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Psicologia e Neuroscienze: La colorazione emotiva della coscienza

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Presentazione sul tema: "Psicologia e Neuroscienze: La colorazione emotiva della coscienza"— Transcript della presentazione:

1 Psicologia e Neuroscienze: La colorazione emotiva della coscienza
Teorie delle emozioni Il processo automatico dell’emozione Sentirsi spaventati: La consapevolezza di essere in pericolo Il ruolo del linguaggio nei sentimenti Dalla teoria alla pratica: La colorazione emotiva della relazione Slide tratte da: Lepore, M. (2007). Introduzione alla neuropsicologia. Gli errori cognitivi nella normalità e nella patologia. Milano: Franco Angeli.

2 Capitolo 1 Teorie delle emozioni

3 Emozioni, sentimenti e coscienza
L’emozione esiste indipendentemente dalla sua esperienza cosciente (Damasio 1994). Quando si è emotivamente eccitati, di solito si sente qualcosa, si sente l’emozione. Il sentimento (feeling) è l’emozione (emotion) di cui si è consapevoli al momento.  I sentimenti richiedono di essere consapevoli delle emozioni. Damasio, A. R. (1994). Descartes’ error: Emotion, Reason, and the Human Brain. New York, NY: Putnam’s Sons.

4 Emozioni  Sentimenti 
«sono programmi di azione complessi e in larga misura automatici, messi a punto dall'evoluzione» (Damasio, 2010). Sentimenti  «sono perce­zioni composite di quello che accade nel nostro corpo e nella nostra mente quando ha luogo un’emozione» (Damasio, 2010). Damasio, A. R. (2012). Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente (3th ed.). Milano, IT: Adelphi. Damasio, A. R. (2010). Self Comes To Mind: Constructing The Conscious Brain. New York, NY: Pantheon Books.

5 Il tempo delle emozioni
Rudrauf e Damasio (2009) hanno indagato l’andamento temporale delle emozioni e dei sentimenti  Dal momento in cui gli stimoli (immagini piacevoli/spiacevoli) sono elaborati nelle cortecce visive fino a quello in cui i soggetti riferiscono l’affiorare dei sentimenti, passano quasi 500 ms, ossia ½s: molto o poco? In termini di tempo cerebra­le si tratta di un intervallo enorme, se si pensa che un neurone può scaricare in circa 5 ms; In termini di tempo della mente cosciente non è molto. Esso si colloca fra i circa 200 ms necessari per avere coscienza di una configurazione a livello percettivo, e i 700/800 ms che oc­corrono per elaborare un concetto. Rudrauf, D., Lachaux, J.-P., Damasio, A., Baillet, S., Hugueville, L., Martinerie, J., Renault, B. (2009). Enter feelings: Somatosensory responses following early stages of visual induction of emotion. International Journal of Psychophysiology, 72(1), doi: /j.ijpsycho

6 Visual Masking Affect Misattribution Procedure
Il mascheramento visivo  è la riduzione o l’eliminazione della visibilità (cosciente o liminare) di un breve (≤ 50 ms) stimolo, chiamato target, con la presentazione di un secondo breve stimolo, chiamato maschera ( al_masking). Affect Misattribution Procedure (AMP)  elaborata da Payne è una misura implicita di un atteggiamento. Ogmen, H., & Breitmeyer, B. (2007). Visual masking. Scholarpedia, 2(7), doi: /scholarpedia.3330 Affect Misattribution Procedure (AMP) elaborata da Payne «La affect misattribution procedure può essere descritta come una misura implicita in almeno due sensi. Primo, è implicita nel senso che è una misura indiretta (cfr. Campbell, 1950). I partecipanti non sono pregati di indicare esplicitamente i loro atteggiamenti, ma gli atteggiamenti sono invece dedotti dal comportamento. In secondo luogo, l’AMP misura le influenze degli atteggiamenti sul comportamento che persistono nonostante le intenzioni dei partecipanti» (Payne, B. K., Cheng, C. M., Govorun, O., & Stewart, B. D. (2005). An inkblot for attitudes: affect misattribution as implicit measurement. Journal of Personality and Social Psychology, 89(3), pag. 278).

7 Teorie dell’emozione: James e Damasio
«Noi scappiamo via da un orso perché siamo spaventati o siamo spaventati perché scappiamo via?» (James, 1884). La critica di Damasio (2010) a James  Per James, dapprima vi era la percezione del fatto eccitatorio (lo stimolo emozionalmente competente) e poi seguivano direttamente le modificazioni corporee. Sebbene le cose possano effettivamente an­dare cosi, dalla rapida percezione all’innesco dell’emo­zione, vi è tuttavia la tendenza a interporre alcuni pas­saggi di valutazione: un'operazione che filtra e incanala lo stimolo mentre esso penetra nel cervello e viene infine condotto alla regione innescante. Lo stadio della valutazione può essere brevissimo e non cosciente, ma deve essere riconosciuto. James, W. (1884). What is an Emotion? Mind, 9(34), 188–205. Lange, C. (1885). The Emotions. In E. Dunlap (Ed.), The Emotions (2nd ed., pp ). Baltimore, MD: Lange C (1885). The emotions. In Dunlap E, editor, The Emotions. Williams and Wilkins, Baltimore. Schachter, S. (1975). Cognition and centralist-peripheralist controversies in motivation and emotion. In M. S. Gazzaniga & C. B. Blakemore (Eds.), Handbook of Psychobiology (pp ). New York, NY: Academic Press. Schachter, S., & Singer, J. (1962). Cognitive, social, and physiological determinants of emotional state. Psychological Review, 69(5), 379–399. doi: /h Damasio, A. R. (2012). Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente (3th ed.). Milano, IT: Adelphi.

