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1 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE AUSILI PER LO STUDIO DEL VOLUME S. SCIARELLI, Fondamenti di Economia e Gestione delle imprese. CEDAM, Padova,

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1 1 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE AUSILI PER LO STUDIO DEL VOLUME S. SCIARELLI, Fondamenti di Economia e Gestione delle imprese. CEDAM, Padova, 2004 PROF. MAURO SCIARELLI

2 2 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ASPETTI OPERATIVI DEL CORSO Moduli didattici Esercitazioni Seminari su “Etica d’impresa” Gruppi di lavoro (volontari) Sito internet comunicazioni Registrazione al Corso Esame e verifica finale

3 3 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE PROGRAMMA Parte prima – Economia delle imprese Parte seconda – Cenni su strategie e governo dell’impresa Parte terza – Le funzioni di gestione dell’impresa Parte quarta – Le applicazioni aziendali

4 4 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE DEFINIZIONE D’IMPRESA organizzazione economica che, mediante l’impiego di un complesso differenziato di risorse, svolge processi di acquisizione e di produzione di beni o servizi, da scambiare con entità esterne al fine di conseguire un reddito.

5 5 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE L’IMPRESA QUALE SISTEMA COMPLESSO Cognitivo (profilo dinamico) SISTEMA Socio/Tecnico aperto (profilo strutturale) COMPLESSO IMPRESA

6 6 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE DEFINIZIONE DELL’IMPRESA L’impresa rimane un sistema complesso all’interno del quale si intrecciano elementi tangibili ed intangibili, immobilizzazioni materiali ed immateriali, mezzi tecnici ed intelligenze, risorse finanziarie ed umane, secondo un disegno finalizzato, in ogni caso, alla produzione e diffusione di valore

7 7 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE PARAMETRI ED INDICI DIMENSIONALI DELL’IMPRESA Indici Fatturato - Valore Aggiunto Produzione realizzata Capacità di produzione Patrimonio netto Capitale investito Addetti occupati Livelli organizzativi Parametri Economici Tecnico-Produttivi Patrimoniali Organizzativi

8 8 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE CLASSIFICAZIONE DIMENSIONALE DELLE IMPRESE Fino a 50 Fino a 5 mln. di Euro Fino a 20 mln. di Euro Dimensione Aziendale Piccola Media Grande ISTAT (addetti) Fino a 99 100 - 499 500 e oltre Unione Europea Dipendenti Fatturato Fino a 250 Oltre 250Oltre 20 mln. di Euro

9 9 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE CLASSIFICAZIONE DELLE IMPRESE MEDIA E PICCOLA IMPRESA IN BASE ALLA POSIZIONE DELL’AZIENDA NEL MERCATO IN CUI OPERA: NON RIESCE AD INFLUENZARE LE VARIABILI DI MERCATO GRANDE IMPRESA ESERCITA UN ELEVATO GRADO DI CONTROLLO DEL MERCATO

10 10 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE Capitolo 2 I RAPPORTI TRA IMPRESA, AMBIENTE E MERCATO

11 11 IL RAPPORTO IMPRESA- AMBIENTE CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE IMPRESA Ambiente competitivo Ambiente transazionale Imprese concorrenti Mercato finanziario Mercati di produzione Mercato del lavoro Clienti serviti Sistema economico Sistema politico-istituzionale Sistema socio-demografico Sistema tecnologico

12 12 DIFFERENZIAZIONE PRODUTTIVA E MERCATI profilo fisico, tecnico, estetico, psicologico è effetto di politiche di marca comporta il frazionamento del mercato (submercati) i vantaggi di differenziazione possono a.essere controbilanciati da altri fattori (es.prezzo, condizioni di pagamento) b.Essere annullati dall’imitazione CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

13 13 CARATTERISTICHE DI STRUTTURA DEL MERCATO CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE DomandaOfferta Grado di concentrazione  Monopsonio;  Oligopsonio;  Domanda frazionata  Monopolio;  Oligopolio;  concorrenza perfetta Grado di elasticità Domanda elastica o anelastica Grado di differenziazione Domanda omogenea o differenziata  Concorrenza monopolistica;  Oligopolio differenziato

