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Dr. Antonello Chiacchio Psicologo-Psicoterapeuta

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Presentazione sul tema: "Dr. Antonello Chiacchio Psicologo-Psicoterapeuta"— Transcript della presentazione:

1 26 Maggio 2012 Sala Cardinal Brancati Lauria (PZ) “Fuori dalla solitudine”
Dr. Antonello Chiacchio Psicologo-Psicoterapeuta Presidente SiPGI Basilicata

2 La solitudine: differenza tra stare soli e sentirsi soli
Se vogliamo comprendere in modo completo il significato di solitudine, dobbiamo distinguere lo stare soli dal sentirsi soli. Infatti il primo, cioè vivere da soli può voler dire abitare da soli in un ‘appartamento ma non vuol dire necessariamente essere chiusi in se stessi; infatti uomini e donne di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali vivono da soli nella nostra società senza particolari problemi. Oggi per una serie di motivi di natura sociologica, il numero dei celibi aumenta sempre di più, il numero delle separazioni è aumentato in modo sostanziale, il numero dei single è sempre più elevato, e soprattutto con l’innalzamento della durata media della vita ci sono molte più vedove/i che in passato e tutto ciò testimonia che molte persone vivono sole ma questo non costituisce una problematica ma una condizione sociologica in continua crescita. Infatti da diverse ricerche è emerso che le persone che vivono sole hanno una rete assai più fitta rispetto a famiglie costituite da due o più persone.

3 Sentirsi soli In realtà il sentirsi soli è legato ad un isolamento relazionale, alla difficoltà di aprirsi agli altri e ad una povertà non tanto di contatti ma di legami, condizione legata alla qualità delle relazioni sociali. Molte volte l’isolamento relazionale (sentirsi soli) può essere una conseguenza di un disagio psichico caratterizzato da incomunicabilità, incomprensione e impotenza di fronte ad una malattia cronica che costringe l’individuo non solo a diverse ospedalizzazioni ma a pensieri di morte o sensazioni depressive che spingono il paziente nel proprio mondo interiore.

4 La persona depressa e la persona ansiosa
Una persona che soffre di depressione tende a rinchiudersi in se stessa, rifiutarsi di uscire per paura del proprio stato, non prova piacere e interesse nel vivere; alla mancanza di piacere (anedonia) e alla chiusura interiore (ritiro sociale) si accompagna una mancanza di autostima, un impossibilità di credere in se stessi e la sensazione di non poter essere capiti e considerati dagli altri. La persona ansiosa che ha crisi di panico o fobia sociale evita i contatti per paura di essere giudicato ridicolo o “matto”, rifiuta un invito, non osa prendere la parola e si nasconde per vergogna e quando sta in società fa di tutto per offrire un immagine positiva. Vive l’ansioso situazioni in cui l’incomprensione aumenta l’esclusione e il sentirsi soli.

5 L’isolamento in posti decentrati, nei centri urbani e per il precariato lavorativo
Poi ci sono anche persone che vivono molto decentrate, in posti isolati (campagna o montagna), anche anziani, e non avendo la possibilità di spostarsi facilmente l’unica compagnia resta il televisore, e quindi pur avendo la voglia di spostarsi per mancanza di mezzi di locomozione o trasporto o perché non sono pratici nei mezzi di comunicazione si sentono isolati. L’isolamento esiste anche nei centri urbani, nelle grandi città, nelle quali seppure le strade sono pieni di gente, non si scambia una parola con nessuno, non si conoscono i vicini di casa, si trascorrono diverse serata senza una telefonata o una visita. Oggi anche il precariato lavorativo e i cambiamenti demografici modificano la rete relazionale di ciascuno e quindi automaticamente la persona è costretta a costruire nuovi rapporti e mantenere quelli che già ha.

6 Mancanza di aggregazione e riconoscimento di sè
Nella nostra società mancano luoghi o strutture in cui ci si incontra come una volta (es. l’oratorio o la stessa strada) e la persona si ritrova di fronte a se stesso e se è capace di comunicare e costruire dei rapporti con il prossimo allora va bene altrimenti può avvertire una sorta di isolamento sociale che spinge a sentirsi soli.  La solitudine può tingersi di colori cupi quando è legata alla perdita, all'abbandono, all'isolamento, ed è qui che si nota quanto questo sentimento sia fortemente legato al proprio senso dell'identità. L'identità infatti si struttura sin dalla più tenera età attraverso la paura e l'incertezza dell'abbandono della madre. Ci si spaventa della solitudine proprio perché è sovrapponibile allo stress emotivo da separazione, con quel senso di vuoto e inutilità come se il proprio valore dipendesse dal riconoscimento e dall'accettazione degli altri.

