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Classe V Temù Classe IV e V di Vezza d’Oglio 2008.

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Presentazione sul tema: "Classe V Temù Classe IV e V di Vezza d’Oglio 2008."— Transcript della presentazione:

1 Classe V Temù Classe IV e V di Vezza d’Oglio 2008

2 LE FASI DEL PROGETTO -Marzo 2008: incontri di formazione alla “Casa del Parco dell’Adamello” di Vezza d’Oglio per gli insegnanti interessati. -- Primavera 2008: approfondimento nelle classi dei concetti di SPECIE, HABITAT, AMBIENTE, BIODIVERSITA’, RISCHIO DI ESTINZIONE; SVILUPPO SOSTENIBILE. -Settembre 2008: visita delle classi al sito di interesse comunitario scelto, i versanti dell’Avio, con le guide del Parco dell’Adamello. -Ottobre-dicembre 2008: ricerca, utilizzando i materiali reperiti durante l’escursione e quelli reperibili da altre fonti. -Dicembre 2008: preparazione della mostra per presentare al paese il sito adottato. -La mostra è stata esposta a Temù in occasione della manifestazione “I tabià de Nedal”(dal 29 dicembre al 4 gennaio) e a Vezza presso la scuola primaria dal 9 al 14 gennaio 2009. RETE NATURA 2000 è un progetto dell’Unione europea per far conoscere i SIC (siti di interesse comunitario) e le ZPS (zone a protezione speciale). Sito internet: Rete Natura 2000 Lombardia Il concetto che sta alla base del progetto è quello di considerare l’ambiente come oggetto non solo di conservazione, ma anche di sviluppo sostenibile. Le scuole di Vezza e Temù che hanno aderito al progetto, hanno scelto un SIC dell’Alta Valle, i versanti dell’Avio. Pagina a cura della redazione

3 Oggi 27/9/2008 andiamo ai versanti dell'Avio e siamo tutti agitati nel pensare a quante cose avremmo potuto incontrare; ma non c'era tempo per pensare perché il pulmino ci stava aspettando, perciò tutti a bordo! In trenta minuti siamo arrivati a Malga Caldea. Quando siamo scesi dal pulmino era freddo, ma non ci pensavamo perché nessuno credeva ai suoi occhi: eravamo circondati da monti e montagne verde intenso e bianco cristallino, e così tutti con gli occhi spalancati sul basso fondo della valle incantata. Dopo quello che avevamo adocchiato e scrutato volevamo scoprire i misteri più segreti che sfuggivano ai nostri occhi. Abbiamo notato che alcuni sassi erano rossi, arancioni, bianchi o verdastri grazie ai licheni che sono composti da funghi e alghe che in simbiosi si scambiano i piaceri; ci sono quelli crostosi e quelli fogliosi. Dopo qualche minuto adocchiammo un foro in un albero sano e la guida ci spiegò che era stato il picchio nero e che però lo aveva fatto solo per mangiare perché lui la casa la fa in un albero mezzo morto. Alle dieci e mezza abbiamo avvistato l'aquila che doveva fare la spesa: era stupenda, con le ali nere e argento e il corpo tutto nero. Giancarlo ogni tanto diceva di tacere per trenta secondi per ascoltare il silenzio assordante di quel bosco verde smeraldo. Si udiva un rumore scoppiettante, di fronte ai nostri occhi brillanti di stupore.

4 Dall' alto ti sembrava di volare: era un sogno divenuto realtà. Ci dirigemmo verso Malga Lavedole; lì uno a uno come una famiglia ci passammo il cannocchiale e scrutammo la marmotta: era marrone, con una vista e un olfatto spettacolare: appena ci adocchiò fischiò il grido di arme alla famiglia e si rintanò, provammo a fischiare, ma il suo verso era inconfondibile. Dopo pochi metri incontrammo il pino cembro, uno dei più anziani: il re della foresta, tanto imponente che spaccava l'obbiettivo della macchina. Il tronco mostrava l'età avanzata: era piuttosto mal ridotto. Da lassù si vedevano i particolari di quel lago simile ad uno specchio che mi faceva ricordare quanto avevo visto in una sola giornata. P.S. ero distrutta! Piccola rana a Malga Lavedole