14 14 STRUTTURA DEL MERCATO Oligopolio Concorrenza monopolistica Differenziazione di prodotto CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE Compresenza di elementi concorrenziali e di monopolio ( frazionamento offerta, submercati) Differenziato Misto (es. auto) Concentrato (no differenziazione; es chimica, cemento)) N.B. la concentrazione dell’offerta è legata alla quota di produzione controllata, più che al numero di produttori

15 15 CARATTERISTICHE DI STRUTTURA DEL MERCATO Economie di scala, disponibilità di brevetti/know-how, controllo di fattori produttivi essenziali (possesso di risorse non appropriabili) Differenziazione dei prodotti Difficoltà del disinvestimento Ostacoli al fallimento o liquidazione Barriere alla concorrenza Barriere all’entrata Barriere alla mobilità Barriere all’uscita CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

16 16 Forme di mercato Mercato del venditore Mercato del compratore Equilibrio tra domanda e offerta Domanda superiore all’offerta Offerta superiore alla domanda CARATTERISTICHE DI STRUTTURA DEL MERCATO CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

17 17 I RAPPORTI TRA L’IMPRESA ED IL MERCATO Comprende gli acquirenti ed i venditori di un determinato prodotto Comprende i produttori i cui prodotti sono sostituibili da parte dei consumatori Catena degli operatori che, in senso verticale, partecipano alla realizzazione di un certo bene. MERCATO INDUSTRIA/SETTORE FILIERA CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

18 18 I RAPPORTI TRA L’IMPRESA ED IL MERCATO PARADIGMA STRUTTURA-CONDOTTA-PERFORMANCE La struttura del mercato incide sul comportamento delle imprese e quest’ultimo, a sua volta, influenza il risultato della gestione aziendale. PARADIGMA CONDOTTA-STRUTTURA-PERFORMANCE Le condotte aziendali influiscono sulle strutture (ambiente) e producono, in base all’adattamento di queste, i loro risultati. CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

19 19 Il costo del bene scambiato è uguale non soltanto al prezzo pagato per il suo acquisto, ma anche allo sforzo sostenuto dall’acquirente e dallo stesso venditore per ricercare le informazioni utili a perfezionare la contrattazione. I costi di transazione comprendono, quindi, tutti i costi necessari per progettare, negoziare e tutelare un accordo di scambio. CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE IL COSTO DI TRANSAZIONE

20 20 I RAPPORTI TRA L’IMPRESA ED IL MERCATO EFFICIENZA STATICA OTTIMALE COMBINAZIONE DELLE RISORSE DISPONIBILI EFFICIENZA DINAMICA CAPACITA’ DI CREARE E RICREARE NEL TEMPO COMBINAZIONI SEMPRE DIVERSE DI RISORSE SULLA BASE DELLE COMPETENZE CHE, NEL FARE, SI ARRICCHISCONO E SI POTENZIANO ULTERIORMENTE CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

21 21 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE Capitolo 3 LE FUNZIONI DELL’IMPRESA E LE FINALITA’ IMPRENDITORIALI

22 22 INQUADRAMENTO E FUNZIONI DELL’IMPRESA Soddisfare i bisogni umani mediante la messa a frutto di risorse rinvenibili in natura in misura limitata Creare e distribuire valore, soprattutto a coloro che operano al suo interno Complesso di beni organizzato per lo svolgimento di processi produttivi e per produrre reddito ORGANIZZAZIONE ECONOMICA SISTEMA SOCIALE STRUTTURA PATRIMONIALE CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE N.B. MOLTEPLICITA’ E COMPLEMENTARITA’ DI TUTTE LE FUNZIONI INDICATE

23 23 FINALITA’ IMPRENDITORIALI QUALI SONO LE FINALITA’ DELL’IMPRENDITORE ? QUALI LE MOTIVAZIONI DI FONDO CHE SPINGONO ALLA CREAZIONE D’IMPRESA E CHE ORIENTANO LE SCELTE SUCCESSIVE? CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

24 24 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE TEORIE SULLE FINALITA’ IMPRENDITORIALI L’AZIENDA E’ LO STRUMENTO DI UNA CAPACITA’ IMPRENDITORIALE FINALIZZATA VERSO CERTI RISULTATI SCOPI CHE SPINGONO IL GRUPPO IMPRENDITORIALE AD ORGANIZZARE E GOVERNARE UN’ ATTIVITA’ PRODUTTIVA IMPRENDITORE “CLASSICO” O IMPRENDITORE DELEGATO?

