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ANALISI DELLE RIUNIONI DOCENTI 24 maggio 2002

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Presentazione sul tema: "ANALISI DELLE RIUNIONI DOCENTI 24 maggio 2002"— Transcript della presentazione:

1 ANALISI DELLE RIUNIONI DOCENTI 24 maggio 2002
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA LABORATORIO DI ANALISI DELL’INSEGNAMENTO 14-31 maggio 2002 ANALISI DELLE RIUNIONI DOCENTI 24 maggio 2002 a cura di DAVIDE PARMIGIANI

2 IL PERCORSO Prospettiva della formazione degli
Animatori-formatori-facilitatori-mediatori VEDERSI IN GRUPPO: analisi delle interazioni verbali e non nei rapporti intragruppo RACCONTARSI IN GRUPPO: narrare le proprie sensazioni metacomunicando PERSONALMENTE: sviluppare capacità autovalutative IN GRUPPO: feed-back multiplo

3 AVVIO E SENSIBILIZZAZIONE
Attraverso piccoli esercizi di comunicazione non verbale nel gruppo (il pendolo, chi è il leader?) tratti dai testi di E. Spaltro, Giochi psicologici, e di M. Jelfs, Tecniche di animazione, il relatore intende avviare e sensibilizzare i partecipanti ad alcune forme di comunicazione non verbale intragruppo che, solitamente, non vengono notate ma, soprattutto, non assurgono a livello di coscienza e, quindi, a un buon grado di consapevolezza negli educatori. Al termine degli esercizi è opportuno verbalizzare le sensazioni vissute dai partecipanti allo scopo di creare un canale semiotico-ermeneutico fra il codice analogico e quello numerico. Nei riquadri sottostanti sono raccolte alcune sensazioni riportate dagli studenti. SENSAZIONI DEI PARTECIPANTI All’inizio è stato un provare Difficile riuscire a fidarsi Dopo un momento è arrivata la sicurezza piacevole rilassamento All’inizio ero spiazzata Non riuscivo a stare ferma Avevo sempre le loro mani vicine La sensazione di perdere l’equilibrio mi spingeva a muovermi

4 ESERCITAZIONE CENTRALE
Gli studenti saranno divisi in due commissioni appartenenti ad un ipotetico collegio docenti per studiare le soluzioni ad un problema organizzativo. Altri studenti avranno il ruolo di osservatori per rilevare le interazioni tramite le categorie di Bales. In effetti, i gruppi dovranno compilare un… TEST PER LA SOPRAVVIVENZA SCOLASTICA 1a FASE: lo studente deve compilare da solo il test 2a FASE: in gruppo si devono decidere le risposte definitive 3a FASE: discussione plenaria Lo scopo principale dell’esercitazione è quello di osservare i processi decisionali con le dinamiche e le interazioni comunicative ad esso collegate. Il relatore videoregistrerà i gruppi durante le “riunioni”, ma la re-visione avverrà solo dopo la discussione.

5 DISCUSSIONE SENSAZIONI DEGLI ”INSEGNANTI” SENSAZIONI DEGLI OSSERVATORI
Gli studenti, organizzati in piccoli gruppi, enucleano le tematiche principali sottolineando gli aspetti più significativi. SENSAZIONI DEGLI ”INSEGNANTI” SENSAZIONI DEGLI OSSERVATORI ANNOTAZIONI DECISIONALI ANNOTAZIONI DIDATTICHE

6 COME CONDURRE LE RIUNIONI LA COMUNICAZIONE INTERUMANA
RIFLESSIONE Alcune citazioni per approfondire l’argomento COME CONDURRE LE RIUNIONI di R. Mucchielli LA COMUNICAZIONE INTERUMANA di M. G. Pettigiani, S. Sica RIUNIONI DELLA SCUOLA di A. Brancaccio PSICOLOGIA DEI GRUPPI di L. Venini, B. Bertani, M. Manetti

