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NEREO ALFIERI. ARCHEOLOGIA E TERRITORIO

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Presentazione sul tema: "NEREO ALFIERI. ARCHEOLOGIA E TERRITORIO"— Transcript della presentazione:

1 NEREO ALFIERI. ARCHEOLOGIA E TERRITORIO
... con la stessa curiosità che lo ha accompagnato nelle sue scoperte ...

2 CREDITI SULLE ORME DEGLI ESTENSI TRA TERRA E ACQUA: docente di riferimento Silvana Onofri. PFI-1,2,3,4: Laboratorio Didattico di Archeologia Nereo Alfieri e classe IV A del corso integrato Beni Culturali / Archeologia, liceo classico “L. Ariosto” Ferrara. Docente di riferimento: Silvana Onofri. Docenti collaboratori: Anna Bazzanini, Cristina Carrà con Ariosto Verde, Paola Correggioli, Ruggero Lunghi, Cinzia Solera. Si ringraziano per la consulenza scientifica e per la collaborazione: Arch’è, Associazione Culturale “Nereo Alfieri”; Chiara Guarnieri, Dir. Archeologo coord. Sovrintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna; Elena Leone, archeologo professionista; Alain Rosa, operatore archeologo Soprintendenza dell’Emilia Romagna; Francesco Scafuri, dirigente del Servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara; Giovanni Santarato, professore associato di indagini geofisiche, Università degli Studi di Ferrara Carmela Vaccaro, professore associato di petrografia, docente di Archeometria, Università degli Studi di Ferrara. Cecilia Vallini, archeologo professionista. PFI-5,6: Classe II A, indirizzo classico linguistico”G. Bassani” dell’Istituto “R Brindisi”. Docente referente: Cinzia Soffritti. Ha collaborato Raffaele Araneo. Si ringrazia per la consulenza e la collaborazione il dott. Aniello Zamboni, studioso di storia di Comacchio e del Delta del Po Gli Istituti alberghieri “O.Vergani” di Ferrara e “R. Brindisi”di Comacchio provvedono ai cestini con prodotti locali e/o a una degustazione di piatti tipici. Docenti referenti: Maura Tortonesi e Cinzia Soffritti

3 PF I- NEREO ALFIERI. ARCHEOLOGIA E TERRITORIO SEI GIORNI
Nereo Alfieri, archeologo, valente topografo, pioniere dell’archeologia urbana, esploratore di siti e di epoche umane ci guiderà, lungo il percorso di visita a Ferrara e nel suo Delta, con la stessa curiosità che lo ha accompagnato nelle sue scoperte. Le attività di archeologia sperimentale, effettuate nel laboratorio a lui dedicato, in uno spazio attrezzato di mq., immerso nel verde del quadrivio dell’Addizione Erculea, forniranno competenze utili alla visita alla città e al suo territorio. La complessa stratificazione storica di Ferrara e della sua provincia che ci permette di spaziare dalla preistoria all’età moderna, favorisce un modello di turismo archeologico strettamente legato ad una terra ricca di valori ambientali di tipo paesistico - naturalistico. Seguiremo, le tracce lasciate da Spineti, Romani, Estensi, e Legati Pontifici anche attraverso un sistema di museazione decentrato e nuovi spazi espositivi, tra miti e leggende, feste e tradizioni. Verrà offerta anche la possibilità di conoscere aspetti della cucina e dei prodotti locali. SITOGRAFIA: Lavori in corso

4 PFI 1. PRIMA GIORNATA Archeologia sperimentale negli orti e giardini del Palazzo di Castello -Sacrati L’intera giornata prevede attività pratiche di archeologia sperimentale nel Laboratorio Didattico di Archeologia “Nereo Alfieri” del Liceo Ariosto, uno spazio attrezzato di mq. immerso nel verde. Situato sugli orti e giardini di Palazzo di Castello Sacrati, è intitolato all’archeologo che ha diretto gli scavi della città etrusca di Spina. LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA

5 ATTIVITA’ DI LABORATORIO
MATTINA: Accoglienza all’Ariosto: presentazione delle sei giornate e distribuzione del materiale didattico. Intervallo: Meglio la mela che un pacchetto di patatine, sei più sazio ed in forma. Laboratorio di archeologia sperimentale: ricognizione, triangolazione, catalogazione reperti. Pranzo sul campo: l’alimentazione dell’archeologo. (cestino Vergani) POMERIGGIO Laboratorio di archeologia sperimentale: scavo, flottazione, documentazione grafica e fotografica. Impariamo divertendoci: Orienteering archeologico. Cena con degustazione di piatti tipici; pernottamento in ostello o albergo a tre stelle, prima colazione. Ariosto di sera: Proiezione di un Powerpoint in cui gli ospiti sono i protagonisti delle attività della giornata. In alternativa: proiezione dei filmati: Il mestiere dell’Archeologo o Archeologi in campo, Fuoriclasse - Rai Edu- MIUR- girati nel laboratorio di archeologia del Liceo Ariosto .