25 25 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE TEORIE SULLE FINALITA’ IMPRENDITORIALI MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL TEMPO LUNGO LIMITI SOCIALI ALLA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO OTTENIMENTO DEL SUCCESSO SOCIALE FINALITA’ IMPRENDITORE – GESTORE FINALITA’ IMPRENDITORE – GESTORE:

26 26 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE TEORIE SULLE FINALITA’ IMPRENDITORIALI SOPRAVVIVENZA DELL’IMPRESA SVILUPPO DIMENSIONALE DELL’IMPRESA TEORIA DELLA MOBILITA’ FINALITA’ IMPRENDITORE DELEGATO FINALITA’ IMPRENDITORE DELEGATO:

27 27 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE TEORIE SULLE FINALITA’ IMPRENDITORIALI CREAZIONE / DIFFUSIONE DEL VALORE FINALITA’ IMPRENDITORE – GESTORE E IMPRENDITORE DELEGATO IMPRENDITORE DELEGATO:

28 28 DEFINIZIONE DI PROFITTO Massimizzare il risultato ottenibile dall’attività aziendale, adottando tra le alternative possibili quella suscettibile di produrre il maggiore reddito CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL TEMPO LUNGO LIMITI FATTORE TEMPO FATTORE RISCHIO ESIGENZE DI TUTTI GLI STAKEHOLDER ETICA D’IMPRESA  Premio per il rischio  Premio per l’innovazione (Schumpeter)  Corrispettivo dell’imprenditore  Derivante dalle imperfezioni del mercato (assunzione di posizioni monopolistiche)

29 29 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE COSTI DI LAVORO Lavoratori COSTI DI APPROVVI- GIONAMENTO Fornitori COSTI DI FINANZIA- MENTO Finanziatori ONERI FISCALI Pubblica Ammini- strazione COSTI DI ORGANIZ- ZAZIONE COSTI DI RICERCA E SVILUPPO Proprietari COSTI PROFITTO RICAVI (CONSUMATORI; CONCORRENTI) COSTI DI DISTRI- BUZIONE Distributori LIMITI SOCIALI ALLA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO La massimizzazione del profitto incontra dei limiti sociali, a causa dei conflitti d’interesse tra i diversi interlocutori dell’impresa (massimo profitto condizionato) e limiti di conoscenza, dovuti all’evoluzione dell’ambiente e del mercato (profitto soddisfacente - Simon)

30 30 CONCLUSIONI IN BASE ALL’EQUAZIONE SOCIALE DEL PROFITTO A.L’EQUILIBRIO TRA COSTI E RICAVI E’ DIFFICILMENTE MODIFICABILE IN ASSENZA DI INNOVAZIONI NELLA GESTIONE; B.LE INNOVAZIONI NELL’ORGANIZZAZIONE E NEL MERCATO RICHIEDONO IL SOSTENIMENTO DI COSTI CHE, INVECE, SONO SOLITAMENTE RIDOTTI IN PERIODI DI CRISI AZIENDALE; C.IL PROFITTO E’ UNA QUANTITA’ RESIDUALE CHE RISENTE DELLE SITUAZIONI DI CRISI, DATA LA RIGIDITA’ DELLE ALTRE GRANDEZZE ECONOMICHE E L’ASSENZA DI PROCESSI INNOVATIVI. CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

31 31 CONCLUSIONI IN BASE ALL’EQUAZIONE SOCIALE DEL PROFITTO IN CONCLUSIONE, E’ POSSIBILE OSSERVARE CHE IL REDDITO E’ UN RISULTATO CHE DERIVA DA ACCORDI DI COOPERAZIONE O DALLA COMPOSIZIONE DI CONFLITTI INTERNI ED ESTERNI E CHE LA SUA MISURA NON E’ MAI LIBERAMENTE DETERMINABILE DALL’IMPRENDITORE. IL FINE DEL MASSIMO PROFITTO DIVIENE, COSI’, IL FINE DEL MASSIMO PROFITTO CONDIZIONATO. CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE

32 32 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE TEORIA DEL SUCCESSO SOCIALE PROFITTO POTERE PRESTIGIO L’imprenditore tende al successo e le sue finalità, in ordine crescente, sono di assicurare la sopravvivenza dell’impresa, affermarsi nella classe sociale di appartenenza e di assumere posizioni di preminenza nell’ambito della comunità. ESIGENZA ETICA NEL GOVERNO DELL’IMPRESA VALORI ECONOMICI VALORI ETICI Finalità Tempo Etiche Economiche Breve Lungo

