La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Il cibo e il cinema.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Il cibo e il cinema."— Transcript della presentazione:

1 Il cibo e il cinema

2 In questa presentazione metterò a confronto i diversi aspetti della cucina africana-americana,italiana e africana mettendoli in relazione con il loro ruolo nel mondo del cinema.

3 RUBRICA Premessa Soul food-I sapori della vita Il Soul food
BUUD YAM di Gaston Kaborè Il dente di leone La cucina africana Totò miseria e nobiltà Note bibliografiche sul protagonista del film Il cibo nel cinema italiano. La pasta e il film di Toto’ miseria e nobilità

4 Il cibo ha da sempre avuto un ruolo rilevante nel mondo del cinema.
A volte lo fa in punta di piedi, presentando quelle abitudini alimentari proprie di tutti i giorni,la famiglia riunita a colazione,che possono passare all’occhio dell’osservatore come ovvie. A volte è presente come tema centrale luogo di incontro dei vari personaggi o argomento centrale del film.

5 Vi presento perciò alcuni film dove il ruolo del cibo sembra essere predominante.

6 SOUL FOOD - I SAPORI DELLA VITA
Vai al sito:

7 Questo film descrive una qualunque famiglia borghese afroamericana alle prese con il rito che da quarant'anni scandisce l'esistenza dei suoi membri: la cena della domenica, l'occasione in cui la matriarca riunisce le sue tre figlie intorno ad una tavola a discutere dei propri problemi. Teri, la primogenita è un procuratore legale di successo; Maxine, la seconda, è una casalinga di carattere, lontana da ogni inquietudine; la terza, Bird, è fresca sposa di un ex ergastolano. La famiglia prosegue serena sino a quando una grave malattia di mamma Joe;la capostipite della famiglia, interromperà questo rito, minando le stesse basi della convivenza familiare. Ma il figlio più grande di Maxim si farà idealmente carico di raccogliere il testimone di questo prezioso confronto conviviale...

8 Il Soul food è un tipo di cucina americana elaborata dalla comunità afro-americana nel sud degli Stati Uniti. Intorno alla metà degli anni sessanta del XX secolo, la parola soul era abitualmente connessa con la cultura afro-americana (da qui ad esempio la musica soul) e da qui è derivato il nome di questa cucina.

9 La parola soul food significa letteralemente  ´´cibo dell’anima `` perchè questi schiavi o ex schiavi la preparavano la domenica quando i loro padroni gli concedevano il tempo libero per il rito religioso. Loro dopo la participatione alla preghiera usavano le rimanenze dei pasti dei loro padroni come per esempio le zampe di maiale, per preparare piatti utilizzando le ricette che gli ricordavano l’Africa lontana, che venivano consumati in un ambiente allegro. La cucina afro-americana viene percio’ identificata come SOUL FOOD essa ha avuto origene a sud degli Stati Uniti. Le ricette base hanno ingredienti molto ricchi: vegetali, pesce, e pollo fritto,piselli, maccheroni, e ocra, costolette, pane di grano caldo, formaggio, e altro ancora. Ma il soul food non é solo cibo é pensiero,arte, storia, sentimento, musica, spiritualità.

10 Infatti come cento anni fa anche adesso le famiglie nere dédicano un tempo lunghissimo per dare anima e sapore ai cibi. La prepazione del pasto domenicale avviene dopo la funzione domenicale e a parteciparvi sono amici e parenti. Ma il soul food si è diffuso in tutti gli stati uniti a partire dagli anni ‘40 quando la first lady Eleonor Roosvelt, dopo aver licenziato il personale bianco, perché caro, aveva assunto cuochi africani. Ecco diffondersi ovunque. Il pollo fritto lo si trasportava in una scatola di scarpe, insieme ai fagioli neri, black eye beans, oppure in un piatto a base di lenticchie,hopping jonh, la verdura provenaiente dall’Africa, collards, era coltivata negli orti di fortuna della periferia industriale. Il soul food è ora di moda in Americaz anche se é una cucina un po’ troppo carica per chi vuole rimanere magro. Ma per la gente afro è sinonimo di orgoglio, significa riappropriarsi della propria identità culturale.E’ il legame cibo con la terra di origine.

