corpo pre-esistente nel cervello] … meccanismo funzionale cruciale della cognizione sociale.

85 … quando l’organismo si confronta
con l’altrui comportamento intenzionale, produce uno specifico stato fenomenico di sintonizzazione intenzionale (intentional attunement) che genera una peculiare qualità di familiarità con gli altri soggetti, prodotta dal collasso delle altrui intenzioni in quelle dell’osservatore.» (Gallese, V., 2005, pp )

86 Keysers e Fadiga strictly congruent mirror neurons: il che cosa dell’azione osservata broadly congruent mirror neurons: il perché dell’azione osservata Iacoboni logically related mirror neurons: codificano gli atti motori che con più probabilità fanno seguito all’atto osservato

87 Ramachandran mind-reading neurons Keysers e Gazzola (2007) Esistenza di due livelli nella percezione dell’altrui stato mentale automatico e preriflessivo (mirroring) riflessivo e cognitivo (introspezione)

88 Per il gruppo parmense di Rizzolati e Gallese il mirroring potrebbe spiegare anche il fenomeno dell’empatia, come stabilirsi di una corrispondenza tra un sentimento osservato e lo stesso sentimento vissuto per il tramite dei meccanismi inconsci, automatici e pre-dichiarativi della simulazione incarnata Ramachandran Dalai Lama neurons autoconsapevolezza come utilizzo dei neuroni mirror per “guardare a me stesso come se qualcun altro guardasse a me”

89 «… l’attivazione dei neuroni mirror presuppone che la competenza motoria rispecchiata debba essere posseduta dal soggetto: e anche questo è confermato dagli esperimenti, perché - per esempio - il sistema non si attiva quando vediamo abbaiare un cane (un atto che non fa parte del nostro vocabolario di specie) o quando una persona incapace di ballare assiste a un’esibizione complessa di un maestro di danza (l’attivazione è in questo caso modesta …).» (Merciai, Cannella, 2009, p.143) «Il nostro modello richiede esplicitamente che ci siano rappresentazioni vissute nell’esperienza precedente per poter veramente provare come si sente l’altro.» (Preston, S., 2007, p.273)

90

91 Efficacia terapeutica
PRIMA FASE anni ’20 - ’40 Resoconti delle sedute e descrizione dei trattamenti operati dagli stessi terapeuti e, nei casi più fortunati, utilizzo del registratore (Rogers e Gill)

92 SECONDA FASE anni ’50 - ’70 Outcome research Problema dei gruppi di controllo (placebo: lista d’attesa, colloqui informali o di routine oppure condotti da personale non qualificato come infermieri e studenti) Migone individua in particolare due ostacoli: Il placebo può già di per se stesso modificare nel breve periodo lo stato psicologico del pz Alcune scuole psicoterapeutiche considerano “placebo” proprio quello che altre considerano “terapeutico”

93 Box score: le fotocopie degli articoli dei vari studi esaminati venivano messe in tre scatoloni (risultato positivo, negativo o uguale al gruppo di controllo) e poi si guardava quale scatola ne conteneva di più. Veniva dato ugual peso a tutti gli studi, senza riguardo per la dimensione dei campioni e per l’entità dei risultati Meta-analisi: misurava l’effect size in termini di deviazioni standard, ovvero con una misura indipendente dalla dimensione dei campioni

94 Paradosso dell’equivalenza o verdetto di Dodo:
“ Tutti hanno vinto e ognuno deve ricevere un premio ” (da Alice nel paese delle meraviglie) Il paradosso dell’equivalenza ha stimolato la riflessione sui fattori aspecifici del trattamento (Frank, 1961; Parloff, 1985) e la necessità di rivolgersi al processo

95 Elementi “aspecifici” condivisi da tutte le psicoterapie secondo Frank
tipo di rapporto: i terapeuti mostrano interesse per il benessere del pz ed incoraggiano la formazione di una relazione emotiva di fiducia e comunicazione ambiente (setting) della terapia: si fa in modo di creare nello studio o nell’istituzione psicoterapeutica un’atmosfera che incoraggi i pazienti a credere che sono in un luogo sicuro presenza di uno schema concettuale: al paziente viene proposta una spiegazione per i suoi «irrazionali o sconcertanti comportamenti e stati soggettivi», e viene detto come la terapia risolverà i suoi problemi. Le formulazioni devono essere convincenti e comprensibili per il pz, cioè devono essere inserite nella «cosmologia dominante della sua cultura». prescrizione di un insieme di procedure basate sullo schema concettuale: queste procedure costituiscono il veicolo e la giustificazione per il mantenimento del rapporto terapeutico e possono fornire al pz una ulteriore prova della cultura e della competenza del terapeuta. Le tecniche dotate di un notevole impatto o che producono effetti drammatici, come certe alterazioni dello stato soggettivo o di coscienza, sono particolarmente utili per la loro funzione di sollevare il morale del pz