33 33 Il fine del gruppo imprenditoriale è assicurare la continuità dell’organismo aziendale CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE SOPRAVVIVENZA AZIENDALE Ruolo strumentale per la continuità di funzionamento dell’impresa PROFITTO SOPRAVVIVENZA DELL’IMPRESA (Drucker)  Posizione occupata nel mercato  Capacità di innovazione  Risorse umane  Risorse finanziarie  Redditività dell’impresa

34 34 Il fine del gruppo imprenditoriale è espandere l’impresa CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE SVILUPPO DIMENSIONALE Obiettivo primario della conduzione aziendale (Baumol). FATTURATO SVILUPPO DIMENSIONALE DELL’IMPRESA  Irrobustimento dell’organizzazione (stabilità)  Maggiore forza rispetto alla concorrenza (prestigio)  Miglioramento economico OBIETTIVO E’ MASSIMIZZARE IL VOLUME D’AFFARI DELL’AZIENDA. LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO E’ IL MEZZO PER OTTENERE LA CRESCITA AZIENDALE.

35 35 Obiettivo di TUTTI i partecipanti alla vita dell’impresa è quello di far crescere il valore economico dell’azienda CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE CREAZIONE E DIFFUSIONE DEL VALORE Importanza dell’investimento immateriale per potere costruire una più favorevole immagine aziendale QUALITA’ TOTALE DIVERSA DALLA TEORIA DELLA CREAZIONE DEL VALORE AZIONARIO Distribuzione dei dividendi e contemporanea crescita del corso delle azioni (realtà delle public company) RISPONDE A COMPORTAMENTI IMPRENDITORIALI GLOBALI E DIFFUSI NEL TEMPO

36 36 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE Capitolo 4 IL RUOLO DEGLI STAKEHOLDERNEL SISTEMA AZIENDALE

37 37 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE STAKEHOLDER DEFINIZIONE TIPOLOGIE - mappa degli stakeholder - stakeholder primari e secondari GRADO D’INFLUENZA RAPPORTI STRATEGICI

38 38 CORSO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE STAKEHOLDER PRIMARI E SECONDARI IMPRESA Comunità Locale Concorrenti Clienti Fornitori Proprietari Dipendenti Media Società CivileSindacati Gruppi di consumatori Gruppi di Opinione Gruppi ambientalisti Stakeholder PRIMARI Stakeholder SECONDARI

39 39 VISIONE SOCIALE DELL’IMPRESA sistema economico e sociale, a cui prende parte una pluralità di attori, che dev’essere guidato in funzione di un giusto equilibrio tra obiettivi economici e responsabilità sociali. La rilevanza sociale dell’impresa cresce in rapporto alle ricadute esercitate sul contesto in cui opera (ricadute occupazionali, d’investimento, di mercato, di partecipazione alla vita della comunità, di effetti inquinanti sull’ambiente, ecc.), mentre quella economica si lega alla ricchezza creata con la sua attività. …è un’istituzione sociale a finalita’ plurime, che ha come compito la creazione di valore in senso ampio (economico e sociale)

40 40 STAKEHOLDER l’impresa si pone dunque al centro di una serie di rapporti con differenti gruppi sociali, rispetto ai quali attiva relazioni di scambio, di informazione, di rappresentanza. Questi gruppi finiscono per costituire dei veri e propri interlocutori dell’impresa o portatori di interessi (con termine inglese, ormai entrato diffusamente nella nostra letteratura economico-aziendale, detti anche stakeholder), che influenzano e sono influenzati dall’attività dell’impresa stessa.

41 41 MAPPA DEGLI STAKEHOLDER DI UNA GRANDE IMPRESA IMPRESA Istituzioni finanziarie Gruppi di opinione Clienti Associazioni dei consumatori Sindacati Dipendenti Associazioni di categoria Concorrenti Fornitori Governo (centrale e locale) Gruppi politici Proprietari

42 42 L’IMPRESA SECONDO LA TEORIA DEGLI STAKEHOLDER organizzazione economica, legata ad un complesso d’interlocutori interni ed esterni, che – mediante la combinazione di risorse differenziate – svolge processi di acquisizione e di produzione di beni e servizi allo scopo di creare e distribuire valore tra tutti i suoi partecipanti.