6 RICOGNIZIONE TERRITORIALE

7 TRIANGOLAZIONE QUADRETTATURA RIDUZIONE IN SCALA

8 SIMULAZIONE DI SCAVO DOCUMENTAZIONE GRAFICA

9 PULITURA DEL SITO PULITURA DEI REPERTI
attività/lda

10 VISITA GUIDATA AL LABORATORIO
RIELABORAZIONE VISITA GUIDATA AL LABORATORIO FOTO ARCHEOLOGICHE

11 INTERVALLO: COSA MANGIAMO?
Meglio la mela che un pacchetto di patatine, sei più sazio ed in forma Nei distributori della scuola sono presenti diversi prodotti frutta e macedonia insalata pronta, lavata e solo da condire yogurt latte al cioccolato succhi e passati di frutta panini imbottiti freschi E’ importante mangiar sano perché non mi vengono i brufoli le proteine sono importanti per la massa muscolare e faccio l’effetto del macho sto in linea saziandomi le vitamine proteggono e mantengono sana, liscia e vellutata la pelle rimango in forma ed in salute prevengo tumori ed arteriosclerosi

12 IMPARIAMO DIVERTENDOCI orienteering archeologico
L’orienteering, o corsa di orientamento, è una prova a cronometro in terreno vario in cui il concorrente, con  carta e bussola, deve raggiungere il traguardo passando per una serie di punti di controllo (lanterne) da raggiungere nell’ordine e nel numero dato. Il tracciato di gara è stampato con colore rosso sulla carta ed è formato da: indica il punto di partenza; indica i punti di controllo; indica i punti di arrivo. Strumenti: bussola, testimone, lanterna, punzonatrice, cartina muta.

13 PFI 2. SECONDA GIORNATA Archeologia tra giardini veri e dipinti: dagli Spineti agli Estensi
In bicicletta visiteremo i musei archeologici cittadini che testimoniano la presenza degli antichi sul territorio, gli etruschi al museo Archeologico Nazionale, i romani al Civico lapidario, ma anche monasteri, delizie e dimore signorili che, tra orti e giardini veri o dipinti, ci permettono di ricostruire aspetti di vita all’epoca degli Estensi.

14 PFI-2. PERCORSO DI VISITA in bicicletta
MATTINA: 1. Museo Archeologico Nazionale: i reperti di Spina nella dimora di Ludovico il Moro; il labirinto ricostruito e la corte dipinta nella Sala del Tesoro. 2. S. Antonio in Polesine: il monastero di Beatrice D’Este e il “miracolo nel chiostro”. 3. Casa Romei: Polissena d’ Este e il giardino in una stanza; le ricche ceramiche delle monache. 4. Sosta pranzo al punto di ristoro nel giardino di Schifanoia (cestino Vergani). POMERIGGIO: 5. La delizia di Schifanoia, Borso d’Este e i giardini dipinti del Salone dei mesi. 6. I Romani al Civico Lapidario. 7. La palazzina Marfisa e la loggia del giardino. 8. Cena con degustazione di piatti tipici punto di ristoro Principessa Pio ; pernottamento in ostello o albergo a tre stelle, prima colazione. 8. Ariosto di sera: proiezione di Il ritrovamento di Spina di C. Bornazzini.

15 1. MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DETTO DI SPINA
Situato nel Palazzo Constabili, un prestigioso edificio rossettiano, ospita una delle più importanti raccolte di ceramiche attiche del mondo provenienti dalle necropoli di Valle Pega e di Valle Trebba, frutto delle campagne di scavo a Spina, alcune delle quali dirette da Nereo Alfieri

16 1. PALAZZO COSTABILI E IL CIELO IN UNA STANZA
Palazzo Constabili,progettato da B. Rossetti forse per ospitare Ludovico il Moro, presenta, al di là del loggiato del cortile, un giardino con un labirinto manierista su cui apre la sala del Tesoro. Affrescata da Benvenuto Tisi di Garofalo è uno spaccato della vita di corte. Dalla terrazza si sporgono personaggi della corte Estense: Beatrice, sposa di Ludovico con la sorella Isabella, tra putti, scimmiette, giardini, tappeti e, soprattutto strumenti musicali

17 2. Sant’ Antonio in Polesine, il monastero di Beatrice II d’Este e il “”miracolo” nel chiostro
Il monastero di Sant’Antonio in Polesine si trovava su di un’isola del vecchio corso del Po e ospita, sin dal 1257, una comunità Benedettina di clausura fondata dalla Beata Beatrice II D’Este. Il monastero, che accoglieva soprattutto fanciulle di nobili famiglie, è dotato di ampi spazi ortivi e di un chiostro dove ogni anno avviene un“miracolo: la Sacra Pietra che copriva l’antica sepoltura di Beatrice , da ottobre a marzo, trasuda le” lacrime della Beata”, acqua con proprietà ritenute miracolose. htm