8 Teorie dell’emozione: James e Cannon
La teoria periferica (James e Lange) fu criticata dal fisiologo Cannon che riteneva che le risposte del corpo fossero troppo lente e non specifiche (Cannon, 1927, 1929). I sentimenti si verificano quando le informazioni sensoriali dello stimolo sono integrate nella corteccia cerebrale con le informazioni all’interno del cervello circa l’eccitazione emotiva. Quindi, in contrasto con James e Lange, l’informazione non è l’esito di un feedback corporeo, ma è completamente nel cervello. La regione del cervello responsabile del segnale emotivo è l’ipotalamo. James, W. (1884). What is an Emotion? Mind, 9(34), 188–205. Lange, C. (1885). The Emotions. In E. Dunlap (Ed.), The Emotions (2nd ed., pp ). Baltimore, MD: Lange C (1885). The emotions. In Dunlap E, editor, The Emotions. Williams and Wilkins, Baltimore. Schachter, S. (1975). Cognition and centralist-peripheralist controversies in motivation and emotion. In M. S. Gazzaniga & C. B. Blakemore (Eds.), Handbook of Psychobiology (pp ). New York, NY: Academic Press. Schachter, S., & Singer, J. (1962). Cognitive, social, and physiological determinants of emotional state. Psychological Review, 69(5), 379–399. doi: /h

9 Teorie dell’emozione: Le teorie cognitive
Schachter e Singer (1962; 1975) rivisitarono il dibattito James- Cannon  Sebbene il feedback corporeo non sia specifico, resta essenziale per attivare i processi cognitivi che interpretano l’eccitazione alla luce del contesto ambientale. La maggior parte delle teorie cognitive successive hanno sostenuto che il feedback corporeo non è essenziale per i sentimenti e che ciò che definisce una sensazione è semplicemente una valutazione cognitiva della situazione. Attraverso l’elaborazione cognitiva determiniamo la valenza (positiva o negativa), la categoria (pauroso, frustrante, allegro), intensità (eccitazione alta o bassa), causa, grado di controllo, e così via di una situazione emotiva. James, W. (1884). What is an Emotion? Mind, 9(34), 188–205. Schachter, S. (1975). Cognition and centralist-peripheralist controversies in motivation and emotion. In M. S. Gazzaniga & C. B. Blakemore (Eds.), Handbook of Psychobiology (pp ). New York, NY: Academic Press. Schachter, S., & Singer, J. (1962). Cognitive, social, and physiological determinants of emotional state. Psychological Review, 69(5), 379–399. doi: /h

10 Teorie dell’emozione: La teoria di LeDoux
Abbiamo un sentimento (facciamo esperienza cosciente di un’emozione) quando la corteccia cerebrale integra le informazioni sensoriali di uno stimolo esterno con informazioni emotive elaborate a livello subcorticale (LeDoux, 2008). «I argue that the requirements of a feeling are the creation of an episodic representation of an emotional event and the direction of attention to that representation. I then propose that these requirements are met by the set of cognitive functions called working memory» (LeDoux, 2008). LeDoux, J. E. (2008). Emotional colouration of consciousness: How feelings come about. In L. Weiskrantz & M. Davies (Eds.), Frontiers of Consciousness: Chichele Lectures (pp. 69–130). Oxford, UK: Oxford University Press.

11 Capitolo 2 Il processo automatico dell’emozione

12 Processi automatici, processi controllati
Non siamo consapevoli di tutte le elaborazioni che avvengono nei nostri sistemi sensoriali; la consapevolezza avviene solo per quelle cose a cui prestiamo attenzione. Un processo automatico avviene inconsciamente, senza sforzo, in parallelo su più sistemi di elaborazione, non è soggetto a interferenze di altri compiti cognitivi e non è limitato dalla capacità della memoria a breve termine o di lavoro. Un processo controllato al contrario richiede attenzione, coinvolge la coscienza, è limitato dalla capacità della memoria a breve termine ed è soggetto a distrazione. Wolfe, J. M., & Bennett, S. C. (1997). Preattentive object files: shapeless bundles of basic features. Vision Research, 37(1),

13 Le emozioni primarie Le emozioni di base (primarie) sono 
paura, rabbia, gioia, disgusto, sorpresa, tristezza e dolore, organizzate in maniera innata, comuni tra i mammiferi, suscitate automaticamente o inconsciamente, espresse in maniera simile da tutti gli esseri umani indipendentemente dalla cultura, mediate da sistemi neurali distinti.

14 Evidenze di risposte emotive innate
Cunningham et al (1995)  In uno studio cross-culturale, persone di razze diverse concordano nel valutare l’attrattività di volti di donne asiatiche, ispaniche, nere e bianche. Langlois et al (1990, 1991)  Dei bambini piccoli hanno guardato più a lungo diapositive di donne più attraenti rispetto a quelle che lo erano meno. Bambini di 12 mesi hanno giocato più a lungo con una bambola attraente piuttosto che con una poco attraente. Cunningham, M. R., Roberts, A. R., Barbee, A. P., Druen, P. B., & Wu, C.-H. (1995). “Their Ideas of Beauty Are, on the Whole, the Same as Ours”: Consistency and Variability in the Cross-Cultural Perception of Female Physical Attractiveness. Journal of Personality and Social Psychology, 68(2), 261–279. doi: // Langlois, J. H., Ritter, J. M., Roggman, L. A., & Vaughn, L. S. (1991). Facial diversity and infant preferences for attractive faces. Developmental Psychology, 27(1), doi: / Langlois, J. H., Roggman, L. A., & Rieser-Danner, L. A. (1990). Infants’ differential social responses to attractive and unattractive faces. Developmental Psychology, 26(1), 153–159. doi: //

15 Elaborazione inconscia di minacce: Un esempio: la blindsight (Weiskrantz, 1997)
Hamm et al (2003) hanno dimostrato che non c’è bisogno di una visione cosciente (rappresentazione corticale) per apprendere stimoli paurosi. Un paziente con cecità corticale a causa di un ictus  i suoi occhi sono in grado di ricevere stimoli visivi, ma la parte primaria della sua corteccia visiva è stata distrutta. È cieco. Ma se gli mostrate delle immagini di volti umani arrabbiati o felici, egli, così come altri pazienti con questo tipo di lesione cerebrale, può indovinare di che tipo di emozione si tratti. Quando un paziente viene scannerizzato tramite una fMRI mentre svolge questo compito, la parte destra della amigdala diviene attiva. L’amigdala non è collegata con il centro del linguaggio. Il paziente non ha avuto bisogno della mente cosciente per riconoscere l’emozione! Weiskrantz, L. (1997). Consciousness Lost and Found: A Neuropsychological Exploration. Oxford, UK: Oxford University Press. Hamm, A. O., Weike, A. I., Schupp, H. T., Treig, T., Dressel, A., & Kessler, C. (2003). Affective blindsight: intact fear conditioning to a visual cue in a cortically blind patient. Brain, 126(Pt 2), doi: /brain/awg037 Gazzaniga, M. S. (2009). Human Quel che ci rende unici. Roma Raffaello Cortina. (pp ; 220). Gazzaniga, M. S. (2008). Human The Science Behind What Makes Us Unique. New York, NY Ecco Press.

16 Emotions and blindsight
/watch?v=GwQe_FH1i1w& feature=player_detailpage

17 Emozioni di ordine superiore
empatia, gelosia, senso di colpa, ecc. sono meno comuni tra le specie animali; sono cognitivamente mediate piuttosto che suscitate automaticamente; meno rigidamente espresse nel corpo; sono principalmente determinate da apprendimento e fattori sociali e possono differire tra le diverse culture.

