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Il web 2.0 Sociologia delle comunicazioni 12.5.2012.

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Presentazione sul tema: "Il web 2.0 Sociologia delle comunicazioni 12.5.2012."— Transcript della presentazione:

1 Il web 2.0 Sociologia delle comunicazioni 12.5.2012

2 “Il Web 2.0 è un termine utilizzato per indicare uno stato di evoluzione di Internet (e in particolare del World Wide Web), rispetto alla condizione precedente. Si tende a indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione tra il sito e l'utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook, Myspace, Twitter, Gmail, Wordpress, Trip advisor ecc.). [1] evoluzioneInternetWorld Wide Webblogforumchat WikipediaYoutubeFacebookMyspaceTwitterGmail WordpressTrip advisor [1] La locuzione pone l'accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0, diffuso fino agli anni novanta, e composto prevalentemente da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l'utente eccetto la normale navigazione tra le pagine, l'uso delle e-mail e dei motori di ricerca.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0)anni novantamotori di ricercahttp://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0

3 Social media è un termine generico che indica tecnologie e pratiche online che gli utenti adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio. I social media rappresentano fondamentalmente un cambiamento nel modo in cui la gente apprende, legge e condivide informazioni e contenuti. In essi si verifica una fusione tra sociologia e tecnologia che trasforma il monologo (da uno a molti) in dialogo (da molti a molti) ed ha luogo una democratizzazione dell'informazione che trasforma le persone da fruitori di contenuti ad editori. I social media sono diventati molto popolari perché permettono alla gente di connettersi con il mondo on line per stabilire relazioni di tipo personale o lavorativo. In termini economici i social media vengono definiti anche user- generated content (UGC) o consumer-generated media (CGM).user- generated contentUGCconsumer-generated mediaCGM (http://it.wikipedia.org/wiki/Social_media)

4 Esempi di social media/web 2.0 http://en.wikipedia.org/wiki/Social_media#Examples Communication Blogs: Blogger, LiveJournal, Open Diary, TypePad, WordPress, Vox, ExpressionEngine, Xanga BlogsBloggerLiveJournalOpen DiaryTypePad WordPressVoxExpressionEngineXanga Micro-blogging / Presence applications: FMyLife, Jaiku, Plurk, Twitter, Tumblr, Posterous, Yammer, Qaiku Micro-bloggingFMyLifeJaiku PlurkTwitterTumblrPosterousYammerQaiku Social networking: Facebook, Geni.com, Hi5, LinkedIn, MySpace, Ning, Orkut, Skyrock, Qzone, Vkontakte, RenRen, Kaixin, ASmallWorld, studivz, Xing, RunAlong.se, Bebo, BigTent, Elgg, Hyves, Flirtomatic Social networkingFacebookGeni.comHi5LinkedIn MySpaceNingOrkutSkyrockQzoneVkontakteRenRen KaixinASmallWorldstudivzXingRunAlong.seBebo BigTentElggHyvesFlirtomatic Social network aggregation: NutshellMail, FriendFeed, Social network aggregationNutshellMailFriendFeed Events: Upcoming, Eventful, Meetup.comUpcomingEventfulMeetup.com

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6 Tim O’Reilly (2005) “What Is Web 2.0 Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software”

7 Il concetto di "Web 2.0" ebbe inizio con una sessione di brainstorming, durante una conferenza, tra O'Reilly e MediaLive International. Dale Dougherty, pioniere del web e Vice Presidente di O'Reilly, fece notare che, tutt’altro che “crollata”, la rete era più importante che mai, con nuove interessanti applicazioni e siti che nascevano con sorprendente regolarità. Inoltre, le società che erano sopravvissute al collasso sembravano avere alcune caratteristiche in comune. Poteva essere che il collasso delle dot-com avesse segnato un punto di svolta per la rete, tale che un richiamo all'azione come "Web 2.0" potesse avere senso? Concordammo con questa analisi, e così nacque la Conferenza Web 2.0.Conferenza Web 2.0

