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STORIA DELLA FARMACOLOGIA E DEL DOPING

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Presentazione sul tema: "STORIA DELLA FARMACOLOGIA E DEL DOPING"— Transcript della presentazione:

1 STORIA DELLA FARMACOLOGIA E DEL DOPING
Anno Accademico Docente: prof. Roberto Leone

2 Cronologia della Scienza - 1 -
a.C. Primi utensili in pietra a.C. Utilizzo del fuoco a.C. Invenzione della lancia a.C. Invenzione dell’arco e della lucerna ad olio Homo habilis Homo erectus Homo sapiens 8.000 a.C. In Mesopotamia inizia l’agricoltura 7.000 a.C. Primi tessuti in Turchia 6.400 a.C. Allevamenti di bestiame in Turchia 3.600 a.C. Invenzione del bronzo (fusione di rame e stagno)

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4 Così come sono stati rinvenuti semi del Papaver somniferum.
L’arte di servirsi dei medicamenti per guarire le malattie è antica quanto l’umanità. Ippocrate nel De Veterum medicina scrive che: “ipsa necessitas coegit medicinam inquirere ac invenire”. In alcuni insediamenti preistorici, Parma, Varese, Moosseedorf, si sono rinvenuti i semi di Sambucus nigra e di Sambucus ebulus, che forse venivano utilizzati dall’uomo primitivo come medicamenti. In effetti nella medicina popolare il sambuco (in particolare i fiori e le bacche) viene usato come lassativo, diuretico ed emolliente. Così come sono stati rinvenuti semi del Papaver somniferum. La porzione interna verde della corteccia è allo stato fresco, la parte più attiva del sambuco e il succo fresco o il decotto servono come diuretici. I fiori sono però i più usati; secchi sono sudoriferi, diuretici emollienti e lassativi. Le bacche sono lassative, diuretiche ed antinevralgiche

5 Nelle palafitte di Casale, in quelle di Bourget, che risalgono all’epoca del bronzo, si sono trovati i semi delle prugnole (Prunus spinosa) con i quali molto probabilmente venivano preparate quelle stesse pozioni e tisane medicamentose che nel medioevo Santa Ildegarda ricorda nel suo ricettario. Nelle palafitte di Lagozza ed in quelle di Robenhausen si sono rinvenuti i semi del Chenopodium, noto come purgante.

6 Cronologia della Scienza - 2 -
3.500 a.C. I Sumeri inventano la scrittura 3.300 a.C. La ruota in Mesopotamia 1.500 a.C. La meridiana in Egitto 500 a.C. L’abaco in Egitto 530 a.C. Teorema di Pitagora Euclide: Gli elementi di geometria 470 a.C. Il greco Alcmeone seziona un cadavere 387 a.C. Platone fonda la sua Scuola 335 a.C. Aristotele fonda il Liceo 300 a.C. Biblioteca di Alessandria 298 a.C. Erofilo studia l’Anatomia 280 a.C. Nasce a Siracusa Archimede 250 a.C. La Scuola medica di Alessandria 150 a.C. Ipparco calcola la distanza tra la terra e la luna 240 a.C. Eratostene calcola la circonferenza terrestre

7 India: tempi indù sul fiume a Jumna (acquarello del 1795)

8 Secondo Alberico Benedicenti (Malati, Medici e Farmacisti
Secondo Alberico Benedicenti (Malati, Medici e Farmacisti. Hoepli 1925, pag. 44) la Farmacologia nacque in India, nelle rigogliose foreste delle rive del Gange, come parte integrante della medicina AYURVEDICA. Nell’antico testo vedico Sushruta samita la salute viene definita come quella condizione nella quale i principi fisiologici del corpo sono in equilibrio, la digestione è efficiente, i tessuti sono in condizione normale le funzioni escretorie sono regolari e mente, sensi e spirito sono pienamente appagati.

9 I tre principi metabolici (Dosha) che governano l’organismo umano sono: Vata, il principio del movimento e dell’attivazione (SNC, sistema circolatorio, respiratorio e della locomozione), Pitta il principio della trasformazione e della termogenesi (funzioni digestive, metaboliche ed endocrine) e Kapha il principio della coesione e della struttura (sviluppo del corpo, sistema immunitario) Oltre alle tecniche di purificazione (panchakarma), meditazione, yoga, terapie nutrizionali e comportamentali la medicina ayurvedica si avvale attualmente dell’uso di circa 9000 piante, utilizzate secondo il principio degli opposti

10 Negli antichi testi indiani (d’incerta datazione) sono elencate centinaia di piante per uso medico. Tra queste ricordiamo: La Celtis orientalis (Xajânacim) “il rimedio della tisi”; L’Aurum (Arçôghma) “il nemico delle emorroidi”; Il ricino “che scaccia i venti dell’intestino (Vâtâri) e guarisce la colica (Çûlaçaku)”, come purganti erano anche utilizzati il crotontiglio (Rèckala), la cassia, il turpeto e il tamarindo;

11 Per indurre il vomito si usavano infusioni di Melia indica (Tchhardana) o di Calotropis gigantea (Vantidâ); Come inebrianti e narcotici si utilizzavano l’oppio, la datura, la noce vomica, l’aconito, ecc.; Per la gotta la Poa cynosure (Kuça). Dal Regno minerale si ricavavano l’antimonio, lo zinco, il ferro, lo zolfo e l’oro (considerato farmaco potentissimo). Ma anche i sali di potassa, il salnitro, il rame, l’arsenico ed il mercurio. “Il medico che conosce le virtù delle erbe e delle radici è un uomo, quegli che sa le virtù dell’acqua è un demone, ma colui che sa le virtù del mercurio è un Dio” (Sushruta Samita).

12 Dal Regno animale l’orina, lo sterco di vacca, gli escrementi di rinoceronte, il latte di donna ed il sangue (consigliato come ricostituente). Ma ben note erano anche le proprietà tossiche di molte erbe: L’averroa, specie di Oxalis (Rudjakana) “l’erba che fa ammalare”; L’andropogon (Mrinala) “la droga mortale”; La Bambusia arundinacea (Mritjuvidija) “il seme della morte”; L’oleandro (Kayamâraka) “l’erba che fa morire il cavallo”.

13 D’altra parte anche Omero (~ 700 a. C
D’altra parte anche Omero (~ 700 a.C.) ci ricorda sia l’origine dei farmaci che la loro pericolosità: “....la terra datrice di biade produce moltissimi farmachi, molti buoni, e misti coi quali molti mortali....” (Odissea, trad. R. Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino 1972, libro IV, vv ).

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15 Un altro paese con antiche tradizioni farmacologiche è la Cina.
Secondo la tradizione la farmacologia cinese discende da Shen Nung (~ 2000 a.C.), l’imperatore che indagò, provandole su se stesso, il valore terapeutico di alcune centinaia di erbe. Si ritiene che abbia scritto il primo erbario cinese, Pen T-Sao, elencando 365 farmaci. Shen Nung esaminò molte erbe, cortecce e radici, ricavate da campi, paludi e boschi, che ancora oggi fanno parte della medicina tradizionale cinese.

16 Nel quadro, ai piedi di Shen Nung, sono raffigurate diverse piante medicinali:
il podofillo usato come stimolante dell’apparato gastrointestinale, e da cui sono stati ricavati dei farmaci antitumorali per la sua capacità di ostacolare la mitosi cellulare; il rabarbaro (Da Hung) usato come lassativo e topicamente per le ferite, ustioni e piaghe; lo stramonio usato come antispastico, antiasmatico, contro la tosse, l’epilessia, la nevralgia. Pianta medicinale molto tossica che già a dosi basse provoca vertigini, sonnolenza, disturbi visivi, ecc.; la corteccia di cinnamomo (cannella cinese); il ginseng, e tra le mani del ragazzo, l’Ephedra (Ma Huang).

