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I GRUPPI NELLA PROSPETTIVA DELLA PSICOLOGIA SOCIALE

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Presentazione sul tema: "I GRUPPI NELLA PROSPETTIVA DELLA PSICOLOGIA SOCIALE"— Transcript della presentazione:

1 I GRUPPI NELLA PROSPETTIVA DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
I gruppi divengono oggetto di interesse scientifico sotto la spinta di eventi storici, quali la crisi economica in Usa e il New Deal, i totalitarismi europei e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale  Superamento di una visione negativa del gruppo (passività, diminuzione dell’efficacia, irrazionalità dell’individuo all’interno del gruppo) Sollecitazioni di tipo scientifico: - Kurt Lewin fonda il Centro di Ricerche sulle Dinamiche di Gruppo - ricerche di Elton Mayo agli stabilimenti Hawthorne sulla produttività di gruppo in relazione alla soddisfazione lavorativa  Metodi utilizzati: alternanza fra esperimenti di laboratorio e studi sul campo

2 L’interesse della Psicologia Sociale per i gruppi
- in USA anni , in Europa dopo anni 50 anni 60: nascita della Psicologia Sociale europea - Europa: prospettiva più “sociale” Stati Uniti: prospettiva più “individualistica”  social cognition

3 TIPOLOGIE DI AGGREGAZIONI SOCIALI
McGrath, 1984 - Aggregazioni artificiali: insiemi di persone classificate in base a caratteristiche comuni; non implicano necessariamente delle relazioni. Gruppi statici o categorie sociali (età, livello di reddito, nazionalità). - Aggregazioni organizzate: insieme di individui che si trovano nello stesso luogo e nello stesso momento senza altri legami. Viaggiatori di un aereo, pubblico di una conferenza. - Unità sociali come modelli di relazione: insieme di individui che condividono valori e abitudini. Culture, parentele.

4 TIPOLOGIE DI AGGREGAZIONI SOCIALI
McGrath, 1984 - Unità sociali strutturate: insieme di individui caratterizzato da interdipendenza e relazioni strutturate. Comunità, famiglie, società. - Unità sociali intenzionalmente progettate: insieme di individui con scopi comuni, status e ruoli differenziati. Aziende, organizzazioni, gruppi di lavoro. - Unità sociali meno intenzionalmente progettate: vi sono scopi comuni, le relazioni tra i membri possono essere sia dirette che indirette. Associazioni, organizzazioni volontariato, gruppi di amici

5 CLASSIFICAZIONE DEI GRUPPI
- Gruppi estesi: collettività organizzate (es:gruppi religiosi o professionali, movimenti politici) - Piccoli gruppi: numero limitato dei membri (es: villaggi, classi scolastiche, famiglie) gruppi faccia a faccia: i membri hanno interazioni dirette e continuative - Gruppi primari: i membri hanno interazioni dirette, vincoli affettivi, forte senso di appartenenza e di lealtà verso il gruppo - Gruppi secondari: i membri hanno obiettivi da raggiungere, ruoli distinti e relazioni formali basate su fini pratici

6 CLASSIFICAZIONE DEI GRUPPI
- Gruppi formali: si formano all’interno di un’istituzione, hanno obiettivi specifici e svolgono specifiche attività (associazioni sportive, politiche, religiose) - Gruppi informali: aggregazioni spontanee centrate sull’intensità delle relazioni tra i membri e non su attività specifiche (gruppi di amici) - Gruppi di riferimento: gli individui si identificano con essi o ai quali possono aspirare ad appartenere; sono fonti di atteggiamenti e di valori

7 LEWIN: il gruppo è una totalità dinamica caratterizzata dall’interdipendenza di destino e compito fra i suoi membri SHERIF: il gruppo è una struttura i cui membri sono legati da rapporti di status e ruoli (differenziati per funzioni e potere) e in cui delineano norme e valori comuni TAJFEL: ciò che costituisce un gruppo è che l’individuo si sente parte di esso: - sa di appartenere ad esso (componente cognitiva) - l’appartenenza può essere connotata positivamente o negativamente (componente valutativa) - l’appartenenza si associa a sentimenti ed emozioni (componente emozionale)

8 2. ENTRARE E USCIRE DAI GRUPPI
RITI DI PASSAGGIO: meccanismi cerimoniali che guidano, controllano e regolamentano i cambiamenti degli individui e dei gruppi svolgono la funzione di facilitare i mutamenti di stato senza scosse violente per la società RITI DI INIZIAZIONE: immettono il neofita in una nuova condizione che modifica il suo modo di vivere, la sua identità e la sua visione del mondo - sono caratterizzati da una simbologia ricorrente sulla morte e la rinascita

9 TRANSIZIONI SOCIALI E INIZIAZIONI
Le transizioni sociali accompagnano tutto il ciclo di vita degli individui e sono caratterizzate da cambiamenti di ruolo e di identità; contribuiscono alla costruzione sociale della realtà. Funzioni dei rituali di inserimento in un gruppo: - cambiare e rafforzare l’identità dell’individuo e del gruppo - suscitare la lealtà e l’identificazione col gruppo da parte del nuovo membro - permettere al nuovo membro di socializzarsi all’interno del gruppo (fase di apprendistato)

10 LE INIZIAZIONI SEVERE Esperimento (Aronson e Mills, 1959): - ai soggetti (studentesse) viene chiesto di sostituire un membro di un gruppo di discussione già costituito - il compito è partecipare alla discussione tramite interfono leggendo del materiale di carattere sessuale ad alta voce di fronte allo sperimentatore - 3 condizioni: iniziazione severa, moderata e controllo - in seguito i partecipanti del gruppo vengono presentati ai soggetti che devono ascoltare una loro noiosa discussione e infine valutare sia i partecipanti sia la discussione - Risultati: più è severa l’iniziazione più il gruppo e la discussione sono valutati positivamente