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6 Mercoledì ventiquattro settembre alle otto e trenta noi bambini di classe quarta elementare con i bambini di quinta di Temù e le maestre abbiamo preso il pulmino per recarci a "Malga Caldea", per poi proseguire a piedi. I nostri accompagnatori erano Giancarlo, l'esperto del parco e Valentino la guida alpina che ci spiegavano i misteri della natura e molte altre cose. La prima cosa che scoprimmo fu un lichene di colore arancione, noi pensavamo fosse ruggine, ma la guida spiegò che era un lichene e aggiunse che durante la nostra passeggiata alla scoperta della montagna ne avremmo trovati altri tipi di colori diversi. Dopo molto camminare siamo arrivati all'abitazione dei guardiani delle due dighe, una piccola e una grande, che servono per produrre l'elettricità. Strada facendo abbiamo visto la "cacca" della volpe, che era piena di semi di lampone, e abbiamo visto i corvi imperiali insieme agli stormi di uccelli. Il nostro amico Luca scoprì un buco in un albero e ci dissero che probabilmente era stato scavato da un picchio ma non per covare le uova ma per cercare cibo perchè se avesse covato le uova in quel buco basso la volpe gliele avrebbe mangiate. Alle dieci e trenta abbiamo visto due aquile che volavano alte nel cielo, per cercare cibo.

7 Era quasi ora di mangiare allora siamo arrivati in cima alla cascata per pranzare, in una prateria verde piena di sassi che Giancarlo paragonò ai banchi e le sedie di scuola, mancava solo la lavagna! Prima di ricominciare a camminare abbiamo giocato nel fiume posato su un letto di sabbia grigia e fine. Si sentiva il dolce cinguettio degli uccelli, il rumore della cascata e il fruscio del vento che ci accarezzava lievemente le guance. Strada facendo siamo arrivati a "malga Lavedole" e abbiamo avvistato una marmotta marrone chiaro che fischiettava. Dopo ci siamo trovati davanti una stazione meterologica. Successivamente abbiamo attraversato dei sassi e abbiamo visto il famoso pino cembro secolare: era maestoso, il tronco era pieno di rughe e buchi, l'albero non è morto perché la resina gli serviva come disinfettante altrimenti sarebbero entrati i microbi che l'avrebbero fatto morire; ogni foglia era formata da cinque aghi, di circonferenza era trecento quindici centimetri. Tutt'intorno le montagne erano ricoperte di neve che era caduta a duemilacento metri di altitudine. Nel tornare indietro ci siamo fermati alla torbiera, la guida ci ha spiegato che in altri tempi era un lago ma le erbe ai confini quando seccavano cadevano nel lago poi si accumularono e formarono la torbiera. Alla fine siamo tornati a casa; eravamo stanchi ma felici, le emozioni erano indescrivibili; eravamo al settimo cielo, era stata la giornata più bella della nostra vita.

8 Ed ecco a voi i laghi d’Avio!

9 Il primo ottobre 2008, son partito per andare a vedere la Val d'Avio per la prima volta. Mi preparo: giacca pesante e pantaloni comodi. Parto con il pulmino e tra Larici e Abeti arriviamo a malga Caldea. Scendiamo io, i miei compagni e le. insegnanti un po' infreddoliti. Ci incamminiamo verso malga Lavedole a vedere il Pino Cembro "secolare". Subito vediamo il Sambuco rosso e qua imparo qualcosa. La guida ci spiega che le sue bacche non sono commestibili e poco dopo vediamo l' Epilobio, una pianta che con un fil di vento può volare. Arrivati ad un certo punto vediamo su un albero delle specie di incisioni, era stato un picchio a fare dei buchi per cercare cibo. Su un sasso vedo del lichene di quattro colori e Valentino, la guida, mi dice che ci sono di tre specie: frondosi, crostosi, fogliosi. Esce il sole e il color giallo dei Larici sembra che si illumini. Arrivati al primo lago, il "Laghetto d' Avio', vediamo una grotta che porta agli altri laghi e la guida mi spiega che serve per quelli dell'Enel, che l'inverno la usano per arrivare ai laghi successivi quando la strada è ghiacciata. Il laghetto dell' Avio è piccolo, ma non per questo vuol dire che è brutto, anzi era bellissimo, di color verdastro. Tra la diga che divide il laghetto dal lago d'Avio facciamo ricreazione. Ripartiamo e lungo la strada vedo un orbettino e mi sono sentito in pericolo perché pensavo che era una vipera, ma Valentino mi ha detto che non era una vipera, l'ha preso in mano e lo abbiamo accarezzato. Nel vedere il lago d'Avio ho provato una sensazione bellissima, sembrava un disegno dal tanto che era bello! Abbiamo pure visto due aquile, ho provato a scattare una foto ma non sono riuscito perché volavano veloci come aerei. Nel prendere un sentiero abbiamo notato che c'erano dei topi morti.

