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La macroeconomia giorno per giorno Corso di Formazione per l’Associazione Lombarda dei giornalisti Lezione del 2 ottobre 2014.

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Presentazione sul tema: "La macroeconomia giorno per giorno Corso di Formazione per l’Associazione Lombarda dei giornalisti Lezione del 2 ottobre 2014."— Transcript della presentazione:

1 La macroeconomia giorno per giorno Corso di Formazione per l’Associazione Lombarda dei giornalisti Lezione del 2 ottobre 2014

2 Le teorie economiche Facciamo un gioco…

3 Ultimatum game in Slovacchia Tre “poste”: 60, 300, 1500 corone (su un salario medio mensile di 5.500) 60 kr: offerte 451‰ media, 465‰ mediana 300 kr: 460‰ media, 480‰ mediana 1500 kr: 423‰ media, 450‰ mediana

4 Ultimatum game In media, tra tutti gli esperimenti, il 71% delle offerte cade tra il 40 e il 60% Il 3,8% delle offerte cade tra lo 0 e il 20%

5 Ultimatum game in Slovacchia Rifiuti di offerte basse (0-245‰) 60 sc: 100% 300 sc: 91% 1500 sc: 60%

6 Ultimatum game in Indonesia Offerti fino a 100 $ su un reddito medio annuo di 670 dollari Rifiutate le offerte uguali o inferiori a 30 dollari

7 Ultimatum game La teoria economica riconosce che ogni offerta è razionale, anche se una sola appare “perfetta” e rappresenta un punto di riferimento (benchmark) La realtà raggiunge raramente il benchmark

8 Il giornalismo e la macroeconomia

9 Giornalismo e macroeconomia Una pluralità di discorsi –Singoli eventi –Singoli dati –Relazioni tra fenomeni derivanti da teorie economiche Le previsioni economiche –Retorica politica

10 I fatti macroeconomici Gli eventi: Differenti dai fatti di cronaca In genere decisioni politiche Fare cose con le parole

11 I dati macroeconomici I dati –Prodotti dagli istituti di statistica (pubblici o privati) Occorre valutarne: –Le modalità di produzione –Il significato –L’uso

12 La produzione dei dati I dati Prodotti secondo procedure standard –Le variazioni nazionali Possibili alterazioni dei dati –inflazione e prezzi petroliferi Correzioni successive dei dati Problemi di affidabilità degli istituti di statistica –I casi della Gran Bretagna e dell’Argentina

13 Produrre i dati sul Pil Valutazione trimestrale indiretta Si calcolano altre variabili che vengono trasformate nel pil sulla base di relazioni statistiche Tra gli indicatori: Produzione industriale Commercio estero Traffico ferroviario e stradale Dati finanziari Banca d’Italia Solo dopo tre anni i dati sul Pil sono davvero completi

14 Il significato dei dati Due esempi L’inflazione e i prezzi relativi Il prodotto interno lordo e il benessere

15 L’uso dei dati Quali dati usare per mostrare il benessere di una nazione? –Il pil Stati Uniti e Cina –Il pil pro capite –Il misery index – Disoccupazione + inflazione –L’indice di sviluppo umano Hdi – Aspettativa di vita, istruzione (media e attesa), reddito (pil)

16 La teoria e i dati

17

18 Tre tipi di teorie economiche L’economia è sempre in equilibrio (new classical) –Non esiste disoccupazione volontaria Le economie vanno verso l’equilibrio, ma lentamente (keynesiani) –La possibilità di equilibri multipli Le economie non sono mai in equilibrio (austriaci e marxisti)

19 Le tre regioni di Axel Leijonhufvud Prima regione Dominano le tendenze al riequilibrio Bilanci in linea con l’economia Investimenti razionali Le politiche di stabilizzazione non sono utili Frizioni sugli aggiustamenti dei prezzi di effetto limitato

20 Le tre regioni di Axel Leijonhufvud Seconda regione Episodi di instabilità limitata, cicli economici. Moltiplicatori e acceleratori Politiche monetaria e fiscale utili Frizioni sugli aggiustamenti dei prezzi maggiori ma di effetto limitato

21 Le tre regioni di Axel Leijonhufvud Terza regione Instabilità, verso la spirale debito-deflazione Bilanci “fuori strada”, violati i limiti di reddito Piccole perdite portano a grandi insolvenze Flessibilità fattore negativo nel breve termine, rigidità nel lungo

22 Le teorie e le previsioni Teorie usate per prevedere Milton Friedman: una teoria funziona se le sue previsioni funzionano Il fallimento delle previsioni: la crisi del 2008 Le previsioni di Raghuram Rajan del 2005 La macroeconomia in macerie, l’econometria finanziaria no!