11 FUNZIONI DELLE INIZIAZIONI SEVERE
- Spiegazione: dissonanza cognitiva tra iniziazione negativa e scoperta di aspetti spiacevoli del gruppo  tendenza ad esagerare gli aspetti posi tivi del gruppo FUNZIONI DELLE INIZIAZIONI SEVERE Suscitare nel nuovo membro maggiore impegno nei confronti del gruppo Scoraggiare gli aspiranti poco motivati Acquisire informazioni sul nuovo arrivato Rendere il nuovo arrivato più dipendente dai membri del gruppo

12 L’ENTRATA NEI GRUPPI: I CONTESTI SCOLASTICI I PASSAGGI DI SCOLARITA’: - costituiscono una prova cruciale in quanto ogni ordine scolastico prevede specifiche norme, ordinamenti strutturali e attese specifiche - richiedono capacità di adattamento da parte dell’individuo e impongono costi psicologici - vengono considerati vere e proprie transizioni sociali - costituiscono dei difficili compiti di sviluppo: rottura dello schema delle relazioni sociali in riferimento sia al gruppo dei pari che al gruppo degli adulti (insegnanti e autorità scolastiche)

13 LE STRATEGIE DEL NUOVO ARRIVATO
L’ENTRATA NEI GRUPPI: LE STRATEGIE DEL NUOVO ARRIVATO  Strategie che facilitano l’ingresso in un gruppo: 1. Condurre un efficace processo di ricognizione 2. Giocare il ruolo di “nuovo membro” 3. Cercare dei referenti di fiducia nel gruppo 4. Collaborare con gli altri nuovi arrivati - i nuovi membri hanno poche o nessuna esperienza  Fattori che favoriscono l’assimilazione di nuovi membri nel gruppo - gruppi aperti - l’immissione di nuovi membri avviene uno per volta - i nuovi membri sono simili ai membri del gruppo - i nuovi membri si sentono più impegnati nei confronti del gruppo di quanto il gruppo non si senta impegnato verso di loro

14 PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE DI GRUPPO
 Processi attraverso i quali gli individui acquisiscono conoscenze, abilità e disposizioni che li rendono in grado di partecipare come membri effettivi di un gruppo. - processo di apprendimento sociale - processo interattivo (l’individuo da socializzare è un soggetto attivo che può influenzare il gruppo) - processo di negoziazione  Quando l’individuo entra in gruppo deve immergersi nella cultura del gruppo, che include: - modi condivisi di vedere la realtà (conoscenze sul gruppo, i membri, rappresentazioni e atteggiamenti) - costumi comuni (routine, resoconti, gergo, rituali e simboli)

15 TEORIA DELLA SOCIALIZZAZIONE DI GRUPPO
Moreland e Levine (1982) Assunti di base innovativi: - sia l’individuo che il gruppo sono agenti attivi di influenza reciproca - le relazioni all’interno del gruppo cambiano in modo sistematico nel tempo Processi psicologici implicati: 1. VALUTAZIONE: stimare e massimizzare i vantaggi 2. IMPEGNO:più aumenta la percezione di avere dei vantaggi più gruppo e individuo si sentiranno impegnati reciprocamente 3. TRANSIZIONE DI RUOLO: avviene quando l’impegno reciproco cambia; implica un cambiamento delle relazioni e delle aspettative

16 TEORIA DELLA SOCIALIZZAZIONE DI GRUPPO
Moreland e Levine (1982) Cinque fasi separate da quattro transizioni di ruolo: 1. ESPLORAZIONE: ricognizione da parte dell’individuo e reclutamento da parte del gruppo  ENTRATA: l’individuo diventa un nuovo membro 2. SOCIALIZZAZIONE:il gruppo cerca di cambiare l’individuo perché contribuisca al raggiungimento degli scopi (assimilazione); l’individuo cerca di cambiare il gruppo perché risponda maggiormente ai suoi bisogni (accomodamento).  ACCETTAZIONE: l’individuo diventa membro del gruppo a pieno titolo

17 3. MANTENIMENTO: negoziazioni di ruolo tra gruppo e individuo
 DIVERGENZA: la negoziazione fallisce, gli impegni diminuiscono e l’individuo diventa un membro marginale 4. RISOCIALIZZAZIONE: gruppo e individuo cercano di ripristinare i contributi che ciascuno dei due può fornire.  CONVERGENZA: i livelli di impegno superano i criteri di divergenza e l’individuo torna membro a tutti gli effetti e (transizione rara)  USCITA: i livelli di impegno scendono sotto i criteri di uscita; l’individuo diventa un ex membro 5. RICORDO: le memorie su quanto l’individuo ha fatto nel gruppo diventano parte della tradizione di quest’ultimo.

18 Ruolo delle sottoculture
Fattori che influiscono sull’abilità del gruppo di assimilare nuovi membri - i gruppi aperti assimilano più facilmente (sono caratterizzati da instabilità di appartenenza). - inserimento di pochi nuovi membri alla volta e con poche esperienze in gruppi simili (quindi predisposti ad una maggiore accettazione delle regole). - somiglianza tra nuovi membri e membri esistenti Ruolo delle sottoculture Alcuni membri (definiti marginali) non si riconoscono a pieno titolo nella vita di gruppo e possono vivere situazioni di isolamento; sono uniti da legami più intensi, e resistenze più o meno esplicite alle norme di gruppo. Se i membri marginali vogliono riguadagnare la credibilità, possono rafforzare l’impegno dei nuovi membri, se no possono indebolirlo cercando di danneggiare il gruppo.