8 Dal web 2.0 al web 2.0

9 Dal PC al Web come piattaforma Se Netscape era l’archetipo del Web 1.0, Google è certamente l’archetipo del Web 2.0, … Netscape diede forma al “web come piattaforma” nei termini del vecchio paradigma del software: tra i prodotti, il loro fiore all’occhiello era il browser web, un’applicazione desktop, e la loro strategia era quella di usare il loro predominio nel mercato dei browser per stabilire un mercato di prodotti server di fascia alta…Così come "carrozza senza cavalli" identificava l’automobile per estensione del concetto più familiare di carrozza, Netscape promosse un "webtop" in sostituzione del desktop, e programmò di popolarlo con aggiornamenti di informazioni e applet, inseriti sul webtop dai fornitori di informazioni che avrebbero acquistato i server di Netscape. … Google, invece, iniziò la sua vita come un’applicazione web nativa, mai concepita come un pacchetto in vendita, ma fornita come servizio, con i clienti che pagavano, direttamente o indirettamente, per l’uso di quel servizio. Nessuna delle trappole della vecchia industria del software era presente. Nessuna release di software programmata, ma solo miglioramenti continui. Nessuna licenza o vendita, solo utilizzo. Nessun porting su piattaforme diverse affinché i clienti potessero utilizzare il software sulle proprie macchine, solo un’enorme collezione scalabile di PC, ormai commodity, funzionanti con sistemi operativi open source oltre ad applicazioni e utility locali che nessuno al di fuori della società ha mai la possibilità di vedere.

10 John Battelle (2006) Google e gli altri: Come hanno trasformato la nostra cultura e riscritto le regole del business. Milano: Raffaele Cortina editore, c2004

11 Imbrigliare l’intelligenza collettiva… Il principio centrale che sta dietro al successo dei giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono sopravvissuti per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo: che hanno abbracciato la potenza del web per sfruttare l’intelligenza collettiva: L’hyperlinking è il fondamento del web. Quando gli utenti aggiungono nuovi contenuti e nuovi siti, questi vengono integrati alla struttura del web dagli altri utenti che ne scoprono il contenuto e creano link. Così come le sinapsi si formano nel cervello, con le associazioni che diventano più forti attraverso la ripetizione o l'intensità, la rete delle connessioni cresce organicamente come risultato dell'attività collettiva di tutti gli utenti del web.

12 BitTorrent dimostra così un principio chiave del Web 2.0: il servizio migliora automaticamente con l’aumentare del numero di utenti. Mentre Akamai deve aggiungere server per migliorare il servizio, ogni consumatore di BitTorrent porta le proprie risorse al gruppo. C’è un’implicita "architettura della partecipazione", un’etica incorporata di co-operazione, nella quale il servizio funziona principalmente come un broker intelligente, collegando le periferie una con l’altra e sfruttando la potenza degli utenti stessi.

13 Imbrigliare l’intelligenza collettiva Il fattore di successo di Google nel campo delle ricerche, che rapidamente l’ha reso il leader indiscusso di mercato, è stato il PageRank, un metodo che utilizza la struttura dei link, anziché semplicemente le caratteristiche di una pagina web, per fornire risultati di ricerca migliori. Il prodotto di eBay è l’attività collettiva di tutti i suoi utenti; come il web stesso, eBay cresce organicamente in risposta all’attività degli utenti. Il ruolo della società è quello di mettere a disposizione un contesto in cui tale attività possa aver luogo. Inoltre, il vantaggio competitivo di eBay viene quasi interamente dalla massa critica di acquirenti e venditori, che rendono chiunque tenti di offrire servizi simili significativamente meno interessante.

14 Imbrigliare l’intelligenza collettiva Amazon vende gli stessi prodotti che vendono i suoi concorrenti, come Barnesandnoble.com, e riceve le stesse descrizioni del prodotto, le stesse immagini di copertina e gli stessi contenuti editoriali dai suoi fornitori. Ma Amazon ha fatto della partecipazione degli utenti una scienza. Conta su un numero sempre maggiore di recensioni da parte degli utenti, invita a partecipare in vari modi su virtualmente qualsiasi pagina e, ancora più importante, usa l’attività degli utenti per produrre risultati di ricerca migliori. Mentre una ricerca sul sito Barnesandnoble.com molto probabilmente porterà ai prodotti della società o ai risultati sponsorizzati, Amazon porta sempre al "più popolare”, un calcolo in tempo reale basato non solo sulle vendite, ma anche su altri fattori che gli insider di Amazon chiamano il “flusso” intorno ai prodotti. Considerando la sempre maggiore partecipazione degli utenti, non sorprende che le vendite di Amazon superino quelle dei concorrenti.

