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Percorsi formativi per l’autoimpreditorialità giovanile

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Presentazione sul tema: "Percorsi formativi per l’autoimpreditorialità giovanile"— Transcript della presentazione:

1 Percorsi formativi per l’autoimpreditorialità giovanile

2 Il sistema Impresa Prof. Francesco Contò
Caos - Potenza 10/11 Marzo 2011

3 L’impresa e l’ambiente esterno

4 Perché nasce un’azienda?
Nasce per rispondere ad uno o più bisogni (si concretizzano nella produzione di un bene o nell’erogazione di un servizio), espressi da un preciso mercato ossia da un ben definito target di persone o aziende (orientamento al mercato - o al prodotto - attraverso la soddisfazione di un bisogno) L’azienda: il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa L’impresa: un’attività economica esercitata professionalmente ed organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi.

5 1. L’IMPRESA E L’AMBIENTE ESTERNO
Organizzazione economica che, mediante l’impiego di un complesso di risorse, acquisisce e produce beni o servizi da scambiare con entità esterne, al fine di conseguire un reddito.

6 1. L’IMPRESA E L’AMBIENTE ESTERNO
ISTITUTO ECONOMICO ATTO A PERDURARE Unità economica con propria autonomia organizzativa … tesa all’economicità … con carattere non accidentale e una proiezione ad un tempo indefinito.

7 1. L’IMPRESA E L’AMBIENTE ESTERNO
All’interno di un’impresa devono sussistere quattro elementi fondamentali: 1. l’organizzazione; 2. il processo produttivo; 3. lo scambio con l’esterno; 4. il reddito.

8 L’AMBIENTE Denaro Denaro Risorse Prodotti MERCATO DI ACQUISTO
MERCATO DI VENDITA AZIENDA INFORMAZIONI

9 un sistema aperto di tipo socio-tecnico
L’impresa come sistema socio-tecnico L’impresa è quindi: un sistema aperto di tipo socio-tecnico Operano risorse umane e tecniche Deve intrattenere relazioni di scambio con l’esterno Insieme di organi aventi compiti specifici, atti al raggiungimento di un comune risultato.

10 L’impresa come sistema
Sistema organizzato che richiede: CAPITALE LAVORO Elemento oggettivo Elemento soggettivo IL LAVORO ATTIVA E DINAMIZZA IL CAPITALE

11 SCOPO DI UTILITA’ GENERALE
Le aziende di produzione AZIENDE DI PRODUZIONE SCOPO DI LUCRO SCOPO DI UTILITA’ GENERALE IMPRESE ASSOCIAZIONI FONDAZIONI ENTI POLITICO-SOCIALI (PUBBLICA AMM.NE)

12 corresponsione di un prezzo
Le relazioni tra i soggetti economici SOGGETTI ECONOMICI IMPRESE PUBBLICA AMM.NE FAMIGLIE Flussi Reali Monetari Fattori produttivi corresponsione di un prezzo

13 FAMIGLIE IMPRESE Le relazioni sistemiche Imprese-Famiglie Beni/servizi
Prezzo Salari e stipendi IMPRESE FAMIGLIE Lavoro Utili/Interessi Capitali

14 PUBBLICA AMM.NE IMPRESE
Le relazioni sistemiche Imprese-P.A. Beni/servizi Prezzo Tasse/imposte PUBBLICA AMM.NE IMPRESE Servizi Utili/Interessi Capitali

15 PUBBLICA AMM.NE FAMIGLIE
Le relazioni sistemiche Famiglie-P.A. Lavoro Salari e stipendi Tasse/imposte PUBBLICA AMM.NE FAMIGLIE Servizi Interessi Capitali

16 Le imprese. Classificazione
DIMENSIONE IMPRESE PICCOLE MEDIE GRANDI Parametri principali: Volume d’affari Investimenti Numero di addetti

17 Classificazione delle imprese: il concetto di dimensione (I)
Per definire la dimensione di un’impresa vengono utilizzati parametri che possono essere raggruppati in quattro classi: parametri economici: fatturato, valore aggiunto; parametri tecnici: produzione realizzata, capacità di produzione; parametri patrimoniali: patrimonio netto, totale attivo patrimoniale, capitale investito; parametri organizzativi: addetti occupati.

