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Romana Schumann Centro Gruber - Bologna

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Presentazione sul tema: "Romana Schumann Centro Gruber - Bologna"— Transcript della presentazione:

1 Romana Schumann Centro Gruber - Bologna
L’Empowerment della persona affetta da DCA e dei familiari: Tecniche di accoglienza L’Empatia L’Intervista Motivazionale Romana Schumann Centro Gruber - Bologna

2 Coinvolgimento dei familiari
I familiari hanno bisogno di competenze per gestire i cambiamenti a lungo termine della cura dei DCA La loro complicità risulta incisiva anche per motivare il paziente alla terapia

3 Scopi Fornire indicazioni efficaci alle famiglie nella gestione di problemi corresponsabili allo sviluppo di un DCA Fornire le competenze ai genitori per gestire i cambiamenti a lungo termine della cura del DCA. Supportare le famiglie nell’ apprendere e sviluppare abitudini alimentari sane ed efficaci e per ripristinare un’alimentazione naturale

4 Aspetti da gestire in famiglia
Commenti spregevoli, derisioni, esclusioni, umiliazioni, critiche e controllo per il DCA da parte di coetanei e di familiari Costruzione e mantenimento di una bassa autostima, di un’immagine corporea negativa, di un senso di impotenza, di rabbia e di vergogna nell’ambito familiare Esordio di stati depressivi, che possono evolvere in pensieri suicidiari e tentativi di suicidio conclamati, risultano difficilmente gestibili in famiglia: I sintomi di una sofferenza emotiva possono manifestare una riduzione di interesse verso se stessi e verso il mondo, una riluttanza ad entrare in relazione con altri quindi pochi contatti ed attività sociali, isolamento, ritiro emotivo e cognitivo, rimuginio Il paziente può risultare triste, solo, arrabbiato o preoccupato, avere pochi amici, avere paura di ferire se stessi o gli altri, ipersonnia o insonnia, pensare continuamente al cibo, sviluppare un Disturbo d’Ansia secondario

5 Il Counselling Genitoriale
(secondo il modello teorico della terapia cognitiva e cognitiva-comportamentale) costruire e mantenere una motivazione al cambiamento per tutta la famiglia per il comportamento alimentare familiare complessivo, dei genitori stessi, in quanto modelli del figlio in trattamento ed eventuali fratelli per le attività e l’organizzazione del quotidiano familiare valutare e migliorare la comunicazione nella coppia genitoriale e concordarsi su un progetto terapeutico condiviso valutare e migliorare la comunicazione in famiglia gestire i vissuti fallimentari ed i vissuti emotivi disfunzionali dei genitori, aiutare loro a riconoscere e gestire simili vissuti nel figlio gestire i sintomi depressivi e quelli collegati ai Disturbi d’Ansia associati oltre che rimuovere eventuali vissuti traumatici ripristinare le competenze della coppia genitoriale e della famiglia

6 Procedura Il Medico nutrizionista e lo Psicoterapeuta incontrano i genitori per avviare un percorso motivazionale e di analisi comune : abitudini scorrette a riguardo dei comportamenti alimentari attuati nell’ambito della famiglia comportamenti e convinzioni dei genitori in merito al problema di peso del figlio comprensione e condivisone del progetto terapeutico per poter rimuovere gli istigatori all’assunzione del cibo disfunzionale, incrementare le competenze per rispondere più adeguatamente alle esigenze, bisogni ed emozioni come ripristinare un clima familiare favorevole per un recupero di autostima nel figlio per garantire una sua uscita da comportamenti di controllo e di rimprovero, per aumentare la comunicazione e le attività familiari, per rimuovere i fattori predisponenti, gli istigatori ed i fattori di mantenimento del DCA nel nucleo familiare nel suo complesso