23 Le teorie e le previsioni Modelli basati sulla storia: il futuro seguirà le stesse regole? Economia composte al 40% da industria (altamente prevedibile) e al 25% da servizi all’industria (altamente prevedibili) Economie attuali composte soprattutto da servizi al consumo, decisamente imprevedibili

24 La critica di Ronald Coase “The objection is that the theory floats in the air. It is as if one studied the circulation of the blood without having a body. Firms have no substance, markets exist without laws”.

25 La critica di Robert Solow ”Il modello preferito ha un unico consumatore rappresentativo che ottimizza le sue decisioni su un tempo infinito con una capacità perfetta di prevedere oppure con asepttative reazionali, in un ambiente che realizza I suoi piano in modo più o meno senza intoppi attraverso mercati dei beni e del lavoro perfettamente competitivi e capaci di guardare nel futuro e prezzi e salari perfettamente flessibili”.

26 Le teorie e il giornalismo I limiti delle teorie (per il giornalismo): –Sono spesso “statiche” –Si basano comunque su tendenze estrapolate da una ricca serie di dati –Non tutte le loro grandezze sono misurabili –In molte di esse mancano il denaro e i debiti!!!

27 Le teorie e il giornalismo Teorie economiche fondate sull’idea di isolare il mercato e studiarne il suo funzionamento La realtà: stato e mercato integrati, embedded Ma…

28 Stato e mercato Due logiche diverse Il mercato come luogo degli scambi Lo Stato come monopolista del potere

29 Il grano: carestia e sicurezza

30 I mercantilisti e la carestia Blocco dei prezzi Chiusura delle frontiere e blocco delle esportazioni

31 La soluzione dei fisiocrati Prezzi liberi –Incentivi alla produzione Apertura delle frontiere –Incentivi all’importazione

32 2010: la Germania e la speculazione Blocco delle operazioni speculative: vendite allo scoperto e credit default swaps Investitori a Londra Investitori più prudenti: crollo delle Borse e corsa ad accaparrarsi i titoli di Stato Risultato: più disordine sui mercati

33 Il criminale Per la scienza “politica”: criminale deviante, anormale Per la scienza “economica”: persona che calcola costi, benefici e la loro incertezza Michel Foucault e l’inaspettato interesse per il neoliberalismo

34 La grande confusione Stato e ordinamento giuridico Libertà dalle ingerenze governative Libertà dalle regole Il codice della strada di Louis Rougier (1889- 1982)

35 L’esempio dell’hockey Nell’hockey su ghiaccio la maschera riduce fortemente i danni degli incidenti Nessun giocatore, di sua iniziativa, userebbe la maschera perché riduce visuale e performances Obbligo per tutti di indossare il casco

36 La retorica dell’economia Tutti fanno (e devono fare) discorsi economici Uso politico delle teorie (e dei dati economici)

37 I “caveat” di Keynes John Maynard Keynes (1883-1946) Matematico ed economista Noto per le sue (male intese) ricette di politica economica

38 I “caveat” di Keynes La connessione delle idee è diversa dalla successione dei fatti (David Hume) Attenzione alla matematica (che resta fondamentale): non tutta la realtà economica è matematizzabile L’incertezza è irriducibile e non può essere sempre trattata matematicamente

39 Due principi economici Le persone rispondono agli incentivi (statisticamente) Non esistono solo giochi a somma zero

40 Tre formule per iniziare

41 La crescita economica Aumento dei beni e dei servizi prodotti in un’economia Frutto degli sforzi individuali Latouche e lo slogan della decrescita La non-crescita come obiettivo liberale