18 La paura come modello La paura 
È la capacità di individuare e rispondere al pericolo, esito di un adattamento comportamentale. Questa capacità è trasmessa in comportamenti e processi neurobiologici nel corso della storia evolutiva dei mammiferi. Il sistema cerebrale che media queste capacità è chiamato il sistema della paura (fear system). Quando questi comportamenti adattativi diventano coscienti li chiamiamo tecnicamente sentimenti di paura (fearful feeling).

19 Il sistema di paura Rispondere alle minacce è essenziale a un organismo. A differenza del mangiare, dormire, fare sesso o altre attività, la risposta a minacce non può essere rinviata. C’è un’urgenza nell’affrontare una minaccia che è assente nella maggior parte delle altre emozioni. Il sistema di paura è programmato dall’evoluzione a rispondere alle minacce tipiche di una specie e dall’apprendimento a rispondere agli stimoli che sono pericolosi o predittivi di un pericolo. Questo sistema può funzionare indipendentemente dalla consapevolezza e quindi senza avere prima una emozione cosciente.

20 Risposte automatiche alla paura
Nei mammiferi stimoli minacciosi elicitano risposte protettive cablate (hardwired) nel cervello e nel corpo che comportano la mobilitazione di risorse cerebrali e il reindirizzamento dell’attenzione verso la minaccia.  Nel corpo: reazioni comportamentali (congelamento, fuga, posture del viso), risposte del sistema nervoso autonomo (modifica della distribuzione del flusso di sangue, cambiamenti della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, aumento della frequenza respiratoria, l'attività delle ghiandole del sudore) risposte endocrine (rilascio di ormoni ipofisari-surrene). Nel cervello: Attivazione dei sistemi eccitatori che aumentano il livello di attivazione e recettività alla stimolazione dei neuroni nelle regioni obiettivo. Monopolizzazione delle risorse attentive focalizzate sulla minaccia e soppressione di altre concorrenti esigenze esterne e interne. Sono risposte innate a stimoli incondizionati che possono essere condizionate.

21 Il ruolo dell’amigdala
È coinvolta nell’elaborazione (apprendimento e memoria) di stimoli minacciosi e nella reazione (non azione) ad essi. L’elaborazione cosciente di uno stimolo emotivo non è necessaria per l'elaborazione emotiva. Ha collegamenti diretti con vaste aree corticali, cosicché una volta che l’amigdala si attiva influenza ciò che queste aree stanno elaborando. È connessa con il sistema eccitatorio, influenzando l’eccitabilità di vaste aree corticali. Gli stimoli emotivi, tramite l'amigdala, possono influenzare l’attenzione e la percezione. Ad esempio, studi di brain imaging mostrano che l’attivazione dell’amigdala alla paura non dipendente se le facce sono poste nel focus attentivo. L’amigdala risponde alla paura automaticamente e prima della consapevolezza (Dolan e Vuilleumier, 2003). Dolan, R. J., & Vuilleumier, P. (2003). Amygdala automaticity in emotional processing. Annals of the New York Academy of Sciences, 985, doi: /j tb07093.x

22 Ipotalamo e corteccia prefrontale
L’ipotalamo  È coinvolto nell’elaborazione di stimoli incondizionati di paura (facce spaventate o arrabbiate sono stimoli incondizionati). Corteccia prefrontale  È coinvolta nella regolazione delle emozioni.

23 Stimoli incondizionati e condizionati della paura
Stimoli incondizionati della paura  attivano il sistema della paura senza un precedente apprendimento: sono innati. Stimoli condizionati della paura sono appresi quando si associano a stimoli incondizionati. Stimoli di paura incondizionati e condizionati, attraverso l’elaborazione del sistema della paura, possono rafforzare l’apprendimento di nuove risposte strumentali che riducono o terminano l’esposizione allo stimolo condizionato o incondizionato.

24 Esempio di stimoli incondizionati e condizionati della paura negli animali 1
David(1925) and Ann Premack (2000) in Waiting for Manifesto 2 riportano alcuni studi sul cercopiteco condotti da Robert Seyfarth: Il dominio del problema è  il predatore, Stimoli incondizionati sono  i rapaci, i leopardi e i serpenti, in presenza dei quali esso invia 3 differenti richiami. Il piccolo cercopiteco non apprende la risposta a questi stimoli incondizionati. Impara invece a come definire in modo dettagliato i membri delle categorie paurose. Premack, D., & Premack, A. J. (2000). Waiting for Manifesto 2. Behavioral and Brain Sciences, 23(5), 784–785. doi: /S X Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

25 Esempio di stimoli incondizionati e condizionati della paura negli animali 2
Ad esempio  un giovane cercopiteco può erroneamente emettere il richiamo per i rapaci in risposta al falco (che somiglia al vero predatore), il richiamo per il serpente in risposta a serpenti inoffensivi e il richiamo del leopardo in risposta ad altri animali di terra che non rappresentano un pericolo. Esso corregge questi errori, imparando a limitare il richiamo all’animale giusto all’interno di ciascuna categoria e a rispondere più velocemente. Tuttavia, anche quando il cercopiteco emette il suo primo richiamo non confonde tra loro le categorie, ad esempio non invia il richiamo per il serpente a un uccello ecc. I cercopitechi non apprendono la struttura dello spazio del problema. Essi nascono già con la struttura. Premack, D., & Premack, A. J. (2000). Waiting for Manifesto 2. Behavioral and Brain Sciences, 23(5), 784–785. doi: /S X Gazzaniga, M. S. (1999). La mente inventata. Le basi biologiche dell'identità e della coscienza. Milano: Guerini.

26 Can Monkeys Talk? Robert Seyfarth (2010) 
Can Monkeys Talk? om/watch?v=3lsF83rH KFc Robert Seyfarth describes how monkey calls used by Vervet Monkeys might be precursors to language.

