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CARITAS DIOCESANA DI ALGHERO - BOSA 2 OTTOBRE 2015 ORE 16,00 L’osservatorio delle povertà e delle risorse.

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1 CARITAS DIOCESANA DI ALGHERO - BOSA 2 OTTOBRE 2015 ORE 16,00 L’osservatorio delle povertà e delle risorse

2 L’ Organismo pastorale della Chiesa con prevalente funzione pedagogica. La Caritas educa ad essere segno dell’amore di Dio. La Caritas è

3 La catechesi annuncia La liturgia celebra La Caritas anima la testimonianza della carità. Il Servizio pastorale della Caritas si coordina con il Servizio pastorale delle altre due funzioni vitali della Chiesa, catechesi e liturgia.

4 IL METODO CARITAS ASCOLTAREOSSERVARE DISCERNERE ANIMARE PER ASCOLTAREOSSERVARE DISCERNERE ANIMARE PER

5 Cosa significa: animare? Il metodo Caritas : ascoltare osservare, discernere ha senso se adottato, in termini di animazione, perché permette di conoscere in profondità i bisogni dei fratelli e coinvolgere la comunità, al fine di dare risposta a queste istanze. “ANIMARE” è sinonimo di “suscitare”, “stimolare”, “guidare” le comunità e i singoli membri. Significa anche “SCUOTERE”, soprattutto se attraverso il discernimento si ravvisano delle cose che non vanno. “ANIMARE” significa offrire l’ occasione di offrire Ma è vera animazione solo se fa cessare il discorso della delega ad un gruppo di “patiti della carità” e coinvolge in prima persona tutta la comunità.

6 Destinatari ed ambiti  Le attenzioni della Caritas sono : i poveri – la Chiesa – il territorio/mondo, da cui tre ambiti di sostegno: Centri di Ascolto, Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, Laboratorio Caritas Parrocchiali.

7 Il Centro di Ascolto (CdA)  E’ lo strumento privilegiato di incontro, ascolto, relazione, presa in carico, accompagnamento e promozione dei poveri. Osservatori Povertà e Risorse (OPR)  E’ lo strumento di osservazione ampia e approfondita, finalizzata alla ricerca e all’individuazione delle cause di povertà e delle possibili risposte. Laboratorio per la promozione delle Caritas parrocchiali  E’ un gruppo di lavoro interpastorale promosso dalla Caritas Diocesana, quale strumento privilegiato per l’animazione e l’accompagnamento delle comunità parrocchiali e del territorio. I tre ambiti

8 Osservatorio delle Povertà e delle Risorse  Genesi  Identità  Funzioni

9 La genesi dello strumento Loreto 1985 Secondo Convegno Nazionale Ecclesiale “ …Dobbiamo inoltre acquisire un'adeguata competenza nella lettura dei bisogni, delle povertà, dell'emarginazione: un osservatorio permanente, capace di seguire le dinamiche dei problemi della gente e di coinvolgere direttamente la comunità ecclesiale in modo scientifico, non dovrebbe mancare in nessuna chiesa locale" dalla Nota pastorale della CEI “La Chiesa in Italia dopo Loreto”(n.22)

10 Gli obiettivi dello strumento 1/3 N. 1: Coerentemente alle indicazioni contenute nella nota pastorale La Chiesa in Italia dopo Loreto, l’obiettivo prioritario dell’Osservatorio è la rilevazione sistematica delle situazioni di povertà, di disagio, di emarginazione presenti sul territorio e delle loro dinamiche di sviluppo. Ciò è possibile grazie ad un lavoro di carattere interdisciplinare, attraverso interventi conoscitivi rivolti al territorio diocesano nel suo complesso, volti a ricostruire lo scenario complessivo dei problemi, con la necessaria attenzione ai “segnali deboli” legati all’insorgere di nuove marginalità

11 Gli obiettivi dello strumento 2/3  N. 2: Complementare al primo obiettivo è la creazione e l’aggiornamento continuo della mappa dei servizi pubblici e privati esistenti sul territorio diocesano. Tale mappa che, necessita di essere continuamente aggiornata, dovrebbe comprendere anche le risorse potenzialmente attivabili sul territorio(es. strutture sociali, sportelli pubblici e/o privati, realtà del terzo settore, ecc.) Sarebbe anche opportuno che l’osservatorio fornisca il quadro della legislazione sociale esistente (leggi nazionali e regionali, delibere comunali, piani socio-assistenziali, piani di zona, ecc.), in modo da percepire in quale direzione si evolvono le risposte delle istituzioni civili

