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1 La povertà tra i minori in Italia: rilevanza e politiche Veronica Polin Università degli Studi di Verona La povertà tra i minori in Italia: rilevanza.

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1 1 La povertà tra i minori in Italia: rilevanza e politiche Veronica Polin Università degli Studi di Verona La povertà tra i minori in Italia: rilevanza e politiche Veronica Polin Università degli Studi di Verona

2 2 Contenuti Definizione e misurazione della povertà Povertà tra i minori in Italia e in Europa Programmi pubblici di contrasto alla povertà Analisi delle possibili determinanti Deprivazione e well being dei minori in Europa Riflessioni conclusive

3 3 Perché per gli economisti è importante definire la povertà? La definizione di povertà è importante: 1.perché l’entità del fenomeno dipende da come viene definito 2.per disegnare “corrette” politiche sociali 3.per valutare l’efficacia delle stesse

4 4 E’ fenomeno complesso, a più dimensioni Più fattori concorrono a generarla,superarla o cronicizzarla Va analizzata e contrastata considerando l’insieme delle dimensioni e dei fattori causali Quale povertà?

5 5 Definizione della povertà L’aspetto peculiare della misurazione della povertà è che presuppone l’identificazione dei poveri Il riconoscimento della condizione di “povero” si basa sulla fissazione di una linea della povertà: una linea di demarcazione tra chi è povero e chi non lo è Come si definisce la povertà?

6 6 La misura della povertà: i differenti approcci oggettivosoggettivo assolutorelativo unidimensionalemultidimensionale statico dinamico

7 7 Dalla povertà all’esclusione sociale statica dinamica Da una visione statica ad una dinamica statica = fotografia dinamica = meccanismi che sono alla base della marginalizzazione

8 8 Dalla povertà all’esclusione sociale solo economica multidimensionale Da una visione solo economica ad una multidimensionale Unidimensionale = scarsità di risorse monetarie multidimensionale (istruzione, salute, condizioni di vita, ambiente) = esclusione sociale, well-being, sviluppo umano (UNDP) Funzionamenti e capacità Sen (1992) “L’uguaglianza dei redditi può lasciare ancora un’estesa disuguaglianza nelle nostre abilità di fare ciò che per noi ha valore fare. Una persona disabile non può esplicare le proprie funzioni allo stesso modo di una persona abile, anche se entrambe hanno lo stesso reddito. Valutare la disuguaglianza rispetto a una variabile (per esempio, il reddito) ci può quindi condurre in una direzione molto diversa dal valutare la disuguaglianza nello spazio di un’altra variabile (per esempio, le capacità funzionali di stare bene)”

9 9 Dalla povertà all’esclusione sociale La Commissione europea definisce l’esclusione sociale come il “processo, in forza del quale taluni individui sono spinti ai margini della società ed esclusi da una piena partecipazione a causa della povertà, di una mancanza di competenze di base e di opportunità di formazione permanente o in conseguenze di una discriminazione. Il processo di emarginazione allontana gli individui da opportunità di occupazione, di reddito e di istruzione, nonché dalle reti e dalle attività sociali e comunitarie”

10 10 Dalla povertà all’esclusione sociale Le dimensioni dell’esclusione sociale comprendono molti aspetti della vita quotidiana tra cui: i) la condizione economiche in relazione ai salari, alle proprietà, ii) l’occupazione (se precaria o in lavori di scarsa abilità) e disoccupazione (di lungo periodo o ricorrente), iii) l’istruzione (deprivazione nelle conoscenze) iv) la salute (deprivazione nella longevità) v) la condizione abitativa (deprivazione negli standard di vita) vi) il lavoro minorile vii) le dipendenze viii) le minoranze etniche e/o religiose

11 11 Dalla povertà all’esclusione sociale In Italia la prima Commissione di Indagine sui temi della povertà viene istituita nel 1984, nel 1990 diventa Commissione di Indagine sulla povertà e sull’emarginazione, infine nel 2000 diventa Commissione di Indagine sull'Esclusione Sociale (CIES)

12 12 Definizione della povertà Esistono 4 criteri principali per definire la soglia di povertà: ASSOLUTO RELATIVO SOGGETTIVO MULTIDIMENSIONALE

