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E. CAMBON, La Trinità come modello sociale….

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Presentazione sul tema: "E. CAMBON, La Trinità come modello sociale…."— Transcript della presentazione:

1 E. CAMBON, La Trinità come modello sociale….

2 Del libro ci interessa:
La vita di Amore, intra-trinitaria e le relazioni che diventano modello per noi L’analisi delle realtà umane rivisitate in chiave trinitaria La Trinità come modello di ogni comunicazione

3 FONDAMENTO TRINITARIO DI ALCUNI COMPORTAMENTI SOCIALI
Solidarietà A livello teologico si riconosce che la "solidarietà è una parola che evoca la vocazione di fondo dell'umanità all'unità e alla comunione”(O’Donell) Una caratteristica irreversibile di quest'epoca è la cosiddetta "globalizzazione" o "mondializzazione": ormai nel nostro mondo tutti sono in rapporto con tutti.

4 Come dovrebbe essere questa dipendenza reciproca per poter dirsi "trinitaria"? Una traccia interessante al riguardo si trova nell'enciclica Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II.

5 l'enciclica indica tre caratteristiche che, se si osserva attentamente, sono tipicamente trinitarie: 
Si potrà superare la sete di potere e di guadagno a qualunque costo e le strutture inique che ne derivano, soltanto "con la disponibilità, in senso evangelico, a perdersi a favore dell'altro invece di sfruttarlo, e a servirlo invece di opprimerlo (n. 38).

6 L'esercizio della solidarietà è fattibile quando coloro che compongono la società si riconoscono "come persone": in tal caso, coloro che possiedono di più - in beni, in capacità umane, in conoscenze - si sentono responsabili dei più deboli e si mostrano disposti a condividere con essi ciò che hanno; i più deboli, a loro volta, non si limitano ad assumere un atteggiamento sociale passivo e distruttivo ma, rivendicando i loro giusti diritti, lavorano anch'essi per il bene di tutti; i gruppi intermedi non cercano soltanto il loro tornaconto, ma rispettano gli interessi degli altri come i propri (n. 39).

7 La stessa cosa vale a livello internazionale, nei rapporti tra nazioni: le più ricche, forti e fornite devono sentirsi responsabili delle altre, instaurando un sistema internazionale che si regga sull'uguaglianza di tutti i popoli nel rispetto delle legittime diversità dei singoli; e alle nazioni più deboli si deve concedere la possibilità di contribuire al bene di tutti con i loro tesori di umanità e di cultura che altrimenti andrebbero perduti per sempre (ibid.).

8 … perché "la Trinità è... un mistero di solidarietà”(V. Codina)
Infatti uno dei modi con cui si potrebbe descrivere la vita divina unitrinitaria è dicendo che essa è solidarietà piena.

9 Libertà Come sottolineava il Vaticano II, "mai come oggi gli esseri umani hanno avuto un senso così acuto della libertà" (GS 4). Il legame fra la qualità dei rapporti e la libertà è evidente. Senza libertà non è possibile amare, ed un autentico amore altruista fa liberi se stessi e lascia liberi gli altri. Quindi la libertà è all'inizio ed alla fine dell'amore che fa possibili i rapporti di tipo trinitario.

10 La libertà dei voncitori
Storicamente è stato considerato "libero" chi vince e domina, mentre i perdenti sono sottomessi e sfruttati. Nella società schiavista erano "liberi" i signori, non gli schiavi, né le donne, né i bambini. Chi intende la libertà come dominio, potrà essere libero soltanto a danno degli altri, trattandoli non come persone ma come oggetti, come numeri. La sua libertà significa per gli altri oppressione, la sua ricchezza impoverisce, il suo potere sottomette. E' una concezione anti-trinitaria della libertà.

11 La libertà "liberale” Ogni persona fa e può fare ciò che vuole, con il solo limite di rispettare la libertà degli altri. Ma ciò vuol dire che anche per il liberalismo borghese la libertà significa in fin dei conti dominio. Con una tale concezione ogni simile è visto come un concorrente, un rivale nella lotta per il potere e per il possedere.

