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REGOLE DEL COLLOQUIO Teoria e tecnica del colloquio clinico e Laboratorio Prof. Daniela Cantone a.a. 2010/2011.

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1 REGOLE DEL COLLOQUIO Teoria e tecnica del colloquio clinico e Laboratorio Prof. Daniela Cantone a.a. 2010/2011

2 Regola del linguaggio In linea di massima il linguaggio che si adopera durante un colloquio è quello del paziente.

3 Livelli di osservazione del linguaggio nel colloquio
Lingua usata Vocabolario prevalente Ricchezza del lessico Stile (sintassi, stile oratorio) Analisi delle figure retoriche utilizzate

4 Regola della frustrazione
Evitare di soddisfare i desideri consci ed inconsci del paziente, eccezion fatta per il “desiderio” che lo ha coscientemente spinto da noi, quello di avere un’opinione più chiara di sé. Al primo colloquio: conservazione della neutralità.

5 Finalità Impedire che il paziente e il clinico agiscano insieme soddisfacendo il secondo le richieste inconsce del primo e cercando invece di aiutare il il paziente a prendere coscienza dei suoi desideri profondi.

6 Regola della reciprocità
Il paziente uscendo deve aver ricevuto almeno quanto ha dato. Riformulazione, interpretazione, restituzione.

7 Riformulazione Definizione: rileggere le affermazioni fatte dal paziente stabilendo, a parità di linguaggio, dei nessi tra un argomento e l’altro; La riformulazione aggiunge significato a quello che il paziente ha detto, ipotizzando che tra una cosa e l’altra del suo discorso, per il fatto che le ha dette durante il colloquio, ci possa essere un legame; È un’ipotesi, rispetto alla quale non abbiamo alcuna certezza ma solo una curiosità (è di solito, per questo, svolta in forma di domanda); Si rivolge ad elementi “superficiali” del discorso del paziente;se ben fatta, ha la funzione di ristabilire dei nessi sintattici semplici; Permette al paziente di sentirsi compreso.

8 Interpretazione Definizione: rifondare il significato delle parole, farle apprezzare in tutto il loro spessore, consentire al linguaggio di oggi di esprimere ciò che non aveva potute essere verbalizzato un tempo, far riprovare gli affetti che si credevano perduti. È molto più difficile e delicata della riformulazione; Nel colloquio va usata quando la comunicazione tende a interrompersi o a distorcersi; Occorre essere “preparati” adeguatamente ad interpretare: meglio non farlo che farlo male!; Di fatto si usa solo nel setting terapeutico ad orientamento psicoanalitico.


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