18 Classificazione delle imprese: il concetto di dimensione (II)
Secondo i criteri stabiliti dall’ISTAT è possibile individuare: 1. Piccole imprese: meno di 99 dipendenti; 2. Medie imprese: tra i 100 e i 499 dipendenti; 3. Grandi imprese: i 500 dipendenti. Invece, la Comunità Europea definisce: le piccole imprese quelle fino a 50 addetti; le medie imprese quelle fino a 200 addetti le grandi imprese quelle fino a 250 addetti.

19 DISTRETTI INDUSTRIALI
I legami tra le imprese IMPRESE GRUPPI RETI DISTRETTI INDUSTRIALI Legami gerarchici Legami di mercato Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 19

20 Le imprese. Classificazione
SETTORE IMPRESE SETTORE PRIMARIO SETTORE SECONDARIO SETTORE TERZIARIO Aziende di produzione originaria, fattori produttivi che provengono direttamente dalla natura Aziende che operano nella trasformazione fisica delle materie prima Aziende di servizi AZIENDE AGRICOLE, ESTRATTIVE, CACCIA & PESCA COMMERCIO, TRASPORTI, SERVIZI, BANCHE, ASSICURAZIONI… AZIENDE INDUSTRIALI

21 Gli assetti istituzionali delle imprese
Impresa capitalistica: imprenditore capitalista proprietario dei mezzi di produzione e gestore diretto dell’attività produttiva; Impresa manageriale: scissione tra proprietà e governo dell’impresa; Impresa cooperativa: comunanza di scopi tra coloro che vi partecipano; Organizzazioni non profit: amministrazione del capitale pubblico o privato al fine di raggiungere finalità senza scopo di lucro.

22 Classificazione delle imprese:l’assetto strutturale
Per quanto concerne l’assetto strutturale delle imprese, esse possono essere organizzate società di persone e società di capitali. La forma giuridica disciplina i rapporti esterni, vale a dire la responsabilità dei soci e gli adempimenti civilistici e fiscali a cui l’impresa deve sottostare. Inoltre, per quanto riguarda la natura del soggetto proprietario, le imprese si classificano in private, pubbliche e miste.

23 L’impresa e il mercato

24 AMBIENTE IMPRESA 2. L’impresa e il mercato
Acquisizione materie prime e Scelta delle porzioni di mercato da soddisfare Ambiente transazionale Ambiente competitivo

25 Rapporti tra impresa e mercato (I)
Nell’interpretazione dei rapporti impresa-ambiente due sono i principali fili conduttori: il progresso tecnologico e lo sviluppo economico. Il primo si riflette più direttamente sull’offerta e il secondo sulla domanda di beni e di servizi. Il progresso tecnologico influenza notevolmente la struttura di un settore industriale e la sua competitività, trasformandosi in sviluppo economico.

26 Rapporti tra impresa e mercato (II)
Ogni impresa si collega con: a) il mercato del lavoro, da cui attingere la manodopera; b) il mercato della produzione, da cui attingere le materie prime; c) il mercato finanziario, da cui attingere le risorse finanziarie per poter intraprendere l’attività economica desiderata; d) il mercato di vendita, costituito dagli acquirenti dei beni o servizi prodotti.

27 DEFINIZIONE DI MERCATO
Le forme di mercato (I) DEFINIZIONE DI MERCATO Per mercato si intende il complesso degli atti di scambio che si manifestano o che potrebbero manifestarsi in rapporto ad un determinato prodotto e in un certo ambito territoriale. Ogni mercato di differenzia dagli altri: per le modalità qualitative, quantitative e temporali di manifestazione della domanda; per il grado di concentrazione dell’offerta.

28 Le forme di mercato (II)
Il mercato concorrenziale si basa su quattro condizioni fondamentali: 1. Atomizzazione dell’offerta; 2. Omogeneità dei prodotti e dei venditori; 3. Trasparenza del mercato; 4. Libertà d’ingresso nel mercato.