7 CUSCINO RAZIONALE MEDICO-NUTRIZIONALE CUSCINO RAZIONALE PSICOTERAPICO
Spiegazione del razionale della RN Spiegazione del razionale per l’(auto-)osservazione del introito alimentare Spiegazione degli aspetti del circolo vizioso Restrizione – Disinibizione Definizione del razionale per gli obiettivi di peso e “Intake” nutrizionale Definizione delle distorsioni cognitive su peso, cibo, fisiologia CUSCINO RAZIONALE PSICOTERAPICO Spiegazione del razionale della CBT Definizione del significato della psicopatologia Recupero delle potenziali competenze motivazionali e decisionali Elaborazione della decisione familiare al cambiamento Analisi degli stimoli determinanti il circolo vizioso restrizione-disinibizione 3 sedute 3 sedute

8 RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE
Percorso d’identificazione di passi di cambiamento relativamente ai comportamenti collegati alla restrizione cognitiva alimentare e alla disinibizione Percorso di guida all’ascolto e alla decodificazione di fame e sazietà, sintomi fisici legati a restrizione e disinibizione, sintomi fisici legati al peso , all’ansia e al panico Training per il ripristino di un’alimentazione fisiologica (programma di regolarizzazione dei pasti, di sensibilizzazione ai bisogni qualitativi e quantitativi di cibo) Ristrutturazione cognitiva personalizzata sui temi cibo, corpo, fisiologia COUNSELLING GENITORIALE NELL’AMBITO DELLA TERAPIA COGNITIVA-COMPORTAMENTALE Avvio della gestione delle emozioni e della loro intolleranza e definizione di strategie e competenze per la gestione dei vissuti fobici, ossessivi, depressivi e per la gestione di tensioni e stati di iperarousal Avvio della ristrutturazione cognitiva attraverso: Disvelamento delle cognizioni di mantenimento ( circoli patogeni) Identificazione delle credenze di base disfunzionali e delle attribuzioni disfunzionali Avvio della ricostruzione della autostima attraverso: Costruzione delle competenze nelle relazioni interpersonali Costruzione di competenze di comunicazione Cambiamento dello stile di vita

9 I TERAPEUTI nel Team Interdisciplinare

10 Prima impressione L’intuito dipende dallo spessore dei vissuti del terapeuta stesso Ridurre al minimo i pregiudizi e essere consapevoli dell’eventuale presenza di altri Avere la competenza al rispetto

11 Elaborare il conflitto e sensibilizzare al senso di impotenza, di ambiguità e di ambivalenza
Tollerare gli effetti della sensibilizzazione Conoscere l’importanza della tempistica nella seduta

12 Creare tensione, suspense
Dare fiducia Istigare alla fantasia Condividere il senso dell’humor e dell’ironia

13 La dimensione umana viene "castrata" a favore del metodo
Senza l’incontro umano il paziente si sente ridotto ad oggetto.

14 Il pericolo di "reduzionismo" puo’ scaturire dalla diagnosi patogena: il paziente diventa la malattia e non viene più considerato come essere umano che è molto di più delle sue difese o restrizioni.

15 Considerare il "potere professionale" utilizzarlo e renderlo funzionale.
Sviluppare altresì la capacità di non utilizzarlo quando la situazione lo necessita.

16 La diagnosi differenziale psicologica-psichiatrica
La diagnosi di Disturbo del Comportamento Alimentare necessita di una diagnosi differenziale psicologica-psichiatrica per la valutazione di: aspetti depressivi vissuti traumatici antecedenti apprendimenti disfunzionali conoscenza di costrutti e credenze di base con le loro conseguenze cognitive ed emotive disfunzionali Disturbo dell’ Alimentazione durante l’infanzia con abbuffate conclamate o mangiare di nascosto Disturbi d’Ansia

17 Il colloquio programmato
Un colloquio programmato ( interviste strutturate e semi-strutturate) diagnostico-terapeutico deve essere condotto con l‘abilità necessaria per renderlo naturale, altrimenti è preferibile farne a meno.

