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Le grandi disuguaglianze nel mondo

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Presentazione sul tema: "Le grandi disuguaglianze nel mondo"— Transcript della presentazione:

1 Le grandi disuguaglianze nel mondo

2 Caritas di Como Alla Caritas sono stati affidati questi compiti:
La Caritas di Como è l'organismo pastorale della Chiesa locale che promuove la testimonianza della carità rispetto ai tempi e ai bisogni per uno sviluppo integrale dell'uomo, la giustizia sociale e la pace in funzione prevalentemente pedagogica. Alla Caritas sono stati affidati questi compiti: approfondire le motivazioni teologiche del servizio della carità; promuovere, attraverso l'animazione, questo servizio in forme concrete, promozionali e preventive del disagio, specie attraverso lo strumento delle Caritas parrocchiali; coordinare le iniziative e le opere caritative e assistenziali di ispirazione cristiana; realizzare studi e ricerche sui bisogni presenti e sulle loro cause; Promuovere il volontariato e la formazione degli operatori della carità e del personale dei servizi sociali, umanitari e anche pubblici

3 Paesi avanzati, in via di sviluppo, poverissimi
L’Onu suddivide il mondo in due aree ben distinte: le regioni SVILUPPATE a Nord e quelle IN VIA DI SVILUPPO a Sud. Fa eccezione l’Australia che si trova nell’emisfero boreale ma è uno dei Paesi più avanzati a livello economico nel mondo.

4 Il termine “sviluppo” indica la situazione di Paesi che non solo hanno a disposizione grandi ricchezze, ma in cui è garantita la libertà degli individui, dove tutti sono tutelati e hanno gli stessi diritti.

5 Indicatori economici e sociali
I principali indicatori economici sono: Il prodotto interno lordo (PIL): quantifica il valore dei beni prodotti in un anno in un determinato Paese e ne misura quindi la ricchezza complessiva Il PIL pro capite: è il PIL diviso il numero degli abitanti L’occupazione della popolazione attiva nei diversi settori I principali indicatori sociali sono: Il tasso di mortalità infantile Il tasso di analfabetismo La speranza di vita alla nascita (la durata media della vita di uomini e donne) Il numero di medici

6 I petrodollari e le politiche neoliberiste
Il debito dei Paesi in via di sviluppo (PVS) nasce negli anni '70 quando, con l'aumento dei prezzi del petrolio, i "petrodollari" incassati dai Paesi arabi vennero offerti sul mercato finanziario internazionale e fecero scendere i tassi di interesse. Indebitarsi divenne poco costoso e i Paesi in via di sviluppo ne approfittarono per finanziare la creazione delle infrastrutture di cui necessitavano. Per qualche anno le cose andarono bene, ma alla seconda crisi petrolifera, che provocò un nuovo e più grave rialzo dell' inflazione in tutto il mondo, gli USA e la Gran Bretagna risposero con politiche di stampo "neoliberista", che provocarono cioè innalzamenti molto violenti dei tassi di interesse e i Paesi in via di sviluppo, indebitati, si trovarono da un anno all'altro a passare da tassi di interesse inferiori al 10% a tassi che potevano superare il 30%. Inoltre gli USA desideravano aumentare il valore del dollaro e raggiunsero l'obiettivo con grande efficacia. Tra il 1979 e il 1980 il dollaro raddoppiò il proprio valore rispetto al marco e alla sterlina. Per i Paesi del Sud del mondo, che avevano valute più deboli, l'apprezzamento del dollaro fu ancora più consistente.

7 La tratta degli schiavi
Il secolo dei lumi, quello che vide la sua conclusione con la Rivoluzione francese e con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, fu anche il secolo in cui il commercio di centinaia di migliaia di uomini ridotti in schiavitù, provenienti dalle coste dell’Africa occidentale e diretti verso quelle americane, toccò il suo culmine. Proprio dagli inizi del XVIII secolo si estende il grande periodo della tratta che vedrà uomini, donne e bambini africani sbarcare nelle Americhe, dei quali alcuni nelle colonie spagnole, altri in quelle inglesi del nord America e delle Antille, altri ancora nelle colonie francesi, in quelle olandesi, nelle Antille danesi, nel Brasile portoghese; la media annua fu di uomini.