29 FORME DI MERCATO CONCORRENZA PERFETTA MONOPOLIO OLIGOPOLIO
Le forme di mercato (III) FORME DI MERCATO CONCORRENZA PERFETTA MONOPOLIO OLIGOPOLIO CONCORRENZA IMPERFETTA

30 CONCORRENZA PERFETTA E’ una forma di mercato ideale, riscontrabile nella realtà solo in alcuni casi E’ il modello ipotizzato dalla teoria neoclassica e si basa sul principio del laissez faire acquirenti venditori prezzo offerta domanda

31 CONCORRENZA PERFETTA POLVERIZZAZIONE DELLA DOMANDA
POLVERIZZAZIONE DELL’OFFERTA OMOGENEITA’ DEL PRODOTTO CARATTERI TRASPARENZA DEL MERCATO LIBERTA’ DI ENTRATA E DI USCITA MOBILITA’ DEI FATTORI PRODUTTIVI

32 MONOPOLIO Mercato in cui l’offerta è concentrata nelle mani di un unico produttore, che può regolarla a piacere senza temere la concorrenza delle altre imprese Si tratta per lo più di un mercato teorico, difficilmente riscontrabile nella realtà in tutti i suoi caratteri

33 MONOPOLIO CONCENTRAZIONE DELL’OFFERTA POLVERIZZAZIONE DELLA DOMANDA
BARRIERE ALL’ENTRATA CARATTERI CONTROLLO SUL PREZZO MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO

34 OLIGOPOLIO POLVERIZZAZIONE DELLA DOMANDA POCHI OFFERENTI CARATTERI
OMOGENEITA’ O MENO DEL PRODOTTO CARATTERI INTERDIPENDENZA DIFFERENZIAZIONE DEL PREZZO BARRIERE ALL’ENTRATA

35 CONCORRENZA MONOPOLISTICA
POLVERIZZAZIONE DELLA DOMANDA POLVERIZZAZIONE DELL’OFFERTA DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO CARATTERI DIFFERENZIAZIONE DEI PREZZI LIBERTA’ DI ENTRATA E DI USCITA MOBILITA’ DEI FATTORI PRODUTTIVI

36 numerosissime una poche numerosissime
SINTESI Numero delle imprese Forme di mercato Concorrenza perfetta Monopolio Oligopolio Concorrenza monopolistica numerosissime una poche numerosissime

37 piccole grande grandi piccole e medie
SINTESI Dimensione delle imprese Forme di mercato Concorrenza perfetta Monopolio Oligopolio Concorrenza monopolistica piccole grande grandi piccole e medie

38 VANTAGGIO PER IL CONSUMATORE CONCORRENZA MONOPOLISTICA
OLIGOPOLIO CONCORRENZA PERFETTA MONOPOLIO +

39 La domanda (I) Per DOMANDA di un bene si intende la capacità effettiva ad acquistare quel bene che si intende consumare ad un determinato prezzo. Solitamente, la domanda di una bene tende ad aumentare al diminuire del prezzo del bene stesso. La domanda esercitata dai consumatori o dalle imprese dipende da molti fattori, quali: reddito, gusti, prezzo e aspettative. Anche le imprese possono domandare e/o acquistare la quantità di fattori produttivi che desiderano, ai prezzi che si stabiliscono sul mercato.

40 La domanda (II) Per le imprese, la quantità del fattore produttivo che conviene acquistare dipende: 1) dal livello di produzione che l’impresa intende realizzare; 2) dalle tecniche che l’impresa si propone di attuare; 3) dalle aspettative. Per quanto concerne la concentrazione della domanda si ha il caso di un solo acquirente (monopsonio), di pochi grandi acquirenti (oligopsonio) e di molti piccoli acquirenti (domanda polverizzata).

41 Costruzione della curva di domanda: un esempio
Prezzo E 125 100 75 50 25 D C B A 100 200 350 500 700 Quantità Prezzo (cent euro al kg) Domanda di X Domanda di Y Domanda di mercato A 25 28 16 700 B 50 15 11 500 C 75 5 9 350 D 100 1 7 200 E 125 6

42 La curva di domanda è (generalmente) decrescente
Prezzo quanto maggiore è il prezzo, tanto minore è la quantità domandata Quantità domandata

43 ELASTICITA’ DELLA DOMANDA: Variazione della domanda al variare del prezzo.
La domanda (III) Una domanda fortemente elastica produce una situazione d’incertezza per i produttori; Una domanda anelastica, o scarsamente elastica determina invece situazioni di mercato più regolari e tassi di crescita prevedibili. Ogni impresa, quindi preferirà una domanda anelastica, che determina una situazione di mercato in cui l’impresa può influire sul prezzo attraverso particolari operazioni, come, ad esempio, la pubblicità.