27 Risposte innate a stimoli paurosi: Il precipizio visivo
Gibson & Walk (1960)  Crearono un apparato per studiare la percezione della profondità in bambini molto piccoli e animali neonati Questi indietreggiavano dinanzi ad un precipizio visivo (visual cliff), quando – indotti dalla madre – dovevano superarlo muovendosi a carponi. Ciò depone a favore di un’indipendenza della capacità della visione della profondità, dall’esperienza individuale. Gibson, E. J., & Walk, R. D. (1960). The “Visual Cliff”. Scientific American, 202(4), doi: /scientificamerican

28 Visual Cliff Experiment
/watch?v=DrzmvI6iMrE

29 La capacità di attrarre l’attenzione di stimoli emotivi di paura.
Öhman, Flykt e Esteves (2001) Emotion Drives Attention: Detecting the Snake in the Grass  Un gruppo di partecipanti doveva cercare immagini legate alla paura, come ragni e serpenti, inserite all’interno di immagini di stimoli non paurosi come funghi e fiori. In un’altra condizione la procedura era invertita: bisognava cercare stimoli non paurosi tra immagini di stimoli paurosi. Le persone erano significativamente più veloci a trovare elementi legati alla paura che a trovare oggetti innocui, indipendentemente da quanto fosse confusa la composizione delle immagini e dal numero dei distrattori presenti. Era come se serpenti e ragni saltassero fuori e fossero percepiti automaticamente. Ohman, A. (2000). Fear and anxiety: Evolutionary, cognitive, and clinical perspectives. In M. Lewis & J. M. Haviland-Jones (Eds.), Handbook of emotions (2nd ed., pp ). New York, NY: Guilford Press. Öhman, A., Flykt, A., & Esteves, F. (2001). Emotion Drives Attention: Detecting the Snake in the Grass Journal of Experimental Psychology: General, 130(3), doi: / Öhman, A., Lundqvist, D., & Esteves, F. (2001). The face in the crowd revisited: A threat advantage with schematic stimuli. Journal of Personality and Social Psychology, 80(3), doi: / Öhman, A., & Mineka, S. (2001). Fears, phobias, and preparedness: Toward an evolved module of fear and fear learning. Psychological Review, 108(3), doi: / X

30 Funzione del sistema di paura
In sintesi, che fa un sistema emotivo nel cervello?  rileva la presenza di stimoli incondizionati o condizionati e orchestra e coordina risposte del cervello e del corpo per affrontare in modo specifico le conseguenze che derivano dalla presenza o dalla previsione di tali stimoli. «The definition of emotions is that emotions are states elicited by rewards and punishers, that is, by instrumental reinforcers» (Rolls, 2013). Rolls, E. T. (2013). Emotion and Decision Making Explained. New York, NY: Oxford University Press.

31 Capitolo 3 Sentirsi spaventati: La consapevolezza di essere in pericolo

32 La rappresentazione emotiva: L’integrazione di sensazione, memoria ed emozione
Se mentre cammini per un sentiero improvvisamente di fronte a te incontri un grande serpente strisciante, probabilmente sentirai paura. Elaborazione sensoriale: se il sistema visivo non rilevasse il serpente non si potrebbe reagire ad esso. Memoria: uno stimolo sensoriale non ha alcun significato se non è collegato a dei ricordi, che offrono un secondo contributo a un sentimento. La percezione è codificata in base all’esperienza passata (memoria semantica e episodica). Il cervello e il corpo sono emotivamente eccitati. Quando questi tre fattori (sensoriali, memoria, emotivo) sono legati insieme formano una rappresentazione episodica dell’esperienza emotiva.

33 L’ipotesi di DeLoux «My proposal is that fearful feelings are emotionally colored cognitions. In this view, the capacity of a particular species to feel an emotion is directly tied to its cognitive capacities» (LeDoux, 2008). I sentimenti sono l’esito di 3 diversi processi del cervello umano  integrare (binding) informazioni cognitive ed emotive in una rappresentazione unificata, mantenere temporaneamente la rappresentazione, rivolgere l’attenzione alla rappresentazione. LeDoux, J. E. (2008). Emotional colouration of consciousness: How feelings come about. In L. Weiskrantz & M. Davies (Eds.), Frontiers of Consciousness: Chichele Lectures (pp. 69–130). Oxford, UK: Oxford University Press.

34 I 3 diversi processi sottostanti un sentimento: 1. Il binding cognitivo
Integrare 3 diverse classi di informazioni per arrivare a produrre esperienze emotive  le proprietà sensoriali suscitate da un stimolo emotivo: visive, uditive, olfattive, tattili, gustative, propiocettive; le memorie a lungo termine che sono evocate dallo stimolo: semantiche, relative a cos’è lo stimolo; episodiche, relative alle esperienze personali (autonoetiche). l’eccitamento emotivo suscitato: lo stimolo attiva il sistema emotivo, che richiama memorie implicite.

35 Rappresentazioni fugaci non hanno conseguenze a lungo termine.
I 3 diversi processi sottostanti un sentimento: 2. Il mantenimento della rappresentazione Rappresentazioni fugaci non hanno conseguenze a lungo termine. Per formare rappresentazioni cognitive-emotive (sentimenti) che abbiano delle conseguenze esse debbono essere mantenute in uno stato attivo. Attraverso questo procedimento è possibile elaborare pensieri e pianificare azioni.

36 I 3 diversi processi sottostanti un sentimento: 3. Attenzione
Siamo coscienti solo di ciò su cui abbiamo rivolto la nostra attenzione. Ciò su cui non abbiamo posto il nostro focus attentivo resta fuori della nostra consapevolezza e quindi inconscio. Aree corticali che ricevono e integrano input da più aree unimodali sono chiamate zone di convergenza. Ne esistono diverse di tali zone nella corteccia. L’attenzione permette che una rappresentazione multidimodale di una zona di convergenza divenga oggetto di pensiero e di azione.

37 La memoria di lavoro Le 3 capacità cognitive sopra descritte (integrare, mantenere, rivolgere) ricadono all’interno della memoria di lavoro (Baddeley, 1986; 1993; 2000)  È un’area di lavoro mentale in cui diversi tipi di informazioni possono essere integrate per formare rappresentazioni episodiche che si mantengono temporaneamente per essere usate nel pensiero e nell’azione. Attraverso le funzioni esecutive, la memoria di lavoro controlla l’attenzione, utilizzando le rappresentazioni episodiche per guidare il pensiero e l’azione. Baddeley, A. D. (1986). Working Memory. Oxford: Oxford University Press. Baddeley, A. D. (1993). Verbal and visual subsystems of working memory. Current Biology, 3(8), doi: / (93)90059-W Baddeley, A. D. (2000). The episodic buffer: a new component of working memory? Trends in Cognitive Sciences, 4(11), doi: /S (00)

38 La memoria di lavoro alla base dei sentimenti
La memoria di lavoro è costituita da più componenti  sistemi di elaborazione in ingresso (taccuino visuospaziale e circuito fonologico) che operano automaticamente e in parallelo, memoria a lungo termine, un buffer episodico, e un sistema di controllo esecutivo coinvolto nell’attenzione e in altre funzioni di controllo cognitivo. Baddeley, A. D. (2000). The episodic buffer: a new component of working memory? Trends in Cognitive Sciences, 4(11), doi: /S (00) Repovs, G., & Baddeley, A. D. (2006). The multi-component model of working memory: explorations in experimental cognitive psychology. Neuroscience, 139(1), doi: /j.neuroscience