19 LO SVILUPPO DI GRUPPO - Iter temporale che segna la vita di ogni gruppo e che produce trasformazioni del suo assetto complessivo. - Socializzazione e sviluppo di gruppo sono nozioni distinte che provengono da tradizioni di ricerca diverse - Questi studi sono incentrati su piccoli gruppi particolari, i training groups: sono formati da individui motivati a lavorare insieme sotto la guida di un conduttore con lo scopo di capire meglio se stessi e gli altri. - La metodologia più comunemente impiegata è quella degli studi di campo

20 Il Modello di McMurrain e Gazda
Basato sull’analisi degli incontri di un gruppo di otto psichiatri per formazione e counseling. Individuazione di quattro stadi di sviluppo 1. Esplorativo  i membri interagiscono in modo esitante cercando di conoscersi fra loro 2. Transizione  negoziazione tra le modalità degli incontri fino all’accordo di comportarsi in modo aperto ed empatico 3. Azione  centraggio sul compito 4. Conclusione  il gruppo fronteggia i sentimenti conflittuali di gioia per aver creato un buon gruppo e di tristezza per doverlo lasciare

21 Individuazione di cinque stadi di sviluppo
Il Modello di Tuckman Basato su una rassegna di 50 studi sullo sviluppo di piccoli gruppi. Si evidenziano tendenze ricorrenti sia negli scambi socioemozionali sia in quelli relativi al compito. Individuazione di cinque stadi di sviluppo 1. Forming  comprende dipendenza e orientamento; comportamento esitante, ansioso e circospetto 2. Storming  fase dei conflitti; cominciano le ostilità perché i bisogni dei membri si scontrano fra loro 3. Norming  negoziazione delle regole e delle linee direttive del gruppo; si attenuano i conflitti, c’è coesione e scambio

22 L’approccio dello sviluppo di gruppo non considera:
Il Modello di Tuckman 4. Performing  fase del lavoro cooperativo per raggiungere gli obiettivi di gruppo; fase del role-taking e problem solving 5. Adjourning  sospensione; i membri ritirano il loro coinvolgimento sia socioemozionale sia centrato sul compito. Viene fronteggiata la fine del gruppo. L’approccio dello sviluppo di gruppo non considera: - che gli individui passano attraverso varie fasi di appartenenza al gruppo (esplorazione,socializzazione, mantenimento) - che membri dello stesso gruppo possono trovarsi in fasi diverse.

23 Considerazioni di Moreland e Levine
Le attività di socializzazione si differenziano a seconda degli stadi di sviluppo del gruppo:  nella fase di storming sono probabili attività di socializzazione, ma non di mantenimento e risocializzazione  nella fase di norming sono probabili attività di mantenimento e risocializzazione  negli stadi di forming, storming e adjourning è più probabile che tutti i membri siano nella stessa fase di socializzazione  nella fase di norming è probabile che si formino una maggioranza e una minoranza

24 Il Modello di Worchel et al.
Basato su studi di archivio di gruppi reali quali movimenti sociali, partiti politici, etc. Obiettivo: studiare l’evoluzione dei gruppi reali la cui nascita avviene spesso per distacco da gruppi precedenti. 1. Periodo di malcontento  condizione preliminare per il formarsi di un nuovo gruppo sulla base di uno già esistente. Alcuni membri si sentono delusi, apatici e senza prospettive per il futuro. 2. Evento precipitante  dà ai membri la speranza di poter cambiare attraverso un’azione comune 3. Identificazione di gruppo  il nuovo gruppo ricerca identità, norme e valori comuni. Si enfatizza la somiglianza ingroup e la differenza con l’outgroup. Il gruppo è chiuso e richiede conformismo.

25 Il Modello di Worchel et al.
4. Produttività di gruppo  il gruppo si centra sugli obiettivi da raggiungere, i membri vengono valutati in base alle loro competenze. Esame realistico delle risorse ed evitamento dei conflitti. 5. Individuazione  diminuzione dell’investimento sul gruppo, centraggio sui bisogni individuali, buona accoglienza di nuovi membri, sguardo all’esterno. 6. Declino  il valore del gruppo è messo in questione, si diffonde l’inerzia, si accendono competizioni, c’è collera e malcontento.  Si creano le condizioni per la fase del malcontento, in cui gli individui si allontanano dal gruppo e possono essere poste le basi per crearne uno nuovo.

26 Il processo di uscita da un gruppo dipende:
USCIRE DAI GRUPPI Il processo di uscita da un gruppo dipende: - dal tipo di gruppo: naturale/di laboratorio, obbligato/volontario,ampio/piccolo - dalla posizione dell’individuo: uscita autonoma/ allontanamento, insieme a tutti gli altri/da solo L’uscita da alcuni tipi di gruppi comporta: - una ristrutturazione dei quadri di riferimento dell’individuo (es: conversione religiosa) - la messa in gioco di appartenenze sociali e quindi dell’identità sociale dell’individuo. - una serie di sanzioni da parte del gruppo - una revisione dell’identità personale - ha implicazioni per l’autostima

27 Salienza delle appartenenze di gruppo
Moscovici e Doise - partecipazione attiva dei membri: è garantita la libertà di azione e parola. - riconoscimento di valori condivisi - perseguimento di obiettivi comuni - tonalità affettiva (costruisce particolari climi di gruppo)  Quanto più l’appartenenza è contraddistinta da tali fattori tanto più l’uscita dal gruppo sarà vissuta come perdita importante e necessiterà di una rielaborazione dell’identità personale e sociale.

28 L’IDENTITIA’ SOCIALE Tajfel(1981) - deriva dall’insieme di appartenenze di un individuo ad un gruppo - è comparativa e relazionale, cioè si costruisce in un contesto sociale in cui sono presenti vari gruppi rispetto ai quali l’individuo svolge confronti e valutazioni Tajfel distingue fra: - Identità sicure: fisse e immutabili - Identità insicure: non immutabili  Il passaggio da un gruppo ad un altro è un evento che può comunemente realizzarsi perché è più probabile che le identità degli individui siano insicure.