44 Determinanti della domanda
Quali fattori determinano quanti gelati acquistare? Prezzo di mercato Reddito del consumatore Prezzo di altri beni Preferenze Aspettative

45 L’offerta Per OFFERTA si intende la quantità di un certo bene o servizio che viene messa in vendita in un dato momento a un dato prezzo. Si possono considerare tre tipi di offerta: 1. offerta istantanea: quantità del bene è data; 2. offerta di breve periodo: la quantità del bene può variare in seguito all’adattamento della produzione; 3.offerta di lungo periodo: la quantità può variare in seguito all’adattamento della produzione. L’offerta tende a crescere all’aumentare del prezzo, sia nel breve periodo che nel lungo periodo.

46 La curva di offerta è (generalmente) crescente
Prezzo Quanto maggiore è il prezzo, tanto maggiore è la quantità offerta Quantità offerta

47 Determinanti dell’offerta
Prezzo di mercato Costo dei fattori Tecnologia Aspettative

48 L’equilibrio fra domanda e offerta
In equilibrio non c’è né eccesso di domanda, né eccesso di offerta E’ una situazione in cui non vi è alcun incentivo a cambiare posizione Ai fini del funzionamento di un mercato, non è importante l’equilibrio in termini di risultati fra domanda e offerta, quanto quello fra potenzialità di produzione e capacità di assorbimento. È molto importante analizzare il tasso di sviluppo della domanda e dell’offerta, poiché è soprattutto in funzione delle prospettive di espansione, stazionarietà e declino della domanda che si orientano i comportamenti imprenditoriali.

49 La determinazione del prezzo
S ECCESSO DI OFFERTA D d 100= p1 C c EQUILIBRIO pe 75= b B 50= p2 ECCESSO DI DOMANDA D Q pe è detto prezzo di equilibrio

50 I fattori di competitività del mercato
La competitività di un’impresa è legata alla sua efficienza funzionale, strategica e all’efficienza del sistema interaziendale di cui fa parte. Un’impresa può sopravvivere se mantiene un vantaggio competitivo nel mercato e, per conservare tale vantaggio, essa si deve innovare(innovazione tecnologica.) La differenziazione tra le imprese può essere spiegata in termini di dotazione dinamica di capacità: attitudine a concepire e realizzare proficuamente il cambiamento.

51 Caratteristiche di struttura del mercato (I)
Caratteristiche della domanda Situazioni di mercato Grado di concentrazione Monopsonio Oligopsonio Domanda frazionata Grado di elasticità Domanda elastica Domanda anelastica Grado di differenziazione Domanda omogenea Domanda differenziata

52 Caratteristiche di struttura del mercato (2)
Caratteristiche della offerta Forme di mercato Grado di concentrazione Monopolio Oligopolio Concorrenza perfetta Grado di differenziazione Concorrenza monopolistica Oligopolio differenziato

53 Caratteristiche di struttura del mercato (3)
Barriere alla concorrenza Tipi di barriere Barriere all’entrata Economie di scala Disponibilità di brevetti o know - how Controllo fattori produttivi essenziali Barriere di mobilità Differenziazione dei prodotti Barriere all’uscita Difficoltà del disinvestimento Ostacoli al fallimento o liquidazione

54 Caratteristiche di struttura del mercato (4)
Equilibrio tra domanda e offerta Tipo di mercato Domanda superiore all’offerta Mercato del venditore Offerta superiore alla domanda Mercato del compratore

55 Le funzioni dell’impresa

56 AZIENDA 3. LE FUNZIONI DELL’IMPRESA ORGANIZZAZIONE ECONOMICA
SISTEMA SOCIALE STRUTTURA PATRIMONIALE ORGANIZZAZIONE ECONOMICA

57 Le funzioni dell’impresa (II)
Organizzazione economica: soddisfacimento dei bisogni umani mediante la creazione di beni rivendibili. Sistema sociale: distribuzione di ricchezza, utile per il soddisfacimento dei bisogni di chi vi opera al suo interno. Struttura patrimoniale:complesso di beni organizzato e retto per lo svolgimento di processi produttivi. Questa caratteristica presuppone la presenza di un imprenditore che dovrà generare del reddito dopo aver investito il proprio capitale.