18 Il giardino in una stanza
3. Casa Romei: Polissena d’Este e il giardino in una stanza. Le ricche ceramiche delle monache. La casa che Giovanni Romei costruì a Ferrara nel XV secolo, ampliandola e arricchendola nel corso del tempo, rappresenta un classico esempio di dimora signorile in età ducale. Nel 1483 la casa fu donata alle Clarisse dell’adiacente convento del Corpus Domini e ha ospitato anche Lucrezia Borgia. Dal cortile d’onore, frutto dell’unione di elementi medievali con altri rinascimentali, , si accede a destra ad una sala che ospita una parte delle ricche ceramiche delle monache di nobili famiglie, provenienti da recenti scavi effettuati nel monastero di S. Antonio in Polesine. Il giardino in una stanza La sala delle Sibille è stata affrescata in occasione del matrimonio di Polissena d’Este con Francesco Romei e fornisce un esempio di raffinato giardino cortese. Dodici Sibille vestite con abiti di foggia quattrocentesca, spiccano su di uno sfondo costituito da una spalliera di rose che, sostenuta da una semplice recinzione di canne, cresce dal terreno erboso svolgendosi lungo le quattro pareti della stanza. Le piante e frutti riconoscibili appartengono, come nei viridari estensi, sia a specie comuni, che rare ed esotiche. Accanto a meli, peri, nespoli, noccioli, pistacchi, cornioli appaiono palme da dattero, agrumi ed il lazzeruolo proveniente dalla Spagna e dall’Africa.

19 5. Gli Estensi e la delizia di Schifanoia
Palazzo Schifanoia, eretto nel 1385 per volere di Alberto V d'Este, era una Delizia destinata a rappresentanza e, come testimoniato dal toponimo, a schivare la noia ). Sotto Borso d'Este ( ) l'architetto Pietro Benvenuto degli Ordini amplia il palazzo che viene dotato di un imponente portale marmoreo, sovrastato dal grande stemma estense e dall'Unicorno, a ricordo delle bonifiche volute dal Duca e il Salone dei mesi, dipinto dai pittori dell’Officina ferrarese, propaganda il buon governo del Signore. Edificio di primaria importanza per la storia dell'architettura e della pittura ferrarese del '400, ospita il Museo Civico di Arte Antica, mentre quello che resta degli antichi giardini è adibito a un punto di ristoro. BORSO D’’ESTE

20 5. Borso e gli orti e i giardini dipinti del Salone dei mesi
Nel Mese di Aprile, il trionfo di Venere su Marte, inginocchiato ai suoi piedi, appare ricco di riferimenti botanici carichi di significati simbolici. La dea ha il capo cinto da un serto di rose rosse e bianche che simboleggiano l’amore e porta in mano garofani rossi, un'arancia amara e una mela cotogna, con significato di fertilità. In un locus amoenus, che rievoca il giardino cortese, tipico delle delizie, gli innamorati tengono tra le mani i fiori cari a Venere e, tra i melograni e cespugli di mirto, i numerosi conigli alludono alla fecondità della terra.

21 6. I Romani al Civico Lapidario
Il lapidario Civico è situato nella chiesa sconsacrata di Santa Libera, attigua a Palazzo Schifanoia. Espone sarcofagi, epigrafi, cippi, stele provenienti dal territorio di dominazione romano. Tra i pezzi più significativi si segnalano la stele con le effigi dei Cesii, del I secolo a.C., ritrovata nel giardino della Delizia di Belriguardo e l il sarcofago di Annia Faustina, ritrovato nel sito romano di Voghenza. Per superare le difficoltà di approccio con un museo epigrafico di complessa lettura e promuoverne la conoscenza presso tutte le scuole di ordine e grado della provincia, i Musei di Arte Antica di Ferrara hanno realizzato, con il contributo della Regione Emilia Romagna, una Cartella Didattica contenete materiale informativo a più livelli destinato agli insegnanti e agli allievi da utilizzare in classe e durante la visita al Museo.

22 7. La Palazzina Marfisa la Palazzina Marfisa D’Este fu costruita a partire dal 1559 per volere del Marchese Francesco d’Este, figlio di Alfonso I e Lucrezia Borgia. Dal 1578 passò in eredità alla figlia di Francesco, Marfisa, amante delle arti e protettrice di Torquato Tasso. A sinistra della palazzina su di un antico giardino segreto si apriva la "Loggia degli Aranci". E’ un ambiente porticato con la volta decorata a tralci di vite con uccellini e animali e veniva utilizzato come serra e come luogo di spettacoli. si dice che il Tasso vi abbia rappresentato, in onore della bella dama di cui era sincero ammiratore, lo sua «Aminta». L’adiacente "Sala della Loggia"è’ decorata da un’ampia fascia con scene di caccia e di pesca che in alcuni squarci riecheggiano il paesaggio ferrarese. Marfisa d’Este IL MITO