18 LA MOTIVAZIONE

19 L’ingrediente energetico di ogni azione
Non può essere valutata dall’esterno Indica l’intensità del comportamento Riduce la distrazione Indica la fatica, le energie, il tempo e/o i costi investiti Indica l’iniziativa personale e la libera scelta

20 I motivi personali, le necessità, i bisogni, gli obiettivi ed i valori personali guidano il comportamento motivato Indicatori per la motivazione possono essere le aspettative, le preoccupazioni, essere emozionato in maniera positiva e negativa, obiettivi e pianificazioni espressi

21 La motivazione è variabile, sotto continua fluttuazione, influenzabile
I presupposti per una motivazione alla terapia devono essere costruiti di continuo Elaborare i bisogni e gli interessi personali attuali tra loro diversi che si attivano continuamente e anche contemporaneamente (alcuni in superficie, alcuni nel retro, alcuni per breve tempo, alcuni a lungo tempo)

22 I problemi umani e gli obiettivi umani sottostanno ad una fluttuazione dinamica
Guidare l’attenzione verso le motivazioni personali centrali, affinche’ il paziente non si debba perdere nella multitudine dei suoi problemi ed interessi Ogni interesse personale comincia con uno stato di bisogno, con uno squilibrio, ossia con una discrepanza tra come sono le cose e come dovrebbero essere, quindi mira a ridurre questa discrepanza ed a raggiungere un equilibrio

23 All’inizio di ogni percorso di costruzione della motivazione conviene occuparsi delle mete da raggiungere Per tutte le dimensioni del vissuto devono essere individuati nuovi "sogni" Il paziente può necessitare dell’aiuto professionale per essere messo in contatto con le sue possibilità di cambiamento e di miglioramento

24 Gli interessi umani Desiderio di intimità psichica Potere ed influenza
Interessi finanziari Crescita personale Sollecitare le competenze intellettive Altruismo Autonomia ed efficienza nel lavoro

25 Motivazione del terapeuta
Una motivazione continua nel voler diventare un bravo terapeuta, competente ed efficiente. Stimolare la creatività soprattutto nell’affrontare i compiti difficili. Avere come necessità di vita quella di voler riflettere su se stessi, di voler evolversi con prospettive esterne e di volere apprendere continuatiamente.

26 Esperienze di vita positive aumentano la curiosità e favoriscono un comportamento esplorativo.
Avere un sano interesse professionale, senza fare un servizio che si limita “secondo orario” ma senza sovraccaricarsi eccessivamente. Queste sono le fondamenta per una motivazione professionale che si mantiene nel tempo

27 IL COLLOQUIO DI MOTIVAZIONALE

28 Una seduta di colloquio motivazionale viene sempre avviata secondo un approccio “centrato sul cliente”, tuttavia l’operatore deve mantenere un forte senso propositivo e direttivo, scegliendo attivamente il momento giusto per intervenire in modo incisivo.

29 In questo senso combina elementi propri degli approcci direttivi con quelli non direttivi.
Le basi teoriche del colloquio motivazionale si fondano su due principi fondamentali. Uno si riferisce al concetto di “ambivalenza” e l’altro a quello del conflitto tra desiderio di soddisfare un impulso e capacità di esercitare il controllo sul proprio istinto.

30 Evitare ogni tipo di persuasione razionalistica
Esaltare la validità delle esperienze e delle prospettive soggettive dell’utente

31 I FATTORI NON SPECIFICI I PRINCIPI NON SPECIFICATI

32 Il modo in cui lo psicoterapeuta interagisce con l’utente sembra quasi altrettanto importante (e forse è più importante) dell’approccio specifico o della scuola di pensiero nel cui ambito il terapeuta opera.

33 Lo stile del terapeuta, una variabile spesso ignorata negli studi di ricerca sui risultati di efficacia, è uno dei fattori più importanti nel determinare il successo del trattamento.

