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Il Futuro dell’anziano e le professioni

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Presentazione sul tema: "Il Futuro dell’anziano e le professioni"— Transcript della presentazione:

1 Il Futuro dell’anziano e le professioni
Bari 18 aprile 2012

2 Invecchiamento attivo
Il 2012 è l’Anno Europeo per un Invecchiamento Attivo. L’iniziativa intende aiutare a promuovere opportunità occupazionali e condizioni di lavoro migliori per il crescente numero di anziani in Europa, aiutarli ad avere un ruolo attivo nella società ed incoraggiare un invecchiamento in salute.

3 In Italia Le ultime statistiche Istat sull’invecchiamento degli italiani dicono che nel 2030 i vecchi saranno il doppio dei bambini, non molto diverse sono le statistiche sugli immigrati: loro aumenteranno e gli italiani diminuiscono.

4 Nuove prospettive Questi cambiamenti demografici implicano sia difficoltà che nuove possibilità, aprono scenari che sebbene già noti , non sono stati ancora tradotti in misure concrete di strategia politica, capaci di anticipare i tempi e le conseguenze di problemi strutturali delle società attuali. Il tema dell’invecchiamento della popolazione, degli anziani, è quindi urgente e molto attuale.

5 Cambiamenti Si diffonde non solo allarmismo, ma rassegnazione in chi è anziano ed anche, una accettazione dell’attuale status quo che non porta a rivedere scelte di politiche sociali e interventi multi settoriali a tutela del ben-essere delle persone, ma neppure l’attuale organizzazione e impalcatura dei servizi singoli o in rete che sono frutto degli anni 70 del secolo scorso.

6 Ostacoli al cambiamento
Appare strano che l’aumento della speranza di vita venga vissuta e comunicata come fonte di preoccupazione e di allarme a monte prevale una cultura e una prassi di sanitarizzazione della nostra vita. Oggi in Italia oltre alla crisi economica esistono due ostacoli: culturali e motivazionali che riguardano direttamente tutti coloro che si occupano del sociale.

7 Ostacoli al cambiamento
Culturale che fa sì che ci mobilitiamo solo nei momenti di emergenza o di tragedia, senza programmare per tempo. Non si punta sulla prevenzione motivazionale: le diverse ingegnerie istituzionali che si sono succedute nel tempo nella governance dei servizi, l’estendersi dei processi di esternalizzazione, un attenzione più scemante nella costruzione di beni pubblici, hanno fatto sì che non si rileggessero i servizi, i valori, gli obiettivi e le risposte sociali di varia natura che, elaborate negli anni 60 e 70, non hanno mai subito mutamenti

8 Cambiamento Vanno ripensati gli interventi investendo meno sugli aspetti farmacologici e sanitari e maggiormente su attività motorie, sociali e culturali

9 Ricerche sugli anziani del futuro
E in questa direzione vanno indirizzate le ricerche - gli anziani del futuro non saranno la proiezione degli anziani di oggi; saranno diversi per stili di vita ed anche patologie, per istruzione e cultura, per le scelte di tempo libero. Porci degli interrogativi in tal senso aiuta a ricercare elementi di sostenibilità del nostro sistema sociale non copriamo le nostre pigrizie intellettuali e paure di innovare scaricando solo sulla politica assenze inconfutabili ma non uniche .

10 Professioni Le professioni si sono rivelate un tramite insostituibile per la creazione e l’applicazione di quella conoscenza scientifico – tecnica che costituisce il principio assiale della "società post – industriale", cui ulteriore pilastro sono appunto i servizi. Le professioni si muovono nella direzione di assicurare al cittadino un livello qualitativo della prestazioni, al quale sono richieste puntuali e competenti prestazioni intellettuali, che devono essere ispirate al valore assoluto della conoscenza, dell’etica e della deontologia professionale.

11 Professioni Le professioni e il professionalismo possono essere antidodo alla burocratizzazione e all’immobilismo in quanto esalta la responsabilità del professionista nella gestione del proprio sapere e della funzione sociale della professione. Le professioni possono contribuire a promuovere/accompagnare una possibile mutazione dei servizi (Manoukian) in “servizi aperti”, capaci di accoglienza, di rimodulare l’impostazione dei servizi e di porsi in relazione con i luoghi di vita delle persone e con la comunità, e quindi contribuire ad affrontare il dilagante senso di insicurezza legato anche all’isolamento dell’individuo.

12 Professioni di aiuto professioni di aiuto o altrimenti dette professioni delle relazioni sottendono una relazione tra chi aiuta e chi viene aiutato, e che accompagna un’idea di reciprocità alla base del rapporto stesso Tutte le professioni di servizio, di aiuto e di cura, tra cui l’a.s, .investono in una relazione con l’altro, utente e/o cliente, le proprie conoscenze e competenze.

