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La Campania è una regione dell'Italia meridionale di 5.763.585 abitanti. Incuneata tra il mar Tirreno, a ovest, e l'Appennino meridionale, a est, la regione.

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2 La Campania è una regione dell'Italia meridionale di 5.763.585 abitanti. Incuneata tra il mar Tirreno, a ovest, e l'Appennino meridionale, a est, la regione confina a nord-ovest con il Lazio, a nord con il Molise e a est con Puglia e Basilicata. Oltre al capoluogo di regione Napoli, le città capoluogo di provincia sono Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. L'entroterra era abitato già nel III millennio a.C..da popolazioni sannite, osche e volsche. A partire dall'VIII secolo a.C. si svilupparono lungo la costa diversi insediamenti di popolazioni di civiltà greca dai quali ebbero origine le colonie magno greche di Pithecusa, Cuma, Parthenope, Neapolis e Poseidonia. Nella seconda metà del IV secolo a.c., con le guerre sannitiche la regione fu posta sotto l'influenza di Roma, che la ribattezzò Campania Felix in riferimento alla sua prosperità. Con il tramonto della civiltà romana, si disgregò anche l'unità politica della regione, che dal V secolo d.c. finì in gran parte sotto l'influenza longobarda e in misura minore sotto quella bizantina. Solo nel X secolo con l'ascesa della dinastia normanna la regione insieme a buona parte dell'Italia meridionale trovò unità politica sotto la corona del Regno di Sicilia. Dal XIII secolo al XIX, nonostante il susseguirsi delle dinastie angioine, aragonesi e borboniche, il regno di Napoli ed in particolare la corte napoletana diventò uno dei principali poli culturali, artistici ed economici d'Europa. La marginalizzazione dell'area seguita all'unità d'Italia è alla base del declino economico e sociale che si registra dalla seconda metà del XIX secolo, usualmente indicato con la locuzione di questione meridionale. La Campania annovera sei siti insigniti del titolo di Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO, tra i quali il centro storico di Napoli, il più vasto del vecchio continente.

3 La Campania è prevalentemente collinare (50,8%), il 34,6% di essa è montuosa e il 14,6% pianeggiante. Monti principali: Matese, monti Trebulani, Monti Picentini, monti Lattari, monte Miletto,Taburno, Avella, Terminio, Cervialto, Polveracchio, Alburno, Cervati. Altopiani e conche: Benevento, Apice, Montecalvo Irpino, Ariano Irpino, Montevergine,Valle Caudina, Vallo di Diano, Valle Telesina, Valle Vitulanese, Alta Valle del Sele. Vulcani: Vesuvio, Campi Flegrei, Roccamonfina, monti Lattari, Marsico, Ischia. Fiumi principali: Garigliano, Volturno, Sarno, Sele, Tanagro, Calore Irpino, Ofanto. Laghi principali: lago di Conza, lago Falciano, lago del Matese, lago d'Averno (di origine vulcanica), lago Lucrino, lago di Telese, lago Laceno. Pianure: Pianura Campana, piana del Sele. Isole: Ischia, Capri, Procida, Nisida, Vivara. Coste: Costiera Domitiana, Costiera Flegrea, Costiera Sorrentina,Costiera Amalfitana,costiera Cilentana. I confini amministrativi della regione non sono da sempre gli stessi, ma si sono modificati (anche drasticamente) più volte nel corso della sua storia. Parte del Cilento per esempio, anticamente faceva parte della Lucania, mentre fino al 1927, i territori della provincia di Caserta comprendevano anche i circondari di Sora e Gaeta, oltre che le isole Pontine, prima che per volontà di Mussolini venissero inglobati nei territori dell'odierno Lazio, sciogliendo così la storica Campania felix.

4 Di tutta la regione, circa solo un quinto è formato dalle pianure. Le principali sono localizzate essenzialmente nel casertano e lungo la costiera cilentana. Le pianure più importanti sono: a nord quella del fiume Garigliano e quella del fiume Volturno; quest'ultima confina a sud con il solco del fiume Sarno e costituisce la Pianura Campana propriamente detta, fertile ed intensamente popolata. Ricordiamo, inoltre, la pianura del fiume Sele a sud, formante la piana di Paestum e la pianura di Salerno.Ad est, nel Cilento, sono diverse le colline ed i rilievi che caratterizzano quella fetta di regione. Tra le principali vi sono il Vallo di Diano, che si distende tra i massicci dell'Alburno e del Cervati attraversato dal fiume Tanagro che in origine era un grande lago pleistocenico, ed il Vallo della Lucania.

5 Le coste campane, incluse quelle delle isole del golfo di Napoli, sono tutte bagnate dal mar Tirreno. Tra i tre capoluoghi di provincia che si affacciano sul mare, Caserta è l'unica che lo fa interamente in pianura. La città di Napoli invece, di 225 km di costa solo il 31% è basso. Diverso il discorso per Salerno che si divide a metà con il 47% delle coste basse. Tra le coste più importanti e famose, per natura, bellezza e cultura, ci sono quelle della penisola sorrentina e cilentana. La penisola sorrentina, è un territorio attraversato all'interno dai monti Lattari e proteso verso il mar Tirreno. Amministrativamente è appartenente per metà alla provincia di Napoli e per l'altra metà a quella di Salerno. Il versante che si affaccia sul golfo di Napoli costituisce la costiera sorrentina, quello che si affaccia sul golfo di Salerno, invece, forma la costiera amalfitana. L'arcipelago campano è composto da tre isole principali: Ischia, Capri e Procida, famose in tutto il mondo per le loro bellezze naturali e da altre due isole minori, Vivara (collegata a Procida da un ponte) e Nisida (collegata al continente).