23 Archeologia tra il verde – Dagli Estensi ai legati Pontifici
PFI-3. TERZA GIORNATA Archeologia tra il verde – Dagli Estensi ai legati Pontifici trekking urbano PFI 3. TERZA GIORNATA La giornata prevede un trekking archeologico- naturalistico sulle mura degli Estensi e dei Papi, tra scavi e spazi espositivi alternativi. La visita al Castello Estense con la sua storia, i miti e le leggende ci preparerà a agli apparati di Cristoforo da Messisbugo il conte Palatino, scalco ducale, alla cucina degli Estensi e al Palio di S. Giorgio. Palio

24 PFI-3. PERCORSO DI VISITA
MATTINA: 1.Trekking sulle mura della città: le mura estensi: archeologia tra i giardini ducali. 2. Visita al cimitero ebraico. 3. Sosta pranzo nel punto di ristoro dell’azienda Agricola Principessa Pio. POMERIGGIO: 4. Uno spazio espositivo “alternativo”: il Residence “Il Chiozzino” tra storia e leggenda. 5. Il Castello Estense e la casa d’Este, un percorso tra imbarcaderi, cucine, cappelle e giardini e gli affreschi riflessi negli specchi di Gae Aulenti. 6. Palazzo Pendaglia: la cucina degli estensi, lo scalco ducale Cristoforo da Messisbugo e gli apparati. Degustazione di piatti locali presso l’Istituto o in ristorante convenzionato. Spettacolo dei figuranti del Palio.

25 PF I 3. Trekking urbano Le mura estensi: archeologia tra i giardini ducali
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE SULLE ORME DEGLI ESTENSI TRA TERRA E ACQUA PF I. NEREO ALFIERI ARCHEOLOGIA E TERRITORIO Scuole in rete LICEO CLASSICO STATALE “L. Ariosto”- Ferrara IPSSCT, IPSSAR “R. Brindisi” LICEO CLASSICO-LINGUISTICO “G. Bassani" - Lido degli Estensi – Comacchio IPSSAR, “O. Vergani” - Ferrara Laboratorio didattico di Archeologia Nereo Alfieri classe IV A Liceo classico Ariosto AssociazioneculturalenereoAlfieri TREKKING URBANO Dal Torrione del Barco a Porta Paola Km 5 LE MURA ESTENSI ARCHEOLOGIA TRA I GIARDINI DUCALI

26 vallo esterno allagato
torrione del Barco dal vallo esterno a quello interno camminamento di ronda e fuciliera

27 vallo esterno e doccione di S. Rocco
terrapieno interno cannoniera fuciliera garitta baluardo di S. Antonio feritoia

28 Porta degli Angeli Porta Paola Porta San Giovanni LE PORTE DELLE MURA
Porta S. Pietro Porta degli Angeli Porta Paola Prospettiva della Giovecca Porta San Giovanni

29 4. Uno spazio espositivo “alternativo”: il Residence “Il Chiozzino”
treppiedi Lo scavo archeologico realizzato prima della costruzione del Residence “Il Chiozzino” , ha portato in luce un imponente scarico di ceramiche e di scarti di lavorazione riferibili ad una fornace attiva attorno al XVII secolo. Accanto a questa testimonianza sono stati rinvenuti altri indizi che indicano la presenza di ulteriori attività, come la lavorazione dei metalli. Presso lo stesso residence, è stata allestita una singolare esposizione di alcuni oggetti rinvenuti nel corso degli scavi. Pannelli didattici forniscono dati esaurienti sul contesto urbano e sulle attività lavorative. Le bacheche del Chiozzino sono dotate di un efficiente sistema di allarme collegato con l’istituto di vigilanza. Ceramica graffita biscotto Ceramica inveriata

30 5. Ferrara e il suo castello
Giardino pensile detto degli aranci Nicolò II L'imponente fortezza al centro della città, simbolo degli Estensi, Fu fatta innalzare nel 1385 da Nicolò II° d'Este a protezione dagli attacchi esterni. Circondato da un fossato alimentato dall’antico Cavo del Duca su progetto dell'architetto di corte Bartolino da Novara, la nuova costruzione venne munita di ben quattro torri angolari congiunte fra loro da cortine murarie. Per diversi decenni il castello fu solo una potente macchina militare, fino a quando, a partire dal 1450, venne progressivamente trasformato in dimora signorile e spazio per la corte,con continui abbellimenti interni ed ampliamenti.

31 Le prigioni: Ugo e Parisina
Ugo d’Este Parisina Malatesta Le prigioni del Castello erano destinate a personaggi i d’alto rango o, comunque, prigionieri sui quali gli Estensi intendevano assicurasi una particolare sorveglianza.Negli interrati delle torri è possibile ancora oggi scorgere, graffite sui mattoni delle pareti, le scritte tracciate dai reclusi a memoria della loro infelice sorte. Queste segrete, come ricordano le cronache antiche, furono teatro della tragica fine di Ugo e Parisina, i giovani amanti decapitati in fondo alla Torre Marchesana. Erano rispettivamente figlio e moglie del marchese Nicolò III, entrambi ventenni quando, nel 1425, vennero condotti al patibolo. Si legge nel Diario Ferrarese di anonimo: «MCCCCXXV, del mese de Marcio, uno luni, a hore XXIIII, fu taiata la testa a Ugo,figliolo de lo illustre marchexe Nicolò da Este, et a madona Parexina, che era madregna de dictoUgo;et questo perché lui havea uxado carnalmente con lei. […] Et f urono morti in Castel Vechio, in la Tore Marchexana: et la nocte furno portati suxo una careta a Sancto Francesco et ivi furno sepulti».