29  Continuum interpersonale - intergruppi:
- All’estremo interpersonale le persone agiscono in quanto individui - All’estremo intergruppi le persone agiscono in funzione della loro appartenenza di gruppo  Struttura di credenze: permette all’individuo di scegliere se comportarsi in quanto tale o in quanto appartenente ad un gruppo - Mobilità sociale: quando i confini tra i gruppi sono percepiti come permeabili e il gruppo non fornisce più contributi positivi all’identità sociale  passaggio ad un altro gruppo - Cambiamento sociale: quando i confini tra i gruppi sono percepiti impermeabili  difficoltà di passaggio ad un altro gruppo  progettazione di azioni collettive per mettere in discussione lo stato di cose

30 Condizioni che portano gli individui ad uscire dal gruppo
• Gruppi superiori: - percezione di forti minacce da parte di altri gruppi - forte conflitto di valori che annulla i contributi positivi dell’identità sociale (es: dovuti all’illegittimità della superiorità del gruppo) • Gruppi inferiori: - situazione di mobilità sociale: possibilità per chi ha energie e capacità di cambiare gruppo nel caso in cui non esistano sanzioni o conflitti di valore Vincoli che possono trattenere l’individuo nel gruppo - interni: sistema di credenze e di valori che sottostanno alla base dell’appartenenza di un individuo ad un gruppo - esterni: forza e permeabilità dei confini di gruppo, contesto delle relazioni intergruppi

31 I FENOMENI DINAMICI DELLA VITA DI GRUPPO
Le interazioni ripetute tra i membri di un gruppo mettono in moto fenomeni dinamici e ricorrenti, che permettono cioè la sua strutturazione nel tempo: - sistema di status - ruoli - norme - processi comunicativi - leadership Sono rinvenibili sia nei gruppi formali che informali, nei gruppi di laboratorio e in quelli naturali, nei gruppi con una storia e nei gruppi a tempo limitato.

32 IL SISTEMA DI STATUS Posizione che gli individui occupano nel gruppo e valutazione di tale posizione su una scala di prestigio - Le differenziazioni di status danno luogo a gerarchie formali od informali - Gli indicatori di status sono almeno due: 1) La tendenza a promuovere iniziative (attività o idee), che vengono seguite dal resto del gruppo Chi ha uno status più elevato possiede più potere di iniziativa. 2) Una valutazione consensuale del prestigio connesso ad un certo status C’è maggior accordo di giudizio soprattutto per quanto riguarda le posizioni estreme.

33 Come si produce lo status nei gruppi?
 Corrente ETOLOGICA: Fin dalle prime interazioni ai membri del gruppo vengono assegnate posizioni diverse (in particolare la dominanza) in base ad indizi percettivi come statura, apparenza fisica, espressione facciale, etc. Tale gerarchia potrà rimanere immutata o modificarsi nel tempo con l’aggiunta di nuove informazioni.  Corrente degli STADI D’ASPETTATIVA: I gruppi fin dalle prime interazioni hanno aspettative sul raggiungimento degli obiettivi e i contributi che ogni membro può offrire. Alle persone che presentano tratti più congruenti con queste aspettative verrà assegnata una posizione più elevata.

34 I cambiamenti di status
Pur essendo un aspetto strutturale, tendente alla stabilità, il sistema di status si può modificare per: - cause interne al gruppo - confronto o conflitto con altri gruppi Funzioni delle differenziazioni di status - creare ordine e prevedibilità nel gruppo - coordinare le forze in vista del raggiungimento degli obiettivi - permettere l’autovalutazione di ogni membro del gruppo; tale autovalutazione può portare ad un adeguamento dei propri comportamenti alle attese del gruppo.

35 IL SISTEMA DI RUOLI Insieme di aspettative condivise circa il modo in cui dovrebbe comportarsi una persona che occupa una certa posizione nel gruppo. - Il ruolo si situa in una rete di reciprocità, quindi non implica solo aspettative sul comportamento di una persona in una determinata posizione sociale nei confronti degli altri, ma anche come su come gli altri devono agire nei confronti della stessa persona. - Le aspettative di ruolo hanno le radici nella cultura, cioè nei valori, ideologie e rappresentazioni condivise Esperimento di Zimbardo sulla Stanford Prison 1972 Simulazione della relazione fra guardie e carcerati Partecipanti: volontari pagati per uno studio psicologico “sulla vita di prigione”; buon equilibrio psicologico. Procedura: le “guardie” vengono informate sui limiti etici e pratici della simulazione; il primo giorno dello studio viene simulato l’arresto dei “carcerati”. Quindi viene simulata la vita di prigione in un seminterrato.

36 Risultati: - dopo 2 giorni i “prigionieri”si ribellarono contro le “guardie”, che misero in atto prepotenze e vessazioni per ridurli all’obbedienza - 4 prigionieri dovettero uscire presto per gravi disturbi emozionali e psicosomatici - le “guardie” mostrarono un aumento dell’aggressività e della violenza; un terzo andò al di là di quanto richiesto dalle istruzioni dell’esperimento - dopo la ribellione i “prigionieri” presero una posizione di passività e rinuncia dando segni di destrutturazione personale e di gruppo, che furono interpretati come segni di perdita d’identità.  I comportamenti osservati non erano espressione di caratteristiche di personalità, bensì modelli di risposta specifici di ruoli e istituzioni sociali  I comportamenti di ruolo sono legittimati dalle istituzioni (sistema carcerario e università), che generano aspettative condivise

37 Ruoli formali - sono, per esempio, quelli delle organizzazioni sociali - hanno aspetti definiti e obbligati - Stili di ruolo: rientrano negli aspetti soggettivi di interpretazione del ruolo da parte di chi lo esercita e si collega a caratteristiche personali, valori e modelli. Ruoli informali - Non sono soggetti ad un copione stabilito formalmente - I ruoli più comuni sono quelli di leader, nuovo arrivato e capro espiatorio (Levine e Moreland) a cui si aggiunge quello di Clown (Baron). - I ruoli possono differenziarsi per essere centrati sul compito o sulla componente socio-emozionale (Bales)

38 Funzioni dei ruoli - Facilitare il raggiungimento dello scopo del gruppo: la divisione dei ruoli permette la divisione del lavoro fra i vari membri - Portare ordine e prevedibilità nel gruppo: i ruoli si basano su aspettative condivise, così tutti sanno cosa aspettarsi e da chi, soprattutto nei momenti cruciali. - Contribuire alla autodefinizione dei membri, alla consapevolezza di ciò che sono; se un ruolo è ambiguo o in contraddizione con ruoli che l’individuo ricopre in altri contesti, vi sono conseguenze negative per l’individuo e per il gruppo.

39 LE NORME DI GRUPPO Sono scale di valore che definiscono ciò che è accettabile o meno in un gruppo, in una comunità o in una società. - Possono anche essere definite come le aspettative condivise circa il modo in cui dovrebbero comportarsi i membri del gruppo. La differenza col ruolo è che esso riguarda le aspettative condivise su come dovrebbe comportarsi un individuo particolare nel gruppo. - Sono un prodotto collettivo e non riguardano solo regole di comportamento, ma anche linguaggi particolari, abbigliamento, culto, pratiche alimentari, etc.