39 MEMORIA A BREVE TERMINE MEMORIA A LUNGO TERMINE
La memoria di lavoro MEMORIA SENSORIALE MEMORIA A BREVE TERMINE MEMORIA A LUNGO TERMINE MEMORIA DI LAVORO Esecutivo centrale Buffer episodico Taccuino visuospaziale Circuito fonologico attenzione recupero codifica ripetizione

40 Memoria di Lavoro: Sistemi di elaborazione in ingresso
Il circuito fonologico  Canale di elaborazione uditiva dedicato al linguaggio. Il taccuino visuospaziale  è stato recentemente dimostrato che è composto da almeno due componenti, una visiva ed una spaziale. Sembra ragionevole che ogni sistema sensoriale fornisca un input alla memoria di lavoro. Olfattivo (Jonsson et al 2011) e tattile (Dalton et al 2009). Jonsson, F. U., Moller, P., & Olsson, M. J. (2011). Olfactory working memory: effects of verbalization on the 2-back task. Memory and Cognition, 39(6), doi: /s Dalton, P., Lavie, N., & Spence, C. (2009). The role of working memory in tactile selective attention. Quarterly Journal of Experimental Psychology, 62(4), doi: /

41 Memoria di Lavoro: Memoria a lungo termine
La memoria a lungo termine  soprattutto quella dichiarativa ed esplicita. Attraverso l’integrazione dell’elaborazione sensoriale con la memoria semantica, le sensazioni ricevono un significato sensazione + memoria semantica = percezione Queste percezioni non sono percezioni coscienti quando sono elaborate unicamente nel sistema sensoriale. La percezione cosciente richiede che le informazioni siano rappresentate anche in altre aree corticali. La rappresentazione in queste ulteriori aree corticali colloca le informazioni percettive nel buffer episodico.

42 Memoria di Lavoro: Buffer episodico
Il buffer episodico  Integra le informazioni provenienti da vari sistemi di elaborazione indipendenti e le lega in rappresentazioni o episodi unificati, in esperienze. Il buffer episodico non solo riceve informazioni percettive (memoria sensoriale + semantica) provenienti da più sistemi sensoriali, ma anche informazioni inviate dai sistemi di memoria dichiarativa in modo che entrambe le memorie semantiche e episodiche possano essere integrate in tempo reale.

43 La memoria di lavoro: I meccanismi cerebrali coinvolti
La corteccia prefrontale dorsolaterale è la regione del cervello più comunemente associata alla memoria di lavoro  È una classica zona di convergenza, in quanto riceve gli input da tutti i sistemi sensoriali posteriori di elaborazione (visivo, uditivo e somatosensoriali). Riceve anche informazioni dai sistemi mediali del lobo temporale coinvolti nella conservazione e il recupero della memoria semantica ed episodica. Ha collegamenti in uscita con le aree motorie e pre-motorie coinvolte nella pianificazione e nel controllo del comportamento volontario. Un danno a questa regione distrugge l’abilità di mantenere le informazioni in deposito temporaneo, di problem-solving e interferisce anche con le funzioni esecutive, tra cui l'attenzione.

44 Corteccia prefrontale dorsolaterale

45 La memoria di lavoro: I meccanismi cerebrali coinvolti
Se la memoria di lavoro coinvolge veramente la corteccia prefrontale dorsolaterale, e se la memoria di lavoro è una parte importante dell’esperienza cosciente, perché un danno a questa regione non elimina la consapevolezza delle proprie esperienze episodiche? Tali lesioni alterano l’esperienza cosciente in vari modi, ma non eliminano la possibilità di avere esperienze coscienti (Knight & Grabowecky, 2000). È evidente che le varie funzioni attribuite alla memoria di lavoro non sono esclusivamente mediate dalla corteccia prefrontale dorsolaterale. Knight, R. T., & Grabowecky, M. (2000). Prefrontal Cortex, Time and Consciousness. In M. S. Gazzaniga (Ed.), The New Cognitive Neurosciences (2nd ed., pp ). Cambridge, MA, USA: MIT Press.

46 La rappresentazione di informazioni emotive nella memoria di lavoro 1/2
3 tipi di output dell’amigdala sono coinvolti  collegamenti diretti con le aree corticali: È importante sottolineare che l’amigdala non si connette con la corteccia prefrontale dorsolaterale. Tuttavia, l’attività dell'amigdala sembra comunque influenzarlo. influenze indirette che coinvolgono i sistemi eccitatori (modulatori): Sostanze chimiche che alterano l’eccitabilità dei neuroni corticali, aumentando o inibendo la loro capacità di risposta agli input provenienti dalle aree sensoriali o di memoria. le influenze indirette di feedback corporei: dei muscoli scheletrici (segnali propriocettivi); del sistema nervoso autonomo (nervo vago, il principale afferente viscerale); e le risposte ormonali. Damasio ha sviluppato una teoria completa del ruolo del feedback corporeo. Come James, Damasio sostiene che usiamo il feedback corporeo per capire quello che proviamo e cosa decidiamo di fare. Ad esempio, quando si cerca di decidere tra due possibili azioni, noi decidiamo quella che ci fa star meglio. Damasio, A. R. (1994). Descartes’ error: Emotion, Reason, and the Human Brain. New York, NY: Putnam’s Sons. Damasio, A. R. (1999). The Feeling of What Happens: Body and Emotion in the Making of Consciousness. New York, NY: Harcourt Brace.

