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Relazione gruppo Bassano del Grappa

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Presentazione sul tema: "Relazione gruppo Bassano del Grappa"— Transcript della presentazione:

1 Relazione gruppo Bassano del Grappa 2007-2008
La pratica del genitore ed esperienze nelle scuole

2 Il CEP ( Centro di Educazione Permanente) è un Ente accreditato per la Formazione Continua, un’ Università Popolare nata nel 1979 a Bassano del Grappa. Il CEP è nato trent’anni fa e tutt’oggi rimane la più consistente realtà di Educazione Permanente del Veneto: qualificato centro di formazione, aggiornamento e di riqualificazione professionale. Il CEP presenta numerosi corsi in ambito umanistico, linguistico, tecnico-scientifico, artistico- visivo. Il fiore all’occhiello del CEP è da sempre la scuola dei genitori che, gestita dal direttore del CEP Roberto Zonta ( psicologo, psicoterapeuta), ha avuto inizio a Bassano del Grappa e sta via via crescendo e sviluppandosi in altre realtà del Veneto e non solo. Al CEP va inoltre dato il merito di aver costituito due grandi scuole: la Scuola Superiore di Counseling Filosofico e Relazionale e la Scuola Superiore di Art-Counseling. Il nostro gruppo è formato da counselors filosofici e relazionali e allieve iscritte all’ultimo anno della suddetta scuola.

3 “Quando l’orecchio si affina diventa un occhio
“Quando l’orecchio si affina diventa un occhio..” di Rumi, poeta mistico persiano del XIII secolo. “Il futuro è nel dialogo”. “Non esiste un dialogo in cui la lingua sia già pronta: bisogna trovarla”. “...nel dialogo riuscito, essi (gli interlocutori) giungono a collocarsi entrambi nella verità dell'oggetto, ed è questo che li unisce in una nuova comunanza”. “Il comprendersi nel dialogo non è puro metter tutto in gioco per far trionfare il proprio punto di vista, ma un trasformarsi in ciò che si ha in comune, trasformazione nella quale non si resta quelli che si era”. “Il sapere è nella sua essenza dialettico” in quanto “può avere sapere solo chi ha domande”... “L'arte del domandare è l'arte del domandare ancora, ossia l'arte stessa del pensare”. “Prestare ascolto ad ogni voce e lasciare che ci dica qualcosa: questo è l'arduo compito che ogni uomo trova di fronte a sé. Ognuno ha il dovere di ricordarsene, ma ricordarlo a tutti, e con argomenti persuasivi, è il compito proprio della filosofia. Gadamer

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6 LA SCUOLA DELL’INFANZIA DOVE SILVIA SPERIMENTATO LA P4C
“L.A. CAGNIN PARROCCHIA DELLA NATIVITA’ B.V.MARIA” di TREBASELEGHE (PADOVA). Esperienza fatta con bambini dell’ultimo anno della scuola d’infanzia, di età compresa dai cinque ai sei anni, su un totale di 25 bambini suddivisi in due gruppi.

7 Punti di forza, riflessioni, suggerimenti sulla P4C con bambini di scuola dell’ infanzia da parte di Carla e Silvia : Procedure più elastiche: ci siamo rese conto che nel momento in cui emerge un bisogno forte dei bambini possiamo utilizzare questo bisogno come testo-pretesto per una sessione modificando la procedura della P4C. Sessioni: è importante non lasciar passare troppo tempo tra una sessione e l’altra quindi l’ottimale è una volta a settimana, con 10/12 bambini, per un numero minimo di 20/25 sessioni. Per i bambini si è dimostrata importante la continuità nella lettura della storia, questo ha permesso loro di identificarsi con i personaggi favorendo la curiosità e motivandoli a partecipare alla sessione. Le attività pratiche ( disegnare, drammatizzare,..) sono indispensabili, fondamentali per i bambini di questa età da proporre all’inizio o alla fine della sessione. Il manuale è da considerarsi un ausilio alla preparazione della sessione, da dei buoni suggerimenti ma non deve essere vincolante, da tenere come punto di riferimento. La lavagna è un altro strumento da utilizzare ma non in modo rigido, a seconda delle necessità, può essere utile nello trascrivere l’agenda ma nel piano di discussione i bambini richiedono attenzione continua ai loro discorsi e trascrivere alla lavagna si rileva dispersivo e inefficace per i bambini. Nel lancio della P4C è consigliabile utilizzare personaggi fantastici che possono poi accompagnare facendo da sfondo in tutto il percorso.