32 Cristoforo da Messisbugo, scalco ducale e le cucine
Oriundo dalle Fiandre, Cristoforo viene nominato Conte Palatino da Carlo V e sposa una nobile ferrarese. Al servizio di Alfonso I ed Ercole II d’Este, organizzava splendidi convivi da lui descritti in Banchetti,compositioni di vivande, et apparecchio generale. testo che fornisce notizie dettagliate sui le consuetudini alimentari della corte e sugli apparati delle scenografiche feste e banchetti. Alla sua morte viene sepolto nel monastero estense di Sant'Antonio in Polesine. Si attribuisce a lui la tipica forma della coppia ferrarese, il pan ritorto

33 I giochi riflessi negli specchi di Gae Aulenti
Alla ricerca dei giochi degli Estensi Il Cesto (pugilato) Il Giochi degli Otri Il Combattimento Gladiatorio Il Telesiaco Il Gioco dei Birilli Il Gioco della Trottola Il Gioco della Fionda La Lotta La Pesca La Musica Il Gioco della Palla nel Cerchio Il Gioco della Racchetta Il Girotondo pugilato trottola Allestimento di Gae Aulenti

34 PFI 4. QUARTA GIORNATA Tra Necropoli romane e Delizie estensi
Visiteremo la necropoli romana di Voghenza e la Delizia di Belriguardo dove, nella sala della Vigna, un interessante percorso didattico ci permette di seguire le fasi di lavorazione della tipica ceramica ferrarese. Ci si sposterà poi alla delizia del Verginese immersa nel verde, eccezionale esempio di restauro vegetazionale del brolo e seguiremo l’affascinante storia, dal ritrovamento all’esposizione, del sepolcreto dei Fadieni.

35 PFI-4. PROPOSTA DI PERCORSO
MATTINA: 1. I romani sul territorio: la necropoli romana di Voghenza e un percorso espositivo accessibile ai non vedenti nel Museo Civico. 2. La delizia di Belriguardo e le ceramiche ferraresi nella sala della Vigna. Tecniche di lavorazione della ceramica ferrarese: dalla lavorazione dell’argilla all’opera finita. 3. Sosta pranzo all’ Agriturismo Ai due Laghi del Verginese e la storia del ritrovamento del sepolcreto dei Fadieni. POMERIGGIO: 4. Il Verginese, una delizia extraurbana tra storia e leggenda: Alfonso I e Laura Eustochia Dianti. 5. Un esempio di archeologia vegetazionale: il brolo del Verginese e il suo ripristino. 6. I Fadieni: dal ritrovamento alla museazione attraverso testimonianze dirette. Cena con degustazione di piatti tipici; pernottamento in ostello o albergo a tre stelle ai Lidi di Comacchio, prima colazione.

36 1. La necropoli romana di Voghenza e la delizia di Belriguardo
La delizia, fatta costruire dagli Estensi a partire dal 1435, ospita il Museo Civico di Belriguardo. Al suo interno sono conservati reperti di epoca romana (I a.C. I d.C.) provenienti dalla vicina necropoli di Voghenza. La sala della Vigna, così denominata dagli affreschi cinquecenteschi che ne decorano il soffitto, offre un percorso didattico corredato da pannelli sui metodi di lavorazione della ceramica ferrarese. Fasi di realizzazione di una fiasca da pellegrino

37 2. La delizia del Verginese e il brolo recuperato
Alfonso I Laura Dianti La Delizia del Verginese era un luogo di distrazione e otium, che i Duchi d’Este vollero per il loro piacere nelle campagne intorno a Ferrara. La vita di corte si svolgeva fra feste e simposi letterari ed il giardino ne era una parte importante. Precisi canoni estetici scandivano lo spazio del brolo (orto-giardino) e lo trasformavano in simbolica rappresentazione del mondo. Quello del Verginese è stato appena restaurato e con l’aiuto dei repertori botanici degli erbari estensi vi sono stati impiantati alberi da frutto e fiori di varietà antiche. La Delizia del Verginee era proprietà di Alfonso I d’Este, che nel 1534 lo donò a Laura Dianti, ventenne figlia di un umile berrettaio, che aveva saputo far dimenticare al Duca il lutto per la morte della moglie Lucrezia Borgia. Fu lei a trasformare il Verginese in una “delizia”.

38 Il pavimento disegnato
3. I Fadieni: storia di una scoperta, dal ritrovamento casuale all’esposizione Il pavimento disegnato Negli spazi interni della delizia è allestita l’interessante mostra “I Fadieni” che espone i risultati di una scoperta, avvenuta casualmente nel 2002, a cui fece seguito un’indagine archeologica che portò alla luce la necropoli dei Fadieni, una famiglia del luogo imparentata con la Gens Valeria.