8 L’esportazione di schiavi nelle Americhe ebbe inizio con i primi viaggi attraverso l’Atlantico pochi anni dopo la scoperta di Colombo; ma da principio non si trattò di un commercio esclusivamente africano. Emergeva impellente la necessità di braccia e queste si potevano trovare anche in Europa, ma la domanda di manodopera per le attività agricole e per le miniere d’oro e d’argento delle Indie occidentali aumentava con un ritmo sempre crescente. I conquistatori spagnoli cominciarono con il ridurre in schiavitù le popolazioni indigene, gli indios, ma questi non riuscirono ad abituarsi al lavoro duro e regolare delle miniere e in gran parte morirono per la debolezza, per le condizioni in cui erano costretti a vivere e a causa di malattie epidemiche trasmesse dagli Europei, in particolare il vaiolo. Ci si rivolse allora di nuovo all’Europa e si cercò di far fronte alle richieste con la deportazione di "schiavi bianchi“. Quando anche questa fonte si rivelò insufficiente, i conquistatori si rivolsero all’Africa e qui trovarono la soluzione al loro problema.

9 Il trasferimento degli schiavi attraverso l'Atlantico, dalla costa occidentale dell'Africa al Nuovo Mondo, è noto come Middle passage. Era infatti il tratto intermedio del viaggio che le navi compivano dopo essere partite dall'Europa con prodotti commerciali che servivano come merce di scambio per l'acquisto degli schiavi da traghettare nelle Americhe, da dove le navi ripartivano cariche di materie prime, completando così quello che è chiamato il "commercio triangolare". Il viaggio degli schiavi iniziava nell'interno dell'Africa dove i commercianti o intermediari negrieri catturavano o acquistavano gli indigeni da semplici rapitori o monarchi africani. Iniziava il viaggio a piedi verso la costa. Durante la marcia erano costretti a portare sulla testa oggetti come pacchi, fasci di zanne di elefante, mais, pelli o otri pieni d'acqua. Il trasferimento forzato fino alla costa poteva durare parecchi giorni o settimane. Sulla costa venivano imprigionati in fortezze o in capanne dette "barracoons" dove sostavano in attesa delle navi per la traversata per molti giorni o settimane. Trafficanti provenienti dalle Americhe e dai Caraibi caricavano la "merce umana" sulle navi. Si stima che il 15% degli africani morivano in mare. La durata della traversata variava da uno a sei mesi a seconda delle condizioni atmosferiche. I prigionieri maschi erano incatenati insieme a coppie per risparmiare spazio. I prigionieri ricevevano come alimenti fagioli, mais, patate, riso e olio di palma in uno o due pasti al giorno, ma le razioni erano scarse. La razione quotidiana di acqua era di mezza pinta (mezzo litro). Il suicidio era un evento frequente, spesso rifiutando il cibo o le medicine o gettandosi in mare o in altri modi. La frequenza di suicidi era tale che gli schiavisti usavano vari strumenti e metodi per costringere a nutrirsi il loro carico umano che veniva tenuto incatenato per quasi tutto il tempo. Questo stato di cose rimase più o meno immutabile fino all’arrivo del Presidente ABRAMO LINCOLN.

10 ABRAMO LINCOLN Abraham Lincoln nasce nel 1809 da una famiglia di pionieri molto religiosi. Intraprende gli studi giuridici e si laurea in legge. Nel 1833 viene eletto deputato nell’Illinois, con i repubblicani, e diventa il 16° presidente degli Stati Uniti. Quando nel marzo 1861 assume il suo incarico, già sette Stati del Sud si staccano dall'Unione e formano una confederazione autonoma. Con l’avvio della guerra civile le sue idee vengono ribadite in un proclama di emancipazione (1862) che libera gli schiavi e autorizza la creazione di unità militari di colore. Famosissimo il suo discorso a Gettysburg in cui ricorda "che tutti gli uomini sono creati uguali“. Prima della fine della guerra civile viene votato ed accettato il 13° emendamento in cui viene non solo abolita la schiavitù ma si definisce anche cosa voglia dire essere cittadino americano estendendo tale diritto anche alle persone di colore. Poche settimane dopo l'inizio del suo secondo mandato, Lincoln annuncia pubblicamente il suo sostegno al suffragio limitato per i neri in Lousiana . Un fanatico sudista, John Wilkes Booth, preoccupato dell'eventualità che i neri potessero ottenere il diritto di voto, il 14 aprile del 1865 ferì mortalmente Lincoln, a Washington.

