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CENTRO EDUCATIVO MINORI “Casa Regina Elena, Una carezza per Carla”

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Presentazione sul tema: "CENTRO EDUCATIVO MINORI “Casa Regina Elena, Una carezza per Carla”"— Transcript della presentazione:

1 CENTRO EDUCATIVO MINORI “Casa Regina Elena, Una carezza per Carla”

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3 IL TAVOLO DI LAVORO SULL’AUTISMO, ISTITUITO SU INDICAZIONE DEL MINISTRO DELLA S ALUTE, HA DEFINITO CHE: I programmi di cura delle persone con autismo comportano una politica generale di servizi rispettosa della globalità della persona autistica, dei suoi progetti di vita e dei suoi famigliari, per tutto l’arco di vita. I trattamenti cognitivo-comportamentali e psicoeducativi sono il nucleo centrale degli approcci abilitativi e terapeutici. E’ essenziale il raccordo tra interventi sanitari, scolastici, educativi e sociali, le famiglie e le Associazioni.

4 Q UINDI ………. La presenza dell’alunno con autismo viene vista come una RISORSA per l’intero percorso educativo rivolto alla classe, in quanto amplia i «modi percettivi, la modalità di visione, gli angoli da cui partire e sul piano cognitivo tale presenza giova nella misura in cui un’intuizione diversa può diventare una soluzione». (V. Piazza 1999)

5 LE LINEE GUIDA NAZIONALI DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE (SINPIA 2005) DICONO : 1)di definire in modo dettagliato e in anticipo i contenuti dell’intervento individualizzato. 2)di strutturare l’ambiente in quanto la possibilità del bambino con autismo di apprendere dipende in modo sostanziale da come le attività, il tempo e lo spazio vengono organizzate visivamente.

6 METODOLOGIE a)Rapportare gli obiettivi individualizzati a quelli della classe e viceversa. b)Prendere in considerazione la risorsa dei compagni. c)Adottare le nuove prospettive della didattica speciale. (Lucio Cottini: « L’integrazione scolastica del bambino autistico » Carocci, Roma)

7 OBIETTIVI INDIVIDUALIZZATI + OBIETTIVI DELLA CLASSE Far partecipare l’allievo con autismo alle attività della classe corrisponde a farlo «partecipare alla cultura del compito».

8 COME?  Per gli obiettivi che si possono condividere con il gruppo classe, mediante incarichi/attività anche brevi ma condivisibili e tutoring (insieme ai compagni e/o nello stesso ambiente).  Per gli obiettivi specifici e funzionali al bambino con autismo, mediante la programmazione dei luoghi e dei tempi in cui lo studente con autismo va esercitato con attività differenziate.

9 GLI OBIETTIVI Devono essere:  Semplici  Graduali  Progressivi  Suscettibili di aggiustamenti continui  Verificabili

10 LA RISORSA DEI COMPAGNI E’ necessario sensibilizzare i compagni aiutandoli a comprendere le problematiche di chi si comporta diversamente dalla classe non per una volontà a interagire con modalità sociali «bizzarre e/o talvolta aggressive» ma per le conseguenze di un DEFICIT !

11 COME? 1) Promuovere in classe la conoscenza della sindrome e dei deficit correlati. 2) Utilizzare metodologie educative e didattiche messe a punto specificamente per i bambini con autismo. 3) Avvalersi di modalità di intervento alternative (informatiche, supporti visivi, schede di valutazione, materiale ad hoc).

12 1) P ER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DEL COMPAGNO CON AUTISMO, SI PUÒ : Offrire semplici spiegazioni degli aspetti principali della sindrome. Individuare filmati e storie (a seconda dell’età cronologica della classe) adatti ad essere visionati e commentati insieme: si possono proporre disegni, giochi di ruolo, costruzione di materiale utile al lavoro in classe del compagno autistico.

13 2) METODOLOGIE DIDATTICHE EDUCATIVE PER L’AUTISMO….. E’ auspicabile che tutti gli insegnanti che hanno alunni con autismo conoscano:  Il programma TEACCH ;  Le strategie di Comunicazione Aumentativa e Alternativa applicate all’autismo;  Le tecniche di valutazione e di intervento per la gestione dei problemi di comportamento.

