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SECONDO INCONTRO 10 marzo 2016 ore 18:00 “Impariamo a comunicare”

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Presentazione sul tema: "SECONDO INCONTRO 10 marzo 2016 ore 18:00 “Impariamo a comunicare”"— Transcript della presentazione:

1 SECONDO INCONTRO 10 marzo 2016 ore 18:00 “Impariamo a comunicare” Conduce la dott.ssa Assunta Marrone con la partecipazione di Sr.Maria Assunta e Ins. Paola Torre “SPAZIO ai GENITORI” Ciclo di incontri a tema dedicati a genitori della Scuola dell’ Infanzia dell’Istituto Corsaro

2 Prima fase: costruzione del gruppo.
Questo momento ha avuto come obiettivo primario l’avvio e la costruzione del gruppo. Il gruppo è stato in questa fase auto-centrato (che non ha cioè altro compito da svolgere se non quello di osservare se stesso ed i propri processi) per permettere la costruzione di una cultura e di un’identità di gruppo. Durante questa fase si è cercato di...

3 Riflettere sul gruppo e sulla comunicazione come strumento di lavoro;
Analizzare le aspettative; Favorire la conoscenza reciproca; Facilitare l’emersione dei bisogni; Favorire la riflessione sul ruolo del genitore dai vari punti di vista; Incoraggiare la condivisione delle esperienze genitoriali; Favorire la creazione di un ambiente di fiducia e scambio; Favorire la capacità di gestione della diversità e del conflitto; Riflettere sul significato relazionale e psicologico dell’essere genitore;

4 TEMI EMERSI I genitori si sono confrontati su alcune tematiche che possono essere riassunte in quattro filoni: riflessione sul proprio stile educativo e sul modello genitoriale interiorizzato; senso di autostima e di competenza genitoriale; conflitto e problem solving; sperimentazione di modalità relazionali creative.

5 Dalla riflessione alla condivisione
Dopo questa fase che ha permesso ai partecipanti di riflettere sui propri stili educativi si è passato ad una fase più introspettiva, legata ai vissuti personali che ha permesso di scoprire parti nuove di sé e di condividerle con gli altri.

6 Gruppo... spazio nuovo di sè
Partendo da una prospettiva positiva, volta ad accentuare più le risorse che le difficoltà dei singoli, il gruppo funzionerà da cassa di risonanza, creando rinforzi positivi o attivando processi riflessivi, a seconda della situazione. La circolazione delle idee, l’accoglienza dell’altro e del suo punto di vista, la condivisione di problemi simili, la sospensione del giudizio e la risonanza emotiva creata dalle situazioni, a volte intense, attivate nel gruppo permetteranno al singolo di rinforzare la stima di sé, sia rispetto alle proprie capacità personali che al proprio ruolo genitoriale. Ciò per potenziare la fiducia in se stessi e ritrovare uno spazio nuovo di sé, differenziato da quello genitoriale, ma che lo alimenta e lo rinforza.

7 Gruppo...spazio/luogo dove si crea
Il gruppo ha assunto la funzione di un’officina, cioè luogo dove si crea; di uno spazio preparatorio dove si può tentare e ritentare, sperimentarsi fuori dal contesto reale, senza paura di sbagliare o di essere giudicati. L’attivazione della sospensione del giudizio è stata la prima tappa che si è cercato di raggiungere all’interno del gruppo facendo in modo che tutti i partecipanti passassero da una prospettiva assolutista e spesso svalutativa “...Il tuo comportamento non è adeguato...” ad una più relativa e più accogliente dei punti di vista degli altri “secondo me...”.

8 MA PERCHE’ CI INCONTRIAMO?
L’idea di base, che è il focus del progetto “Spazio ai Genitori”, si fonda sul principio che relazioni familiari più serene influiscono positivamente sul benessere del bambino e sul suo rendimento scolastico.

9 Perché uno psicologo qui con noi?
Il ruolo dell’ “esperto” in questo contesto assume la funzione di facilitatore che valorizza le competenze di voi genitori aiutandovi a metterle “in circolo”, ottenendo il risultato di rassicurarvi e di farvi acquisire nuove competenze, mediante la discussione ed il confronto reciproco. Il gruppo rappresenterà uno spazio nuovo dove sperimentarsi ed esprimere le proprie opinioni, prima di tutto come persona e poi come genitore.