39 PFI 5. QUINTA GIORNATA Comacchio centro storico
Comacchio è il centro più originale ed affascinante del Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna Il Parco possiede caratteristiche territoriali ed ecologiche che lo rendono unico nel suo genere. Copre infatti una superficie complessiva di oltre ettari di aree considerate tra le più ricche di biodiversità. Esso comprende la parte meridionale dell’attuale Delta padano, il “delta storico”, e un’ ampia porzione di zone umide collocate più a sud, di grande pregio dal punto di vista naturalistico. Si estende dal ramo del Po di Goro a Nord, alle Saline di Cervia a Sud, per oltre 60 km, lungo la Costa Adriatica delle province di Ferrara e Ravenna. Il territorio del Parco è ripartito in sei stazioni, tre di queste sono indicate nella cartina qui a fianco e fanno parte dei nostri itinerari: Stazione n.1 : Volano- Mesola-Goro Stazione n.2 : Comacchio centro storico Stazione n.3 : Valli di Comacchio e la Salina

40 PF I- 5. PROPOSTA DI PERCORSO trekking e birdwatching
MATTINA: Accoglienza al R. Brindisi. Visita al centro storico di Comacchio, tra gli “usci senza porta” e le ”stalie”. Ospedale degli Infermi: visita alla mostra Genti del Delta o, dall’ottobre 2007, del Museo delle Culture Umane del Delta del Po. Museo del Carico della nave romana. Sosta pranzo: la cucina delle valli presso l’Istituto alberghiero R. Brindisi o cestino. POMERIGGIO: Visita didattica alla salina di Comacchio. Dalla Stazione da pesca Foce, a piedi ( trekking per circa 3 km e birdwatching), si prende l’argine di grande suggestione verso Valle Fattibello, fino alla Torre Rossa, per arrivare alla Salinetta e al centro operativo. Cena con degustazione di piatti tipici; pernottamento in ostello o albergo a tre stelle, prima colazione

41 Comacchio e l’archeologia urbana
L’anguilla I mercenari del sale Attualmente sono in corso, nella Comacchio medioevale, nella zona antistante il Duomo, scavi archeologici relativi allo studio e conoscenza delle fasi altomedievali e tardoantiche dell’insediamento e delle infrastrutture commerciali. Gli scavi sono co-diretti dal Soprintendente Luigi Malnati e dal Professor Sauro Gelichi dell’università di Venezia, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale COMACCHIO

42 Nereo Alfieri e gli scavi di Spina
Dopo le opere di bonifica della Valle Trebba, iniziate a partire dal 1919, si ha notizia dei primi ritrovamenti ascrivibili alla necropoli di Spina fin dal 1920, ma fu nel 1922 che la Regia Soprintendenza agli Scavi e ai Musei avviò le indagini archeologiche. In Valle Trebba furono trovate 1213 tombe. Gli scavi furono riaperti nel il Professore Nereo Alfieri già da quell’anno, prima sotto la direzione di Arias, poi come nuovo direttore degli scavi, volge la sua attenzione alle due necropoli spinetiche: Valle Trebba, e quella che viene scoperta proprio nel 1953, Valle Pega, portando alla luce oltre 2800 tombe Egli può far rivivere sul terreno ciò che gli hanno trasmesso le fonti…

43 Spina tra storia e leggenda: dai Pelasgi al mito di Fetonte
La fondazione di Spina è attribuita, nelle fonti antiche greche – Ecateo di Mileto (seconda metà VI secolo a.C.), Dionigi di Alicarnasso (I secolo a.C.) – ai Pelasgi, popolazione pregreca che si era stanziata,in un’epoca mitica, prima in Argolide e poi in Tessaglia. Un’altra fonte, ripresa da Plinio il Vecchio (Storia Naturale. III, ), autore latino del I secolo d.C., ne attribuisce la fondazione all’eroe greco Diomede. I documenti che ci parlano di Spina sono di epoca romana. Il geografo Strabone, vissuto durante l’impero d’Augusto, riporta che “[…] a Delfi suole mostrarsi il tesoro del abitanti di Spina, ed altre cose si è soliti raccontare intorno ad essi, cioè di un popolo una volta potente sul mare […]”

44 ….tra i miti, la storia più nota è quella che narra la tragica corsa attraverso il cielo dello sfortunato Fetonte, figlio del Sole. Il giovane si pose alla guida del cocchio di fuoco e, essendo inesperto, si trovò ben presto in difficoltà, perse il controllo dei cavalli e il carro uscì dalla sue rotta bruciando cielo e terra. Giove intervenne e con un fulmine sbalzò Fetonte dal carro. Il suo corpo precipitò nel fiume Eridano, in seguito chiamato Po. Le sorelle, le Eliadi, lo piansero tanto che gli dei, impietositi, le trasformarono in pioppi…. ( Ovidio, Metamorfosi II )

45 Museo della Nave romana di Comacchio
E’ stato allestito e aperto all’inizio del l’edificio ristrutturato fa parte dell’antico complesso industriale di Palazzo Bellini, destinato a magazzini e alla marinatura delle anguille e del pesce di valle. Una parte del museo inoltre si trova in alcune stanze delle carceri mandamentali di epoca estense. I reperti sono esposti in due sale.