34 Circa 2/3 della varianza nei risultati di un programma terapeutico possono essere previsti sulla base del grado di empatia mostrato dal terapeuta.

35 Il rapporto terapeutico tende a stabilizzarsi piuttosto in fretta, e la natura del rapporto utente-operatore nelle prime sedute predice l’accettazione del trattamento e il suo risultato.

36 Il terapeuta dovrebbe manifestare un’accurata empatia, un calore non possessivo e la genuinità, fornendo così l’atmosfera ideale per il cambiamento

37 L’accurata empatia implica abilità di ascolto riflessivo in grado di chiarire e amplificare le esperienze e i significati propri dell’utente, senza imporre il punto di vista del terapeuta.

38 Nel contesto di una simile atmosfera protettiva e rincuorante, gli utenti riescono a esplorare apertamente le loro esperienze e a trovare la soluzione per i loro problemi

39 Non pensare alla motivazione come un problema di personalità o come un tratto che una persona porta con sé nello studio dell’operatore

40 La motivazione è uno stato di buona disposizione o desiderio di cambiamento che può fluttuare da un momento all’altro, da una situazione all’altra. Questo stato è suscettibile di influenzamento

41 Una persona che si trovi allo stadio di “pre- contemplazione” ha bisogno di feedback e di informazioni che accrescano la sua consapevolezza sul problema e sulla possibilità di un cambiamento (importanza della condivisione del razionale diagnostico-terapeutico)

42 La terapia motivazionale è particolarmente utile nella fase della contemplazione, caratterizzata da alternanze ed ambiguità

43 Nello stadio della determinazione, la persona non deve motivarsi al punto di misurarsi, bensì essere aiutato a trovare una strategia di cambiamento che sia accettabile, accessibile, appropriata ed efficace

44 L’azione non è sempre legata alla terapia
Richiede nuove competenze Le loro caratteristiche emergono durante i cedimenti o le ricadute Le ricadute sarebbero meglio ridefinite “accadute informative”

45 I diritti del paziente Il diritto di ricevere rispetto
Il diritto di ricevere stima Il diritto di avere le ottime condizioni per la sua crescita e per il suo sviluppo Il diritto di vivere nel presente Il diritto di essere se stesso Il diritto di fare degli errori Il diritto di avere segreti Il diritto di ricevere rispetto per il suo dolore Il diritto di comunicare con un suo dio Il diritto di avere una educazione Il diritto di opporsi ad influenze educative Il diritto di essere preso sul serio Il diritto di pronunciare i suoi pensieri Il diritto di non essere scambiato per un’altro

46 Riflessioni Sintomi e pesci non hanno voce
Ci si aspetta da quelli che fanno terapia che si alzano sulle punte dei piedi per raggiungere l’altezza dei pazienti Il paziente comprende miracoli e fa miracoli come la primavera Non conosciamo il paziente, anzi peggio lo conosciamo tramite pregiudizi

47 Indicazioni bibliografiche
Chanut F, Brown TG, Donguier M. (2005). Motivational interviewing and clinical psychiatry. Can J psychiatry. Oct. 50 (11): Westra HA. (2004). Managing resistance in cognitive behavioural therapy: the application of motivational interviewing in mixed anxiety and depression. Cogn Behav Ther.. 33(4): Hecht J., Borelli B., Breger RK, Defrancesco C, Ernst D, Resnicow K. (2005). Motivational interviewing in community-based research: experiences from the field. Ann Behav Med. Apr. 29 Suppl:29-34. Moyers TB, Miller WR, Hendrickson SM. (2005). How does motivational interviewing work? Therapist interpersonal skill predicts client involvement within motivational interviewing sessions. J Consult Clin Psychol. Aug; 73(4):590-8. Todisco P. (2003). Insuccessi terapeutici nei disturbi del comportamento alimentare. L’esperienza ci insegna. Collana di Psicologia. McGraw-Hill, Milano. Finke J. (1994). Empathie und Interaktion. Methodik und Praxis der Gesprächspsychotherapie. Stuttgart; New York: Thieme. Safran JD, Muran JC. (2003). Teoria e pratica dell’alleanza terapeutica. Scienze della mente, Editori Laterza, Bari. Miller, W.R. e Rollnick, S.(1994). Il colloquio di motivazione. Trento: Erikson.