10 Ad un certo punto dall' alto ho visto sia il laghetto dell' Avio che il lago d' Avio. Valentino ci ha fermati perché c'era il mirtillo rosso e poco dopo ci ha rifermato a vedere il pino mugo. Siamo arrivati all' ultimo lago: il Benedetto: era stupendo di una colorazione azzurra e verde come il lago d'Avio. Le cascate che si gettavano nel Benedetto erano stupende, lo scrosciare dell' acqua sui sassi ti dava una sensazione bella ma strana. Arrivati a un certo pianoro sopra i laghi mi sono fermato a mangiare esausto. Verso le 14:00 da malga Lavedole mi sono incamminato, passo dopo passo sono arrivato sopra la malga dove il paesaggio con i colori autunnali sembrava un Arlecchino. Lì abbiamo visto il pino cembro secolare. Credevo che era in una posizione diversa invece era in mezzo a massi. Nel vederlo mi sono spaventato dal grosso che era. L'ho osservato e dopo che Valentino ha spiegato come lo si misurava l' ha misurato e aveva un'incredibile circonferenza di 3m e 35cm. Nel tornare Valentino ha spiegato delle cose su malga Lavedole. Passo dopo passo, stanco sono arrivato alla diga del primo laghetto. Lì ho fatto merenda. Nello scendere verso malga Caldea ho parlato con Davide e Lorenzo. Arrivato al pulmino ero stanco morto ho ringraziato la guida e sono tornato a casa felice. Aquila Picchio Scoiattolo

11 La galleria per il collegamento col Benedetto

12 Rododendro ferrugineum Animali che abbiamo visto nella escursione ai versanti dell’Avio Ecosistema zona umida torbiera di Malga Lavedole

13 La mia vita ha visto tante cose e parecchie persone passare: i pastori che si battevano per i pascoli, i soldati che salivano su per l' Adamello e sulle montagne vicine, gli operai che costruivano le dighe, o ancora i turisti che visitavano i posti, i custodi che proteggevano... Ma la persona con cui ho passato insieme e con cui ho fatto esperienze, provato emozioni e speranze è il turista: i bambini si arrampicavano sulla mia corteccia e giocavano con le mie tante braccia e dita, certi facevano delle foto con me, quando ero con loro la mia vita cambiava e mi sembrava di essere in un paradiso, ma quando se ne andavano tutto ritornava alla vita solita, il mio cuore di nuovo ritornava a chiudersi in una specie di prigione e la tristezza ritornava. Passai la notte a pensare alle emozioni trascorse insieme alla gente, pensai che un giorno più bello di quello non poteva capitarmi. Invece il 14 settembre, giorno del mio compleanno, dei bambini vennero a giocare con me e misurarono anche la mia grossa e invadente pancia, mi facevano solletico e non riuscivo a smettere di ridere, non sapevo neanche che era larga 3,15 m... una cosa impressionante, mi divertii un sacco, tanto che non mi ero accorto che era quasi sera, quando se ne andarono sentii dire che speravano che la valle restasse così, come adesso, perché un posto più bello di questo non potrà esserci, con quella natura, quelle montagne e quegli animali che ti colpiscono proprio al cuore.

14 Un giorno d'autunno scoppiò un temporale, il vento soffiava tra le mie dita portandosi via qualche braccio e la mia cima; la vidi volteggiare nell'aria e poi sparire nel vuoto, sentivo le urla e vedevo le lacrime dei piccoli alberelli che scendevano sul loro corpo e poi con un piccolo e delicato tonfo cadevano sul morbido terreno, uno chiamava mamma, ma la mamma non c'era, era lontano su in cielo e non poteva aiutarlo. Il piccolo alberello cercò disperatamente di salvarsi ma non riuscì, il vento se lo portò via e lo fece sparire come la mia chioma; sentivo ancora nella mia testa quelle urla che hanno risuonato nel cuore di tutti gli alberi e penso anche in quelli dei turisti che erano li vicino e hanno visto tutto. Quella è stata la più brutta esperienza e le persone che sono state a guardare insieme a me non facilmente dimenticheranno l'accaduto, tutti noi: persone, alberi e io abbiamo sperato c e una cosa così non succeda mai più per nessuna ragione. Ecco che questo racconto è finito e spero rimanga impresso in chi lo leggerà per capire che la vita non è solo piena di felicità, ma certe volte anche la tristezza c'è, dovremmo ringraziare Dio perché almeno ce ne ha data una, volevo anche salutare quel piccolo alberello che spero stia bene insieme alla sua mamma nel paradiso che gli è stato donato.