96 TERZA FASE anni ’70 – ’80 Process research: ricerca sui vari aspetti del “processo” della terapia, misurabili anche quando la terapia è in corso e indipendentemente dal risultato (es. studio del rapporto tra l’alleanza terapeutica misurata in varie fasi della terapia con altre variabili quali sesso o età di pz e terapeuta, num sedute, durata terapia, tipo e gravità della diagnosi, caratteristiche di personalità del terapeuta, % di tempo della seduta occupata dalle parole del pz o del terapeuta) Manualizzazione dei vari trattamenti e ricerca sull’aderenza dei trattamenti a una determinata tecnica terapeutica

97 Componenti dei manuali (Migone, 1986, 1994, 1996)
una selezione rappresentativa dei principi di una determinata tecnica psicoterapeutica; esempi concreti di ogni principio, cosicché non vi siano dubbi su cosa si intende con quella tecnica; una serie di scale (rating scales) - utilizzabili da chiunque, terapeuta o osservatore indipendente - che misurano il grado con cui un campione della terapia (ad es. il videoregistrato di alcune sedute scelte a caso) rientra nei principi di quella tecnica

98 QUARTA FASE anni ’ Process-outcome research: studi che mettono in relazione i micro e macroprocessi che avvengono in seduta con i risultati, secondo il punto di vista di quegli autori che affermano che «la ricerca sul processo ha ben poco valore se non viene mai correlata col risultato del processo stesso» (Migone,P., 1996, La ricerca in psicoterapia: storia, principali gruppi di lavoro, stato attuale degli studi sul risultato e sul processo, p. 2)

99 Fattori curativi in psicoterapia dinamica Luborsky (1992)
Alleanza terapeutica Comprensione e formulazione del CCRT (Core Conflictual Relationship Theme – Tema Relazionale Conflittuale Centrale) da parte del terapeuta Accuratezza delle interpretazioni rispetto al CCRT Elaborazione della interiorizzazione dei risultati raggiunti, affinché essi permangano dopo la fine della terapia HSRS (Health-Sickness Rating Scale - Scala salute malattia)

100 Variabili del processo maggiormente legate ad un risultato positivo Orlinsky, Grawe e Parks (1994)
La scelta di un pz adatto a quella determinata tecnica (patient suitability) La collaborazione (cooperativeness) del pz anziché la sua resistenza al trattamento Il legame terapeutico (bond) in senso globale (e la coesione nella terapia di gruppo) Il contributo del pz al legame terapeutico La collaborazione interattiva del pz anziché la dipendenza o il controllo nei confronti del terapeuta L’espressività del pz L’apprezzamento reciproco La capacità di aprirsi da parte del pz anziché la difensività nei confronti del terapeuta La capacità di riconoscere in seduta i passi avanti fatti (therapeutic realizations) La durata della terapia

101 Conclusioni Gli effetti della psicoterapia in generale sono positivi e superano quelli della remissione spontanea e dei gruppi di controllo trattati con “placebo” Esiste una relativa equivalenza nei risultati per un vasto numero di terapie, indipendentemente dalla loro durata e dalle tecniche impiegate I risultati della psicoterapia variano più a causa delle variabili legate alla “persona” del terapeuta e al rapporto paziente-terapeuta che alle tecniche usate In alcuni disturbi specifici sono più efficaci certe terapie rispetto ad altre (es. sintomi psicosomatici e psicoterapia combinata a terapia medica, attacchi di panico e terapie cognitive mirate a correggere le interpretazioni catastrofiche del pz, fobie lievi e terapia comportamentale, schizofrenia e terapia familiare + social skill training, ecc…) E’ dimostrato un ruolo interattivo e sinergico degli psicofarmaci e della psicoterapia

102 Difficoltà della ricerca pre e post-terapia in psicoanalisi
costi e tempi della ricerca attrition, ovvero perdita dei pz alterazione dell’atteggiamento del pz verso il terapeuta a causa della somministrazione di tests prima dell’inizio della terapia (induzione di possibili “transfert paranoidi”, ecc…) difficoltà di misurazione di cambiamenti di tipo “qualitativo”

103 CHAP - Change After Psychoterapy – (Sandell, 1987)
Misurazioni del cambiamento unicamente post-terapia, operabili da chiunque abbia una certa conoscenza del pz attraverso una semplice intervista o colloquio o tramite resoconti scritti o registrati. Al valutatore viene chiesto di risp ad ogni singolo item con 1 = evidente cambiamento, 0,5 = alcuni e/o meno evidenti cambiamenti, 0 = nessuno e/o non evidente cambiamento.