40 Le norme possono essere:
- Esplicite: regolamenti scritti , deontologie di riferimento su cosa è permesso o proibito (come avviene nei gruppi formali) - Implicite: non sono scritte né espresse direttamente, ma hanno ugualmente influenza e forza di impatto sufficienti per escludere un membro che le abbia violate - Centrali: si riferiscono a questioni che hanno conseguenze sull’esistenza e il funzionamento del gruppo; per questo i devianti sono puniti in maniera spesso esemplare - Periferiche: riguardano questioni considerate marginali dal gruppo, per cui non c’è né accettazione né rifiuto.

41 Esperimento di Sherif sull’effetto autocinetico 1935
Scopo: studiare la formazione di norme in condizioni individuali e di gruppo Condizioni sperimentali: individuale: i soggetti vengono esposti individualmente all’effetto autocinetico di gruppo: 1) i soggetti vengono esposti all’effetto prima da soli poi in gruppo 2) i soggetti vengono esposti all’effetto prima in gruppo e poi da soli Compito dei soggetti: indicare di quanti pollici o frazioni di pollici si fosse mosta la luce presentata (in realtà immobile). Ciascun soggetto espresse circa un centinaio di giudizi in sedute di più giornate.

42 Risultati: A) Condizione individuale: i soggetti nel corso delle varie presentazioni elaborano una norma individuale come punto di riferimento per giudicare le variazione del movimento, che viene conservata nelle ripetizioni B) Condizione di gruppo: la situazione di gruppo fa convergere i giudizi individuali anche se più debolmente nella condizione di esposizione individuale seguita da quella di gruppo  L’esperimento ha contribuito a mettere in luce come si formino le norme in situazioni in cui i soggetti non hanno interessi personali o scopi comuni.

43 Funzioni dei ruoli - Avanzamento del gruppo: le norme sono funzionali al raggiungimento degli obiettivi del gruppo. Nelle situazioni di emergenza, come il conflitto con un altro gruppo, le norme possono divenire rigide e costrittive allo scopo di incrementare la coesione interna. - Mantenimento del gruppo: le norme permettono al gruppo di preservarsi in quanto tale, di continuare ad esistere in quanto entità condividendo, ad esempio, costumi,, pratiche religiose, abbigliamento, ecc. - Costruzione della realtà sociale: le norme assicurano al gruppo una concezione comune della realtà, che serve come punto di riferimento anche per l’autovalutazione dei membri per fronteggiare situazioni ambigue, non familiari, emozionali. - Definizioni delle relazioni con l’ambiente sociale: le norme consentono di precisare i rapporti con l’ambiente esterno, in quanto la realtà sociale costruita dentro al gruppo permette di giungere ad un consenso circa le relazioni con gli altri gruppi.

44 COMUNICARE NEI GRUPPI Struttura di comunicazione È l’insieme di comunicazioni (verbali e non) che si sono effettivamente scambiate all’interno di un gruppo. Es: chi parla di più e di meno, il contenuto delle comunicazioni, il momento temporale degli scambi, chi emette la comunicazione e chi la riceve, le comunicazioni non verbali. Rete di comunicazione È l’insieme dei canali di comunicazione presenti nel gruppo. I canali di comunicazione sono l’insieme di condizioni materiali che rendono possibile un passaggio di informazioni.

45 Esperimento di Moscovici e Lacuyer 1972
Scopo: esplorare l’influenza di uno spazio “caldo” o “freddo” sui processi decisionali di gruppo Compito dei soggetti: dilemmi di scelta, di cui uno più rischioso Condizioni sperimentali: 1) i soggetti sono disposti a quadrato intorno ad un tavolo; è considerata una condizione più calda perché permette alla gente di guardarsi , di interagire in modo più diretto 2) i soggetti sono disposti in allineamento cioè seduti uno di fianco all’altro; è considerata una disposizione più fredda, perché le persone non agiscono in modo agevole e diretto Risultati: i soggetti arrivano a decisioni più polarizzati nella condizione “a quadrato”.

46 Spiegazione: i soggetti hanno avuto modo di interagire più direttamente, si sono implicati di più, l’oggetto della discussione appare più concreto, la comunicazione è più spontanea e attiva  Anche la disposizione spaziale (come sono disposte le persone, ma anche com’è la stanza dell’incontro) contribuisce a creare percezione di climi “caldi” o “freddi” incidendo sui livelli di implicazione delle persone e quindi sull’esito delle decisioni

47 4. LA LEADERSHIP: TEORIE A CONFRONTO
Il leader è la persona che può influenzare gli altri membri del gruppo più di quanto sia essa stessa influenzata - In un gruppo può esservi più di un leader, ma con ambiti di influenza differenziati - Il leader può essere formale quando ha un incarico ufficiale, oppure informale, quando emerge nel corso delle interazioni ma non è istituzionalmente definita. - Il leader può essere imposto ad un gruppo o emergere spontaneamente, può essere legittimo o illegittimo - Il leader gioca il ruolo più importante nel dirigere le attività di gruppo, nel mantenimento delle sue tradizioni e nell’assicurare il raggiungimento degli obiettivi.