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12 Lo sfruttamento minorile
In Africa, Asia e America Meridionale all’inizio degli anni Ottanta i piccoli lavoratori erano stimati in oltre 5 milioni. In questo momento sono oltre 100 milioni e secondo alcune stime anche 250 milioni. Il fenomeno del lavoro minorile riguarda non solo i Paesi in via di sviluppo ma anche l‘Occidente industrializzato. I lavori riservati ai bambini si possono dividere in due categorie: settore produttivo (agricoltura, industria, pesca) e settore urbano. In agricoltura i bambini vengono impiegati nei piccoli orti familiari, oppure dalle multinazionali nelle agricolture di piantagione come braccianti. Nell'industria invece i ragazzi, generalmente fra i 7 e i 15 anni, vengono impiegati per produrre oggetti tessili, tappeti ecc... ,oppure per fare palloni o scarpe. La responsabilità del lavoro minorile va attribuita in primo luogo alla povertà: nella maggior parte dei casi i bambini devono lavorare per costruire palloni, scarpe o per cucire abiti. Il lavoro minorile può essere causa, e non solo conseguenza, di povertà sociale e individuale. In alcuni casi svolgendo attività lavorative, un bambino non avrà la possibilità di frequentare in modo completo neppure la scuola elementare, rimanendo in una condizione di analfabetismo, a causa della quale non potrà difendere i propri diritti, anche da lavoratore adulto. Infatti molto spesso i lavoratori venivano imbrogliati dai padroni perché erano analfabeti e non potevano sapere che cosa il proprio padrone gli stesse facendo firmare e doveva stare ai suoi ordini magari per anni o addirittura fino alla sua morte.

13 Lo sfruttamento minorile in Ghana
Lo sfruttamento minorile interessa migliaia di bambini venduti o abbandonati dalle loro stesse famiglie per poi diventare “schiavi” di pescatori privi di scrupoli che vivono in villaggi sul lago Volta, nel Ghana centro-settentrionale. Questa forma di schiavitù minorile è da ricollegare alle difficoltà economiche in cui vivono le famiglie della regione del Volta, una delle zone più depresse del Paese, che vive di piccolo commercio locale e di agricoltura di sussistenza, in prevalenza basata sulla coltivazione di mais, cassava e riso. L’area, ricca d’acqua, ha un grande potenziale agricolo ma la mancanza di un capitale d’investimento e di un’appropriata tecnologia ne limitano lo sfruttamento. Le famiglie dedite all’agricoltura spesso non hanno abbastanza soldi per allevare tutta la prole così alcuni bambini finiscono a lavorare nei campi o vengono venduti ai trafficanti. I bambini che lavorano alle dipendenze dei pescatori del Lago Volta sono sottoposti ad un orario lavorativo che va dalle 12  alle 14 ore al giorno, in cui sono costretti a gettare e recuperare le pesanti reti da pesca a ritmo continuo e ad immergersi senza alcun tipo di attrezzatura nelle pericolose acque melmose del lago, o per fissare le reti al fondo o per liberarle una volta che si impigliano sul fondale. Ai bambini viene concesso un pasto una volta al giorno: la maggior parte dei “piccoli schiavi” ha un’età compresa tra i 6 e i 14 anni e mentre i maschi sono costretti a lavorare nella pesca, le femmine sono impiegate come cuoche e serve sui barconi. I bambini "comprati" per essere utilizzati nel lavoro della pesca non frequentano la scuola e non ricevono nessun salario per il lavoro prestato. Risultano malnutriti e ricevono scarse cure mediche. Molti di loro non resistono e spesso muoiono di stenti o annegano nelle acque del lago cercando di recuperare le reti.

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15 bibliografia Google immagini
libro di testo pagg

16 fine A cura di: Annalaura Spinelli Elia Noseda Antonio Ferrari


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