6 La costiera sorrentina è una costiera che si affaccia sul versante del golfo di Napoli. Data la bellezza paesaggistica, storica, culturale della costa e data la sua rilevanza gastronomica, la stessa è intensamente sfruttata per fini turistici. I comuni che costituiscono la costa sono sette: (da sud verso nord) Massa Lubrense, Sorrento, Sant'Agnello, Piano di Sorrento, Meta, Vico Equense e Castellammare di Stabia.

7 Isola di Capri L'isola di Capri è un'isola nel golfo di Napoli. Situata di fronte alla Penisola Sorrentina, è celebre per la sua bellezza sin dai tempi dell'Impero romano. L'isola è, a differenza delle vicine Ischia e Procida, di origine carsica. Inizialmente era unita alla Penisola Sorrentina, ma successivamente è stata sommersa in parte dal mare e separata quindi dalla terraferma, dove oggi si trova lo stretto di Bocca Piccola. Capri presenta una struttura morfologica complessa. Isola d’Ischia L'isola d'Ischia con i suoi 46 km²di superficie e i circa 61 000 abitanti è la terza isola più popolosa d'Italia. Dal punto di vista amministrativo si divide in sei comuni: Barano d'Ischia,Casamicciola Terme, Forio, Ischia, Lacco Ameno, Serrara Fontana, anche se è stata presentata una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per poter giungere ad unComune Unico dell'Isola d'Ischia, da realizzarsi attraverso un referendum popolare. Attualmente si è in attesa della sua indizione da parte della Regione Campania, anche se non vi è alcun obbligo in merito. Dal punto di vista strettamente naturale l'isola presenta diverse peculiarità, dovute anche alla sua origine vulcanica, che tra l'altro ha reso possibile lo sviluppo di una fiorente attività economica, legata al turismo sia esso turismo termale, che turismo balneare. Il Monte Epomeo, è la cima più alta dell'isola d'Ischia con i suoi 789 metri. Per raggiungerlo si può arrivare sino alla località detta Fontana e poi si deve proseguire a piedi sino alla vetta o, come usavano i contadini di un tempo, a dorso di un asino. In prossimità della vetta in tufo verde vi sono i resti di un eremo e la chiesetta dedicata a S. Nicola di Bari. Dalla cima si può ammirare uno scenario di incomparabile bellezza che va da Capri, a Ponza, Gaeta, Napoli, il Vesuvio, i Monti Lattari e la penisola Sorrentina.

8 I Laghi: I laghi della Campania sono diversi ma quasi tutti, ad eccezioni di qualcuno, di piccole dimensioni. I più importanti sono sicuramente il lago di Conza ed il Lago Laceno, per quanto riguarda l'area avellinese, ci sono: lago Falciano e il Matese, mentre per quanto riguarda il casertano, i laghi sono: Il lago d'Averno (di origine vulcanica), il lago Lucrino, il lago Fusaro ed il lago Patria per quanto riguarda il napoletano, c’è il lago di Telese, ed infine per quanto riguarda il beneventano; non sono presenti bacini lacustri, significativi, nel salernitano. I Fiumi: La Campania è solcata da pochi corsi d'acqua, dei quali molti hanno un corso tortuoso, con ripide gole tra i vari massicci della regione. Il fiume Volturno è quello più importante e più lungo (circa 170 km) dell'Italia meridionale. Le sue acque sono impiegate per la pesca, l'irrigazione, la nautica sportiva e la produzione di energia idroelettrica. La principale località attraversata è la città di Capua, anticamente attrezzata con un porto fluviale che la metteva in comunicazione con il Mar Tirreno e le altre città della costa. Il secondo fiume della Campania e del mezzogiorno è il Sele (lungo 65 km). Esso taglia in lungo l'intera area del salernitano. I principali affluenti di questo corso d'acqua sono il Tanagro ed il Calore lucano. Il primo è lungo circa 100 km mentre il secondo è lungo 70 km. Se si esclude l'Ofanto, che termina nell'Adriatico, tutti gli altri principali corsi d'acqua della Campania sfociano nel Tirreno..Altri fiumi minori della Campania sono il Sarno, l'Alento, il Bussento, il Mingardo, il Picentino, il Lambro, il Tammaro, il Calore Irpino, e il canale dei Regi Lagni.

9 La Campania può essere suddivisa in due zone climatiche: la zona a clima mite, influenzata dalla presenza del mare, che comprende la costa del casertano, il napoletano e la costa del salernitano (insieme naturalmente all'arcipelago) dove si possono sentire maggiormente i benefici del mare; e la zona a clima più rigido, che comprende le zone interne dove si nota l'aumento della presenza della montagna: infatti in inverno nelle zone montuose si registrano temperature rigide, ed anche nelle valli non mancano gelate e banchi di nebbia, talvolta accompagnate da nevicate che si fanno sempre più copiose man mano che ci si addentra nell'entroterra e si sale di altezza. In estate si possono raggiungere temperature alte e vi sono giornate di pieno Sole, tuttavia le caratteristiche orografiche e l'influenza benefica del mare, rendono il caldo maggiormente sopportabile.

