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Indicatori della biodiversità e VAS Corso aggiornamento: VAS 2.0

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Presentazione sul tema: "Indicatori della biodiversità e VAS Corso aggiornamento: VAS 2.0"— Transcript della presentazione:

1 Indicatori della biodiversità e VAS Corso aggiornamento: VAS 2.0
Riferimenti essenziali 1992 Rio de Janeiro- Convenzione sulla Diversità Biologica Direttive Europee “Uccelli” e “Habitat” Strategia Europea e Piano d’Azione sulla BD 2005 Millennium Ecosystem Assessment ONU 2006 Strategia Europea: Arrestare la perdita di Biodiversità per il 2010 e oltre. Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano 2010 Piano strategico CBD Convenzione di Aarhus e Strategia– Accesso all’informazione,partecipazione del pubblico alle decisioni, accesso alla giustizia in materia ambientale. 2007 Direttiva INSPIRE (Infrastruttura Europea per l’informazione Spaziale) 2009 Comunicazione UEMonitoring & Reporting (implementazione INSPIRE) 2008 Strategia UE: SEIS (Sistema per la condivisione dell’informazione ambientale) Dlgs.39/97 Informazione ambientale L.241/89 Accesso doc Amministrativa L.150/2000 Attività informativa PA DLgs. 27 Gennaio 2010, n.32 Attuazione Direttiva INSPIRE Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Definizione di indicatore Un indicatore è un valore misurabile o un parametro, osservabile o stimabile capace di fornire informazioni sintetiche relative ad un certo fenomeno in modo facilmente comprensibile e utilizzabile dagli utenti. Nella sua stessa definizione sono riassunte le funzioni che un indicatore deve assolvere: semplificazione; quantificazione; standardizzazione; comunicazione Gli indicatori costituiscono un nesso fra il monitoraggio e la ricerca e la messa a punto di politiche basate su dati di fatto. La loro scelta da parte di scienziati e decisori istituzionali dovrebbe riflettere sia evidenze scientifiche che valori, aspettative, interessi sociali. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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La catena DPSIR I caratteri di cui si connota lo sviluppo sociale ed economico quali: i modelli e le tecnologie della produzione, i livelli di consumo e le attitudini dei consumatori, gli stili di vita vengono descritti da indicatori definiti fattori primari (determinanti, drivers) come l’aumento di popolazione o l’efficienza ecologica di una tecnologia o i bisogni individuali o i modi in cui gli individui svolgono le loro attività. Le pressioni generate sull’ambiente dai processi di produzione e consumo sono descritte da indicatori che misurano il rilascio di sostanze (emissioni, rifiuti,… ), che sono agenti fisici e biologici, il prelievo e l’uso delle risorse naturali compreso l’uso del territorio. La conseguenza delle pressioni sono cambiamenti di stato dell’ambiente (della biodiversità) misurabili con indicatori che ne descrivono caratteri costitutivi fisici (la temperatura, i diversi usi del suolo,…), chimici (la concentrazione nell’aria, nell’acqua o nel suolo di CO2, Azoto, Fosforo ,…) o biologici (lo stato di minaccia a specie animali o vegetali, la consistenza delle popolazioni di specie ittiche commerciali, la diversità genetica delle colture agricole,…). I cambiamenti di stato esercitano impatti sull’ambiente (sulle relazioni ecosistemiche, sui beni e servizi prodotti...) tali da comprometterne le funzioni fondamentali quali la salubrità dell’ambiente per la vita umana, la rigenerazione delle risorse, la diversità biologica etc. di cui gli indicatori forniscono descrizioni. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Un esempio può essere quello della occorrenza di malattie respiratorie legate alla qualità dell’aria (stato) modificata da un eccessivo carico del traffico automobilistico (pressione); un altro quello dell’allontanamento di specie autoctone dalle loro nicchie ecologiche provocato dall’invasione di specie aliene invasive (pressione) frutto della globalizzazione del commercio e dell’utilizzo a diversi fini di organismi viventi provenienti da aree con diverse condizioni ecologiche (drivers). La società attraverso le sue istituzioni (formulazione di politiche mirate) ma anche attraverso l’azione di gruppi o di singoli individui che modificano i loro comportamenti, può fornire risposte che affrontino i cambiamenti negativi prevenendoli e/o annullandoli (azione sulle determinanti), mitigandoli (azione su pressioni e stato). Gli indicatori di risposta consentono di misurare la dimensione della reazione della società. L’istituzione di Aree Protette, misurabili in termini di estensione areale, si propone la conservazione della natura e della biodiversità e del controllo degli usi del suolo come obiettivo primario dei territori su cui insistono; misurabile è il numero di persone che bevono acqua dal rubinetto invece che imbottigliata o usano il treno al posto dell’auto modificando stili di vita e di consumo; la