12 La vera libertà è la libertà come comunione
La vera libertà è la libertà come comunione. La verità della libertà è l'amore: sono libero e mi sento libero quando apro la mia vita ad altri e la condivido con loro, e quando altri aprono a me la loro vita e la condividono con me. Allora l'altro non è la barriera della mia libertà ma, trinitariamente, una ulteriore possibilità e il complemento di essa.

13 Partecipazione Se la solidarietà e la libertà sono due valori indispensabili per costruire una società di tipo trinitario, allo stesso modo si può dire che non v'è trinitarietà senza partecipazione. "Tutte le azioni divine sono nello stesso tempo azioni del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, anche se non allo stesso modo” "le Persone si comunicano tutto, salvo ciò in cui ognuna si distingue dalle altre"

14 Analogamente si deve riconoscere che non agisce in senso trinitario una società basata, ad esempio, sulla concorrenza tra soggetti con opportunità diseguali e su un sistema economico incapace di integrare i poveri; o una società nella quale s'impone la discriminazione nei confronti di alcuni settori non riconoscendo a tutti i cittadini il medesimo diritto ad un'informazione corretta e ad esprimere pubblicamente le proprie idee; o dove non esiste trasparenza sulla maniera di agire di coloro che sono stati eletti dal popolo a ricoprire incarichi di responsabilità.

15 non c'è comunione trinitaria senza parità di possibilità, senza attenzione ai più sfortunati o meno protetti socialmente, senza controllo sui governanti, senza autentico dialogo. In una parola, senza una vera partecipazione… Promuovere la partecipazione nei rapporti sociali significa sapersi mettere dalla parte dell'altro, considerare le cose anche dal suo punto di vista e secondo i suoi legittimi interessi. Una società agisce in senso trinitario solo se tiene seriamente conto del bene di tutti, e perché ciò sia effettivo deve offrire la possibilità per tutti di partecipazione responsabile.

16 Asimmetria/Uguaglianza
Vi è infatti un'asimmetria sociale che è la negazione di rapporti trinitari, come ad esempio le ingiuste disuguaglianze economiche che pervadono il nostro mondo. Ma allo stesso tempo una certa disuguaglianza è insita in un amore di stile trinitario. Dio ama totalmente ciascun essere umano, ma manifesta il suo amore in modo asimmetrico: con una preferenza per i poveri, per gli ultimi, per le vittime, per gli esclusi, come affermano costantemente i profeti e tutta la Bibbia, e come ha mostrato Gesù con il suo insegnamento ed i suoi atteggiamenti

17 l'uguaglianza/disuguaglianza tra gli esseri umani non è qualcosa di statico, ma in permanente dinamicità. Da una parte, un atteggiamento sociale trinitario protegge i più deboli e tende ad una distribuzione sempre più giusta di tutti i beni, promuovendo in tal modo l'uguaglianza, l'imparzialità e l'equità. Ma, nel contempo, stabilire rapporti di tipo trinitario è l'esatto contrario di un livellamento che soffoca e appiatisce.

18 Acquisire una mentalità trinitaria significa, tra le altre cose, riconoscere le differenze esistenti tra gli esseri umani non solo come ostacolo e disagio, ma come dono e possibilità di crescita per tutti: "Chi mi sta vicino è stato creato in dono per me ed io sono stata creata in dono a chi mi sta vicino. Sulla terra tutto è in rapporto di amore con tutto: ogni cosa con ogni cosa. Occorre però vivere l'Amore per trovare il filo d'oro fra gli esseri"

19 L'esigenza di trinitarietà che avvertiamo ma soprattutto gli ostacoli che si trovano per realizzarla, dimostrano che non siamo ancora sufficientemente coscienti del fatto che stiamo entrando in una nuova epoca dove, a tutti i livelli, dobbiamo "lasciarci commuovere, interrogare, modificare, fecondare dall'altro in quanto tale"

20 Alterità Un aspetto tipicamente trinitario, che ha acquisito rilievo nel pensiero contemporaneo occidentale, è quello della "alterità". E' insito, ad esempio, nel riconoscimento del "volto dell'altro", tema proposto in maniera originale dal filosofo ebreo di origine lituana E. Lévinas.