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55 Primo incontro diagnostico-anamnestico
Creare una alleanza con il genitore che viene come richiedente d’aiuto quindi in una posizione di debolezza e pronto a recepire informazioni, anche se scientifiche, capaci di aumentare il suo spirito di confronto, di auto-misurazione, quindi autocritico, pronto a sentirsi in colpa, impotente, insicuro e ansioso, poco fiducioso di poter collaborare o di compiere lui stesso il cambiamento necessario.

56 Primo incontro diagnostico-anamnestico
Non sottolineare il proprio ruolo come esperto ma come persona che grazie alle sue competenze può facilitare la ricerca personale, a spolverare le proprie competenze come genitore, a ricomporre gli elementi in una forma creativa che ripristina un’apertura alla conoscenza reciproca.

57 Primo incontro diagnostico-anamnestico
Il punto centrale è la valorizzazione dei singoli genitori in qualità di competenti e conoscitori della propria famiglia e dei propri membri, per poter aiutare il team a offrire in forma più adeguata le informazioni utili ai genitori.

58 Primo incontro diagnostico-anamnestico
L’incontro deve essere caratterizzato da intenzionalità (volontà di/ tensione a/ chiarezza di fini ed obiettivi/ coscienza del proprio compito e del proprio ruolo/ presenza della dimensione di progettualita), da consenso, dalla disponibilità ad entrare in un rapporto con il genitore che faciliti la propria conoscenza e la sua crescita personale tramite l’ascolto attivo, informazioni e domande attinenti, rispettose; si manifesta con modalità assai diverse tra loro (esempi, metafore, rinforzi, raccolta di competenze del genitore), soprattutto non verbali.

59 Primo incontro diagnostico-anamnestico
La relazione fra i professionisti ed i genitori è sistematica, anche se l’occasione in cui si verifica l’evento (la seduta diagnostica-terapeutica) ha un suo peso e un suo significato (attribuzione di speranze, di delega di cura, di responsabilità da parte del genitore ossia di vergogna, di difesa, di senso di impotenza o di colpa, di imbarazzo, mascherando o tralasciando informazioni importanti; da parte del professionista invece l’obbligo professionale di raccolta di informazioni necessari per la programmazione delle proposte di intervento e di trasmissione di informazioni per una possibile condivisione di un razionale di un progetto di cambiamento e cura).

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61 ASPETTI DI TECNICHE TERAPEUTICHE
Non chiedere ai membri della famiglia se hanno la speranza di poter cambiare ma partire dalla premessa che ciò fosse cosi, chiedendo che cosa desiderano come cambiamento specifico. Puntare l’attenzione sul come non sul se. Il terapeuta usa forme linguistiche come presunzioni: invece di “ha delle speranze” si usa “quali sono le sue speranze”. Il terapeuta deve entrare in contatto con ognuno dei membri della famiglia, attenzione alla non accettazione di un portavoce familiare.

62 Riconoscere l’integrità di ogni membro della famiglia, stipulando un contratto terapeutico con giascuno. L’arte del terapeuta sta nella integrazione delle esigenze individuali nell’insieme del sistema familiare. L’efficacia terapeutica si misura nel modo della conformità delle proposte al cambiamento con le aspettative ed esigenze di sviluppo della famiglia. Fondamentale importanza viene dato al modo prudente, lento, rispettoso di raccogliere le informazioni da parte del terapeuta.