13 13 Definizione della povertà Povertà assoluta impossibilità di acquistare un paniere di beni essenziali (generi alimentari, abitazione e beni durevoli di prima necessità) Povertà relativa Possesso di risorse inferiori a quelle possedute in media dagli altri membri della società

14 14 Definizione e misure della povertà Povertà soggettiva stato soggettivo di emarginazione e di differenza individualmente percepita Povertà multidimensionale molteplicità di aspetti non solo monetari quali istruzione, salute, condizioni di vita, ambiente

15 15 Definizione della povertà È definita povera una famiglia il cui reddito (o la cui spesa per i consumi) è inferiore o uguale alla soglia di povertà

16 16 Definizione della linea della povertà Linea della povertà assoluta Valore monetario di un paniere di beni e servizi essenziali: povero è colui la cui spesa per consumi è inferiore al livello richiesto per acquistare quel paniere Linea di povertà relativa Media o mediana della spesa o del reddito individuale o familiare: povero è chi ha una spesa o un reddito inferiore a tale livello

17 17 Definizione della linea della povertà Linea della povertà soggettiva variabile per ogni famiglia (quanto serve per vivere dignitosamente?) Linea di povertà multidimensionale Il paniere non è composto da beni e servizi ma da misure della possibilità dei soggetti di perseguire i propri funzionamenti, sulla base delle caratteristiche personali

18 18 Povertà: aspetti preliminari Quale variabile economica (reddito corrente o spesa per consumi) è più adatta ad identificare situazioni di povertà? Quale unità di analisi (famiglia o individuo) è più appropriata? Quali criteri consentono di rendere omogenei i confronti tra famiglie con diverse caratteristiche socio- demografiche?

19 19 La variabile economica di riferimento: reddito o consumo Considerazioni teoriche: Reddito: rappresenta i consumi potenziali, indipendenti dalle scelte effettive di consumo (ad esempio stile di vita delle persone anziane con una propensione al consumo relativamente bassa) è possibile tenere conto degli effetti redistributivi delle imposte e dei trasferimenti monetari Consumo: non è soggetto alle fluttuazioni di breve periodo del reddito ed è anche meno influenzato dal ciclo di vita. E’ più stabile del reddito Riflette le preferenze (indebitamento?) Considerazioni empiriche: consumo preferibile perché la qualità dei dati è in generale migliore Conclusione: manca una risposta univoca, quando possibile si usano entrambe le variabili monetarie

20 20 nucleo familiare insieme di persone tra loro coabitanti legate dal vincolo di coppia e/o dal rapporto genitore-figlio” famiglia insieme di persone coabitanti, qualunque sia il vincolo (di parentela, affettività, amicizia) che le lega, escluso vincolo di natura economica unità abitativa inclusi coabitanti per ragioni di natura economica  legislazione fiscale o anagrafica, situazioni “di fatto” L’unità di analisi: individuo o famiglia

21 21 L’unità di analisi: individuo o famiglia La famiglia è preferibile in quanto punto di riferimento del benessere individuale e consente di tenere conto delle economie di scala di regola attraverso le scale di equivalenza

22 22 Confronti tra famiglie diverse Tenore di vita dipende non solo da ammontare risorse ma anche da composizione famiglia: – economie di scala – dipendono da numero componenti – bisogni – dipendono da caratteristiche componenti Le scale di equivalenza sono coefficienti che consentono di confrontare famiglie diverse Scala Carbonaro Famiglia Coefficiente Reddito equivalente 2 persone11.500 euro 4 persone1,632.445 euro Scala OCSE modificata Famiglia Coefficiente Reddito equivalente 2 persone1,51.500 euro 2 + 2 minori 142,12.100 euro 2 + 2 maggiori 142,52.500 euro

23 23 Indice di diffusione dove q = numero di famiglie povere (o numero di individui poveri), N = numero di famiglie nella popolazione (o popolazione) È un indice che ci dice quanti sono i poveri

24 24 Indice d’intensità g i indica il divario esistente tra la soglia di povertà (Z) e il reddito dell’i-esimo individuo povero (Yi) Questo indicatore ci dice quanto poveri sono i poveri I = 0 se tutti Yi.pov = Z I = 1 se tutti Yi.pov = 0

25 25 Povertà tra i minori: evidenza empirica Le principali fonti sono: Eurostat Rapporti Commissione Europea Rapporti Commissione d’Indagine sull’Esclusione Sociale ISTAT ISAE Banca d’Italia