15 Imbrigliare l’intelligenza collettiva È una verità scontata che le società che vantano i più grandi successi in internet non fanno pubblicità dei propri prodotti. La loro adozione è guidata dal “marketing virale”, cioè dalle raccomandazioni che passano direttamente da un utente a un altro. Potete quasi arrivare alla conclusione che se un sito o un prodotto si basa sulla pubblicità per farsi conoscere, non si tratta di Web 2.0. Persino gran parte dell’infrastruttura del web, compreso il codice di Linux, Apache, MySQL, e Perl, PHP, o Python usato in molti server web, si affida ai metodi di peer- production dell’open source; in essi stessi si trova un esempio di intelligenza collettiva creata dalla rete…Chiunque può aggiungere un progetto, chiunque può scaricare e utilizzare il codice, e nuovi progetti migrano dalle periferie al centro come risultato del fatto che gli utenti li utilizzano, un processo di adozione organico del software che si affida quasi interamente al marketing virale.peer- production

16 Imbrigliare l’intelligenza collettiva La lezione: Gli effetti del network derivanti dai contributi degli utenti sono la chiave del predominio del mercato nell’era del Web 2.0

17 Architettura partecipativa Una delle lezioni chiave dell’era di Web 2.0 è questa: gli utenti aggiungono valore. Ma solo una piccola percentuale di utenti si prenderà la briga di aggiungere valore all’applicazione in modo esplicito. Perciò, le società Web 2.0 impostano di default sistemi per l’aggregazione dei dati degli utenti e per la costruzione di valore come effetto collaterale del normale utilizzo dell'applicazione. Come indicato in precedenza, tali sistemi migliorano con l’aumentare del numero di utenti.

18 La mano invisibile della cooperazione Questa visione dell'architettura può essere considerata alla base del successo dei software open source anche più dei frequentemente citati appelli al volontariato. L’architettura di internet, e il World Wide Web, così come i progetti di software open source come Linux, Apache, e Perl, è tale che gli utenti che perseguono i propri interessi “egoistici” costruiscono un valore collettivo come conseguenza automatica... Questi progetti possono essere visti come aventi una naturale architettura partecipativa.

19 La blogosfera e il web 2.0 La “blogosfera” può essere considerata un nuovo equivalente peer-to-peer di Usenet e dei bulletin-board, le aree conversazionali del primo internet. Non solo è possibile iscriversi ai siti degli altri e collegarsi facilmente ai singoli commenti su una pagina: tramite un meccanismo noto come trackback si può anche vedere quando qualcun altro si collega alle proprie pagine e rispondere, con link reciproci o aggiungendo commenti.

20 Blogs e la saggezza delle folle Se una parte essenziale del Web 2.0 riguarda lo sfruttamento dell’intelligenza collettiva, trasformando il web in una specie di cervello globale, la blogosfera è l’equivalente di un chiacchiericcio mentale costante nel proencefalo, la voce che tutti sentiamo nella nostra testa. Può non riflettere la struttura profonda del cervello, che spesso è inconscia, ma è l’equivalente dei pensieri consci. E in quanto riflessione del pensiero conscio e dell’attenzione, la blogosfera ha iniziato ad avere un potente effetto.

21 Blogs e la saggezza delle folle Ma come Wikipedia, il blog sfrutta l’intelligenza collettiva come una specie di filtro. Entra in gioco qui quella che James Suriowecki chiama “la saggezza delle folle”, e così come PageRank produce risultati migliori dell’analisi di ogni documento individuale, l’attenzione collettiva della blogosfera seleziona il valore. Sebbene i media tradizionali possano vedere i singoli blog come concorrenti, l’aspetto più snervante è che la concorrenza è in realtà con la blogosfera come insieme. Non si tratta solo di una concorrenza tra siti, bensì di una concorrenza tra modelli di business. Il mondo Web 2.0 è anche il mondo di ciò che Dan Gillmor chiama “noi, i media”, un mondo in cui “il pubblico”, e non alcune persone dietro le quinte, decide ciò che è importante.la saggezza delle follenoi, i media