17 GINSENG La medicina tradizionale cinese lo impiega nel trattamento dell’angina pectoris e di altre malattie cardiovascolari per la sua azione antiaggregante piastrinica. Gli vengono attribuite proprietà antiossidanti per aumento della produzione di NO. Viene pubblicizzato come rimedio per l’astenia, stimolante del sistema immunitario, coadiuvante nella terapia antitumorale, antistress e stimolante del desiderio sessuale. Una revisione apparsa sull’European Journal of Clinical Pharmacology (1999; 55:567) afferma che non ci sono evidenze di efficacia per nessuna delle indicazioni proposte. Sono stati evidenziati problemi di contaminazione e di sottodosaggio nelle diverse preparazioni di ginseng (Lancet 1994; 344:134)

18 Interazioni del Ginseng
Classe farmaceutica Anticoagulanti orali Inibitori delle MAO Antidiabetici orali CO (con estrogeni) Meccanismo ginseng Antiaggregante ↑ metabolismo GABA Riduzione glicemia Stimolazione sintesi proteica Effetti ↑ Attività anticoagulante Insonnia, tremore, mal di testa, agitazione, depressione Rischio ipoglicemia Az. estrogenica additiva Pinato S. Super Ginseng? Dialogo sui Farmaci. 2002; n. 6

19 Reazioni avverse da Ginseng (da uso cronico)
Ipertensione arteriosa (segnalati rari casi di ipotensione) Stimolazione SNC con nervosismo, insonnia, vertigini, cefalea Ipoglicemia Diabete gestazionale Emorragia vaginale, sanguinamento intermestruale, amenorrea Diarrea mattutina Pinato S. Super Ginseng? Dialogo sui Farmaci. 2002; n. 5

20 Reazioni avverse dell’efedra
Dal 1993 al 1997 oltre 800 report di reazioni avverse, incluse 36 morti Cardiovascolari aritmie arresto cardiaco tachicardia GI nausea e vomito stipsi Altre reazioni cutanee alterazioni test epatici Ma-huang Sistema Nervoso psicosi pensieri suicidari convulsioni e tremori disturbi vestibolari insonnia nervosismo

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22 Anche gli antichi egizi conoscevano le “virtù” dei medicamenti e l’arte di somministrarli. D’altra parte si ritiene che la “medicina” egiziana, esercitata dai sacerdoti, si sviluppi a partire dal a. C. Il più importante documento che attesta la conoscenza dei medicamenti da parte degli Egizi è il famoso Papiro di Ebers, scoperto nel 1873 dall’egittologo Georg Moritz Ebers, risalente al 1500 a.C. ma riferito a tempi anteriori di almeno un millennio. La prima pagina del papiro di Ebers inizia con le seguenti parole: “Qui incomincia il libro delle preparazioni dei medicamenti, adatti a tutte le parti del corpo d’un ammalato”. In effetti contiene un lungo elenco di rimedi (circa 800) per le malattie dell’intestino, del fegato, dello stomaco, della vescica, per le cefalee, per la nausea, per le ulcere, per le affezioni oculari, ecc.

23 Tra le piante citate nel papiro solo alcune possono essere identificate con certezza, molti dei nomi egiziani indicano rimedi di cui ignoriamo il contenuto. Tra quelli identificati ricordiamo l’olio di ricino, la senna, il melograno, il tannino, l’oppio, l’aloe, la menta, il ginepro, il cumino e il finocchio. Come medicamento si usava anche il loto, in egiziano Soushin da cui deriverebbe il nome di Susanna. Molto utilizzati erano anche oli aromatici, il più noto dei quali il Kyphi conteneva da 10 a 50 elementi (le fonti sono discordi).

24 Reperti archeologici e pitture murarie nelle tombe egizie documentano, inoltre, l’uso della scilla, della camomilla, del rosmarino e del cedro come antidoto per veleni. Naturalmente oltre alle piante medicinali si trovano menzionati anche rimedi di origine minerale (ferro, argento, oro, allume, ecc.) o animale (miele, latte, escrementi di varia origine, grasso di martora, ecc.). Come conseguenza del principio di base della medicina egiziana, che le malattie fossero prodotte da putrefazione, i medicinali avevano lo scopo di purificare l’organismo. Da qui il largo ricorso a sostanze purgative, emetiche e inducenti il sudore. Vomito e clisteri ogni tre giorni. Da questo metodo di purga i greci derivano il surmaismo (da surmaizo, purgarsi), insieme con il principio ripreso da Ippocrate che gli umori si devono muovere non crudi ma cotti, ossia preparati dalla natura per essere espulsi, e per questo nessun purgante si si somministrava al malato se non dopo il quarto giorno di malattia

25 Secondo lo Tschirch (Handbuck der Pharmakognos
Secondo lo Tschirch (Handbuck der Pharmakognos. Tauchnitz, Lips, 1910) gli antichi egiziani avrebbero posseduto una vera e propria Farmacopea ufficiale, opera del più grande medico egiziano Imhotep (vedi figura a fianco), cancelliere e sacerdote del faraone Djoser (~2600 a.C.) La tecnica farmaceutica nell’antico Egitto era comunque molto sviluppata. Si facevano miscugli di varie droghe, si preparavano decotti a diverse temperature, si filtravano le pozioni, si preparavano colliri, pillole e polveri. Alcuni geroglifici testimoniano di queste attività dell’antica farmacia egiziana.

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27 Altra antichissima e grande civiltà, anche in campo medico, fu quella babilonese. Tra il Tigri e l’Eufrate, nella Mesopotamia culla della civiltà, esercitavano l’arte medica tra i Sumeri (primo popolo storico ad abitare quell’area) gli asu (con le tre funzioni di sacerdote, medico e farmacista). Il primo asu a noi noto è un certo Lulu, vissuto nella Ur dei Caldei nel 2700 a.C., e il primo formulario terapeutico conosciuto nella storia (~ 2000 a.C.) risale ai Sumeri. I documenti che attestano l’uso dei “farmaci”, dalla Babilonia di Hammurabi ( a.C.) alla Ninive di Assurbanipal (Sardanapalo, a.C.), sono le tavolette d’argilla, di cm seccate al sole o cotte al forno e coperte di caratteri cuneiformi, scoperte a migliaia dagli archeologi.

28 Tavoletta d’argilla conservata al British Museum di Londra
Sappiamo, così, che si utilizzavano centinaia, se non migliaia, di piante, erbe e medicamenti diversi a scopo terapeutico. Interessante notare che molte tavolette riuniscono in modo sistematico e separato i rimedi per la tosse, quelli per il mal di denti, contro il morso degli animali velenosi, e via dicendo. Tra i diversi rimedi del tempo un posto rilevante era occupato dalla Mandragora, pianta solanacea ricca di alcaloidi atropino-simili.

29 Specie Mandragora autumnalis   Bertol.
Famiglia Solanacee Pianta perenne, erbacea, Distribuita nella regione mediterranea meridionale. La mandragora contiene, soprattutto nella radice fibrosa,un gruppo di alcaloidi la cui azione è simile a quella dell'atropina che si estrae dalla belladonna. Dall'azione di questi alcaloidi sono nate tutte le leggende che hanno tanto sollecitato la fantasia popolare sulle sue proprietà afrodisiache e magiche.

30 Raffigurazione della mandragora
in un erbario del XV secolo (Pavia, Biblioteca Universitaria). La radice si faceva strappare da un cane poiché si credeva che lanciasse un “grido mortale “. Il padrone se ne stava al sicuro, lontano e con le orecchie ben tappate. Morto il cane la mandragora proteggeva l’uomo contro tutti i malefici.

31 La medicina ebraica è particolarmente influenzata dalla Religione.
La malattia viene considerata una conseguenza della collera divina: “Davide contro la volontà di Dio fa un censimento della popolazione. Dio per punirlo manda la peste che uccide 7000 israeliti.” – “I filistei che guardavano l’arca dell’alleanza con poco rispetto, sono colpiti da verruche insanabili.” – “Miriam sorella di Mosè sparla del fratello e viene colpita dalla lebbra.” Altre punizioni divine sono la licantropia del re caldeo Nabucco e l’apoplessia che colpisce Onan. La frase dell’Ecclesiaste è scolpita sui mortai delle farmacie del XVI e XVII secolo. Malattia come impurità è in comune con gli egizi e gli indiani. “Il migliore dei medici andrà all’inferno” Talmud. “Altissimus creavit de terra medicamenta et vir probus non abhorrevit ab illa” Ecclesiaste.