spesa per la salvaguardia dell’ambiente è comunemente considerata un altro generale indicatore di risposta Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Considerazioni alla base dello sviluppo degli indicatori di biodiversità : La misura dello stato e delle dinamiche della biodiversità è una componente essenziale perché la sua conservazione e il suo uso sostenibile siano basati su programmi e strategie che contengano elementi oggettivi e scientificamente fondati e individuino obiettivi specifici. Ad esempio per l’Unione Europea e per i singoli Paesi che ne fanno parte i riferimenti più importanti per lo sviluppo di indicatori “sensibili” sono: la CBD, la Strategia Europea per la Biodiversità e i relativi Piani di Azione, ma anche le Direttive Habitat e Uccelli, e il 6° Programma di Azione Ambientale. La biodiversità è un concetto di grande complessità il cui stato (e il cui trend) non può essere misurato in modo completamente esaustivo. E’ evidente che inventari completi (quand’anche fossero disponibili) non possono essere presi in considerazione. Gli indicatori, come surrogati di parti del tutto, possono produrre stime di stato e dinamica in modo più rapido e a costi minori e devono divenire parti sostanziali di strategie di gestione della BD. Sia per la complessità intrinseca del concetto che per i differenti significati che le persone attribuiscono alla biodiversità l’idea di un singolo indicatore non appare adeguata. Le reazioni delle singole specie ai cambiamenti ambientali sono specifiche. Ciò rende possibile utilizzare in modo soddisfacente indicatori per specie di cui si conoscono le reazioni riferendoli a più ampi elementi costitutivi della biodiversità. E’ necessario trovare e sviluppare indicatori che siano in grado di tracciare sfaccettature diverse della biodiversità. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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I legami tra le componenti della biodiversità, che interagiscono per generare processi ecosistemici allo stesso tempo complessi e deboli e anche per questo generalmente poco conosciuti e compresi, implicano la difficoltà di trovare indicatori utilizzabili per gli ecosistemi. Nel contesto Europeo i più importanti biomi presentano differenze che devono essere tenute nel debito conto Conservare e utilizzare in modo sostenibile la biodiversità produce molte opzioni politiche ciascuna delle quali necessità un processo di costruzione di indicatori “partecipato” dai suoi utenti per misurare specifici aspetti legati ai particolari intenti perseguiti. Ogni singolo indicatore deve essere progettato per uno scopo specificato e definito. Il sistema di misura in cui gli indicatori sono inseriti deve possedere obiettivi e limiti (temporali, spaziali e di scopo) chiari. I fattori determinanti e le pressioni sulla biodiversità, pur operando in tutto il globo, hanno importanza relativizzata a livello locale per qualsiasi dato ecosistema. Per essere utilizzabile da parte dei decisori, ogni indicatore dovrebbe idealmente essere sensibile ai cambiamenti della biodiversità generato da un particolare fattore determinante o da una particolare pressione nel contesto in cui essi operano. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Il processo di costruzione degli indicatori dovrebbe articolarsi in fasi successive: a) definire gli obiettivi del monitoraggio attuato utilizzando la biodiversità; b) definire quale sia la componente della biodiversità da valutare; c) definire gli obiettivi di quella componente; d) identificare indicatori adatti a misurare il progresso verso quegli obiettivi. La scelta e il design di indicatori influenza fortemente le successive politiche e i successivi programmi di monitoraggio e di ricerca. Occorre evitare di proporre od adottare indicatori solo con un approccio opportunistico cioè perché facili da misurare, riferiti a “flag species” o semplicemente perché i dati ad essi riferiti sono gli unici disponibili. Gli indicatori di biodiversità dovrebbero essere oggetto di uno sviluppo specificamente ad essa orientato. Gli indicatori dovrebbero essere sviluppati proprio da coloro che li utilizzano. In relazione all’ampia gamma di utilizzatori ipotizzabile in relazione alle loro diversificate funzioni è importante prevedere il coinvolgimento e la “partecipazione” non solo di scienziati, tecnici e decisori politici, ma anche, di educatori, comunicatori ed anche, in forme opportune, di portatori di interesse e semplici cittadini. Esiste una notevole letteratura scientifica e di supporto tecnico alle politiche che va tenuta a costante riferimento prodotta in sedi di ricerca, da Agenzie, Istituzioni internazionali ed anche da organizzazioni non governative. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Funzioni e caratteristiche di un indicatore Funzioni Descrittiva Verifica risultati Scelta fra ipotesi interpretative Discriminante delle politiche Caratteristiche 1) Rappresentatività e buona copertura 2) Cadenza temporale ed aggiornamento 3) Semplificazione informativa 4) Chiarezza di rappresentazione 5) Solidità quantitativa e statistica 6) Relativamente indipendente dalla dimensione del campione 7) Sensibile 8) Realistico 9) Indicativo 10) Motivato dagli utilizzatori e accettabile 11) Rilevante sotto l’aspetto normativo e politico 12) Bassa sensibilità ai cambiamenti di sfondo 13) Spiegabile 14) Prevedibile 15) Comparabile 16) Aggregabile e disaggregabile Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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SEBI 2010 AI 1. Stato e dinamiche delle componenti della diversità biologica 1 Abundance and distribution of selected species (Abbondanza e distribuzione di specie selezionate) 2 Red List Index for European species (Indice Lista Rossa delle specie europee) 3 Species of European interest (Specie di interesse europeo) 4 Ecosystem coverage (Estensione degli ecosistemi) 5 Habitats of European interest (Habitat di interesse europeo) 6 Livestock genetic diversity (Diversità genetica delle razze d’allevamento, delle cultivar agricole) 7 Nationally designated protected areas (Aree Protette nazionali) 8 Sites designated under the EU Habitats and Birds Directives (Siti designati ai sensi delle Direttive Habitat e Uccelli) AI 2 Minacce alla biodiversità 9 Critical load exceedance for nitrose (Eccedenza del carico critico per i nitrati) 10 Invasive alien species in Europe (Specie aliene invasive in Europa) 11 Occurrence of temperature-sensitive species (Presenza di specie sensibili ai cambiamenti di temperatura) AI 3 Integrità degli ecosistemi e beni e servizi degli ecosistemi 12 Marine Trophic Index of European seas (Indice Trofico Marino dei mari europei) 13 Fragmentation of natural and semi-natural areas (Frammentazione delle aree naturali e seminaturali) 14 Fragmentation of river systems (Frammentazione dei sistemi fluviali) 15 Nutrients in transitional, coastal and marine waters (Nutrienti in acque di transizione, costiere e marine) 16 Freshwater quality (Qualità delle acque dolci) Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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AI 4 Uso sostenibile 17 Forest: growing stock, increment and fellings (Foreste: massa legnosa, accrescimento e prelievo) 18 Forest: deadwood (Foreste: legno morto) 19 Agriculture: nitrogen balance (Agricoltura: bilancio dei nitrati) 20 Agriculture: area under management practices potentially supporting biodiversity (Agricoltura: area sottoposta a pratiche gestionali che potenzialmente sostengono la Biodiversità) 21 Fisheries: European commercial fish stocks (Pesca: stock di pesca commerciale europea) 22 Aquaculture: effluent water quality from finfish farms (Acquacoltura: qualità delle acque effluenti da allevamenti di pesce) 23 Ecological Footprint of European countries (Impronta ecologica dei Paesi europei) AI 5 Stato e accesso alla condivisione dei benefici 24 Patent applications based on genetic resources (Richieste di brevetti basati sulle risorse genetiche) AI 6 Stato di uso e trasferimento di risorse 25 Financing biodiversity management (Finanziamento della gestione della Biodiversità) AI 7 Opinione pubblica 26 Public awareness (Consapevolezza dell’opinione pubblica) Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Le tecnologie per l’informazione e la conoscenza (ICT) I Sistemi Informativi Territoriali (GIS) La rete (web> Web 2.0, ) (L’informazione sociale o diffusa) Geoserver (Accesso all’informazione spaziale), Globi, google Earth, virtual earth Personal devices e social mapping -Web Gis (L’informazione spaziale sociale o diffusa) Remote Sensing Geografia dell’immagine (Immagini satellitari, da vettori aerei, da veicoli terrestri e navali) Sensori Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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SEBI 2010 Mi è sembrato particolarmente stimolante operare sugli indicatori SEBI 2010, presi quale riferimento sia in virtù di vere e proprie obbligazioni normative sia per la solidità concettuale e scientifica con la quale il set è stato costruito, una verifica in un dato contesto geo-politico sub nazionale (identificato nella Regione Marche) della loro applicabilità. Verificare cioè la possibilità di utilizzo di una forma di valutazione basata sugli indicatori disponibili e allo stesso tempo accertare la loro rilevanza, significatività, sensibilità, attendibilità e praticabilità alla scala regionale, scala a cui la gran parte delle competenze territoriali sono affidate nell’ordinamento italiano. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 2. Indice Red List . RLI Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 6. Diversità genetica delle razze da allevamento, delle cultivar agricole (Livestock Genetic Diversity LGD) sub 1) Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 6. Diversità genetica delle razze da allevamento, delle cultivar agricole (Livestock Genetic Diversity LGD) sub 2) Percentuale di capi ovini appartenenti a razze autoctone sul totale dei capi ovini allevati. Fonte: elaborazione su dati ASSONAPA Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 7. Aree Protette designate a livello nazionale. Sub 1) e sub 2) Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 7. Aree Protette designate a livello nazionale. Sub 4) Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 8. Siti designati ai sensi delle Dir. Habitat e Uccelli. Sub 4) Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 10. Specie aliene invasive Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Scheda DAISIE Carpobrotus edulis Taxon Family / Order / Phylum Carpobrotus edulis (L.) N.E.Br. Aizoaceae / Caryophyllales / Plantae COMMON NAMES (English only) Hottentot fig Freeway iceplant Cape fig SYNONYMS Mesembryanthemum edule L. Mesembryanthemum acinaciformis L. var. flavum Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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13. Frammentazione degli ecosistemi naturali e seminaturali La definizione di frammentazione fornita dal glossario multilingue per l’ambiente dell’Agenzia Ambientale Uuropea: “The breaking-up of continuous tracts of ecosystems creating barriers to migration or dispersal of organisms and reducing the size of homogenous areas. Fragmentation may be induced by human activities (e.g. road infrastructures, dams) or by natural processes. [fonte: EEA multilingual environmental glossary] La frammentazione degli ecosistemi avviene quando gli habitat, i paesaggi e gli ecosistemi vengono scollegati da fattori causali di origine umana o non umana, compresi lo sfruttamento a breve termine, non sostenibile, di capitale naturale rinnovabile o non rinnovabile. Ne risulta che aree naturali continue vengono spezzate in pezzi (patches) più piccoli che conducono a perdita di qualità, attrito, isolamento – fatti che vengono riassunti dal termine frammentazione. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Le aree naturali e seminaturali sono rappresentate da categorie di uso del suolo selezionate quali: foreste, praterie, mosaici agricoli, aree semi-naturali, acque interne, zone umide. Per una certa regione o paese il cambiamento nella dimensione media dei patch delle diverse categorie è la differenza tra rilevazioni in date diverse del loro valore medio calcolato come media quadratica Una diminuzione nella dimensione media dei patch indica che è avvenuta una conversione nel senso di una artificializzazione o di maggiore intensità d’uso delle aree oppure una frammentazione dovuta alle strade. Una forte diminuzione può essere considerata l’effetto di una aumentata frammentazione che porta con sé uno sviluppo negativo nella integrità degli ecosistemi. Valutando l’impatto della frammentazione, i cambiamenti nella dimensione dei patch di una data unità d’uso del suolo vanno considerati congiuntamente con la posizione occupata da quella data unità in una scala che va da naturale ad artificiale. Questo indicatore è riferito esclusivamente alle aree naturali e semi-naturali le quali sostengono l’intera gamma dei servizi ambientali e la maggioranza delle specie e degli habitat che possono ritrovarsi in ogni ecosistema. Se queste aree vengono progressivamente frammentate e le dimensioni medie dei loro patch diminuiscono è l’integrità dell’intero ecosistema che ne risulta colpito. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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14. Frammentazione dei sistemi fluviali. E’ un indicatore di Pressione contemplato anche fra quelli della CBD e appartiene all’A.I. 3 Mostra, in termini spaziali e quantitativi, una frammentazione dovuta alla presenza di strutture artificiali che: possono impedire il passaggio delle specie di pesci migratori e così restringere il loro areale di distribuzione e/o la loro abbondanza; possono modificare in modo sostanziale la distribuzione dell’habitat naturale nell’ambito fluviale e comprometterne la capacità ecologica. L’I. descrive perciò la differenza tra l’areale di distribuzione potenziale e quello effettivo dei pesci migratori nei sistemi fluviali determinata sia da ostacoli artificiali che dalle modifiche degli habitat. Le comunità ittiche, per essere vitali richiedono una libera accessibilità nei sistemi fluviali e acque fluenti di buona qualità che offrano una gamma di habitat diversificata per potere espletare il loro ciclo di vita. Si ritiene che la frammentazione dei fiumi costituisca per le comunità ittiche una minaccia maggiore dell’inquinamento Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Indicatore 20. Agricoltura: Area gestita con pratiche che potenzialmente sostengono la Biodiversità. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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23. Impronta Ecologica (IE) dei paesi europei Appartiene all’AI 4: E’ un indicatore di Pressione, che fa parte anche del set di indicatori CBD, che misura quanta superficie di “terra ed acqua produttiva” è necessaria, in Europa, per produrre tutte le risorse biologiche che vi vengono consumate e per “assorbire” i rifiuti che il processo produttivo e il consumo generano, dati le prevalenti tecnologie e i modi di gestione in uso. L’area necessaria potrebbe avere qualsiasi localizzazione sulla terra. Perciò essa viene messa a confronto con la biocapacità a livello planetario o con quella di una determinata regione. Sia l’impronta ecologica che la biocapacità sono misurate in “ettari globali”. L’IE dei Paesi europei (cioè l’impronta del consumo) misura direttamente l’uso delle risorse in EU comparato con quanto è disponibile a livello globale. In altre parole mostra fino a qual punto il livello di consumo sia replicabile a scala globale. E’ anche in grado di misurare i tassi di estrazione di risorse locali. Ciò significa che le valutazioni possono fornire informazioni sulla sostenibilità locale e globale. Domanda Chiave Quale impatto viene esercitato dalla domanda complessiva di risorse proveniente dalle società europee su biodiversità ed ecosistemi all’interno e al di fuori d’Europa? L’IE Nazionale o Regionale è l’”area di biosfera produttiva” necessaria per fornire tutte le risorse biologiche che la popolazione di una nazione o di una regione consuma e per assorbire i rifiuti che nello stesso ambito si generano dati le tecnologie e i sistemi di gestione prevalenti. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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L’IE utilizza una unità di misura comune standardizzata, “ettari globali”, per produrre risultati comparabili globalmente e a diverse scale.Un ettaro globale è un ettaro di area biologicamente produttiva ad una produttività media globale per un dato anno. Gli ettari di area produttiva vengono convertiti in ettari globali pesando ogni area in rapporto alla sua potenziale produttività di biomassa utilizzabile (cioè la produzione potenziale) annuale di risorse biologiche utilizzabili. L’IE calcolata per ogni Paese considera le risorse biologiche e i rifiuti incorporati in beni e servizi consumati dalle persone che vivono in quel Paese. Le risorse consumate per la produzione di beni e servizi esportate in altri Paesi vengono sommati al Paese dove tali beni e servizi sono consumati e non al Paese dove vengono prodotti. Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Schema concettuale indicatori dei servizi ecosstemici Fonte: ESID- WRI Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Basato sul Rapporto: “An Integrated Assessment of Countryside Survey data to investigate Ecosystem Services in Great Britain” (Smart e al 2010), compilato sui dati della Countryside Survey 2007, è stato realizzato uno studio: “UK National Ecosystem Assessment” che si propone di effettuare una valutazione anche economica dei benefici che i “servizi ecosistemici” (nell’accezione di MA 2005) producono per la società nel Regno Unito Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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“Obiettivi di NEA per il Regno Unito NEA UK fornirà nuove informazioni sui cambiamenti dell’ambiente naturale in termini di ecosistemi e della gamma dei servizi che essi forniscono alle persone. Ha tre obiettivi: 1. Produre una Valutazione Nazionale degli Ecosistemi indipendente e validata scientificamente per tutto il territorio del Regno Unito 2. Innalzare il livello di consapevolezza sull’importanza dell’ambiente naturale per il benessere umano e la prosperità economica. 3. Assicurare una piena partecipazione dei portatori di interesse ed incoraggiare l’interazione degli stessi stakeholder e delle comunità e, in particolare di promuovere una migliore cooperazione interdisciplinare fra gli scienziati della natura e della società e anche degli economisti L’utilizzo di un processo di Valutazione degli Ecosistemi da parte di NEA UK consentirà: -una valutazione dello stato e delle dinamiche degli ecosistemi del Regno Unito e dei servizi che essi producono a scala spaziale multipla, da quella delle countries a quella del bacino; -una descrizione dei fattori chiave (i drivers del cambiamento) che agiscono sugli ecosistemi del RU compresi i cambiamenti di uso del suolo, lo sviluppo infrastrutturale, l’inquinamento e il cambiamento climatico; -la descrizione del futuro possibile (scenario) per gli ecosistemi del RU e dei servizi che essi forniscono; -la evidenziazione delle opzioni possibili di risposta della società per assicurare il mantenimento della fornitura dei servizi ecosistemici nel RU a beneficio di tutta la società; -la valutazione del contributo dei servizi ecosistemici al benessere umano attraverso analisi economiche e non economiche.”(UK NEA, cit.) Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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Mother nature Madre natura.flv Stefano Corazza - Parco del Conero giugno 2011

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