26 26 Povertà tra i minori: evidenza empirica Situazione in Italia Situazione nell’Unione Europea

27 27 SudMinori Working poor Famiglie numerose Anziani Famiglie di disoccupati I risultati dei diversi approcci a parte i livelli vanno nella stessa direzione e evidenziano analoghe criticità per la situazione italiana

28 28 La povertà tra i minori in Italia secondo le stime Istat A luglio di ogni anno viene diffuso un sintetico rapporto che documenta e analizza lo stato della povertà delle famiglie italiane nell’anno solare precedente Il rapporto fornisce i cosiddetti ‘profili di povertà’, che mostrano come gli indicatori di povertà variano per sottogruppi della società, identificati sulla base dell’area di residenza e di una varietà di caratteristiche NB non esistono studi con focus solo sui minori. I minori sono considerati poveri se appartengono ad una famiglia povera

29 29 Istat Le misure della povertà poggiano sulle seguenti scelte: consumi 1. Si utilizzano i dati dell’indagine dell’ISTAT sui consumi delle famiglie povertà relativa 2. Si adotta come linea della povertà relativa e assoluta 3. Valori diversi della linea di povertà vengono specificati per famiglie di diversa dimensione 4. Gli indicatori correntemente prodotti sono: l’indice di diffusione della povertà e l’indice di intensità della povertà

30 30 La Povertà relativa in Italia nel 2007 Soglia di povertà Soglia di povertà: per una famiglia di 2 componenti è rappresentata dalla spesa media mensile pro- capite, ed è pari, nel 2007, a 986,35€ Le famiglie di 2 componenti con una spesa mensile inferiore o uguale a tale soglia sono classificate come povere Per le famiglie di diversa ampiezza, le linee di povertà sono ottenute applicando le scale di equivalenza, in modo da tener conto delle economie di scala che si sviluppano all’interno del nucleo familiare

31 31 La povertà relativa in Italia nel 2007 Scala di equivalenza:

32 32 Fonte: Istat 2008 Famiglie povere

33 33 Fonte: Istat 2008 La Povertà relativa in Italia nel 2007

34 34 Fonte: Istat 2008 La gravità della povertà relativa in Italia nel 2007

35 35 Fonte: Istat 2008 Povertà relativa in Italia nel 2007 e tipologie familiari

36 36 Fonte: Istat 2008 A più ampia diffusione del fenomeno nelle regioni meridionali si accompagna maggiore gravità del disagio (maggiore intensità di povertà) povertà relativa in Italia nel 2007 e genere

37 37 Fonte: Istat 2008 Povertà relativa nelle regioni italiane nel 2007

38 38 Fonte: Istat 2008 povertà relativa in Italia nel 2007: età e titolo di studio

39 39 Fonte: Istat 2008 La mancanza di lavoro aumenta il rischio povertà, ma esiste anche il fenomeno dei working poor povertà relativa in Italia nel 2007: condizione professionale

40 40 Fonte: Istat 2008

41 41 Povertà tra i minori 1 milione 655 mila minori nel 2007 vivono in famiglie povere (16,1%) (su un totale di circa 10 milioni di minori) ─ ─ il 45% vive con i genitori e un fratello ─ ─ il 27% con i genitori e almeno due fratelli ─ ─ il 7% con un solo genitore ─ ─ il 10% in famiglie con membri aggregati

42 42 Povertà tra i minori: età e area geografica Nel Sud sono concentrati il 69,3% per un totale di 1milione 146mila incidenza povertà per età ItaliaSud Italia Sud 0-5 anni 16,8% 31,0% 6-10 anni 16,4% 28,4% 11-13 anni 15,7% 25,4% 14-17 anni 15,4% 28,0% Totale 16,1% 28,5% 28,5% L’incidenza di povertà tra i minori del Sud è del 28,5%, nel Centro-nord è 8,2% dell’ 8,2% (37,6%30,1%27,8% Le regioni con la maggior incidenza di povertà per i minori sono la Sicilia (37,6%), la Basilicata (30,1%) e la Campania (27,8%) 779mila7,6% 72% I minori che vivono in famiglie sicuramente povere (al di sotto dell’80% della linea di povertà), cioè i più poveri tra i poveri, sono 779mila, il 7,6% dei minori e vivono nel Sud nel 72% dei casi