10 L’Eruzione del Vesuvio del 1872 (foto di Giorgio Sommer).Il Vesuvio è un vulcano esplosivo attivo (attualmente in stato di quiescenza) situato in Campania nel territorio dell'omonimo parco nazionale. È attualmente alto 1281 e sorge all'interno di una caldera di 4 km di diametro. La caldera rappresenta ciò che resta dell'ex edificio vulcanico (Monte Somma) dopo la grande eruzione del 79 d.C., eruzione che ha creato la caldera dove poi si è formato il Vesuvio. Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuviano. È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del centro di Napoli. Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo, specialmente se visto dal mare con la città sullo sfondo. A ridosso del Vesuvio si sono via via nel tempo sempre più creati centri fittamente urbanizzati. Ciò ha creato un problema in caso di eruzione del vulcano. I suddetti comuni, ufficialmente esposti a maggior rischio da eruzione, costituiscono zona rossa e si estendono per circa 200 km².

11 Il Cilento è una subregione montuosa della Campania che si protende come una penisola tra i golfi di Salerno e di Policastro, nella zona meridionale della regione, dichiarata dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. Anticamente il Cilento era parte della Lucania (insieme con il Vallo di Diano e il golfo di Policastro). La subregione è un polmone verde e una miniera di ricchezza storica e paesaggistica per il territorio campano. Proprio nel Cilento infatti vi sono 11 tra le 12 bandiere blu che la regione detiene, importanti resti archeologici come i templi di Paestum ed importanti luoghi culturali ed artistici come la Certosa di San Lorenzo (Padula). Infine, quasi tutta l'area cilentana (180.000 ettari), nel 1991 è divenuta parco nazionale.

12 Tra gli scultori più importanti nativi in Campania vi sono Domenico Antonio Vaccaro, Giuseppe San Martino e Vincenzo Gemito. Il San Martino, in particolare, fu nel XVIII secolo l'esecutore di una delle più importanti opere scultoree di quel periodo: il Cristo Velato. L'opera suscitò persino l'invidia di Antonio Canova che avrebbe voluto addirittura acquistarla. Il complesso che ospita la statua marmorea è la famosa Cappella Sansevero, la quale ospita altre importanti opere all'interno, come la pudicizia ed il disinganno. Tra gli scultori più importanti in Campania, entrambi del barocco, vi furono Cosimo Fanzago e Domenico Antonio Accaro. Entrambi contribuirono allo sviluppo del barocco napoletano, corrente fatta di ricchissimi intarsi di marmi colorati che ornano strutture ancora permeate di rigore manierista. Il primo vede tra le sue principali opere scultoree i lavori eseguiti all'interno della Chiesa del Gesù Nuovo, la fontana del Sebeto, l'obelisco di San Gennaro e tante altre ancora. Il secondo invece, lavorò principalmente nelle chiese, progettandole per intero, come avvenne per la certosa di San Martino, o eseguendo decorazioni o sculture interne. Tra le opere principali si ricordano: l'Angelo custode, il chiostro maiolicato di santa Chiara e diverse altre ancora. La fontana di Eolo (reggia di Caserta)A cavallo tra il XIX e XX secolo si annovera tra le principali opere scultoree d'Italia il gruppo di fontane che caratterizzano il parco della Reggia di Caserta. Queste furono il frutto di diversi scultori dell'epoca che lavorarono al progetto del Vanvitelli, morto prima di concludere l'opera nel 1773. Tra i principali artisti si ricorda Gaetano Salomone, il quale compì molte delle statue che adornano i giardini. Tra i principali scultori del XIX secolo, si ricorda Vincenzo Gemito, le cui opere principali sono, Il pescatorello (Museo Bargello di Firenze), L'acquaiolo (Museo michelangiolesco di Arezzo), ed Il Giocatore di carte (Museo di Capodimonte a Napoli).Altri importanti scultori che hanno eseguito opere per la città di Napoli furono: Donatello (per il sepolcro del cardinale Rainaldo Brancacci), Pietro Bernini (per diverse opere), Michelangelo Naccherino (per le fontane cittadine) e Antonio Canova (che eseguì le statue equestri in Piazza del Plebiscito ed altre opere in città).

13 Piazza del Plebiscito (già Largo di Palazzo o Foro Regio) è una piazza di Napoli.Ubicata nel centro storico, tra il lungomare e via Toledo, con una superficie di circa 25 000 metri quadrati la piazza si presenta come una delle più grandi della città e d'Italia e per questo è quella più utilizzata per le grandi manifestazioni. La piazza del Plebiscito fu per secoli uno slargo irregolare, dove si svolgevano le feste popolari attorno alle cosiddette macchine da festa, che venivano periodicamente innalzate da grandi architetti (famose quelle di Ferdinando San Felice e di Francesco Maresca ). Dalla riforma bassoliniana, piazza del Plebiscito è diventata lo scenario dei principali avvenimenti cittadini e nazionali: dai comizi elettorali alle serate del Festivalbar, dai concerti musicali alle dirette televisive nelle cerimonie nazionali.

