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PROGETTARE PER COMPETENZE

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Presentazione sul tema: "PROGETTARE PER COMPETENZE"— Transcript della presentazione:

1 PROGETTARE PER COMPETENZE
Dott.ssa Patrizia Enzi

2 Dal latino e-ducere : tirar fuori ciò che si è.
EDUCARE Dal latino e-ducere : tirar fuori ciò che si è. (Socrate) 

3 INSEGNAMENTO EDUCATIVO
La missione di questo insegnamento  è di trasmettere non del puro sapere, ma una cultura che permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere.                      E. Morin

4 IN UN MONDO CARATTERIZZATO DA UN ECCESSO DI AVERE E UNA CARENZA DI ESSERE.

5 IL BAMBINO PERSONA :  Che pensa- che si emoziona- che si confronta- che dialoga- che narra la sua storia- che si interroga- che cerca sostegno- che interagisce- che cresce- che scopre il mondo- che costruisce se stesso- che vuole apprendere a vivere  

6 Secondo M. Pellerey l’insegnamento riflette 4 essenziali domande:
-Quali sono le finalità educative che la scuola dovrebbe cercare di raggiungere ? -Quali esperienze educative, verosimilmente adatte a raggiungere queste finalità, sono disponibili ? -Come possono in concreto essere organizzate queste esperienze? -In quale modo è possibile verificare che queste finalità sono state raggiunte ?

7 Indicazioni per il curricolo
Tracciano le linee e i criteri per il conseguimento delle finalità formative e degli obiettivi di apprendimento per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo

8 Orientamento antropocentrico
Centralità della persona Diritto al successo formativo Primato dell’apprendimento sull’insegnamento

9 Le nuove Indicazioni intendono essere rispettose dell’autonomia degli insegnanti: definiscono i criteri che una buona proposta didattica deve rispettare, ma non prescrivono in modo dettagliato e minuzioso come devono lavorare gli insegnanti. I criteri sostituiscono le ricette, ci si rivolge ad una scuola adulta che, proprio per la libertà di cui può disporre, viene ulteriormente responsabilizzata.

10 L’ AUTONOMIA FUNZIONALE SI AVVALE DI DUE STRUMENTI FONDAMENTALI
IL CURRICOLO E LA FLESSIBILITA’ ORGANIZZATIVA.

11 L’organizzazione del curricolo
Ogni scuola lo predispone: all’interno del POF nel rispetto delle finalità Nel rispetto dei traguardi per lo sviluppo delle competenze

12 DUNQUE…… IL CURRICOLO E’
“Cuore didattico del Piano dell’ Offerta Formativa, predisposto dalla comunità professionale nel rispetto degli orientamenti e dei vincoli posti dalle indicazioni.” (Fiorin) Principale strumento della progettualità didattica.

13 Il curricolo si completa attraverso due fasi:
Promuovere le competenze attraverso le unità di lavoro Rilevare le competenze attraverso il portfolio delle competenze o altro strumento di passaggio

14 Criteri per l’elaborazione dei curricoli
Essenzialità (qualità e non quantità, centrato su alcuni argomenti essenziali) Storicità e problematicità (insegnare ad apprendere) Significatività (apprendimento significativo) Progressività e gradualità

15 Criteri di buona scuola
Lista degli obiettivi sfoltita Attinenza con gli orientamenti europei Attenzione ai contenuti della nostra tradizione culturale Intendono accrescere autonomia di pensiero, di studio e di apprendimento Definiscono criteri, non prescrivono

16 Il curricolo…. Si articola attraverso i campi d’esperienza, luoghi del fare e dell’agire del bambino

17 Osservare, registrare, riflettere
Tenere in considerazione le preconoscenze e i bisogni evolutivi, nonché di apprendimento, dei bambini Procedere all’osservazione sistematica e/o casuale per raccogliere i dati necessari alla conoscenza dei bambini L’osservazione è punto di partenza significativo!!

18 Ovvero ….la progettazione
Curricolo esplicito Ovvero ….la progettazione

19 Apprendimento attraverso:
L’esperienza L’esplorazione I rapporti tra i bambini I rapporti con la natura, gli oggetti, l’arte, il territorio e le sue tradizioni Rielaborazione individuale e collettiva delle esperienze Attività ludiche

20 Curricolo implicito

21 Spazio nella scuola Non solo contenitore, ma anche : Spazio educativo
Spazio psicologico Spazio culturale Lo spazio racconta di noi e della nostra scuola

22 Gli spazi Spazi interni: salone, palestra, cucina, sala pranzo, bagno, stanza riposo….. La sezione: angoli per giochi e attività Spazi specializzati: i laboratori Spazi esterni: giardino, orto, cortile Spazi per insegnanti

23 Il tempo nella scuola Regola e determina il benessere dei bambini e degli adulti. La sua scansione deve rispettare i bisogni educativi e i ritmi di vita di ciascuno Deve permettere un ordinato svolgimento delle attività