15 Il grande cembro millenario

16 Il cembro che abbiamo osservato

17 LA MIA STORIA La sera, nelle notti stellate, vedevo avvicinarsi un branco di cervi per brucare l'erba sotto i miei piedi. Io ero felice perché almeno avevo un po' di compagnia e così feci amicizia. La mattina svegliandomi tra il calore del sole e l'arrivo dell' autunno, intravvedevo tante montagne e ce n'era una che mi lasciava senza parole, l' Adamello, importante e imponente su tutto il territorio. Un giorno di brutto tempo, intanto che gli altri alberi si spogliavano il loro abito verde e mettevano quello autunnale, di quel colore rossiccio sull' arancione, scoppiò un fortissimo temporale che a me fece molto male :infatti mi si strappò via la cima; nel frattempo sentivo i giovani alberelli che non avevano ancora esperienza piangere dalla disperazione. Queste sono alcune delle mie avventure, che ho vissuto in questi anni. Rametti di conifere e foglieMirtilli, muschi e licheni

18 Vivo in una piccola boscaglia, da lì vedo quello che succede. C'era una strana cosa: sentivo urla tutti i giorni e le pecore belare; un giorno capii che tutto quel baccano era solo per prendere un pezzo di terreno per far pascolare le pecore. Non possono trovare un altro lavoro? Per esempio il carbonaio? Un giorno intravvidi del fumo uscire dal bosco, sembrava che il bosco si incendiasse. Poi un giorno sentii due signori parlare di uno strano nome: "poiàt " ; pensai che forse era stata quella cosa a fare tutto quel fumo. Non so ciò che vuol dire ma lo scoprirò; da quel momento non vidi più nessuno e nemmeno il fumo; almeno quello mi faceva compagnia... Un giorno sentii dei passi pesanti, erano delle persone, le vidi all'orizzonte, ad un tratto iniziai a intravedere delle divise grigie e legate ai piedi delle lunghe aste. Sentii un po' di paura, (da quando sono nato non ho mai provato così paura... ). Sentivo il dolore in quegli uomini. Portavano in spalla una cosa rotonda e dietro arrivavano gli altri con un albero scuro tagliato in mezzo. Mi affezionai subito a un uomo di quelli, sentivo quello che lui provava: un gran dolore per aver lasciato a valle sua moglie e i suoi piccoli. Solo in quel momento capii che, se vuoi essere amato prima devi imparare ad amare. Vidi delle pigne uscire da dei rami molto spessi, credo che fossero state lanciate con molta violenza. Per me non ha senso uccidere i propri simili, sono proprio crudeli: è come se noi alberi con i nostri rami ci uccidessimo. Un uomo disse: "Quegli uomini hanno combattuto per l'Italia!". Lì vicino c'era una montagna dalla quale sgorgava molta acqua, allora gli uomini pensarono di costruire dei grossi muri per contenerla.

19 Più di settecento operai all'opera: in quegli anni non mi sentii mai solo. Si puo' essere amici anche se non ci si conosce. Si iniziava anche ad usare la tecnologia e io ero sempre più vecchio; il materiale lo portavano con le funivie, si aggiunsero anche guardiani. Arrivò contemporaneamente il turismo: alcuni sono tanto maleducati che fanno di tutto per non portare i rifiuti a valle. Così costruirono alloggi per le persone e la valle fu visitata da molte più persone. Sono felice della mia vita.

20 Lavori per la costruzione delle dighe dei laghi d’Avio, Pantano e Venerocolo

21 Dighe e bacini dell’Avio e del Benedetto

22 Lago d’Avio, diga del Benedetto e cima Plem

23 Alcuni cartelli della mostra conclusiva

24 Flora e fauna dei versanti dell’Avio diventano quadri sulla pietra con la tecnica del decoupage. Abbiamo usato le fotografie degli animali, delle pietre lisce (scaie o piöde) e la colla

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26 Febbraio 2009


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