10 Di cosa parliamo? Imparare ad ascoltare per comprendere
Acquisire abilità nella comunicazione descrittiva e in quella rappresentativa Perchè.... Saper ascoltare e comunicare correttamente, riuscendo a dare e ricevere feedback positivi, è fondamentale nella gestione delle dinamiche relazionali familiari. Questi temi saranno il filo conduttore della serata che si muoveranno poi da esempi concreti su cui sperimentare e confrontarsi.

11 Dobbiamo sapere che... Non si può non comunicare
(Prima legge della comunicazione) Anche il silenzio è comunicazione. Le parole, il silenzio, l’attività, l’inattività hanno tutti il valore di messaggi. Nella comunicazione vi è un livello di contenuto e uno di relazione (Seconda legge della comunicazione)‏ Ogni atto comunicativo parte da un atto percettivo in base a come io percepisco gli altri e\o la situazione guido la mia comunicazione e il mio comportamento.

12 Comunicare... Comunicare è uno dei modi migliori per condividere informazioni con il proprio figlio, rafforzare la relazione con lui, aiutarlo a comprendere ed affrontare emozioni, trasmettergli valori, credenze e speranze. Se non usata bene, però, la comunicazione può avere effetti negativi, in quando si possono trasmettere informazioni errate, ignorare o negare sentimenti, trasmettere paura, dubbio, confusione.

13 L’importanza della comunicazione descrittiva
Consiste nella verbalizzazione dei fatti osservabili, cioè nell’espressione dei fatti in termini constatativi. “Ho notato che hai parlato con Marco tutta mattina”. Formulare comunicazioni descrittive

14 Esercitazione 1 Alcune frasi da valutare
“Hai messo i piedi sul tavolo” (comunicazione descrittiva)‏ “Sei il solito maleducato” (comunicazione valutativa)‏ “Chiudi la bocca. Non dire un’altra parola” (-)‏ “Quello cha hai appena detto mi ha veramente disturbato” (+)‏ “Torno a casa e mi accorgo che mio figlio ha messo in ordine la sua stanza. Sono contento e gli dico: “Cosa vuoi in cambio?” (-)‏ “Sono contento perché hai messo in ordine la tua stanza.” (+)‏ Esercitazione 1 Alcune frasi da valutare

15 L’importanza della comunicazione rappresentativa IL MESSAGGIO IO
Con il Messaggio IO la persona parla di sé della propria esperienza senza giudicare né valutare l’altro. NON parliamo di come SONO gli altri ma di quanto ci TOCCA quello che fanno e\o quello che dicono

16 ATTENZIONE IL MESSAGGIO TU
“Tu sei così...” “Tu non l’hai fatto ...” “Tu dovresti comportarti diversamente ...” “Tu mi farai morire!” E’un messaggio di critica e valutazione\svalutazione La persona NONsi sente accolta Costella vissuti di colpa e\o rabbia Attua strategie difensive di chiusura

17 Esercitazione 1 Alcune frasi da valutare
“Chiudi la bocca. Non dire un’altra parola” (-)‏ “Quello cha hai appena detto mi ha veramente disturbato” (+)‏ Torno a casa e mi accorgo che mio figlio ha messo in ordine la sua stanza. Sono contento e gli dico: “Cosa vuoi in cambio?” (-)‏ “Sono contento perché hai messo in ordine la tua stanza.” (+)

18 Comunicare ...efficacemente
Quando i genitori comunicano efficacemente con i figli, mostrano di avere rispetto per loro. I bambini iniziano a percepire che i genitori li ascoltano e li capiscono: questo è importantissimo per sviluppare la loro autostima. Al contrario, quando la comunicazione tra genitori e figli è inefficace o negativa, possono percepire di non essere importanti, non essere ascoltati o non essere capiti. Le competenze comunicative si acquisiscono in modo graduale e la presenza dell’adulto, in particolare del genitore, è fondamentale per fornire il giusto supporto nel processo di sviluppo di queste abilità. Come un’impalcatura sostiene gli operai durante i lavori edilizi, il genitore sostiene il bambino nel suo processo di crescita.