12 Gli obiettivi dello strumento 3/3 N. 3: I primi due obiettivi sono funzionali al terzo, ovverosia fornire alla comunità cristiana adeguati strumenti di valutazione della realtà sociale, con particolare attenzione alla situazione di chi è in difficoltà e di chi vive ai margini della società Infine, l’osservatorio intende assicurare alla comunità ecclesiale gli elementi di discernimento per valutare la propria tipologia di presenza e di servizio (si sta davvero facendo un servizio ai poveri? È un servizio valido, efficace, anche di tipo preventivo? Si è presenti nelle situazioni di disagio?) Attraverso il perseguimento di questi obiettivi, l’osservatorio in realtà si prefigge di aiutare la comunità a leggere i bisogni, la loro gravità, le loro cause e a coglierne i loro sintomi. Inoltre, vuole offrire i criteri per valutare la qualità dei servizi in rapporto alla tipologia dei bisogni emergenti e la loro adeguatezza in rapporto alla dislocazione dei bisogni.

13 Le caratteristiche dell’OPR 1/2  a) L’attenzione specifica alla povertà, al disagio, all’emarginazione. L’oggetto di lavoro è costituito da questi fenomeni. Non va perciò confuso con altre realtà simili.  b) L’ecclesialità e il coinvolgimento della comunità ecclesiale in tutte le fasi del lavoro. Il soggetto interpellato è tutta la comunità. L’Osservatorio perciò non può ridursi ad un’operazione isolata di specialisti ai quali la comunità ha delegato un compito suo proprio. Inoltre, avendo l’osservatorio l’obiettivo di favorire la scelta dei poveri e di ridare loro piena dignità, è bene che il lavoro preveda il loro coinvolgimento, il loro ascolto (direttamente ed attraverso coloro che vivono ed operano con essi).  c) La dinamicità. E’ facilmente comprensibile che il lavoro dell’Osservatorio non può esaurirsi nella raccolta “una tantum”di alcuni dati. Deve invece essere in grado di recepire continuamente il “nuovo”che emerge dalla società.

14  d) La territorialità. L’Osservatorio non si rivolge indistintamente a tutte le realtà e a tutti i problemi, ma ha come riferimento un ambito preciso: i fenomeni di povertà, di disagio, di emarginazione che si manifestano in un determinato territorio.  e) La continuità. L’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse è uno strumento permanente, assume cioè un significato di stabilità e diventa uno strumento che gradualmente i soggetti e le agenzie che svolgono delle funzioni di responsabilità per la comunità considerano indispensabile.  f) La promozione e l’animazione. Il frutto di questo servizio sarebbe vano se non promuovesse stili di vita (personale e non solo) improntati alla giustizia sociale, all’impegno solidaristico e all’azione protesa a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della comunità Le caratteristiche dell’OPR 2/2

15 Le fasi di lavoro dell’OPR  1)individuazione delle aree di lavoro.  2)creazione di uno staff e programmazione.  3)raccolta, trattamento ed analisi dei dati.  4)valorizzazione dei dati (elemento promozionale).  5)verifica (elemento di collaborazione e di denuncia).

16 Il tentativo di definire la povertà  Chi sono i poveri?  Che cos’è la povertà?

17 Alcuni nostri atteggiamenti verso i poveri  li prendiamo in considerazione quando disturbano  abbiamo paura ad avvicinarli  ignorandoli ne neghiamo i diritti

18 Il Povero ?  IL Povero è una persona che ha un nome, un volto, una storia, un luogo dove vive.  Il Povero è il nostro prossimo.  Per il cristiano il povero è suo fratello

19 La povertà può essere definita in due modi:  in termini di privazione assoluta, ossia come mancanza dei mezzi di sostentamento fondamentali  o in termini di privazione relativa, ossia come incapacità di mantenere il tenore di vita al livello comune nella società

20 La privazione assoluta  Questo concetto si riferisce alla situazione in cui una persona non riesce a far fronte ai bisogni fondamentali che riguardano le cure mediche, cibo e acqua, l’abitazione e il vestiario  E’povero, in termini assoluti, un individuo o una famiglia che mancano dei mezzi di sostentamento fondamentali per la sopravvivenza.