58 Le funzioni dell’impresa (3)
Un’azienda che non è in grado di soddisfare i bisogni della società è un’organizzazione inutile, che non risponde a finalità economiche e che non acquisisce alcuna legittimazione a sopravvivere. Un’organizzazione che non assicura il dovuto corrispettivo a chi vi opera è destinata a disgregarsi Infine, un’azienda che non è in grado di generare un profitto non può alimentare i suoi processi di investimentoe con il passare del tempo è destinata a scomparire.

59 L'impresa come insieme di risorse, attività e processi
L 'impresa può essere rappresentata come un un insieme di risorse coordinate e organizzate in attività specialistiche e connesse fra loro in processi. Le risorse sono state individuate in cinque tipologie: umane; finanziarie; materiali; organizzative; tecnologiche.

60 Si parla anche di risorse intangibili:
L'impresa come insieme di risorse, attività e processi (II) Si parla anche di risorse intangibili: con riguardo all'interno dell'azienda: la marca, l'immagine, la reputazione e le risorse di conoscenza; mentre, con riferimento all'esterno dell'impresa, le risorse di fiducia e le altre relazioni con altri soggetti che consentono di utilizzare le competenze esterne.

61 L'impresa come insieme di risorse, attività e processi (III)
Le attività sono tutte le azioni che un' azienda svolge per progettare, vendere, consegnare ed assistere i suoi prodotti (Porter, 1985); Un processo è un insieme di attività che produce un risultato che ha un valore immediato per un cliente, interno o esterno all'organizzazione, (ad esempio, l'evasione degli ordini è un processo). Gestire le imprese secondo processi è un approccio sempre più in linea con le caratteristiche attuali dell'ambiente economico e le più recenti teorie manageriali.

62 AZIENDA RISORSE Coordinate in ATTIVITA’ Connesse fra loro in PROCESSI
umane; finanziarie; materiali; organizzative; tecnologiche. RISORSE Coordinate in ATTIVITA’ Connesse fra loro in PROCESSI

63 LE TEORIE DELL’IMPRESA

64 Le finalità dei comportamenti imprenditoriali
Quando si parla di finalità imprenditoriali ci si riferisce a più figure in quanto sulle finalità del soggetto economico esiste una diversità di interpretazioni, pertanto bisogna considerare sempre le diverse composizioni dei gruppi. In particolare, le distinzioni di maggior rilievo sono due: imprenditoria privata e pubblica, imprenditoria diretta e delegata (manageriale).

65 La teoria della massimizzazione del profitto (I)
Il profitto è il compenso che spetta all’imprenditore per l’organizzazione dei fattori produttivi (teoria classica). Alcune teorie considerano il reddito quale corrispettivo per organizzazione dei fattori produttivi; altre considerano il profitto come la quota destinata a ripagare il rischio corso dall’imprenditore per l’investimento del capitale. Pertanto, il profitto può essere considerato un’entità composta.

66 La teoria della massimizzazione del profitto (II)
I comportamenti degli imprenditori hanno, in genere, la finalità di conseguire il massimo profitto dalla loro attività economica. E’ importante analizzare il fattore tempo e il rischio: è importante per un imprenditore cercare di massimizzare il profitto nel lungo periodo. Inoltre, i gruppi imprenditoriale tendono alla massimizzazione delle fonti di gestione più che del profitto inteso come risultato contabile.

67 La teoria manageriale della dimensione aziendale
Lo sviluppo della dimensione aziendale e il suo relativo potenziamento rappresenta, al pari della massimizzazione del profitto, un’altra importante finalità di lungo periodo a cui bisogna tendere. Tale finalità è spesso perseguita dalla direzione aziendale (manager), poiché si traduce in un maggior prestigio. Teoria della crescita sostenibile: è importante per un’impresa conciliare armonicamente gli obiettivi legati alla massimizzazione del profitto.