21 Il volto equivale per antonomasia alla persona
Il volto equivale per antonomasia alla persona. "Dare un volto" a qualcuno significa nel nostro intimo riconoscerlo come un "tu", una persona determinata, non come un individuo generico. "Guardare in faccia" una persona significa, per esempio, per il burocrate non trattare anonimamente chi ha bisogno dei suoi servizi, e per un governante, un medico o un commerciante non considerare le persone come semplici numeri o mezzi per il proprio tornaconto.

22 Tutti possiamo avere dei pregiudizi più o meno coscienti nei riguardi di persone o di gruppi. Spesso la maniera di superarli è l'incontro personale con essi, mettendosi in un atteggiamento positivo, di apertura, di accoglienza. Per riconoscere il volto dell'altro è necessario "vederlo". E il modo più degno e rispettoso d’incontrarlo è personalizzare (trinitizzare) il nostro rapporto.

23 "Come nelle Persone della Trinità il Padre è Padre perché non è il Figlio, il Figlio è Figlio perché non è Padre, lo Spirito Santo non è né Padre né Figlio... pero noi non adoriamo tanti déi, adoriamo un Dio solo” (Chiara Lubich), così pure l'unità fra gli esseri umani è "trinitaria" quando include l'alterità.

24 Pluralismo Unità-pluralità è un altro modo di nominare la trinitarietà: "La rivelazione della Trinità rende chiaro che l'affermazione dell'essere, al suo livello più profondo, non è chiusura in se stesso che esclude la pluralità, ma comunicazione nella pluralità"

25 Diceva D. Stalinoae, uno dei più validi teologi ortodossi del ventesimo secolo:
"Come in Dio l'affermazione delle differenze personali nella sua comunione d'amore è, paradossalmente, l'affermazione della sua essenziale unità, così deve essere analogicamente anche in noi"105. In altre parole, come la Trinità è il modo con il quale Dio è uno, così è pluralista la condizione umana, cioè il modo con il quale gli esseri umani devono costruire una convivenza armonica e civile.

26 Il pluralismo sociale, pur con tutti i rischi che implica, è essenziale all'essere umano, gli è innato, è una realtà voluta da Dio. Siamo chiamati ad imparare ad usarlo trinitariamente.

27 Sussidiarietà Pio XI descrivendo il principio aveva offerto i seguenti elementi: - La persona umana è al centro di ogni attività sociale; nessuna collettività, pertanto, deve attribuirsi ciò che può essere fatto dalla persona individuale. - Le società maggiori devono limitarsi ad intervenire in quei settori che superano le possibilità e le capacità di quelle più piccole. - Le unità sociali più vaste (specie lo Stato) devono mettere le condizioni affinché le unità minori si trovino in condizioni di fare tutto ciò che possono realizzare da sé.

28 Alcune caratteristiche di questo principio permettono di cogliere la sua trinitarietà:
- La sussidiarietà esprime a livello istituzionale la dignità della persona umana. Dato che quest'ultima è il centro di tutto, risulta logico dare priorità alle comunità più piccole alle quali le persone danno vita, e poi risalire gradualmente fino alle più grandi.