19 Atteggiamenti da privilegiare
Essere orientati a comprendere i problemi Ricercare il senso dei comportamenti Essere empatici invece che neutrali e freddi Esprimere le proprie emozioni e comprendere quelle degli altri Procedere per ipotesi e non assolute verità

20 Come comunicare con i figli: l’importanza dell’ascolto attivo
Ascoltare è diverso dal sentire in quanto non vengono attivate solo le orecchie, ma la persona nella sua interezza si mette in ascolto dell’altro (guardando l’interlocutore, interrompendo quello che si sta facendo). L’ascolto dell’altro è una forma di riconoscimento importante che, se negata nel tempo e in maniera ricorrente e diretta a soggetti in età evolutiva, può creare effetti negativi nel processo di costruzione dell’identità.

21 ...e della presa di coscienza del canale non verbale della comunicazione e del principio di congruenza tra messaggi verbali e non verbali A volte siamo inconsapevoli di inviare agli altri messaggi contradditori, per cui se a nostro figlio diciamo verbalmente “ti ascolto” però continuiamo a lavare i piatti mentre questi ci stava per dire qualcosa di importante per lui, la comunicazione non verbale avrà la meglio e il messaggio che arriverà al ragazzo è che la madre è occupata e non può o non vuole ascoltare.

22 Comunicare al loro livello tenendo presente le loro caratteristiche
Più il bambino è piccolo e più dovrebbe essere usato un linguaggio semplice. Dobbiamo inoltre ricordarci che i bambini dai 2 ai 7 anni pensano in modo molto concreto, spesso irrazionale e magico. La loro mente non è ancora capace di utilizzare la logica e di dare un senso alle cose, così come siamo abituati noi adulti. Bisogna ricordarsi inoltre che i bambini non pensano a lungo termine come noi adulti: sono infatti orientati a pensare nell’immediato e ad obiettivi a breve termine. L’abilità di pensare al futuro inizia a svilupparsi verso la fine delle elementari.

23 Imparare ad ascoltare davvero e a mostrare interesse
Il buon ascoltatore ha uno sguardo attento, corpo proteso verso chi parla, mantiene il contatto oculare, annuisce, esprime consenso per far capire che sta ascoltando, fa domande o osservazioni pertinenti, ripete in parole diverse quello che dice l’altra persona per fargli intendere che capisce, chiede altri informazioni. Con i bambini è importante abbassarsi al loro livello. Ricordatevi che per ascoltare davvero bisogna fermarsi, ovvero serve avere il tempo e lo spazio per farlo. Solo così i bambini riusciranno veramente ad aprirsi.

24 Comunicare ed ascoltare emozioni
Quando si parla di emozioni, in particolare di emozioni spiacevoli è importante aiutare il bambino ad elaborarle e a dare un senso a quanto hanno vissuto. E’ importante riconoscere ed accogliere i loro sentimenti e le loro sensazioni. Spesso i genitori hanno paura di dare la risposta sbagliata o si sentono in dovere di offrire sempre soluzioni ai problemi che i bambini pongono. A volte però la miglior cosa da fare è semplicemente ascoltare. Altre volte, invece che dare al bambino una soluzione pronta, può essere più importante aiutarlo a trovare da solo nuove strade e strategie per affrontare i problemi che incontra.

25 Io mi sintonizzo con mio figlio se
Ascolto i suoi bisogni Distinguo bene i suoi bisogni dai miei Sono capace di vivere l’«ascolto attivo» Sono capace di vivere il «messaggio io» Sono capace di gestire il conflitto senza perdenti Superare il conflitto dipendenza/autonomia

26 Conflitto dipendenza/autonomia
Forse dovremmo imparare come i porcospini di Schopenhohauer a trovare la giusta distanza nelle relazioni significative della nostra vita per evitare gli eccessi che sono insiti nelle relazioni e che ci possono portare ai due estremi: invasività/dipendenza (troppo vicini), distanza/estraniazione (troppo lontani). Per cercare la giusta distanza dalle relazioni significative bisogna riscoprire quel nucleo di autenticità del Sé che a volte viene sommerso dai mille impegni della vita quotidiana ma che permette di guardare in maniera nuova ai propri vissuti e alle proprie relazioni senza essere risucchiate da esse.

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