68 La teoria del successo sociale e i rapporti con l’etica d’impresa
Le finalità dell’imprenditore sono, in ordine crescente di importanza, quelle di assicurare la sopravvivenza dell’impresa (mediante la massimizzazione del profitto), di affermarsi nell’ambito della classe sociale di appartenenza e di assumere posizioni di rilievo nella comunità. Il successo aziendale per essere costruito in modo solido deve poggiare sul rispetto di equilibri economici e morali. l mix tra valori etici, morali ed economici riesce a far conseguire all’imprenditore un ruolo di primaria importanza all’interno della società civile.

69 Prestigio Potere Profitto
L’imprenditore, per giungere al successo deve seguire il percorso della seguente scala delle tre P: Prestigio Potere Profitto

70 La teoria del successo sociale
(Profitto, Potere, Prestigio) Trascendenti Prestigio (Paradiso) Finalità-Valori Potere (Purgatorio) Profitto (Inferno) Materiali Breve Lungo Orizzonte temporale

71 La teoria della creazione del valore
Finalità dell’impresa è quella di generare valore economico. Valore Economico = valore generato dall’impresa attraverso il processo di trasformazione delle risorse in nuove risorse - tangibili o intangibili. Un’impresa genera valore se il valore di mercato dei prodotti/servizi offerti è superiore al valore di mercato delle risorse impiegate nel processo di trasformazione e se il valore delle risorse in output è superiore a quello delle risorse in input La teoria del valore, pone l’impresa alla stregua di un investimento: il suo valore è pari al valore attuale dei flussi di cassa prospettici più il valore residuo alla fine del periodo considerato (opzioni reali – sviluppo dei flussi)

72 VALORE DELL’IMPRESA = Valore degli asset in place + Valore delle growth opportunities VALORE ECONOMICO ATTUALE (DEGLI ASSET IN PLACE O VALORE STAND ALONE) valore attuale dei flussi di cassa prospettici generabili da beni tangibili e da beni intangibili Valore Economico Potenziale (delle growth opportunities o valore delle opzioni reali)

73 Teoria degli stakeholders: la visione sociale dell’impresa
Un’impresa può essere considerata come un’istituzione sociale a finalità plurime, il cui compito è di creare valore in senso ampio, ovvero non solo valore economico, ma anche valore sociale. L’impresa è al centro di una serie di rapporti con differenti gruppi sociali ed economici, tali interlocutori sono chiamati “stakeholder”. La teoria degli stakeholders descrive natura ed estensione delle relazioni che interessano il sistema di impresa, internamente ma soprattutto con riferimento ai soggetti esterni ad essa.

74 Stakeholders interni La descrizione del sistema degli stakeholder
PROPRIETA’ DIPENDENTI MANAGEMENT Proprietà: gruppo di soggetti a cui possono essere associati interessi nell'impresa e, al contempo, capacità di influenza sulle dinamiche aziendali. La proprietà è in grado di incidere sulla vita dell'azienda e, in essa, ripone una serie rilevante di aspettative.

75 Gli stakeholder interni (II)
Le imprese possono avere una struttura proprietaria concentrata oppure frammentata. La suddivisione più importante nell'ambito degli stakeholder proprietari è quindi quella che divide gli azionisti di maggioranza da quelli di minoranza. L'altra suddivisione rilevante riguarda la natura industriale o finanziaria degli azionisti. Esistono, infine, anche azionisti che non hanno né na matrice industriale né una finanziaria: solitamente ciò avviene quando la proprietà è pubblica.

76 Gli stakeholder interni (III)
Dipendenti: coloro che apportano all'impresa il lavoro. La posizione dei dipendenti in qualità di stakeholder dipende essenzialmente da due macro-fattori: il livello di partecipazione della forza lavoro ai processi decisionali; il livello di rappresentanza e la rilevanza delle associazioni sindacali.

77 Gli stakeholder interni (IV)
II manager partecipa all'attività direzionale dell'impresa con maggiore o minore autonomia rispetto alla proprietà, e il suo ruolo nasce proprio da un processo di delega della gestione. La posizione del management come stakeholder di impresa dipende essenzialmente da quattro fattori: le dimensioni e il grado di complessità aziendale; l'articolazione della struttura proprietaria; la presenza di meccanismi di incentivo; la presenza di un mercato finanziario efficiente.