43 43 L’INDIVIDUAZIONE DEGLI STAKEHOLDER..tenuto conto della visione allargata dell’impresa, è importante ai fini del successo aziendale rispondere a cinque quesiti di fondo: a) chi sono i gruppi portatori d’interessi con cui l’impresa deve misurarsi; b) quali sono questi interessi; c) quali opportunità o sfide questi portatori d’interessi creano per l’impresa; d) quali responsabilità l’impresa ha verso tutti i suoi portatori d’interessi; e) quali strategie o politiche dovrebbero essere adottate dall’impresa per rispondere alle sfide e alle opportunità legate ai suoi portatori d’interessi

44 44 INDIVIDUAZIONE DEGLI STAKEHOLDER Criteri per l’individuazione degli stakeholder Potere Legittimazione Attualità dell’interesse difeso Obiettivo dell’individuazione degli stakeholder è stabilire come gestire i relativi rapporti, valutando l’atteggiamento che potrà derivare da ciascuno di essi

45 45 LA CLASSIFICAZIONE DEGLI STAKEHOLDER stakeholder primari destinati ad esercitare una pressione più diretta e immediata sulla gestione aziendale stakeholder secondari: in grado di influenzare i comportamenti di lungo termine, potendo incidere soprattutto sul clima sociale delle relazioni aziendali

46 46 RAPPORTI STRATEGICI CON GLI STAKEHOLDER BASSE Possibilità di minacce per l’impresa provenienti dallo stakeholder ALTE STAKEHOLDER NON ORIENTATO Strategia: COLLABORAZIONE STAKEHOLDER AMICHEVOLE Strategia: COINVOLGIMENTO STAKEHOLDER AVVERSARIO Strategia: DIFESA STAKEHOLDER MARGINALE Strategia: MONITORAGGIO BASSA ALTA Possibilità di collaborazione con l’impresa da parte dello stakeholder

47 47 LA CLASSIFICAZIONE DEGLI STAKEHOLDER Sotto il profilo delle possibilità di minacce o collaborazioni provenienti dagli stakeholder, questi possono essere classificati in quattro gruppi: 1) stakeholder amichevoli (supportive), dai quali si può ottenere un sostegno decisivo per l’attività dell’impresa; 2) stakeholder avversari (non supportive), dai quali si genereranno difficoltà sostanziali per l’attività aziendale; 3) stakeholder non orientati (mixed blessing), da cui si potrà avere, a seconda dei casi, un sostegno o un atteggiamento negativo; 4) stakeholder marginali, il cui peso nei confronti dell’impresa risulta del tutto modesto.

48 48 TEORIA DELL’AGENZIA ANALISI DEL TIPO DI GOVERNO DELL’IMPRESA RUOLO E IMPORTANZA DELLA PROPRIETA’ PRINCIPAL - DISINVESTIMENTO E/O RISOLUZIONE DEL MANDATO FIDUCIARIO AGENT - MAGGIORE PESO DEGLI OBIETTIVI DI BREVE PERIODO

49 49 LA TEORIA DELL’AGENZIA La teoria dell’agenzia richiama, infatti, la situazione in cui il potere di amministrazione aziendale è esercitato da un agente (agent) su mandato ricevuto dalla proprietà (principal). Per effetto del mandato fiduciario, in base al quale un delegato amministra per conto del delegante, si viene a creare una relazione singolare che tende a ridurre se non ad annullare il carattere residuale (e, quindi, in un certo senso il rischio) della remunerazione della proprietà. Quest’ultima, infatti, incentiverà l’agente a massimizzare la ricompensa per la proprietà sotto forma di dividendi azionari, pena l’abbandono della società (disinvestimento) o la rimozione dell’agente dal suo incarico (risoluzione del mandato fiduciario). Una situazione del genere indurrà, quindi, l’agente ad assicurare comunque una congrua remunerazione alla proprietà, dopo avere ugualmente soddisfatto gli altri stakeholder, distribuendo – qualora necessario – la ricchezza accumulata anziché quella creata. Ciò potrà avvenire, sacrificando gli obiettivi di lungo periodo (investimenti di sviluppo) o addirittura distribuendo quote del patrimonio aziendale.


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