42 Il prodotto interno lordo Misura la produzione È la somma dei valori aggiunti: del contributo di ciascun attore economico È in genere depurato dal cambiamento di valore della moneta

43 La prima formula Y = C + I + G + Ex - Im C = Consumi dei privati I = Investimenti dei privati (+ le scorte) G = Consumi e investimenti pubblici (non i trasferimenti) Ex = Le esportazioni Im = Le importazioni

44 Il ciclo economico

45 Il pil pro capite Rapporto tra Pil e popolazione Misura il vero sviluppo economico Quando i cinesi raggiungeranno ¼ del Pil pro capite americano, la Cina avrà raggiunto gli Usa come Pil complessivo, il suo governo sarà altrettanto “potente”, ma la popolazione resterà molto povera.

46 I limiti del Pil Misura la produzione e non il benessere Attenti alle relazioni tra le componenti L’esempio della benzina (bene di consumo, fattore di produzione)

47 Il Pil e il suo “trend”

48 La seconda formula Y = Aƒ(L, K) L = Il lavoro K = Il capitale A =...tutto il resto (la cosa più importante) Aumentando solo capitale e lavoro a un certo punto la crescita si ferma

49 A Cosa c’è in A? La geografia – Paesi chiusi al mare Il clima – Le malattie L’organizzazione L’innovazione La concorrenza Le istituzioni

50 Nogales

51 La moneta Teorie economiche senza moneta Equilibrio economico generale Teorie reali del ciclo Il denaro come elemento di instabilità

52 La terza formula PY = MV Y = Pil, PY = Pil nominale, M = Quantità di moneta P = MV/Y Y = MV/P

53 Le ricerche empiriche Rapporto tra crescita della moneta e prezzi Rapporto tra crescita della moneta e crescita economica Incerto il legame causale

54 La velocità degli scambi

55 Cosa è la moneta? Le banconote I conti correnti Alcuni tipi di debiti a brevissimo termine Diverse misure di moneta

56 Chi crea la moneta? Tre “teorie”: La Banca centrale Le banche Lo Stato attraverso la politica fiscale

57 Chi crea la moneta? Le singole banche e il gioco dei depositi Le aziende e i debiti a breve termine

58 Moneta, debito e risparmio Moneta creata “dal nulla” Risparmio speso prima di essere creato (es. mutuo) Il mismatch tra scadenze temporali

59 L’inflazione Aumento generalizzato dei prezzi Avvantaggia i debitori (se inattesa)  Stato, aziende Penalizza i creditori (se inattesa)  lavoratori a reddito fisso o con scarso potere contrattuale, risparmiatori “La peggiore delle tasse” La spirale prezzi-salari

60 La deflazione Diminuzione generalizzata dei prezzi, sostenuta Il rischio del circolo vizioso: rinvio dei consumi e prezzi Il peso dei debiti La disinflazione

61 Il mercato tra teoria e retorica

62 Mercati stabili o instabili?

63 L’equilibrio generale Definizione di un equilibrio unico e stabile, contemporaneamente in tutti i mercati Teoria nata in ambiente militare, con collaborazione tra economisti di scuola americana e sovietica Tentativo di “imitare” i mercati

64 L’equilibrio generale 1.Un bene è definito da tempo e spazio Due merci uguali, a Milano o a Berlino, sono considerati beni diversi. 2.Per ogni bene esiste un mercato per ciascuna data di consegna. 3.Ogni individuo ha almeno un esemplare di ogni bene anche dopo i consumi personali

65 L’equilibrio generale 4. Ogni contratto è condizionato da un preciso stato del mondo: sono esclusi eventi probabili o incerti. Esempio di contratto: una tonnellata di grano consegnata il 30 giugno se piove in Italia Tutte le transazioni sono compiute a un’unica data

66 L’equilibrio generale Presuppone: 1.Razionalità degli attori 2.Informazione non necessariamente completa ma non modificata endogenamente, come la tecnologia

67 Il mercato funziona? La teoria mostra che il mercato funziona perfettamente: esiste almeno un sistema dei prezzi che mette d’accordo domanda e offerta Il risultato è efficiente, ed è indipendente dalla distribuzione delle risorse: è immaginabile domanda e offerta in equilibrio in un’economia dove c’è molta o poca diseguaglianza Leon Walras: dove c’è la giustizia distributiva, il mercato la preserva e realizza la giustizia commutativa