14 Il turismo è sostenuto dall'abbondante presenza di bellezze artistiche e naturalistiche che attirano ogni anno milioni di persone. Proprio in questo settore la regione trova il suo punto di forza, infatti, secondo studi del 2011 fatti dall'Eurostat, la Campania è tra le top 20 delle regioni più visitate d'Europa e quinta in Italia dopo Toscana, Lazio, Lombardia e Veneto. Il flusso turistico vede in Napoli e nella sua provincia raccogliere più della metà dei turisti stranieri dell'intera regione. Su tutte le località, spicca senza dubbio Pompei, sito archeologico più visitato in Italia e tra i più nel mondo in cui si registra una media di tre milioni di turisti l'anno. Vi sono poi le isole del golfo (Capri, Ischia e Procida), il Vesuvio e la costiera sorrentina. Negli ultimi anni, inoltre, si è riscontrata nel porto di Napoli una notevole crescita nel settore croceristico. Dati turistici su altri siti presenti in Campania evidenziano importati primati che la regione detiene in ambito nazionale e mondiale. Tra questi su tutti spiccano i dati relativi a Capri, che è l'isola minore più visitata in Italia e tra le più ambite del mondo]; la costiera amalfitana, che è tra i siti più visitati in Italia; ed infine il Vesuvio, vulcano più visitato e conosciuto al mondo. È da registrare, inoltre, il crescente afflusso turistico verso il Cilento (Paestum e Certosa di Padula su tutte). Stabile invece, risulta essere il turismo della città di Caserta e Salerno, mentre ancora poco conosciuto è quello dell'Irpinia e del Sannio. Per quel che riguarda il turismo balneare, la Campania è al 2012 la regione con più bandiere blu tra le meridionali ed i siti premiati sono dei tredici complessivi, dieci appartenenti alla provincia di Salerno e tre a quella di Napoli. Tra i luoghi di mare che registrano elevato apprezzamento da parte dei turisti vi sono le tre isole del golfo di Napoli (Procida, Ischia e Capri), la costiera sorrentina, amalfitana, dove la qualità ambientale e l'offerta ricettiva raggiunge livelli di prestigio internazionale, e quella cilentana. Negativo invece il turismo balneare lungo la costa casertana in quanto, con i suoi 66% di costiera inquinata, risulta essere la meno agibile d'Italia. Nell'estate 2012, la regione è stata l'unica in Italia a registrare un aumento delle presenze, avuto del +2,4%. Il turismo che attira la regione è diversificato potendo rispondere ad ogni tipo di scelta da parte del visitatore, dal turismo storico artistico al turismo religioso a quello balneare fino ad arrivare al turismo naturalistico ed enogastronomico con la rivalutazione delle aree interne del Sannio e dell'Irpinia. Negli ultimi anni la regione ha avuto un'importante crescita turistica, dopo alcuni anni di calo dovuti all'emergenza rifiuti regionale. All'estate 2012, la regione è stata di fatto l'unica in Italia ad avere dati positivi ed in crescita riguardanti il flusso turistico. Nel 2007 il Vesuvio, l'unico vulcano attivo dell‘ europa continentale, è stato finalista nella selezione per la nomina delle nuove sette meraviglie del mondo naturali, per poi essere squalificato.

15 Simbolo regionale (e nazionale) della cucina è senza dubbio la pizza napoletana, riconosciuta dall'Unione Europea con il marchio STG. La sua preparazione, il suo impasto, la sua cottura, i suoi prodotti e la sua presentazione in piatto sono stati dettagliatamente descritti in articoli ponendo paletti a tentativi di imitazione del prodotto. Le sue varianti storiche sono essenzialmente due: la pizza marinara, con pomodoro, aglio,origano e olio extravergine di oliva; e la pizza Margherita, con pomodoro, mozzarella STG a listelli, mozzarella di bufala campana DOP a cubetti o Fior di latte, basilico e olio extravergine di oliva. Nel 2011, la pizza napoletana è stata presentata dall'Italia come candidata al riconoscimento UNESCO come Patrimonio immateriale dell'umanità.

16 Altro simbolo della cucina italiana sono gli spaghetti, con i quali Napoli rivaleggia con la Cina per la loro invenzione. La pasta in origine veniva cotta lungo la strada in grossi pentoloni sempre pieni d'acqua bollente e cosparsi con abbondante parmigiano, consumati con le mani. Alcuni piatti tipici della cucina campana sono: il cardone (piatto tipico della provincia di Benevento), la pasta con fagioli tipico della provincia di Benevento, dell'alta provincia di Caserta e del napoletano, la parmigiana di melanzane (piatto campano), l'impepata di cozze(Napoli), la caprese (Napoli), la minestra maritata (Benevento), polpi 'alla luciana’(Napoli),spaghetti allo scoglio (Napoli), pasta e fagioli con le cozze (Napoli), i paccheri al ragù(Napoli), le melanzane al cioccolato (Salerno), gli spaghetti alle vongole (Napoli), la maccaronara (Castelvedere sul Calore - Avellino), i crusìcchi (Salerno), il mugnatiello (Benevento). Tra gli impasti di dolci si ricordano i più importanti: la pastiera, il babà, la capresina, la sfogliatella, gli struffoli e le zeppole di San Giuseppe (tutti tipici della cucina napoletana).