22 Il valore del web: i dati personali La gestione dei database è una competenza centrale delle società Web 2.0, al punto che qualche volta abbiamo definito queste applicazioni come "infoware" piuttosto che semplicemente software. Questo fatto porta a una domanda chiave: a chi appartengono i dati? Nell’era internet, è già possibile vedere un certo numero di casi in cui il controllo sui database ha portato al controllo del mercato e a guadagni finanziari fuori misura.infoware

23 Il valore del web: i dati personali La corsa è per la proprietà di determinate classi di dati centrali: indirizzi, identità, date di eventi pubblici, codici di identificazione di prodotti e namespace. In molti casi, quando il costo per la creazione dei dati è alto, ci può essere un’opportunità per un’azione in stile Intel Inside, con un’unica fonte di dati. In altri casi, il vincitore sarà la società che per prima raggiungerà una massa critica tramite l’aggregazione degli utenti e che trasformerà questi dati aggregati in un servizio di sistema.

24 Modificazione continua del software Gli utenti devono essere trattati come co- sviluppatori, quale conseguenza delle pratiche di sviluppo degli open source (anche se il software in questione difficilmente sarà rilasciato con una licenza open source). Il motto open source, "rilascia presto e rilascia spesso" si è di fatto trasformato in qualcosa di ancora più radicale, "l‘eterno beta", in cui il prodotto è sviluppato in un contesto aperto, con nuove caratteristiche integrate e aggiornate su base mensile, settimanale o perfino quotidiana. Non è un caso che servizi quali Gmail, Google Maps, Flickr, del.icio.us, e simili potrebbero aspettarsi di essere contrassegnati da un logo "Beta" per anni.

25 Software in continua evoluzione Il monitoraggio in tempo reale del comportamento degli utenti per vedere quali nuove funzioni vengono utilizzate, e come vengono utilizzate, diventa allora un’altra competenza centrale necessaria. Uno sviluppatore di un servizio online tra i più importanti ha affermato: "Noi mettiamo in linea due o tre nuove funzioni in qualche parte del sito ogni giorno, e se gli utenti non le adottano le togliamo. Se invece le apprezzano, le estendiamo all'intero sito."

26 Software per tanti dispositivi Un’altra caratteristica del Web 2.0 che merita di essere menzionata è il fatto che non è più limitato alla piattaforma PC. A oggi, iTunes è il miglior esempio di questo principio. Questa applicazione collega in modo trasparente il dispositivo portatile a un massiccio back-end su web, con il PC che funziona da cache locale e da stazione di controllo. iTunes e TiVo dimostrano anche molti degli altri principi di base del Web 2.0. Non sono applicazioni web di per sé, ma aumentano la potenza della piattaforma web, rendendola una parte senza soluzione di continuità, quasi invisibile della loro infrastruttura. La gestione dei dati è chiaramente il cuore della loro offerta.

27 I principi di design del web 2.0 1. The long tail 2. I Dati sono il Prossimo Intel Inside 3. Gli Utenti Aggiungono Valore 4. Gli Effetti del Network di Default 5. Some Rights Reserved. Progettate per l’"hackability" e la "remixability.” 6. L’eterno Beta 7.Cooperazione, Non Controllo 8. Il Software a Livello Superiore del Singolo Dispositivo

28 Internet post-pc: applicazioni e cloud computing Ecco infatti la principale differenza fra Apple e Google nella ricerca della semplicità. I due colossi californiani, che si giocano l’immagine sull’eco- sostenibilità e la diversità, seguo- no due approcci diversi: Apple vuole focalizzare tutto sulle web apps; Google invece rimane web-centrico. L’heavy computing è invece delegato ai server. L’era del personal computing è ormai al tramonto? Tutto per far spazio alla semplicità d’uso: facile come bere un bicchier d’acqua, finché un kill switch non vi cancella le applicazioni oppure un black-out non manda in tilt i servizi cloud, lasciandovi al buio senza nulla sul desktop. Utonto e non più utente. Semplicità farà rima con affidabilità? È qui che si gioca la partita del web mo- bile nell’era di smartphone e tablet ultrasemplificati. Ma qui ci fermiamo: al cloud computing andrebbe dedicato un nuovo libro. (Mela Marcia p. 65)


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