68 Il mercato funziona? Il mercato funziona se (Brad Delong): C’è l’equilibrio C’è concorrenza I beni scambiati sono « excludable» I beni scambiati sono «non rivali » La qualità dei beni scambiati e dello sforzo compiuto deve essere nota per evitare la selezione avversa e l’azzardo morale

69 Il mercato funziona? Le esternalità sono corrette da tasse di Pigou o da una buona distribuzione dei diritti d proprietà Le persone devono essere in grado di calcolare accuratamente i propri interessi Le persone non devono essere sadiche: invidiosi e maligni alterano il mercato (greed is not good) La distribuzione delle ricchezze deve corrispondere al consenso sociale La struttura di debiti e dei crediti deve essere sana, oppure una banca centrale deve poter intervenire per renderla tale

70 Aspettative razionali Un tempo: aspettative adattative John Muth (1930-2005) e Robert Lucas (1937-) Gli attori economici prendono in considerazione tutte le informazioni a disposizione per prevedere i prezzi Le aspettative non divergono dai prezzi di equilibrio Gli attori anticipano le politiche economiche e le vanificano prendendo contromisure

71 Ipotesi dei mercati efficienti Eugene Fama (1939-) Le quotazioni finanziarie rivelano tutte le informazioni disponibili sul mercato e tengono quindi conto dei ‘fondamentali’ In alcune forme ‘forti’ della teoria i prezzi rivelano anche le informazioni ‘insider’ e reagiscono immediatamente Teoria da tempo smentita dai fatti, come molti economisti riconoscono

72 Le tre regioni di Axel Leijonhufvud Prima regione Dominano le tendenze al riequilibrio Bilanci in linea con l’economia Investimenti razionali Le politiche di stabilizzazione non sono utili Frizioni sugli aggiustamenti dei prezzi di effetto limitato

73 Le tre regioni di Axel Leijonhufvud Seconda regione Episodi di instabilità limitata, cicli economici. Moltiplicatori e acceleratori Politiche monetaria e fiscale utili Frizioni sugli aggiustamenti dei prezzi maggiori ma di effetto limitato

74 Le tre regioni di Axel Leijonhufvud Terza regione Instabilità, verso la spirale debito-deflazione Bilanci “fuori strada”, violati i limiti di reddito Piccole perdite portano a grandi insolvenze Flessibilità fattore negativo nel breve termine, rigidità nel lungo

75 Il laissez faire

76 La mano invisibile Il mercato, quasi animato da una “mano invisibile”, permette di coordinare attraverso prezzi e quantità scambiate le attività e gli interessi di consumatori, produttori e lavoratori garantendo la migliore allocazione delle risorse e la più corretta distribuzione dei redditi Ogni interferenza altera questo sistema

77 Vizi privati, pubbliche virtù Bernard de Mandeville (1670-1733): la favola delle api Adam Smith: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del panettiere che ci aspettiamo la nostra cena, ma dalla loro attenzione al loro interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro amor proprio, e non parliamo loro delle nostre necessità ma dei loro vantaggi”.

78 L’aiuto reciproco Secondo il Corano è sacrilego regolare i mercati perché sono stati creati perché regolino se stessi Al-Ghazali: non si sono mai visti due cani scambiarsi ossa. L’esempio della fabbrica di spilli Tusi: Quando gli uomini si aiutano gli uni con gli altri (…) osservando le leggi della giustizia nelle transazioni dando e ricevendo in cambio del lavoro degli altri, tutti i mezzi di sopravvivenza sono prodotti

79 La realtà dei fatti

80 I fallimenti del mercato Le esternalità Le aziende: costi di transazione e di organizzazione Le aziende editoriali La teoria si è concentrata su questi temi, ma gli stereotipi non sono stati toccati

81 I successi del laissez faire Hong Kong e Singapore Le Free Economic Zones Houston, la città senza crisi e senza centro

82 Mercati senza equilibrio Con mercati incompleti equilibri multipli e non tutti uguali sul piano dell’efficienza Con la moneta, nessun equilibrio L’incertezza Conseguenza: politiche fiscali?