47 La rappresentazione di informazioni emotive nella memoria di lavoro 2/2
Monitorare il comportamento (interprete)  L’interpretazione del comportamento è un’importante funzione esecutiva della memoria di lavoro: quando ci osserviamo agire in un certo modo possiamo utilizzare tale informazione per aggiornare le nostre esperienze di vita. In un paziente split-brain tipico può parlare solo l’emisfero sinistro non l’emisfero destro. Se l’emisfero destro produce una risposta corporea (ridere) e al paziente viene chiesto perché lo ha fatto, la risposta dell’emisfero sinistro è di solito confabulatoria. Ad esempio, l’emisfero sinistro spiega la risposta come: «Oh, mi sembrava di aver visto un amico». Queste narrazioni vengono prodotte come se l’emisfero sinistro (l’interprete) stesse cercando di dare un senso alla vita. Una funzione chiave della coscienza è la costruzione di narrazioni su chi siamo, che permette alla coscienza di avere una continuità nel tempo, dando luogo ad un senso unitario di sé. Gazzaniga, M. S., & LeDoux, J. E. (1978). The Integrated Mind. New York, NY: Plenum. Gazzaniga, M. S., LeDoux, J. E., & Wilson, D. H. (1977). Language, praxis, and the right hemisphere: clues to some mechanisms of consciousness. Neurology, 27(12), doi: /WNL LeDoux, J. E., Wilson, D. H., & Gazzaniga, M. S. (1977). A divided mind: Observations on the conscious properties of the separated hemispheres. Annals of Neurology, 2(5), doi: /ana

48 Split-brain: Le emozioni di NG
Gli stati emotivi si diffondono in tutto il cervello rapidamente. Ad NG sono state mostrate foto di nudi solo all’emisfero destro. MSG: Perché ridi? NG: Oh, non lo so. Quella che hai lì è una macchina divertente. Gazzaniga, M. S. (2015). Tales from Both Sides of the Brain: A Life in Neuroscience: Harper-Collins.

49 La memoria di lavoro e i sentimenti
La proposta di LeDoux (2008) è che l’unicità dei sentimenti è dovuta a due fattori  Gli input al buffer episodico della memoria di lavoro sono distinti in diversi stati, perché le condizioni ambientali che li provocano sono diversi e sono codificati in modo diverso attraverso il recupero della memoria. Cioè sono diverse le reti emotive attivate dai diversi patterns di eccitazione cerebrale, dalle risposte corporee e dai feedback periferici. Il risultato è che la rappresentazione episodica è vissuta in modo diverso per i diversi tipi di emozioni. Una volta che lo stato emotivo è rappresentato nel buffer episodico esso può, attraverso il linguaggio, essere etichettato in vari modi che riflettono sottili differenze nel modo in cui gli input nella memoria di lavoro vengono elaborati e valutati in relazione alle proprie esperienze passate e al concetto di sé. LeDoux, J. E. (2008). Emotional colouration of consciousness: How feelings come about. In L. Weiskrantz & M. Davies (Eds.), Frontiers of Consciousness: Chichele Lectures (pp. 69–130). Oxford, UK: Oxford University Press.

50 Linguaggio e Coscienza
Molti filosofi e scienziati hanno notato che vi è una relazione speciale tra linguaggio e coscienza. LeDoux ritiene che l’esperienza emotiva umana è fortemente influenzata dalla capacità del linguaggio. Questo non significa che il linguaggio sia necessario per l’esperienza cosciente delle emozioni (o altri stati), ma il linguaggio influenza come si sperimentano le emozioni e quello che si può fare con quelle esperienze. Il linguaggio permette di classificare e discriminare le esperienze, ampliando così la gamma di emozioni che possono essere differenziate nelle rappresentazioni episodiche.

51 Il ruolo del linguaggio nei sentimenti e in altre forme di coscienza 1/7
Secondo l’ipotesi tradizionale di Sapir (1921), discepolo di Boas, e Whorf (1956), discepolo di Sapir, il linguaggio forma il pensiero. Questo punto di vista ha perso favore rispetto all’idea che il pensiero è mediato da un linguaggio innato, universale, che si traduce in lingue specifiche (Fodor, 1975, 1983; Pinker, 1994). Non pensiamo in inglese o italiano, ma in un linguaggio del pensiero universale chiamato mentalese (Pinker, 1995). L’ipotesi di Sapir e Whorf è stata ripresa da Bowerman e Levinson (2001) e Gentner e Goldin-Meadow (2003). Ad esempio, è stato dimostrato che il linguaggio influenza il ragionamento spaziale (Levinson et al, 2002) e il pensare il tempo (Boroditsky, 2001). La cultura e la sua lingua influenzano le emozioni che vengono comunemente sperimentate in quella cultura (Kitayama e Markus, 1994). Sapir, E. (1921). Language: An introduction to the study of speech. New York, NY: Harcourt Brace. Whorf, B. L. (1956). Language, thought, and reality. Cambridge, MA: Technology Press of MIT. Fodor, J. A. (1975). The language of thought. Cambridge, MA: Harvard University Press. Fodor, J. A. (1983). The Modularity of Mind. Cambridge, MA: MIT Press. Pinker, S. (1995). The Language Instinct: How the Mind Creates Language. New York, NY: Perennial. Bowerman, M., & Levinson, S. C. (Eds.). (2001). Language Acquisition and Conceptual Development. Cambridge, MA: Cambridge University Press. Gentner, D., & Goldin-Meadow, S. (Eds.). (2003). Language in Mind: Advances in the Study of Language and Thought. Cambridge, MA: MIT Press. Gentner, D., Imai, M., & Boroditsky, L. (2002). As time goes by: Evidence for two systems in processing space → time metaphors. Language and cognitive processes, 17(5), 537–565. doi: / Levinson, S. C., Kita, S., Haun, D. B. M., & Rasch, B. H. (2002). Returning the tables: language affects spatial reasoning. Cognition, 84(2), doi: /S (02) Kitayama, S., & Markus, H. R. (Eds.). (1994). Emotion and Culture: Empirical Studies of Mutual Influence. Washington, DC: American Psychological Association. Boroditsky, L. (2001). Does language shape thought? Mandarin and English speakers conceptions of time. Cognitive Psychology, 43, 1–22. doi:S (99)

52 Il ruolo del linguaggio nei sentimenti e in altre forme di coscienza 2/7
L’espressione delle risposte emotive e di sensazioni coscienti possono essere influenzate sia dalla lingua che dalla cultura. Le espressione emotive, come quelle facciali, possono essere inibite in qualche misura da vincoli sociali. Sono le regole di comportamento e specificano chi può fare cosa in presenza di chi (Ekman, 1980). Le regole di manifestazione modulano non sostituiscono completamente le espressioni emotive, soprattutto per le emozioni di base. L’aspetto semantico del linguaggio ci permette di classificare l’esperienza estendendo la gamma di emozioni che possono essere riconosciute e rappresentate episodicamente e quindi sperimentate. Senza parole sarebbe difficile distinguere le diverse categorie di emozioni. Ekman, P. (1980). Biological and cultural contributions to body and facial movement in the expression of emotions. In A. O. Rorty (Ed.), Explaining Emotions (pp ). Berkeley, CA: University of California Press.

53 Il ruolo del linguaggio nei sentimenti e in altre forme di coscienza 3/7
L’influenza del linguaggio e della cultura non esclude un ruolo degli universali culturalmente indipendenti che riflettono la struttura sottostante di un linguaggio innato del pensiero. L’evoluzione di un MENTALESE, che ha determinato un cablaggio innato modificando le capacità dei processi cognitivi del cervello dei primati, aiuta a spiegare perché le persone con disabilità linguistiche possano pensare, anche se non possono parlare o comprendere un discorso.