7 di L. Venini, B. Bertani, M. Manetti
PSICOLOGIA DEI GRUPPI di L. Venini, B. Bertani, M. Manetti LE RETI DI COMUNICAZIONE Rete a croce Rete a Y Rete a catena Rete a cerchio Quale effetto hanno le reti di comunicazione variamente orientate all’interno di un gruppo? Si devono considerare due variabili: l’indice di distanza, cioè il numero minimo di legami che un membro del gruppo deve attraversare per poter comunicare con un altro membro; l’indice di centralità, cioè quanto il flusso di comunicazione è centralizzato su una persona oppure distribuito fra i membri. Leavitt ha dimostrato l’esistenza di un rapporto fra l’indice di centralità di una rete e alcuni aspetti della vita del gruppo: l’efficienza, la produttività, il clima sociale e il grado di soddisfazione. Più la rete è centralizzata, maggiormente si riducono le comunicazioni e più rapido è lo svolgimento del lavoro; con la centralità, però, diminuisce la soddisfazione dei membri che risulta elevata nelle reti poco centralizzate. In seguito Shaw ha precisato come le posizioni di Leavitt circa il rendimento siano da considerarsi corrette solo quando il compito è semplice; quando la prestazione è complessa è necessario integrare una quantità di informazioni molto elevata, per cui le reti poco centralizzate sono più adatte in quanto hanno la possibilità di suddividere il carico di lavoro in maniera uniforme e di elaborare più rapidamente tutte le informazioni necessarie per giungere alla soluzione. La natura del compito, quindi, è una variabile fondamentale. Shaw conferma, invece, ciò che Leavitt aveva previsto riguardo al morale dei membri dopo il lavoro: il grado di soddisfazione è inversamente proporzionale al grado di centralità, gli individui “centrali” presentano elevati gradi di soddisfazione, mentre quelli “periferici” evidenziano stati di frustrazione. (cfr pag ) Vai alla 2a pagina riferita al testo PSICOLOGIA DEI GRUPPI

8 LA LEADERSHIP DEFINIZIONE APPROCCIO SITUAZIONALE
Con Leadership ci si riferisce alla capacità di esercitare un’influenza su un gruppo, all’autorità della persona che esercita tale influenza e al rapporto che egli instaura con il gruppo che dirige. Da dove nasce il leader? APPROCCIO SITUAZIONALE La capacità di essere un leader dipende dal gruppo, dalla rete di relazioni, dalle esigenze e dalle necessità contestuali. APPROCCIO PERSONOLOGICO La capacità di essere un leader dipende dalle caratteristi-che e dalle qualità individuali GLI AUTORI Bales e Slater Weber Redl Maisonneuve Lewin, Lippit e White Maier Fiedler Hollander Rogers Quaglino Funzione strumentale Leader centrato sul compito Leader socio-emotivo LA LEADERSHIP Funzione espressiva Capo carismaticosacralità Capo tradizionale autorità Capo democraticoconsultazione Oggetto di identificazione collettiva Oggetto di attacchi aggressivi Sostegno dell’Io dei membri del gruppo Leader autoritario: in atto quando i membri del gr. instaurano un rapporto di dipendenza col l. al quale viene demandata la responsabilità del gr. Leader di servizio: stimola alla collaborazione, può essere ricoperta da tutti i membri del gr. in diversi momenti Caratteristiche della l. di servizio: Situazionale Trasparente Flessibile Pragmatica Orientata al compito Orientata alle relazioni Funzioni della l. di servizio: Competenza Appartenenza Comunicazione LEADERSHIP Bisogno di equilibrio MEMBERSHIP GROUPSHIP Bisogni individuali bisogni del gruppo La leadership è il momento di sintesi fra member-ship e groupship; fra i bisogni del gruppo e dell’in-dividuo Leader autoritario: autocratico/paternalista Leader cooperativo: coinvolgimento Leader manipolativo: influenza Leader chiarificatore: presa di coscienza Leader laissez-faire: disinteresse Leader autoritario Leader democratico Leader permissivo A L D Leader maggioritario Leader paternalista Leader laissez-faire con discussione A P M L L-D D Teoria della contingenza: interazione fra stile di l. e il tipo di situazione Relazione leader-membri Struttura del compito Potere del leader Credibilità idiosincratica: elezione, soddisfare ob., identific. col gruppo L. centrata sul gruppo: atteggiamento non-direttivo improntato sull’empatia torna alla 1a pagina riferita al testo PSICOLOGIA DEI GRUPPI Vai alla 3a pagina riferita al testo PSICOLOGIA DEI GRUPPI