8 SCUOLA INFANZIA S. EUSEBIO – 3° Circolo Didattico Bassano d.Grappa(VI)
(Carla) 20 bambini di 5/6 anni suddivisi in 2 gruppi di 10 da ottobre 2007 a giugno 2008 per un totale di 20 sessioni di circa 45 minuti ciascuna proposta inserita nel P.O.F. (Piano Offerta Formativa) SCUOLA MEDIA (Ist.Comprensivo) di NOVE (VI) (Carla e Roberta) 13 ragazzi/e del terzo anno da ottobre a dicembre 2007 per un totale di 8 sessioni di un'ora e mezza circa (proposta come attività opzionale pomeridiana) GRUPPO DI STUDIO INSEGNANTI SCUOLA INFANZIA 3° CIRCOLO BASSANO D.G. (Indicazioni nazionali per il curricolo) 20 insegnanti da ottobre 2007 a febbraio 2008 per un totale di 6 sessioni, precedute da due uncontri frontali, di 2 ore ciascuna (proposta votata dal collegio docenti come percorso formativo con obbligo di frequenza) SCUOLA GENITORI MONTEGROTTO TERME (PD) attività laboratoriale successiva a 4 cicli di lezioni frontali tenute dal prof. Zonta (Carla, Roberta, Emanuela) inizialmente due gruppi di 14 persone ciascuno a metà percorso un unico gruppo da novembre 2007 a maggio 2008 per un totale di 6 sessioni (2 con 2 gruppi; 2 con 1 gruppo)

9 Identità di sintesi Chi è dunque il professionista “che si offre” di compiere una sintesi tra teacher di P4C e counselor relazionale? Quali sono gli spazi e i margini di riflessione? Nella prospettiva di Schon, l'attività riflessiva in ambito professionale si traduce nell'attitudine a riflettere-in-azione. Partire dalla pratica per ritrovarsi con uno sguardo rinnovato, mediante l'esperienza della riflessione. Questa dinamica ci ha permesso di spogliarci della nostra identità professionale per acquisirne una in divenire. La coralità della ricerca, la riscoperta della funzione demarcativa ed espressiva del gruppo, hanno fatto di un’idea un atteggiamento. Non esiste un’interpretazione senza conoscenza, non esiste libertà senza forma, non esiste un’idea senza una metodologia potenzialmente efficace. La scommessa futura suggerisce una forma di professionalità sempre più in grado d‘INTERCETTTARE teoria e pratica, facendo sì che l'una si alimenti continuamente dell'altra. Quando uno riflette in azione, diventa un ricercatore in un contesto pratico.

10 Ricercare se stessi, spostando più avanti i propri traguardi porta a promuovere piuttosto che adottare CULTURA. Una più ampia IMPOSTAZIONE CULTURALE mirante a porre le persone in condizione di svolgere un ruolo collaborativo. Una "pedagogia degli adulti“è una educazione alla comprensione, che ha il compito di mettere ciascuno ovunque sia, nella condizione di prendere conoscenza, coscienza, consapevolezza sia del carattere della propria identità, sia dell’identità, che ha in comune con tutti gli altri esseri umani.

11 OSSERVAZIONI CRITICHE
Dal punto di vista dei genitori: Astrattezza Rigidità e scolasticità del metodo Difficoltà a sostare nella domanda Tempi ridotti per approfondimento Opzionalità: a) scelta b) impegno c) irregolarità nelle presenze Molti genitori lamentano l’astrattezza del contesto, non capiscono cosa devono fare e come devono interagire con la facilitatrice e con il resto del gruppo Altri genitori trovano troppo rigido il metodo, che, secondo loro, non lascia la possibilità di esprimere appieno i loro vissuti, questa sensazione di costrizione in una griglia a parer loro scolastica spiega anche il terzo punto Alcuni trovano difficoltà a sostare nella domanda, perché abituati ad un rapporto “ipnotico” con un relatore, che è in grado di offrire soluzioni pronte all’uso, un vademecum del “bravo genitore”. Molto spesso abbiamo notato che gli adulti, vista la loro disponibilità a trovarsi lì in quel momento (vedi opzionalità di frequenza, punto 5), mal sopportano la limitatezza del tempo a disposizione per lo svolgimento della sessione; abbiamo notato il desiderio di prolungare la durata dell’incontro anche per cercare di sviscerare al massimo il tema trattato. Forse comunque anche questo atteggiamento si può leggere come esigenza di portarsi a casa qualche cosa di “concreto”. A noi sembra che l’opzionalità di frequenza (ricordiamo che gli incontri sono gratuiti e non c’è di fatto un’iscrizione vincolante) pone molte difficoltà, la prima è quella di scegliere di partecipare oltre che alle serate “frontali” anche ai “laboratori” dove non tutti sono disponibili a mettersi in gioco in un confronto diretto e personale. L’opzionalità poi elude in qualche modo l’impegno e così problemi famigliari e/o personali, facilmente risolvibili in altri contesti, sono la scusa per la mancata partecipazione. Questo provoca una irregolarità nelle presenze con riduzione anche drastica nel numero di partecipanti, ma soprattutto con grave compromissione dello sviluppo di una vera e propria comunità di ricerca.