54 Il ruolo del linguaggio nei sentimenti e in altre forme di coscienza 4/7
L’importanza del linguaggio per la cognizione e la coscienza è dimostrato da pazienti split-brain. Nella maggior parte dei pazienti split-brain, il linguaggio nell’emisfero destro è debolmente presente o in gran parte assente (Gazzaniga, 1970). L’emisfero destro ha scarse capacità cognitive, più simili a quelle di un primate superiore che a un essere umano. In alcuni rari casi, il linguaggio è risultato essere abbastanza presente in entrambi gli emisferi (LeDoux et al, 1977; Gazzaniga et al, 1977; Gazzaniga e LeDoux, 1978; LeDoux, 1985; Baynes e Gazzaniga , 2000). In questi casi, l’emisfero destro ha avuto chiari segni di capacità cognitive avanzate e di cosciente consapevolezza: un concetto di sé e una pianificazione del futuro. La presenza del linguaggio non rende semplicemente più facile comunicare, favorisce abilità cognitive che l’emisfero destro non potrebbe avere altrimenti. LeDoux, J. E., Wilson, D. H., & Gazzaniga, M. S. (1977). A divided mind: Observations on the conscious properties of the separated hemispheres. Annals of Neurology, 2(5), doi: /ana Gazzaniga, M. S., LeDoux, J. E., & Wilson, D. H. (1977). Language, praxis, and the right hemisphere: clues to some mechanisms of consciousness. Neurology, 27(12), doi: /WNL Gazzaniga, M. S., & LeDoux, J. E. (1978). The Integrated Mind. New York, NY: Springer. LeDoux, J. E. (1985). Brain, Mind, and Language. In D. A. Oakley (Ed.), Brain and Mind (pp ). New York, NY: Mathuen. Baynes, K., & Gazzaniga, M. S. (2000). Consciousness, Introspection, and the Split-Brain: The Two Minds/One Body Problem. In M. S. Gazzaniga (Ed.), The New Cognitive Neurosciences (2nd ed., pp ). Cambridge, MA, USA: MIT Press. Gazzaniga, M. S. (1985). The Social Brain: Discovering The Networks of The Mind. New York, NY: Basic Books. Gazzaniga, M. S. (1988). Brain Modularity: Towards a Philosophy of Conscious Experience. In A. J. Marcel & E. Bisiach (Eds.), Consciousness in Contemporary Science (pp ). Oxford: Clarendon Press.

55 Il ruolo del linguaggio nei sentimenti e in altre forme di coscienza 5/7
La funzione dell’Interprete secondo la teoria di Gazzaniga  L’unità della coscienza è resa possibile dalla costruzione di una narrazione che in parte dipende dall’attribuzione di cause a stati mentali. Il cervello umano si è evoluto da cervelli in cui i vari moduli erano scarsamente integrati e che operavano inconsciamente (Rozin, 1976). Il linguaggio ha consentito l’integrazione e il controllo esecutivo su questi moduli, soprattutto nell’emisfero sinistro. La maggior parte di ciò che il cervello fa, lo fa inconsciamente (Hassin, 2005). Normalmente, non prestiamo molta attenzione a queste risposte inconsce, come ai gesti durante una conversazione. Tuttavia, quando violano qualche aspettativa, creano uno stato di dissonanza cognitiva (Festinger, 1957) che richiede un’integrazione attraverso una narrazione. Il linguaggio fornisce un mezzo di integrazione delle informazioni e di controllo esecutivo su moduli che prima erano indipendenti. Linguaggio e memoria di lavoro sono strettamente interconnessi. Rozin, P. (1976). The evolution of intelligence and access to the cognitive unconscious. In J. M. Sprague & A. N. Epstein (Eds.), Progress in Psychobiology and Physiological Psychology (pp ). New York, NY: Academic Press. Hassin, R. R., Uleman, J. S., & Bargh, J. A. (Eds.). (2005). The New Unconscious. New York, NY: Oxford University Press. Festinger, L. (1957). A theory of Cognitive Dissonance. Palo Alto, CA, US: Stanford University Press.

56 Il ruolo del linguaggio nei sentimenti e in altre forme di coscienza 6/7
Weiskranz (1997) e il sistema di commento (commentary system)  Le idee di base di LeDoux sul linguaggio, la memoria di lavoro, la coscienza e i sentimenti sono coerenti con la nozione di sistema di commento di Weiskranz. Weiskrantz ritiene che non è sufficiente monitorare ciò che si sta facendo per essere coscienti. È necessario che il processamento delle informazioni raggiunga la forma di un commento o di un rapporto, sia verbale che non verbale. Il sistema di commento interpreta l’attività di altri sistemi, come i sistemi di elaborazione sensoriale e memoria, rendendo le informazioni coscienti o disponibili alla consapevolezza. Questo sistema di commento dipende dalla corteccia prefrontale. Weiskrantz, L. (1997). Consciousness Lost and Found: A Neuropsychological Exploration. Oxford, UK: Oxford University Press.

57 Il ruolo del linguaggio nei sentimenti e in altre forme di coscienza 7/7
Le idee di Weiskrantz coincidono con la teoria filosofica di Rosenthal (1990, 1993) che la coscienza dipende da un più alto ordine di pensiero  non siamo a conoscenza di una sensazione o di una memoria fino a quando non abbiamo un pensiero su quella sensazione o memoria. Rolls (2013) ha adottato l’approccio di Rosenthal  Non si è a conoscenza di una sensazione o memoria finché non viene rappresentata in un sistema di ordine superiore, cioè nella memoria di lavoro. La memoria di lavoro è il sistema di ordine superiore responsabile della creazione dei sentimenti tramite rappresentazioni di ordine superiore. Rosenthal, D. M. (1990/1997). A theory of Consciousness. In N. Block, O. J. Flanagan, & G. Guzeldere (Eds.), The Nature of Consciousness: Philosophical Debates (pp ). Cambridge, MA: The MIT Press. Rosenthal, D. M. (1993). Higher‐order thoughts and the appendage theory of consciousness. Philosophical Psychology, 6(2), doi: / Rolls, E. T. (2013). Emotion and Decision Making Explained. New York, NY: Oxford University Press.