29 - Ciò non significa che i vari livelli di governo si limitino a "scaricare" le responsabilità gli uni sugli altri, ma a riconoscere uguali possibilità e dignità a tutti. - La sussidiarietà è diversa dalla supplenza: non si tratta di sostituire, ma di promuovere la responsabilità che compete alle comunità più piccole e alle singole persone. - Pio XII, in un suo discorso, sottolineava che "ogni attività sociale è per propria natura sussidiaria: deve servire per sostenere i membri del corpo sociale, mai per distruggerli o assimilarli"

30 Nel primo capitolo si è parlato di una legge fondamentale della trinitarietà: ciascuno è se stesso attraverso l'altro. Ora, da un punto di vista opposto, si potrebbe proporre a fondamento del tema della sussidiarietà un'altra tipica caratteristica trinitaria, complementare della precedente: Ciascuno deve essere il più pienamente possibile ciò che è, perché lo possano essere anche gli altri. Sono due prospettive (trinitariamente) inseparabili, ugualmente importanti per descrivere i rapporti pericoretici, in questo caso riferiti alla sussidiarietà.

31 Apertura al nuovo Chi vive la vita del Dio Uno e Trino deve essere preparato costantemente allo stupore, al "nuovo". In ogni amore vi è un elemento di sorpresa, un sorprendere ed essere sorpresi. E' uno degli aspetti che rinnova e mantiene fresco l'amore. La stessa vita di Dio sarebbe "noiosa", e quindi inconcepibile, senza la possibilità di sorprendersi, se non vi fosse cioè nell'amore divino qualcosa di analogo a quello che nell'amore umano è il momento vivificante della sorpresa.

32 Adriana von Speyr (medico, vedova e risposata, morta nel 1967, la quale ebbe un influsso determinante sul teologo H. U. von Balthasar). Diceva che la comunione delle tre Persone è sempre "comunione della sorpresa", giacché:  "Dio vuole farsi sorprendere da parte di Dio", perché è proprio di ogni amore autentico "non saziarsi mai dell'amato". L'amore di Dio è tale che si lascia sempre sorprendere da parte dell'Amato: "Il Figlio sta al cospetto del Padre e lo vede sempre nuovo, lo considera sempre da nuovi punti di vista e lo va sempre cercando anche se lo incontra eternamente"

33 Rapporto uomo-donna Se si considerano i disagi e i soprusi che la donna ha dovuto subire lungo la storia (sottomissione, discriminazione, esclusione, "donna-oggetto", due pesi e due misure nella morale sessuale maschile e femminile, disuguaglianza nel trattamento di lavoro, ecc.), si avverte che sono tutti atteggiamenti anti-trinitari.

34 Il cristianesimo che in molte sue espressioni istituzionali è giunto con ritardo a dare una risposta ai problemi e alle giuste esigenze rivendicate dai movimenti femministi, oggi sta offrendo un proprio contributo a questa problematica soprattutto da una prospettiva trinitaria.

35 Giovanni Paolo II, nell'enciclica Mulieris dignitatem, parla ripetutamente di una originalità femminile, del "genio" proprio della donna, di un carisma tipico insito nella femminilità a beneficio di tutta l'umanità. Lo stesso documento elenca alcune di queste caratteristiche: un tipo di conoscenza che sa coniugare cuore e ragione, capacità di sopportare la sofferenza, attenzione verso la persona concreta, tendenza all'amore "che è essenzialmente ordine di carità e di giustizia"

36 Uno dei compiti più urgenti dell'umanità appare quello di sanare il rapporto uomo-donna, di arricchirlo, di renderlo più umano, cioè più vicino al progetto di Dio.

37 Crescere nella trinitarietà dei rapporti anche in questo campo, equivale a comprendere cosa significa un vero "incontro" tra uomo e donna: "L'incontro non consiste nel completarsi reciprocamente, ma nel riconoscersi l'un l'altro come l'interlocutore che riesce a manifestare ciò che ciascuno è. L'uomo e la donna sono in sé due pienezze, in quanto ciascuno è immagine e somiglianza di Dio, non separatamente presi, ma nel loro incontro con il quale sono segnati nel più profondo del loro essere"