21 La privazione relativa  Questo concetto si riferisce alla situazione in cui una persona, pur riuscendo a procurarsi i mezzi di sostentamento essenziali, non è in grado di mantenere il tenore di vita al livello considerato normale nella società.  Si tratta in un certo senso di una definizione più realistica. Per esempio, la fornitura domestica dell’energia elettrica si può considerare come non assolutamente necessaria la maggioranza della popolazione mondiale non ne dispone ma, nella nostra società è ritenuta una necessità e non un lusso

22 Verso una definizione più evoluta: la “teoria multidimensionale”  I modi di intendere la povertà non si esauriscono nella distinzione tra privazione assoluta e privazione relativa. Il quadro concettuale, sviluppato in Italia è assai più ampio e articolato.  Nella molteplicità degli approcci ci limitiamo ad accennare alla teoria multidimensionale della povertà che, accanto alla dimensione economica (attraverso cui si assegna al reddito la funzione di indicatore di una situazione globale più complessa), mette in primo piano altre variabili …

23 la povertà come “marginalità e vulnerabilità”  Fra le altre variabili da considerare vi sono: le condizioni di salute, l’istruzione, il lavoro, le relazioni familiari, il benessere psicologico e morale, ecc.  La concezione della povertà come marginalità, è imperniata sulle relazioni che i gruppi sociali più deboli sviluppano come autodifesa dando luogo al sorgere della “cultura della povertà”(oggi si parla, opportunamente, di “carriere di povertà”o di “percorsi di esclusione sociale”).

24 Accanto al concetto di “povertà” consideriamo le AREE DEL DISAGIO E DELLA SOFFERENZA Devianza Nomadismo Detenzione Sanità Dipendenze da sostanze Psicopatologie Minori a rischio Terza età Disabilità Conflitti familiari IMMIGRAZIONEMANCANZA DI LAVORO Problemi giovanili

25 25 Povertà economica e relazionale grave Povertà temporanea Povertà stabile Benessere Risalita faticosa, lenta etalvolta irrealizzabile Caduta facile e veloce

26 CHE FARE ? Uscire e andare incontro ai poveri

27  Nel CdA diocesano e in quelli parrocchiali  Alla mensa  Nelle strutture di accoglienza per detenuti, rifugiati, migranti, ammalati psichici,…  Nei luoghi di distribuzione viveri e vestiario  A scuola  ………… 27 In quali luoghi la Caritas incontra i poveri?

28 Con quali modalità si va incontro ai poveri? A prescindere dai luoghi e dal servizio offerto il metodo con il quale si va incontro ai poveri è (o almeno dovrebbe essere) sempre lo stesso: Ascoltare Osservare Discernere 28

29 Il metodo: ascoltare, osservare, discernere Non è una prerogativa del Centro di ascolto ma è uno stile che, in tutti i luoghi della Caritas deve caratterizzare l’incontro tra gli operatori ed i fratelli in difficoltà e che consente di acquisire conoscenze e realizzare strumenti per sensibilizzare la comunità 29

30 30 Il dossier sulla povertà ed esclusione sociale è uno degli strumenti di cui si serve la Caritas per sensibilizzare la comunità…

31 Che cosa è il Dossier Caritas? È l’esito delle ricerche sui fenomeni di disagio ed esclusione sociale rilevati attraverso  l’ascolto  l’osservazione  il discernimento delle storie dei principali protagonisti, cioè i poveri, gli ultimi della fila, coloro che stanno al margine della società.

32 Come si registrano i dati dei centri di ascolto? Compilando una scheda utilizzata in tutto il territorio nazionale Archiviando i dati e inviandoli ai Centri di raccolta dati diocesani, regionali e nazionali

33 Promozione o assistenzialismo? 33  L’ assistenzialismo essendo una degenerazione di ciò che dovrebbe essere l’assistenza pubblica ha il solo risultato di produrre “esseri dipendenti e certamente non liberi”. Stanziare dei fondi senza un piano efficace per il loro utilizzo serve solo a cronicizzare il problema e ad aggravarlo. (Non si può pensare di riempire un secchio bucato senza prima averlo riparato).  Sarebbe quindi opportuno, prima ancora di provvedere al loro mantenimento, pensare interventi educativi che consentano l’inserimento nella società da cittadini attivi e protagonisti della loro vita. ( Promozione)

34 la povertà, il disagio, la sofferenza, l’emarginazione, l’esclusione, la solitudine, ecc. non sono questioni di carattere assistenziale. Sono invece questioni che riguardano il tipo e la qualità delle relazioni(dirette o indirette, spontanee o strutturate) tra le persone, i gruppi sociali, le comunità, i popoli. Sono questioni strettamente correlate alla capacità degli uomini e delle donne di vivere relazioni di amore. La povertà e le relazioni

35 L’esclusione sociale non è un destino ineluttabile o un “patrimonio da ereditare”, bensì un effetto di certi meccanismi sociali, economici e politici, che ogni uomo e ogni cristiano hanno il dovere di modificare.

36 Dietro un diritto negato ad un minore c’è sempre almeno un adulto che non ha fatto il proprio dovere. 36

37 Distribuzione della popolazione nei comuni della Diocesi di Alghero Bosa raggruppati per foranie


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