48 Distinzione fra le nozioni di:
- Potere: capacità di influenzare o di vincere le resistenze degli altri assicurandosi adesione o acquiescienza. - Autorità: legittimità dell’esercizio del potere che si fonda su regole stabilite e rispetto ad un certo campo di attività - Controllo: modalità in cui viene valutato il conseguimento degli obiettivi predefiniti e si assicura il rispetto di un certo patto sociale che lega fra di loro gli attori sociali. - Leadership: è una forma di influenza caratterizzata dalla capacità di creare un consenso volontario, un’accettazione soggettiva e motivata rispetto agli obiettivi del gruppo

49 Le teorie del grande uomo
 Tentativo di rilevare un insieme di tratti di personalità che costituiscono dei predittori o delle spiegazioni dell’emergere di un leader. - Esistono alcuni tratti di personalità che distinguono i leader dagli altri: un individuo con tali caratteristiche è un leader “naturale” indipendentemente dalla situazione - I tratti più tipici di un leader: propensione alla responsabilità ed alla esecuzione del compito, tenacia nel perseguire gli obiettivi, originalità nell’affrontare i problemi, tendenza a prendere l’iniziativa, fiducia in sé, capacità di tollerare le frustrazioni, abilità nell’influenzare gli altri… (Stodgill,1974) - Critiche: i comportamenti delle persone variano a seconda delle situazioni e la leadership è un processo interattivo (Hollander, 1985)

50 L’APPROCCIO SITUAZIONISTA
 Cerca di definire cosa sia richiesto ad un leader nella situazione in cui si trova, poiché un leader ha funzioni diverse in situazioni che richiedono compiti differenti I MODELLI DELLA CONTINGENZA  L’efficacia di una leadership è legata a situazioni particolari che il leader deve diagnosticare per modulare il proprio comportamento per raggiungere gli obiettivi - Il modello di Fiedler - Il modello di Vroom e Yetton - Il modello di Hersey e Blanchard LE TEORIE TRANSAZIONALI  Le relazioni fra leader e membri del gruppo si sviluppano e si mantengono attraverso uno scambio di risorse - La teoria di Hollander

51 LEADERSHIP TRASFORMAZIONALE LEADERSHIP CARISMATICA
- Si riferisce ad un processo che cambia e trasforma gli individui coinvolti - I leader stimolano le motivazioni dei seguaci allo scopo di raggiungere sia i propri scopi che quelli dei seguaci - Sono coinvolti valori, prospettive etiche e scopi a lungo termine - Il leader valuta le motivazioni dei sottoposti, va incontro ai loro bisogni, ne sviluppa le potenzialità; così cambia anche se stesso perché è pienamente coinvolto nelle interazioni LEADERSHIP CARISMATICA (fa parte degli approcci trasformazionali) - Il leader possiede dominanza, desiderio di influenzare, fiducia in sé, consapevolezza dei propri valori morali. - Fornisce forti modelli di ruolo ai seguaci perché adottino particolari credenze e valori. - Mostra elevati livelli di competenza - Ha la capacità di comunicare ai seguaci le sue alte aspettative nei loro confronti e ha fiducia nella loro capacità di rispondere ad esse. - E’ in grado di attivare le motivazioni rilevanti per raggiungere gli scopi

52 Effetti della leadership carismatica sui seguaci
- Fiducia (a volte fede) nell’ideologia del leader - Similarità tra le credenze dei seguaci e quelle del leader - Obiettivi elevati con la fiducia di poterli raggiungere - Incondizionata accettazione della leadership, che può arrivare ad obbedienza ed identificazione - Coinvolgimento emozionale - Sentimenti di affetto verso il leader che possono giungere alla devozione.  Secondo Baas il carisma è condizione necessaria ma non sufficiente per una leadership trasformazionale

53 Cosa caratterizza la leadership trasformazionale, quella transazionale e la non-leadership? (Bass e Avolio)  Fattori di leadership trasformazionale: - Influenza idealizzata  i comportamenti del leader (che antepone i bisogni altrui ai propri) sono modelli per i seguaci e danno un senso di missione - Stimolazione intellettuale  è incoraggiata la creatività - Motivazione ispirazionale  dà significato al lavoro generando entusiasmo e spirito di gruppo - Considerazione individualizzata  attenzione ai bisogni di tutti; promozione di opportunità di apprendimento; il comportamento è calibrato a seconda delle caratteristiche dei seguaci.

54  Fattori di leadership transazionale:
Si realizza quando il leader premia e punisce a seconda dell’adeguatezza delle prestazioni. - Ricompensa contingente degli sforzi dei seguaci (rinforzo positivo); è efficace anche se non come i fattori di leadership trasformazionale - Direzione per eccezione  critica tendente a correggere (rinforzo negativo); è attiva se le correzioni agli errori avvengono immediatamente e passiva se avvengono quando gli standard non sono stati raggiunti  Fattore di non - leadership: Assenza o evitamento della leadership. - Laissez faire  il leader rinvia le decisioni, non prende le sue responsabilità, non ha scambi coi sottoposti, non considera i loro bisogni.

55  Applicando il modello di Baas e Avolio sono state effettuate ricerche che mostrano che:
 I leader più efficaci usano prevalentemente lo stile trasformazionale e talvolta quello transazionale.  Nei gruppi diretti da un leader trasformazionale la soddisfazione è più elevata, vi sono migliori relazioni interpersonali e più impegno.  Punti di forza delle teorie trasformazionali. - Superamento dell’ottica della ricompensa - Si focalizzano sull’importanza dei valori che superano gli interessi soggettivi per un bene comune - La leadership è un processo interattivo che coinvolge bisogni e valori di leader e seguaci.  Critiche alle teorie trasformazionali. - Troppa enfasi sulla forza trascinante del leader - Sono basate solo su analisi di leadership ad alto livello

56 5. FORZE CENTRIPETE E CENTRIFUGHE NEL GRUPPO: UNIFORMITA’ E DIVERGENZA
- Coesione e conformità tendono a mantenere unito il gruppo nel tempo e a rendere uniforme la sua visione del mondo - Devianza e conflitti (intra o inter-gruppo) minano la coesione e la stabilità del gruppo I PROCESSI SCISMATICI SCISMA: Processo di divisione di un gruppo in sottogruppi e secessione finale di almeno uno dei sottogruppi dal gruppo originario  Condizioni necessarie perché avvenga uno scisma - Percezione di una minacci all’identità di gruppo  la minaccia è interna, cioè portata da un sottogruppo nei confronti della “vera”identità del gruppo; si teme una futura identità che contrasta con la storia e le tradizioni del gruppo - Percezione di una mancanza di entitatività del gruppo  non c’è più coerenza interna, il cemento del gruppo sembra perso.