12 Dal punto di vista delle facilitatici:
procedure scelta testo-pretesto utilizzo manuali durata sessione e numero sessioni flessibilità e/o adattabilità complessità procedura e “caring” Ci chiediamo quali e quante libertà ci possiamo permettere, lavorando con gli adulti, rispetto alle procedure. Il setting è certamente diverso da quello di un’aula scolastica, quindi alcuni adulti vivono con insofferenza metodologie troppo rigide, a parer loro troppo “scolastiche”. Questo ci ha indotto anche a cercare al di fuori dei testi di Lipman il pretesto della sessione. Da quello che è emerso al punto 1) ci è parso interessante provare a sollecitare il gruppo anche con materiali diversi dai testi del curricolo Lipman, abbiamo introdotto l’uso di poesie e di canzoni, ma pensiamo anche a immagini o domande e riflessioni presenti in precedenti sessioni, in questo modo si dà rilievo ad una domanda dei genitori e si offre loro una restituzione in grado di valorizzare i loro contributi. Ci siamo rese conto di come i manuali siano pieni di suggerimenti per diversificare il corso della sessione rendendola più interessante e sollecitando anche maggiore curiosità e partecipazione. Forse erano state programmate troppe sessioni (una lezione frontale e una sessione, tenendo conto che gli incontri sono programmati una volta alla settimana da ottobre a giugno). Si potrebbe pensare di ridurne il numero, ma nello stesso tempo di dilatare un po’ la durata della sessione fino ad arrivare a circa 90 minuti. Cosa è per noi la flessibilità e/o adattabilità? So che voi non vi farete condizionare dal significato che oggi la parola “flessibilità” assume nel contesto socio-lavorativo della nostra società, per questo non abbiamo timore ad usarla. Come abbiamo cercato di spiegare in noi convivono due percorsi formativi, quello di teacher di P4C e quello di counselor filosofico-relazionale. La premessa è importante perché ci permette di spiegarvi meglio cosa intendiamo per flessibilità nel contesto di una sessione con adulti, genitori in particolare. Riteniamo che questa nostra doppia formazione sia un valore aggiunto che ci permette di regolare il nostro intervento e adattarlo al gruppo-comunità con il quale interagiamo in un preciso tempo e in un preciso spazio.

13 Tale adattabilità è dovuta nella capacità di reperire tra le personali competenze professionali quella maggiormente idonea nel rispetto dell’obiettivo comune a tutte le pratiche filosofiche e al counselor, attraverso uno stile improntato sull’ ascolto attivo e una partecipazione empatica per lo sviluppo del pensiero critico e creativo nella costante ricerca filosofica del “perché”. Confrontando le diverse esperienze di pratiche filosofiche condivise con vari gruppi di genitori, possiamo evidenziare come diverso sia il contributo che ci può venire richiesto, a seconda che si tratti per esempio di intervenire in una “comunità” già data per alcune sue caratteristiche (es. i genitori degli adolescenti di un paese o di una scuola), o altrimenti di un gruppo di persone che voglia costituire sulla condivisione di riflessioni e scambi filosofici una comunità di ricerca. Tenere conto della differenza e della complessità di quanto il gruppo può richiedere fa parte sicuramente di un ascolto attivo che sia pratica reale e costante; in questo senso la flessibilità/adattabilità citata non consiste altro che nella capacità di modellare concretamente gli strumenti metodologici acquisiti al conseguimento delle finalità di ascolto, di crescita della capacità critica e di “cura” (intesa come attenzione all’altro e alla sua alterità) propria delle pratiche filosofiche. Da quanto detto al punto precedente risulta chiaro che la complessità aumenta. Complessità, che per noi ha sempre una connotazione positiva nel grado in cui la intendiamo come sviluppo creativo e capacità di cogliere e accogliere le diversità, ma pur sempre di complessità si tratta. Se da una parte è complessa l’azione interattiva di più pratiche filosofiche, dall’altra complessi sono i piani di partecipazione degli adulti: quello dell’ascolto attivo e della partecipazione empatica propria del counselor, e quello più tipicamente filosofico di spostamento di obiettivo: dalla risposta immediata ad un bisogno minimo facendo affidamento all’esperto a quella capacità di sapersi dare delle risposte e trovare strategie con un profondo cambiamento di mentalità. Da tutto quello che abbiamo cercato di parteciparvi nei punti precedenti, pensiamo che nel nostro lavoro con i genitori la nostra maggiore attenzione sia da riporre nel “caring” in maniera da permettere loro di prendere coraggio a mettersi in gioco, ad acquistare fiducia nel gruppo e in se stessi, fermo restando che le procedure sono importanti e indispensabili per garantirci l’ambito “sicuro” nel quale muoverci.

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