24 Il tempo degli insegnanti
osservazione progettazione Verifica Documentazione Colloqui con i genitori Le attività di formazione e di aggiornamento

25 Il tempo dei bambini L’accoglienza: inserimento
La giornata: svolgimento e routine, attività…. Le uscite Le feste

26 I materiali Strutturati (giocattoli, libri, materiali didattici, tecnologie) Non strutturati (elementi naturali e artificiali) Di recupero

27 Stile di insegnamento Lavoro in team (riflessione, comunicazione, condivisione…) Apprendimento cooperativo (intersezione, attività di gruppo) Utilizzo dell’esplorazione e della ricerca Proposte di attività sotto forma di gioco

28 Stile di relazione dell’insegnante
Accoglienza e benessere con i bambini Rapporti con le famiglie Accoglienza altre culture Integrazione diversamente abili

29 I verbi dell’insegnante
Insegnare Aspettare Ascoltare Osservare Accogliere Organizzare Aiutare Sostenere Dialogare Ridere e sorridere Coccolare ………………………. Sbagliare Perdere la pazienza Brontolare …………

30 Produrre?...no grazie! La trappola della produttività è la logica dei nostri tempi: non solo si deve produrre, ma si deve aumentare sempre la produzione. I prodotti rassicurano di più insegnanti e genitori (schede sì/schede no) I bambini, invece, sono esperti dell’improduttività: fanno e disfano senza fine Fuochi d’artificio, mandala, una cena preparata con cura….sono effimeri come tanti progetti dei bambini!

31 Una buona progettazione deve avere determinate caratteristiche:
Aderenza alla realtà: riferimento alle condizioni sociali, culturali ed ambientali in cui vive il bambino privilegiando modalità concrete e pratiche. Razionalità: i passaggi contenuti nella progettazione devono essere coerenti tra loro. Collegialità: oggi ancor più indispensabile. Socialità: attori della progettazione non sono solo gli insegnanti, ma anche i bambini e, per taluni aspetti, i genitori. Pubblicità: la progettazione deve essere conosciuta da tutti gli interessati.

32 Consigli operativi per progettare
Si tratta di elaborare, da parte dei docenti, una progettazione che: all’inizio dell’anno scolastico è a maglie molto larghe: l’Unità di lavoro è una ipotesi di lavoro, più o meno dettagliata che, in itinere, si adatta e si sistema e che sarà completamente costruita solo quando sarà stata realizzata; punto di partenza di ogni unità di lavoro è il bambino, il suo vissuto complessivo, i suoi bisogni formativi che, per essere soddisfatti, esigono il coinvolgimento di tutte le sue capacità personali ( emotive, cognitive, creative ...)

33 Allora come procedere? Innanzitutto
1. Domandarsi sempre: "Per quale motivo scelgo di realizzare questo percorso con i bambini? Verso quali mete tendo?": ciò vuol dire individuare la finalità educativa che è una meta, un orizzonte formativo e ci si esprimerà con verbi come "promuovere, favorire, potenziare ... "

34 2. Tener presenti gli obiettivi generali, che sono consapevolezze da acquisire, processi da attivare

35 3. Ricercare quali sono gli obiettivi specifici di apprendimento rintracciabili nei diversi campi d’esperienza.

36 4. Cogliere un bisogno formativo degli alunni, il vissuto, una esperienza portatrice di dissonanze/immaturità o anche più semplicemente quell’identità che, per sbocciare, va coltivata: questi aspetti devono essere tali da giustificare la formulazione di un traguardo da raggiungere, condivisibile dai bambini stessi e dalle famiglie.

37 5. Verificare la connessione del percorso da progettarsi con quanto contenuto nel P.O.F. dell’Istituto, che non va dimenticato.

38 Entrando nel vivo della progettazione, occorrerà:
A. Formulare lo/gli obiettivo/i formativo/i che è inteso come traguardo adatto e significativo per il bambino e la sua crescita personale, e che coniuga gli elementi descritti sopra (da 1 a 5)

39 B. Per ogni obiettivo formativo, indicare uno o più risultati attesi che descrivono un cambiamento/comportamento che il bambino, in certe condizioni, dovrebbero sapere assumere e descrivere al termine delle attività messe in atto: ciò dovrebbe poi permettere di valutare quanto il bambino è divenuto competente, nel senso di padroneggiare una competenza, pur nell’ambito di un agire che coinvolge tutte le dimensioni della persona.

40 C. Esplicitare la/e relativa/e competenza/e, perché progettare unità di lavoro deve servire a trasformare le capacità personali in competenze reali, osservabili in situazione ( e fra le competenze dei bambini c’è anche quella di produrre in modo originale e personale).