57 - Effetto accentuazione  quando si realizzano le due condizioni precedenti, vengono accentuate le differenze fra i sottogruppi avversi e le somiglianze fra i membri di uno stesso sottogruppo - Le percezioni dei due gruppi devono essere simmetriche, cioè reciproche  se c’è asimmetria è più probabile trovare un via di negoziazione - Lo scisma dipende anche da fattori contestuali  es: le relazioni di status fra i sottogruppi - Perché avvenga uno scisma è importante anche il verificarsi di un evento scatenante.  Esempi studiati da Sani e Reicher (1998, 99): - Lo scisma del PCI nel 1991, da cui emergono PDS e RC; l’evento scatenante è il dibattito sul cambiamento del nome, del simbolo e del programma del partito avviato da Occhetto, allora segretario del PCI. - Lo scisma della Chiesa d’Inghilterra dovuto al problema dell’ordinazione delle donne prete.

58 6. CONFRONTI, CONFLITTI E TENSIONI NELLE RELAZIONI FRA GRUPPI
Mappa sociale di Winston Parva (Elias, Scotson, 1965) Esempio di processo di stigmatizzazione di gruppo e di discriminazione nei confronti dell’outgroup. Zona1: area residenziale abitata da classi medie Zona2: area abitata dalla classe operaia di vecchio insediamento (gli established), rete sociale di famiglie con tabù condivisi, codice normativo piuttosto rigido Zona3: area abitata dalla classe operaia di nuovo insediamento (gli outsiders), presenza di alcune famiglie problematiche, tasso più elevato di delinquenza giovanile - Gli established metto in atto processi di etichettamento e di stereotipizzazione contro gli outsiders - Gli outsiders sono percepiti come una minoranza anomica; la discriminazione si sostanzia in processi di esclusione e congelamento delle relazioni; si pratica un evitamento ideologico. - Nel corso dello studio di campo si realizza un decremento della delinquenza nella Zona 3, che diventa quasi sovrapponibile a quello della Zona 2, ma la discriminazione non varia.

59 Quali sono le caratteristiche del comportamento intergruppi?
 Tajfel (1981): si può immaginare che comportamento interpersonale e comportamento intergruppi siano posti su un continuum teorico Comportamento intergruppi: prevarrà in presenza della credenza secondo cui i confini tra due gruppi sono rigidi: per modificare la propria condizione, l’individuo deve operare come membro del gruppo per perseguire un cambiamento sociale Comportamento interpersonale: prevarrà in presenza della credenza secondo cui i confini tra i gruppi sono permeabili: per modificare la propria condizione, l’individuo può passare da un gruppo all’altro.  La percezione di una situazione sociale come rilevante per l’appartenenza di gruppo dipende: - dalla consapevolezza di tale appartenenza - dall’ampiezza delle valutazioni positive e negative ad essa associate - dall’estensione dell’investimento emozionale ad essa associato

60 In quali condizioni si genera animosità fra i gruppi?
Sherif et al. (1961): i fenomeni intergruppi non possono essere spiegati invocando esclusivamente problemi di personalità o frustrazioni individuali E’ necessario considerare le proprietà dei gruppi e le conseguenze dell’appartenenza di gruppo sugli individui Ricerche nei campi estivi ( ) Partecipanti: adolescenti americani, non consapevoli di partecipare ad una ricerca, che trascorrevano due settimane in un campo estivo diretto da Sherif e collaboratori 1) Dopo una settimana, divisione in due gruppi distinti, Rossi e Blu, apparentemente al fine di organizzare le attività del campo. Separazione degli amici più stretti. Fine delle attività comuni. - Evoluzione delle abitudini e delle gerarchie intragruppi

61 2) Introduzione di competizione fra i due gruppi
- Rapido deterioramento delle relazioni intergruppi, caratterizzate da ostilità e formazione di stereotipi negativi dell’altro gruppo. Forte coesione all’interno di ciascun gruppo Le tensioni intergruppi non cessavano nemmeno al termine delle situazioni competitive 3) Introduzione di uno scopo sovraordinato per i due gruppi - Diminuzione dell’ostilità e della tensione fra i gruppi  Conclusioni di Sherif: - il conflitto di interessi, anche rappresentato da giochi competitivi, è all’origine del conflitto intergruppi. - scopi competitivi conducono dunque a conflitto intergruppi - scopi sovraordinati conducono a cooperazione fra gruppi  Ma è davvero necessario, come indicato da Sherif, che sia presente un interesse materiale concreto per originare una tensione intergruppi?

62 Linea di ricerca di Rabbie ed Horwitz (1969):
 Quali sono le condizioni minime sufficienti a generare discriminazione intergruppi? - è sufficiente la mera classificazione in gruppi? - o è necessaria l’esperienza di un destino comune? Procedura sperimentale: divisione di soggetti estranei fra loro in Blu e Verdi, seguita o meno da un’esperienza di destino comune di gruppo. Variabile dipendente: positività delle “prime impressioni” sui membri dell’ingroup e dell’outgroup Risultati: l’esperienza di un destino comune, positivo o negativo, è la condizione necessaria e sufficiente per osservare favoritismo verso il gruppo di appartenenza

63 Linea di ricerca di Tajfel, Billig, Bundy e Flament (1971)
 La semplice categorizzazione in gruppi, in assenza di conflitti oggettivi di interessi o di interdipendenza del destino, può stimolare favoritismo verso l’ingroup? Paradigma sperimentale dei “gruppi minimi” - assenza di interazioni faccia a faccia - anonimato di tutti i membri dei gruppi - assenza di un legame strumentale fra i criteri di categorizzazione in gruppi e le risposte richieste ai soggetti - assenza di interesse personale nelle risposte dei soggetti - rilevanza delle risposte richieste per i partecipanti Compito sperimentale: distribuzione di risorse ad un membro dell’ingroup e dell’outgroup mediante matrici, strutturate in modo tale per cui ad una certa somma per il membro dell’ingroup ne corrisponde un’altra per il membro dell’outgroup