104 Quattro aree indagate:
Miglioramento sintomatologico/tolleranza dei sintomi (13 items; es: i sintomi sono diminuiti in numero, frequenza, durata e intensità; il paziente è meno disturbato dai suoi sintomi; guarda ai suoi sintomi in modo più obiettivo, con più distacco emotivo, curiosità, meraviglia, autoironia, cerca di comprenderli o analizzarli) Capacità adattiva (21 items; es: non evita più le situazioni critiche; osa fare cose che non osava fare prima; ha nuovi interessi e hobbies) Introspezione o self-insight (24 items; es: dice che comprende il significato dei suoi sintomi; è consapevole di fenomeni transferali e di ripetizioni compulsive e può descriverli come tali) Conflitto di base (22 items; es: comprende meglio il problema, è più tollerante verso gli altri; il carattere del pz è modificato; altre persone ritengono che il pz sia cambiato)

105 La psicoterapia cambia il cervello?
Ricerche sui cambiamenti nell’attività funzionale del cervello (Studi di imaging) Ricerche sui cambiamenti neurobiologici (es. fattori neuroendocrini) cambiamento significativo dell’attività funzionale del cervello solo nei sogg con una significativa riduzione dei sintomi clinici cambiamento nell’attività di quelle aree il cui funzionamento anormale sembra sostenere i sintomi clinici (secondo Solms, Turnbull, 2002, essenzialmente lobi prefrontali)

106 LeDoux psicoterapia come rewire the brain, un modo di riorganizzare l’assetto delle connessioni (fenomeno della plasticità cerebrale) «La psicoterapia sostanzialmente usa meccanismi biologici per curare la malattia mentale»

107 «I farmaci … attaccano il problema dal basso verso l’alto,
il terapeuta dall’esterno all’interno e il pz …, con alti e bassi, conquista il suo sé sinaptico» Prospettiva di un’azione complementare dell’intervento farmacologico e di quello psicologico (componente formativa)

108 Nuove prospettive Guidare scelte terapeutiche
Monitorare i progressi dei pz Identificazione di markers cerebrali in grado di predire l’esito del trattamento prima che questo venga messo in atto (es. attività della corteccia anteriore del cingolo per la depressione e della corteccia orbitofrontale per il disturbo ossessivo-compulsivo nella terapia farmacologica)

109 «Se riusciremo ad avere dei marcatori specifici per le malattie psichiatriche e a vedere in che misura i farmaci o la psicoterapia li modificano, potremo avere a disposizione modalità molto efficaci per studiare in che modo combinare i due tipi di intervento: e, nel caso specifico della psicoterapia, a vedere che tipo di psicoterapia è utile per una particolare indicazione, in quali circostanze una terapeuta donna è meglio di un terapeuta maschio o un orientamento teorico è preferibile ad un altro. Così saremo in grado di costruire una scienza della psicoterapia, il che credo avverrà nei prossimi anni» (Kandel, 2008)

110 Zennaro (2006) parla addirittura di QUINTA FASE nella ricerca sull’efficacia terapeutica integrazione concettuale tra diversi modelli Principio della consilience (Wilson, 1988): costruzione di convergenze esplicative tra teorie, che possano integrare in modo armonico le varie conoscenze che differenti discipline propongono dei medesimi ambiti di realtà Teoria intercampo (Darden e Maull, 1977): individuare le relazioni tra fenomeni studiati da due differenti campi di ricerca Modello biopsicosociale (Engel, 1977)

111 Neurologia Psicologia Psicoanalisi 1. cellule
1. apprendimento non associativo 1. Organizzazione del non Sé nel Sé 2. sinapsi 2. apprendimento associativo 2. Io inconscio, Simboli I 3. circuiti speciali e sistemi sensoriali 3. memorie procedurali, linguaggio 3. Io preconscio 4. sistemi corticali + circuiti e reti neurali 4. processi simbolici, memoria dichiarativa, rappresentazione, linguaggio 4. Io conscio, Simboli II

112 Confronto, non incorporazione. Integrazione, reciproco apporto
alla conoscenza delle funzioni della mente; reciproco rispetto dei limiti metodologici ed epistemologici di ciascuna disciplina: questa la norma che regola il mio pensiero interdisciplinare e che mette a confronto per un reciproco arricchimento le Neuroscienze e la Psicoanalisi. (Mancia, 2006, Psicoanalisi e Neuroscienze, p.1)

113 E’ una speranza bella, semplice e possibile
quella di una frequentazione tra psicoanalisi e scienza nutrita di rispetto, curiosità, consapevolezza della propria identità e di quella dell’altro; e - soprattutto - esente da entrambe le parti di ogni pretesa ad un sapere egemone e totale. (Argentieri, 2001, p.159)


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