13 Relazione La relazione costituisce il canale del processo che favorisce lo sviluppo della persona e la soluzione dei problemi; un ponte attraverso cui si giocano la capacità di studio, di valutazione e presa in carico da parte del professionista. In un contesto organizzativo di risposte la relazione di aiuto può essere definita come l’insieme delle azioni professionali indirizzate ai rapporti con la persona, il contesto di appartenenza e l’organizzazione di riferimento, connotandosi in base al rapporto interpersonale e alle aspettative reciproche di scambio e comunicazione.

14 Relazione Il termine relazione (relationem) indica un rapporto, un nesso, un vincolo, una correlazione fra due o più persone, ognuna delle quali richiama direttamente l’altra. La relazione di aiuto non va considerata esclusiva perché il suo campo di azione non è solo la persona ma anche il coinvolgimento di altri soggetti risorsa professionali e non.

15 Valori della Relazione
Il presupposto di base della relazione non può che essere il rispetto della dignità e della libertà della persona in particolare delle persone in difficoltà, mettendo al centro la persona e il suo contesto di vita. Vuol dire dare e avere fiducia nelle capacità e nelle potenzialità di ogni persona; di considerare il suo diritto alla piena realizzazione in tutte le età e condizioni di vita, il suo diritto alle relazioni affettive e sociali, di riconoscere la sua autonomia nelle scelte, il suo diritto/dovere di assumere responsabilità rispetto al suo progetto di vita.

16 Codice deontologico dell’a.s.
art.6 .”La professione è al servizio delle persone, delle famiglie, dei gruppi, delle comunità e delle diverse aggregazioni sociali per contribuire al loro sviluppo, ne valorizza l’autonomia, la soggettività, la capacità di assunzioni di responsabilità, li sostiene nel processo di cambiamento, nell’uso delle risorse proprie e della società nel prevenire ed affrontare situazioni di bisogno o di disagio e nel promuovere ogni iniziativa atta a ridurre i rischi di emarginazione”.

17 Codice Deontologico dell’a.s.
Art. 7 “l’a.s. riconosce la centralità della persona in ogni suo intervento.Considera e accoglie ogni persona portatrice di una domanda, di un bisogno, di un problema come unica e distinta da altre in analoghe situazioni e la colloca entro il suo contesto di vita ì, di relazione e di ambiente, inteso sia in senso antropologico- culturale che fisico”.

18 Il contributo dell’a.s. Capacità di accogliere la persona nella sua globalità e di valutarne la domanda /problema nella sua ampiezza relazionale, sociale e familiare; contribuisce alla presa in carico globale della persona Capacità di valorizzare le risorse personali, familiari e sociali della persona e del contesto istituzionale e territoriale; Capacità di attivare e prendersi cura delle reti di sostegno delle persone, favorendo i processi di integrazione interna ed esterna alle organizzazioni contribuire sul piano politico alla promozione degli aspetti di prevenzione e di inclusione proprio per la sua stretta connessione con le politiche sociali e socio-sanitarie

19 Principi fondati il s.s. autodeterminazione,
la personalizzazione e l’individualizzazione, il rispetto della persona , l’accettazione.

20 Autodeterminazione anziano
Riconoscere e promuovere l’autodeterminazione di un anziano vuol dire favorire la motivazione a una maggiore autonomia, stimolare gli interessi, le relazioni sociali , mettere al centro la sua individualità, rispetto alle sue scelte, abitudini, preferenze .

21 Atteggiamenti della.s. incoraggiamento,
comprensione anche dei tempi diversi, la valorizzazione, la disponibilità, la responsabilità, la competenza.

22 Fase di destrutturazione e di ristrutturazione anziano
Una 1°fase di destrutturazione dell’identità personale e sociale Una 2° fase di ristrutturazione di un nuovo riconoscimento dello spazio individuale , di quello relazionale e di quello sociale che ogni persona desidera ancora costruire

23 Processo di ristrutturazione
Sostenere processi di ristrutturazione della persona durante il suo processo di invecchiamento mediante azioni di intervento quali: Orientare e accompagnare la persona /famiglia, Attivare e valorizzare interventi e progetti che poggiano sulla relazionalità comunitaria, Promuovere e costruire reti sociali di sostegno e reciprocità attiva.