32 Importanza delle norme igieniche.
LA MEDICINA EBRAICA La malattia inoltre, come per egizi e indiani, viene considerata una impurità, da cui l’uso di purganti (ricino, resina di salep, ramno, boor) e di amari (luppolo, ginepro, assenzio). Importanza delle norme igieniche. Gli israeliti preferivano i rimedi esterni a quelli per uso interno:balsamo cori (fatto con la pianta della valle di Gerico: Amyris gilead), malagma (da male logmah: a bocca piena a causa delle tante erbe da masticare prima di porle sulle ferite), unguenti odorosi usati come eccitanti cerebrali, olio nelle malattie intestinali. I rimedi sono in genere semplici e la polifarmacia subentrò più tardi ( d.C:) Balsamo cori fatto con Amyris gilead, pianta della valle di gerico e che si poteva raccogliere così difficilmente puro che l’Ecclesiaste lo paragona alla Sapienza. Una preparazione polifarmaceutica era l’ Esdra magna, contenente circa 50 erbe che rimase nei ricettari del medioevo fino al 1600.

33 Ippocrate ( a.C.), nato nell’isola di Cos sede del tempio di Esculapio (il dio della Medicina), è noto come il “padre della medicina”. Il suo ruolo nella farmacologia non risiede sui rimedi che ha proposto, di fatto già in uso in epoche precedenti, ma sul clima decisamente nuovo che ha creato nel campo delle terapie. Negli scritti del Corpus hippocraticum (non tutti attribuibili direttamente a Ippocrate) per la prima volta sono esposte in modo sistematico le regole per raccogliere i rimedi vegetali (belladonna, oppio, menta, ecc.), le norme per preparare i medicamenti, la loro classificazione in base all’effetto (purganti, emetici, diuretici, ecc.) e le modalità del loro utilizzo. Siamo nel periodo di Pericle, periodo di massimo splendore per la cultura ellenica. L’isola di Cos, era famosa per il vino per i profumi, per le sete contro le quali si scagliava Seneca perche erano talmente trasparenti da far apparire le donne come se fossero nude. Le opere di ippocrate (divinissimo vecchio) sono composte nell’arco di 150 anni e per quanto si pensa che I. sia vissuto molto a lungo (fino a 109 anni) non possono essere opera di un solo uomo. Si distinguono 4 periodi: Pochi rimedi e poca fiducia negli stessi e limitato il loro uso nelle malattie (salasso, elleboro) 19 libri sulle malattie delle donne, sul parto, sui bambini, su ulcere fistoli e emorroidi. Numero straordinario di rimedi, molti di origine orientale Meno farmaci, nella maggior partedei casi si limitano all’acqua piovana o bevande rinfrescanti. La dieta e l’igiene dominano la scena terapeutica Gli aforismi (secondo alcuni le uniche opere originali di Ippocrate) si ritorna a pochi farmaci e si afferma il concetto della natura mediatrice e del farmaco che altro non fa che aiutarla nel suo compito.

34 Alcune frasi tratte dai libri ippocratici possono rendere l’idea del nuovo clima:
“Ogni guarigione ha la sua causa, sapere opportunamente usare i rimedi non è cosa da tutti” (De arte). “Quando il medico entra dall’ammalato deve già conoscere i singoli effetti dei medicamenti in base alle sue osservazioni e alle sue esperienze” (De decenti ornatu) “Lo stesso medicamento dovrebbe avere sempre la stessa azione, ma così non è poiché essa varia molto nei vari casi. I farmaci evacuanti ora purgano molto, ora poco, ora giovano, ora nuocciono, secondo i vari individui in cui sono adoperati” (De locis in homine)

35 “Talvolta è buona prassi astenersi da qualsiasi trattamento”
“La diminuzione della temperatura per opera dei farmaci è conseguenza di molte azioni. Taluni abbassano la temperatura in modo diretto, come si raffredda un vaso caldo se vi si aggiunge dell’acqua fredda, altri indirettamente, come si raffredderebbe lo stesso vaso d’acqua calda se fosse esposto al vento.” (De morbis). “La mandragora che ad alte dosi produce l’insonnia data a piccole dosi agli ansiosi, ai tristi, a coloro che soffrono di mania suicida, può guarire” (De locis in homine)

36 Veniva usata per vomitare veleni, per le punture di insetti velenosi, per la dissenteria, per le ulcerazioni, ecc. LA TERRA SIGILLATA: la prima specialità medicinale (circa 500 a.C.). A base di argilla contenente silice, alluminio, creta, magnesia e ossido di ferro. Un sigillo raffigurante una capra ne attestava la provenienza dall’isola di Lemno

37 Teofrasto, il “padre della botanica”, illustra ad un gruppo di studenti le proprietà della belladonna, alle sue spalle fiori di melograno, senna e rotoli di pergamena.

38 Nato a Ereso, nell’isola di Lesbo, Teofrasto (370-286 a. C
Nato a Ereso, nell’isola di Lesbo, Teofrasto ( a.C.) si trasferì ad Atene dove fu allievo di Aristotele che lo preferì a Eudemo di Rodi come suo successore. Rinomato per la sua eloquenza sembra che oltre duemila allievi abbiano seguito le sue lezioni. Autore di molteplici scritti, tra i quali il libro “Delle Pietre” (314 a.C.) il primo trattato di geologia della storia, cita spesso come “farmacologo” del tempo Diocle Caristio che affermava (secondo Celio Aureliano) che le virtù dei medicamenti potevano essere stabilite solo con l’esperienza su individui sani e malati. La Historia plantarum (320 a.C.) di Teofrasto “non è solo un analitico ed ordinato tentativo tassonomico, ma anche un vero trattato di fitoterapia” (G. Cosmacini, V.A. Sironi, Cenni di storia della Farmacologia. In: Farmacologia generale e molecolare. UTET, 1996).

39 Nella Historia plantarum sono descritti con estrema precisione gli effetti del papavero, della cicuta, della mandragora, dell’emetico elleboro. Vengono illustrati i metodi per ricavare lattici, resine e balsami dalle piante. Così come i metodi di conservazione dei medicamenti. Più o meno nello stesso periodo di Teofrasto si collocano i “farmacologi “ della Scuola di Medicina di Alessandria, considerata la più importante del mondo: Erasistrato, Mantia Erofileo, Demetrio d’Apamea, Cleofanto, Aspasia, Icesio, Eraclide di Taranto, Zenone di Laodicea, solo per citarne alcuni.

40 MITRIDATE VI: un re tossicologo

41 Mitridate VI, re del Ponto (132-63 a. C
Mitridate VI, re del Ponto ( a.C.), fu uno dei primi tossicologi sistematici della storia. Utilizzo sé stesso ma più frequentemente i suoi prigionieri come cavie per saggiare veleni ed antidoti. Mitridate si serviva quotidianamente del suo antidoto per la paura di essere avvelenato, al punto da sviluppare assuefazione (mitridatismo). Così, quando fu vinto da Pompeo, non “poté” usare il veleno e si uccise con la spada. Un suo preparato, il Mitridatium antidoton, composto da 54 ingredienti rimase famoso per più di 1000 anni come antidoto universale. Mitridate non fu l’unico monarca farmacologo, prima di lui si era interessato di veleni e antidoti Gentio, re degli Illirici, a cui si deve il nome della genziana, così come alla regina di Caria, Artemisia, esperta in botanica si deve il nome dell’Artemisia vulgaris. Altro importante tossicologo del tempo fu Nicandro di Colofonte (ca. 135 a.C.) a cui si devono i libri Theriaca e Alexipharmaca.

42 Sperimentare su sé stessi Una storia emblematica: il carbone attivo
Nel 1813 il chimico francese Bertrand, per dimostrare l’utilità del carbone attivo nel ridurre l’assorbimento di sostanze tossiche, ingerì in pubblico 5 grammi di triossido d’arsenico misto a carbone attivo. L’esperimento riuscì perfettamente e Bertrand non manifestò sintomi di tossicità. Nel 1831 il farmacista francese Touery effettuò un esperimento simile di fronte ai membri dell’Accademia di Medicina di Francia. Egli ingerì stricnina, pari a 10 volte la dose letale, mista a carbone attivo. Per diverse ore, in un atmosfera di drammatica apprensione, si attesero gli effetti del veleno. Per fortuna di Touery le sue aspettative sul carbone attivo erano esatte ed uscì indenne dall’esperimento.