64  Esempio di matrice utilizzata da Tajfel e al. (1971)
25 8 23 10 19 9 21 11 17 12 15 13 14 16 18 3 1 5 Blu 13 Verdi 18 - In questo caso, la riga superiore indica il gruppo di appartenenza, la riga inferiore l’altro gruppo  Strategie di scelta possibili: - Massimo profitto comune: scelta della casella corrispondente alla somma più alta da “estorcere” allo sperimentatore - Massimo profitto per il gruppo di appartenenza: massimo punteggio per il membro del gruppo di appartenenza - Massima differenza a favore del gruppo di appartenenza: scelta che massimizza la differenza anche se questo implica un guadagno relativamente minore rispetto a quello massimo possibile - Imparzialità: punteggi uguali o simili per i due destinatari

65  Risultati - preponderanza di scelte di massimo profitto per il gruppo di appartenenza e soprattutto di massima differenza a favore dell’ingroup - rilevanza della scelta di equità  Interpretazione avanzata da Tajfel et al. (1971): - le scelte dei partecipanti riflettono un compromesso fra due norme sociali: una norma di equità ed una norma centrata sul primato del proprio gruppo, in base alla quale è “appropriato” favorire i membri del proprio gruppo a discapito di gruppi esterni  Conclusioni: - la categorizzazione sociale di per sé è sufficiente per produrre discriminazione intergruppi

66 Modello della differenziazione categoriale di Doise (1976)
- Il processo di categorizzazione fornisce uno strumento per differenziare gruppi e categorie sociali. - Distinzione fra tre aspetti delle relazioni intergruppi: comportamentale, dei giudizi di valore e delle rappresentazioni - Le differenziazioni a ciascun livello sono interconnesse: ad esempio, un giudizio di valore ed una rappresentazione generalmente accompagnano il comportamento intergruppi  Verifiche sperimentali al modello della differenziazione categoriale: - l’aspettativa di interazioni competitive con un altro gruppo induce un aumento della differenziazione - l’incrocio delle appartenenze categoriali provoca una diminuzione delle differenziazioni categoriali

67 LA TEORIA DELL’IDENTITA’ SOCIALE
- Il confronto intergruppi attiva negli appartenenti un bisogno di specificità positiva del proprio gruppo rispetto all’outgroup. - Attraverso il raggiungimento di tale specificità positiva, il gruppo contribuisce a fornire ai suoi membri un’identità sociale positiva  Identità sociale: l’insieme degli aspetti del concetto di sé che derivano dall’appartenenza ad un gruppo  Competizione sociale: il conflitto fra gruppi può essere la conseguenza di una competizione non solo per risorse materiali, ma anche di una competizione per il prestigio - Tre processi fondamentali in gioco nella competizione sociale: la categorizzazione sociale l’identificazione sociale il confronto sociale

68 I processi cognitivi che sottostanno ai fenomeni intergruppi
TEORIA DELLA CATEGORIZZAZIONE DEL SE’ (Turner et al., 1987)  Obiettivo: spiegare gli antecedenti e le conseguenze della formazione psicologica di un gruppo, partendo dal processo cognitivo di categorizzazione  Differenze fra Teoria della categorizzazione di Sé (SCT) e Teoria dell’Identità Sociale (SIT): - La SIT considera l’identità sociale come un aspetto di Sé derivante dall’appartenenza di gruppo; per l’SCT essa costituisce un livello di astrazione della rappresentazione cognitiva del sé - La SIT distingue fra agire nei termini del Sé ed agire nei termini del gruppo; la SCT considera comportamento individuale e di gruppo come un agire nei termini del Sé, un Sé che opera a diversi livelli di astrazione

69  Tre livelli di categorizzazione di sé:
- livello sovraordinato: Sé come essere umano (identità umana) - livello intermedio: Sé come membro di un gruppo (identità sociale) - livello subordinato: Sé come individuo unico (identità personale)  Conseguenze della categorizzazione di sé a livello intermedio: - accentuazione del carattere prototipico e stereotipico del gruppo - depersonalizzazione della percezione di sé, che comporta un incremento della somiglianza percepita fra sé ed i membri del proprio gruppo  Critiche: è difficile predire con esattezza quale categorizzazione di sé sarà saliente in contesti in cui le categorizzazioni possibili sono numerose (Hogg e McGarty, 1990

70 Individualismo e collettivismo nella dinamica intergruppi
MODELLO DI HINKLE E BROWN (1990)  Critiche ai postulati fondamentali della SIT: - In alcuni esperimenti riguardanti i rapporti di status fra gruppi, i gruppi di status inferiore evidenziano favoritismo verso l’outgroup - In situazioni di confronto multidimensionale con altri gruppi, uno stesso gruppo può dimostrare favoritismo verso l’ingroup su certe dimensioni e favoritismo verso l’outgroup su altre - Frequente assenza di correlazione fra identificazione con il gruppo di appartenenza e favoritismo verso l’ingroup - In alcuni contesti intergruppi, i gruppi non sembrano impegnarsi in processi di confronto Le società collettiviste sono centrate sul gruppo, le società individualiste sono centrate sull’individuo e sui suoi bisogni

71  Hinkle e Brown: introduzione di due dimensioni che permettono di differenziare fra tipologie di gruppi Individualismo - collettivismo - Le società collettiviste sono centrate sul gruppo, le società individualiste sono centrate sull’individuo e sui suoi bisogni - Triandis (1990): a livello di individui, si può distinguere fra personalità idiocentriche e allocentriche Orientamento autonomo - relazionale - I gruppi autonomi non effettuano confronti con altri gruppi, ma ad esempio valutano l’ingroup rispetto a criteri astratti - Ipotesi derivante: I processi socio psicologici previsti dalla SIT possono verificarsi solo in individui o gruppi collettivisti con orientamento relazionale

72  Le verifiche al modello condotte da Hinkle e Brown hanno dimostrato che:
- Le dimensioni individualismo - collettivismo e orientamento autonomo - relazione sembrano essere indipendenti - Gli individui collettivisti e relazionali esprimono la correlazione più alta fra identificazione con il gruppo e favoritismo verso lo stesso  Problemi - Negli esperimenti condotti, la dimensione individualismo-collettivismo riguardava il livello degli individui, non dei gruppi - Necessità di specificare i processi in gioco per gli altri tre tipi di gruppi


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