83 I mercati concreti Mercati finanziari: immediata reazione sui prezzi Mercati delle merci: reazione non immediata sulle quantità, poi sui prezzi I mercati dei servizi: i rapporti personali e il capitalismo delle relazioni I mercati a offerta limitata: la maledizione delle risorse Il mercato del lavoro

84 Il teorema del second best Non c’è garanzia che liberalizzando un singolo mercato la situazione migliori Eliminando una tariffa su un bene intermedio conservandola su uno finale, i profitti dei produttori finali indicheranno un valore sociale per il bene superiore a quello reale

85 La politica economica è in crisi?

86

87 La politica economica

88 La politica fiscale

89 Il bilancio dello Stato Le entrate e le uscite Il deficit Tasse e debito

90 Le spese pubbliche e il ciclo economico Forte calo degli investimenti Keynes: tassi di interesse bassi non sufficienti  investimenti pubblici La critica di Schumpeter Deficit limitati alle recessioni Il teorema di Haavelmo (spesa di tutte le tasse) Il caso della Svezia: surplus del 2% (poi dell’1%)

91 Il neoliberalismo e le spese pubbliche Il ciclo elettorale delle spese pubbliche e dei tassi di interesse L’indipendenza delle banche centrali I fiscal policy council Buchanan e Wagner, la democrazia in deficit: non contestati gli effetti positivi Impossibilità dei politici di frenarsi

92 Il neoliberalismo e le spese pubbliche La contestazione della politica fiscale Il crowding out L’equivalenza ricardiana: tassa ora o tassa dopo Aspettative razionali: le famiglie risparmiano di più per le tasse che pagheranno i figli Evidenze empiriche non concludenti

93 Errori di calcolo: i moltiplicatori Il moltiplicatore: effetto sulla crescita di una politica fiscale Olivier Blanchard e Daniel Leigh: tutto sbagliato Media dei moltiplicatori usati per le previsioni: 0,5 Moltiplicatori per entrate: 0,3-0,5 Moltiplicatori per uscite: 0,3-1,8

94 Errori di calcolo: i moltiplicatori Ultime ricerche: moltiplicatori notevolmente superiori a uno Cause: moltiplicatori diversi durante il ciclo economico Cause: politica monetaria in controtendenza nel passato Risultato: previsioni sbagliate, politiche sbagliate

95 Errori di calcolo: i moltiplicatori Ricerche limitate sulla politica fiscale Confusione tra strumenti e obiettivi Eric Leeper: la politica fiscale come “alchimia”

96 Austerità e crescita Analisi empiriche: l’austerità riduce la crescita, spesso crea recessione La recessione causata dal taglio delle spese dura meno ed è meno intensa di quelle causate dall’aumento delle tasse. Crescita possibile se: politica monetaria espansiva e/o svalutazione della moneta Ma: rivalutazione continua dei risultati

97 Errori di calcolo: il debito Le ricerche di Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart Un debito superiore al 90% si accompagna a una crescita negativa (- 0,1%) Relazione statistica: cosa è causa e cosa è effetto?

98 Errori di calcolo: il debito La verifica Dati torturati Uso di Excel Risultati falsati Debito elevato, crescita più lenta ma positiva (+2,1%) Un problema di procedure scientifiche

99 Una polemica eccessiva? I dati contestati sono le crescite medie Erano già stati corretti da Rogoff e Reinhart in un lavoro del 2012 Sulle crescite mediane, i risultati sono simili in tutte le ricerche: crescita più lenta di un punto percentuale, intorno al 2%, analoga alla media Dati sbagliati anche nella ricerca del 2013

100 Eurolandia e il debito Il rischio del moral hazard Le regole di Maastricht I due numeri magici: il 3% e il 60%

101 Kotlikoff e il debito Quattro idee pericolose sul debito: Si possono tagliare le tasse per aumentare il gettito (la curva di Laffer) Si possono aumentare le spese per aumentare il gettito Il deficit si può finanziare “stampando moneta” Il debito ufficiale esaurisce tutto il debito pubblico: la contabilità generazionale