11 BUUD YAM di Gaston Kaborè
Vai al sito:

12 GASTON KABORE’ Gaston Gaborè (Bobo-Dioulasso,23 Aprile 1951) é un regista di rilievo nell’industria del Burkina Faso. Il suo film Wend Kuuni è stato il secondo film ad essere prodotto in Burkina Faso. La sua opera che mira all’eredità culturale del suo paese ha riceveto numerosi premi internazionali. Il cinema di Kaborè regista del Burkina Faso, ha come obbiettivo la valorizzazione dell’identità africana e la riappropriazione di quella che il regista chiama « memoria collettiva » ; infatti tutti i lavori di questo cineista dalla sua opera prima fino a quella più recente sono attraversati da una profonda volontà di ridare al popolo burkinabè in particolare ed a tutti gli africani,in generale, il senso del passato, descrivendo la propria storia per la prima volta da un punto di vista interno,riattivando l’immaginario collettivo per troppo tempo rappresentato solo dalle immagini occidentali. Il cinema per Kaboré, da principio semplice studioso di storia, é prima di tutto e sopratutto inteso come mezzo per esprimere e far conoscere la storia e ha il fine prezioso di far propagare il divenire storico dei popoli africani.

13 Infatti i suoi film-documento sono tali proprio perchè sembrano essere degli attenti ritratti sul modo di vivere e di pensare di quella parte di burkinabè che ancora oggi vive nei villaggi rurali pochi passi dalle moderne città, radicati nelle antiche tradizioni. Lo stile di vita di queste popolazioni è identico a quello mostrato nei film del regista burkinabè. Rivitalizzando i vecchi racconti della tradizione orale, Kaborè restituisce agli africani le loro tradizioni. In Buudy Yam (1997) come in tutti i suoi film, Kaborè trasmette ancora speranze e vorrebbe aiutarci a credere nei buoni sentimenti che possiamo trovare anche al di fuori delle mura del villaggio di casa. E’ propio questo che accade al protagonista della storia, in sella al suo cavallo affronta tutte le sfide che il destino gli pone davanti, aiutato anche da coloro che inconta nel suo cammino, a dimostrazione del fatto che bisognerebbe sempre essere disponibili e aperti verso chi è diverso da noi, perchè è cosi’ che il mondo dovrebbe andare avanti. Wend Kuuni parte per un lungo viaggio alla ricerca delle erbe del leone, l’unica medicina che potrà salvare sua sorella,Pungheere. Adottato da una famiglia del villaggio dodici anni prima, Wend Kuuni fa del villagio, pieno di difficoltà e imprevisti, una ricerca della propria identità.

14 Tema centrale del film è la ricerca di un erba medicinale:il dente di leone.
Il dente di leone o tarasso è un'erba perenne robusta e una verdura saporita . I gambi del fiore di questa pianta si sviluppano fino ad un'altezza di 30 centimetri. Il gambo vuoto carnoso trasporta un singolo fiore giallo luminoso. Il nome della pianta viene da taraxos nome greco che sta a significare,disordini e dai akos che sta a significare,rimedio, indicante le qualità curative dell'erba. Pianta molto comune, il dente di leone si sviluppa selvaggia quasi dappertutto. Essa è nativa in Europa.

15 Nutrizionalmente, il dente di leone contiene molto ferro , la stessa quantità presente negli spinaci, vitamina A ed è una fonte molto ricca di magnesio, di potassio, di vitamina C, di calcio e di sodio. Il dente di leone contiene un principio cristallino amaro, il taraxacin e una sostanza cristallina, taraxacerin. Usi medicinali del dente di leone Diuretico, tonico ed un po‘lassativo,funge da stimolante generale del corpo, ma principalmente agisce sul fegato e sui reni. Il dente di leone è usato come tonico amaro nella dispepsia atonica, difficoltà digestiva dovuta ad atonia (perdita di tono dei muscoli di un organo) gastrica o intestinale. Inoltre è usato come lassativo.