43 Cronologia della Scienza - 3 -
46 a.C. Cesare introduce il calendario giuliano 23 Strabone scrive il libro Geografia 100 140 Tolomeo scrive la sintassi matematica 105 Cina: invenzione della carta I cinesi scoprono che i crisantemi essiccati uccidono gli insetti Persia: il mulino a vento 163 Calcolo del pi greco da parte dei cinesi 180 Scritti di alchimia in Egitto 270 Cina: la polvere da sparo 700 595 Sistema numerico indiano 800 Primo libro a stampa in Cina 868 Persia: “esame di stato” per i medici 880 Alchimisti arabi ottengono dal vino l’alcool puro 1148 Introduzione in Europa dello zucchero 1000 I cinesi perfezionano la bussola

44 DIOSCORIDE studia le piante accompagnando le armate romane

45 Nell’antica Roma la farmacologia prosegue la tradizione greca
Nell’antica Roma la farmacologia prosegue la tradizione greca. Aulo Cornelio Celso (famoso chirurgo del I secolo d.C., foto a fianco), Scribonio e Plinio il Vecchio descrivono nelle loro opere le conoscenze via via acquisite. Un posto di rilievo nella storia della farmacologia è occupato da Dioscoride Pedanio. Probabilmente nato a Tarso, in Cilicia, nel I secolo d.C. divenne chirurgo militare al seguito delle legioni romane. La sua opera, scritta in greco (Perì ulès yatrichés) e tradotta in latino con il famoso titolo De Materia Medica (~ 60 d.C.), rimase un classico testo di farmacologia fino al XVIII secolo. In 5 libri sono elencati tutti i medicamenti conosciuti a quel tempo: 650 di origine vegetale, 85 animale e 50 minerale. Ancora oggi 90 piante tra quelle descritte da Dioscoride hanno un uso terapeutico Nell’esercito romano, dopo la riforma di Augusto, era previsto un medico per ogni coorte, che dipendevano da un medico capo, generalmente il medico personale dell’imperatore. Va anche ricordato che l’evento più importante nel i secolo d.C. fu la creazione delle prime Scholae Medicorum, dove gli allievi inizialmente solo militari e dal III secolo anche civili potevano imparare l’arte medica.

46 Codice illustrato (VI secolo) del De Materia Medica di Dioscoride.
Vienna, Biblioteca Nazionale.

47 Farmacologo sul campo Dioscoride criticava coloro che parlavano di cose mai viste di persona. In De Materia Medica, seguendo e approfondendo la classificazione sistematica di Ippocrate, i farmaci sono elencati in base al loro utilizzo terapeutico: purganti, astringenti, ecc. Ovviamente, tra i rimedi elencati ne troviamo di incredibili, quali il fumo delle lucciole bruciate per favorire la diuresi, il sangue d’agnello per l’epilessia, ecc. Ma accanto a questi anche importanti osservazioni farmacologiche, come quella sulla preparazione dell’Oisypum, cioè del grasso contenuto nella lana di pecora (odierna lanolina, vedi foto).

48 Dioscoride parla anche dei derivati della Cannabis ad uso medicinale, così come in precedenza aveva fatto Plinio il Vecchio e dopo Galeno. L’uso principale dei derivati della cannabis, quello di “anestetico”, si deve far risalire al II secolo a.C. al medico Hua Tuo (Cina - dinastia Han); ma il suo uso in medicina è ancora più antico, essendo citato nell'erbario pubblicato durante il regno dell'imperatore Shen Nung, come rimedio per "disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale." Maggiormente utilizzata era la Spongia somnifera, costituita da una normale spugna marina e dall'estratto fresco di alcune piante medicinali, tra cui il Solanum nigrum, lo Hyoscyamus niger, la Cicuta minor, la Datura stramonium, la Lactuca virosa e la Mandragora officinarum, insieme ad alcune gocce di oppio. Prima dell’uso veniva anche imbevuta nell’aceto. Se l’uso della spongia in ambito chirurgico è incerto, più sicuro è l’uso nei condannati alla crocifissione. In base agli scritti degli Evangelisti si pensa che anche Cristo abbia ricevuto una spongia sommnifera durante il suo martirio. Benché dubbia sia la sua applicazione in chirurgia, certa è invece la sua utilizzazione per i condannati a morte per crocifissione; per questo era anche conosciuta con il nome di morion o vino della morte, dal momento che l'inalazione dei suoi vapori misti all'aceto o l'assunzione di vino alla mandragora, in cui talvolta era imbevuta, provocava nei condannati uno stato di morte apparente, talché i centurioni preposti alle esecuzioni avevano l'ordine di bucare il loro corpo con la lancia, prima di dichiararne la morte.

49 GALENO: esperto in tecnica farmaceutica

50 Galeno ( d.C.) è considerato, dopo Ippocrate, il più grande medico dell’antichità. Nato a Pergamo in Asia Minore, formatosi alla scuola medica di Alessandria, al ritorno nella sua città natale fu medico dei gladiatori. Trasferitosi a Roma (161) fondò una rinomata scuola di medicina, ove promosse l’insegnamento della dissezione, dell’anatomia e della fisiologia. Tra i suoi libri ricordiamo il Methodus medendi, in cui sono elencati 473 medicamenti di origine vegetale che resteranno per un millennio e mezzo l’armamentario terapeutico in Europa, e il Megatechne, dove si afferma che “la terapia deve derivare dalla conoscenza della malattia e delle su cause” e in cui i farmaci sono ordinati in base alle loro proprietà e intensità d’azione. Secondo alcuni morì dopo il 210

51 Il principio di base della farmacoterapia di Galeno è rappresentato dalla famosa massima “Contraria contrariis curantur”. Il metodo è che chi prescrive medicamenti li prepari egli stesso. Ancora oggi con il suo nome vengono chiamati i farmaci preparati in farmacia (galenici). Galeno cataloga i farmaci in tre gruppi: Farmaci elementari che posseggono una sola qualità di freddo, caldo o umido; Farmaci complessi che posseggono più di una qualità classificabili in base al loro livello di efficacia; Farmaci con azione specifica (es. lassativa, diuretica, ecc.) Importanti innovazioni farmacologiche di Galeno furono l’utilizzo della corteccia di salice e della tintura di oppio (laudano)

52 Tra le preparazioni farmaceutiche usate nel mondo romano vanno ricordati:
Balanos (supposte) Catapozi (pillole semplici) Cerotti Decotti Hjera picra (amaro ieratico a base di aloe con effetto purgante) Infusi Linimenti Terra sigillata Trocisci (polveri con aceto e vino) Triaca o teriaca composta da ben 70 sostanze (molto costosa e riservata a pochi ricchi) Frontespizio di un ricettario galenico del 1516, opera di Georgio de Rusconi.

53 Di origine antichissima la teriaca (dal greco thériakè, cioè antidoto, oppure secondo alcuni dal sanscrito táraca) è stata utilizzata per secoli, addirittura fino all’inizio del I romani, in specifico il medico di Nerone: Andromaco il Vecchio, la riprendono probabilmente partendo dall’antidoto universale di Mitridate. La sua composizione ha avuto delle variazioni nel tempo, trasformandosi da rimedio contro i veleni a rimedio per combattere numerose malattie. Le teriache del XVI, XVII e XVIII secolo erano fondamentalmente composte da: carne di vipera, angelica, centaura minore, genziana, mirra, incenso, timo, tarassaco, oppio, matricaria, succo d’acacia, potentilla, miele attico, liquirizia, finocchio, anice, cardamono, cannella, radice di valeriana e di aristolochia, opoponax, scilla, agarico bianco, vino di Spagna.

54 Pagina iniziale del Liber medicinalis, come riportata nel volume Medici antiqui latini (Venezia, A. Manuzio 1547) Il Liber medicinalis, vero e proprio prontuario terapeutico, è attribuito a Quinto Sereno Sammonico (II-III sec.). Poeta e storico, non si è certi se abbia professato la medicina. Tuttavia da acuto osservatore del suo tempo riporta in questo libro i rimedi più in voga nella Roma antica. Tra questi ovviamente ritroviamo stranezze come l’orina d’asino (contro il prurito), la bile d’orso diluita con acqua (per il raffreddore) e via dicendo, ma anche crusca e prugne per la stipsi, il papavero per il dolore, ed altri rimedi di “qualche efficacia”.

55  DAMIANO e COSMA: i Santi Patroni dei medici, chirurghi, farmacisti, barbieri e dentisti

56 I fratelli gemelli Cosma e Damiano, di origine araba, completati i loro studi a Pergamo esercitarono, nel III secolo d.C., la medicina gratuitamente in Asia Minore. Martirizzati sotto Diocleziano, in quanto cristiani, la loro tomba, nella città siriana di Ciro, fu per secoli meta di pellegrinaggio. Chiese in loro onore furono costruite a Roma (dove furono portate in seguito le loro reliquie) e in altre città a partire dal VI secolo. La diffusione del cristianesimo ebbe due effetti contrastanti sulla farmacoterapia, da un lato provocò un ritorno al misticismo (per lungo tempo i santi saranno considerati la migliore protezione contro epidemie e malattie), dall’altro preservò, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) che segnò l’inizio del Medio Evo, le conoscenze fino ad allora acquisite.