43 43 Povertà tra i minori Dal 1997 al 2007 è peggiorata la condizione di povertà delle famiglie: ─ ─ con 3 o più figli minori (dal 25,8% al 27,1%) ─ ─ con un solo occupato e con almeno un minore (dal 17,7% al 19,8%) ─ ─ con un solo occupato e con due o più minori (dal 21,6% al 23,6%) La situazione è peggiorata soprattutto al Sud tra le famiglie: con due figli minori (dal 27,1% al 28,0%); con 3 o più figli minori (dal 36,2% al 36,7%); oltre 1/4 dei monogenitori con almeno un figlio minore è povera al Sud problemi di povertà crescenti

44 44 Incidenza povertà relativa 1997-2006 Linea assoluta Linea 80% base Linea base Linea 120% base Fonte: Istat

45 45 Povertà in Italia: evoluzione Nessun aumento degli indici di povertà in Italia tra la metà degli anni novanta e i primi anni di questo decennio Le distribuzioni dei redditi e dei consumi appaiono sorprendentemente stabili, nonostante i cambiamenti che hanno interessato il mercato del lavoro, il sistema fiscale e previdenziale e, più in generale, l’intera economia italiana

46 46 Povertà in Italia: evoluzione Questa stabilità aggregata nasconde tuttavia importanti cambiamenti nell’allocazione delle risorse  Dalla metà degli anni novanta e, in particolare, tra il 2000 e il 2004, essa è mutata a vantaggio delle famiglie degli autonomi e dei dirigenti e a scapito di quelle degli operai e degli impiegati  È cresciuta la mobilità temporale dei redditi e sono aumentati l’insicurezza delle famiglie e il loro senso di vulnerabilità nei confronti di eventi negativi

47 47 Povertà assoluta in Italia nel 2002 Fonte: Istat (2003)

48 48 Povertà assoluta in Italia nel 2002 Fonte: Istat (2003)

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50 50 Povertà Soggettiva La condizione di povertà soggettiva si stima chiedendo alle famiglie se ritengono di percepire un reddito adeguato per condurre una vita dignitosa “senza lussi ma senza privarsi del necessario” Le dichiarazioni dipendono non solo dalle effettive necessità, ma anche dai desideri, dalle abitudini di spesa, dal bisogno di uniformarsi allo standard dell’ambiente sociale in cui si è inseriti Fonte: Isae (2008)

51 51 Povertà relativa in Europa: definizione Eurostat Secondo la definizione di povertà relativa adottata da Eurostat, è considerato povero un individuo (minore) con un reddito familiare disponibile equivalente inferiore al 60% della mediana della distribuzione del reddito equivalente del suo paese è basata sui redditi invece che sui consumi

52 52 La stima europea della popolazione povera Differisce da quella tradizionalmente diffusa in Italia rispetto: a) alla scala di equivalenza: scala “OCSE modificata” (un valore pari a 1 al primo adulto presente in famiglia, un peso aggiuntivo pari a 0,5 per ogni altro adulto presente in famiglia e un peso pari a 0,3 per ogni componente di età inferiore ai 14 anni) b) al posizionamento della soglia di povertà: mediana c) all’utilizzo di una distribuzione equivalente d) alla scelta del cut-off : 60% e) alla variabile informativa: reddito

53 53 La povertà tra i minori in Europa

54 54 Rischio di Povertà tra Immigrati

55 55 Relazione positiva tra povertà totale e povertà tra minori

56 56 Importo linea di povertà relativa nei paesi EU27

57 57 Intensità della povertà nei paesi EU27

58 58 Intensità e incidenza della povertà tra i minori nei paesi EU27

59 59 Incidenza della povertà tra i minori nei paesi EU25 nelle tipologie familiari ad elevato rischio

60 60 Incidenza della povertà tra i minori nei paesi EU25 nelle tipologie familiari ad elevato rischio