46 Museo delle Culture Umane del Delta del Po
IL contenitore: l’Ospedale degli innocenti è una preziosa testimonianza, l’unica a Comacchio, del Neoclassicismo, fu eretto tra il 1778 e il 1784 su volere di papa Clemente XIV. Fu inaugurato nel 1814 e, non più rispondente alle mutate esigenze, cessò la propria attività nel 1976. E’ un interessante esempio di restauro conservativo, oggi istituto museale, Museo delle Culture Umane del Delta del Po che ospita attualmente la mostra “ Genti del Delta, da Spina a Comacchio”

47 La salina di Comacchio e le Valli
Le Valli di Comacchio sono il più vasto specchio d’acqua palustre d’Italia e si estendono attualmente per più di ettari. Origine delle Valli: la loro origine è da far risalire all’epoca medioevale, quando la deviazione dei rami deltizi del Po provocò il blocco della deposizione di sedimento e la zona iniziò ad abbassarsi per il naturale effetto della subsidenza. L’acqua marina poté così penetrare nelle Valli, assieme all’acqua dolce portata dalle piene del fiume Reno. Le bonifiche hanno ridotto il comprensorio vallivo dagli originari agli attuali che ricomprendono anche i bacini situati più a nord rispetto alle Valli di Comacchio, Valle Nova, Cantone e Bertuzzi.

48 Intorno alle Valli si è incentrata e sviluppata la vicenda storica ed economica del territorio di Comacchio; si tratta di un esempio pressochè unico di integrazione tra l’ambiente naturale e l’attività dell’uomo, dove la produzione del sale e la pesca hanno sempre rappresentato le basi economiche primarie alle quali era prevalentemente legato l’artigianato locale essendo quasi assente l’agricoltura e mancando completamente il turismo. Queste ultime componenti economiche si sono sviluppate quasi contemporaneamente con l’affermarsi della bonifica ed il prosciugamento di migliaia di ettari di valle. La Salina : posta nell’angolo nord-est delle Valli, è stata ricavata nell’antica foce dell’Eridano, che fluiva a nord delle attuali Valli di Comacchio. Per sua natura è suddivisa in due porzioni: una porzione orientale caratterizzata da vasche di forma rettangolare in cui era fatta evaporare l’acqua e veniva raccolto il sale; una porzione occidentale, adiacente al nucleo principale delle Valli di Comacchio, con bacini di forma ed aspetto completamente naturale, con rive sinuose e dossi emergenti utilizzati per l’accumulo delle acque marine e la prima evaporazione. L’uso della Salina, di antichissima origine, si è protratto fino ai giorni nostri ed è stato interrotto nel 1984. Le valli di Comacchio, formate da acqua salmastra dalla salinità molto accentuata, rappresentano un importante biotopo di zona umida ad acqua salmastra, costituito da vegetazione alofila dichiarato di interesse internazionale, in base alla convenzione di Ramsar del 1971.

49 Nel corso dell’estate 2005, è stato attivato uno degli elementi più importanti dell’intero progetto: una Salinetta di 4 ettari per la produzione del sale. La funzione di questo elemento è sia didattica che ecologica. Gli studenti potranno osservare direttamente diverse fasi dell’estrazione del sale che costituisce un tratto importante della storia locale. Oltre che sulla produzione del sale, gli studenti potranno concentrarsi su altri importanti aspetti specifici della Salina, quali la vegetazione alofila e il birdwatching. Rappresenta un sito di grande importanza a livello europeo per la nidificazione di Charadriformes ( avocetta, cavaliere d’Italia, gabbiano corallino, fraticello…) e per lo svernamento degli uccelli acquatici e fanno parte della zona Ramsar “Valli di Comacchio e specchi d’acqua limitrofi” e della omonima Zona di Protezione Speciale. Nella Salina è presente ormai da anni una colonia nidificante, più di quattrocento esemplari di Fenicottero, che costituisce senza dubbio l’elemento naturalistico di maggiore spettacolarità Da allora le caratteristiche della Salina sono lentamente mutate Dal 2001, la Salina è stata interessata dalla realizzazione di un Progetto LIFE Natura che aveva come scopo la conservazione e il ripristino degli habitat tipici della salina.

50 PF I- 6. SESTA GIORNATA Partendo dal centro di Mesola, dopo una visita al Castello, il percorso prosegue verso il relitto di uno dei più antichi cordoni dunosi dell’area deltizia padana, le dune fossili di Massenzatica, oggi riserva naurale. La giornata si conclude seguendo un percorso a cavallo, a ridosso delle dune marine fino allo Scanno della foce del Po di Volano, si rientra percorrendo, a cavallo, i sentieri della Pineta di Volano.