57 Alcuni esempi di effetti negativi sulla scienza del tempo da parte del cristianesimo sono:
l’uccisione di Ipazia (famosa matematica e direttrice della biblioteca di Alessandria) nel 415 ad opera di un gruppo di fanatici cristiani, la distruzione (molto probabilmente opera di cristiani) dopo pochi anni della stessa biblioteca, e la chiusura nel 529 dell’Accademia e del Liceo ad Atene da parte di Giustiniano. Un aspetto positivo va riconosciuto ai monasteri, dal VI fino al XII secolo, alcuni dotati di ospedali. I monaci curavano i malati utilizzando piante ed erbe, anche se riponevano le loro speranze di cura essenzialmente nel potere di Dio. Il ruolo più rilevante dei monasteri, comunque, fu quello di conservare e tramandare il sapere medico. Nelle biblioteche conventuali (scriptoria) si ricopiano i manoscritti medici, si trovano le collezioni di ricette (antidotaria), i trattati di botanica (herbularius) e i cataloghi delle piante medicinali (hortuli) .

58 Il monaco preposto alla farmacia ha la responsabilità dei giardini delle piante medicinali.
Nell’orto botanico alcune aiuole sono riservate al giglio, alla rosa, al fieno greco, al rosmarino, alla ruta, ecc. I monaci farmacisti coltivano le piante e confezionano i vari medicamenti. Tra quelli che hanno avuto la maggiore longevità ci sono i liquori, come la Grande Chartreuse e la Benedectine, consigliati per i disturbi del tubo digerente e le affezioni delle vie respiaratorie. Al fianco dei dignitari del monastero che prescrivono i farmaci vi sono gli incaricati del deposito-laboratorio. Questi religiosi, che hanno la funzione di magazzinieri-farmacisti, vengono chiamati speziali.

59 Se il Medio Evo rappresenta per l’Europa la cosiddetta dark Age per il mondo arabo è l’epoca del massimo splendore. La civiltà araba detiene così, in quel tempo, anche il primato della conoscenza in ambito farmacologico. Le opere antiche e bizantine vengono tradotte in arabo ma al contempo la terapia si arricchisce di apporti specifici.

60 Tra i testi medici bizantini ricordiamo il De arte medicinae di Alessandro di Tralle (VI secolo). Che introduce in terapia le pillole di Cinoglossa per combattere la tosse e i dolori respiratori, dei denti, delle orecchie e della vescica. 4 dracme e ½ 2 dracme 4 dracme 6 dracme Scorza di Cinoglosso Oppio Giusquiamo Mirra* “Far seccare questa scorza al sole, unirla al resto, far macerare l’oppio nell’acqua e formare delle pastiglie che saranno somministrate a seconda delle forze del malato” Dracma=4,5 grammi circa *La mirra proviene da un alberello d’Etiopia e di Somalia, la Commiphora abyssinica, dal quale si estrae per incisione un succo giallo che si trasforma in gocce rossastre dal sapore amaro (in arabo: mourr = amaro)

61 Cynoglossum officinale L. Cynoglossum officinalis
Usata in preparazioni erboristiche per tosse, catarro, diarrea,

62 Se il Medio Evo rappresenta per l’Europa la cosiddetta dark Age per il mondo arabo è l’epoca del massimo splendore. La civiltà araba detiene così, in quel tempo, anche il primato della conoscenza in ambito farmacologico. Le opere antiche e bizantine vengono tradotte in arabo ma al contempo la terapia si arricchisce di apporti specifici. Nascono tre grandi scuole mediche: la Scuola Iraniana-Mesopotamica (Rhazes, Avicenna); la Scuola di Andalusia (Abulcasis, Averroé ); la Scuola del Cairo (Ibn El-Baitar, Ibn An-Nafis). Lo stesso Maometto, appartenente alla tribù dei Koraichites, venditori di droghe e profumi, si interessò di terapia scrivendo un opera dal titolo La Medicina del Profeta.

63                  Gli arabi raccolgono l’eredita farmaceutica greca e latina, ma anche indiana, assira ed ebrea. Vengono introdotte nuove sostanze vegetali: l’anice, la noce vomica, la canfora, la cassia, lo zafferano, ecc. Ma soprattutto sostanze chimiche: l’alcool, il sublimato, la potassa, i sali d’oro, e l’acido acetico ad opera di Geber. Geber introduce l’acido acetico Geber (Abu Musa Jiabir ibn Hayyan, VIII secolo) viene considerato il padre dell’alchimia. Geber ca

64 L’alchimia è una pratica empirica di duplice valenza:
E’ dalla cultura araba che nasce l’alchimia (i primi scritti appaiono in Egitto intorno al 180) che viene poi diffusa in Occidente. L’alchimia è una pratica empirica di duplice valenza: da una parte permette di sviluppare le conoscenze su alcune procedure di tipo chimico (distillazione, riscaldamento a bagnomaria, filtrazione), dall’altra spinge verso realizzazioni utopistiche (l’elisir di lunga vita, la pietra filosofale) Geber introduce l’acido acetico

65 I termini alambicco, alcool e sciroppo sono di origine araba, e la tecnica farmaceutica riceve un formidabile impulso dagli arabi. Il padre della medicina araba, Abu Bakr Mohammed ibn Zakariya al Rhazi ( ) noto come Rhazes, introduce in terapia molti composti chimici (ad es. l’antimonio, dal termine arabo athmond). Rhazes è anche noto per essere stato il primo a differenziare il morbillo dal vaiolo, per avere utilizzato il gesso per immobilizzare le ossa fratturate. Il nome di antimonio deriva probabilmente più dal termine arabo Athmond che dalla leggenda secondo la quale un monaco del convento di Erfurt, Basilio Valentino, avrebbe gettato nella mangiatoia dei porci dell’antimonio constatando che questi diventavano più vigorosi. Dopo aver tentato lo stesso esperimento sui fratelli del convento (con successo molto minore, visto che parecchi morirono) Valentino avrebbe dato al metallo il nome di “Antimoine” (in francese antimonaco). Rhazes utilizza per primo il gesso per tenere in posizione le ossa fratturate

66 Abu Ali al-Husain ibn Abdallah ibn Sina
Anche Avicenna ( ) introduce diversi composti chimici in medicina ad esempio: il borato, l’allume e il solfato di ferro. Il Canone della Medicina, che comprende anche una raccolta di medicamenti (semplici) e preparati farmaceutici (composti), è il più famoso degli oltre 200 libri di Avicenna. Tradotto in latino venne ampiamente letto in Europa e tra il 1500 e il 1674 ci furono oltre 60 edizioni del libro. Utilizzato come testo universitario, era ancora in uso nel 1650 all’Università di Montpellier. Il nome di antimonio deriva probabilmente più dal termine arabo Athmond che dalla leggenda secondo la quale un monaco del convento di Erfurt, Basilio Valentino, avrebbe gettato nella mangiatoia dei porci dell’antimonio constatando che questi diventavano più vigorosi. Dopo aver tentato lo stesso esperimento sui fratelli del convento (con successo molto minore, visto che parecchi morirono) Valentino avrebbe dato al metallo il nome di “Antimoine” (in francese antimonaco). Rhazes utilizza per primo il gesso per tenere in posizione le ossa fratturate Abu Ali al-Husain ibn Abdallah ibn Sina

67 Gli arabi separarono le due professioni del farmacista e del medico.
A Bagdad nacque alla fine del VIII secolo la prima farmacia privata.

68 Le prime Scuole Mediche in Europa
Alla fine del IX la formazione dei medici, in Europa incomincia ad organizzarsi in maniera più strutturata con la nascita delle Scuole Mediche. La prima fu quella fondata a Salerno a cui seguono nei secoli successivi Bologna e Padova in Italia, Montpellier in Francia, Oxford in Inghilterra.