78 Stakeholder esterni primari
FORNITORI ACQUIRENTI CONCORRENTI Attuali Potenziali Per l'analisi degli stakeholder primari esterni, si utilizzerà il modello delle "5 forze" di Porter, che serve analizzare i loro interessi ed i comportamenti verso l'impresa.

79 Barriere all’entrata Costi di transazione Costi di transazione
FORNITORI Barriere all’entrata Costi di transazione CONCORRENTI ATTUALI Concentrazione Differenziazione Costi CONCORRENTI POTENZIALI Nuovi entranti CONCORRENTI POTENZIALI Prodotti sostitutivi Costi di transazione Qualità/Prezzo CLIENTI

80 Stakeholder esterni primari (III)
Con riferimento ai rapporti con i fornitori e i clienti, l'analisi seguirà una direttrice "verticale", volta a descrivere gli stakeholder che hanno con l'impresa rapporti di natura sequenziale lungo la filiera produttiva. Il concetto di valore aggiunto é fondamentale per comprendere la dinamica di interazione, quello di costi di transazione per analizzare le condizioni di scambio.

81 Stakeholder esterni primari (IV)
La struttura del mercato di fornitura rappresenta il primo fattore per analizzare il rapporto con questa categoria di stakeholder: in presenza di un mercato di fornitura molto concentrato, con pochi soggetti e poche alternative, il fornitore potrà, infatti, assumere un elevato potere contrattuale nei confronti dell'impresa. Sul fronte degli acquirenti, le considerazioni valgono in modo speculare.

82 Stakeholder esterni primari (V)
Il valore dello scambio è un altro elemento chiave per comprendere il ruolo degli stakeholder verticali, ed è legato ai concetti di specificità. La dipendenza da terzi per il reperimento di tali risorse specifiche genera ovviamente una dipendenza dell'impresa dagli stakeholder preposti alla fornitura di tali asset. Le caratteristiche della relazione (trasparenza informativa, alla fiducia e frequenza) sono infine rilevanti per definire il ruolo degli stakeholder esterni verticali.

83 Stakeholder esterni primari (VI)
Con riferimento ai rapporti con i concorrenti, si seguirà la dimensione "orizzontale" dello schema, volta ad analizzare gli stakeholder con i quali ci si confronta in modo simultaneo sui mercati. L‘ intensità della concorrenza esistente dipende da: 1) il tasso di concentrazione, vale a dire la distribuzione delle quote di mercato in un settore; 2) la differenziazione del prodotto e la diversità dei concorrenti; 3) le condizioni di costo, cioè la presenza di economie di scala e l'incidenza dei costi fissi;

84 Stakeholder esterni primari (VII)
Con riferimento ai potenziali nuovi entranti, entra in gioco il concetto di barriere all'entrata. Le principali forme di barriere all' entrata sono: 1) il fabbisogno di capitale; 2) le economie di scala e di apprendimento; 3) l'accesso privilegiato alle risorse; 4) la differenziazione. Nel caso di concorrenti che offrono prodotti potenzialmente sostitutivi entra in gioco il rapporto qualità/prezzo.

85 Stakeholder esterni secondari
SISTEMA FINANZIARIO GRUPPI DI INTERESSE E SOCIETA’ SISTEMA PUBBLICO E MACROAMBIENTE Sistema finanziario: ci si riferisce alla categoria degli operatori finanziari che offrono all'impresa capitale di debito.

86 Stakeholder esterni secondari (II)
Il ruolo degli stakeholder finanziari esterni dipende da tre fattori: - il livello di indebitamento/rischio dell'impresa; - la dimensione e il prestigio dell'impresa; - le caratteristiche dell'intero sistema finanziario. Gruppi di interesse e società: gruppi o persone verso i quali impresa ha una responsabilità. La considerazione di questa categoria di portatori di interesse deriva dall’idea che l'impresa possa avere anche un ruolo "sociale".