61 61 Incidenza della povertà tra i minori nei paesi EU25 per età dei genitori

62 62 Tasso di occupazione delle madri e povertà tra i minori nei paesi EU25

63 63 Perché sono importanti? I minori poveri sono fortemente svantaggiati nella loro condizione di vita e nelle loro opportunità future Per molti paesi i dati mostrano che i bambini che crescono in povertà hanno maggiori probabilità di avere: –cattiva salute –difficoltà di apprendimento e problemi comportamentali –peggiore rendimento scolastico –gravidanze in età precoce –inferiori capacità e aspirazioni –retribuzioni più basse –di essere disoccupati e dipendere dall’assistenza pubblica Le politiche contro la povertà minorile

64 64 Le politiche contro la povertà minorile La spesa per i minori (monetaria e servizi) può essere ricondotta a tre aree: 1. spesa socio-assistenziale 2. spesa sanitaria 3. spesa per l’istruzione (ruolo importante ex ante) Indirettamente: 4. spesa a favore delle famiglie 5. agevolazioni fiscali

65 65 Spesa protezione sociale sul PIL Spesa per housing and social exclusion Spesa per le famiglie Efficacia su riduzione povertà minorile Italia ed Europa: quante risorse, con che efficacia?

66 66 Spesa per la protezione sociale nel 2005 nell’UE27 Non è inclusa la spesa per istruzione

67 67 Spesa per la protezione sociale nel 2005

68 68 Composizione della spesa sociale 2005 (in % del PIL) nell’UE27: 6 funzioni

69 69 Spesa pro capite per povertà ed esclusione sociale Misure di sostegno per l'esclusione socialepro capite in PPS Netherlands354,9 Denmark284 Luxembourg264,4 Sweden181,8 Cyprus150,2 Finland134,9 Belgium120,3 Slovenia119,9 Germany116,8 Austria113,5 Ireland113,1 Greece110,4 France109,3 Czech Republic88 Slovakia62,1 United Kingdom52,6 Spain38,7 Malta37,9 Misure di sostegno per l'esclusione socialepro capite in PPS Portugal37,3 Lithuania35,8 Hungary18,2 Estonia17,5 Poland17 Latvia14,6 Italy11,5 Fonte: Eurostat

70 70 Spesa per famiglie e minori nel 2005 nell’UE27

71 71 Spesa sociale in Italia rispetto ai paesi dell’Unione Europea La spesa sociale in Italia non è disallineata rispetto agli altri paesi europei Peso eccessivo della tutela delle persone anziane Peso modesto della spesa per ammortizzatori sociali e per il sostegno delle responsabilità familiari Quasi inesistenti politiche per la casa e per l’esclusione sociale Anche la spesa sanitaria è al di sotto della media europea

72 72 Spesa per protezione sociale e povertà tra i minori nei paesi EU27

73 73 Impatto spesa per protezione sociale (escluse pensioni) su povertà tra i minori e su tutta la popolazione in Europa

74 74 L’impatto della spesa sociale sulla povertà minorile Fonte: Eurostat

75 75 Impatto spesa per protezione sociale (escluse pensioni) su povertà tra i minori e spesa per protezione sociale (escluse pensioni) in rapporto al GDP

76 76 Scarsa efficacia delle prestazioni monetarie sulla povertà minorile in Italia Perché è poco efficace? –si spende poco (attenzione la dimensione stimata della spesa pubblica a favore dei minori si può collocare tra il 6,2-6,4% del PIL importante ruolo redistributivo dei servizi pubblici) –si spende male (misure non universalistiche, sistema non unitario della prova dei mezzi) E quindi l’Italia si caratterizza…

77 77 Principali determinanti della povertà tra i minori La letteratura ha identificato i seguenti fattori: 1.Demografia 2.Mercato del lavoro 3.Politiche pubbliche

78 78 Principali determinanti della povertà tra i minori La povertà tra i minori è il risultato di una combinazione di questi fattori Tale combinazione può cambiare nel tempo ed essere diversa nello spazio

79 79 Principali determinanti della povertà tra i minori nei paesi EU27

80 80 Principali determinanti della povertà tra i minori nei paesi EU27

81 81 Indicatori di deprivazione materiale in Europa 1)Non essere in grado di: fare fronte a spese impreviste concedersi un settimana di vacanza all’anno pagare bollette, affitto o mutuo pranzare con carne o pesce almeno una volta ogni due giorni riscaldare in modo adeguato l’abitazione

82 82 Indicatori di deprivazione materiale in Europa 2) Non potersi permette i seguenti beni durevoli: lavatrice televisione a colori telefono auto