69 La Scuola Medica Salernitana nasce sotto l’influsso sia della medicina monastica sia della tradizione medica araba. Fondata nel IX secolo (ma secondo alcuni studiosi risale al VI secolo), è il primo centro di medicina laica in Europa. La leggenda vuole che alla sua fondazione abbiano contribuito 4 medici: l’arabo Adela, il greco Pontus, il latino Salernus e l’ebreo Helenus. I personaggi della leggenda esprimono simbolicamente i filoni principali che dettero origine alla Scuola. La Scuola Salernitana è importante più che per l’innovazione per la conservazione e il mantenimento del sapere farmacologico. Salernus aveva una ferita al braccio che gli faceva male. I quattro cominciano a discutere e ciascuno propone un rimedio….Pioveva e si trovavano sotto un arco di un acquedotto romano La tecnica farmaceutica fu comunque arricchita dalla Scuola salernitana. I procedi-menti di lavorazione di origine araba, ad es. la distillazione, vennero perfezionati e aprirono la strada alle ricerche dei secoli successivi sull’estrazione di principi attivi dalle piante. Vanno anche ricordate alcune formulazioni farmaceutiche come gli sparadrappi e i cerotti per l’assorbimento cutaneo dei farmaci.

70 La copertina della prima stampa del 1480 del regime salernitano
La Scuola diventerà famosa soprattutto per la pubblicazione del Regimen Sanitatis Salernitanum, raccolta di norme igieniche e alimentari di incerta datazione (XII-XIII secolo). La tradizione vuole che il manualetto fosse stato richiesto ai medici salernitani da Roberto “Cortacoscia”, II duca di Normandia e pretendente alla corona inglese. E in effetti il manuale si apre con la dedica al re d’Inghilterra. Miniatura del Canone di Avicenna raffigurante la scena di Roberto che saluta i medici salernitani Va inoltre ricordato anche l’Antidotarium di Nicolao Preposito, direttore della Scuola negli anni intorno al 1150, dove sono elencati i metodi di preparazione dei medicamenti e codificati i criteri del loro utilizzo. Una tradizione orale riferisce che Roberto, duca di Normandia, tornando dalla prima Crociata si fermò a Salerno (1100 circa): una freccia avvelenata gli aveva provocato una grave ferita al braccio destro ed era necessario fermare rapidamente il diffondersi dell’infezione. I medici della Scuola Medica Salernitana stabilirono che qualcuno, disposto a morire eroicamente al posto del duca normanno, avrebbe dovuto succhiare il veleno al più presto. Roberto rifiutò, non volendo che qualcuno morisse al suo posto; ma di notte, mentre egli dormiva, la moglie Sibilla, figlia del Conte di Conversano, gli succhiò il veleno dal braccio e, sacrificando la propria vita, lo salvò. Negli stessi giorni, in Inghilterra, moriva il re Guglielmo, fratello di Roberto: questi, informato del fatto, decise di partire da Salerno per andare ad occupare il trono che gli spettava. Salutò, dunque, i medici della Scuola Medica Salernitana, e chiese loro un vademecum, un manualetto con i principi essenziali dell’arte medica salernitana: al Re di Inghilterra fu dunque dedicato il "Regimen Sanitatis Salernitanum" (Regola Sanitaria Salernitana). La scena del saluto di Roberto venne raffigurata nella miniatura che appare nel ms del Canone di Avicenna, unica immagine sicura, sebbene idealizzata, della Scuola Medica di Salerno. La copertina della prima stampa del 1480 del regime salernitano

71 In quel periodo sull’esempio arabo la distinzione
Il massimo splendore della Scuola Salernitana si ha nel XI e XII secolo a cui segue la decadenza della Scuola anche per la decisione di Federico II ( ), che inizialmente l’aveva protetta, di istituire l’Università a Napoli. In quel periodo sull’esempio arabo la distinzione tra medici e farmacisti viene riaffermata anche nel mondo occidentale. Nel 1240 Federico II emana le Ordinationes dove medicina e farmaceu-tica vengono codificate. “Un numero limitato di droghieri e farmacisti prestano il giuramento di preparare i medicinali secondo norme prestabilite e di venderli a prezzi fissi. I medici incaricati della sorveglianza non possono tenere bottega , né avere interessi in quelle dei farmacisti”. (J.C. Dousset. Storia dei medicamenti e dei farmaci. ECIG, 1989). La Scuola Salernitana viene generalmente divisa in tre periodi: -         1°  periodo dalle origini fino all’anno 1000 -         2°  periodo di splendore o costantiniano -         3°  periodo decadenza dal XII al XIV secolo. Costantino l’Africano,   nato a Cartagine , dopo aver approfondito le proprie nozioni attraverso soggiorni in varie parti del mondo allora conosciuto, come la Caldea l’Etiopia, l’India, l’Egitto, al suo ritorno in patria fu accusato di magia e perciò costretto  ad andarsene. Giunse così nell’Italia meridionale, precisamente a Salerno, poi si ritirò nel convento di Sant’Agata di Aversa e, successivamente, in quello di Montecassino tra il 1056 e il 1085, anno della sua morte.  Secondo Leone Ostiense in quel periodo scrisse 22 lavori il primo fu l’opera intitolata “Pantegni”, opera in cui si tratta di tutto ciò che un medico deve conoscere. Senza rinnegare l’apporto culturale di Costantino nell’ambito della conoscenze, è bene sottolineare che in generale le sue opere, generalmente traduzioni di testi arabi,  derivati a loro volta da opere latine e greche, non influirono in maniera preponderante sulla preparazione dei medici della Scuola Salernitana. Infatti Pietro d’Abano lesse queste opere con poca stima perché affermava che nelle sue traduzioni trovava delle cose fantastiche, utili e inutili e molte volte faceva passare delle cose altrui per proprie. Nella Scuola Salernitana molti hanno voluto attribuirgli importanza che in realtà non aveva, dato che la Scuola aveva preminentemente un indirizzo pratico e non speculativo. Il De Renzi a tale proposito ricorda che non esisteva soltanto Costantino l’Africano, ma ben altri 60 medici più 3 famiglie, quella dei Cofoni, quella dei Plateari e quella dei Ferrario. Terzo periodo  dal XIII al XIV secolo cominciarono a svilupparsi Università anche in altre località italiane. Federico II tenendo conto della fedeltà nei suoi riguardi degli abitanti di una località decideva di aprire o chiudere un’università. Come l’aveva inizialmente protetta poi Federico II con la stessa facilità decise di distruggere la Scuola Salernitana. Alla sua morte nel 1250 il figlio Corrado per vendicarsi dei Napoletani abolì lo Studium di Napoli e dette nuovo vigore a quello di Salerno infatti lo definì Sede e Madre Antica di Studi, ma Manfredi restaurò quella di Napoli e decretò che dovesse essere l’unica del Regno. La Scuola Medica di Salerno come afferma il De Renzi, che aveva percorso i tre periodi e che  al principio del IX secolo era stata la progenitrice veneranda delle altre università e delle scuole moderne conclude la sua storia nel XIX secolo. Infatti il Governo straniero ( periodo napoleonico), che temporaneamente reggeva i destini del nostro Regno, non misurando né l’antica benemerenza della Scuola di Salerno, né della gloria di cui si era circondata nel 1811, precisamente il 29 novembre, emanava l’ordinamento dell’ istruzione pubblica nel Regno e all’art.22 recitava “l’università degli Studi continuerà a rimanere in Napoli e ad essa  apparterrà solamente la collezione dei grandi Accademici”.  Il Regimen sanitatis fu composto, secondo alcuni, verso il 1060, ma non si sa da chi, e venne dedicato ad un re di Inghilterra anch'esso non precisato. Certamente il Regimen non è un'opera scientifica nel vero senso della parola; ma è soltanto un prontuario, un mezzo per richiamare facilmente alla mente, precetti igienici, diagnostici e terapeutici della Scuola. Nascono così anche nel campo dei farmaci le prime corporazioni come quelle dei Confectionarii, preparatori di medicinali, e degli Stationarii, rivenditori degli stessi.

72 Cronologia della Scienza - 4 -
1202 Fibonacci afferma la superiorità del sistema numerico indiano 1249 Ruggero Bacone e gli occhiali 1280 1298 Il Milione di Marco Polo 1291 Venezia; il vetro trasparente Il medico al-Qurashi descrive come il sangue passi ai polmoni Leonardo seziona corpi umani 1320 Introduzione della carta in Europa 1440 Niccolò Cusano: lo spazio infinito 1454 1500 1492 La scoperta dell’America Gutenberg stampa del primo libro 1510 Copernico: De revolutionibus orbium caelestium 1543 Leonardo inventa la ruota idraulica Vesalio: De humani corporis fabrica 1582 Calendario gregoriano 1546 Bauer e i fossili

73 Con la nascita della stampa in Europa (XV sec
Con la nascita della stampa in Europa (XV sec.) compaiono numerose opere di terapia e si facilita la diffusione della cultura medica e farmaceutica. Nel 1498 viene stampata a Firenze, in lingua italiana, la prima Farmacopea Ufficiale: il Nuovo Receptario. Frutto della collaborazione tra la Gilda dei Farmacisti e la Società Medica, è uno dei primi esempi di lavoro interprofessionale nella storia.