16 Il suo utilizzo in cucina
I fogli del dente di leone sono utilizzati come verdura saporita. I fogli, dal sapore pungente, possono essere cucinati in poca acqua bollente nello stesso modo in cui si cucinano gli spinaci,inoltre con esso si possono cucinare anche minestre saporite. I fogli secchi sono utilizzati per la preparazione del tè. La radice arrostita del dente di leone inoltre è usata come sostituente del caffè. Questa bevanda naturale è priva degli effetti nocivi del tè e del caffè convenzionali.

17 Per quanto riguarda la cucina africana in generale.

18 Cucina africana “Cucina africana” è un’ etichetta un po’ semplicistica per la cucina tipica di un continente grande e variegato come l’Africa. Nonostante sia caratterizzato da un dedalo di culture e quindi cucine, possiede dei tratti comuni, come l’uso delle spezie ad esempio.

19 La caratteristica più gustosa della cucina del Burkina Faso è rappresentata dalle innumerevoli salse con le quali si accompagnano tutti i piatti, sia quelli di derivazione francese che quelli tipici del luogo. Da non dimenticare inoltre la dissetante limonata allo zenzero del Burkina Faso.

20 Totò miseria e nobiltà

21 Miseria e nobiltà è una commedia scritta da Eduardo Scarpetta.
Essa narra la storia di Felice Sciosciammocca (Totò), uno squattrinato popolano di Napoli, che vive alla giornata facendo lo scrivano, condividendo la casa con il figlio Peppiniello, la compagna Luisella (Dolores Palumbo), l'amico Pasquale (Enzo Turco), di professione fotografo ambulante, con la rispettiva moglie Concetta (Liana Billi) e la figlia Pupella (Valeria Moriconi). .

22 Un giorno il marchesino Eugenio (Franco Pastorino) bussa alla loro porta per chiedere un favore; egli è innamorato della bella Gemma (Sofia Loren), di professione ballerina, ma la sua famiglia si oppone all'unione, poiché la ragazza non è una nobile. Il padre della ragazza invece, Don Gaetano, ex cuoco divenuto molto ricco avendo ereditato i beni del suo padrone, è felice di consentire al fidanzamento poiché imparentarsi con dei nobili sarebbe il suo sogno, ma pretende di conoscere i parenti del giovane.

23 Il marchesino dunque chiede a Felice e Pasquale con moglie e figlia di travestirsi e fingere di essere i suoi nobili familiari e di presentarsi con lui a casa di Gemma. La situazione si complica poiché Peppiniello (Franco Melidoni), stufo dei rimproveri della matrigna, e soprattutto spinto dalla fame, va a lavorare come cameriere proprio a casa di don Gaetano. Don Gaetano non si rende conto della messa in scena, e non solo cede la mano della figlia ma riesce (ovviamente con facilità) ad ottenere il "privilegio" di avere i nobili parenti del marchesino a pranzo, al quale partecipa anche Luigino (Carlo Croccolo), suo figlio, innamorato di Pupella.

24 Ma i colpi di scena sono imminenti; donna Bettina (Giulia Melidoni), cameriera personale di Gemma, è la moglie di Felice, che anni prima lasciò, stufa dei suoi tradimenti. Felice si riappacifica con Bettina, mostrandole il loro figlio Peppiniello dopo tanto tempo (dopo aver scoperto con sorpresa che lavorava in quella casa). Come se non bastasse donna Luisella, che non aveva preso parte alla finzione, si presenta a sorpresa, litigando con Felice e facendo scoprire l'inganno. Sarà un colpo di scena a risolvere la situazione: Gemma è corteggiata da tempo dal signor Bebè (Giuseppe Porelli), che altri non è se non il marchese Ottavio Favetti, padre di Eugenio. Il marchesino scopre la doppia identità del padre e lo costringe ad acconsentire al suo fidanzamento con Gemma. Così don Gaetano benedice l'unione tra i due giovani, oltre che quella di Luigino e Pupella, e la riunione di Felice e Bettina.