58 Requisiti minimi di un sentimento
Requisiti per una rappresentazione completa di un sentimento  rappresentazioni di stimoli, ricordi espliciti evocati dagli stimoli (tra cui memoria semantica, episodica e del sé) e l’eccitazione emotiva (sia all’interno del cervello sia feedback da parte del corpo). Requisiti minimi di un sentimento  Stimoli sensoriali intensi potrebbero dare luogo a una sensazione, senza il coinvolgimento di memorie esplicite, semantiche o episodiche. Ad esempio, uno stimolo doloroso intenso potrebbe essere in grado di suscitare reazioni emotive che producono una forte eccitazione del tronco encefalico e del corpo (propriocettiva), feedback che vengono a essere rappresentati nella memoria di lavoro indipendentemente da una consapevolezza cognitiva. Schachter e Singer (1962) utilizzarono dei farmaci per produrre una forte eccitazione in assenza di contenuti. A questi sentimenti furono dati successivamente dei significati attraverso attribuzioni cognitive. Sentimenti grezzi sono comuni a molte specie animali. Ovviamente, in specie prive di linguaggio e memoria di lavoro, un’attribuzione di cause a sentimenti grezzi sarebbe limitata o inesistente. Schachter, S., & Singer, J. (1962). Cognitive, social, and physiological determinants of emotional state. Psychological Review, 69(5), 379–399. doi: /h

59 Capitolo 5 Dalla teoria alla pratica:
La colorazione emotiva della relazione (dott. Meloni)

60 Le emozioni in Psicoterapia della Gestalt
Cosa sono le emozioni in PdG/1 In psicoterapia della Gestalt le emozioni sono «la consapevolezza integrativa di un rapporto tra l'organismo e l'ambiente». Le emozioni sono cioè una forma di conoscenza motivazionale che «permette all'animale di sperimentare l'ambiente come il proprio, di crescere, di proteggersi e così via» (Perls, Hefferline, Goodman, 1951). «Le emozioni sono il mezzo attraverso il quale noi diventiamo consapevoli dei nostri interessi, cioè, in ultima analisi, di cosa siamo e di cosa sia il mondo» (ib.). «Le emozioni sono un mezzo di cognizione [...] In quanto cognizioni sono fallibili, ma correggibili, non respingendole ma cercando di vedere se possano svilupparsi nei sentimenti più stabili che accompagnano l'orientamento deliberato» (ib.).

61 Le emozioni in Psicoterapia della Gestalt
Cosa sono le emozioni in PdG/2 In PdG, la teoria di James-Lange è vera solo a metà: «non è sufficiente che si corra perché si venga a determinare una situazione di paura; è necessario correre via, ovverosia fuggire da qualcosa, fuggire da qualcosa di pericoloso». Se, dunque, da un lato è vero che aggiungendo ad una propriocezione una qualche forma di consapevolezza ambientale (fantasia, percezione di oggetti o persone) «l'emozione esplode in piena forza e chiarezza», dall'altro «in una qualsiasi situazione emotiva, l'emozione stessa non viene sentita fino a che non si accetta il (ndr: non si diventa coscienti del) comportamento corporeo corrispondente» [

62 Le emozioni in Psicoterapia della Gestalt
Cosa sono le emozioni in PdG/3 Esperienza Focalizza ora la tua consapevolezza sul corpo e sulle sensazioni fisiche. Dove noti qualche movimento o tensione o malessere, esprimilo con una attività, come spingere, tirare, trattenere. Ora esagera leggermente questa attività e scopri come lo fai. Se stai tendendo le spalle, tendile ancora di più e diventa consapevole di quali muscoli usi e di come ti senti quando lo fai. Ora associa al movimento che stai facendo la prima immagine che ti viene in mente in questo momento: una persona, un oggetto, qualsiasi cosa sia. Diventa consapevole dell’emozione che questa associazione ti suscita. Ora prendi un po' di tempo per diventare più consapevole di quello che fai fisicamente e di ciò che provi e prenditi le responsabilità dei risultati.

63 Emozioni e linguaggio in Psicoterapia della Gestalt
Emozioni e qualità dell’esperienza Anche per la Psicoterapia della Gestalt il linguaggio non è necessario per l’esperienza cosciente delle emozioni ma influenza il modo in cui si sperimentano le emozioni e ciò che si può fare di quell’esperienza. «Le emozioni in sé stesse non sono vaghe né confuse; esse sono, al contrario, altrettanto differenziate sia riguardo alla struttura che alla funzione, quanto lo è l'individuo che le sperimenta» Espressione e linguaggio «Se una persona ha delle emozioni rozze è perché la sua esperienza nel suo complesso è rozza [...] anche le parole del vocabolario sono poche e rozze; le emozioni sentite nell'esperienza sensibile richiedono sfumature e reticenza per esprimersi, nonché una grande misura di riferimenti oggettivi. «Opere d'arte plastiche e musicali sono il puro linguaggio delle emozioni, elaborato a formare asserzioni di convinzione».

64 Emozioni e linguaggio in Psicoterapia della Gestalt
Linguaggio nevrotico vs. linguaggio poetico In PdG la verbalizzazione serve da sostituto della vita: invece di costituire un mezzo di espressione e di comunicazione, la verbalizzazione protegge il proprio isolamento sia dall’ambiente che dall’organismo: «Colui che verbalizza annoia gli altri perché intende annoiare, pur di essere lasciato in pace. Il compromesso è di parlare in termini di stereotipi, di astrazioni vaghe, di particolarità superficiali, o […] di dire la verità e allo stesso tempo di non dire nulla». Chi verbalizza nevroticamente ha bisogno di espressioni senza senso («Non credi?», «Sai, …», «Secondo me…»), non tollera il silenzio e appoggia i suoi contenuti a qualche forma di autorità anziché dire le cose come sono per quello che sono per lui. Nel linguaggio poetico accade l’opposto: «la verità attuale viene liberamente deformata e resa un simbolo per l’interesse sottostante; [il poeta] non esita a mentire o ad essere irrazionale e sviluppa con grande ricchezza i simboli attraverso un’utilizzazione vivace dei sensi, notando in maniera profonda le visioni, gli odori e i suoni e si mette in empatia con le situazioni emotive. La PdG sostiene la necessità di una riforma linguistica che consiste nel rendere poetico l’eloquio quotidiano: «Se viene compreso che i sentimenti non sono impulsi isolati ma costituiscono una testimonianza strutturata sulla realtà […] e che una complicata realizzazione creativa costituisce una testimonianza ancora più forte della realtà […] allora le regole del linguaggio possono essere fatte in modo che ogni atto verbale vissuto nel contatto ha significato.

65 Emozioni e linguaggio in Psicoterapia della Gestalt
Linguaggio nevrotico vs. linguaggio poetico Esperienza Tra voce e contenuto: toni, contenuti, emozioni Sedute in forma di poesia


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