74 Il Nuovo Receptario, comprendente tre libri, contiene consigli per la raccolta e la conservazione delle piante, note sulle falsificazioni, modalità di confezione dei medicamenti, nonché gli elenchi delle sostanze allora conosciute. “L’elactovario oppiato non deve essere usato finché non ha almeno sei mesi di bottiglia, per cui deve essere indicata la data di preparazione o altrimenti dannata l’anima sua”. (J.C. Dousset. Storia dei medicamenti e dei farmaci. ECIG, 1989). Altra importante Farmacopea fu quella di Norimberga, stampata nel 1546, il Pharmacorum Conficiendorum ratio, vulgo vocant Dispensatorium di Valerius corpus. La Farmacopea di Norimberga servì da modello a quelle di altre città. La prima enciclopedia medica era stata pubblicata in Europa già nel 1473.

75 Thephrastus Bombastus von Hohenheim (Einsiedeln 1493- Salisburgo 1541)
Meglio noto con il nome di PARACELSO. Medico, filosofo naturale, alchimista fu uomo medievale e rinascimentale allo stesso tempo. Dalla personale esperienza con i malati trae l’aforisma anti-galenico similia similibus curantur inteso in senso antropologico più che farmacologico: L’infermo si cura con l’infermiere Il povero con il medico dei poveri L’uomo dei campi con il medico di campagna Era talemente pieno di sé che gli inglesi inventarono il termine bombastic per definire le persone arroganti. Si autodefinì Paracelso, ovvero più grande di Celso (massima autorità medica nel 1° secolo dC.) Celso Aulo Cornelio   Roma 14 a. C d. C. Vissuto probabilmente nel settantennio comprendente l'impero di Augusto e di Tiberio, secondo Plino non fu medico di professione. Fu autore di una vasta opera enciclopedica, De artibus, in sei libri, l'ultimo dei quali dedicato alla medicina. Il De medicina divide questa scienza in tre settori: dietetica, farmaceutica e chirurgia. L'opera, compilando e rielaborando numerosi testi greci e latini, fonda un'originale impostazione metodologica che riunisce l'approccio empirico con quello razionale Studiò con il padre, medico e poi si recò poi in Germania ed Ungheria per imparare i segreti dei metalli dai minatori. Nonostante le difficoltà perseguì il suo scopo con tenacia. La sua ricerca lo porterà in russia alla ricerca delle miniere dei Tartari. Sarà fatto prigioniero dal Khan dove apprenderà altri segreti. Sarà inviato da quest'ultimo al seguito di una spedizione diplomatica a Costantinopoli dove incontrerà un Arabo che gli insegnerà i segreti della pietra filosofale, all'epoca aveva 28 anni. In turchia Paracelso esercitò come chirurgo presso l'armata Imperiale eseguendo operazioni straordinarie, il suo libro la Grande Chirurgia stampata in folio ne è una prova schiacciante In Europa all'epoca si usavano le pratiche Galvaniche e Arabiche, i metodi usati erano quelli del salasso, lo spurgo, il rigurgito, i lavaggi, ecc. Nulla potevano queste pratiche contro un disturbo venereo che colpì l'Europa. A Bologna Jon Carpus, illustre chirurgo e anatomista, eccelleva nella tecnica della salivazione indotta col mercurio. Paracelso apprese le proprietà del mercurio e riuscì a preparare delle pillole. La cura diveniva meno aggressiva di quella usata da Carpus, in questo modo fu in grado di curare la scabbia, la lebbra, le ulcere, il morbo Napoletano e persino la gotta. La sua fama aumentò rapidamente, tanto che gli fu offerta la cattedra di medicina all'università di Basilea. Al suo discorso pubblico di fronte all'università disse "Sappiate dottori, che la mia barba ha più esperienza di tutte le vostre unviersità, il più sottile capello della mia nuca ne sà più di tutti voi, le fibbie delle mie scarpe sono più sapienti dei vostri sapienti più famosi." E' facile immaginare l'indignazione che provocò, alla sua prima lezione si fece portare un vaso in ottone e dopo averlo riempito di zolfo e salnitro vi appicò il fuoco bruciando i libri di Galeno e Avicenna. A causa del suo carattere focoso, le sue lezioni pian piano furono disertate dagli studenti, e Paracelso iniziò a bere, tanto che ben presto lo additarono come ubriacone. Dopo tre anni lasciò la cattedra per riprendere i suoi vagabondaggi. Non smise mai di bere, eppure pur essendo ubriaco riusciva a compiere operazioni chirurgiche di tale bravura e precisione da rasentare l'impossibile. Morì a Salisburgo, vicino al caminetto dell'ostera il Cavallo Bianco. In tutta la sua vita aveva pubblicato si e no quattro libri. Il suo servitore Oporinus rimase al suo fianco per anni nella speranza di carpirne i segreti, ed alla morte di Paracelso fu sorpreso di trovare tanti manoscritti, poichè non lo aveva mai visto scrivere una parola. E la sorpresa fu ancora maggiore quando si rese conto che tali scritti avevano un'eleganza ed una forma di linguaggio che non sembrava possibile fossero stati scritti da un ubriacone. “Il buon medico è la prima medicina” Si delinea sullo sfondo il concetto di placebo.

76 A Paracelso la farmacologia deve un rinnovato progresso metodologico: la necessità della sintesi tra riflessione teorica ed esperienza. Applica alchimia e astrologia all’arte medica e costruisce un impianto teorico fondato sull’intuizione delle corrispondenze tra uomo e astri, i cui ingredienti fondamentali sono: Zolfo, Sale, Mercurio (tria prima). La malattia è causata dallo squilibrio di questi tre elementi. Contrario alla fitoterapia, è il precursore della iatrochimica , la chimica medica basata sulla distillazione e l’analisi dei minerali, progenitrice della chimica. Ha reintrodotto in terapia l’oppio, ha individuato lo zinco, il nitrato d’argento, il sublimato corrosivo e i sali di antimonio come precursori di farmaci. Per primo ha utilizzato l’etere identificandone l’azione anestetica.

77 Uno dei suoi più grandi successi fu l’utilizzo del mercurio per curare la sifilide.
Malattia infettiva a trasmissione sessuale. All'epoca si usavano salassi, lo spurgo, il rigurgito, i lavaggi, ecc. Nulla potevano queste pratiche contro tale malattia che verso la fine del XV secolo colpì l'Europa in forma epidemica. A Bologna Jon Carpus, illustre chirurgo e anatomista, eccelleva nella tecnica della salivazione indotta col mercurio. Paracelso apprese le proprietà del mercurio e riuscì a preparare delle pillole. La cura diveniva meno aggressiva di quella usata da Carpus, in questo modo fu in grado di curare oltre alla sifilide anche la scabbia, la lebbra, le ulcere e persino la gotta. Certo non senza provocare anche notevoli danni ai pazienti. Correva l'anno del Signore 1530 quando l'insigne medico Gerolamo Fracastoro scrisse, in latino, Syphilis sive de morbo gallico, il più conosciuto poema del tempo sulla sifilide. L'opera, divulgata in varie lingue, fu in italiano tradotta dal Benini: "primieramente era mirabil cosa che l'introdotta infezione sovente segni non desse manifesti appieno se quattro corsi non compia la luna" Vi si narra la storia di Sifilo, giovane pastore, che, avendo offeso Apollo, viene da questi punito con una terribile malattia che ne deturpa irrimediabilmente la bellezza: "tosto, pel corpo tutto, ulceri informi usciano e orribilmente il viso "

78 La sua fama aumentò rapidamente, tanto che gli fu offerta la cattedra di medicina all‘Università di Basilea. Al suo discorso pubblico di fronte all'università disse "Sappiate dottori, che la mia barba ha più esperienza di tutte le vostre università, il più sottile capello della mia nuca ne sà più di tutti voi, le fibbie delle mie scarpe sono più sapienti dei vostri sapienti più famosi." Era talmente pieno di sé, d’altra parte fu lui a chiamarsi Paracelso ovvero più grande di Celso (massima autorità medica nel I secolo d.C.), che gli inglesi inventarono il termine bombastic per definire le persone arroganti. E' facile immaginare l'indignazione che provocò, quando alla sua prima lezione (nel 1527) si fece portare un vaso in ottone e dopo averlo riempito di zolfo e salnitro vi appiccò il fuoco bruciando i libri di Galeno e Avicenna. A causa del suo carattere focoso, le sue lezioni pian piano furono disertate dagli studenti, e Paracelso iniziò a bere, tanto che ben presto lo additarono come ubriacone. Dovette lasciare la cattedra per riprendere i suoi vagabondaggi. Morì a Salisburgo, vicino al caminetto dell'osteria il Cavallo Bianco.