25 Note bibliografiche sul protagonista del film
Totò, nome d'arte di Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, più noto come Antonio De Curtis (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), è stato un attore, poeta e paroliere italiano. Soprannominato "il principe della risata", è considerato uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Nato come Antonio Vincenzo Stefano Clemente ed adottato nel 1933 dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas – il padre naturale, Giuseppe De Curtis, lo riconobbe legalmente soltanto nel 1937 – nel 1945 il Tribunale di Napoli gli permise di aggiungere vari cognomi e alcuni predicati nobiliari come parte del nome e gli riconobbe anche diversi titoli nobiliari. Sicché Totò divenne Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e d'Epiro, conte e duca di Drivasto e di Durazzo, anche se sul pronao della cappella della sua tomba, nel Cimitero di Santa Maria del Pianto a Napoli, l'incisione recita solo Focas Flavio Comneno De Curtis di Bisanzio - Clemente.

26 Totò spaziò in tutti i generi teatrali, con oltre 50 titoli, dal variété all'avanspettacolo di tipo burlesque , alla "grande rivista" di Michele Galdierii, passando per il cinema, con 97 film interpretati dal 1937al 1967, visti da oltre 270 milioni di spettatori, un primato nella storia del cinema italiano,e la televisione con una serie di 9 telefilm diretti da Daniele D'Anza, poco prima della scomparsa, ormai ridotto alla quasi cecità che lo aveva costretto nel 1957 ad abbandonare il palcoscenico. Grande maschera nel solco della tradizione della Commedia dell'Arte, accostato di volta in volta a comici come Buster Keatono Charlie Chaplin, conservò fino alla fine una sua unicità interpretativa che risaltava sia in copioni puramente brillanti (diretto, tra gli altri, da Mario Mattoli, Camillo Mastrocinque o Sergio Corbucci), sia in parti drammatiche, interpretate alla fine della carriera, con maestri del calibro di Alberto Lattuada o Pier Paolo Pasolini. A distanza di decenni i suoi film riscuotono ancora grande successo, e molte delle sue memorabili battute e gag-tormentoni sono spesso diventate anche perifrasi entrate nel linguaggio comune.

27 Vai al sito:

28 Il cibo nel cinema italiano
Il cibo nel cinema italiano. La pasta e il film di Toto’ miseria e nobilita. Parlare di Toto’ del suo rapporto con il cibo, di fame e abbondanza, di meseria e nobilità vuol dire abbracciare quasi tutta la sua produzione . La fame è la protagonista di uno dei suo film più belli, Miseria e nobiltà » E’ la voracità che spinge i protagonisti di « Miseria e Nobiltà » ad assalire un piatto di vermicelli al Pomodoro. Il film,ricordato per la scena degli spaghetti mangiati con le mani e messi in tasca, é l’emblema di Toto’ e maschera della fame del cinema italiano per eccelleza. Il piatto verace,popolare che viene mangiato senza dar conto alle buone manière, in questo caso, rappresentazione l’antico rituale che lega l’uomo e il cibo, come rimpimento e papiamento.

29 Mi sembra molto bello l’accostamento che Toto’ fa continuamente tra fame,porvertà e nobilità d’animo, da una parte, e opulenza, abbondanza e volgarità, dall’altra. Ilo cibo e il cinema sono importanti per la vita dell’uomo in quanto il cibo è un bisogno fisiologico, mentre il cinema fin dalla sua nascita soddisfa il bisogno umano di sfuggire per un attimo alla realtà, sognando ad occhi aperti. Nel cibo cosi’ come nel cinema proiettiamo i nostri desideri e le nostre paure. Sia il cibo che il cinema sono pietre miliari della comunicazione sociale e dello svilupppo relationale:il primo appuntamento

30 Io non faccio il casca morto, se casco casco morto dalla fame » 

31 Con questa presentazione spero di avervi avvicinato di più verso il mondo del cinema-cibo.
GRAZIE DELL’ATTENZIONE..


Scaricare ppt "Il cibo e il cinema."

Presentazioni simili


Annunci Google