14 L E CONDIZIONI PER PERSEGUIRE LA PIENA INTEGRAZIONE SCOLASTICA SONO : Disponibilità affettiva e comunicativa degli insegnanti. Fiducia nell’ottenimento degli obiettivi. Coinvolgimento di genitori e familiari. Lavoro di rete : sinergia tra dimensione clinica, familiare e organizzazione interna della scuola.

15 3) LE METODOLOGIE DIDATTICHE ALTERNATIVE: L’ informatica può essere una valida opportunità per avvicinare l’allievo autistico alle attività svolte dal resto della classe Il computer permette di : - focalizzare l’attenzione su alcuni compiti per tempi lunghi in modo autonomo. - facilitare l’interazione con l’altro.

16 I PUNTI DI FORZA NELL’AUTISMO: Possono rappresentare i canali con cui promuovere una nuova forma di integrazione e una concezione dell’autismo non solo basata sui problemi, ma anche sulle risorse!

17 N UOVA CONCEZIONE DELL ’ AUTISMO  Autismo = «neuro-diversità»  La diversa organizzazione neuro-cognitiva predispone gli studenti con autismo anche a particolari talenti e abilità, quali: I. Abilità di discriminazione e anilisi visiva; II. Capacità di analizzare e comprendere le regole che governano sistemi chiusi (es. azionamento e funzionamento del pc); III. Analisi percettiva orientata al dettaglio (es. discriminazione di tonalità musicali).

18 LA MOTIVAZIONE L’allievo con autismo può non essere sensibile ai rinforzi che usualmente si utilizzano a scuola, come l’approvazione dell’insegnante e/o la motivazione ad essere «un bravo alunno». Quindi, uno dei primi step da seguire per rendere l’insegnamento efficace è: identificare le ricompense motivanti, tra le quali anche «gli interessi assorbenti» dell’alunno con autismo.

19 L’AUTODETERMINAZIONE Tale concetto si articola in due punti chiave: 1. Aspettative e motivazioni; 2. Organizzazione dei sostegni per supportare le abilità personali non completamente consolidate.

20 COME?  Indagando sugli interessi personali  Insegnando a fare e ad esprimere delle scelte  Definire gli obiettivi e cercare di raggiungerli  Utilizzare strategie di autoregolazione  Organizzare adeguatamente l’ ambiente e la politica dei sostegni  Avere presente il concetto di autodeterminazione

21 VERSO L’INCLUSIONE L’obiettivo di interagire con gli altri non può essere interpretato esclusivamente con la ricerca di adattamento dello studente con autismo al contesto scolastico e sociale. L’avvicinamento deve essere reciproco. All’inizio, soprattutto, devono essere l’organizzazione scolastica e gli attori che la popolano ad approcciarsi all’allievo con autismo.

22 Questo significa tener conto del fatto che: Lo studente con autismo può essere attratto da interessi ripetitivi; Ha la tendenza a sistematizzare, che è legata al bisogno di prevedere il risultato di certi eventi; Quando il contesto diventa più caotico e quando lo studente deve confrontarsi con il riconoscimento di emozioni per assumere una condotta empatica, talvolta si può manifestare una caduta di prestazione rilevante. QUINDI…………………………….

23 Risulterebbe fallimentare porsi degli obiettivi di integrazione intesi come l’apprendimento di capacità di vivere nell’ambiente e di interagire con gli altri con modalità dello stesso tipo di quelle adottate dai compagni. Questo porta a vedere il bambino con autismo dal punto di vista del «ritardo» ovvero del deficit quantitativo, e non di quello qualitativo ovvero della «diversità».

24 Nel momento in cui la DIVERSITA’ di ognuno viene assunta come condizione di base per costruire un ambiente in grado di valorizzare tutti, si pongono le premesse per arrivare ad una scuola e ad una società realmente inclusive.

25 … Per facilitare l’integrazione, Cottini (2011) consiglia 4 linee di azione: I. PROGRAMMARE attività didattiche con insegnanti di sostegno, curriculari e le figure di supporto. II. ORGANIZZARE spazi, tempistiche, materiale e il personale. III. Fare riferimento ad una DIDATTICA SPECIALE di QUALITA’. IV. COINVOLGERE ATTIVAMENTE i compagni.

26 FACILITARE L’INTEGRAZIONE Significa perseguire due obiettivi : 1) Incrementare nei bambini capacità osservative e discriminanti sulle differenze tra tutte le persone quando vengono confrontate con altre 2) Incrementare la capacità di fornire aiuti, collaborazione e solidarietà.


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