79 Cronologia della Scienza - 5 -
1590 Janssen inventa il microscopio 1592 Galilei inventa il termometro 1604 1611 Woodall e lo scorbuto 1605 Bacone e il “metodo scientifico” Galilei scopre l’accelerazione Pascal inventa la prima calcolatrice 1616 Harvey e la circola-zione sanguigna 1628 Macchina a vapore di Somerset 1632 1642 1637 Cartesio: Discorso sul Metodo Galilei: Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo 1656 R. Hooke e la cellula 1665 Huygens costruisce il primo orologio di precisione 1667 La prima trasfusione di sangue 1687 Newton: Principi matematici della filosofia naturale 1677 A. van Leeuwenhoek scopre gli spermatozoi

80 Nel 1608 esce il De distillatione, opera di G
Nel 1608 esce il De distillatione, opera di G. Battista Della Porta composta da 9 libri in cui l’autore indica gli usi della distillazione nella preparazione dei farmaci. Nel 1618 viene pubblicata la Pharmacopeia londonensis. Primo ricettario per medici e farmacisti a introdurre l’uso di rimedi chimici in medicina, tradizionalmente osteggiati dai difensori di Galeno. La Farmacopea londinese fu curata da Theodore Turquet de Mayerne ( ), medico ugonotto nato a Ginevra. Dopo essere stato medico personale di Enrico IV, a Parigi, si stabilì a Londra dove fu medico di Giacomo I, Carlo I Stuart e Carlo II. Strenuo difensore dell’uso dei rimedi chimici in medicina ebbe memorabili diatribe con la Facoltà Medica di Parigi. Si interessò anche alla chimica dei pigmenti collaborando con diversi pittori suoi amici, tra i quali Rubens e Van Dyck.

81 Nel XVII secolo, pur tra contrasti, si diffonde l’utilizzo di sostanze chimiche come rimedi terapeutici. In particolare l’antimonio, contenuto nel vino emetico e nelle pillole perpetue, viene molto apprezzato alla corte di Francia soprattutto da Madame de Sévigné. Si intensificano anche nuove scoperte di chimica. Nel 1616 Wieker isola, dall’acqua di Epsom, il solfato di magnesio. Nel 1625 Glauber indica per la prima volta come si prepara l’acido cloridrico con il sale e il vetriolo. Il solfato di sodio formato durante l’esperimento viene ancora chiamato sale di Glauber. L’antimonio era un componente sia del “vino emetico” , molto apprezzato da Madame de Sévigné che delle “pillole perpetue”, piccole sfere metalliche che i malati affittavano dagli speziali e che restituivano dopo l’uso. Agivano come purganti sia meccanicamente, irritando la mucosa intestinale, che chimicamente per lo strato di antimonio che le ricopriva. Altro lassativo scoperto in quel secolo è il tartrato doppio di sodio e potassio, il sale di Seignette dal nome del suo scopritore

82 Cronologia della Scienza - 6 -
1734 C. Linneo e la sistematica delle piante 1742 La scala Celsius della temperatura 1751 1764 Cavendish scopre l’idrogeno 1752 B. Franklin e il parafulmine Prima enciclopedia moderna in Francia Cavendish scopre la composizione dell’acqua 1772 Lavoisier dimostra che i diamanti sono fatti di carbonio 1780 Macchina a vapore di Watt 1784 1783 La Mongolfiera Gli esperimenti di Galvani con le rane 1790 Volta inventa la pila 1800 Viene introdotto in Francia il sistema metrico decimale 1803 Dalton e gli atomi 1811 1804 La notazione chimica di Berzelius Il treno a vapore di Trevithick

83 SCHEELE - GREATEST OF THE PHARMACISTS-CHEMISTS

84 Carl Wilhelm Scheele nacque a Stralsund in Pomerania nel 1742
Carl Wilhelm Scheele nacque a Stralsund in Pomerania nel La sua vita si svolse in Svezia, dopo un apprendistato di 8 anni in una farmacia di Göteborg divenne farmacista a Malmö e Stockholm. Infine dopo alcuni anni ad Uppsala comprò una farmacia a Köping, dove morì nel 1786. Bisogna ricordare che per primo John Mayow nel 1674 capisce che nell’aria è contenuta una sostanza fondamentale per la respirazione e intuisce anche che questa stessa sostanza permette al legno di bruciare e al ferro di arruginire Nel 1771 o 72 Scheele produsse per primo l’ossigeno. Tuttavia per lungo tempo, a causa di un ritardo nella pubblicazione dei risultati, il merito di questa scoperta venne attribuita a Joseph Priestley (tra l’altro l’inventore dell’acqua gasata) che aveva raggiunto indipendentemente lo stesso risultato nel 1774.

85 Frontespizio della seconda edizione del libro di Scheele, la prima fu pubblicata in Svezia nel 1777.

86 Come il chimico inglese, Scheele sottolineò la capacità di questo gas di mantenere meglio dell'aria la combustione e la respirazione, e, in relazione a questi fenomeni, avanzò significative critiche alla teoria del flogisto, in seguito definitivamente confutata da Lavoisier La teoria del flogisto era stata elaborata dal chimico tedesco Georg Ernst Stahl, intorno al 1690, che aveva ipotizzato che ogni sostanza combustibile possedesse un fattore comune, battezzato con il nome di flogisto (dalla parola greca indicante la fiamma) Il flogisto, secondo Stahl, dava ai composti la capacità di infiammarsi. Quando una di tali sostanze brucia, perde la sua componente flogistica e il fuoco individua  il rapido passaggio del flogisto all'esterno della sostanza. La teoria del flogisto fu elaborata dal chimico tedesco Georg Ernst Stahl, il quale dopo essersi laureato in medicina nel 1684, si dedicò allo studio della chimica. Ciò che interessava di più a Stahl furono i fenomeni di combustione e ipotizzò che ogni sostanza combustibile possedesse un fattore comune, battezzato con il nome di flogisto (dal termine greco indicante la fiamma). Il flogisto, secondo Stahl, dava ai composti la capacità di infiammarsi. Il carbone, l'alcool e il legno erano considerati formati quasi esclusivamente dal flogisto in quanto altamente infiammabili. Stahl riteneva che anche i metalli fossero corpi contenenti flogisto ma anche materia terrosa; infatti quando si scalda fortemente un metallo, in fondo al crogiolo resta una terra, una calce da cui deriverà il termine calcinazione, tuttora usato  nei laboratori chimici. La teoria del flogisto appariva così chiara e perfetta che fu catalogata come una delle più grandi scoperte dell'epoca e rimase nella mente dei chimici per quasi un secolo

87 Scheele non ha eguali nella storia per il numero di sostanze chimiche scoperte, nonostante la scarsità di mezzi e l’inadeguatezza del suo laboratorio. La prima sostanza che isolò fu l’acido tartarico, seguirono l’acido arsenico, il molibdeno, l’acido lattico, il tungsteno e l’acido prussico. Isolò e investigò anche gli acidi citrico, mallico, ossalico e gallico. La sua analisi del diossido di manganese lo portò alla scoperta del cloro e dell’ossido di bario. Ulteriori scoperte di Scheele furono la glicerina, il solfuro d’idrogeno, il cianuro d’idrogeno e il fluoruro d’idrogeno. Nel febbraio 1775, Carl Scheele fu eletto membro della Royal Academy of Sciences svedese, onore mai attribuito ad un farmacista. L’esposizione a tante sostanze tossiche minò la sua salute e Carl Scheele morì a 43 anni il 26 maggio 1786. 


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