102 La politica monetaria

103 Il dilemma della politica monetaria

104 La politica monetaria Compito delle banche centrali Determinare il costo del credito Attraverso la leva dei tassi di interesse a breve termine Tassi più alti: minor credito, investimenti disincentivati, raffreddamento dei prezzi Tassi più bassi: maggior credito, investimenti incentivati, rialzo dei prezzi

105 L’orientamento Tassi bassi: orientamento espansivo Tassi alti: orientamento restrittivo Milton Friedman: è un errore. I bassi tassi sono il segno che la politica monetaria è stata restrittiva e viceversa.

106 Come agisce la politica monetaria La politica monetaria muove subito i prezzi degli assets, compreso il cambio Poi incide sulla crescita – sei mesi in tempi normali (momentaneamente?) Poi muove i prezzi – due anni in tempi normali Il meccanismo di trasmissione ed Eurolandia

107 I vincoli delle banche centrali Necessità di muoversi molto rapidamente contro l’inflazione Obiettivi reali o monetari? L’inflation targeting: tenere sotto controllo l’inflazione Le bolle finanziarie

108 Obiettivi di politica monetaria Fed: inflazione e occupazione I limiti dell’occupazione (e i timori per i prezzi) - Greenspan La priorità all’inflazione La Fed nel 2013

109 L’inflation targeting Obiettivo monetario Quantità di moneta, inflazione e lungo periodo I limiti dell’inflation targeting – prezzi relativi, materie prime, imposte indirette La disimmetria delle banche centrali

110 Un’altra idea di inflazione Di fronte a un aumento dei prezzi energetici “Il comportamento razionale individuale degli agenti economici” è quello di “ridurre l’impatto dei rialzi dei prezzi dell’energia sui redditi reali (depurati quindi dall’inflazione, ndr) esercitando una pressione al rialzo su salari nominali e margini di profitto. Collettivamente questo comportamento genera pressioni inflazionistiche”.

111 Un obiettivo alternativo

112 Il Pil nominale: crescita e livello Obiettivo implicito: la Bce e M3 I vantaggi del Pil nominale La scuola del market monetarism

113 Errori di politica monetaria La politica monetaria come gestione delle aspettative La deflazione in Giappone (-0,33% medio dal ’99) La ricetta di Milton Friedman La politica effettiva: il rialzo dei tassi

114 Errori di politica monetaria La svolta giapponese del 2013 Inflation target del 2% (dall’1%) Acquisti di titoli accelerati, su ampia scala

115 Errori di politica monetaria Il rischio di deflazione nel 2003 La politica monetaria come risk management Tassi troppo bassi? Le bolle finanziarie

116 Errori di politica monetaria La Fed nel 2008: timori ad abbassare i tassi dopo la Lehman Brothers “per non danneggiare il dollaro” La Bce nel 2008: aumento dei tassi a luglio per il rialzo del petrolio (in realtà contro i sindacati tedeschi) La Bce nel marzo 2011

117 Errori di politica monetaria Il quantitative easing: non creazione di denaro, ma sostituzione di titoli con liquidità La passività della Bce La frammentazione di Eurolandia

118 Il sistema finanziario

119 Il principio di Cantillon: la moneta si diffonde lentamente nell’economia da un settore all’altro modificando anche la distribuzione del reddito Prevalenza del settore finanziario Moneta emessa dal settore bancario: scuole ortodosse ed eterodosse: la realtà Due equilibri per le banche

120 Il sistema finanziario Il sistema finanziario prociclico Il Chicago Plan Le banche a scopo limitato di Laurence Kotlikoff

121 Il sistema finanziario Le garanzie statali I salvataggi Azzardo morale Troppo grandi per fallire, troppo grandi per esistere

122 Le riforme strutturali

123 La crescita durante il ciclo economico, e la crescita di lungo periodo La lentezza delle riforme strutturali

124 Le riforme strutturali Per funzionare richiedono che la domanda sia alta Modificare A Rendere più flessibili i prezzi La concorrenza

125 Le riforme strutturali Mercato del lavoro e mercato dei prodotti Flessibilità in uscita Monopsonio e oligopsonio – l’exploitation