7 L’uomo è una animale sociale
La solitudine quindi significa isolamento, mancanza di affetti e di sostegno concreto e psicologico, disadattamento, magari insufficiente acquisizione delle abilità sociali. Una condizione inadatta all'uomo, che, come diceva Aristotele, è un "animale sociale". Esiste, oggigiorno, una solitudine subita (non scelta).

8 La solitudine dell’anziano, del giovane, della donna e del disoccupato
E' quella dell'anziano abbandonato, che non ha le risorse economiche o psicologiche per farcela da solo, che non ha più progetti, che è d'intralcio all'edonismo e al produttivismo familiare. E' quella del giovane che non trova ascolto all'interno della famiglia e che non riesce ad adeguarsi al conformismo del gruppo dei pari, o che deve misurarsi con istituzioni obsolete e con prospettive per il futuro almeno incerte.

9 La solitudine in ciascuno di noi
E' senz'altro quella che riguarda, almeno qualche volta nel corso dell'esistenza ciascuno di noi: ci capita di ritirarci sdegnati e confusi nella solitudine perché a disagio in un mondo che corre velocissimo, incapaci di tener dietro a tutti i cambiamenti, le scadenze, le ideologie, i valori e le norme che si accavallano vorticosamente.

10 Capacità di amare e avere valori, interessi e obiettivi
Sembrerebbe quindi che la strategia antisolitudine sia quella di avere oggetti d'amore che riempiano la nostra vita. Ed è così. Il vero problema all'attuazione della strategia è che spesso per avere molti oggetti d'amore, per essere avidi di vita, occorre avere una grande capacità d'amare. Un soggetto che ha un solo oggetto d'amore, presumibilmente avrà degli spazi delle sue giornate in cui sarà (si sentirà) solo (in senso classico). Chi ha una personalità equilibrata con valori, interessi, ideali, aspirazioni e obiettivi sarà naturalmente portato verso altri oggetti d'amore che riempiranno la sua vita, chi non ce l'ha, o non l'ha ancora perfezionata, troverà ostacoli in questo processo che gli impediranno di non vivere negativamente la solitudine.

11 Vivere bene e tendere alla vera felicità
Per sentirsi meno soli è necessario vivere bene,cioè salvaguardare tre grandi obiettivi della vita: la salute (sul piano psico-fisico), la felicità (benessere e ampliamento delle proprie possibilità) e la dignità sul piano etico. L’uomo è un animale sociale non soltanto perché nasce all’interno della società ma anche perché struttura la sua mente e il suo modo di pensare attraverso la lingua e una cultura. Una persona può tendere alla vera felicità quando la integra in un progetto comune, quando in modo reciproco da e riceve, quando si sente appartenente a ciò che fa e partecipa nelle attività che svolge nella quotidianità e siccome la nostra società come ho riferito prima ci spinge all’isolamento, l’abilità sta nella capacità di creare legami con gli altri, con le attività e avere spesso aspirazioni e obiettivi che non siano soltanto di natura materiale ma anche di natura emotiva e spirituale.

12 Bisogno dell’affettività e solitudine interiore
Uno dei bisogni umani più grandi sul piano psicologico è quello del calore umano e dell’affettività rivolta non soltanto agli altri ma anche a se stessi. Molte volte infatti si prova un senso di solitudine quando non si riesce a scambiare affetto con gli altri, c’è una carenza di affetto, un attaccamento debole agli altri, si fa fatica a stabilire una relazione intima calorosa, rassicurante e duratura e in questo caso si parla di solitudine affettiva interiore. Sono espressioni di questo tipo di solitudine o malessere interiore la vergogna, la colpa, la paura irrazionale,l’odio, il senso di colpa e un senso di insicurezza interiore che ci impedisce di essere in pace con noi stessi e con gli altri e di considerare noi stessi con sguardo amorevole. Questo tipo di solitudine è soggettiva e si spiega con i rapporti che un soggetto intrattiene con se stesso, che dipendono strettamente dalla qualità delle relazioni affettive primarie e dall’allenamento a volersi bene.

13 7 punti da sviluppare per sentirsi meno soli
Per sentirsi meno soli è importante secondo il mio punto di vista: 1. conoscersi sin in fondo e imparare a farsi compagnia. 2. comprendere in che occasioni della vita ci si sente più soli. 3. sviluppare la propria rete sociale. 4. imparare ad organizzarsi in base ai propri bisogni e ai propri interessi. 5. costruire non solo contatti ma legami sociali. 6. avere una buona autostima. 7. vivere pienamente le proprie emozioni.

14 “Lucidità: accetta la tua fragilità ma guarda al di là di essa.
Metti il tuo corpo di buonumore: aiutalo a trovare la calma e l’energia. Placa i tuoi stati d’animo: distendi il tuo spirito come una vela nel vento. E non dimenticare che vivi in uno strano mondo: pensa a cambiare te stesso e anche lui.”


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