63 Coinvolgere i genitori in un percorso di almeno qualche mese, nel quale fosse assicurata quella sistematicità cosi fondamentale per l’atto educativo rendere l’idea dell’importanza, della serietà, della continuità con quale anche loro dovranno applicarsi a casa con i loro figli e con la malattia

64 Offrire ai genitori delle informazioni a loro utili e scientificamente corrette
Offrire ai genitori uno spazio di contatto con se stessi, di accoglienza delle loro esperienze e dei loro vissuti Offrire ai genitori uno spazio di condivisione, di rielaborazione, di confronto delle loro pratiche educative con altri genitori  in modo che le loro esperienze, la loro creatività di persone prima e di genitori poi possano essere messe in primo piano e non “offese” dall’offerta di soluzioni preconfezionate da parte di esperti dell’educazione o della psicologia  questo come approccio, come modello, per facilitare una loro applicazione a casa con i loro figli

65 Educazione Realizzare se stessi, realizzando l’altro
Asimmetria ma reciprocità Colui che educa viene anche educato dall’educando, crea e si crea Situarsi in una relazione d’interdipendenza e circolarità con l’altro Relazione nella quale i due soggetti possono evolvere ciascuno verso un indefinito “meglio” sempre possibile e mai definitivamente raggiunto, in virtù degli scambi attivati tra loro

66 FILOSOFIA DEL COUNSELLING GENITORIALE Nel ambito dell’educazione alimentare
Arricchire la persona e offrire uno spazio di crescita e di accettazione: il coniuge “felice” e la persona psichicamente “sana” sono, con più probabilità, “buoni genitori”  essere prima di fare il genitore è partner competente, non destinatario passivo dell’azione educativa, mentre l’operatore professionale è catalizzatore delle risorse del genitore  partire dalle risorse piuttosto che dalle difficoltà delle famiglie  permettere che le persone crescano e abbiano gli strumenti per risolvere le difficoltà  l’intervento si fonda sul sentimento di competenza e di fiducia del genitore, sulla valorizzazione del suo ruolo

67 I professionisti devono poter utilizzare un approccio interdisciplinare ed integrato d’intervento, indipendentemente dai propri modelli, valori e credenze è necessario che vi sia identità tra forma e con tenuto, in quanto i professionisti devono permettere il “modellamento”, l’identificazione con una “corretta” figura parentale, aiutare ai genitori di riorganizzarsi, i professionisti devono essere consapevoli che il loro aiuto può avere conseguenze positive o negative sulla relazione genitori- figli Per evitare di generare sentimenti di incompetenza e di ansia nei genitori conviene evitare proporrsi come professionisti e come esperti, che elaborano diagnosi e prognosi imponendo le decisioni ai genitori e renderli reticenti dinanzi a questo tipo di intervento.

68 Alla base si trova un approccio umanista-esistenziale che riconosce il saper- fare della famiglia, rispettando ed attivando le sue risorse. Avendo fiducia nella sua capacità di auto-gestirsi e nel suo potere, le si possono proporre decisioni ma le si lascia la possibilità di auto-determinarsi. L’ascolto empatico e l’espressione dei sentimenti del genitore caratterizzano il tipo di interazione genitore- professionisti, quali riflettono le emozioni e il vissuto del genitore singolo e saranno così modelli rispettosi per un percorso di miglioramento della comunicazione nella coppia genitoriale tra loro stessi e di conseguenza anche tra loro e il loro figlio con le sue esigenze ancora mascherati.

69 Al centro viene privilegiata l’idea di interdipendenza e di reciprocità nell’apprendimento e nello sviluppo di tutti e di ciascuno, genitori e professionisti. La gestione del potere è condivisa. I professionisti si mettono in autentico ascolto per meglio comprendere la realtà particolare del singolo genitore. Il genitore è invitato a reagire in modo propositivo alle ipotesi di intervento del singolo professionista quale si propone come partner competente, avendo chiaro e trasparente tutte le proposte e il loro modo di interazione nel modello socio-bio-psicologico


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