24 Piano personalizzato attento percorso di valutazione dei bisogni dell’anziano e della sua rete, tener sempre conto anche delle capacità e risorse delle persone, del suo interno e del suo intorno,

25 Assessment La fase di valutazione iniziale del bisogno – assessment costituisce uno snodo fondamentale per la costruzione di processi di aiuto deve valorizzare la storia di vita personale: che deve tener conto del punto di vista della persona e degli sforzi messi in atto per mantenere buoni livelli di vita personale, relazionale e sociale.

26 Risorsa Risorsa è ogni mezzo che può venire in aiuto in caso di necessità di cui già si dispone o è attivabile. Le risorse vanno infatti interpretate in senso aperto ed anche sotto l’aspetto della potenzialità. Vi sono risorse nelle persone, negli ambienti, nel servizio, nel territorio ,e, dice F.Ferrario, nello stesso assistente sociale e nelle sue capacità emancipative.

27 Risorse della persona e dell’ambiente
Le risorse della persona riguardano il suo sistema cognitivo, le caratteristiche emotivo- espressive , le capacità, la competenza operativa, i modo di attivarsi. Le risorse dell’ambiente sono presenti nei campi relazionali della persona e sono rappresentate dai diversi soggetti con cui essa è collegata e dai beni materiali e immateriali che vi sono disponibili Le risorse dell’a.s. sono personali (conoscenze, competenze), ambientali, territoriali

28 Presa in carico e territorio
La presa in carico della persona/famiglia deve essere effettuata nel suo territorio per evitare che problemi sociali, culturali ed economici esistenti ostacolino il raggiungimento dell’obiettivo salute-benessere: la persona, con il sostegno dei servizi e della rete familiare e sociale in cui è inserita, potrà così attivare ogni risorsa utile, in riferimento al concetto di empowerment.

29 Azioni professionali riconoscere l’importanza delle attività della vita quotidiana , dare il dovuto spazio all’anziano di raccontarsi e di raccontare, per poter contribuire in modo attivo alla gestione della propria vita e del proprio processo di ristrutturazione personale; promuovere le piccole e essenziali attività autonome della quotidianità, gli stili di vita salutari, la partecipazione ad attività culturali e il tempo libero

30 Azioni professionali Anche il processo di ristrutturazione relazionale deve essere adeguatamente sostenuto riconoscendo l’importanza di attività che favoriscono la relazione e gli scambi tra persone e tra generazioni. Sul piano relazionale è risorsa generatrice di scambi , di conoscenza , memorie e competenze, è testimone dei processi di cambiamento sociale.

31 Integrazione l’integrazione socio sanitaria deve essere intesa come il processo teso a fornire l’unitarietà e il coordinamento tra prestazioni sanitarie e sociali, la continuità tra azioni di cura, riabilitazione e di reinserimento, la realizzazione di percorsi assistenziali integrati e l’intersettorialità degli interventi.

32 Processo di integrazione
La parziale realizzazione del processo di integrazione socio sanitaria non ha reso possibile quel raccordo tra politiche sociali e sanitarie, che avrebbe consentito di dare risposte unitarie all’interno di percorsi assistenziali integrati, attraverso il coinvolgimento e la valorizzazione di tutte le componenti e le risorse presenti sul territorio In molte regioni italiane la gran parte del carico assistenziale grava sui familiari a seguito del mancato potenziamento della primary care e delle non sufficienti risorse pubbliche destinate a sostenere la disabilità e la non autosufficienza.

33 Network L’approccio globale alla persona e la complessità dei bisogni richiedono necessariamente un’ottica metodologica di network, una filosofia di pensiero che ha dimostrato di essere l’unica in grado di passare da un sistema autoreferenziale e burocratico a un sistema in grado di reggere la complessità della società odierna

34 Integrazione professionale
L’integrazione professionale può quindi essere un obiettivo più facilmente realizzabile proprio perché lasciata alla responsabilità degli stessi professionisti, se però si abbattono le barriere, gli steccati, le autonomie; se ogni professione non si mette nell’ottica del sapere dell’altro e ognuno perde un po’ della sua autonomia.

35 Approccio di equipe E’ indispensabile un approccio interdisciplinare e di equipe in cui i diversi saperi e le diverse abilità interagiscono per un unico e condiviso obiettivo “il recupero psico- fisico, sociale della persona e di un reinserimento nella vita quotidiana. Non è la somma dei diversi saperi, ma è prima di tutto un metodo di lavoro che porti alla presa in carico della personal

36 Prevenzione e inclusione
Le risorse che la collettività impiega nel settore sanitario, soprattutto quelle destinate alla prevenzione, non vanno intese solo come voci di spesa, ma come investimenti fondamentali per un nuovo modelle di sviluppo e progresso che abbia il suo centro nella persona.


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