41 Passando quindi alla fase attiva, di mediazione didattica, in sezione con i bambini, è necessario aver già previsto, anche se in linea di massima, quanto segue: D. Le Attività, Esperienze concrete, Iniziative da proporsi e che sono da svolgersi valorizzando gli aspetti ludico, manipolativo/esplorativo, espressivo, narrativo, artistico e proponendo uno stile relazionale significativo fatto di fiducia, collaborazione…:

42 E. Il Coinvolgimento (affettivo e cognitivo) del bambino: serve a promuovere la motivazione e la partecipazione al compito ed è una fase indispensabile di ogni attività

43 F. Come promuovere la Condivisione e la Corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia

44 G. Quali Metodi, Strategie, Tempi, Soluzioni organizzative mettere in atto, scegliendo tra le tante modalità possibili e sapendo che, nella prospettiva delle Educazioni, il Metodo è fondamentale

45 H. Quali Risorse, umane e strumentali, sono necessarie (ricordare che, oltre ai colleghi compresenti/contemporanei, spesso i bambini sono un’ottima risorsa perché ricchi di possibilità!)

46 I. Le Modalità di verifica, sapendo che la sequenza insegnamento-apprendimento è costituita da continue verifiche esplicite e/o implicite derivanti dall’osservazione occasionale e sistematica

47 L. Infine, i Criteri di valutazione per poter dichiarare che l’obiettivo formativo posto è stato perseguito e la competenza acquisita e per poterne discorrere con la famiglia.

48 A conclusione delle attività, i docenti possono:
- RIFLETTERE, con i bambini, sul lavoro svolto e prenderne nota: è questo, per i bambini e per i docenti, un "conferire senso" alle attività realizzate, ma anche progettate; - SCEGLIERE, con i bambini, eventuali materiali da inserire nel portfolio.

49 Progettare per situazioni….l’importanza della quotidianità
L’insegnante spesso si trova ad un bivio: le aspettative e le esigenze immediate Da dove proviene l’idea per una attività? Da un’osservazione Dalla lettura di una rivista Dal suggerimento di una collega Dalla propria esperienza Da un fatto particolare ………………………..

50 La traccia: Spunto di partenza Il progetto pensato a tavolino
Allestimento, coordinate Proposta calata in una specifica realtà Evoluzione della situazione, i comportamenti e i ragionamenti dei bambini L’insegnante che interagisce Valutazione: successi, errori, modifiche da apportare Sbocchi possibili

51 Obiettivi “incastonati” (Staccioli)
Gli apprendimenti dei bambini si realizzano ovunque; non sono necessariamente legati alla progettazione Gli obiettivi si trovano anche all’interno della giornata scolastica: basta saperli riconoscere

52 Esempi….. Merenda: ragionare su un’etichetta…..(lingua scritta)
Riposo: guardare un libro prima di dormire..(lingua scritta) Pranzo: ragionamenti matematici Bagno: esperimenti scientifici Giardino: attività spontanea di pittura (sasso che scrive, dipingere con acqua e fango….) ……………………….

53 Dobbiamo, quindi, creare dei contesti, progettare situazioni che favoriscano e facilitino certi contenuti Si favoriscono così l’autonomia e la cultura

54 La scuola non è solo didattica, ma è una comunità che è in continuo cambiamento.
La giornata a scuola è fatta di tante situazioni diverse, tutte ugualmente importanti, tutte ricche di vissuti e di apprendimenti Le situazioni vanno gestite con cura e professionalità per “costruire” una vita scolastica accogliente e stimolante

55 Un esempio di traccia per progettare.
Scelta tematica (breve presentazione) Finalità del progetto Situazione stimolo per avviare il percorso Disposizione unità di lavoro relativamente ai tempi Obiettivi di apprendimento Campi di esperienza privilegiati Obiettivi trasversali relativi a ciascun campo di esperienza Ipotesi organizzativa (spazi, luoghi, oggetti, protagonisti, materiali…) Tappe di lavoro (attività ed esperienze) Strumenti osservazione e verifica (alla fine di ogni unità di lavoro) Riflessione e autovalutazione su metodologia e strategie di lavoro (collegialmente) Progetto adattato a bambini diversamente abili Ipotetiche conquiste dei bambini (competenze) Organizzazione eventuale laboratorio o laboratori (ogni progetto va steso come una unità di lavoro) Documentazione per scuola, bambino, genitori, territorio.

56 (Il piccolo principe, A. de Saint-Exupéry)
"Ecco il mio segreto. E molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale e invisibile agli occhi. […] E il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi importante. Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa… Io sono responsabile della mia rosa…" ripeté il piccolo principe per ricordarselo.” (Il piccolo principe, A. de Saint-Exupéry)

57 Bibliografia P. Ritscher, G. Staccioli, VIVERE A SCUOLA, Carocci Faber 2005 M. Di Capita, L’INTERCULTURALITA’ NELLA SCUOLA MATERNA, EMI 1999 S. Loos, K. Metref, QUANDO LA TESTA RITROVA IL CORPO, EGA 2003 V. Di Modica, A. Di Rienzo, R. Mazzini, LE FORME DEL GIOCO, Carocci Faber 2005 A. de Saint-Exupéry, IL PICCOLO PRINCIPE, Bompiani 1994


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