17 E' probabile che il lotto abbia avuto un'origine romana, in quanto, allora, esistevano dei giochi alla fine dei quali si estraevano dei premi da un' urna. Furono celebri i premi dati da Agrippa Nerone Silla consistenti in vasi, verghe, terre, cavalli, ecc. Tutte le suddette cose si scrivevano su pezzi di legno somiglianti ai nostri dadi e coloro che avevano la fortuna di pescare, tra tante tavolette vuote, quelle con i premi li ricevevano subito. Ma, a parte questa suggestiva e un po' azzardata ipotesi, la storia del lotto è la seguente. Non deve a Napoli bensì a Genova la propria origine ( 1576 ) il gioco del lotto. A quell'epoca i genovesi, già allora celebri per il loro fiuto commerciale, erano soliti scommettere sull'estrazione a sorte che si eseguiva ogni anno per eleggere otto senatori, per questo si chiamò gioco dell'otto modificato poi in lotto. Il sistema era questo: Si mettevano nell'urna centoventi nomi di notabili tra i quali i primi cinque estratti a sorte dovevano ricoprire incarichi al Senato e al Consiglio dei procuratori della repubblica. Si cominciò con lo scommettere su questi cinque nomi. Successivamente i nomi imbussolati divennero solo novanta e furono contraddistinti da un numero; in parallelo le scommesse vennero fatte non solo su uno dei numeri, ma anche su due o su tre, dando così vita all'estratto, all'ambo e al terno, che per parecchio tempo furono le sole combinazioni su cui si basò il gioco. Non potevano sfuggire, a quel punto, ai genovesi, dato il loro spirito estremamente positivo, le possibilità economiche che da quel gioco potevano scaturire: così lo regolarizzarono e lo istituzionalizzarono; nel 1643 il governo genovese decretò una tassa sul lotto e lo considerò oggetto di privativa anche se sempre con finalità benefiche. A Napoli si diffonde un secolo dopo ed è chiamato a lungo " il gioco dell'estrazione per li Seminarj di Genova ". Dalle lotterie private si passa alla lotteria di stato, cioè al lotto. Avvenne nel 1672 e ad introdurlo fu determinante un grave fattore politico. La Spagna aveva bisogno di 350.000 ducati. Il viceré, marchese di Astorga, per non gravare di balzelli il popolo, andava escogitando qualche espediente per racimolarli. Ci fu allora, " un erudito ingegno forestiero " che propose d'introdurre " la beneficiata all'uso di Venezia e Genova ". La novità fu accolta con un certo scetticismo dal popolo che, però, non seppe resistere alla tentazione di sfidare la sorte. I premi che dava il governo di allora erano: 18.000 ducati per gli estratti, 45.000 per gli ambi e 120.000 per i terni. L'estrazione del lotto, fino al 1818, aveva luogo due volte al mese; dal 1818 in poi si effettuava ogni sabato fino all'odierna novità delle due estrazioni settimanali del mercoledì e del sabato.

18 Per i popoli del mare le insidie del sonno sembrano governate da maliose creature, mentre il rischio del naufragio si impersonifica in un demone ostile; il mito delle Sirene è uno dei frutti più fecondi della natura inanimata sulla fantasia umana.Per la gente del posto le sirene sono sacerdotesse, per altri raggi di sole, pericolose scogliere, cannibali del mare, per altri ancora sono simboli di attrazione e spiriti planetari, è nella splendida luce di questi luoghi che Ulisse incontrò le Sirene, in uno di quei periodi di pesante ristagno estivo, conosciuti da queste parti come scirocco chiaro.

19 Il cimitero di Poggioreale è il principale cimitero della città di Napoli e tra i maggiori in Europa.Propriamente, il cimitero di Poggioreale è quello che si estende nel quadrilatero delimitato (in senso antiorario) a nord-ovest da largo Santa Maria del Pianto (l'antica piazza Doganella) e via del Riposo, a est da via Santa Maria del Pianto (un tratto interno della quale costeggia due cimiteri) e a sud da via nuova Poggioreale, ma vista l'abbondanza di cimiteri attigui a quello di Poggioreale, tale definizione è stata allargata all'intera zona, creando una vera e propria conurbazione cimiteriale.Indubbiamente il complesso più noto dell'intera area è il cimitero monumentale, il nucleo originario del cimitero, di grande valore storico e culturale per la preziosità delle sue tombe e delle sue statue, nonché per il gran numero di cappelle e chiese contenute al suo interno e per il Quadrato degli uomini illustri. Il cimitero di Poggioreale, quale oggi si intende, è formato da due parti, separate dalla via Santa Maria del Pianto: quella a valle con ingresso principale da via Nuova Poggioreale nota come cimitero monumentale e quella a monte formata dal cimitero della Pietà e dal cimitero Nuovissimo con ingresso da via Santa Maria del Pianto.

20 Totò, nome d'arte di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, più semplicemente Antonio De Curtis (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), è stato un attore, commediografo, paroliere, poeta esceneggiatore italiano. Attore simbolo del cinema comico in Italia, soprannominato «il principe della risata». È considerato, anche in merito ad alcuni suoi ruoli drammatici, uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.Nato Antonio Vincenzo Stefano Clemente da Anna Clemente e dal marchese Giuseppe De Curtis, fu adottato nel 1933 dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas.Grande maschera nel solco della tradizione della Commedia dell'Arte, accostato a comici come Buster Keaton e Charlie Chaplin, ma anche ai fratelli Marx e a Ettore Petrolini; adoperò una propria unicità interpretativa, che risaltava sia in copioni puramente brillanti, sia in parti più impegnate, sulle quali puntò soprattutto verso la fine della carriera.nome d'arteNapoli15 febbraio1898Roma15 aprile1967attorecommediografoparolierepoetasceneggiatoreitalianoteatrocinemaadottatoBuster KeatonCharlie Chaplin Totò spaziò dal teatro, con oltre cinquanta titoli, al cinema, con 97 film interpretati dal 1937al 1967, e alla televisione, con una serie di nove telefilm diretti da Daniele D'Anza poco prima della scomparsa. I suoi film, visti da oltre 270 milioni di spettatori (un primato nella storia del cinema italiano), riscuotono ancora oggi grande successo, e talune sue battute e gag sono diventate perifrasi entrate nel linguaggio comune. Concluse la sua vita in condizioni di quasi cecità, per una grave forma di corioretinite probabilmente aggravata dalla lunga esposizione ai fari di scena.19371967