9 IL CONSENSO NORMALIZZAZIONE POLARIZZAZIONE IL CONFLITTO
I PROCESSI DECISIONALI NEI GRUPPI IL CONSENSO DEFINIZIONE Decidere significa scegliere fra diverse alternative possibili; prendere una decisione comporta necessariamente di formulare una opzione entro certi gradi di libertà, in situazioni, cioè, in cui non esiste una risposta oggettivamente verificabile, del tipo vero/falso, bisogna, quindi, cioè correre il rischio di adottare una soluzione non adeguata alla situazione, operare una scelta o trovare un accordo fra opzioni che presentano vantaggi e svantaggi. NORMALIZZAZIONE Attraverso il compromesso POLARIZZAZIONE Estremizzazione delle posizioni IL CONFLITTO Ogni decisione presuppone un conflitto fra opinioni diverse; il problema è gestire il conflitto tramite modalità e strategie: sviscerare il problema, adottare tecniche di discussione, mettere in gioco in maniera controllata la coesione interna, esporre le posizioni minoritarie, evitare il pensiero di gruppo, importanza del ruolo del leader. torna alla 1a pagina riferita al testo PSICOLOGIA DEI GRUPPI torna alla 2a pagina riferita al testo PSICOLOGIA DEI GRUPPI

10 LA COMUNICAZIONE INTERUMANA
di M. G. Pettigiani, S. Sica BALES E L’ANALISI DELL’INTERAZIONE TIPO DI INTERVENTO A chi è diretto l’intervento A tutti 1 Sostiene, aiuta, incoraggia, mostra stima 2 Riduce le tensioni, scherza, sorride 3 Si mostra d’accordo, accetta, comprende 4 Offre suggerimenti, dà idee, alternative d’azione 5 Espone opinioni, esprime valutazioni 6 Dà informazioni, ripete, chiarifica 7 Chiede informazioni, chiarimenti, spiegazioni 8 Chiede opinioni, valutazioni, impressioni 9 Chiede suggerimenti, idee, direttive 10 Si mostra in disaccordo, rifiuta 11 Manifesta tensione, accresce la tensione 12 Mostra antagonismo, tende ad affermare se stesso, a difendersi Bales concentra la sua attenzione sul modo in cui diversi individui collaborano alla soluzione di problemi. (…) All’interno del processo, il gruppo può adottare comportamenti conoscitivi, che implicano una comprensione dei problemi, affettivi, consistenti nella manifestazione di un gradimento o di una disapprovazione, e volitivi, che mirano ad affrontare la situazione. (…) Bales esamina il processo di soluzione considerato come sistema di interazione. (…) Il sistema di interazione rappresenta un concetto chiave che porta alle 12 categorie di azione che rappresentano compiutamente le diverse possibilità di interazione all’interno di un gruppo di discussione. (pag ) Le categorie da 1 a 4 rappresentano l’area socio-emozionale positiva; Da 5 a 8 l’area del compito neutra; Da 9 a 12 l’area socio-emozionale negativa.

11 COME CONDURRE LE RIUNIONI
di R. Mucchielli questionario di non partecipazione (pag ) per trovare idee o soluzioni nuove. (pag. 89) la produttività di gruppo esige che tutti i partecipanti possano partecipare e quindi utilizzare realmente il potenziale di tutte le intelligenze riunitesi in quella circostanza. (pag. 117) TIPOLOGIE DI RIUNIONI di creatività di discussione di informazione ascendente di concertazione di trattativa di confronto (pag ) per raccogliere informazioni, opinioni o impressioni. (pag. 89) per mettersi d’accordo o agire di concerto. (pag. 144) per risolvere conflitti. (pag. 159) per far incontrare i sottogruppi con opinioni divergenti e mettere in chiaro le proprie opinioni e confrontarle. (pag. 154)

12 RIUNIONI DELLA SCUOLA di A. Brancaccio
La gestione delle riunioni è particolarmente delicata ai fini di un efficace miglioramento della scuola. Al riguardo, gli aspetti che devono essere tenuti maggiormente presenti sono i seguenti: Tempo impiegato nella gestione della riunione; Modalità di conduzione; Calibratura dell’ordine del giorno sulla base del tempo effettivamente disponibile; “ritorno” ai partecipanti relativamente alle conclusioni raggiunte; Informazioni chiare agli studenti ed ai genitori sulle conclusioni che li riguardano. Nelle riunioni è utile monitorare: Le dinamiche; Le reazioni dei partecipanti.

13 DECOMPRESSIONE Gli esercizi precedentemente proposti possono apparire innocui; invece, da un punto di vista relazionale, sono notevolmente ansiogeni. Sono necessari, quindi, alcuni momenti per scaricare le tensioni create dalla partecipazione. Si utilizzano, solitamente, esercizi di rilassamento non verbale di contatto, come sedersi in cerchio o il groviglio.


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