38 Per questa ragione oggi, più che di complementarità tra i due sessi, si preferisce parlare di reciprocità

39 "Come Dio Padre è Padre proprio perché si dà al Figlio, e il Figlio è Figlio perché a sua volta si dà al Padre, così l'uomo è uomo perché si dà alla donna e l'accoglie in sé, e la donna è donna perché si dà all'uomo e l'accoglie in sé"

40 Quando esiste un rapporto trinitario tra donne ed uomini, aumenta in essi "una conoscenza di sé, una conoscenza della propria dignità e presenza nell'altro... Lui e lei contemplano Dio nel loro rapporto, perché la loro conoscenza reciproca non aggiunge nulla all'altro né lo deforma” Cresce oggi una comprensione più trinitaria dell'affermazione biblica: "non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3, 28).

41 Vita familiare Come illustra la narrazione biblica, è il rapporto, e più precisamente il rapporto uomo-donna ("non è bene che l'uomo sia solo" Gn 2, 18), che costituisce la creatura umana ad immagine di Dio. "Fin dalla creazione, Dio si dà a conoscere nello spazio del rapporto reciproco tra l'uomo e la donna come principio e paradigma d'ogni altro rapporto interumano"

42 Per quanto riguarda il matrimonio, com'è stato già accennato nel primo capitolo, la maggioranza dei teologi si limita ad indicare i vincoli che esistono tra matrimonio e Trinità soprattutto a partire da ciascuna Persona della Trinità…

43 Dalla nostra prospettiva vorremmo piuttosto mettere in evidenza l'importanza dei rapporti pericoretici per la vita matrimoniale e familiare. Con il "metodo circolare" di comprensione che abbiamo tentato di seguire in tutto il nostro testo, è possibile:

44 rilevare quanto sia importante far riferimento ai rapporti che esistono nella vita intratrinitaria, per comprendere meglio come dovrebbe essere la realtà del matrimonio-famiglia … e partendo dall'esperienza "trinitaria" vissuta in famiglia, intuire con maggior profondità la vita di Dio, dal momento che "la famiglia è immagine di Dio, il quale 'nel suo mistero più intimo non è solitudine, ma famiglia'."

45 In che senso si può dire che la vita coniugale e familiare riflette i rapporti unitrinitari della vita divina? Molto sinteticamente indichiamo tre piste: a) L'unità nella diversità delle Persone divine, trova il suo riflesso e la propria immagine nell'unità che rispetta la singolarità propria del marito, della moglie e dei figli. Nel nostro tempo, nel quale si pongono numerosi problemi e interrogativi circa il rapporto tra gli sposi, e tra genitori e figli, il paradigma trinitario può offrire nuova luce per ripensare e rinnovare queste realtà.

46 b) La perfetta comunione che esiste nella Trinità è il modello al quale partecipa l'amore matrimoniale-familiare. c) L'amore della Trinità divina, che liberamente si apre e si comunica alla creazione e alla storia umana, è partecipato in un amore sponsale aperto non soltanto ai figli, ma all'umanità intera. In tal senso risulta profetica la proposta di C. Lubich dal titolo "come la famiglia così la società”:

47 un'esperienza trinitaria di famiglia "può ispirare delle linee di condotta per contribuire a cambiare il mondo", trasformando l'umanità in un'unica grande famiglia, dall'economia ai rapporti internazionali, dall'educazione e dalla giustizia alla promozione della vita e dell'ecologia, dalla ricerca culturale e scientifica alla comunicazione.

48 "C'è una dichiarazione sublime, immensa, dei Padri conciliari [nel Vaticano II] sul valore dell'amore, che spinge i coniugi all'unione: 'l'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino' (GS 48). E' stupendo. Un vero canto all'amore, che passa tra marito e moglie e prole (tre soggetti che formano l'immagine e la somiglianza umana della Trinità divina, dove tre persone per l'amore fanno uno); l'amore coniugale s'inserisce nello stesso amore - diventa lo stesso amore - che unisce le Persone divine"


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