21 Totò nacque il 15 febbraio 1898 nel rione Sanità (un quartiere considerato il centro della “guapperia” napoletana), in via Santa Maria Antesaecula al secondo piano del civico 109, da una relazione clandestina di Anna Clemente con Giuseppe De Curtis che, in principio, per tenere segreto il legame, non lo riconobbe, risultando per l’anagrafe "figlio di N.N."1898rione Sanitàvia Santa Maria AntesaeculaN.N. Totò a Napoli, all'età di otto anni.Il marchese Giuseppe De Curtis, il padre di Totò che, inizialmente, non lo riconobbe come figlio naturaleNapoli Anna Clemente, la madre, che tentò di introdurlo come sacerdote. «Meglio ‘nu figlio prevete ca ‘nu figlio artista», affermava.Durante il servizio militare, nel 1918Solitario e di indole malinconica, fin da bambino dimostrò una forte vocazione artistica che gli impediva di dedicarsi allo studio, cosicché dalla quarta elementare fu retrocesso in terza.[3 Ciò non creò in lui molto imbarazzo, anzi intratteneva spesso i suoi compagni di classe con piccole recite, esibendosi con smorfie e battute. Il bambino riempiva spesso le sue giornate osservando di nascosto le persone, in particolare quelle che gli apparivano più eccentriche, cercando di imitarne i movimenti, e facendosi attribuire così il nomignolo di «'o spione».Questo suo curioso metodo di "studio" lo aiutò molto per la caratterizzazione di alcuni personaggi interpretati durante la sua carriera.

22 « È morta l'ultima delle grandi maschere della commedia dell'arte. »(Nino Manfredi al telegiornale del 15 aprile 1967) La tomba di Totò a Napoli I funerali a Napoli......e il feretro con sopra la popolare bombetta Totò morì nella sua casa di Via Monti Parioli alle 3:30 del mattino (l'ora in cui era solito andarsene a dormire) del 15 aprile 1967. all'età di 69 anni: venne stroncato da un infarto dopo una lunga agonia, tanto sofferta che lui stesso pregò il medico curante di lasciarlo morire. Proprio la sera del 13 aprile confessò al suo autista Carlo Cafiero: «Cafie', non ti nascondo che stasera mi sento una vera schifezza». Le sue ultime parole furono, secondo Franca Faldini, «T'aggio voluto bene Franca, proprio assai»,sebbene secondo la figlia Liliana disse: «Portatemi a Napoli: sono cattolico, apostolico e napoletano». I funerali Nonostante l'attore avesse sempre espresso il desiderio di avere un funerale semplice,ne ebbe addirittura tre. Il primo nella capitale, dove morì. La sua salma fu vegliata per due giorni dalle principali personalità dello spettacolo e non, giunte da tutta Italia per commemorarlo e rimpiangerlo.Fu accompagnata da più di duemila persone nella chiesa Sant'Eugenio, sul Tevere, dove si svolse la cerimonia funebre. Tra le personalità dello spettacolo presenti, all'interno della chiesa si notarono Alberto Sordi, Elsa Martinelli, Olga Villi, Luigi Zampa e Luciano Salce; parteciparono anche i registi che lo avevano sempre ignorato, e i critici che lo avevano avversato e considerato un artista inconsistente e volgare. Sulla sua bara furono poggiati la famosa bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso, la cerimonia si limitò a una semplice benedizione a causa delle difficoltà create dalle autorità religiose, perché con Franca Faldini l’attore non era sposato, addirittura fu fatta uscire di casa mentre il prete benediceva la salma di Totò. Il secondo si svolse a Napoli, la sua città natale alla quale era particolarmente legato e la gioia più grande sarebbe stata proprio ritornare lì, così fu Il 17 aprile di pomeriggio il feretro partì verso la città, scortato da circa trenta vetture. La città sospese dalle 16 alle 18,30 ogni attività, fu interrotto il traffico, i muri delle strade furono riempiti di manifesti di cordoglio, le serrande dei negozi vennero abbassate e socchiusi i portoni degli edifici in segno di lutto. Tra gli altri personaggi dello spettacolo ed amici stretti, ad attendere il feretro, c'erano i fratelli Nino e Carlo Taranto, Ugo D'Alessio, Luisa Conte, Dolores Palumbo. A causa della grande affluenza, il furgone che trasportava la salma impiegò due ore per raggiungere la chiesa di Sant'Eligio, dove si svolsero i funerali di fronte alla folla traboccante, valutata in circa 250.000 persone, tra bandiere, stendardi e corone.