126 I tipi di capitalismo Il capitalismo di stato Il capitalismo oligarchico Il capitalismo delle grandi corporations Il capitalismo dell’innovazione

127 I fallimenti del mercato: la sanità

128 La domanda Non stabile, come per cibo o vestiti Irregolare e imprevedibile Pochi beni e servizi (servizi legali) hanno queste caratteristiche Rischi elevati: basta relativamente poco reddito per evitare i rischi di inedia, non per evitare i rischi derivanti da malattia

129 L’offerta Servizi valutati ex-post La ricerca di guadagno (dei medici, per esempio) si esprime in modi atipici Poca o nessuna pubblicità I consigli sono, nelle attese del paziente, disinteressati I trattamenti non sono, nelle attese del paziente, motivati dall’interesse a guadagnare

130 Le barriere all’entrata Le professioni sanitarie Medici Infermieri Farmacisti Risultato: prezzi più elevati

131 Le barriere all’entrata La proprietà intellettuale su prodotti farmaceutici e biotecnologie; aziende in monopolio, price setter Il dibattito sulla proprietà intellettuale Il caso dei medicinali contro l’Hiv Il caso del Viagra Risultato: prezzi più elevati

132 Altri limiti al mercato Prodotti e servizi non omogenei Difficile mobilità delle risorse “Beni” fuori mercato per legge: gli organi (ma: mercato nero) Esternalità: le epidemie

133 L’incertezza Informazione limitata Necessità di rivolgersi alle assicurazioni Non tutti i rischi assicurabili: i mercati per alcuni servizi sanitari non esistono Le informazioni asimmetriche e la selezione avversa

134 Il ruolo dello Stato “Il consenso sociale generale è che, chiaramente, la soluzione del laissez faire, in medicina, è intollerabile”. Kenneth J. Arrow Funzioni minime dell’intervento pubblico Copertura universale Stato calmiere dei prezzi Stato assicuratore di ultima istanza

135 I sistemi sanitari Tre tipi di sistemi sanitari Sistema di libero mercato (teorico) Assicurazione obbligatoria nazionale Sistema pubblico, finanziato dalle imposte In ogni caso: sistemi a più livelli

136 Sistema di libero mercato Sistema puramente teorico. Richiede: Assenza di proprietà intellettuale Assenza di certificazioni professionali statali (da affidare al libero mercato) Abolizione di dazi e tariffe su medicinali ed erbe medicinali

137 Assicurazione obbligatoria Sistema tedesco fin dal 1883 (esteso fino a diventare universale), sistema britannico fino al 1948 Sistema giapponese per i lavoratori (i non lavoratori accedono al sistema nazionale) Sistema francese, mutue non-profit, forte partecipazione e guida statale Sistema svizzero Sistema olandese (con esclusione del long term care e delle cure più costose, a carico di un sistema nazionale finanziate con le imposte) Sistema russo (molto inefficiente, in via di riforma) Sistema australiano (ma solo incentivi all’assicurazione privata per i più ricchi), Ghana, Colombia, Corea del Sud, Taiwan, Nigeria, Filippine

138 Sistema pubblico Finanziato attraverso le tasse dal governo, che fa ricorso a enti pubblici o aziende private Sistema britannico Sistema italiano Sistema del Vermont (Usa)

139 Le politiche commerciali

140 Le svalutazioni Aumentare Ex, diminuire Im La leva del cambio Gli effetti non desiderati: –Aumenta il prezzo delle importazioni  inflazione (petrolio) –Diminuisce il valore della moneta  debiti in valuta più costosi Il caso dei mutui in valuta nell’est europeo –Minori incentivi alla concorrenza di prodotto

141 Le politiche commerciali Ampliamento dei mercati  maggiore crescita Necessità di venire in aiuto di coloro che sono colpiti dall’apertura dei mercati Posti di lavoro perduti per sempre? Il fattore tempo Il caso dell’agricoltura: settore strategico?

142 Le diseguaglianze Diseguaglianza come problema sociale Diseguaglianza come limite alla crescita La soluzione dell’era “neoliberista”: il settore immobiliare L’indebitamento delle famiglie


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