83 83 Indicatori di deprivazione materiale 3) di vivere in una casa i seguenti problemi: perdite nel tetto, umidità nelle pareti e nei pavimenti mancanza di wc mancanza di bagno o doccia Condizioni negative dei serramenti ambienti non luminosi L’uso integrato di più indicatori di deprivazione permette di accostare le numerose tessere che ricompongono il quadro della povertà, di arricchirne la portata informativa e di «correggere» le possibili distorsioni interpretative di ogni singolo approccio

84 84 Deprivazione materiale nei paesi EU25

85 85 Deprivazione materiale nei paesi EU25

86 86 Deprivazione materiale e povertà: due dimensioni non sempre sovrapposte

87 87 Indicatori di deprivazione materiale: difficolt à nell ’ acquisto di beni e servizi, arretrati. Anno 2007 (valori percentuali) In generale, le difficoltà più rilevanti riguardano le famiglie con un solo percettore di reddito e quelle per le quali la fonte principale di reddito non è da lavoro (a)Per le sole famiglie con affitto o mutuo; (b) per le sole famiglie con debiti diversi dal mutuo; (d) Stima corrispondente ad una numerosità campionaria compresa tra 20 e 49 unità.

88 88 Indicatori di deprivazione materiale: difficolt à nell ’ acquisto di beni e servizi, arretrati. Anno 2007 (valori percentuali) Difficoltà particolarmente rilevanti per le famiglie del Mezzogiorno, per quelle con figli minori (in particolare se monogenitori) o composte da una sola persone. Tra il 2006 e il 2007 aumentano le famiglie che dichiarano difficoltà ad acquistare cibo (da 4,2% a 5,3%)

89 89 Indicatori di disagio economico e deprivazione materiale per ripartizione geografica - Anno 2007 Tra il 2006 e il 2007 le famiglie che hanno dichiarato di arrivare con molta difficoltà a fine mese sono leggermente aumentate (da 14,6% a 15,4%). Da notare l’aumento statisticamente significativo di queste famiglie nel Nord (da 10,7% a 11,9%) Un terzo delle famiglie non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 700 euro

90 90 La povertà tra i minori è un povertà transitoria o cronica? Dalla letteratura empirica disponibile relativa all’UE15 emerge: nella maggior parte dei paesi dell’UE15 la percentuale di soggetti persistentemente poveri oscilla tra il 40 e il 50% (solo l’Olanda e la Germania presentano un valore intorno al 30%) una relazione positiva tra incidenza e persistenza: i paesi con il più alto rischio di povertà (quelli anglosassoni e quelli dell’Europa meridionale) sono anche quelli con la più elevata quota di poveri persistenti, mentre i paesi continentali, insieme alla Finlandia, hanno valori contenuti per entrambi gli indicatori

91 91 Un confronto del benessere (well- being) dei minori nell’EU29 Jonathan Bradshaw e Richardson (2009)

92 92 Dimensioni considerate   Health   Subjective well-being   P ersonal relationships   Material resources   Education   Behaviour and risks   Housing and the environment

93 93 Child well-being: classifica

94 94 Child well being e povertà

95 95 Child well-being by GDP Euros per capita

96 96 Child well-being e spesa per famiglie con figli (%GDP)

97 97 Italia Italia occupa una posizione intermedia nella graduatoria europea dell’indicatore di benessere dei bambini Aspetti critici –Povertà –inattività dei giovani (15-19 anni) –stato di benessere non positivo associato all’andare a scuola –istruzione –abitazione Punti di forza –stato di salute percepito –comportamenti a rischio e vittime di violenze

98 98 Conclusioni Povertà tra minori è un problema rilevante in Italia È un problema per loro oggi e probabilmente anche domani È un problema che coinvolge l’intera società Politiche sociali “vecchie”, il profilo della povertà è rimasto molto simile negli ultimi venti anni dimostrando una scarsa efficacia delle politiche anti-povertà messe in atto in passato (assenza di programma di reddito minimo) Ulteriore elemento che aggrava il quadro: elevata vulnerabilità Studi longitudinali e multidimensionali per migliorare la conoscenza del fenomeno e per disegnare adeguate politiche I minori sono voci nascoste, forse “farsi sentire” può influire positivamente su entità e caratteristiche delle politiche

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