23 Benevento (IPA: /bene ˈ v ɛ nto/ Bənəvientə in dialetto beneventano, Beneventum inLatino) è un comune italiano di 61 700 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia inCampania. Chiamata prima Maleventum, poi Beneventum ed infine Benevento, è stata una città sannitica, romana, longobarda e poi pontificia. Benevento vanta un cospicuo patrimonio storico-artistico e un interessante patrimonio archeologico. La chiesa di Santa Sofia, edificata nel 760 dal duca longobardo Arechi II, è entrata a far parte del Patrimonio dell'umanità UNESCO all'interno del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere. La città si trova nell'entroterra appenninico della Campania, nella parte meridionale della regione storica del Sannio, in una posizione quasi equidistante dai mari Tirreno e Adriatico. È posta in una conca circondata da colline; ad ovest in particolare, oltre la Valle Vitulanese, si trova il massiccio del Taburno Camposauro: le sue cime, viste dalla città, disegnano la sagoma di una donna distesa, la Dormiente del Sannio.

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25 La chiesa di Santa Sofia è un edificio longobardo che risale circa al 760, di piccole proporzioni: si può circoscrivere con una circonferenza di diametro 23,50 m. Si tratta di una delle chiese più importanti della Langobardia Minor giunta fino ai giorni nostri, notevole soprattutto per la sua originalissima pianta stellare e la disposizione anomala dei pilastri e delle colonne (un esagono circondato da un decagono). Fu quasi completamente distrutta dal terremoto del 1688 e ricostruita in forme barocche per volere dell'allora cardinale Orsini di Benevento (poi divenuto papa Benedetto XIII ). Le forme originarie furono nascoste, e furono riscoperte solo con il discusso restauro del 1951. La Chiesa è parte di un più ampio complesso monumentale di cui fanno parte l'ex monastero, ora sede del Museo del Sannio, il campanile settecentesco e la fontana al centro della piazza, che si affaccia sul Corso Garibaldi. L'insieme fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.

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27 Piccolo paese del Cilento, si trova incastonata in una valle formata dai fiumi Mingardo e Bussento, a ridosso del monte Bulgheria, a poca distanza dal comuni di Celle Bulgheria. Con la sua piccola frazione di Acquavena, è inserita nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'Umanità nel 1998.

28 è un comune italiano di 860 abitanti della provincia di Salerno in Campania. Roscigno fa parte della Comunità montana Alburni, del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e della Diocesi di Teggiano - Policastro. Il nome del paese è una derivazione dalla dizione dialettale "russignuolo", vale a direusignuolo. Ha una economia agricola: abbondano sul suo territorio numerosi terreni coltivati ad olivi e viti. Roscigno vecchia Il Comune di Roscigno si divide in due parti: Roscigno Vecchia e Roscigno Nuova. Roscigno Vecchio, il centro storico, è una frazione completamente disabitata da tempo a causa della presenza di diverse frane. Il centro storico di Roscigno inizia a svuotarsi intorno all'anno 1902 a causa di due ordinanze del genio civile (la legge speciale n. 301 del 7 luglio 1902 e la legge n. 445 del 9 luglio 1908) che obbligano la popolazione al trasferimento nell'attuale ubicazione del paese, Roscigno nuova. In Roscigno vecchia attualmente risiede un solo abitante (Giuseppe Spagnuolo)che, dopo la morte di Dorina, unica vera ultima residente, si è trasferito in una delle vecchie case, trascorre le giornate per le vie deserte del paese dove, talvolta, giunge qualche turista; il solitario abitante ne approfitta allora per fare da cicerone. Nel 2000 il centro storico di Roscigno contava 1 abitante. Qualsiasi studioso che intraprenda uno screening serio sulla storia di Roscigno si accorgerebbe subito che questa è la definizione giusta per il piccolo borgo abbandonato di "Roscigno Vecchia". Il movimento franoso che nel corso dei secoli ha costretto gli abitanti di Roscigno Vecchia alla migrazione forzosa dalle zone più basse del centro storico verso la località nominata "Piano" (in cui oggi è situata l'imponente Piazza Giovanni Nicotera). La tenacia certosina, l'orgoglio, i sacrifici dei cittadini di Roscigno Vecchia e le continue ricostruzioni del centro abitato con i materiali di risulta provenienti da precedenti crolli di case che si trovavano nella parte sud dell'antico abitato hanno fatto nascere il mito del "paese che cammina".

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30 Roscigno vecchia è non a caso considerata la "Pompei del '900"...abbandonata e in stato di abbandono, che alla lunga comporteranno lo sgretolamento definitivo del piccolo borgo senza poter dare l'opportunità alle future generazioni di visitare questo caratteristico scorcio sospeso tra le alture tra il Cilento e il Vallo del Diano; è, come dicevo una tappa a suggestioni alterne: in un giorno di Primavera e coi fiori di campo disseminati sul prato è l'incanto di un piccolo presente che si chiude intorno a sé........di notte invece è spettrale e si chiude intorno a te! Vale la pena di provare entrambe le emozioni arrivandovi a piedi e con prudenza a causa dei possibili crolli dell'abitato.

31 l Real Albergo dei Poveri o Palazzo Fuga o, nell'uso popolare, Reclusorio o Serraglio, è il maggiore palazzo monumentale di Napoli ed una delle più grandi COSTRUZIONI SETTECENTESCHE D’ EUROPA.