51 PFI-6. PROPOSTA DI PERCORSO trekking - cavallo
MATTINA: Delizia estense del Castello della Mesola , costruita nel XVI secolo, ospita il Centro di Documentazione ambientale. Visita alle Sezioni del Centro dedicate ai principali ambienti naturali del Delta: la spiaggia e la duna – la valle salmastra – la valle d’acqua dolce – il bosco termofilo – il bosco igrofilo. Trekking alle Dune fossili di Massenzatica. Le paleodune, la cui altezza oscilla dai 2 agli 8 metri, ospitano una vegetazione di grande interesse. Sosta pranzo con cestino R. Brindisi. POMERIGGIO: A cavallo tra pinete e lagune. Si percorre un itinerario a ridosso delle dune marine fino allo Scanno della foce del Po di Volano. Si rientra percorrendo i sentieri della Pineta di Volano. PARTENZA

52 Mesola e il suo territorio
Prima del X secolo la posizione dell’abitato di Mesola era ancora occupata dal mare. Solo in seguito alla deposizione dei sedimenti dei rami di foce del Po l’avanzamento della linea costiera determinò la formazione di quest’area. Il Po di Ariano (Po di Goro) , un ramo deltizio del Po che si forma tra XIII e XVI secolo, si articolava in due rami: a nord il Po di Goro e a sud il Po dell’Abate, tra questi era compresa l’isola di Mesola. L’isola di Mesola originariamente apparteneva a varie famiglie della Comunità di Ariano e nel 1490, con Ercole I d’Este, passò alla Casa estense che utilizzò quest’area per trascorrere momenti di svago e diletto come riserva di caccia Dal 1578, per volere di Alfonso II d’Este, iniziarono i lavori per l’edificazione del Castello, di una serie di fabbriche e una cinta muraria di nove miglia.

53 Castello Estense di Mesola
Il Castello Estense della Mesola ospita l’interessante Centro di Educazione Ambientale. Realizzato dall’Amministrazione Provinciale di Ferrara nel 1990, il Centro documenta gli aspetti naturalistici più rilevanti del territorio del Delta, con particolare attenzione al settore ferrarese. Esso è articolato come segue: Sezione geologica Sezione sui principali ambienti naturali del Delta ( la spiaggia e la duna – la valle salmastra – la valle d’acqua dolce – il bosco termofilo – il bosco igrofilo. Sezione dedicata a mostre temporanee ed alla proiezione di audiovisivi

54 Le Paleodune di Massenzatica
Le dune fossili di Messenzatica rappresentano il relitto di uno dei più antichi cordoni dunosi, probabilmente di età pre-etrusca ( II millennio a.C.) dell’area deltizia padana. L’area, vasta circa 50 ha, è riserva Naturale Regionale. L’orientamento dell’ asse principale è da nord-ovest a sud-est, direzione dell’antica linea di costa ( circa parallela all’attuale, ma più interna di ben 12 km.),. Percorrendo le cime e gli avvallamenti delle Dune fossili si incontrano condizioni microclimatiche ed ecologiche completamente differenti, condizioni che si riflettono sulle tipologie vegetazionali Felce aquilina Su proposta di Nereo Alfieri, nel 1970, viene promulgata una legge di tutela delle dune di Messenzatica, tratto residuo del fascio litoraneo etrusco, già allora ampiamente saccheggiato.

55 A cavallo tra lagune e pinete
Il percorso a cavallo si svolge nei pressi del Lago delle Nazioni e nella Pineta di Volano. Il Lago delle Nazioni, nei pressi della Valle Bertuzzi, è un lungo e stretto bacino ricavato a scopo turistico e sportivo dalla preesistente Valle di Volano. Si tratta di un bacino artificiale di 140 ettari, la cui importanza naturalistica è dovuta principalmente alle colonie invernali di avifauna migrante. La Pineta di Volano, è una pineta artificiale che si estende su un cordone di dune recenti coprendo 170 ettari, boscati a pini marittimi e domestici. In corrispondenza della foce del Po di Volano è ben evidente una lingua di sabbia rivestita di vegetazione: lo Scannone di Volano, un’isola deltizia che venne unita alla terraferma da un argine all’inizio del secolo scorso. Lo Scannone e la pineta a ridosso della spiaggia costituiscono un lembo significativo dell’antico paesaggio costiero, insieme a ciò che resta della foce.

56 E’ COSTITUITO DA TRE PERCORSI FORMATIVI FLESSIBILI
Sulle orme degli Estensi tra terra e acqua E’ COSTITUITO DA TRE PERCORSI FORMATIVI FLESSIBILI personalizza il tuo percorso di visita e per il preventivo rivolgiti a Zainetto Verde IL PROGETTO PF I- NEREO ALFIERI: ARCHEOLOGIA E TERRITORIO PF II- GIORGIO BASSANI: IL GIARDINO CHE NON C’È PF III- RICCARDO BACCHELLI: IL MULINO DEL PO


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