87 Stakeholder esterni secondari (III)
Il sistema pubblico ed il macroambiente: l'impresa opera in un contesto istituzionale di regole e di norme che ne determina gli spazi di attività. Il ruolo dell' operatore pubblico può riguardare diversi ambiti dell 'impresa: - la regolamentazione dei mercati; - la tutela della concorrenza; - le politiche macroeconomiche.

88 Le categorie di dettaglio degli stakeholder
L’individuazione degli stakeholder aziendali deve consentire di stabilire come gestire i relativi rapporti aziendali, valutando se da ciascuno di essi può scaturire un rapporto collaborativo, oppure un ostacolo, se non addirittura una minaccia. Gli interlocutori aziendali possono essere: 1. stakeholder amichevoli; 2. stakeholder avversari; 3. stakeholder non orientati; 4. stakeholder marginali.

89 I profili della gestione aziendale

90 I PROFILI DELLA GESTIONE AZIENDALE
GESTIONE DELL’IMPRESA Serie di processi mediante i quali gli organi di governo raggiungono gli obiettivi aziendali. Nell’ambito della gestione d’impresa, si può distinguere: un sistema di governo, per il quale è fondamentale stabilire le norme comuni di funzionamento di un complesso articolato di risorse; un sistema operativo, che riguarda sostanzialmente le modalità di esecuzione dell’insieme di operazioni proprie dell’attività aziendale.

91 I PROFILI DELLA GESTIONE AZIENDALE (II)
Sotto questo specifico aspetto si può operare ancora una distinzione tra: gestione caratteristica: riguarda tutte le operazioni relatyive all’attività tipica esercitata; gestione finanziaria: relativa alle operazioni di reperimento e impiego dei mezzi finanziari; gestione patrimoniale: concerne l’amministrazione dei beni per l’attività; gestione straordinaria: correlata soltanto alle operazioni di carattere non ordinario

92 I PROFILI DELLA GESTIONE AZIENDALE (III)
Tra le decisioni gestionali esiste una sorta di gerarchia, al vertice della gerarchia o sistema di scelte, ci sono sempre le scelte di tempo lungo, che richiedono considerevoli impegni di risorse sia strategiche, che tattiche che operative. L’attività di gestione si distingue in: 1. Strategica; 2. Direzionale; 3. Operativa.

93 I PROFILI DELLA GESTIONE AZIENDALE (IV)
La gestione strategica è la gestione di tipo imprenditoriale, impostata su scelte riguardanti gli obiettivi e l’impiego delle risorse aziendali. Un secondo aspetto della gestione riguarda il momento direttivo, o gestione direzionale, ovvero il passaggio dalle decisioni all’esecuzione. La gestione operativa è costituita da atti di decisione, controllo ed esecuzione relativi all’attuazione dei processi operativi.

94 I PROFILI DELLA GESTIONE AZIENDALE (V)
Imprenditore: soggetto economico che decide di rischiare i suoi capitali e di dedicare le sue capacità professionali alla produzione di beni o servizi da cedere a terzi. Manager:organizza e disciplina l’uso delle risorse aziendali, dando attuazione alle decisioni imprenditoriali. Alto tasso di imprenditorialità: aziende più dinamiche e con veloci ritmi di innovazione; Elevato tasso di managerialità: imprese che gestiscono meglio le risorse disponibili, secondo processi di elevata razionalità decisionale.

95 Quindi……… La gestione aziendale è quella serie di processi mediante i quali gli organi di governo raggiungono gli obiettivi aziendali. Viene attivata in funzione delle linee di sviluppo dettate dall’imprenditore (gestione strategica) circa i settori produttivi in cui operare, le stretegie competitive da applicare, i comportamenti di medio - lungo periodo da realizzare (gestione direzionale) nell’ambito delle funzioni o aree di gestione. È governata mediante l’attività di direzione che deve consentire di perseguire gli obiettivi strategici in condizioni di massima efficienza ed è attuata secondo processi operativi divisibili organizzativamente in aree funzionali (gestione operativa).

96 Aree funzionali di gestione
Nell’esecuzione dei suoi processi produttivi, l’impresa combina le risorse secondo i criteri di efficacia (obiettivi economici) ed efficienza (economicità). Per raggiungere tali obiettivi l’impresa deve attuare una serie di attività gestionali (aree funzionali).


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