32 Nel 1749 Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli, nell'ambito del programma di rinnovamento edilizio del nuovo re Carlo III di Borbone, con l'incarico di progettare il gigantesco Albergo dei Poveri rivolto ad accogliere le masse di poveri del Regno. L'opera si inserisce in un contesto storico non lontano dalle finalità per le quali fu creato. La prima metà del XVIII secolo, infatti, Napoli fu caratterizzata dalla coraggiosa opera di rinnovamento del ministro Bernardo Tanucci, con i decreti sull'abolizione del feudalesimo e dei privilegi ecclesiastici, e dei primi vagiti dell'illuminismo napoletano, tra i quali si annoverano Antonio Genovesi e Ferdinando Galiani. L'opera rimase incompiuta per cui la sua attuale mole (oltre 100.000 metri quadri di superficie utile) rappresenta solo un quinto del progetto originale. Tra le cause della sospensione, oltre all'ingente cifra necessaria al completamento, occorre risalire alla rivoluzione del 1799 quando Ferdinando IV impresse una svolta in senso pragmatico rispetto a quella prettamente assistenziale decisa dal suo avo Carlo III; si decise pertanto di adottare un nuovo progetto, elaborato dall'architetto Francesco Maresca, che prevedeva un numero limitato di camerate rispetto a locali più ampi dove allocare le macchine di produzione manifatturiera. Albergo dei Poveri: veduta aerea. Uno degli scopi di questa istituzione caritatevole fu di garantire i bisogni di sicurezza urbana, legato allo sviluppo della prima industrializzazione, che a Napoli aveva conosciuto uno sviluppo eccezionale, riprendendo le teorie della “città modello rinascimentale” sulla rieducazione dei detenuti e sul valore terapeutico del lavoro. Un altro scopo fu di assicurare agli orfani della Santa Casa dell'Annunziata, accolti a partire dal 1802, i mezzi di sussistenza e l'insegnamento di un mestiere che li avrebbero potuti rendere autonomi nella vita quotidiana. Nonostante i buoni propositi, l'Albergo dei Poveri, tuttavia, divenne un vero e proprio carcere, essendo etichettato come “serraglio”, cioè di un luogo dal quale non sarebbe stato più possibile uscire. Nel 1838, nelle sale dell'Albergo trovò posto la Scuola di Musica che fornì per vari anni suonatori provetti alle compagnie militari e dove si avvicendarono insegnanti celebri, tra i quali Raffaele Caravaglios, ed importanti amministratori, tra cui Rodrigo Nolli. Sorse anche una scuola per sordomuti, senza mai perdere la sua primitiva impronta assistenziale. Nel corso degli anni si avvicendarono nei suoi locali un Centro di Rieducazione per Minorenni, un Tribunale competente a giudicare le cause riguardanti i minori di diciotto anni, un cinema, delle officine meccaniche, una palestra, un distaccamento dei Vigili del fuoco e l'Archivio di Stato civile.Nel 1938 ospitò alcuni rappresentanti del Congresso internazionale di criminologia.Importanti crolli dell'ala su via Tanucci furono registrati nel 1929, un terremoto del 23 novembre 1943 provocò il distacco di alcuni solai dai muri laterali. Nel crollo a seguito del terremoto del 1980 persero la vita alcune anziane donne e due persone che le assistevano. La proprietà dell'edificio, quindi, passò al Comune, che avviò il restauro nel 1999.

33 Il Real Albergo de' Poveri nella sua veste attuale si estende su di una superficie di 103.000 metri quadri ed ha una facciata lunga 400 metri - circa un centinaio di metri in più rispetto al prospetto della Reggia di Caserta - intervallata da un doppio ordine di lesene, caratterizzata inoltre da cinque ordini di finestre e tre marcapiani con timpano centrale: monumentale è la scalinata a doppia rampa che segna l’ingresso principale alla struttura. Sul fronte d'ingresso è scolpita in epigrafe la dedica dettata da Alessio Simmaco Mazzocchi.

34 L'interno è articolato attorno a tre cortili. Il cortile centrale è occupato dal corpo a croce di Sant'Andrea costituito da un solo piano che sarebbe dovuto essere la base della grande chiesa a pianta radiale con navata centrale e quattro bracci (navate laterali) che collegano detto cortile ai corpi laterali. I cortili laterali, erano adibiti a giardini, con aiuole per la parte centrale, mentre perimetralmente per uno larghezza di circa dieci/otto metri costituivano spazi ricreativi con campetti di calcio, palla a volo, ecc. Il cortile dell'ala prospiciente via Bernardo Tanucci, allo stato attuale è utilizzato come parcheggio. L'edificio è, inoltre, dotato di ben 430 stanze di differenti dimensioni a seconda della posizione: le più grandi, che occupano i volumi delle ali laterali, misurano su tutti i livelli 40 metri di lunghezza, sono larghe ed alte 8 metri.

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36 Il Borgo Sant'Antonio Abate (noto anche come Bùvero) è un rione di Napoli che sorge intorno alla via Sant'Antonio Abate, strada lunga circa 800 metri che unisce Porta Capuana a Piazza Carlo III, famosa per il suo storico mercato giornaliero. Di particolare rilevanza storico - urbanistica, è una delle poche zone della città che dal '400 ad oggi ha mantenuto inalterata la propria struttura.

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39 SHARON DEL SORBO, SOFIA LEMAATI, SABRINA SCHIAVO, DANIELA D’AMODIO, RITA MORGILLO.

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